“Abbasso i preti!” di Don Giuseppe Tomaselli

L’umanità pervertita vorrebbe fare a meno di Dio, o meglio, della morale. Vorrebbe distruggere tutto ciò che è freno alle passioni e controllo all’operato. Il pensiero di un Essere Supremo, che tutto vede e tutto deve ripagare, è troppo molesto. Conviene quindi ai cattivi combattere contro Dio; ma siccome non possono vederlo ed abbatterlo direttamente, si avventano come cani idrofobi contro i suoi Ministri, cioè i Sacerdoti.

ABBASSO I PRETI

don Giuseppe Tomaselli

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Opera Caritativa Salasiana Don Giuseppe Tomaselli Via Regina Margherita 27 98121 MESSINA

c.c.p 12047981 offerta libera.

INTRODUZIONE

L’umanità pervertita vorrebbe fare a meno di Dio, o meglio, della morale. Vorrebbe distruggere tutto ciò che è freno alle passioni e controllo all’operato. Il pensiero di un Essere Supremo, che tutto vede e tutto deve ripagare, è troppo molesto. Conviene quindi ai cattivi combattere contro Dio; ma siccome non possono vederlo ed abbatterlo direttamente, si avventano come cani idrofobi contro i suoi Ministri, cioè i Sacerdoti.

« Abbasso i Preti! » « Morte alle vesti nere! » si grida alle volte sulle piazze, si scrive anche sui muri e sulle testate dei giornali!

Davanti a sì dolorosa constatazione, sento il bisogno d’impugnare la penna e formulare un modesto lavoro, che sia di monito ai cattivi e di luce ai buoni.

ODIO

Via Pretaccio!

Povera ragazzetta! Da circa un anno era invasa dal demonio. Il padre di lei, ciabattino e mutilato di una gamba, mi si presenta commosso.

Reverendo, non ne posso più! La mia casa è un inferno. La mia bambina sta molto male. Il medico è incapace di darle aiuto; soltanto Iddio può liberarmi da tanta pena.

Fatevi coraggio! Sono Prete e posso aiutarvi molto in questo caso. Eccomi davanti alla ragazzetta. Accertatomi della vera ossessione, col permesso del mio Vescovo, comincio gli esorcismi. Il corpo della paziente è già strumento del demonio; non è più l’intelligenza della bambina che ragiona, ma la intelligenza di un essere superiore.

Il demonio, appena mi vede, mi guarda con occhio bieco.

Pretaccio Cattolicaccio, perché vieni a disturbarmi?

Hai paura di me, è vero?

E tu, chi credi di essere?

Sono un povero uomo, debole assai; ma sono anche Prete e come tale ti comando e devi ubbidirmi!… Adesso parliamo in francese!

Questa lingua non mi garba! Non voglio parlarla!

Ed allora parliamo in latino!

Già, la linguaccia dei Preti!

Rispondi a quanto ti ordino!

Qui si svolge un discorso in latino ed il demonio risponde senza reticenze, malgrado incalzino le mie domande.

Senti, Pretaccio, io me ne vado! Indicami il luogo dove recarmi e scappo subito!

Ritorna all’inferno e non entrare più in creatura umana!

Sì, me ne vado! Lascerò però la ragazza in lacrime e non la farò più alzare da questa sedia!

La paziente scoppia in pianto, si siede e non può muoversi più, incapace di sollevare anche le braccia. Incalzo subito con la preghiera di rito; la potenza diabolica è infranta e la bimba si rialza.

Il demonio è arrabbiato.

Pretaccio, vado via! Non voglio più aver da fare con te! Ma te la farò pagare … Tu sei Pretaccìo … tu sei il mio nemico!…

La ragazza e la famiglia intera rendono grazie a Dio per il favore ottenuto. Ritornando a casa, penso: Sono nemico del demonio. Egli mi odia e mi minaccia! Mi vorrebbe morto al più presto! Mi ha chiamato « Pretaccio! ». è naturale questo linguaggio al nemico di Dio!

Due giovanotti mi vedono andare a passo lento, mi guardano con compassione e poi uno di loro esclama: Tocca ferro, che passa il Prète! Già, sarebbe meglio cambiare strada!

Bravi giovanotti! Siete come quello che mi ha insultato!

Lei parla con noi?

Proprio con voi!… Si vede che siete figli di vostro padre!

Come sarebbe a dire?

Domandate al ciabattino, che abita in Via Vespri, numero … Il vostro insulto è come quello che mi ha fatto il demonio!

 

Me ne vado!

Eccomi in giro per la mia Parrocchia. La benedizione delle case nel tempo di Pasqua occupa parecchie ore della mia giornata di lavoro. In ogni famiglia porto un raggio di luce e di conforto. Qui si estingue un odio familiare; là si conforta un ammalato; in un’altra casa bisognosa si lascia un’offerta.

Mentre aspergo con l’acqua benedetta le varie camere di una famiglia, presenti tutti i membri, battono alla porta ed entra un omaccione. Questi, a vedermi, resta interdetto e subito dice: Me ne vado, perchè c’è il Prete!

No, esclamo io, voi non uscirete di qua se prima non mi abbiate ascoltato!

Mi metto alla porta d’ingresso per impedirne l’uscita e comincio:

Dunque, voi avete paura di entrare qui perchè c’è un Prete! … Se avete da dire qualche cosa contro di me, parlate pure!

L’anticlericale tace.

Sapreste dirmi il motivo di questa avversione al Prete?… Non sapete che cosa dire?… Allora parlo io!… Voi vedete nel Prete un rimprovero alla vostra condotta immorale. L’uomo onesto non ha paura del Ministro di Dio. Il vostro atteggiamento è un’accusa! Chi sfugge il Prete, d’ordinario parla scandalosamente, tradisce la moglie, bestemmia ed è alla famiglia di peso più che di sollievo. Vostro fratello fu ammazzato da un mafioso e la vostra famiglia è guardata con disprezzo da tutta questa zona!

Caro compare, esclama il padrone di casa, questo Reverendo vi ha fatto il ritratto!…

A parte i commenti, continuo io; ho poco da aggiungere. Se adesso volete andare via, uscite pure! Non so se debba far paura io con la veste nera e la coscienza serena anziché voi … con il cuore infangato!

L’omaccione non dice una sillaba; resta fermo a pensare.

 

Come Prete … no!

Andare a visitare i carcerati è un’opera di carità. Il sacerdote facilmente può entrare nelle prigioni e parlare ai detenuti.

Entro nella Casa Penale di Noto. Cinquecento carcerati. Mentre m’intrattengo con il maresciallo, entrano altri quattro inquilini.

Appena si annunzia il mio arrivo, è un senso di gioia in tutto il carcere. Un detenuto mi abbraccia piangendo.

Reverendo, dice il maresciallo, costui è l’essere più pericoloso che abbiamo in questa galera.

Eppure non sembrerebbe!

Davanti a lei diventa un agnello; ma è pericoloso assai. Ha di già trenta annì di pena e l’altro giorno fece un attentato in una cella. Voleva uccidere un suo avversario.

Beh! Parliamo di altro! … Intanto, caro amico; accettate questo pacco di sigarette ed un po’ di dolci!

Il detenuto è commosso assai. Inizio la visita alle celle. Entro nella celletta 49, ove trascorse tanti anni Alessandro Serenelli, l’uccisore di Santa Maria Goretti; vi trovo rinchiuso un altro omicida.

Poveri carcerati! Ognuno ha un romanzo nella sua vita. Sui visi di tutti si legge l’abbattimento morale.

Padre, mi dice un tale, venite spesso a trovarci! La venuta di un Sacerdote per noi è sollievo!

Verrei più spesso, ma non sempre ho i mezzi. Venendo qui, ho bisogno di una buona sommetta; conviene portare qualche cosa!

Non preoccupatevi di questo! A noi detenuti basta il buon cuore! … Quanto bisogno abbiamo di conforto! Io sono di Roma e mi seno affranto dalla vergogna e dalla lontananza della mia famiglia!…

Le numerose celle richiederebbero giornate intere per essere visitate; questa volta mi, limito a quelle del pianterreno. V’impiego quasi cinque ore.

Eccomi davanti ad una cella; per economia di tempo non vi entro, ma parlo attraverso lo sportellino a grata.

Vedo un uomo sui cinquant’anni; va su e giù per la piccola cella, meditando. Amico mio, gradite una visitina? Mi dà un’occhiata di disprezzo e ripiglia il suo passeggio.

Dunque, mi sembrate nuovo di questo carcere. Gli altri detenuti sono lieti d’intrattenersi con me. Avvicinatevi allo sportellino!

Di nuovo rivolta le spalle e passeggia. Accettate almeno questo sìgaro, così svagate un po’ la mente!

Non occorre, portatelo ad altri.

Se non volete fumare, accettate un po’ di caramelle croccanti!

Non ne ho bisogno!

Ma insomma, è la prima volta che ci vediamo e già siamo nemici! Perché?

Perché siete Prete!…

Almeno diamoci una stretta di mano!

Il detenuto mi fissa fieramente, stende la mano dallo sportellino ed esclama:

Vi stringo la mano come uomo. Non come Prete! . ..

Mi allontano, dopo avergli stretta calorosamente la mano, e penso: Un omicida, condannato per trent’anni in galera, si vergogna di stringere la mano a me … perché Prete! … Secondo costui, il Prete è più che un assassino, inferiore agli uomini più abietti!… Povero cieco! Se da bambino avesse avvicinato il Sacerdote, se da giovane avesse seguito gli insegnamenti che il Prete impartisce in Chiesa, non sarebbe rinchiuso in questa galera! …

Esco dal carcere alle due del pomeriggio e mi avvio alla stazione. Lungo il tragitto, e proprio sulla via principale, leggo sul muro « Abbasso i Preti ».

O che dicitura! Colui che ha scritto ciò, è stato incompleto. Avrebbe dovuto aggiungere: « Evviva i delinquenti e gli assassini! ».

 

Parlare con un Prete?…

è una piccola cittadina. I pochi intellettuali puzzano di anticlericalismo. Spicca fra tutti un professore di storia e filosofia.

Intrattenendomi con un giovanotto, cade il discorso su questo professore.

Come sta il tuo insegnante di filosofia? Dovrebbe badare a far scuola ed invece è intento a far propaganda di ateismo!

Io son costretto a prendere lezioni da lui; però con me non tocca l’argomento religioso: del resto io ho le mie idee e non mi lascio trasportare.

Fammi un favore! Chiedi al tuo professore se vuole avere un colloquio con me; potremmo chiarire tante cose. Io son disposto ad andarlo a trovare in casa, oppure venga a trovarmi lui in canonica o in sacrestia.

Il giovanotto riferisce ed il professore scatta come una molla: Quel Prete ti ha detto proprio così? E come si è azzardato?… Io parlare con un Prete?… Giammai!

Illustre professorino! Non osi parlare con un Sacerdote! E perché? Forse perchè hai letto qualche pagina di Kant? Ma non pensi che forse quel Prete avrà letto più di te? Ti stimi forse superiore a lui per intelligenza? Sarà; ma questo è da provarsi. Ti dico io per qual motivo tu odi le vesti clericali! La tua vita è poco corretta. Si conosce in paese la tua miseria morale; ed una volta che io chiesi ad un tuo alunno: Come mai il tuo professore è venuto oggi in Chiesa? mi rispose: Egli stesso mi ha detto più di una volta che va in Chiesa soltanto per guardare le ragazze.

Dunque, professore di filosofia, il tuo odio ai Preti è ragionevole; sei tenebre e non osi accostarti alla luce.

Però ti ho dato una lezione e speriamo che l’abbia capita. Dopo di quella risposta data al tuo alunno, compilai un lavoro di stampa « Perché credo! » risposta a cinque intellettuali. In detto lavoro, il professorino di filosofia sei tu! … Leggi quelle pagine! Il volumetto che già ha avuto diverse edizioni, richiedilo a Don Tomasellì Giuseppe Salesiani Via Lenzi Messina!…

Dovrei vergognarmi io, Prete, di parlare con te e non avere vergogna tu di parlare con me!…

 

Il mio Dio… è Stalin!

Il treno da tempo è in moto. All’avvicinarsi della prossima stazione, alcuni viaggiatori si dispongono a scendere. Un operaio, con qualche arnese di lavoro sotto il braccio, guarda con occhio scrutatore all’intorno e si avvia allo sportello per scendere. E’ fornito di biglietto ferroviario.

Nell’istante in cui il treno si ferma, sale in vettura l’ispettore dei controllori s’imbatte per primo nell’operaio.

Favoritemi il biglietto!

Io non ho biglietto; sono montato in treno adesso; sto per scendere.

Bugiardo! Prima ancora che il treno si fermasse, io sono entrato in questo scompartimento; nessun passeggero ancora è salito in questa vettura.

L’operaio giura e spergiura e, non essendo creduto, pronunzia alcune bestemmie.

è inutile negare! … Chi dei passeggeri si prende la responsabilità di affermare che costui è salito adesso sul treno?

Nessuno parla.

Si faccia il verbale; intanto consegnatemi la tessera personale!

L’operaio, sprovvisto di moneta, supplica l’ispettore ad avere un po’ di compassione.

Devo compiere il mio dovere. Fra giorni vi arriverà l’invito di presentarvi in questura!

Io assisto alla scena e provo un senso di amarezza.

Che disgrazia per questo operaio! Dovrà forse perdere alcuni giorni di lavoro per le pratiche penali.

Mi presento all’ispettore: Scusi, è proprio necessario che paghi lui il biglietto? Se pagasse un altro?

A me importa che qualcuno versi la somma richiesta.

Allora pago io. Ecco la somma; si distrugga il verbale e tutto sia finito!

L’operaio mi guarda trasecolato, mi afferra la mano e la bacia commosso.

Reverendo, come posso ringraziarvi?

Non datevi pensiero! Restiamo amici.

L’ispettore mi si avvicina e mi stringe la mano.

Reverendo, così va bene! Per il mio ufficio, io non ho potuto agire diversamente.

Il treno riprende la corsa sulla linea Siracusa Ragusa. Alla stazione di Avola sale sulla vettura un altro operaio. Sembra una faccia proibita e porta gli occhiali neri.

Prende il posto dirimpetto a me e, rivolto al vicino, dice sottovoce: Oggi non si arriverà a destinazione; capiterà qualche disgrazia!

Già, soggiungo io, perchè viaggiate con un Prete! … Eppure quantunque io viaggi più di voi, non ho potuto assistere ad alcun disastro ferroviario…

Eppure, riprende l’operaio, viaggiare con un Prete è cattivo augurio.

è la vostra ignoranza che ve lo fa dire. O voi credete che c’è Dio, ed allora dovreste convincervi che Dio aiuterà facilmente il suo Ministro e ci sarà più sicurezza nel viaggio; o voi non credete in Dio, ed in tal caso il Prete sarebbe una persona qualsiasi, innocua come tante altre.

Il mio Dio è Stalin!

Raccomandatevi a lui per un buon viaggio. Persuadetevi però che il Signore c’è!

No, Dio non c’è! Se esistesse, non mi avrebbe rovinata la vista! Mi hanno strappato un occhio e c’è pericolo per l’altro. Io porto odio a Dio, ai Santi e ai Preti!

Avete ricevuto male dai Sacerdoti o forse da me?

I Preti sono tutti delinquenti, uno più lazzarone dell’altro!

Troppo caldo mi sembrate!

Qualcuno dei presenti mi dice: Non fate caso, Reverendo! Costui non sa ciò che dice!

Dunque, essendo Prete, io sono un delinquente; voi, perchè operaio, siete un fior di galantuomo!

La discussione si protrae ancora un poco, perchè alla successiva stazione l’operaio scende.

Un viaggiatore allora mi dice: Padre, voi non conoscete quel tale; in questi pressi è conosciuto bene. Ha abbandonato la moglie ed i figli e convive con un’altra donna. Inoltre è un imbroglione di nuovo conio.

E che imbroglione! soggiunge un altro. Mi ha frodato del denaro e, per non aver da fare con lui, rinunzio a fargli la lite!

Io Prete, perché delinquente, pago il biglietto ad un infelice; lui, perchè galantuomo, ruba al prossimo! … Ora comprendo meglio perché davanti al Prete ha tenuto quel contegno! Più che cieco di un occhio, è perfettamente cieco di anima; per questo egli odia Dio e i Sacerdoti.

 

Lascia che se lo mangi!

Da parecchi anni sono a Messina, alla Giostra, in una contrada misera, economicamente e moralmente. Tanta gente vive ancora in baracchette di legno, ormai tarlate.

M’informano che in una baracca c’è un vecchio ammalato ed è solo. Vado a visitarlo.

La celletta è nella più squallida miseria. Il vecchietto tossisce ripetutamente e sputa sangue; osservo il pavimento e vedo grosse chiazze di sangue raggrumato.

Ma voi siete solo?

Sì, Padre!

E se vi occorre qualche cosa, come fate?

Batto alla parete e viene in aiuto la vicina. Anch’essa è povera ed è zoppa e va in giro a chiedere l’elemosina. Non mi porta altro che un po’ di acqua.

E per mangiare?

Se qualcuno me lo porta mangio, se no sto a digiuno.

Ma voi state al buio notte e giorno?

Non c’è finestra e non posso lasciare la porta aperta.

Mi accorgo che il misero uomo è assediato dagli insetti e mi muove a maggior compassione. Lasciarlo in abbandono sarebbe un vero delitto morale. Prometto di ritornare.

Con l’aiuto di pie persone posso riuscire nell’intento. Si appresta al povero il cibo quotidiano ed ogni giorno riceve visite.

Quando, ritornato a visitarlo, trovo la baracca in assetto e ben pulita, il suo corpo rinfrescato da un bagno e ricoperto di nuova biancheria, provo nell’anima una profonda gioia.

L’ammalato ringrazia: Che Iddio vi ricompensi tutto con la salute ed il Paradiso!

Ritorno in Parrocchia. Lungo il torrente Giostra mi tocca attraversare un ponticello ed ecco un cane corrermi dietro in atto minaccioso. La donna, certamente la padrona, richiama il cane. Suo marito la rimprovera: Lascia che il cane se lo mangi! Che cosa farne dei Preti?

Io non rispondo; soltanto mi limito a guardare quell’uomo, che penso non essere… un galantuomo. Non è possibile nutrire sì perfidi sentimenti ed essere onesti e coscienziosi!

 

Abbasso tu!

Dopo una discreta anticamera sono ammesso a parlare al Prefetto della città.

Reverendo, quale lo scopo della vostra visita?

Vostra Eccellenza conoscerà, almeno per fama, la miseria della contrada Giostra. Come Sacerdote, ho il dovere di interessarmi dei bisogni del popolo. La gente muore di fame; la sporcizia è al colmo; la tubercolosi fa strage! So io quanti ne muoiono per la tisi! E prima muore il padre, poi il figlio, dopo alcuni mesi una figlia… si distruggono intere famiglie. Bisogna dar da mangiare ed isolare gl’infetti!

Problema difficile! Bisognerebbe bruciare tutta quella zona. I sanatori sono rigurgitanti.

Invece di spendere denaro in altre opere, impiegatelo per la povera gente!

Io faccio qualche cosa, ma posso fare ben poco.

Fate quello che potete e Dio vi compenserà. Non si può arrivare a tutto.

Esco dal colloquio con il cuore amareggiato. In città: bar, cinema, passeggi, divertimenti… alla periferia invece miseria e morte.

Lungo la via mi scorge un muratore, sui diciotto anni. Egli sta in alto, sulla fabbrica in costruzione. Dapprima fa una grossa risata e poi esclama: Abbasso il Prete!

Questa volta mi fermo e richiamo il giovanotto, il quale riprende il lavoro, L’appaltatore comprende e fa le scuse.

Sarebbe il caso di dargli una lezione: Abbasso tu … che stai in alto sul palazzo!… Io mi trovo sulla via e sono già in basso! …

 

Miserabili!

è l’una dopo la mezzanotte e battono alla porta. Bisogna alzarsi da letto ed andare ad assistere una moribonda.

è necessario far lungo cammino per giungere al posto. Quivi trovo, sopra un povero giaciglio, una donna quasi tremante, e di color cadaverico. Una piccola lampada ad olio rischiara la cameretta, o meglio, il sottoscala.

Intanto un fetore insopportabile, nauseante mi spinge ad uscire. Prendo un po’ d’aria e mi riavvicino al letto della moribonda.

è vostra moglie costei?

chiedo all’uomo ch’è vicino.

Sì è mia moglie.

E questo fetore?

è la cancrena.

Ma è impossibile resistere. E voi come state qua dentro?… Spero di potere resistere! Proviamo!

Sto un momento e subito mi allontano. Poi riesco ad ascoltare la confessione della moribonda, ma diverse volte mi tocca prendere un po’ d’aria buona. Le amministro il Santo Viatico e l’Olio Santo. Intanto il mio stomaco si sconvolge; c’è la provocazione al vomito.

Affretto le preghiere di rito e mi dispongo a partire. Il marito della moribonda non sa come disobbligarsi e mette la mano nel suo taschino per prendere qualche cosa.

Reverendo, quanto pago?

Niente!

Possibile?

Il sacro ministero non si paga.

Ma … ho dato disturbo e poi di notte …

Grazie al vostro buon cuore!

Son già le due e mezza; le vie sono deserte. Sono avvistato in una traversa da alcuni uomini, che sono intenti a caricar un autocarro.

C’è il Prete!

Chi sa da dove venga!

Tra loro commentano, quasi a mezza voce: I Preti ne combinano più degli altri! … Ciò che non possono fare di giorno, lo fanno di notte! …

Uomini miserabili! Giudicate perversamente, perchè siete cattivi. Il ladro crede che gli altri siano pure ladri, e l’immorale pensa che anche gli altri siano nella disonestà. Ma c’è un Dio, che giudica!

 

Conseguenza.

Da questi episodi si deduce chiaramente che il Prete è odiato, anzi molto odiato. Ma da chi? Dai cattivi. Se si domandasse ai ladri ed ai facinorosi: Amate voi i carabinieri? risponderebbero: Abbasso i carabinieri! Si mandino alla forca! Se vogliono vivere in società, vadano a zappare! Se si facesse la stessa domanda ai veri galantuomini, risponderebbero: I carabinieri sono necessari e meritano riconoscenza e rispetto.

Chi dice: Abbasso i Preti! chi odia la veste clericale, chi si dimostra in qualunque modo ostile al Sacerdote, dà una prova chiara della sua condotta reprensibile.

 

CHI è IL PRETE?

A Napoli.

Sul ruvido muro di una casa, a Napoli, si legge al presente questo scritto: « Sia lodato Gesù Cristo! Ma abbasso i Preti! »

Colui che ha avuto la geniale idea di scrivere ciò, ha dimostrato di essere completamente ignorante di Religione. Separare Gesù Cristo dal Prete, non è possibile.

Chi conosce Gesù Cristo, chi crede alla sua dottrina, necessariamente deve amare il Sacerdote, perchè questi è il suo Ministro.

Fa semplicemente ridere di compassione, chi dice: Noi vogliamo la Religione, ma non i Preti! Sarebbe lo stesso che dire: Noi vogliamo la cultura, scientifica e classica, ma non vogliamo maestri!… Noi agogniamo una buona nazione, ma non vogliamo ministri né deputati e né magistrati!… Noi pretendiamo di avere un esercito forte e compatto, ma non vogliamo né generali, né capitani! Il parlare in tal modo, è segno d’ignoranza crassa.

è necessario quindi conoscere chi sia questo Prete, per valutarlo come si deve.

 

Il Cristo.

Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, si fece uomo venti secoli or sono, per salvare l’umanità. Provò con i più strepitosi miracoli la sua Divinità; ma poiché i suoi nemici non volevano credergli, li sfidò dicendo: Vi sarà dato ancora un segno: Uccidetemi; seppellitemi; dopo tre giorni mi ridarò io stesso la vita!

Gesù Cristo fu ucciso; morì in pubblico, sul monte Calvario, alla presenza dei suoi nemici; in quel momento un terremoto fece sobbalzare la terra, mentre il sole in pieno meriggio si era oscurato; dopo morto già dissanguato, il suo cuore fu trapassato da una lancia. Non c’era più dubbio della sua morte. I nemici si ricordarono della sfida di Gesù Cristo e corsero dal Governatore romano Ponzio Pilato. Gli dissero: Quel seduttore (?) ha detto che dopo tre giorni dovrà risuscitare. Da’ a noi la facoltà di custodire il suo sepolcro, affinché non vadano i suoi discepoli a rapirlo ed abbiano a dire che sia risorto. Avete la vostra guardia, rispose Ponzio Pilato; fate custodire il sepolcro. Gesù venne seppellito; attorno alla tomba i soldati vigilavano giorno e notte. All’alba del terzo giorno un forte terremoto scosse quella zona e Gesù in quel momento uscì glorioso dal sepolcro. Le guardie fuggirono atterrite. Gesù aveva suggellato la sua Divinità con l’ultimo e più strepitoso miracolo.

Chi è dunque Gesù Cristo? Il Figlio di Dio, Dio Egli stesso, la seconda Persona della Santissima Trinità; Egli è l’onnipotente, il Creatore dell’universo.

 

La Chiesa.

La venuta di Gesù Cristo nel mondo non ebbe per fine soltanto la redenzione umana col patire e morire per salvarci ma ebbe anche per fine la fondazione della Chiesa Cattolica o universale. Chiesa significa assemblea o riunione di persone; nel senso cristiano, la Chiesa è l’assieme dei fedeli che credono in Gesù Cristo, partecipano ai Sacramenti ed ubbidiscono ai legittimi Pastori, stabiliti da lui.

Gesù volle istituire la sua Chiesa. Dopo avere egli passato un’intera notte in preghiera, fattosi giorno, chiamò i suoi discepoli e ne scelse dodici, dando loro il nome di Apostoli. Nei tre anni di vita pubblica li volle sempre vicini a sè, per prepararli alla loro futura missione. Li educava con la parola e con l’esempio, operando miracoli alla loro presenza e diede anche ad essi il potere di guarire gl’infermi, di scacciare i demoni e di annunziare che il regno di Dio era vicino.

Questi dodici Apostoli furono il seme dell’albero maestoso, che è la Chiesa Cattolica.

Ogni società ha bisogno di un capo, che tenga uniti i suoi membri. Essendo la Chiesa una vera società, era necessario che Gesù le desse un capo e lo diede nella persona del pescatore di Galilea, chiamato Simone, figlio di Giona. Gesù gli cambiò subito il nome, dandogliene uno simbolico.

Simone, da oggi in poi ti chiamerai Pietro… Su questa pietra edificherò la mia Chiesa… Ti darò le chiavi del regno dei Cieli… Da ora in avanti sarai pescatore di uomini.

Gesù intendeva che la sua Chiesa durasse sino alla fine del mondo; difatti, assicurò agli Apostoli ed ai loro legittimi successori la sua perpetua assistenza: « Ed ecco che io sono con voi sino alla consumazione dei secoli ».

Gli Apostoli ed i primitivi discepoli di Gesù Cristo non potevano vivere sino alla fine del mondo; era necessario che altri uomini perpetuassero la missione avuta dal Figlio di Dio.

Chi sono questi continuatori dell’opera di Cristo? Il Papa, o Sommo Pontefice, i Vescovi uniti con lui ed i Sacerdoti, o Preti.

 

Divina Missione.

La missione dei Preti è quella stessa che Gesù Cristo assegnò agli Apostoli. Il Divin Maestro, dopo la sua risurrezione, rimase ancora sulla terra quaranta giorni; in questo frattempo ultimò le sue istruzioni apostoliche ed in fine conferi i poteri Divini. Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete… è stato dato a me ogni potere in Cielo ed in terra… Come il Padre ha mandato me, così io mando voi… Andate dunque ad istruire tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ecco dunque la missione dei Preti: perpetuare nel mondo, nel corso dei secoli la missione di Gesù Cristo, con un’autorità particolare, che essi ricevono in virtù del Sacramento dell’Ordine Sacro.

 

Professione? …

Voi Preti, mi diceva or non è molto un tale, fate malissimo ad esercitare la vostra professione in gioventù. Il vostro è un errore. Il diploma o la laurea di Prete si deve dare agli anziani ed ai vecchi, non prima di sessant’anni, perchè in gioventù tutti commettono delle schiocchezze!

Il vostro parlare è da perfetto ignorante! Il Sacerdozio non è una professione; è un Sacro Ministero. Non si riceve alcun diploma o laurea divenendo Preti; ma si riceve un Sacramento istituito da Gesù Cristo; come voi, se siete battezzato, non riceveste nel giorno del Battesimo diploma alcuno. Divenire Prete dopo i sessant’anni, è un’utopia. A quell’età di ordinario vengono meno le forze ed allora è difficile o impossibile esercitare il Ministero Sacerdotale.

 

Si deve lavorare!

Sono in treno, sulla linea CataniaPalermo. Lungo il tragitto i viaggiatori cambiano; chi scende e chi sale.

Ma, … dice un tale, oggi è il terzo Prete che incontro!

Scusate, se vi dispiace la mia presenza, potete scendere ovvero cambiare compartimento! … Da questa vostra proposizione arguisco che voi non siete persona religiosa; e poichè abbiamo del tempo a disposizione, possiamo chiarire qualche cosa. Perchè avete paura del Prete?

Io non ho paura di nessuno; non approvo i Preti perché sono inutili nella società. In Italia ci saranno forse centomila vesti nere; se avessero a lavorare come tutti i buoni operai, quanto bene ne verrebbe!

Dunque, secondo voi, i Sacerdoti sono gente oziosa! Dovrebbero andare a zappare o a costruire macchine oppure ad impiegarsi nella Nettezza Urbana.

Certamente! Nel mondo si deve lavorare e chi non lavora, non ha il diritto di mangiare a spalle altrui!

Perciò, sempre secondo voi, è lavoro solamente quello delle braccia. Se voi aveste un figlio e desideraste farlo istruire nella lettura, nello scritto e nel fare i conti, lo affidereste forse ad uno spazzino oppure ad un maestro patentato? Cerchereste un insegnante capace; e questi per istruirsi e per istruire gli altri, non può attendere al lavoro di ciabattino. Ancora. Se voi aveste un attacco di appendicite o di colicestite, andreste a chiedere aiuto al vostro calzolaio ovvero ad un contadino? Andreste subito dal chirurgo…

E che cosa volete concludere con tali paragoni?

Voglio farvi comprendere che il lavoro non è soltanto quello materiale; nella società si richiedono anche gli altri lavori. Lavora l’avvocato, difendendo un innocente; lavora il maestro, istruendo i fanciulli; lavora lo scienziato, scrutando gli astri del firmamento o scomponendo l’atomo.

Ebbene, costoro lavorano. Ma voi Preti che cosa fate?

Quello che voi non sapete e che siete tenuto a sapere; ed il primo lavoro lo compio adesso su di voi, istruendovi.

Quasi tutti i passeggeri seguono la conversazione ed io approfitto per seminare la parola di Dio.

 

Necessità.

Se gli uomini fossero come le bestie senza anima, se non ci fosse un Dio al quale rendere conto della propria vita, se morendo finisse tutto, allora sarebbe il caso di dire: Non è necessario nel mondo la presenza e l’opera dei Preti.

Questo però non si può ammettere, poiché Iddio esiste ed il Figlio di Dio, Gesù Cristo, ha insegnato che c’è un’altra vita dopo di questa terrena. Bisognerebbe distruggere il Vangelo ed annullare la storia; il che sarebbe da pazzi.

Stando così le cose, è assolutamente necessario che nel mondo ci siano i Sacerdoti, i quali debbono lavorare per tenere accesa la fiaccola della fede; essi sono l’anello di congiunzione tra Dio e la umanità e sono gli strumenti ufficiali per la comunicazione della grazia di Dio nelle anime.

 

Ministro di rigenerazione.

Nasce un bambino. Per la colpa originale dei progenitori, Adamo ed Eva, la nuova creatura non ha diritto al Paradiso; dovrebbe essere rigenerata alla grazia.

Chi è il Ministro ordinario di questa rinascita spirituale? Il Sacerdote. Gesù disse al Ministri della sua Chiesa: Battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Il Battesimo è un innesto spirituale, per cui il battezzato diviene figlio adottivo di Dio, seguace di Gesù Cristo ed erede dell’eterna felicità in Paradiso.

Ecco perchè i neonati si portano al Tempio. E non merita stima, rispetto e riconoscenza il Prete, il quale compie un atto così nobile?

 

Canale di misericordia.

è cosa umana lo sbagliare e quindi anche il peccare. Quante miserie morali si possono commettere in un momento di passione, nel periodo della gioventù ed in circostanze speciali della vita! Ogni colpa grave è una grave offesa di Dio, per cui chi la commette e muore senza averne avuto il perdono, sarà punito dalla Divina Giustizia con l’inferno; e questa è una grande verità di fede.

E tutti questi peccatori, bestemmiatori, scandalosi, profanatori del giorno festivo, omicidi, ladri, calunniatori… dove andrebbero dopo la morte? All’inferno! E chi potrebbe dire al peccatore pentito: Sta’ tranquillo! Ti perdono io! … ? Potrebbe perdonare i peccati la persona più cara, quale la madre o il padre? Forse un ministro di Stato o un imperatore ovvero uno scienziato? Nessuno di costoro ha il potere divino di assolvere i miseri mortali da qualsiasi colpa. è impegnata in ciò la parola di Gesù Cristo: Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; e saranno ritenuti a chi li riterrete.

Perdonare i peccati! … Che grande dignità ha il più semplice dei Preti! Quale potere sulla terra può uguagliare questo?

Quante anime, passate all’eternità, sono oggi salve in Cielo perchè almeno prima di lasciare questo mondo, hanno ricevuto con le debite disposizioni l’assoluzione sacramentale!

Quanti fedeli assiepano i confessionali, specialmente nel periodo di Pasqua, e riprendono con la coscienza serena i propri affari!

Il Prete ascolta l’accusa dei peccati, dà le opportune correzioni, suggerisce i mezzi per riparare il male commesso e poi, nella pienezza della sua dignità sacerdotale, dice: « Io, per l’autorità datami da Gesù Cristo, ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Va’ in pace e non peccare più! ».

Quale sentenza di alto magistrato ha tanto valore, quanto ne ha quella dell’ultimo Prete che assolve, essendo nella sua sentenza impegnata la parola del Dio fatto uomo?

Come si può disprezzare il Sacerdote, se si ha un briciolo di fede nel cuore? Santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e tanto benemerita davanti alla Chiesa ed alla civile società, riflettendo sull’eccelsa dignità sacerdotale, al passaggio di un Prete fu vista inginocchiarsi e baciare la terra. Richiesta perché avesse fatto così,. rispose: « Bacio la terra, ove ha posato i piedi un Sacerdote! Non c’è nel mondo una persona più degna di rispetto! ».

Così la pensano i Santi.

 

Gesù Eucaristico.

Un grande Tempio. Il Sacerdote celebra la Messa. In un dato momento cessano i canti; sono anche presenti alcuni plotoni di soldati per ascoltare la Messa festiva; uno squillo di tromba e tutti i militari in « attenti », presentano le armi.

Momento solenne! Chi prega a capo chino, chi solleva lo sguardo verso l’Altare, chi sospira con commozione. è l’istante della Consacrazione, il momento in cui si compie il prodigio eucaristico.

Il Prete, rivestito dei sacri paramenti, tiene fra le mani un pezzo di pane, a forma di bianca ostia; egli s’inchina profondamente e poi, scandendo bene le sillabe, pronunzia delle parole misteriose, quelle stesse che Gesù pronunziò nell’ultima Cena, quando consacrò il pane ed il vino. Il miracolo eucaristico è avvenuto. L’ostia Consacrata non è più pane, ma è il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo.

Possibile che il Prete abbia questo potere? Far discendere la Divinità, viva e vera, ad un suo cenno sull’Altare?… Basta leggere il Vangelo per conoscere come stiano le cose.

Gesù Cristo promise solennemente di dare il suo Corpo ed il suo Sangue in cibo e bevanda. Vi darò a mangiare il mio Corpo e vi darò a bere il mio Sangue; chi non mangia il mio Corpo e non beve il mio Sangue, non avrà in se stesso la vita.

La promessa ebbe compimento prima della Passione. Gesù consacrò il pane e lo cambiò misteriosamente nel suo Corpo; poi consacrò il vino e lo mutò nel suo Sangue. Egli, come Dio, poteva fare questo prodigio. Dopo aver comunicato gli Apostoli, diede anche loro ed ai successori la facoltà di fare altrettanto, cioè di consacrare il pane ed il vino. « Ed ogni volta che fate queste cose, fatele in memoria di me ».

Possibile dunque che il Prete compia un atto così sublime, proprio divino? Possibilissimo e lo compie tutti i giorni, ogni qualvolta celebra il Sacrificio della Messa. E se il lettore avesse dubbio sulla efficacia misteriosa delle parole della Consacrazione, che pronunzia il Sacerdote, lo rimetto alla lettura di un mio opuscolo « L’Ostia Consacrata » (Libreria S. Cuore Messina). Attraverso i più svariati miracoli eucaristici avvenuti nel passato e che avvengono anche al presente, il lettore si convincerà appieno della verità della Consacrazione che compie il Sacerdote.

Dunque, il Prete consacra l’Ostia e la lascia nel Tabernacolo a bene dei fedeli. Chi passa davanti ad Essa, deve piegare le ginocchia; se l’Ostia Consacrata si mette esposta solennemente, accorrono i fedeli ad adorarla; se si trasporta lungo le vie per il Corpus Domini, è motivo di festa nelle grandi città e nei paesetti; nei Congressi Eucaristici nazionali o internazionali sogliono essere milioni le anime che fanno corona all’Ostia Consacrata; i credenti, già in grazia di Dio o previa la Confessione, si accostano a riceverla con fede nella Comunione; si trasporta solennemente o in forma privata al moribondo, affinché gli serva di Viatico nel passaggio all’eternità.

Che cosa sarebbe il mondo senza Gesù Sacramentato? Quale fascino avrebbero più i Tabernacoli? Chi potrebbe più nutrirsi del Pane degli Angeli?

Togliendo i Preti dal mondo, non ci sarebbe più la reale presenza di Gesù Cristo sulla terra. Potrebbero consacrare il pane ed il vino altre persone? Forse un monarca oppure la persona più giusta del mondo? Nessuno può consacrare, tranne che il Sacerdote.

Come non guardare dunque il Prete con grande riverenza? Come non baciare con umiltà quelle mani, che ogni giorno sono a contatto con le Carni Immacolate del Redentore?

Sono un Prete anch’io. Ogni mattina, durante il Santo Sacrificio della Messa, sono strumento del sublime mistero eucaristico. Riconosco la mia eccelsa dignità? Certamente. Ma posso forse insuperbirnnene? Sarei uno stolto se lo facessi. Al contrario, sento il dovere di umiliarmi, indegno di stare così vicino alla Divinità. E quale creatura, per quanto nobile, potrebbe essere degna di compiere l’atto della Consacrazione Eucaristica? Strettamente parlando, neppure gli Angeli ne sarebbero degni.

San Francesco d’Assisi, uomo di Dio, pieno di fede e spesso a contatto con il soprannaturale, considerando la dignità sacerdotale, ne rimaneva quasi schiacciato e non volle essere ordinato Sacerdote reputandosene indegno; per sempre rimase Diacono, cioé restò, per così dire, nell’anticamera del Sacerdozio.

Degna di ammirazione l’usanza antica di certi paesi, indice di viva fede, per cui al Sacerdote, avvenuta la sua morte, venivano staccati i due pòllici e gl’indici delle mani, per conservare in luogo degno quelle dita, che ogni giorno erano state a contatto con Gesù Sacramentato.

Le mani sacerdotali sono sacre, sia per l’Unzione che compie il Vescovo il giorno dell’Ordinazione e sia per il contatto continuo con le Specie Eucaristiche. I fedeli sanno ciò e, quando ne hanno possibilità, baciano riverentemente la mano al Ministro di Dio.

Io, povero Prete, indegno d’indossare il sacro abito che porto, ho visto, non esagero, forse centinaia di migliaia di persone baciare la mia destra con fede ed umiltà; hanno compiuto questo atto con commozione anche mia madre, mio padre ed i miei fratelli; si sono mossi a fare ciò anche deputati, blasonati, ed alti ufficiali e professori d’università … Ed invece il detenuto della Casa Penale di Noto, come sopra ho detto, quantunque omicida, non si degnava neppure di stringere la mia mano… « Gliela stringo come uomo, non come Prete!… » Frutto d’ignoranza religiosa, per cui si odia quello che si dovrebbe amare.

 

Compito delicato.

I bambini e le bambine sbocciano alla vita; è passato il periodo dell’incoscienza e comincia quello della responsabilità. I genitori religiosi allora si affrettano ad inviare alla Chiesa i figlioletti, perchè siano istruiti nella via del Signore.

Il Prete, senza compenso materiale, interrompe le sue occupazioni e si dedica a queste anime innocenti. In certi periodi, ogni giorno ed alla stessa ora, egli è lì ad istruire i piccoli, quelli che domani formeranno la società. Insegna con pazienza le preghiere, le formule del Catechismo, parla di Gesù, dell’anima, dell’altra vita, del premio riservato ai buoni e del castigo ai cattivi, ed esorta quei teneri cuori alla preghiera, al rispetto ai genitori, alla carità verso i poveri, alla fuga della cattiva compagnia.

E come disse un giorno Gesù: Lasciate che i pargoli vengano a me! così dice il suo Ministro, il Prete: Venite, o piccoli, a me! Io v’insegnerò il timore di Dio!

I bambini si devono trattare con arte particolare, se no sfuggono. Il Sacerdote, consapevole di ciò, si fa piccolo con i piccoli, scherza con loro, regala immaginette, medaglie e quadretti, distribuisce caramelle, promette e fa delle solenni premiazioni. Ad una certa età, oltre i sessant’anni, è un po’ pesante intrattenersi con una massa di bambini irrequieti; eppure il Prete, anche avanzato negli anni e forse carico di acciacchi, dimentica se stesso per pensare ai piccoli.

Quanto qui espongo, è la pura realtà; per convincersene, basta andare nelle Parrocchie nell’orario del Catechismo.

Se non ci fossero i Preti a svolgere un compito così delicato ed interessante, chi farebbe ciò? Forse i genitori? Non ne sarebbero in grado, perchè chi istruisce non basta che abbia una mediocre cultura.

E poi quel tale viene a dirmi: Via i Preti! Vadano a lavorare! Che cosa fanno nella società?…

 

Luce del mondo e sale della terra.

La Chiesa è popolata di fedeli. Uomini e donne di ogni ceto sono lì in attesa: giovanotti, signorine, padri e madri di famiglia, vecchierelle e bambini, operai e professori.

Un tocco di campana annunzia l’uscita del Predicatore dalla sacrestia. Questi, in cotta e stola, cioè in veste ufficiale liturgica, monta sul pulpito. Dopo una breve preghiera, recitata assieme al popolo, comincia la predica.

Chi sei tu, o Prete, che ti atteggi a maestro e dall’alto del pulpito insegni leggi e norme morali?

Chi sono? Un Ministro di Dio.

E con quale autorità fai ciò?

Con l’autorità datami da Gesù Cristo. Egli disse agli Apostoli ed ai loro successori: Istruite tutte le genti, insegnando ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.

E non potrebbe fare ciò uno qualsiasi dei fedeli?

Potrebbe farlo in altro luogo, in forma privata; ma nel Tempio, in forma ufficiale, è soltanto il Prete che può insegnare. Qualche volta, per eccezione, potrebbe ottenere dal Vescovo tale facoltà qualche laico competente, che abbia compito un discreto corso di studi sacri.

Dunque, è il Prete il maestro ufficiale della dottrina del Cristo. Dal pulpito egli annunzia un tema e lo svolge con argomenti della Sacra Scrittura. Gli stessi insegnamenti, usciti dal cuore e dalle labbra del Redentore, vengono presentati alla massa dei fedeli.

L’argomento è trattato dal Predicatore con energia e senza timore di contraddizione: Ama, o cristiano, il prossimo tuo come te stesso! … Osserva bene la legge di Dio, se vuoi ricevere il premio eterno!… Fuggi il peccato! … Restituisci ciò che hai rubato! … Ama la tua sposa e non desiderare la donna d’altri! … Perdona i tuoi nemici, diversamente, Dio non ti perdona i peccati! …

E tutti ascoltano con interesse e ricevono nel cuore il buon seme della parola di Dio. Questo seme in qualche anima resta arido, in altre rende un po’ di frutto; in certe altre invece rende molto. Si esce dal Tempio rinnovati. L’uomo ch’è stato infedele alla moglie, è risoluto di rompere i lacci della disonestà; quel ricco è più disposto alla carità; quel padrone riconosce la sua ingiustizia verso i dipendenti e risolve di essere più giusto, anzi generoso; quella signorina, risoluta già di fare un cattivo passo all’insaputa dei genitori, si pente della mala risoluzione; quel figlio disubbidiente e tormento della famiglia, riconosce il suo torto e vuole cambiare condotta…

Ecco il frutto della predica del Prete! L’indomani il suo confessionale è assaltato dai penitenti ed egli impiega delle lunghe ore ad ascoltare le confessioni ed a rimettere sulla buona strada i traviati!

Chi può misurare il bene che opera il Sacerdote con la predicazione? Quante coscienze rasserenate, quante famiglie riacquistano la pace, quante conversioni!

Se non ci fossero i Preti a fare questo lavoro, chi sarebbe in grado di farlo? … E se nel deserto di questo mondo c’è qualche cosa di bene, è tutto frutto del lavoro dei Preti, i quali ricordano con autorità a tutti quello che Gesù Cristo insegnò venti secoli fa lungo le vie della Palestina.

Quell’operaio mi diceva: I Preti sono inutili; vadano a zappare! … Povero cieco ed ignorante! Egli pensa solo allo stomaco, perchè crede di essere come il suo asino, senza coscienza e senza vita morale! S’istruisca prima di parlare!

 

La nuova famiglia.

Due famiglie sono in festa. Un giovane e una signorina, da tempo fidanzati, si dispongono a contrarre il matrimonio.

Il corteo nuziale si muove dalla casa e si dirige alla Chiesa; il Prete è lì ad attendere. Suono di organo, canti, illuminazione dell’Altare, drappi e fiori … una vera festa.

I novelli sposi sono inginocchiati davanti all’Altare e pensano alla gravità dell’atto che stanno per compiere: per sempre lasciare la casa paterna, per costituire una nuova famiglia.

Il Prete, in sacri paramenti, rappresentante di quel Dio che disse ad Adamo e ad Eva: Crescete e moltiplicatevi! dice allo sposo: Volete voi prendere la signorina qui presente per vostra legittima sposa? Accertatosi del consenso, rivolge la domanda anche alla signorina.

I due cuori si amano già da tempo, ma sarebbe peccato la convivenza senza la benedizione di Dio. Il Prete allora benedice la futura convivenza, pronunziando la formula del Sacramento: Io vi unisco in matrimonio, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Da questo istante, per tutta la vita, i due sposi possono e devono stare assieme. Il Sacerdote, dopo avere innalzate a Dio particolari preghiere a vantaggio dei due contraenti, rivolge la parola di augurio e di monito: Per sempre, o novelli sposi, starete assieme. Che possiate vedere i figli dei vostri figli, sino alla terza e quarta generazione! Amatevi e compatitevi! Assieme le gioie ed assieme i dolori. Ricordate che il Matrimonio è indissolubile. Disse Gesù: Non separi l’uomo ciò che Dio ha congiunto. Aborrite dal pensiero del divorzio! La vostra missione è di popolare il Cielo di angioletti. Abbiate cura dei tesori che Iddio vorrà regalarvi. Ogni bambino è un tesoro. Non dimenticate che un giorno il Creatore vi chiederà conto dei figli che vorrà affidarvi. Custoditeli, educateli cristianamente. Non falsate il concetto di questo Sacramento! Il Matrimonio non è piacere, ma dovere e responsabilità!

 

Pacificatore.

In paese è un gran parlare. Due nomi corrono da bocca in bocca.

è stato un mascalzone!

No, la colpa è della sposa!

Vergogna, dopo tre mesi di Matrimonio! …

Due famiglie già si odiano ed è miracolo se non avviene spargimento di sangue. Chi potrà spegnere questo fuoco?

Gl’interessati non sanno a quale partito appigliarsi.

Il Prete… questo ozioso (? )… inutile nella società (?)… è a conoscenza del doloroso fatto, come lo sono gli altri, ed approfitta della sua esperienza e della sua autorità per rimediare a tanto male. Egli aspetta il momento opportuno, il momento psicologico, per arrivare allo scopo. Manda a chiamare qualcuno della famiglia della sposa e si fa mettere a conoscenza di tutto. In seguito va a trovare la famiglia dello sposo ed ascolta con calma. Non riesce oggi, aspetta ancora qualche settimana. L’occasione è propizia: un incontro causale con lo sposo.

Rinnovo gli auguri che vi feci tre mesi fa all’Altare!

Non ricordatemi più quel giorno!

Come? Il giorno più bello della vostra vita!

Il giorno più sventurato!… Quella donna è una vipera! Durante il fidanzamento sembrava un Angelo, ma subito si è dimostrata ciò che è!

Eh, sì, comprendo; così sono d’ordinario le donne, specialmente le giovani; ma subito si pentono del male fatto e vorrebbero riparare.

Ma che! Quella non si pentirà mai; mi odia a morte!

Vi pare; ma non è cosi … Io sono informato di tutto. Sapeste com’è pentita! Io l’altro giorno andai a casa sua a parlare al padre ed alla madre, e la giovane piangeva dirottamente. La consolai ed essa mi disse: Io voglio tanto benea mio marito e quello schiaffo non dove va darmelo! Io l’ho amato sempre e continuerò ad amarlo!

Disse proprio così?… Ma disse pure che la colpa l’ho io?…

Le feci subito comprendere che essa aveva avuto torto, perché al marita non si risponde con arroganza. E poveretta, riconoscendo il suo torto, mi soggiunse: è vero; quella sera mancai; quel giorno ero nervosissima!

Insomma, vedete, voi siete un ottimo giovane; avete però, come li hanno tutti, i momenti della luna a traverso; così pure la vostra sposa … Ma vi pare giusto trascinare così per le lunghe? In paese tutti parlano e ciò dispiace. Se per sempre lasciate la moglie, potrete restare per tutta la vita solo… Andreste con un’altra donna?… Peggio di peggio! Sareste di disonore alla famiglia e perdereste l’anima vostra … Supponete di avere voi una figlia, sposata da pochi mesi. Se il marito la lasciasse, sarebbe contento il vostro cuore di padre? Vedete, nella gioventù non si sa riflettere con calma … Una cosa, alla quale forse non avete mai riflettuto: Questi contrattempi nei primi periodi della vita coniugale sono facili a capitare; coll’andare degli anni i due caratteri vanno amalgamandosi ed allora si passa facilmente sopra a certi inconvenienti.

Dunque?…

Dunque, bisogna rappacificarsi!

E dovrei essere io ad andare a chiedere scusa alla moglie?

Né voi né lei!… Io informerò di tutto le due famiglie e quando sarà il momento opportuno, si terrà un buon pranzo e non si penserà più al passato… La vita è così amara! Perchè renderla più triste? Viva la gioventù!…

Il giovane rientra in se stesso e poi conchiude: Beh, pensate voi a regolare tutto!

Dopo un po’ di giorni le due famiglie sono rappacificate. I due sposi, stando vicini a tavola, annegano in uno scambio di bicchieri il passato e sorridono ancora.

Verso la fine del pranzo, entra il Prete. è contento della rappacificazione e s’intrattiene familiarmente. Prima di andarsene è chiamato a parte dai genitori degli sposi. Costoro sono commossi e gli baciano la mano.

Reverendo, come ringraziarvi dell’interessamento avuto? Nessuno avrebbe potuto fare ciò che voi con tanto amore avete fatto!

Sono Prete! Sono il Ministro del Dio della pace! Ho compiuto il mio dovere!

 

Già! … I Preti moderni!

Sono nell’ufficio parrocchiale. è un momento di tregua. Prima una pratica d’ufficio, poi un povero, dopo una chiamata d’urgenza… Finalmente sono solo. Entra nell’ufficio una signorina, sui venticinque anni; abito elegante, ma aspetto turbato.

Reverendo, l’ultimo tentativo prima di consumare un delitto. Forse voi, come Prete, potrete, riuscirvi.

Signorina, calmatevi! Mi sembrate troppo eccitata. Di che cosa si tratta?

Un ricco signore del paese, o meglio, un grande farabutto, mi ha tenuta per amante sette anni. Da un po’ di tempo mi ha abbandonata. Adesso ha un’altra amante e so che presto la sposerà. Se sposa, ho diritto io ad essere sua moglie e non un’altra. Poichè so che non intende più saperne di me, io sono decisa ad ucciderlo. Ho qui la rivoltella carica.

Signorina, comprendo il vostro stato. Ma se l’ammazzate, andrete in galera e forse all’inferno!

Non m’importa di ciò! Sono ormai decisa. Sono stata alle vedette vicino al palazzo di questo perfido uomo ed appena si affaccerà al balcone o uscirà di casa, gli scaricherò addosso la rivoltella.

E che cosa potrei fare per aiutarvi?

Andare da questo mascalzone, dirgli che mi sposi e che cacci l’altra donna dal suo palazzo. Se non vuol fare ciò, lasci subito la dimora di questo paese e si domicilìi lontano. Non voglio più vederlo!

Oggi stesso andrò a trovarlo. Intanto posate l’arma; è pericoloso tenerla addosso.

La rivoltella resta con me…

Eccomi nell’anticamera del ricco signore. Una serva mi annunzia: C’è un Prete che desidera parlarvi.

Un Prete?… E che cosa vuole da me?

Appena mi vede, si turba e vorrebbe indovinare il mio pensiero.

Son venuto a compiere un atto umanitario.

Dite pure!

Espongo lo stato d’animo della signorina.

Io non posso sposarla. Preferisco abbandonare questa dimora. Ho di già sospettato qualche cosa e mi sonoastenuto dall’uscire di casa. Sto attuando un mio piano e subito partirò dalla Sicilia … Intanto vi ringrazio dell’avviso datomi e mi guarderò bene dal mettermi al balcone, perchè conosco la nevrastenia di questa donna e potrebbe senz’altro adoperare l’arma.

Esco dal palazzo, lieto di avere in qualche modo impedito un omicidio.

La signorina al più presto ha con me un abboccamento. Le comunico la decisione.

Un Prete che si ferma a parlare con una elegante signorina, in mezzo alla strada, dà subito all’occhio.

Già, dice un tale, questi sono i Preti moderni! Perchè non stanno in sacrestia? Lascino in pace le signorine!…

Ecco la ricompènsa ad un Prete, che compie un’opera buona!

 

Quattro galeotti… ed un Prete!

Entro nel Manicomio Criminale di Barcellona (Messina). Domando al Direttore il permesso d’intrattenermi con i detenuti. Approfitto per discorrere con i singoli e prometto d’interessarmi delle varie richieste.

Raccolti nell’ampio cortile centinaia di detenuti, in maggioranza assassini, rivolgo a tutti la parola, in forma di predica. Alla fine regalo dei sigari e delle caramelle.

Un carcerato, mentre mi allontano dalla massa, esclama: Ho sessant’anni e questa è la prima volta che ascolto una predica! Ho mai sentito parlare un Prete! Ne ho avuto sempre paura!

Ritorno l’indomani nella prigione e faccio chiamare quattro detenuti. Uno ha trent’anni da scontare, il secondo ed il terzo sono verso la fine della pena ed il quarto è un condannato a vita. Sul tavolo c’è una bella torta.

Amici miei, questo dolce è per voi!

Per noi?

Sì, tutto per voi!

Ma basterebbe per venti! …

Invece, uno di voi faccia quattro parti e poi servitevi!

Allora ne facciamo cinque! Una anche per voi!

Non occorre!

Mentre consumano la torta, contemplo gli occhi dei detenuti. Sono gonfi di pianto.

Accettate, Reverendo, un boccone della mia porzione.

Ed anche della mia!

Accetto con cordialità.

Io sono dice uno dei quattro, un accanito comunista. Ma uscendo dalla galera, potrò mettermi più nelle file dei comunisti ed andare contro i Preti?

Ed io, soggiunge l’ergastolano, sto conoscendo ora i Preti. Reverendo, è la prima volta in vita mia che parlo con un Prete; e questo Prete siete voi.

Fatevi coraggio! La vostra condizione mi fà tanta pena; siete. un condannato a vita e avete bisogno di conforto. Se posso esservi utile, eccomi a disposizione!

Ho un unico figlio, di dieci anni; è intelligente; non vorrei che crescendo abbandonato, abbia a fare la mia triste fine. Desidero venga ricoverato. Se mi otterrete questo, darete al mio afflitto cuore un grande sollievo.

Potete contarci! Il vostro paese?

Floridia, nella provincia di Siracusa.

L’attuale Prefetto di quella provincia, di cui conosco il buon cuore, verrà subito incontro al vostro desiderio.

Permettete, Reverendo, che vi abbracci?

è un onore per me essere abbracciato da un fratello che soffre!

Gli altri detenuti fanno altrettanto.

Se avrete bisogno di qualche cosa, ecco il mio indirizzo; anche da lontano m’interesserò di voi.

Prima di uscire dalla prigione, il cortese Direttore mi invita a ritornare di tanto in tanto tra i detenuti.

Prendo la via del ritorno e devo attraversare il corso principale di Barcellona; al centro del corso vedo un grande medaglione a basso rilievo «A Giordano Bruno I Liberi Pensatori ».

Liberi Pensatori, o Frammassoni di Barcellona, invece di avventarvi contro i Preti, perchè non aprite il cuore alla carità? Avete qui una Casa Penale con cinquecento infelici. Privatevi di qualche divertimento, rinunziate ai vostri vizi, mettete da parte qualche cosa e visitate i miseri detenuti! Soccorrete le famiglie di questi sventurati, che forse sono prive di pane! Portate la parola del conforto a hi soffre!… Voi invece non lo fate! Si muovono le vesti nere, a compiere quest’opera altamente umanitaria; e voi vi limitate a scrivere: Abbasso i Preti!

 

Nel tugurio.

Durante la mia lunga dimora a Messina, ricevo una visita. è un professore di musica di Catania, uno studente in medicina ed un giovane liceista.

Reverendo, siamo lieti se venite con noi a fare una passeggiata.

Quando ho tempo a disposizione, faccio il mio solito passeggio; v’invito io a farmi compagnia.

Eccoci lungo le file di baracche.

Entriamo in questa abitazione!

Una donna, oltre i sessant’anni, è seduta a mezzo letto. Fa ribrezzo il guardarla. Colpita da molti anni dal cancro alla faccia, ha perduto la vista; il naso e scomparso quasi al completo; il labbro superiore ed il centro del volto formano un’unica piaga sanguinolenta.

Povera donna! Dimenticate per un momento le vostre pene! Mangiate questo dolce!

è un dolce?! … Potesse essere veleno e così morirei subito!

Non dite così!… Avete sofferto tanto nella vita; ora siete avanzata negli anni e la morte non tarderà a venire.

è morto mesi fa mio marito. Perchè non morivo anche io con lui?…

Che cosa mangiate lungo il giorno?

Quello che c’è, quando c’è… Mio figlio è povero e la sua famiglia è numerosa. Mi dà un po’ di pane, che a stento riesco a mangiare.

Vi porterà una persona alcuni chilogrammì di pasta, delle uova ed un pacco di grosse caramelle.

Grazie! Ne piglierò due ogni notte, durante gli spasimi, almeno per distrarmi!

Si esce da questa baracca e si entra in un’altra. In un bugigattolo, sopra un lurido materasso già rotto, giace una vecchietta. Piange, povera donna, come una bambina.

Ma voi siete sola?

Sì sino a qualche tempo fa stavo all’ospedale. Siccome non mi vedevano morire e c’era bisogno di posti, mi portarono qui e mi lasciarono in questa baracca.

La vecchietta è ricoperta d’insetti. La vicina di casa ha avuto la premura di tosarle i capelli e viene a visitarla spesso.

Che casa avete di bisogno urgentemente?

Tutto! Gradirei subito una presa di tabacco.

Ve ne manderò una buona provvista.

Ah, Padre, passai l’altra notte nella smania: mi sopraggiunse uno sbocco di sangue, riuscii a trascinarmi sino alla porta e rimasi lì a bocca aperta, a prendere aria. Credevo di soffocare. L’indomani mattina, arsa dalla sete, avevo bisogno di qualche sorso rinfrescante e domandai per carità un piccolo limone ad un venditore ambulante. Me lo negò, perché non avevo denaro!…

Quest’offerta per voi! Verrò a trovarvi spesso:

Dopo si visita una terza baracca, una quarta ed una quinta.

Il professore di musica ha le lacrime agli occhi: Ho cinquantatrè anni, esclama, e non ho visto mai scene così pietose; non credevo poter vedere ciò che ho visto! E voi, Reverendo, fate sovente di queste passeggiate?

Due o tre volte alla settimana. Se non s’interessa il Prete di questi infelici, chi ne avrebbe cura?

Già, solo il Prete può far questo! E poi gli anticlericali hanno l’ardire di scrivere sui giornali « Abbasso i Preti! ». Perché non s’interessano loro di questi miserabili?

 

Benefattore dell’umanità.

La missione del Prete è quella di Gesù Cristo: consolare gli afflitti, aver cura dei bisognosi, seminare ovunque la luce del Vangelo.

Ho riportato alcuni episodi di esperienza personale. Ma sono ben piccola cosa davanti, alle opere colossali che hanno compito e compiono tanti e tanti Sacerdoti.

Gli ospedali sono popolati di Suore di Carità. Chi è stato il fondatore di questo Ordine Religioso? Un Prete: San Vincenzo De’ Paoli.

Orfanotrofi, scuole professionali, scuole serali gratuite per il popolo, ricreatori per i figli della strada…

Chi è stato l’organizzatore di tante opere a bene della gioventù povera ed abbandonata? Un Prete: San Giovanni Bosco.

Schiere di Sacerdoti, i quali sono votati alla morte prematura per assistere gli appestati, i colerosi, i lebbrosi e i tisici, da chi hanno avuto origine? Da un povero Prete: S. Camillo de Lellis.

La Piccola Casa della Provvidenza, a Torino, che raccoglie gratuitamente migliaia di ammalati, chi l’ha messa su? Un altro Prete: San Giuseppe Benedetto Cottolengo.

E per venire più vicino a noi, qui in Sicilia,… chi ha istituito il Boccone del Povero? Un Prete: Padre Giacomo Cusmano, già Servo di Dio. I membri di quest’opera sono addetti alla cura degli orfanelli e delle orfanelle, all’assistenza dei vecchi e delle vecchie nei ricoveri degli invalidi.

Ed il grande orfanotrofio, ramo maschile e ramo femminile, esistente a Palermo presso il Foro Italico, da chi è stato ideato ed attuato? Da Padre Messina… povero Prete.

E che cosa dire del Padre Annibale di Francia, onore della città di Messina? Tutte le sue ricchezze, tutta la sua vita… a bene degli orfani e delle orfane.

Il più grande bene sulla terra l’ha fatto e continuerà a farlo il Prete! E’ lo spirito di Gesù Cristo che aleggia sui suoi Ministri.

 

… E questo qualcuno … è un Prete.

Ricevo la lettera di un detenuto, dimorante nella Colonia Agricola di Asinara (Sardegna).

L’avevo conosciuto in altra Casa Penale. Il povero carcerato, abituato in ambiente chiuso, fatto il passaggio in una Colonia Agricola, circondata dal mare, si ammala di forte bronchite. Riconosco il suo bisogno e gl’invio due maglie ed un’offerta:

La lettera di risposta dice: Non credevo che al mondo ci potesse essere un solo uomo di buon cuore. Ora mi accorgo che qualcuno c’è… E questo qualcuno è un Prete!… Non ho parole per ringraziare. Neppure i miei familiari hanno per me l’interessamento che ha un Prete! E dire che nel passato ho avuto un basso concetto delle vesti nere!

Lo scritto di questo detenuto mi fa pensare che se il Prete è così poco apprezzato, è perché non si conosce a fondo.

 

IL PRETE PERSEGUITATO

Chiedo venia al lettore se ho riportato sinora dei fatti personali. E’ stata una necessità Se non c’è una documentazione reale, non è possibile pubblicare uno scritto di questo tenore. Il mio fine non è di strombazzare ai quattro venti quel poco di bene, che ho potuto fare da Prete. Per quanto abbia fatto, è sempre inferiore a quello che avrei dovuto fare, come ministro di Dio.

Ciò posto, andiamo avanti nell’argomento.

A questo punto del lavoro, è naturale dire: Se i Preti, avendo la missione di Gesù Cristo, si comportassero bene, nessuno li disprezzerebbe! Non è così!

Nel mondo c’è la incessante lotta del male contro il bene. Ancorché tutti i Sacerdoti fossero santi, non mancherebbero i nemici delle vesti nere.

Chi più Santo di San Paolo, di San Pietro e degli altri Apostoli? Erano zelantissimi, eseguivano con esattezza gli ordini di Gesù Cristo, eppure furono ammazzati, chi di spada, chi scorticato, chi bruciato.

Ed i Sacerdoti più Santi o più filantropi non furono presi d’assalto? Lo stesso Don Bosco, padre spirituale di ceratinaia di migliaia di orfanelli e di derelitti, non fu calunniato e diverse volte fu attentata la sua vita?

E Gesù in persona, che trascorse la vita nel beneficare tutti, non fu pure perseguitato e messo a morte?

Come si spiega tutto ciò? La spiegazione la diede Gesù Cristo stesso, nel momento in cui mandò gli Apostoli ed i discepoli a predicare: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi… Il mondo vi odierà; ma sappiate che prima di voi ha odiato me… Il mondo vi odierà perchè non siete suoi; il mondo ama quello che è suo… Colui il quale ascolterà voi, ascolterà me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza me, disprezza Colui che mi ha mandato, cioè il Padre Celeste. Queste parole pronunziate da Gesù, Dio Uomo, spiegano la condotta di molti contro i Preti. Il mondo vuol godere e darsi alla pazza gioia; non vuole il freno delle passioni; non gradisce che ci sia un Dio Giudice; e siccome il Prete deve ripetere a tutti gl’insegnamenti di Gesù… c’è l’inferno, c’è il Paradiso … si muore e c’è l’anima da salvare… per questo motivo chi ha cattiva volontà, si schiera contro il Prete, o meglio, contro la sua missione. Difatti non pochi « mangiapreti» dicono: Il tale, come uomo, lo rispetto; ma come Prete, sento verso di lui un’antipatia ed un odio cordiale.

Tuttavia, pur ammettendo che i Preti in generale siano tanto odiati, non si può negare che se tutti conducessero una vita santa e stessero sempre all’altezza della loro missione, la stima di loro nel mondo sarebbe maggiore.

 

Debolezza umana.

Per il nobilissimo compito che ha, il Prete dovrebbe essere un santo; il che è richiesto da Dio e dai fedeli. Purtroppo non è così. Dire che tutti i Sacerdoti siano ottimi, è una bugia; dire che tutti siano cattivi, è una bugia maggiore.

Avviene nella classe dei Preti quello che avviene in ogni classe sociale. Ci sono padri di famiglia onestissimi e ce n’è scandalosi; ci sono medici valenti e ci sono di quelli che mandano più presto al cimitero; tanti carabinieri sono inappuntabili ed altri sono ladri; ci sono anche i Preti buoni e quelli che non sono tali. La storia è storia e davanti alla verità c’è poco da discutere.

C’è da meravigliarsi di ciò? Niente affatto! E non c’era anche Giuda tra i dodici Apostoli? Gesù stesso l’aveva chiamato; eppure divenne il figlio della perdizione.

 

Sbaglio popolare.

Una madre di famiglia è infedele allo sposo. Quando il popolo si accorge dello scandalo, dice: La tale donna ha agito male. Però le altre mamme non fanno così.

Un giovanetto compie un furto. Allora si dice: Il tale è ladro. Però gli altri giovani non sono tutti come lui!

Pecca un Prete; subito si esclama: Tutti i Preti sono cattivi! E non si dice: Abbasso il tale! bensì: Abbasso i Preti!

E perché allora non si grida: Abbasso le madri di famiglia! quando una donna pecca? …

Appare subito l’ingiustizia popolare nel giudicare la condotta dei Preti. Chi ha buon senso invece suol dire: Le dita della mano non sono uguali; tutte sono dita, ma c’è sempre tra loro la differenza di lunghezza e di grossezza. Così dei Sacerdoti.

 

Il Seminario.

Domandiamoci adesso: ma i Preti non conoscono tutta la legge di Dio, non hanno compiuto tutti gli stessi studi religiosi, come mai dunque non praticano tutti allo stesso modo la dottrina di Gesù Cristo?

La risposta è data da quanto segue. Osserviamo un Seminario. Cento giovanetti e giovani ventenni dimorano in un ambiente particolare chiamato Seminario, o luogo di formazione. Il Vescovo ne è il primo superiore, ma egli si serve di altri Sacerdoti edificanti per compiere l’opera della vera formazione sacerdotale. Chi sono questi cento giovani seminaristi che portano già la veste clericale? Sono d’ordinario anime buone, pescate dal proprio parroco nell’ambiente parrocchiale o in seno alle Associazioni giovanili di Azione Cattolica; sono buoni figliuoli che pii genitori desiderano poter vedere un giorno Ministri di Gesù Cristo. Ma tutti i cento seminaristi sono chiamati da Dio a salire l’Altare? Tutti hanno le doti intellettuali e morali per essere buoni Sacerdoti? No!

Fra cento seminaristi, d’ordinario ricevono l’Ordine Sacerdotale una quindicina. Poco per volta, man mano che il giovane comprende l’eccelsa dignità del Sacerdozio, si decide a ritirarsi, dicendo: Questa vita non è per me!… Non avrò la forza di portarne i gravi pesi e resterei schiacciato da tanta responsabilità. E come la neve si scioglie ai primi calori, così sfuma l’entusiasmo del Sacerdozio in tanti seminaristi.

Dice Gesù Cristo: Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Ciò si avvera specialmente nel Seminario.

Fanno bene o male a ritirarsi coloro che non sentono la forza di portare il peso del Sacerdozio? Fanno benissimo e sono degni di lode. è meglio essere un buon padre di famiglia, anzichè un cattivo Prete.

Io stesso, che ho occasione di predicare in diversi Seminari, raccomando vivamente a questi giovani: Chi non ha la vocazione, torni indietro!

Intanto i superiori studiano i caratteri dei seminaristi e fanno andare avanti quelli che stimano degni dell’Altare.

Fra cento che entrano in Seminario, ne perseverano una quindicina. Ma tutti sono veramente chiamati all’alta missione?

Entra qui la miseria umana! Qualche seminarista pensa: Che cosa si dirà al mio paese, se io tornerò indietro?

Un altro dirà: I miei genitori, tanto buoni, chi sa quanto soffriranno se io deponessi la veste chiericale? …

Spinti da questi timori, alcuni infelici seminaristi vanno avanti. Qualche volta riescono a superare qualche umano riguardo e si decidono a ritirarsi o un anno prima dell’Ordinazione Sacerdotale, o qualche mese prima, oppure anche lo stesso giorno dell’Ordinazione.

Per eliminare tali inconvenienti, la Santa Chiesa colpisce di scomunica quei genitori che forzano in qualsiasi modo i figli a divenire Preti. Ma per quanta attenzione si metta, non tutto si può evitare.

Il giorno dell’Ordinazione, mentre il Tempio suole essere popolato, prima di conferire l’Ordine Sacro, il Vescovo o chi per lui, dice pubblicamente al popolo: Se qualcuno dei presenti ha da dire qualcosa contro questo giovane ordinando, si faccia avanti e parli.

In coscienza si è tenuti a parlare, per impedire che diventi Prete uno che non ne sia degno.

Se nessuno si fa avanti, il Vescovo ordina il novello Sacerdote; se qualcuno presentasse qualche ostacolo, sull’istante il Vescovo interromperebbe il rito dell’Ordinazione.

Per lo più, per evitare troppo clamore, chi ha da dire qualche cosa contro un ordinando, si presenta all’autorità ecclesiastica in antecedenza, affinché si possa ponderare meglio l’ostacolo.

 

Meglio, buon padre di famiglia!

Mi trovai tempo fa in un paese della Sicilia; un professore venne a visitarmi. Lo rividi volentieri perché lo conoscevo.

Costui aveva compiuto gli studi ecclesiastici; mancava una settimana per la Ordinazione Sacerdotale. I genitori avevano mandato già la partecipazione della festa del figlio. Anch’io ricevetti l’invito.

Il giovane non si sentiva; chiese consiglio a me e lo pregai caldamente di tornare indietro. Con atto risoluto si presentò al Vescovo: Non potrò essere un buon Prete! Cambio strada!

Un telegramma avverti la famiglia. La mamma del giovane svenne e rimase ammalata a lungo; le sorelle a piangere ed a disperarsi. Tuttavia non avvenne l’Ordinazione.

Rivedendo questo tale, gli dissi: Bravo il professore! Vedete che adesso le cose vanno bene? Fate l’apostolato nell’Azione Cattolica e nelle aule scolastiche e così date gloria a Dio! Meglio essere un buon professore ed un onesto padre di famiglia, anziché un Ministro di Dio poco edificante.

 

Povero giovane!

Trovandomi in un altro paese, mi fu segnalato un tale e fui esortato ad andarlo a visitare.

Era un giovane sui venticinque anni. Il suo aspetto serio, anzi preoccupato, mi fece comprendere il suo stato d’animo. Era inconsolabile e da circa un anno non usciva da casa che qualche rara volta e di sera.

Dolorosa la sua storia! Aveva trascorsi gli anni più belli nel Seminario; terminato il corso teologico, si accingeva a ricevere l’Ordinazione Sacerdotale. Il giorno era fissato. Il paese natio aveva organizzata una festa solenne per l’ingresso del Novello Sacerdote.

La mattina dell’Ordinazione, mentre la Cattedrale della grande città cominciava a popolarsi ed erano già presenti i parenti del nuovo ordinando, prima ancora che iniziasse la funzione, ecco tre persone presentarsi all’Arcivescovo: Eccellenza, vi parliamo prima della funzione, per evitare disordine in Cattedrale. Il tale giovane non è prudente che sia ordinato Sacerdote.

L’Arcivescovo ascoltò, ponderò bene la cosa e disse: Meglio avere un Prete in meno, anziché uno il quale possa dare poco affidamento.

è da immaginarsi il dolore del giovane, quando si vide interdetta l’Ordinazione. Si ammalò; preso da forte nevrastenia, rasentò la pazzia. Era inconsolabile. Alla distanza di un anno circa cominciò a rassegnarsi ed a rimettersi in salute.

Oggi è un bravo insegnante ed un esemplare uomo cattolico. Si può essere buon cattolico; ma essere buon Prete è tutt’altra cosa.

 

Sarà un lupo!

Un giorno venne a trovarmi un seminarista.

Reverendo, ho da parlarvi. Mi raccontò un po’ della sua storia.

Mi accorsi subito che egli non aveva la stoffa del buon Sacerdote.

Amico mio, pensate a tornare indietro! Questo è il mio consiglio.

Tornare indietro? … E’ una parola! … Domani mattina sarò ordinato Sacerdote.

Ma siete pazzo! Se diverrete Prete, facilmente andrete all’inferno e con voi verranno probabilmente tante altre anime!

Un passo indietro … e farlo proprio oggi … la vigilia dell’Ordinazione?… Non sarà mai!

Siete venuto a chiedere un consiglio a me; ascoltate dunque il mio suggerimento. Ve ne supplico caldamente!

Non ho la forza di subire questo affronto! … Sarò… un povero Prete… Ma son deciso a farmi ordinare!

Quando lo licenziai, lo mirai con occhio di compassione, pensando: Costui non sarà il pastore nel gregge di Cristo … ma un lupo!

 

Quattro Tempora.

Quanto ho riferito, fa comprendere in qualche modo l’importanza del passo di chi si appresta all’Altare e la scrupolosa delicatezza dell’autorità ecclesiastica nell’annoverare tra le schiere dei Sacerdoti una nuova recluta.

Il Sommo Pontefice, consapevole della grandezza e della responsabilità del Sacerdote, ordina che tutto il popolo cristiano cooperi ad implorare da Dio buoni Ministri.

Si raccomanda alle anime pie di pregare molto affinché Iddio santifichi i novelli Sacerdoti e tenga lontani coloro che non sono chiamati al Sacro Ministero.

 

I Giuda.

Dalla chiarificazione fatta si rileva che tra i Preti possono trovarsene degli indegni per essersi fatti ordinare senza la vocazione sacerdotale. Che cosa ne sarà di costoro?… Si possono applicare le parole dette da Gesù nei riguardi di Giuda: Sarebbe stato meglio che non fossero mai nati questi uomini!

Un medico che non ha le attitudini necessarie, invece di curare i clienti, li ammazza; ed allora si dice da taluni: Questo medico avrebbe fatto meglio a divenire un macellaio!

Lo stesso può dirsi di quel Prete, che è divenuto tale senza le doti del Ministro di Dio.

 

E’ da crederci?

Dunque si ammette che nella classe dei Preti ci siano delle ossa fuori posto. E gli altri? Svolgono con sacrificio quotidiano la missione a vantaggio delle anime. C’è chi raggiunge un’alta santità, come si è constato nella città di Torino, in cui contemporaneamente vivevano Don Bosco, Don Cafasso ed il Canonico Cottolengo, operatori di miracoli; come pure, sempre a Torino, Don Rua, Don Kiartoriscki, Rosmini, ecc…. E come Torino, così altre città presentano figure gigantesche di Sacerdoti, modello di carità e di zelo apostolico, quale Don Orione, Padre Giuliani, Don Alberione .

Gli altri Preti, menando vita sacrificata, si dedicano chi al lavoro parrocchiale e chi all’insegnamento religioso; chi assiste l’infanzia abbandonata e chi gli ammalati negli ospedali e nei sanatori; chi va tra gl’infedeli a portare la luce del Vangelo e chi si dedica alla buona stampa; chi si consacra al lavoro nelle prigioni a pro dei detenuti e chi dirige le opere assistenziali a vantaggio dei bisognosi; c’è chi svolge la missione tra i militari e chi si dedica alla predicazione.

Quanto bene seminano i Sacerdoti zelanti!

Tuttavia talvolta si sente dire: Un Prete è caduto!

è da crederci? E perché no! E come si spiega che un Ministro di Dio possa peccare?

La stessa tattica usa il nemico infernale. Sapendo Satana che il Sacerdote ha la missione di portare anime a Dio, contro di lui rivolge i più poderosi assalti.

Se cade un Prete, dice Satana, molte anime si danneranno trascinate dal suo esempio.

Il Sacerdote è quindi più tentato al male che non gli altri uomini. Ordinariamente egli resiste alle tentazioni; ma se il demonio riesce a farlo indebolire, poco per volta lo fa cadere e forse più in basso degli altri mortali. La corruzione dell’ottimo, dice il proverbio, è pessima.

Davanti ad un disastro morale, come comportarsi?

I cattivi gioiscono molto, assieme a Satana, ed alzano la voce contro l’infelice. Miserabili, direi a costoro, e voi osate scagliarvi contro un Prete che cade? … Se un asino cade a terra, forse ne avete compassione e mettete la vostra opera per rialzarlo. Cade un Ministro di Dio, ed invece di piangere sulla sua sventura, vi scagliate con le pietre in mano per lapidarlo! Ma chi siete voi che vi avventate contro un peccatore? … Siete forse più santi di lui? … Non avete forse voi commesso più male? … Qui ci vorrebbe Gesù Cristo a ripetervi ciò che disse ai Giudei quando volevano lapidare la donna peccatrice: Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra! E tutti quei minacciosi si allontanarono, uno per volta, a cominciare dai più vecchi.

Nel mondo ci vuole più comprensione e più carità.

Chi dicesse: Un Prete ha peccato … quindi io sono autorizzato a fare altrettanto! costui sarebbe in errore. Non perché un carabiniere ha rubato, restano autorizzati i cittadini a fare come lui! Il carabiniere che ruba, riceve una punizione maggiore dalla legge; così il Prete che pecca, dà maggior conto a Dio.

 

Tutti cattivi? …

Quale criterio tenere nel giudicare la condotta dei Sacerdoti? Si può credere a tutto ciò che si dice contro di loro?

Certe cose sono vere, ma ingrandite dalla malvagità. Tante dicerie che vanno circolando contro i Preti, sono menzogne e nere calunnie.

E chi ha l’interesse di calunniare i Sacerdoti? … I nemici della Religione, cioè i cattivi. Oggi la campagna più deleteria la svolgono i comunisti; hanno interesse di fare così, perché trovano nei Sacerdoti il più grande ostacolo ad attuare il loro programma di violenza, di immoralità e di ateismo.

 

Effetti della campagna comunista.

I rozzi e gl’ignoranti sono nella rete dei comunisti; naturalmente sono schierati contro i Sacerdoti e forse non ne sanno la vera ragione.

Sono a Modica. Quantunque sfornito di moneta, mi presento in un negozio di tessuti, a Piazza San Giovanni, e domando ventiquattro maglie.

Prego avermi fiducia; al più presto consegnerò il denaro. Mi occorrono queste maglie per darle a persone povere ed ammalate; l’inverno si avvicina.

Mentre scendo lungo la gradinata di S. Giorgio, sento dire: Abbasso i Preti! Mi volgo e scorgo quattro spazzini seduti, intenti a consumare la colazione. Ridono alle mie spalle.

Chi di voi ha detto: Abbasso i Preti!… ?

Tutti tacciono. Oh, come siete coraggiosi! … Ditemi, perché avete lanciato l’insulto? … Forse perché i Preti sono ignoranti e meno istruiti di voi? … Forse perché fanno male al popolo? … Proprio adesso ho comprato queste maglie, per farne carità. Quel bene che non fate voi, lo fa il Prete! … Ditemi se per l’atto di carità che sto compiendo, merito il vostro insulto!… Non rispondete, perché vi trovate nel torto. La colpa non è tanto vostra; è dei vostri capi; voi, come pecoroni, vi lasciate influenzare e vi schierate contro i Preti. Voi stessi però non sapete darvene spiegazione. Ancora a Modica.

Lungo il Corso San Giorgio, presso la Chiesa di San Giuseppe, una vecchietta mi raggiunge e si mette in ginocchio davanti a me.

Padre, sono guarita per miracolo e ringrazio Dio e anche voi!

Ringraziate il Signore; io c’entro poco in questa guarigione.

Ero ammalata di cuore, incapace di fare il minimo lavoro. Dietro il vostro suggerimento, iniziai la novena di preghiera e sono guarita.

Potrà darsi che si tratti di un miglioramento momentaneo.

No, è guarigione perfetta! Mi disse il medico: Siete perfettamente guarita. Se non ci credete, vi do io il denaro e fatevi visitare da uno specialista. Avrete la stessa risposta! Reverendo, per disobbligarmi vi porterò venticinque chilogrammi di frumento.

Innanzi tutto io non sono la causa della vostra guarigione; vi diedi allora un semplice suggerimento. Inoltre voi siete povera e non siete in grado di fare questa offerta.

Non importa; ho fatto la promessa e voglio adempirla a tutti i costi.

Se siete ormai risoluta, portate pure il grano e servirà per i poveri!

Fatene quell’uso che volete! La vecchietta bacia umilmente la mano e si allontana.

Neanche a farlo apposta, sulla stessa via, a breve intervallo, m’incontrano due donne popolane. Una mi lancia uno sguardo felino, accompagnato da uno sputo, ed esclama: Brutti Preti!

Che contrasto! Una donna s’inginocchia davanti al Prete … ed un’altra gli lancia uno sputo! Come spiegare ciò? Siamo nel periodo della campagna elettorale; i cattivi seminano calunnie ed il popolino, cieco ed incosciente, si lascia travolgere dall’empia corrente.

 

QUESITI

Niente politica!

A motivo del Sacro Ministero sono in viaggio, sulla linea Palermo Catania. Sono stanco e preferirei non dar conto ad alcuno. Intanto sono sollecitato a parlare.

I Preti, comincia un viaggiatore, devono stare in Chiesa e in sacrestia, Chi li fa intromettere nella politica? Per questo motivo perdono terreno nel popolo e finirà male a loro! …

Bene, soggiungo io; il vostro discorso… non discorre per niente! … Se volete ragionare sul serio, son pronto a rispondervi, alla presenza di tutti.

Ma qui c’è poco da ragionare! Il Prete che fa politica, agisce malissimo e tutti i presenti son d’accordo con me!

Poiché mi portate su questo campo, devo chiarire qualche cosa; se qualche mio concetto non l’afferrate, son pronto a chiarirvelo meglio. Innanzi tutto io son Prete. Voi che titolo di studio avete? Ho la quarta elementare e sono ebanista.

Voi avete detto: Il Prete non deve fare politica, cioè non ne ha il diritto.

Io aggiungo: E perchè non ne ha il diritto ?

… Il Prete è un italiano; paga le tasse come gli altri, ha tutti i doveri di cittadino. Perchè non può averne anche i diritti? … Il fabbro ferraio, il contadino ed anche lo spazzino e l’idiota … possono appartenere ad un partito, farne la propaganda e lottare per un’idea; il Prete, che ha la sua cultura e che è in grado di giudicare meglio di tanti altri una situazione, non può parlare di alcun partito o farne propaganda … E voi, che avete portata avanti la questione, se siete ragionevole, rispondete: Chi ha tolto al Prete questo diritto e chi ha il potere di toglierglielo? …

Le vostre sono chiacchiere!

Non sono chiacchiere; sono argomenti stringenti, davanti ai quali voi non siete in grado di contrapporre una sillaba. E qui mi appello ai presenti!

Il Prete deve badare alla Chiesa e basta!

Ed allora, il calzolaio deve attendere solo alle scarpe e voi, ebanista, a costruire casse da morto … e basta!

Che cosa interessa al Prete della politica?

Quello che interessa a tutti gli altri … e più ancora! … Il Prete è il pastore delle anime e non può disinteressarsi di certe cose.

Appunto perchè deve badare alle anime, deve stare lontano dalla politica.

Poveretto! … Siete miope ed avete bisogno degli occhiali per vedere!

Che significa?

Che voi non ci vedete! Vi metto io stesso gli occhiali e così ci vedrete meglio. Fate attenzione a quanto vi dico. Prego di non interrompere il mio ragionamento; alla fine parlerete voi.

Sentiamo!

Chiarisco il concetto di politica. L’arte di governare il popolo si chiama politica. Il popolo può avere diverse forme di governo: monarchia assoluta o costituzionale, repubblica, confederazione, ecc.

Qualunque forma di governo è di per se stessa buona, quando riesce a conseguire il bene della nazione. La Chiesa non è contraria ad alcuna forma di governo; secondo i tempi e i luoghi, può consigliare l’una o l’altra forma, ma giammai può imporla; così ha fatto sempre; basta leggere la storia. Finchè i reggitori di un popolo non toccano gli insegnamenti di Gesù Cristo, la Chiesa non s’intromette e non si deve intromettere. Allorchè una corrente politica va contro qualche comandamento di Dio, subito il Papa alza la voce, e con lui anche i Preti, per dare l’allarme ai fedeli. Oggi in Italia sono tante le correnti politiche, o partiti. Qualche partito è buono, qualche altro è passabile, qualcuno è pessimo, ad esempio, il comunista.

Non è vero! Il partito comunista è il migliore.

è il migliore per voi, che non sapete che significhi comunista. è il partito dei «senza Dio».

Vi sbagliate! Io sono comunista ed a Dio ci credo meglio di tanti altri e meglio di voi!

Ed allora, non siete miope … ma cieco perfetto. Voi non conoscete il comunismo.

Conosco bene il comunismo e sono anche cattolico.

Nella vostra grande ignoranza potete mettere assieme il vostro partito e la Religione; ma non la pensa come voi il fondatore Carlo Marx. Questi ha messo come base del comunismo il perfetto ateismo, cioè la negazione assoluta di Dio, sino a dire: La Religione si deve abolire, perchè è l’oppio dei popoli. Se non credete a me, rivolgetevi ai corifei del vostro partito e vi diranno che le cose stanno così. Del resto, in ogni stato ove è il comunismo, non si fa la lotta alla Religione?

Non è vero! Si va contro i Preti, ma non contro la Religione!

La vostra intelligenza fa sbalordire! O non capite o non volete capire! Andando contro i Preti, si va contro la Religione Cattolica, perchè essi sono i Ministri della Religione.

Riprendiamo, dunque, il ragionamento. Il partito comunista si propone tre punti: La ribellione, cioè il capovolgimento dell’ordine sociale con la violenza; difatti il vostro simbolo è la bandiera rossa, che indica il sangue. La seconda finalità di Carlo Marx è il libero amore, cioè non deve esistere il sacramento del matrimonio, bensì la convivenza dell’uomo e della donna, autorizzata dallo stato, la quale convivenza è dissolubile, cioè si può sciogliere; quindi propugna il divorzio. Il terzo punto del comunismo è la negazione di Dio, cioè non si deve credere né ad un Essere Supremo e neppure all’altra vita dopo la morte. Se non credete a me, procuratevi il catechismo comunista, cioè le norme del partito comunista, come sono intese dal fondatore, ed imparerete quello che ancora ignorate.

Io non credo che le cose stiano così. Sinora sono stato cattolico e comunista e sempre sarò così!

Voi non siete né carne né pesce … sempre per la vostra ignoranza religiosa e politica. Quanto vi ho detto, è provato dai fatti. Non cantano i « compagni »: Avanti, popolo, alla riscossa! … ? Che cosa significa? Rivoluzione. Non si sono battuti alla camera i deputati « compagni » per avere il divorzio? E Togliatti allora, quasi per confermare il programma, non fece il divorzio con la moglie e ne prese un’altra? E non dicono i « compagni » : Le Chiese dovranno diventare teatri e sale da ballo! … ? …Dunque quello che non intendete fare voi, lo vogliono attuare quelli del vostro partito. Naturalmente il Papa, che ha la missione di tramandare inalterata ai popoli la dottrina di Gesù Cristo, vedendo serpeggiare in Italia il comunismo, per evitare che avvenga quanto in Russia avviene, alza la voce; è nel suo diritto e nel suo dovere. Se egli tacesse, farebbe malissimo. Oggi non si tratta di un semplice partito, con dottrina innocua; si tratta di una corrente politica diabolica, che vorrebbe abbattere fede e costumi. Oggi si combatte la battaglia religiosa e ne sanno qualche cosa i Cattolici che dimorano in Russia ed i Vescovi ed i Sacerdoti imprigionati od espulsi … quand’anche non vengano uccisi barbaramente. Chi deve interessarsi di questa terribile situazione? Il Papa; e poiché da solo non può arrivare a tutto, completano la sua opera i Sacerdoti. Il Prete, che oggi pare faccia della politica, non fa altro che compiere la sua missione di Ministro di Dio.

Vergogna, anche nel Tempio, nel luogo santo, il Prete parla di politica e di partiti!

Mi accorgo che avete capito poco o niente del mio discorso! Se il Prete in Chiesa dicesse al popolo: Scegliete tutti il partito che piace a me! non farebbe bene. Egli può dire: Data la gravità del momento politico, prima di iscrivervi a qualche partito, informatevi da persona competente e coscienziosa e poi date il nome a quella corrente politica, che dà più affidamento del benessere economico, morale e spirituale della Nazione. Dicendo ciò il Prete, quale pastore delle anime, sveglia la coscienza dei dormienti e fa sentire la responsabilità di quanto potrà avvenire.

Finché il Prete si attenesse a questo, pazienza! Ma parlare direttamente contro il comunismo, non gli si può perdonare!

Non vi nascondo che sto esercitando la pazienza a ragionare con voi!… Nel primo tempo il comunismo voleva camuffarsi per penetrare in Italia; molti in buona fede si scrivevano al partito, nella speranza di un avvenire migliore; una volta dato il nome, era difficile ritirarsi. Il Sommo Pontefice, quando vide dilagarsi il male comunista, si pronunziò quale Pastore Supremo della Chiesa Cattolica: Il comunismo è contrario agli insegnamenti di Gesù Cristo; questa corrente politicareligiosa resta scomunicata, cioè fuori della Chiesa Cattolica. Chi dà il nome al comunismo non può essere cattolico.

Il Prete fa sempre i suoi interessi, non quelli della Religione, e nella politica cerca il suo tornaconto.

Vi sbagliate! Considerate un poco la realtà. Forse che il Prete facendo, come dite voi, politica, può aspirare ad avere qualche seggio nel Comune o a divenire deputato? Né l’uno né l’altro. Un carrettiere, un sarto o ciarlatano qualsiasi potrebbe aspirare a questi posti ed anche raggiungerli.

Invece nessun Prete può aspirare a ciò. Voi dite che il Prete ha il suo tornaconto intromettendosi nella politica. Vi rispondo che l’unico tornaconto sarebbe il tenere le anime più vicine a Dio, staccandole dalle dottrine irreligiose. Al contrario, io vi dico che il Prete, nei suoi rapporti personali, non ha nulla da guadagnare, ma si procura seccature, antipatie e lotte da parte dei cattivi e degli ignoranti. Non ho nulla da aggiungere per rispondere alla vostra domanda: I Preti non devono far politica …

 

Il Prete … sposi!

Da quasi un anno svolgo l’attività sacerdotale a Riesi, provincia di Caltanissetta. L’ambiente non sarebbe tanto disprezzabile, ma per l’opera dei Protestanti la popolazione nuota nelle tenebre religiose, cosicché il Sacerdote deve faticare più che altrove.

Sono in piazza Municipio. Un uomo, riconosciuto dopo per protestante e socialcomunista, mi rivolge delle domande, alle quali cerco di rispondere con calma. All’improvviso esce in questa espressione

Voi perché non sposate?

Perché non voglio sposare.

No, voi dovete sposare.

Ma siete strano! Quello che dite a me, ditelo pure agli uomini che sono in piazza: Chi non ha contratto il matrimonio, vada subito a sposare!…

Ma ognuno è libero di fare quello che vuole. C’è chi non sposa per motivo di malattia, chi per mancanza di denaro, chi perché teme di trovarsi infelice se avesse a trovare una donna di cattivo carattere … Ognuno agisce nel proprio interesse. Io sono Prete e non voglio sposare.

Male! Tutti i Preti devono sposare!

E che interesse avete voi a pretendere ciò? Forse siete tenuto a pagare qualche tassa se i Preti non contraggono il matrimonio? Poveretto, compatisco il vostro parlare.

C’è poco da compatire! Ci sono Preti che sposano, come fanno i Greci, e cose devono fare tutti gli altri!

Siccome quest’uomo parla a voce alta, tanti altri si avvicinano e mi trovo circondato da una cinquantina di persone.

è mio dovere parlare e chiarire certi concetti.

Signori miei, avete sentito che cosa mi ha chiesto? E qui, a Riesi, non è il solo a dire così! L’altra volta sul sentiero che porta alla contrada Croce, un altro giovanotto, stando sul mulo, appena mi vide, esclamò: Vogliamo che i Preti sposino! Mi avvicinai a lui e lo misi a tacere. Aveva parlato da ignorante. Ora mi trovo davanti ad una schiera di uomini seri e posso parlare con serietà. Dunque, non è detto che tutti gli uomini debbano sposare; infatti nel mondo ci sono tanti celibi. Chi contrae il matrimonio non fa male, anzi agisce bene, perché riceve un Sacramento. Se c’è uno che raccomanda nel mondo il matrimonio, è proprio il Prete ed è sempre lui che benedice le nozze. Anticamente sposavano tutti, anche i Vescovi. Con l’andar dei secoli si constatò che il celibato nei Ministri di Dio è apportatore di grandi vantaggi spirituali ed allora il Sommo Pontefice, dietro richiesta di molti ecclesiastici, stabilì che nessun uomo si avanzasse a ricevere l’Ordine Sacerdotale, se non avesse fatto prima il voto di perpetua purezza, rinunziando al matrimonio.

Questa legge del Papa, interrompe un tale, non è giusta. L’uomo è fatto per sposare!

Si vede che voi ne sapete più di Gesù Cristo.

E cosa dice Gesù Cristo?

Nel Vangelo si legge che Gesù ad alcuni, che gli presentarono la questione del matrimonio, rispose: Vi sono di quelli che non sposano, perché impossibilitati naturalmente; e vi saranno di altri che si priveranno del matrimonio per amore del regno dei Cieli. Non tutti comprendono ciò, ma soltanto coloro ai quali il Padre mio vorrà manifestarlo. Siamo nel caso dei Preti, i quali non sposano per amore del Paradiso. Dunque, riprendendo l’argomento, il celibato è prescritto ai Preti dal Capo Supremo della Chiesa e costituisce la perla luminosa del Sacerdozio Cattolico. I vantaggi di questo celibato sono diversi. Il mondo è nel fango morale e dice che non è possibile la purezza di anima e di corpo. Il Prete col suo voto di perpetua purezza mostra al mondo, che non solo è possibile la purezza matrimoniale, ma che è possibile anche la purezza perfetta del celibato. Il Sacerdote, dovendo trattare gl’interessi di Dio, è bene che sia libero dagli impicci di questo mondo.

Come sarebbe a dire… dagli impicci di questo mondo? …

Voglio dire che se il Prete sposasse, dovrebbe badare alla moglie, ai figli ed alla eventuale servitù; dovrebbe occupare la sua giornata al bene della famiglia, per non farle mancare il necessario. Tutto ciò sarebbe a scapito del Sacro Ministero. Badando il Prete ad una numerosa famiglia, come potrebbe trovare il tempo per ascoltare le confessioni dei fedeli, per predicare, per impartire il Catechismo ai fanciulli, per visitare i poveri, gli ammalati, per assistere i moribondi, di giorno e di notte, per sbrigare le pratiche ecclesiastiche e per dare continuamente udienza a chiunque si presenti per avere un consiglio, una parola di conforto?… Avendo una famiglia sulle spalle, il lavoro sacerdotale resterebbe fortemente mutilato.

Questo è vero, interrompe un uomo. è meglio che il Prete sia solo, così può pensare di più agli altri. Fa però meraviglia che i Sacerdoti greci abbiano la famiglia.

Rispondo adesso a quest’altro punto della questione. Qui in Sicilia, e precisamente a Piana dei Greci, provincia di Palermo, ci sono Preti Greci cattolici e sono sposati. Ho detto sopra che il celibato sacerdotale è legge del Papa. Il legislatore supremo, il Sommo Pontefice, per motivi tradizionali e sotto certe condizioni, permette che i Sacerdoti Cattolici di rito greco siano sposati. Al presente, nessun Prete Greco diventa Vescovo se è sposato. è lecito al Greco sposare non da Sacerdote, ma prima che abbia ricevuto l’Ordine del Suddiaconato, che è il penultimo gradino per arrivare al Sacerdozio. è da notare ancora che i Preti Greci sono di due categorie: quelli che stanno nei conventi, e costoro non possono assolutamente essere sposati, e quelli che stanno nel mondo, i quali possono avere famiglia. Io sono amico personale di alcuni Preti Greci. Or non è molto, uno di loro mi diceva: Anche noi Greci siamo convinti della necessità del celibato sacerdotale, per cui al presente pochissimi sono i Preti che vivono in matrimonio.

La discussione desta tanto interesse, che uno dei presenti mi dice: Reverendo, continuate! è bene conoscere queste cose!

Ho poco da aggiungere a quanto ho esposto.

 

DOVERI VERSO I SACERDOTI

Amare, rispettare, pregare.

Bisogna amare i Sacerdoti, perché il prossimo si deve amare. Bisogna stimarli, perché rivestiti di una dignità sovrumana; sono come dei vasi misteriosi, contenenti un unguento divino; il vaso potrà essere d’oro, di rame, di alabastro o di terracotta, ma l’unguento è lo stesso.

I Sacerdoti si devono rispettare, perché ciò che si fa a loro, si fa a Gesù Cristo, che rappresentano.

Bisogna difenderli, senza paura della critica altrui. Difendendo i Preti, si difendono i diritti di Dio. Chi si vergogna di difendere un Ministro di Dio, merita la minaccia di Gesù Cristo: Chi si vergogna di me, mi vergognerò di lui davanti al Padre mio nel dì del giudizio.

Si deve pregare per i Sacerdoti.

La preghiera e l’arma dell’onnipotenza nelle mani dell’uomo. Per mezzo di essa il Signore lascia scendere le sue misericordie su ciascun’anima e sul mondo intero.

Il Sacerdote è l’uomo della preghiera e, siccome e anche « l’uomo del popolo », prega per il popolo con assiduità.

Egli, celebrando la S. Messa, prega per i fedeli. Compiendo altre pratiche devote, quali la recita del Rosario, la visita al SS. Sacramento, ecc…. non trascura di pregare per le anime, che Iddio gli ha affidato. Ogni giorno, ogni Prete è tenuto a recitare l’Ufficio Divino, sotto pena di peccato; tale recita ha una discreta durata. Egli fa questa preghiera a Dio a nome dell’umanità.

è giusto, quindi, che anche i fedeli preghino per i Sacerdoti, affinché si santifichino, affinché portino molte anime sulla via della salvezza ed affinché abbiano la forza di resistere agli assalti dei demoni e dei malvagi.

La preghiera, fatta con fede e con retta intenzione, e sempre gradita a Dio; ma quella che si rivolge al Creatore a vantaggio dei Sacerdoti, e molto più gradita.

Il Sacerdote è la pupilla degli occhi di Gesù Cristo e quindi il Signore desidera che la sua grazia aumenti nel suo Ministro, affinché egli riesca a salvargli molte anime.

Tuttavia non tutti i fedeli comprendono il dovere di pregare per i Sacerdoti. Oh, se s’impiegasse in tale preghiera metà del tempo che s’impiega nel mondo a criticare la condotta dei Preti, quanto vantaggio ne verrebbe!`

Santa Teresa del Bambino Gesù scrive nella Storia di un’anima: « Non sapevo convincermi del bisogno che hanno i Sacerdoti della mia preghiera. Sono essi che devono pregare per me. Ma quando andai a Roma e lungo il viaggio ebbi occasione di avvicinare molti Sacerdoti, allora mi convinsi che hanno bisogno della preghiera altrui. Ne incontrai dei fervorosi e zelanti, ma anche di quelli un po’ rilassati nello spirito. Da quel tempo in poi ho messo la mia vita a vantaggio dei Sacerdoti: pregare per loro, sacrificarmi per loro. Anche dal Cielo vorrò continuare questa nobile missione ».

Imparino anche gli altri fedeli a pregare ogni giorno per i Sacerdoti. Le anime pie scelgano un giorno alla settimana, ad esempio il giovedì, ed offrano le loro opere di bene a Dio per il vantaggio spirituale dei Sacri Ministri. Oh, come sono care a Dio tali anime e quante grazie possono ottenere!

Riporto qualche episodio personale.

 

Un triduo.

Nel 1934 ero a Trapani. Fui chiamato ad assistere una moribonda e vi accorsi frettolosamente.

La camera era piena di parenti. L’inferma, appena mi vide, mi disse con molta fede: Padre, aiutatemi a salvare l’anima mia!… Per me e ormai finita!… Voglio confessarmi, ricevere il Santo Viatico e l’Olio Santo e poi… venga la morte!

Signora, ma siete così grave?

Sono in uno stato gravissimo; lo sento. Da poco tempo sono stata operata; ora dovranno operarmi di peritonite acuta. Sento che le forze vengono meno. Prima di andare sotto i ferri, pensiamo all’anima.

Intanto là vicino scorsi un uomo, in lacrime.

Fatevi coraggio! Voi siete il marito dell’ammalata?

Sì, Padre! Non abbiamo figli. Morta mia moglie, resterò solo al mondo.

Poiché il caso e grave, rivolgiamoci a Dio con la preghiera. Raccomando di fare un triduo di preghiere.

Suggeriteci voi che cosa fare.

Dovete dire ogni giorno un Rosario per tutti i Preti di Trapani e, siccome il Signore gradisce assai la preghiera per i suoi Sacerdoti, speriamo che venga la grazia della guarigione.

Il mio suggerimento fu subito attuato. Tutti quelli che erano presenti cominciarono a pregare. Dopo qualche ora vennero quattro medici. Fatta la visita all’inferma, dissero: L’operazione non è urgente. Aspettiamo.

L’indomani si rinnovò la visita. Conclusione: L’ammalata è fuori pericolo. Il terzo giorno i medici assicurarono che il male andava scomparendo. La guarigione si ottenne.

Quando la signora mi rivide, piegò le ginocchia davanti a me: Reverendo, sono viva per miracolo!

Signora, non umiliatemi; in questa faccenda ho poca parte. è il Signore, che ha accettata la preghiera per i Preti di Trapani e vi ha salvata!

In ringraziamento la pia signora volle solennizzare una giornata nella Parrocchia di Maria Ausiliatrice, presente lei ed i parenti.

 

Lacrime paterne.

Nel 1945 ero a Modica.

Venne a trovarmi un buon padre di famiglia. Mentre parlava, piangeva.

Che Iddio faccia morire prima me… e no mia figlia! Povera figlia mia… morire a diciannove anni!

I medici che cosa ne pensano?

La curano in tutti i modi, ma la figlia non migliora, anzi perde terreno ogni giorno di più!

Essendo questa la situazione, non resta che implorare la misericordia di Dio. Volete conoscere uno dei segreti più potenti per ottenere grazie dal Signore? Pregare per i Preti! Voi dovete recitare ogni giorno un Rosario per i Sacerdoti di Modica. Pregare con fede. Non è difficile che Iddio vi consoli presto.

Come si allontanò rasserenato il bravo uomo! La sola speranza della guarigione della figliuola, gli ridiede il sorriso.

Non trascorse un mese ed il padre di famiglia ritornò.

Reverendo, non ho parole per ringraziare Dio! Ho pregato per i Preti della città; la figliuola è già guarita perfettamente. Non si riconosce più! Vedesse come si è rimessa! è aumentata molto anche di peso… Ho già fatto un voto, da mantenere per tutta la mia vita: Reciterò ogni giorno un Rosario per i Sacerdoti!

Oggi la guarita e un’ottima madre di famiglia, dimorante a Rosolini (Siracusa).

 

Antonio…

Nel 1947 ero a Palermo, presso l’Orfanotrofio maschile, in Piazza Santa Chiara. Una sera ero andato nell’infermeria dell’Ospizio, per completare, nel silenzio, dei lavori di tavolino.

In fondo alla camera giaceva un orfanello sui quattordici anni; sua madre lo assisteva. L’infermo da cinque giorni non parlava, non si nutriva ed era nell’incoscienza; la febbre, oltre i quaranta gradi, lo consumava. I superiori erano in grande apprensione, perché il caso era veramente grave.

La vista di quella donna, che contemplava il figlio in quelle tristi condizioni, mi richiamò il pensiero della mamma mia: E se fossi io quell’infermo … e se quella donna fosse mia madre . . . oh, che strazio!

Mi avvicinai alla signora per confortarla.

Abbiate fede in Dio! Speriamo che il vostro Antonio guarisca presto.

No, Padre, che guarisca presto! … Che non muoia! … Io sono una povera vedova; questo figlio è il mio più grande tesoro! Come dovrò fare se morrà?

Rivolsi la parola al giovanetto, alzando la voce al suo orecchio. Non dava segno di udire.

Signora, suggerisco a voi quello che ho suggerito ad altri in simili casi: Pregare per i Preti di Palermo, recitando ogni giorno per loro un Rosario. Cominciate una novena e mettetevi, se è il caso, in grazia di Dio.

Se faccio così, mio figlio non morrà?

è probabile! So che Iddio facilmente accetta la preghiera per i suoi Ministri.

Quanta gioia infusero le mie parole in quel cuore materno sanguinante! La donna cominciò a pregare. L’indomani mattina alle ore nove spariva la febbre, completamente, Antonio cominciava a parlare ed ebbe la forza anche di alzarsi subito da letto e scendere al pianterreno dell’Ospizio.

è da immaginare la gioia di questa madre! Quando mi presentò il figlio, tranquillo e sorridente, mi disse: Reverendo, e questo è mio figlio! Si può riconoscere per quello che era?

Avete saputo pregare! Continuate a pregare per i Preti!

 

è prodigio!

Andare a Torino e non visitare la Piccola Cassa della Divina Provvidenza, è una vera omissione.

Lasciato il Santuario di Maria Ausiliatrice, in contrada Valdocco, percorro la Via Cottolengo e busso ad una porta. Una Suora viene ad aprirmi.

Desidererei visitare questo ricovero. Attendete, perché il momento non è propizio. è l’ora del pasto.

Mi trattengo nella cameretta d’aspetto. Quanta semplicità! Un altarino, dedicato alla Vergine, è ricoperto di fiori e circondato di lumini; ognuno che deve uscire, prima s’inginocchia davanti alla sacra immagine, recita un’Ave Maria e poi va per i suoi affari.

Quante Suore siete in questa Casa? Circa novecento.

Ed i ricoverati quanti sono? Quasi tredici mila.

E quanto pagano?

Neppure una lira. è ricovero gratuito e possono venire qui gli ammalati da qualsiasi nazione. Tanti si astengono dal venire qui, perché non possono resistere al freddo dell’inverno.

Dunque, non si paga nulla. Ma avete dei fondi, delle grandi proprietà, per affrontare le spese quotidiane?

Nessun fondo.

Allora voi Suore siete costrette ad andare in giro a questuare?

Neppure questo si fa. Iddio manda qui direttamente il necessario; e quando pare che siamo con l’acqua alla gola, subito arriva la provvidenza, anche in modo miracoloso.

E la Superiora, per regolarsi con prudenza, tiene il registro di contabilità? Con la Divina Provvidenza non si fanno calcoli.

E non è mai mancato niente ai ricoverati?

Da più di un secolo che esiste questo ricovero e in nessun giorno e venuto meno il necessario.

Ma questo e un miracolo permanente!…

Eccomi dentro la Piccola Casa. è un grande paese. Bracci di stradali, lunghi viali, immensi isolati, gente che va e viene… Entro in diversi reparti: uomini anormali, sordomuti, minorati, ecc. Ovunque scorgo miserie fisiche. In ultimo entro in Chiesa. Trovo il Santissimo Sacramento esposto solennemente. Domando alla guida: Perché questa Esposizione Eucaristica?

Qui Gesù Sacramentato resta esposto sempre, notte e giorno. Le Suore sordomute si danno il turno e pregano.

Per quale intenzione pregano? Per i Preti, sempre per i Preti! Ho capito! Questo è il segreto del miracolo permanente, che si verifica ogni giorno nella Piccola Casa! … Ed invero Gesù Cristo, vedendosi pregato incessantemente per i suoi Sacerdoti, guarda con occhio di predilezione questo ambiente e manda ogni giorno il necessario.

E chi è stato il fondatore di questa opera meravigliosa? Un povero Prete, il Padre Cottolengo! …

Non so con quale coraggio e convinzione gli anticlericali possano gridare: Abbasso i Preti! Sono ciechi! Eh, fossero anche muti! …

 

Pensiero delicato.

La cittadina di Gangi, sita su alto monte, mi alberga da qualche mese. La popolazione, assetata della parola di Dio, accorre per ascoltare le mie prediche.

Una mattina una pia donna mi dice: Vogliate celebrare una Santa Messa per i Preti morti. Ecco l’offerta! Però desidero che sia celebrata laggiù, nella cappella sotterranea.

Con meraviglia vedo nella cripta esposti i cadaveri dei Preti defunti. Domando: E che significa ciò?

I Sacerdoti di Gangi in questo modo sono ricordati dai fedeli e ricevono suffragi. Hanno lavorato per il popolo ed e giusto che il popolo li ricordi dopo la loro morte.

Pensiero delicato e doveroso! Ancorché non si mettano in un luogo riservato i cadaveri dei Preti in ogni città ed in ogni borgata, dovrebbe sentirsi il dovere di suffragare le anime dei Ministri di Dio.

Non trascurino le anime devote questo atto di carità spirituale verso coloro che hanno tenuta accesa la fiaccola della fede. Di tanto in tanto si facciano celebrare delle Sante Messe e si compiano altre opere di suffragio per i Sacerdoti defunti. Oh, come gradisce Gesù Cristo il ricordo pietoso dei suoi Ministri e come ricambia con grazie particolari!

 

LEZIONE TREMENDA

La Contessa … O… si presentò a Don Bosco in compagnia dei suoi quattro figlioletti. Chiese al Santo Sacerdote la benedizione e poi disse: Che cosa sarà dell’avvenire di questi miei figlioletti?

Don Bosco non voleva parlare, ma dietro insistenza, rispose sorridendo:

Signora Contessa, il primo diventerà un generale, il secondo un bravo avvocato ed il terzo un celebre medico.

E del quarto non dice nulla?

Don Bosco aveva posata la mano destra sul capo dell’ultimo figliuolo e lo mirava con affetto. In quel momento il Signore manifestava al suo Servo che il bambino sarebbe divenuto Sacerdote.

Signora Contessa, ringraziate Dio! Questo figliuolo un giorno sarà Sacerdote.

La madre strinse al cuore il bambino ed esclamò: Mio figlio Prete? … Prima vederlo morto, anziché Prete!

E così sarà! soggiunse Don Bosco.

Dopo qualche mese il bimbo si ammalava ed i medici non riuscivano a curarlo. Quando fu perduta la speranza, la Contessa andò a gettarsi ai piedi di Don Bosco, per implorare la guarigione; ma il Santo rispose: Troppo tardi! La sentenza di morte sul figlio è stata lanciata da voi, o Contessa! … Con Dio non si scherza!

 

Preghiera per le vocazioni.

Questo terribile esempio, che Don Bosco stesso narrava, fa comprendere l’importanza della vocazione sacerdotale, vocazione che è un dono del Signore. Lasciò Don Bosco tra i suoi scritti questo pensiero: Il più gran dono che Iddio possa fare ad una famiglia, è un figlio Sacerdote.

Questo non si comprende da molti. Quando, d’ordinario, un ragazzo esprime il desiderio di divenire Sacerdote, non ci si fa scrupolo a dirgli: Ma che Prete! Studia per medico, per avvocato o per ingegnere! Il Prete guadagna poco!

Chi desse di tali suggerimenti, quale conto dovrebbe dare a Dio! Si sa che i ragazzi sono volubili e basta alle volte una semplice parola per distorglierli dalla via, alla quale forse Dio li chiama.

C’è tanto bisogno di Sacerdoti nel mondo e conviene pregare il Signore affinché susciti le vocazioni sacerdotali.

Gesù Cristo ha detto: La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone della messe perché mandi gli operai nella sua campagna.

Nella parabola di Gesù, la campagna rappresenta il mondo, la messe le anime, gli operai i Sacerdoti. Il Padrone della messe è Dio. A Lui dunque bisogna volgere l’incessante preghiera per ottenere molti Sacerdoti.

 

Il più grande castigo.

Alcuni anni fa, dimorando a Palermo, celebrai la Santa Messa in una Chiesa, lungo la via Paolo Emiliani Giudici. Quanta folla di fedeli! In sacrestia accudiva una donna ed alcuni confrati. Domandai: Chi è il rettore di questa Chiesa?

Nessuno.

E per la celebrazione delle Messe festive come fate?

Andiamo in giro per la città lungo la settimana ed impegniamo eventuali Sacerdoti, i quali hanno la facoltà di celebrare in questa Chiesa due Messe nei giorni festivi.

Ma perché non vi rivolgete al Cardinale e così potrete avere un Sacerdote stabile?

Abbiamo chiesto. La risposta è stata: A Palermo ci sono tante Chiese senza il Prete; appena si ordina un novello Sacerdote, non si sa dove mandarlo per andare incontro alle continue richieste.

Venti Chiese senza Sacerdoti! Quale deficienza! Ma prima non era così! … Vengono meno le vocazioni al Sacerdozio; tutto ciò è castigo di Dio. Diceva Monsignor Bignami, Arcivescovo di Siracusa: Il più grande castigo che Iddio possa mandare al mondo, non è la carestia, la peste o la guerra, bensì la penuria di Sacerdoti.

Il Signore viene molto offeso nella persona dei suoi Ministri, perché il mondo li disprezza, li calunnia e li perseguita; ed affinché si apprezzi il suo dono divino, Egli vuol farli desiderare.

Ricordate, o genitori! Io son Prete e non so proprio come ringraziare Dio di avermi chiamato a sì nobile stato. Il merito è mio? No, di certo. Sono convinto che il Signore abbia ascoltato le vive preghiere di mia madre, donna di esemplare vita.

I genitori, che hanno dei figlioletti, li offrano spesso a Dio con fervorosa preghiera, affinché il Creatore deponga nei teneri cuori il germe della vocazione sacerdotale. Il tempo più adatto a tale preghiera potrebbe essere il momento della Consacrazione nella Messa, della Benedizione Eucaristica e della Santa Comunione.

Quando, o genitori, un vostro figliuolo manifesta il desiderio della vita sacerdotale, non solo non dovete riprenderlo, ma avete il dovere di incoraggiarlo, di sostenerlo, di custodirlo meglio degli altri figli. Se mancate di mezzi finanziari, non perdete la fiducia. In ogni diocesi ci suole essere l’Opera delle Vocazioni Sacerdotali, con borse di studio, per i giovani poveri. Trovate dei benefattori che vi aiutino nel nobile compito.

Ricordate, o genitori, quanto dico per frutto di esperienza: Ordinariamente, quando un giovanetto è chiamato al Sacerdozio e viene ostacolato a seguire la sua vocazione, o resta infelice per tutta la vita, o muore in giovane età, oppure diventa più cattivo degli altri, formando la croce più pesante della famiglia.

 

O Dio, perdonami!

Eravamo coetanei e compagni di banco nella quinta ginnasiale. Ci amavamo davvero e ci esortavamo entrambi al bene. Nel mio compagno spiccava la bontà di animo e l’intelligenza.

Prima di entrare nel liceo, egli manifestò ai genitori la sua decisione: Voglio divenire Prete.

Figlio, che cosa dici? … Non parlare di queste cose! Tu sei l’unico figlio; dovrai ereditare tutti i nostri beni e noi siamo ricchi! … Devi studiare per avvocato! Ti farai un nome! Noi ci teniamo ad avere un figlio che ci onori la casa!

Il mio amico lottò diversi mesi; ma invano. Alla fine depose il pensiero di essere Prete.

Sventurati genitori! Ricordo voi e ricordo anche l’interessamento di parecchi zelanti Sacerdoti e dello stesso Arcivescovo di Catania! Voi, genitori, volevate togliere a Dio il vostro figliuolo! Credevate di poter scherzare con Dio! … Chi prima non pensa, in ultimo sospira! E forse voi, padre e madre senza coscienza, ancora piangete la perdita dell’unico figlio!

Il caro amico superò felicemente il corso liceale ed entrò nell’università. Una malattia lo colpi e lo tenne sei mesi inchiodato a letto; nessuna speranza di guarigione.

Ah, esclamava spesso, il castigo di Dio è sul mio capo! Quante lacrime e quanto rimorso! Rinfacciava ai suoi genitori la loro condotta e concludeva:

Se io riuscirò a rimettermi in salute, subito indosserò la veste chiericale e mi dirigerò al Sacerdozio!

Un giorno prima di morire diceva al Sacerdote che l’assisteva: Per carità, mi si accontenti! Vestitemi ora stesso con quell’abito, che avrei dovuto portare da parecchi anni! … O Dio, perdonami il torto che ti ho fatto, mancando alla mia vocazione! Perdona mio padre e mia madre!…

L’indomani l’excompagno mio era cadavere.

I genitori negarono a Dio il loro figlio e Dio lo rapì. Quanti esempi del genere si potrebbero riportare!

 

L’orfanello,

Mamma, voglio studiare per Prete!

Sì, figlio mio! Non preoccuparti se il padre ti lasciò orfano a due anni ed io ti ho tirato su fino ad oggi. Così farò in avvenire.

Intanto il fratello maggiore non vuole e spesso mi batte. Tutto ciò mi fa piangere!

C’è tua madre a prendere le difese!

Iddio aveva messo nel cuore del ragazzo il seme della vocazione al Sacerdozio. La madre metteva ogni studio per custodire il figlioletto e lo esortava sempre alla preghiera.

Signora, diceva un giorno un Reverendo, vostro figlio è una perla ed un portento di memoria e d’intelligenza! Bisogna farlo studiare per Sacerdote!

Siamo poveri!

Gl’impartirò io le lezioni, gratuitamente!

I primi anni di studio, passarono tra i libri, la zappa e altri lavori di campagna e poi il giovanetto si dedicò completamente allo studio. Dopo entrò nel Seminario. E come pagare la retta?

La povera madre lavorava ed appena poteva vivere. Si rivolse alla carità dei buoni. Chi le dava un po’ di lana, chi un mucchietto di fagiuoli, chi qualche offerta … Ciò che riceveva, le serviva per le spese del figlio seminarista. Così parecchi e parecchi anni.

Alla fine spuntò il giorno dell’Ordinazione Sacerdotale. Che gioia per il giovane e per la mamma!

Quel Prete … è San Giovanni Bosco! Se il piccolo Giovanni si fosse lasciato intimorire dalle minacce del fratello maggiore o se la madre sua avesse perduto il coraggio davanti alle strettezze finanziarie, avrebbe avuto la Chiesa ed il mondo intero un astro così luminoso?… Fortunati coloro che, disposti dalla Provvidenza, vennero in aiuto al piccolo Giovanni Bosco, con opere di carità!… Non dimentichino la storia di Don Bosco, coloro che sono ricchi e possono disporre di borse di studio, a vantaggio dei giovani poveri che aspirano al Sacerdozio.

Chi coopera alla formazione di un Sacerdote, ha una garanzia maggiore di andare in Paradiso.

FINE