AVVENTO E NASCITA DI GESÙ NELLE VISIONI DI CATERINA EMMERICH (Parte 1 di 2)

Dal libro “Vita della Madonna” della beata Anna Caterina Emmerich le visioni dell’Avvento e della Nascita di Gesù (Parte 1 di 2).

Preparativi per il parto

Maria ricevette grande sostegno dalla madre finché questa visse. La casa di Anna era sita nella valle di Zabulon, distante circa un’ora di cammino da Nazareth. Durante l’assenza di Maria, Anna aveva provveduto alle necessità di Giuseppe inviandogli la sua ancella ogni giorno. Vidi che la Santa Vergine si preparava al parto già da due settimane, cuciva e ricamava tappeti, bende e pannolini di ogni specie. Tutto era stato disposto nei minimi particolari. Il nuovo marito di Anna si occupava nel tempio alla cura del bestiame per i sacrifici. Gioacchino era ormai morto da molto tempo. Ogni giorno Anna inviava a suo marito pesci e pani mentre egli pascolava il gregge. il cibo veniva portato in una tasca di pelle divisa internamente in vari scompartimenti. Vidi anche una giovinetta che aiutava Maria nelle faccende domestiche e veniva istruita da Lei. Credo che fosse figlia di Maria di Cleofa. Il suo nome era pure Maria. In questo periodo Giuseppe si era recato a Gerusalemme ad offrire il bestiame per il sacrificio.
Vidi la Santa Vergine circondata da molte altre donne nella sua stanza. Lo stato della sua gravidanza mi parve molto avanzato. Le donne stavano preparando vestiti ed altre cose che dovevano servire al parto di Maria. In particolare le vidi intente a rifinire ed avvolgere un grande tappeto finemente cucito. Eseguivano ricami d’oro e d’argento.
Esse sedevano intorno ad una cassa e avvolgevano un filo di vari colori per mezzo di due piccole aste di legno. La Vergine si preparava in modo adeguato ad accogliere il nascituro e ad organizzare nel modo più conveniente l’ospitalità alle parenti e alle compagne che si sarebbero recate ad aiutarla. La magnificenza di quest’ospitalità avrebbe sancito la nascita del Fanciullo promesso. Quindi furono pure preparati un gran numero di tappeti eleganti e coperture di ogni specie. Avevo già visto uno di quei tappeti in casa di Elisabetta quando era nato Giovanni: era ornato da una quantità di immagini e di sacre sentenze e nel mezzo si vedeva assicurato una specie di mantello
chiuso e comodo, entro il quale si avvolgeva la partoriente, ma già ne avevo parlato a suo tempo. Anna era affaccendata per prendere la lana e per organizzare i vari lavori domestici.

Giuseppe è invitato dall’Angelo a mettersi in viaggio con Maria Santissima per recarsi a Betlemme

Dopo aver lasciato l’offerta sacrificale in una stalla vicino a Gerusalemme, Giuseppe si mise in cammino verso Betlemme per osservare la legge, la quale ordinava che ciascuno dovesse prendere istruzioni nel luogo di nascita circa le nuove disposizioni sul censimento e le imposte. Giunto a Betlemme, Giuseppe pensò di stabilirsi qui con Maria, dopo che Lei avesse compiuto il rito di purificazione al tempio di Gerusalemme. Non saprei dire perché Giuseppe non dimorasse volentieri a Nazareth.
A Betlemme egli infatti si informò sul materiale occorrente per fabbricarvi la sua abitazione. Quando ebbe ottenuto tutte le informazioni necessarie, se ne tornò all’albergo vicino a Gerusalemme; prese gli animali dalla stalla e li condusse al tempio, poi si affrettò a ritornarsene a casa. Era forse mezzanotte, la notte era assai fonda quando egli si trovò ad attraversare il campo Chimki, a sei ore circa di distanza da Nazareth. Improvvisamente il cammino gli venne interrotto da una luce radiosa, allora Giuseppe vide un Angelo che lo esortò a prendere Maria e a ripartire subito alla volta di Betlemme, dove Lei avrebbe dato alla luce il Bambino. Poi l’Angelo lo istruì
perfino sugli arnesi e sulle cose che avrebbe dovuto portare. Gli raccomandò di condurre con sé, oltre all’asino su cui si sarebbe seduta Maria, anche un’asinella di un anno che non avesse ancora generato. L’asinella avrebbe fatto loro da guida segnando il cammino, perciò doveva essere libera da ogni cavezza o fune. Anna aspettava a Nazareth l’arrivo di Giuseppe ignara di tutto; era convinta che il Pargoletto avrebbe visto la luce nella casa di Nazareth, infatti si era affaccendata con Maria per organizzare la casa in funzione di questo evento, ma i disegni del Signore erano altri. Alla sera giunse Giuseppe.

Giuseppe comunica a Maria l’invito dell’Angelo: partenza della Sacra Famiglia

Appena giunse nella casa di Nazareth, Giuseppe raccontò ciò che nella notte gli era stato comunicato dall’Angelo. Andarono quindi all’abitazione di Anna e fecero i preparativi per la partenza. Anna si mostrava assai afflitta; Maria invece sapeva già che il parto sarebbe avvenuto a Betlemme e aveva taciuto solo per un sentimento di umiltà. La Vergine infatti era stata istruita dalle profezie sulla nascita del Messia. Questi scritti le erano stati forniti dalle maestre del tempio con alcune rivelazioni orali.
Spesso Maria li rileggeva e poi pregava Iddio ringraziandolo della prossima nascita del Redentore dell’umanità. La Madonna si affrettava quindi a compiere il volere divino senza curarsi dell’asprezza della stagione, senza temere il freddo delle valli che si accingeva ad attraversare. Quella stessa sera Giuseppe e Maria partirono, accompagnati da Anna, Maria di Cleofa e alcuni servi. Vidi Maria seduta sulla sella dell’asino condotto per mano da Giuseppe; il somaro era carico anche dei bagagli.
Frattanto il marito di Anna era sul pascolo ad accudire il gregge.

Il viaggio: come la Sacra Famiglia si lascia guidare dall’asinella. L’albero di
terebinto della sacra tradizione

Stamattina ho veduto i santi Viaggiatori giungere al campo di Ginim, quello situato a sei ore da Nazareth, il luogo dove apparve l’Angelo a Giuseppe. I servi di Anna avevano procurato loro un’asinella di un anno che avrebbe dovuto guidare la santa Coppia sulla strada giusta. Commovente fu l’addio che Anna e Maria di Cleofa fecero ai viaggiatori prima di tornarsene all’abitazione con i servi. Il viaggio continuò diretto verso i monti di Gilboa. Quindi lasciarono da parte le città e continuarono per le vie solitarie che indicava l’asinella con il suo trotto. Li vidi alloggiare in un podere di Lazzaro nella direzione della Samaria. L’amministratore del podere li accolse amichevolmente perché aveva avuto l’occasione di conoscerli già durante gli altri viaggi. Questo podere era ricco di bei frutteti e viali; la posizione era così elevata che dal terrazzo si godeva una magnifica ed estesa prospettiva. Lazzaro aveva ereditato questo podere da suo padre. Gesù nei suoi pellegrinaggi si fermò più volte a predicare in questi dintorni. I padroni di casa si intrattennero amichevolmente con la Santa Vergine, si meravigliarono però che nelle sue condizioni avesse osato intraprendere un viaggio così lungo. Vidi poi l’asinella saltellare in modo strano intorno a loro.
L’animale guidava Giuseppe e Maria con dei simbolismi molto chiari: se bisognava proseguire diritti, senza voltare a destra o a sinistra, essa andava avanti o li seguiva saltellando; invece se bisognava voltare a un bivio li precedeva indicando con i suoi passi il retto sentiero. Quando la santa Coppia faceva sosta, l’asinella rimaneva tranquilla a breve distanza. Dopo alcune ore di cammino, la Sacra Famiglia attraversò una fredda valle che portava verso un colle. Era notte e sembrava che fosse scesa molta brina. La Vergine aveva molto freddo ed era stanchissima, chiese allora a Giuseppe di fare una sosta. Appena espresse questa richiesta l’asinella si fermò sotto un grande albero antico di terebinto, vicino al quale c’era un pozzo. Giuseppe stese sotto l’albero alcuni tappeti e preparò il giaciglio alla Vergine; poi prese una
lampada dalla sua bisaccia e l’appese ad uno dei rami inferiori dell’albero, come usavano i viandanti che viaggiavano di notte. La Vergine pregò ardentemente Iddio che non la facesse soffrire troppo per il rigore della stagione. Mentre pregava in questo modo si senti pervadere nelle profondità del cuore da un’ondata di calore; allora porse le mani a Giuseppe per trovare conforto. Fecero un breve pasto con piccoli pani e frutta e bevvero acqua mista al balsamo, che Giuseppe aveva portato in un fiaschetto per confortare Maria. Il sant’uomo soffriva molto nel vedere la Vergine in quelle condizioni e cercava perciò di consolarla in ogni modo. Quando Maria si lamentava per il freddo, egli le parlava del buon alloggio che sperava di trovare a Betlemme. Le
disse di conoscere una famiglia presso la quale, con un modico compenso, avrebbero ricevuto una buona sistemazione. Giuseppe espresse l’opinione che è sempre meglio pagare qualche piccola somma piuttosto che ricevere un alloggio gratuito; egli si attendeva molto da Betlemme. Le sue erano speranze umane. Non credo che avessero trascorso tutta la notte sotto quell’albero. L’albero di terebinto della sacra tradizione Il luogo in cui la Sacra Famiglia fece questa tappa appartiene alla sacra tradizione ebraica dell’Antico Testamento. Il terebinto è considerato un albero sacro ed antico che si trova nella pianura di Moreh, presso Sichem. In questo stesso luogo, sotto quest’albero, vidi Abramo mentre riceveva dal Signore la promessa del Paese per i suoi successori; Abramo vi innalzò un altare. Inoltre Giacobbe vi sotterrò gli strani
idoli di Labano, ed i gioielli della sua famiglia, quando si recò a sacrificare in Bethel.
Sotto quest’albero poi Giosuè edificò la capanna in cui pose l’Arca dell’Alleanza, innanzi alla quale il popolo radunato promise di abbandonare il culto degli idoli. In questo luogo Abimelech, figlio di Gedeone, fu salutato re dei sichemiti…
Vidi la Santa Famiglia giungere ad un cascinale sito a circa due ore di strada a sud dell’albero sacro. La padrona della locanda era assente ed il marito li cacciò via bruscamente, rifiutando loro l’ospitalità. La Sacra Famiglia allora fu costretta a continuare il viaggio finché l’asinella si fermò dinanzi ad una capanna. Maria e Giuseppe vi entrarono e videro alcuni pastori affaccendati, costoro li accolsero bene e diedero loro della paglia per riposare. Essi ebbero particolare riguardo per Maria. Più tardi questi pastori si recarono al cascinale e raccontarono alla padrona quanto brava e pia fosse la Coppia che loro ospitavano. Dissero inoltre che Maria, donna bella e dall’aspetto di una santa, aveva bisogno di un pasto caldo perché gravida e stanca.
Allora la padrona commossa, dopo aver rimproverato aspramente il marito per aver negato l’ospitalità a gente così brava, si recò con due fanciulli e delle provviste a far visita alla Coppia. Ella senti il bisogno di scusarsi sinceramente per il malfatto del marito. In un primo momento non osò entrare nella capanna perché si sentiva in colpa, ma poi si fece coraggio, entrò ed offrì le vivande. Chiese quindi perdono per la scortesia del suo consorte. La donna li consigliò di continuare il viaggio e superare il colle, poiché dall’altra parte avrebbero trovato una buona locanda per riposare. Il luogo dove essi adesso si trovavano era fra Samaria e Thebez, a nord di un’alta collina. A mezzogiorno di questo luogo, al di là del Giordano, si trova Succoth, e più lontano ancora Ai-non. Seguendo il consiglio della locandiera, i santi Coniugi si rimisero in cammino verso mezzogiorno e dopo circa due ore giunsero alla locanda descritta dalla donna. Il luogo era composto di alcuni edifici circondati da giardini. Erano ricoveri per il pernottamento. Vi si scorgevano anche alte masse d’arboscelli di erbe terapeutiche nel lato sud della foresteria. La Vergine discese dall’asino, che era condotto per la cavezza da Giuseppe, e si avvicinarono alla casa. Ma l’oste si scusò dicendo che la casa era già tutta occupata. Allora la Vergine si avvicinò alla moglie di costui e la pregò umilmente per il ricovero. La donna profondamente intenerita da quel contatto profondamente umano pregò il marito di aiutare quella Coppia in qualche modo. Vidi infine il padrone della locanda assegnare loro una comoda stanza in una capanna vicina. Quando costui condusse l’asino nella stalla non vidi più l’asinella, infatti durante le soste non la vedevo mai. Nella stanza, Giuseppe iniziò a pregare fervorosamente insieme alla Santa Vergine per celebrare il sabato. il loro sentimento devozionale mi commosse nella profondità del cuore. Dopo essersi ristorati, si riposarono sulle stuoie.

La Vergine istruisce i figli dell’oste – Il viaggio continua

Oggi ho visto la Santa Coppia trattenersi il giorno intero in questa locanda. Vidi la Vergine che aiutava i tre figli dei proprietari a leggere. Vicino a Lei c’erano anche alcune donne: la madre dei bambini e la moglie dell’oste che li aveva scacciati.
Quest’ultima si era recata di nuovo in visita perché attratta dal carisma della Santa Vergine. Maria, aureolata d’amore, faceva leggere i fanciulli su piccoli rotoli di pergamena, istruendoli in un modo così gentile che i piccoli sembravano profondamente affascinati dalle sue parole. Era commovente vedere quella scena, ancor più toccante per lo spirito era sentir parlare Maria. Intanto San Giuseppe passeggiava con l’oste nei dintorni e, ammirando i prati e i giardini, discuteva di argomenti edificanti. Tale è l’uso delle pie persone in occasione della festa ebraica del sabato. La Sacra Famiglia si trattenne in questo luogo anche la notte successiva.
La famiglia di quest’oste era veramente buona, si era affezio nata tanto alla Santa Vergine da offrirLe ospitalità per il parto. Affabilmente i padroni della locanda le mostrarono una stanza comodissima che le sarebbe stata assegnata per il tempo del parto. La padrona offrì in modo molto cordiale ogni servizio. Ma essi rifiutarono, perché consci della missione che dovevano compiere. Il mattino seguente, quindi, si rimisero in viaggio seguendo la direzione sud-est ed allontanandosi sempre più dalla Samaria. Discendendo dal colle, scorsero il tempio sul monte Garizim che si vede anche in grande lontananza. Leoni e un’infinità di figure di animali, statue dai molteplici aspetti esposte ai raggi del sole, adornavano le terrazze superiori del monte.
Sembravano custodi dell’eternità. Giuseppe e Maria viaggiarono per altre sei ore, poi presero alloggio in una ragguardevole dimora di contadini, dove furono accolti cortesemente. Questa casa era situata circa ad un’ora da Sichemnella direzione sud-est.
il padrone era sovrintendente dei giardini della città che appartenevano ad alcune famiglie agiate. La dimora era posta sopra un lieve pendio. Da questo luogo a Betlemme si stendeva una catena di lunghe vallate dove vi erano disseminate numerose case di pastori. Anche qui, tempo dopo, si fermerà a predicare Gesù. Ho visto molti fanciulli che Giuseppe benedisse prima di ripartire.
Vidi Giuseppe e Maria mentre percorrevano un paesaggio montuoso; spesso la Santa Vergine scendeva per camminare a piedi. Per la Madre di Dio, a causa dell’avanzata gravidanza, il viaggio era divenuto quasi impossibile. Infatti Maria si stancava presto e ogni qualvolta si presentava un luogo adatto si fermavano a riposare ed a ristorarsi.
Vidi che si ristoravano spesso con quella bevanda assai rinfrescante a base di balsamo e mangiavano piccole forme di pane. Inoltre durante le numerose soste la santa Coppia si nutriva e si dissetava con la buona frutta degli alberi. Vedevo Maria sedere sulla sella senza cavalcare l’asino, ma appoggiando i piedi da un solo lato. Il movimento dell’animale era docile; in questo modo Lei poteva viaggiare nonostante fosse gravida.
Spesso i santi Viandanti si bagnavano i piedi per ristorarli dalla calura e dal peso del cammino. Nell’oscurità della notte vidi Giuseppe chiedere ospitalità ad un oste. Questi, senza tenere in alcun conto le condizioni di Maria, lo trattò bruscamente mandandolo via. Furono costretti a continuare il cammino finché l’asinella si arrestò davanti ad un
tugurio in cui c erano paglia e avena. Giuseppe accese la lampada e preparò un giaciglio a Maria, aiutato da lei stessa. Poi condusse dentro l’asino. La santa Coppia, dopo aver mangiato, pregò e dormi per alcune ore. Erano a ventisei ore di cammino da Nazareth e a dieci da Gerusalemme. Finora mai avevano battuto alcuna strada maestra, ma sempre seguito da vicino le carovaniere che conducevano dal Giordano alla Samaria. Le vie laterali e le scorciatoie che Maria e Giuseppe attraversarono tra i monti erano assai strette e anguste; gli asini però potevano percorrerle con destrezza.

Il viaggio si avvicina alla fine Ingresso nella grande casa del pastore

Lasciato questo tugurio continuarono il cammino risalendo il colle. Credo che
toccassero la strada che conduce da Gabara a Gerusalemme, la quale formava il confine tra la Samaria e la Giudea. Mi sembrò che la santa Coppia fosse distante ancora molte ore da Betania quando Maria senti il bisogno di riposo e di ristoro.
Giuseppe allora volse per una via laterale e andarono avanti ancora per circa mezz’ora.
Giunsero così ad un bel fico, dove spesso in altri viaggi Giuseppe aveva visto
accampati pellegrini e mercanti, ma lo trovarono spoglio e si sentirono molto afflitti.
Così proseguirono ancora per un tratto e giunsero presto nelle vicinanze di una casa, allora Giuseppe bussò a quest’uscio e chiese ospitalità al padrone. Quest’ultimo alzò la lampada sul viso della Santa Vergine e subito beffò Giuseppe, chiedendogli se fosse per gelosia che conduceva con sé una moglie così giovane e bella in quelle condizioni.
In quel momento uscì la moglie di costui e, mossa a pietà dello stato di Maria, assegnò loro cortesemente una stanza in un’ala separata della casa e portò pure dei pani perché si rifocillassero. Anche il marito, che subito dopo si era pentito per la beffa fatta, prese a trattare i santi Viaggiatori con ogni gentilezza. Il giorno seguente si rimisero in cammino, poi li vidi entrare in un altra casa abitata da giovani. Un vecchietto girava per le stanze appoggiandosi ad un bastone, nessuno si curava di loro e tutto dava un’impressione di squallore. Vidi Gesù, dopo il battesimo, che visitò la casa in cui il proprietario si era beffato di Giuseppe; Egli vide una specie di altare eretto nella stanza dove avevano dormito i suoi Genitori. Ebbi la percezione che quella famiglia avesse costruito quell’altare appena aveva appreso la meravigliosa nascita di Cristo. Il viaggio di Maria e Giuseppe si avvicinava dunque alla fine, mentre la Santa Vergine risentiva sempre più le pene fisiche della stanchezza. Invece di attraversare il deserto di
Betania, via molto scomoda ma molto più breve, essi allungarono il cammino di un giorno e mezzo percorrendo le campagne poste ad oriente di Gerusalemme. Giuseppe conosceva benissimo questi luoghi poiché suo padre vi aveva posseduto i pascoli nelle vicinanze. Prodigiosamente l’asinella li aveva guidati per quest’altra strada attraverso le valli, avvicinandosi così al Giordano.
Ho veduto i santi Viaggiatori entrare in una grande casa, posta a tre ore di cammino dal luogo del battesimo di Giovanni sul Giordano e sette circa da Betlemme. Questa è la stessa dimora dove trent’anni dopo Gesù vi trascorrerà la notte dell’11 ottobre (leggere le visioni della beata per capire di quale notte si tratta – ndr), quando si recherà a visitare il Battista dopo il battesimo. Pare che il padrone fosse assai ricco, la casa era grande, aveva annesso un cascinale e nel cortile si vedeva un pozzo. Vedevo servi andare e venire, recando cibi e radunarsi per il pasto. Il padrone accolse gentilmente i viaggiatori, si dimostrò cortese e pieno di premure verso di loro.
Li fece entrare in una comoda sala ed ordinò che si avesse cura del loro asino. Un servo condusse Giuseppe al pozzo e gli lavò i piedi, poi gli diede altre vesti mentre puliva il suo abito dalla polvere. Un’ancella rendeva uguali servizi a Maria. In questo luogo la santa Coppia mangiò e trascorse la notte. La consorte del padrone aveva un carattere assai stravagante, viveva isolata in una camera. Era ancor giovane e di mentalità vana, perciò avendo veduto di nascosto i due viaggiatori, fu gelo sa della bellezza di Maria.
Non volle che si fermasse a lungo o partorisse in casa sua, così fece di tutto affinché i santi Viaggiatori ripartissero il giorno seguente. Vidi in quella casa anche alcuni fanciulli. Questa è la stessa donna che trent’anni dopo, l’11 ottobre, fu trovata da Gesù cieca e deforme; Egli la guarì dopo averla ammonita per la sua vanità e la sua inospitalità.
Oggi, verso mezzogiorno, ho visto la santa Coppia ripartire da quella casa; alcune persone accompagnavano i due Sposi per un tratto di strada. Poche ore dopo, Giuseppe e Maria entrarono in un villaggio consistente in due lunghe file di caseggiati con cortili e giardini. I caseggiati erano attraversati da una strada molto larga. Giuseppe aveva dei parenti in questo luogo e intendeva chiedere a loro ospitalità. Appena giunti alla periferia del paese trovarono subito la grande abitazione dei parenti. Nel cortile si vedeva una grande fontana, dappertutto c’erano drappi neri e videro molti uomini riuniti certamente per una cerimonia funebre. Entrati nella casa, notarono che erano state tolte le pareti di vimini che servivano a formare altrettanti locali separati, così si aveva un solo e vasto locale, nel cui centro vi era il focolare col condotto per il fumo.
Davanti al focolare era collocata qualcosa che assomigliava ad una bara avvolta in una stoffa nera. Numerose persone erano intorno a questa bara e pregavano; vestivano abiti lunghi e neri, sopra i quali avevano indossato delle camiciole bianche. I padroni erano occupati nella cerimonia e non accolsero gli ospiti, i servi però andarono loro incontro e usarono ogni riguardo specialmente con Giuseppe. Solo alcune ore dopo la famiglia, senza più indosso le camiciole bianche, si recò a visitare Maria e Giuseppe e si intrattenne amichevolmente con loro; presero tutti insieme qualche ristoro, pregarono e poi andarono a dormire.

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