IL MISTERO DEL PURGATORIO

Questo libricino contiene le esperienze mistiche di una santa donna (la cui identità non è mai stata svelata), vissuta lo scorso secolo, che aveva apparizioni di nostro Signore Gesù Cristo e veniva trasportata in corpo e anima nel Purgatorio, il Luogo della Misericordia Divina. 

IL MISTERO DEL PURGATORIO

INTRODUZIONE

Lo Spirito soffia dove vuole. In un paese di montagna, ai nostri giorni, esso ha scosso fin nel profondo un giovane cuore. Qui, in queste pagine, percepiamo la sua voce, una voce semplice, infantile, e insieme così singolare. Parla di cose misteriose, eppure comuni a tutti gli uomini. Chi non ha mai parlato con i suoi morti? Qui sono accennati questi colloqui, nella quiete dello spirito che prega, con coloro che tacciono per sempre. Fra la condizione delle «povere anime» nel luogo della purificazione, e la nostra condizione nella amata luce del sole è uno scambio ed un passaggio di conoscenze e dalla notte, in cui nessuno può più operare, giunge l’avvertimento chiaro e severo dell’ «operate dum lucem habetis». Mi pare che in tutta semplicità un occhio abbia visto di più, un orecchio inteso di più di quanto è concesso ai sapienti di questo mondo. Qui è una figlia del popolo provvista, non so come, né donde, di una sapienza che non si può avere senza grazia dall’alto. Come, altrimenti, se si prescinde dall’insegnamento della Chiesa, dagli uomini e dalle donne illuminati, un animo illetterato, nel mattino della sua vita, avrebbe potuto attingere, in se stesso, tali inusate verità? Ciò che viene detto ad esempio sulla divina dottrina del «salutare discernimento», in profondo inconsapevole accordo con S. Tommaso d’Aquino, non può, di per sé, penetrare abbastanza lontano fra gli uomini, abbastanza profondamente nel loro cuore. E nessuno si scandalizzi se la lingua, come talvolta la sorgente sottile, fatica a trovare la via fra il pietrame ed i molti ostacoli. Molto più, noi ci auguriamo di essere ringraziati se la natura è rimasta natura. Per il resto il lettore veda da sé. Poiché ciò che è genuino convince da se stesso ed anche la piccola campana si unisce all’armonia della grande campana, quando manifesta la lode e la verità di Dio.

IL MISTERO DEL PURGATORIO 31 Agosto 1931

Nel Purgatorio ho conquistato le più istruttive esperienze, là ho abbracciato i miei proponimenti migliori. Spesso io mi trattengo ore ed ore in questa scuola, per imparare a liberarmi di tutto ciò che non piace a Dio. II Purgatorio è un luogo di misericordia e di bontà. Non avrei mai pensato che Dio fosse così infinitamente buono colle povere anime. Questa è stata e rimane ancora per me la più grande novità. In nessun altro luogo ho visto l’amore misericordioso effondersi così traboccante. Qui – in questo Purgatorio – io ho ritrovato l’amore e la misericordia di Dio tali e quali la mia anima li andava cercando. Quando un’anima muore in un atto di pentimento, allora essa giunge a Dio. Alla sua presenza, nella sua vicinanza, un raggio di conoscenza trapassa l’anima: essa vede la bontà e l’amore di Dio ed in questo momento comincia il pentimento, cioè il Purgatorio. È come se l’anima implorasse Dio: posso io ancora riparare? Posso io vivere ancora? E Dio risponde: sì, tu puoi essere introdotta nel noviziato del cielo e tutto, tutto qui riconoscere ed espiare; allora diventerai pura e potrai entrare nel mio regno. Oh, con quanta gratitudine ogni anima inizia il suo Purgatorio! Ogni anima è felice che Dio sia così buono ed ancora la mandi nel Purgatorio. Essa ringrazia il Sangue Prezioso, per i meriti del quale il Purgatorio le è stato donato. Luogo di liberazione, dove le anime sono sottratte all’abisso; estrema salvezza, escogitata dall’amore misericordioso… Il Purgatorio è un luogo di conoscimento: qui le anime si risvegliano dal loro sonno… Qui soltanto esse vedono effettivamente come Dio è amoroso e buono e grande. E riconoscono di aver disconosciuto e spesso turbato questo grande amore e questa bontà. Vedono i grandi doni di cui la loro vita è stata colmata e tutte le grazie ed i beni giocati, perduti, e le amare sofferenze del Salvatore, a cui esse non hanno offerto il cuore; l’amore di Dio sta davanti a loro nella sua pienezza ed esse riconoscono il torto fatto a Lui ed al suo amore. Allora brucia il fuoco che strugge le anime, lo spasimo che può essere alleviato solo dal Sangue Prezioso, riscatto di tutti i peccati. Io penso sempre: le povere anime soffrono per la bontà e l’amore di Dio. Quanto più si eleva davanti a loro questo amore misericordioso, tanto più vivo è il loro patire. Nell’eternità le anime non sono indurite come durante la vita. La bontà di Dio, l’amore misericordioso di Dio ed un raggio della sua maestà sciolgono il loro irrigidimento. Dio non è duro e crudele colle povere anime, come molti immaginano: oh, no, Egli è buono, pieno di amore e di misericordia, e ciascuna anima può conoscere questa sua bontà. Mi sembra di udire risonare un mormorio in tutto il Regno del Purgatorio. Oh, come è buono, come è buono Dio; se l’avessimo conosciuto, se avessimo voluto conoscerlo meglio, comprenderlo meglio, amarlo di più! Riconoscere l’amore divino, riconoscere la propria opaca durezza procura all’anima acuti tormenti. Io lo esperimento nel mio stesso cuore: contrasto così violento che deve provocare dolore. Ma è anche un beato soffrire: non c’è disperazione in esso, perché le povere anime sanno con certezza che esse non andranno perdute. Sanno come Dio sarà misericordioso e le accoglierà nel Cielo, dove tutto è stato perdonato e dove Egli eternamente ricompenserà il poco bene che esse hanno compiuto in vita. La forza di questo amore è così potente che le anime possono reggere solo con spasimi di pentimento. Ma per quanto il pentimento le faccia soffrire, esse sono felici; libere da minacce e da dubbi, semplicemente dirigono la loro rotta verso l’eterna luce. Nel Purgatorio ho imparato la riconoscenza verso il Sangue Prezioso. Qui tutto è irrorato e beatificato dal Sangue Prezioso. Qui ne vedo i benefici. E penso: solo col Sangue Prezioso possiamo a nostra volta consolare le povere anime. È il modo migliore che ci sia dato di adorare ed applicare il Sangue Prezioso. Oh, nel Purgatorio esperimento tanta consolazione del Redentore! Qui vedo come le anime restituiscono a Gesù ciò che Gli hanno dissipato e perduto. I molti spazi vuoti devono essere nuovamente colmati. Mi sembra come un mosaico composto con mirabile arte divina dalle molte anime. Tutte le grazie che noi possediamo sono incastonate in questa arte divina. Quando noi, distruggendo e perdendo tante pietruzze, non ci diamo pensiero del mosaico della nostra anima, allora compaiono i vuoti. Nel Purgatorio il quadro deve venire completato: tutto deve ritornare al suo posto ciò che è stato perduto, perché nulla manchi alla magnificenza di Dio. Dio stesso – il meraviglioso Iddio – sarebbe distrutto, se ogni cosa non fosse ristabilita. Nulla può mancare nelle anime che entrano nel Cielo, altrimenti mancherebbe qualcosa a Dio stesso e la beatitudine in Dio non sarebbe più perfetta. Noi siamo chiamati anche a questo, a diventare la magnificenza di Dio. Mirabile mistero che io non posso descrivere, ma solo contemplare: noi apparteniamo tutti a Dio, siamo come le sue membra. Proprio qui è la ragione per cui deve esistere un Purgatorio: io lo chiamerei anche «officina di riparazione». Per amore e per grazia il buon Dio pone le anime nel Purgatorio. Se le anime non avessero bisogno di essere divinamente pure per entrare nel cielo, non godrebbero eternamente di quella beatitudine di cui godono dopo simile purificazione. Dopo, hanno una più grande comprensione di Dio e godono eternamente di più. Il più lungo Purgatorio non è nulla al confronto delle gioie che esse sanno di poter attendere. Perciò non vi è anima senza consolazione, per quanto sprofondata tra le fiamme: la certezza di soffrire solo in vista di una eterna felicità è consolazione, sole dell’amore misericordioso… Ma non tutte le anime hanno un identico Purgatorio. Chi maggiormente ha peccato, si pensa, sarà più a lungo separato dalla visione di Dio. Questo può avvenire, certamente, ma forse non sempre. Nel Purgatorio ho imparato a non pronunciare più il mio giudizio su tali questioni. Dio ha infinite scuse misericordiose: è meraviglioso esperimentarle nel Purgatorio. Spesso, nell’eternità le cose sono completamente diverse da come noi le pensiamo. Non siamo né capaci né degni di farcene un’immagine, non siamo degni di mescolarci al giudizio di Dio. Oh, quanto completamente diversa dalla nostra risulta la sentenza divina! Quanto completamente diversa… Spesso si pensa: questa anima è certamente perduta – o per lo meno è ancora profonda nel Purgatorio – ed è invece già da lungo tempo nel cielo. E spesso si pensa, sì, molto spesso: questa anima è ormai da lungo tempo nel cielo, era una santa, ed essa è invece nel profondo del Purgatorio. Dio solo conosce i suoi cuori, Dio solo ha il diritto di giudicare… Dio è nei suoi giudizi mirabilmente delicato e sottile, mentre noi siamo spesso così duri e ottusi. Dio non commette contro nessuno ingiustizie. Nessuno, purché abbia avuto buona volontà, soffrirà per il suo giudizio. Dio, giudice, è così delicato, così amabile, così giusto!


QUALI ANIME SOFFRONO DI PIU’ NEL PURGATORIO E QUALI DI MENO?

Le anime nel Purgatorio sono avviluppate come da un velo, da una dura corteccia. È la corteccia che le ha racchiuse nella vita terrena: il proprio io, l’eccessivo preoccuparsi di sé, il mondo, il pensiero di sé e della propria reputazione e tutte le cose che erano apparse così importanti… Di queste cose è fatta la corteccia e la luce di Dio quasi non riesce a penetrarla. Ci sono anime che non si chiedono seriamente se la loro vita piace a Dio, e che, senza timore, credono che tutto proceda bene. Persone che vanno in chiesa, e pregano anche, e compiono opere buone, eppure si forma una «crosta» attorno all’anima.

Pensano che ciò che fanno vada tutto bene. Non si pongono interrogativi sui desideri di Dio, fanno tutto senza amore, senza timor di Dio e ottundono la coscienza con l’adempimento dei doveri esteriori. Se uno fa loro osservare le loro mancanze, esse trovano una giustificazione per tutto. Ci sono molte di queste anime nel Purgatorio; ed anche laggiù esse sono così insensibili alla conoscenza. La conoscenza giunge dapprima per gradi: a poco a poco la luce divina trapassa l’involucro e ridesta l’anima dal suo sonno. Ci sono uomini che in vita avevano grande saggezza, e che hanno anche fatto del gran bene all’umanità, che hanno speso la loro parola per tutto ciò che era buono e giusto: ma, poiché ciò avveniva solo per la loro propria ambiziosa saggezza, essi si sono completamente ingolfati nello spirito del mondo, vivendo in una eccessiva indipendenza, senza intrattenersi col Maestro divino. Queste anime giungono nell’eternità con la più grande ignoranza. Sulla terra erano state mature in tutto, ed ora si trovano nel più profondo imbarazzo. Sapevano tanto, ed ora non sanno nulla. Perché solo ai piccoli viene rivelata la grandezza… Questi uomini saggi hanno spesso un’anima ottusa… Spesso devono rimanere a lungo nel Purgatorio: fino a quando si sono sciolti da se stessi, fino a quando si sono destati dal loro sonno, fino a quando non sono più storditi dal proprio «io». Giacciono come morti nel loro involucro: fino a quando l’eterna luce non lo ha infranto aprendolo. Queste sono le anime più impacciate. Portano tanto «mondo» e tanto «io» su di sé. Appena cominciano a ridestarsi, la luce penetra purificandole sempre di più; allora le anime diventano più sensibili a tutte le preghiere che si fanno alla loro intenzione, a tutte le S. Messe, a tutte le opere buone. Cominciano ad accorgersi, dapprima a poco a poco, che hanno bisogno di Dio: in vita, hanno sentito poco il bisogno di Lui. Appena si destano, alla conoscenza e al pentimento, diventano felici, ma fino al quel risveglio soffrono in modo particolarmente grave, soffocano nel loro involucro, non hanno né luce, né aria. Ci sono nel Purgatorio dei saggi che sulla terra erano in grande onore ed ora si trovano in profondo imbarazzo… Qui spesso il più misero fanciullo è il più saggio. Lo vedo: solo ai piccoli vengono rivelate le cose grandi. II Buon Dio è infinitamente delicato nel suo giudizio. II vero bene che l’anima possedeva, Egli lo purifica e lo mantiene splendente, per ricompensare con esso l’anima, eternamente. Anche se tante e tante colpe si sono accumulate, Egli non permette che quel bene vada perduto. Presso di Lui tutto viene riconosciuto, anche il più piccolo sacrificio. Oh, se noi volessimo riconoscere tutto il bene che Dio ci fa, e come Egli riconosce il nostro bene! Come dobbiamo vergognarci della nostra sconoscenza davanti a Dio! Nel Purgatorio dobbiamo riconoscere tutto il bene che ci viene da Lui e ringraziare. Qui tutto passa ancora una volta davanti all’anima e tutto deve essere soddisfatto. Soffrono un lungo Purgatorio anche le anime che sulla terra furono devote a causa degli uomini. Io vedo nel Purgatorio molte anime che vollero diventare sante per amor proprio e per ostinazione, ovvero si proposero una vita santa per piacere al direttore spirituale. Ci sono laggiù anime che hanno ingannato i loro confessori e direttori; il movente delle loro azioni non era Dio solo, ma il loro proprio onore, il desiderio di apparire belle.

Ci sono anime che coltivarono tutte le opere di pietà, ma non erano umili; che non vollero riconoscere nessun errore, che, comprese di sé, pensarono di essere sulla via migliore. Anime che si sottoponevano a penitenze per orgogliosa imitazione dei santi e non per umiltà e pentimento. C’è tanta imitazione che non si può quasi distinguere da ciò che è autentico! Ma Dio non Lo si può ingannare… Ci sono anime che ebbero un orgoglioso desiderio di diventare sante, che si rimiravano nel numero dei loro sacrifici e delle loro penitenze: che erano capaci di fare tutte le grandi cose e trascuravano i piccoli, essenziali doveri. Anime tali sono nelle più profonde fiamme del Purgatorio: la loro vita è stata una bugia. Oh, come deve bruciare qui la verità eterna! Dio non è contento di queste anime, ed esse lo sentono in un grande tormento. Ma ci vuole tanto fino a che esse siano contrite, come Dio vuole; fino a che il duro «io» riesca a piegarsi. Appena spuntano questa contrizione e questa conoscenza, l’anima viene indicibilmente annientata dalla luce divina, fino a quando sarà dilatata nell’amore misericordioso, e non più lei vivrà, ma Gesù in lei. Fui stupefatta da questa esperienza, ed ho imparato ad essere prudente. Non cerco più nulla di grande nelle anime, ma solo cose piccole e semplici. Ed ho imparato sempre di più ad essere piccola e semplice. Ci sono dunque nel Purgatorio anche anime che hanno ingannato e per queste non prega nessuno, perché la gente le riteneva pie. Oh, infelici! Gesù me le ha mostrate, perché io preghi per esse, dal momento che gli altri le credono in cielo. Queste anime, che vissero così rigidamente chiuse in se stesse, hanno tanto bisogno del fuoco dell’umiliazione. Se un’anima, per quanto devota, e capace di tutte le opere dei santi, non è contrita ed umile, persino le sue virtù diventano difetti. Questo è stato per me un altro grande insegnamento: che nel Purgatorio le stesse virtù vengono purificate. Quanto spesso ci sono virtù che non sono pure! Specie se alle virtù manca la luce dello Spirito Santo, se sono virtù semplicemente naturali. Le virtù sono pure solo quando sono insieme sapienti, e hanno una misura e non sono unilaterali e quando vengono dall’umiltà del cuore e sono amore. Insomma, quando non manca ad esse la guida dello Spirito Santo. Anche nelle virtù non si può vivere per se stessi. Ci sono virtù che racchiudono in sé molti piccoli vizi. Perciò anche le virtù devono essere purificate. Spesso noi contaminiamo le grazie e le virtù con il nostro proprio io. Appena le virtù sono adornate dal timor di Dio, allora diventano pure. Continuamente dobbiamo innalzare lo sguardo a Dio e dire: Oh, Salvatore, aiutami anche qui, perché io agisca rettamente. Nessuno è tanto sicuro dell’aiuto e della misericordia divina, come l’anima che diffida di se stessa. Nessuno può starsene così tranquillo come l’anima che è contrita e insieme piena di fiducioso timore di non agire rettamente in tutto davanti a Dio. L’apprensione fiduciosa di non fare ogni cosa così come Gesù vuole rende l’anima pura. Essere sicuri e quieti solo in Gesù, solo nella fiducia in Lui: questo ho imparato nel Purgatorio e questa è la mia consolazione. Attraverso le mie esperienze sono diventata così timorosa per la mia anima; ma ora Gesù mi ha mostrato il cammino: verso la buona volontà, ed il pentimento e l’abbandono. Meglio qui sulla terra trascinarsi con difficoltà a causa del nostro io, che laggiù nell’eternità. Vorrei dire quali anime sono più felici nel Purgatorio, in quali anime l’involucro si dissolve più rapidamente: ci può essere un disgraziato, un gran peccatore, pieno di debolezze. Solo il buon Dio sa come egli è stato educato e forse predisposto. Egli conosce i misteri della natura, e anche le tare dell’eredità. È un povero peccatore e il Redentore ne ha compassione. Perché riconosce i propri errori ed i propri peccati e, senza scusarsi, senza discutere, accetta ogni rimprovero. E certo egli si vuole correggere: tutto quello che gli si dice del buon Dio risuona e cade su un terreno umile. Egli pensa: se io potessi diventare migliore… Quando un povero peccatore così è incatenato sul letto di morte, quando si presenta alle porte dell’eternità, allora il suo pentirsi e riconoscersi è così grande, che egli invoca il perdono del suo Dio misericordioso, in un atto di amore, come non mai durante la vita. Come è buono allora il Salvatore, come è buono! Allora si distacca l’involucro; resta l’anima sola, implorante e pentita, che riconosce tutto ed ha solo una sete ardente di misericordioso amore. Allora non ci sono più ostacoli e non è necessario grande sforzo per godere di un’intima e profonda amicizia col buon Dio. Così può morire un povero peccatore. II Salvatore scende con lui nel Purgatorio, dove l’anima, struggendosi di amore e di riconoscenza, attende felice di essere tutta pura, fino a che il Salvatore non la prenda con sé. Ogni cosa si svolge più facilmente e più rapidamente perché l’anima era sincera ed umile e fiduciosa: l’amore misericordioso si rallegra tanto per il suo figliolo pentito, scusa le sue colpe e le sue debolezze, paga i suoi debiti. Sulla terra non si ha idea di quanto rapidamente una tale anima possa entrare nel cielo. Pensiamo al ladrone sulla croce: anche per lui si è dissolto l’involucro. Gesù conosceva molte attenuanti per lui: la sua educazione, le sue disposizioni, tante altre cose movevano il Salvatore a compassione, tanto più che il povero ladrone non aveva mai saputo che egli non poteva rimediarsi. Quando egli vide il Redentore sulla croce, egli comprese il «perché» e pienamente si riconciliò con l’amore misericordioso. Oh come è buono e giusto Iddio con le povere anime! È davvero buono, buono, buono Iddio e si è costretti ad amarlo, quando si pensa ai suoi benefici. Deo gratias. Giungono più rapidamente in cielo le anime che più rapidamente riconoscono le proprie colpe, quelle che non sono ostinatamente avviluppate nella propria presunzione. Dio non ci giudica secondo le nostre colpe, ma secondo la nostra buona volontà. Un’anima che è sempre pronta a comprendere ed a compiere la sua volontà si trova bene; e così un’anima che non si offende tanto facilmente quando le si fa notare un suo errore, che cerca con piacere e gioia e riconoscenza di liberarsi dal suo errore. II buon Dio può lavorare bene con queste anime: non hanno in sé tanta resistenza e tanta menzogna, e il buon Dio le aiuta perché si liberino dalle loro colpe. L’umile religione difetta così spesso, è così rara la religiosità religiosa. Che giova sapere tutto quello che si può sapere in cielo ed in terra, e non sapere la cosa principale: che noi non siamo niente e non possiamo niente, che Dio deve fare tutto quello che noi facciamo? Che giova tutta la sapienza se non abbiamo la sapienza dei piccoli? Non conosciamo l’amore misericordioso, perché chi non è povero non conosce nulla della misericordia. Ogni costruzione che si pretende autosufficiente crolla quando non poggia sul terreno della povertà. La povertà è il fondamento di tutte le grazie, di tutta la nostra vita eterna. Quando manca questa scienza, ogni altra scienza e santità è un nulla, e crolla in rovina al primo soffio di vento. Dove è povertà, là è il regno dell’amore misericordioso. Dove è debolezza, là è la forza di Dio. E dove è pentimento là è la fedeltà di Dio.

Oh, come mi trattengo volentieri accanto alle povere anime, per assorbire nella mia povera anima assetata i profondi eterni ammaestramenti! Io vado laggiù per bere a quella fonte dell’amore misericordioso, a cui le povere anime placano la loro sete… sono anch’io una povera anima, così povera, così povera, ma ho trovato la fonte a cui vanno gli assetati. Oh, il Purgatorio è un luogo bello. Qui il Signore è così buono, così buono, così buono! Ho detto che le povere anime devono spogliarsi di sé. Allora comprendono meglio il Redentore. La cosa riesce più facile alle anime che già in vita sono state povere. Si trovano bene soprattutto le anime che hanno fame e sete della parola di Dio. Quando un’anima, ad esempio, accoglie la predica ed ogni ammonimento con devozione, come diretta parola di Dio, e la porta con sé nella vita (e di ogni cosa si serve per diventare migliore) e non la smarrisce mai, questa anima è sul retto cammino. L’anima a cui la più semplice parola di Dio è preziosa, l’anima che non ascolta alcuna parola di Dio senza aprirsi ad essa. In ogni parola di Dio il Redentore bussa al nostro cuore. In ogni parola Egli è presente e vuole entrare. Oh, come sono belle le anime che accolgono con devozione la parola di Dio! Allora il piccolo seme cade su un terreno fertile… Oh, come è bella un’anima che ama il Santo Vangelo e lo accoglie con profondo rispetto, che è sensibile ai più semplici pensieri di Dio, e coltiva con cura tutto quello che ha ricevuto! Quest’anima, anche se ha molte colpe, diventerà pura. Quando queste anime giungono nel Purgatorio, il buon Dio non deve molto lavorare: una sola parola ed esse sono risanate. Ci sono nel Purgatorio anime che sulla terra sembravano devote: laggiù esse sono più malvagie dei «malvagi». Specie quelle che hanno attaccato con malizia le parole e le opere di Dio, che hanno criticato e spesso anche condannato ciò che usciva santo e puro dal Cuore di Gesù. Anime che apparivano pie, mentre le colpe si accumulavano in loro. Anime che devono riconoscere la propria ingiustizia. Anime gravate di malignità non scontate, non viste, nemmeno riconosciute, perché si lasciavano abbagliare dai propri sacrifici e preghiere e opere buone. Dio vuole mostrare loro che non importano gli atti di pietà, ma la rettitudine, e la verità ed il timor di Dio. Ci sono anime che neppure in punto di morte riconoscono che talvolta hanno fatto male: non lo vogliono riconoscere, per non piegare il proprio orgoglio. Le anime che sono macchiate di peccati veramente gravi e se ne pentono troppo poco, o non li riconoscono abbastanza seriamente, giungono, dopo essere state salvate dalla misericordia di Dio, nel Purgatorio di punizione. Qui il buon Dio, con particolare severità, mostra loro ciò che hanno commesso. E qui non riesco a parlare di punizione, ma solo di grazia amorosa: tutto ciò che vedo appare così pieno di misericordia. Ci sono anche anime che a mala pena vengono salvate, poiché Dio nella sua misericordia è anche longanime. Esse soffrono grave tormento, molto più lontane da queste divine consolazioni, e si sentono come nel profondo di un eterno abisso. Eppure queste anime sono piene di gratitudine verso l’amore misericordioso ed il Sangue Prezioso. Malizie così indurite hanno bisogno di un energico Purgatorio: il rimprovero divino si posa sulle anime e le penetra bruciandole. Ci sono situazioni diverse in quel benedetto luogo di purificazione, inesplicabili situazioni che io non sono in grado di descrivere. Questi sono solo pochi accenni che io quasi non oso di esporre qui.

Ma l’entrata nel cielo di una povera anima è cosa indicibilmente bella. Così bella che non si può contemplare senza lacrime. Quanto più un’anima diventa povera, tanto più si avvicina alla luce divina. Quando il suo involucro si spezza, allora l’anima viene come inghiottita dalla luce divina; diviene essa stessa come una piccola luce, nella luce divina, minuscola scintilla della vita divina. E la piccola vita diviene interamente la Sua vita, la piccola luce diviene interamente la Sua luce. In questa luce eterna, in questa eterna pace è immessa allora la piccola anima. È l’amplesso di un amore infinitamente tenero, meravigliosa festa di riconciliazione e di liberazione. Oh, il grazie dell’anima al suo liberatore, il grazie per la sua Passione e la sua Morte e per il suo Sangue Prezioso, come è commovente! II Salvatore e l’anima, ambedue così beati, ora, che si posseggono pienamente l’un l’altro. Il cielo è a tal punto meraviglioso che persino chi è puro non è puro abbastanza per entrarvi. Questa patria è così pura e bella che davvero deve esserci una speciale purificazione, perché l’anima divenga degna della sua maestà. Se noi potessimo penetrare nel cielo con il nostro involucro di amor proprio, non potremmo essere beati: non ci accorgeremmo neppure di essere in cielo. Dio ha in ogni cosa le sue leggi e secondo le sue leggi dirige la nostra anima alla pura beatitudine del cielo. Contemplare lo spettacolo che si svolge nell’eternità è conturbante! I libri non possono abbracciare quello che l’anima qui abbraccia. Dio ha mirabili vie per salvare le anime. Ci sono sentieri che conducono sopra tormenti d’inferno. Dio è buono: Egli non vuole abbandonare le sue anime. Quanto spesso si pensa che un’anima sia perduta: ma Dio solo conosce come l’ha salvata: sono i taciti prodigi dell’amore misericordioso dei quali Egli gioisce nel suo cuore divino. Gesù trattiene le sue anime con i fili più tenui; ha tanto amore, tanto amore. Quale ferita deve essere per il Cuore di Gesù che un’anima voglia andare nell’inferno. Io intuisco solo sommessamente questo dolore del Salvatore; deve essere incomparabilmente tremendo. Come deve avere patito il suo cuore sulla Croce per noi anime, per strapparci dall’abisso! L’amore di Dio è il Purgatorio attraverso cui dobbiamo passare noi, povere anime. Possiamo conoscere questo amore di Dio, quale Purgatorio già su questa terra. Quando l’uomo pensa all’amore di Dio che ci viene incontro dappertutto, allora diventa così povero, riconosce chiaramente che è ingrato e che sa ricambiare tanto poco questo amore. Niente fa soffrire l’anima quanto il pensiero che il Redentore è così benigno e noi siamo figli cattivi che nuovamente lo avrebbero crocifisso. Quando accogliamo i raggi del suo amore, dobbiamo bruciarne e diventare povere anime nel Purgatorio del suo amore divino… Quanto più conosciamo Dio ed il suo amore, tanto più conosciamo anche noi stessi, e quanto più conosciamo noi stessi, tanto più conosciamo l’amore misericordioso. Quanto più ci avviciniamo all’amore divino, tanto più esso ci annienta: così diventiamo «povere» anime. Sì, comprendo sempre di più che si può patire l’amore di Gesù. Per questa via ho accettato che la mia anima fosse martirizzata, e che la bontà divina mi facesse così povera. Nella mia vita ho sofferto soprattutto per l’annichilimento e la povertà. Perciò son diventata una sola cosa con le povere anime e sono stata consolata dalla loro consolazione. Mi rassomiglio ad una macchia oscura nel mezzo del sole dell’amore misericordioso.

Posso lamentarmi solo con Dio di quello che ho sofferto e ancora sempre soffro per questa unica struggente nostalgia, di non negare nessun desiderio del suo amore, di accontentarlo in ogni cosa. Giorno e notte languivo in questo unico desiderio, ed esso è divenuto il grido della mia anima. La mia anima grida e grida: ha sete di purezza, ed io non posso più riposare; persino nel sonno la mia anima implora la sua conversione. Dio, come posso capire il tormento delle povere anime! Quanto ho già sofferto per l’amore divino, che mi ha così trafitto di contrizione; quanto ho già pianto e come mi sono dibattuta! Al Signore che nel Santissimo Sacramento dell’Altare ci mostra tanto amore, noi dovremmo dare gioia. Ma io sono così povera, così povera; tutta miseria e debolezza, e sento tanto male in me. Eppure vorrei essere buona, così buona che non il più piccolo desiderio del Redentore rimanesse inappagato. Vorrei essere buona per amore del suo amore, solo per questo, perché gli voglio bene e non vorrei mai offendere il suo delicato amore. Il suo amore e la sua bontà mi struggono nel desiderio di far bene. Tutti i miei desideri sono morti; una sola cosa desidero ancora: appagare i suoi sottili desideri. Ho così paura di me stessa, così paura, così paura della mia presunzione, e del mio amor proprio. Devo fuggire da me, altrimenti non resisto più al mio io. Quanto spesso invidio le povere anime nel Purgatorio! Quanto spesso vorrei cambiarmi con loro! Esse possono essere soltanto buone, non devono più essere cattive. La minaccia che viene dalla malizia della natura decaduta non pesa più su di loro. Le povere anime possono essere buone. Spesso penso che il mio Paradiso sarà l’essere una buona volta sicura di poter essere buona. Non penso più ad altra beatitudine, non penso più ad una mia personale felicità. Solo l’essere totalmente buona, il poter conoscere ed appagare finalmente tutti i desideri di Gesù, può ancora formare la mia felicità, la mia gioia. Oh Dio, quale ardente desiderio brucia in me! Sarei così contenta se, invece che in Paradiso, potessi andare semplicemente nel Purgatorio per essere laggiù eternamente buona, retta come il Signore desidera. Questo sarebbe il mio Paradiso. Solo i desideri di Gesù devono essere appagati: allora anche i miei si acquieteranno. Solo la beatitudine di Gesù, la consolazione di Gesù, la gioia di Gesù sono il mio Paradiso. Oh, se fossi nel Purgatorio, dove si può davvero essere totalmente buoni, come sarei felice! Questa mia brama ardente dice al Redentore il mio amore. Non con molti atti e molte parole, solo gli mostro il mio spasimo ed il mio desiderio… Niente in Cielo e sulla terra mi attira quanto questo unico pensiero che mi strugge in ogni momento della mia vita: come sarà il mio Paradiso, quando saprò il mio Signore contento di me! Che cosa non farei per raggiungere questo… Volentieri rinuncerei per questo a tutte le gioie eterne. Scrivo queste parole tra le lacrime ed il mio cuore freme di desiderio. Quando verrà il momento, o mio Dio, in cui io Ti potrò donare un’anima pura e bella che ti appartenga tutta! Io sono come avviluppata da questo unico pensiero che è il battito della mia vita… O Signore, io confido illimitatamente in Te, che Tu compia in me il Tuo desiderio… perché per Te solo, o Signore, è tutto quello che io imploro. Quando il peso del peccato originale mi avrà schiacciata e giungerà l’ultima ora della mia vita, l’ultima durissima ora, sarà la prima ora lieve della mia vita. Splenderà nella mia anima la prima totale consolazione. Perché io bramo di morire, per diventare buona. Io bramo di morire per sapere morto il mio amor proprio, la mia natura peccatrice: per essere certa che non farò più del male al mio Redentore. Questo «io», che in vita non posso quasi più tollerare, quando sarò morta non potrà più far del male al suo Signore.

Io ho paura del mio «io». Ma confido in Te, o Gesù! Come penso volentieri alla mia ultima ora: essa è già per me come un Paradiso. Io riconoscerò il richiamo del Redentore. Egli dirà: vieni, figlia del mio amore misericordioso, ora puoi essere buona. Sarà il momento in cui io riposerò per la prima volta nella mia vita. Mi inabisserò con lacrime di gioia nel Cuore di Gesù. Già mentre scrivo di questo sono inebriata di felicità: non posso pensare ad alcuna altra felicità, che non sia quella di essere buona per amore del Signore, che ha un cuore così tenero e che io amo così, che nulla mi atterrisce quanto la preoccupazione di fargli del male. Vorrei avere tanta cura del tenero cuore di Gesù, vorrei essere così delicata, fasciare le sue ferite e non farle dolere… e invece sono ancora tanto rozza col mio dolce e tenero Salvatore, e grossolana senza riguardo alcuno, e penso troppo più all’«io» che al «tu». Oh, Signore, il mio cuore quasi sanguina di dolore e di amore e brucia in ardente desiderio! Oh, Signore… Tu lo sai… Gesù…! Ora mi sono inoltrata in un tema assolutamente diverso. Mi sono riposata un po’ e torno indietro al Purgatorio. Le anime, che muoiono completamente riconciliate con Dio, ed hanno avuto confidenza grande nell’amore misericordioso, spesso passano appena accanto al Purgatorio sfiorandolo, ovvero lo attraversano. Queste anime, che sono state così coerenti e brave, possono spesso rimanere settimane e mesi nel passaggio dal Purgatorio al Paradiso. Gesù è loro particolarmente vicino ed esse gustano già la felicità celeste. Gradatamente si elevano verso la luce divina. Perciò non soffrono molto: attendono in una felice aspettativa e insieme piene di pentimento, fino a che il pentimento sia totale. Capita talvolta che un’anima entri direttamente nel Cielo. Sono anime che anelavano al Cielo e che già sulla terra avevano, in misura sufficiente, un pentimento fiducioso. Dobbiamo mantenerci in uno spirito di pentimento, pensando che il Signore è morto per noi. Un’anima pentita può diventare, per amore misericordioso, di un candore abbagliante, allora essa ha già fatto il suo Purgatorio. Gesù vuole solo la povertà, poi Egli ci dona il regno dei Cieli. Anime che sulla terra altro non hanno amato che Gesù e le sue leggi, possono volare direttamente fra le braccia di Dio nel Cielo. Esistono queste anime meravigliose, ma sono molto rare ed hanno già attraversato sulla terra il loro Purgatorio. Infine, devo dire ancora qualche cosa che quasi non oso scrivere. Ma io scrivo queste note solo per ubbidienza. Il più tremendo Purgatorio lo hanno i preti che non sono stati fedeli e hanno dato cattivo esempio ed hanno cagionato molto dolore al Signore. Se non hanno la grazia di soffrire molto prima della loro morte e di pentirsi amaramente e totalmente, hanno un atroce Purgatorio. Avviene spesso che anche i sacerdoti si convertano interamente e diano ancora gioia a nostro Signore. Ma quando mancano questa radicale conversione e coscienza, quando il cammino al cuore di Dio è ancora troppo lungo, quando c’è solo una vaga preparazione all’eternità, solo un debole riannodarsi all’amore misericordioso: oh, quanto Nostro Signore ha da dire nel suo santo giudizio! Ma come sono felici questi sacerdoti, perché non si sono perduti! Ci sono sacerdoti che devono rimanere nel Purgatorio fino alla fine dei tempi. Con nessuno è il buon Dio così severo, perché nessuno può peccare quanto un sacerdote che dimentichi il suo dovere. Ma con i sacerdoti solitari e distaccati dal mondo Dio è così buono, così amoroso, che essi presto, presto giungono in Cielo. Anche con i sacerdoti pentiti, ai quali molto deve perdonare, Egli è tanto buono: ma tutto deve essere espiato… Non posso descrivere quanto Dio è severo davanti al dovere sacerdotale, e quanto severamente saranno giudicati i sacerdoti… Un sacerdote che ha una volontà interamente buona non deve avere mai timore: egli esperimenterà inattese ed inimmaginate tanta clemenza e bontà di Dio. Se un sacerdote ha inteso sempre agire rettamente e non ha avuto attaccamenti profani, si troverà bene e così un sacerdote che abbia attinto la sua gioia solo in Gesù Sacramentato. Queste anime saranno semplicemente sciacquate dal Sangue Prezioso, poi sollevate nel Cielo. Ma io non oso, quasi non posso guardare, quando vedo tanti preti nelle più lontane profondità del Purgatorio, quando vedo che hanno fatto tanto male al buon Dio, stringendo legami col mondo e cogli uomini, dimentichi della loro dignità. Mio Dio, questi preti stanno tremanti davanti al loro Dio ed espiano una colpa terribile. Ma quando il pentimento li ha trapassati, il Buon Dio diviene nuovamente benigno e li riconduce alla patria… Così amorosamente…

FESTA DI TUTTI I SANTI 1931

Lo sguardo che oggi è penetrato in tanta profondità nel Purgatorio mi costringe a raccontare ancora di questo meraviglioso luogo. Sono stata di nuovo accanto alle povere anime e di nuovo ho portato con me sulla terra insegnamenti tanto grandi. Ho visto le anime che sono morte con la Santa Comunione. Oh, il Dio Eucaristico nelle povere anime, il Dio eucaristico nel Purgatorio! Le povere anime erano oggi così grate, continuamente ringraziavano ed erano così sensibili al beneficio dell’espiazione. Mi salutavano come una piccola benefattrice ed io non potevo quasi comprendere come esse mi conoscessero e ringraziassero, mentre io sentivo tanta più pena e miseria per non avere sofferto e pregato di più per loro. Eppure esse parlavano a me e mi dicevano che io ho espiato per loro, che anche per loro le mie lacrime sono state piante. Allora, improvvisamente, ho visto che era Gesù che in quelle povere anime mi parlava; Gesù che si faceva consolare nelle povere anime. Perché anche qui vale la parola: «Ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a me». Ho visto con uno sguardo profondo e chiaro, che riconoscente per le povere anime era Gesù: Lo contemplavo in queste anime, nella Santa Comunione. Vedevo come il Dio Eucaristico sta con le povere anime fino a che non può trarle definitivamente in Cielo. Coloro che lo hanno devotamente ricevuto, possono portarlo con sé, ed Egli soffre, e si strugge, assetato con loro. Egli soffre con quelli che soffrono, espia con coloro che espiano e brama con coloro che si struggono di desiderio. Queste anime non vengono tormentate, solo purificate. Ed esse apprezzano tanto Gesù, apprezzano l’Eucarestia che è stata con loro non soltanto sulla terra, ma anche laggiù dove sarebbero così solitarie e sole. Eucaristicamente il Signore soffre e implora nelle anime che lo hanno ricevuto. Degnazione di Dio, che entro queste anime, con esse, sopporta il Purgatorio. Egli vuole accompagnarle fino a che siano giunte alla loro dimora. Non ho potuto vedere senza lacrime questa mirabile bontà e misericordia di Dio… Ci sono anche anime che non poterono comunicarsi immediatamente prima della morte, ma in vita sempre cercarono nel Dio Eucaristico consolazione e forza e Lo ricevettero con vera devozione, e con povertà di spirito, e sentimenti di pentimento. La sorte di que- ste anime è molto migliore della sorte di quelle che si comunicarono col buon Dio per abitudine e senza calore. Come gemono per i tesori perduti queste anime, e sono divorate di fame, mentre ardono nel forno rovente della purificazione. Buona sorte hanno anche i sacerdoti che hanno trascorso davanti all’Altare le loro ore più belle e lì con profonda umiltà di spirito si sono dissetati all’amore misericordioso; gli stessi peccati e le mancanze sono presto cancellati dal Sangue del Redentore, che già in vita essi hanno apprezzato ed usato. Ad altri, invece, manca la conoscenza: non trovano quello che dovrebbero trovare, perché già sulla terra non ne sentivano il bisogno… Sono ottusi davanti a tutte le grazie della Redenzione, e solo lentamente, lentamente si destano alla vita ed alla conoscenza. Ogni anima ha una sua propria condizione, perché ognuna ebbe i suoi propri doveri e le sue grazie, e Dio la giudica secondo i suoi talenti, e la sua vocazione e la sua buona volontà. Oh, io posso solo balbettare i mirabili misteri del Purgatorio! Vedo come anche laggiù Dio abita nel Santissimo Sacramento, così che le anime possono essere tabernacolo della Santa Eucarestia. Dio è così amoroso e così giusto nel Purgatorio. Egli non condanna nessuno. Se ci sono anime che non hanno mai trovato, mai conosciuto il Dio Eucaristico, Egli non le biasima. Egli le scusa e ristabilisce ogni cosa attraverso la buona volontà… quella buona volontà per cui le anime vollero solo ciò che era giusto. A queste anime Egli ha dato la comunione di desiderio. Così buono è il Signore, e io devo esclamare, o Signore: nel Purgatorio ho imparato a conoscere il Tuo cuore meraviglioso. In nessun luogo, se si eccettua il Paradiso, si rivelano così come in questo Santo luogo il suo amore e la sua giustizia, la sua misericordia e la sua bontà. Nel Purgatorio vedo anche le sue sante leggi, spesso calpestate, disprezzate, ignorate sulla terra. Le sue leggi sono laggiù così belle ed amorose e delicate: beate le anime che le adempiono. Ma spesso noi uomini vediamo per la prima volta la nostra malizia solo laggiù nell’eternità. Quante anime vedo qui nel Purgatorio che sulla terra vissero in mezzo alla ricchezza: erano sì religiose, ma di quante infermità soffrono a causa dell’attaccamento al denaro ed ai beni terreni. Con tremore ed angoscia ho osservato questi peccati e ne ho tratto le mie esperienze. II buon Dio ha dato agli uomini che hanno sovrabbondanza di beni materiali il dovere di aiutare altri che hanno troppo poco. I ricchi hanno il compito di fare elemosina nel nome del loro Dio, perché a Lui appartengono ogni denaro ed ogni proprietà. E se veramente i ricchi non vogliono macchiare l’anima di peccato, devono considerare la ricchezza non come cosa loro propria, ma cosa di Dio: devono considerarsi inviati di Dio, a distribuirne le ricchezze. Se il buon Dio tanto li benedice con la ricchezza e così bene si prende cura di loro, lo fa perché essi a loro volta si prendano cura di altri e perché Egli stesso, per mezzo loro, si possa prendere cura di altri. Solo ora comprendo l’ammonimento del Salvatore, quando disse: «Guai ai ricchi…»; solo oggi comprendo tutto, da quando ho contemplato nel Purgatorio questa legge. Ci sono nel Purgatorio molti ricchi che sono spaventosamente poveri, ma anche molti poveri che sono ricchi nel Signore. Aiutare gli altri, fare il bene non è solo benevolenza, ma dovere. Guai ai ricchi che hanno usato solo per sé il superfluo, mentre davano troppo poco ai loro fratelli poveri, o li disprezzavano.

Quanti potrebbero dare di più, beneficando, e non lo fanno, mentre essi stessi godono nella sovrabbondanza. Dio non ha dato le ricchezze solo per chi le possiede, ma anche per gli altri. Chi vive nella sovrabbondanza ruba a Dio. Dio impone dei tributi. Chi ha poco, col poco ha dato il massimo; ma chi ha molto deve dare molto, e dispensare umilmente perché i beni vengono da Dio ed appartengono a Lui. Ho visto oggi molti peccati che sono stati compiuti per mezzo delle ricchezze, o perché esse non sono state usate secondo il senso e le finalità di Dio, o perché i ricchi volevano con le beneficenze guadagnare onore a se stessi. Come attendono a lungo nel Purgatorio le anime che quaggiù hanno trascurato un dovere così grave… Anche le loro virtù hanno subìto danno, terribile danno: e questi ricchi sono divenuti poveri, amaramente poveri. Come è buono il Signore con quelli che sono stati buoni! Mentre io volevo consolare le povere anime con suppliche interiori, Egli mi mostrò alle povere anime e disse: qui io piangerò e pregherò ed espierò per voi e verserò molte, molte lacrime. Qui io vivrò di nuovo, e bene, la vostra vita, e farò tutto quello che voi avete trascurato… Poi disse: che questa sia la vostra consolazione, miei figli amati! Ed io udii queste parole cadere fin nel profondo del Purgatorio ed era come se il Purgatorio si fosse dissolto, tanto io sentivo la consolazione delle povere anime. Poi mi sentii così povera, e pregai Gesù di lasciarmi qui nel Purgatorio per divenire buona ed espiare tutte le mie mancanze. Allora il buon Dio mi fece piccola sorella delle povere anime e mi disse: Sì, la tua vita è un Purgatorio, perciò ti è concesso di patire questi patimenti e di esperimentare questa nostalgia di cielo. Oh, come queste anime sentivano la bontà e l’amore di Dio! Era come una festa di gioia in questo esilio di purificazione, e molte, innumerevoli anime, salirono in alto nell’eterno amore e nella bontà di Dio e furono in Cielo. Appena esse riconoscono totalmente questa bontà e questo amore, sono liberate… Ma, nuovamente, ho visto tante anime per le quali nessuno prega. E, come ho già scritto, sono molto spesso anime che in vita passarono per devote; che vollero essere devote solo per farsi belle. Queste anime spasimano tutte sole nel Purgatorio e sarebbe per loro un sollievo, se fossero conosciute sulla terra, quelle colpe che con ogni cura cercarono di occultare. L’ho visto ancora: per quelle si prega poco o niente perché si crede siano in cielo. Allora il Signore mi diede il compito di soffrire e di pregare e di espiare per le loro colpe segrete. Non per nulla, a causa di ciò, io ho già sopportato pene così orribili. Questi uomini sono stati sulla terra come un falso Cristo, si sono lasciati venerare e portavano esempio: la loro santità era artificiosa, false erano le loro grazie; esteriormente tutto pareva in armonia, ma non nell’intimo. Non vorrei esprimermi troppo crudamente, ma io stessa non lo credo volentieri, e scriverne mi fa male, eppure ho visto anime che ora preferirebbero mille volte non essere state onorate sulla terra, e devono duramente espiare la loro falsità, il loro artificio, la loro ambizione spirituale. La menzogna viene bruciata da Dio, eterna verità. Ma io vedo come esse ora riconoscono tutto e perciò il buon Dio è buono con loro. Egli le ha salvate trascinandole per mezzo di ogni piccolo filo di bontà… Queste anime devono diventare povere, allora è compiuta in esse la cosa principale… Ho visto anche preti che devono soffrire a causa di queste anime, specie quando le hanno sostenute nella loro falsa pietà e non hanno pregato per ottenere la luce dello Spirito Santo: perché se lo Spirito Santo non illumina si può spesso piantare e coltivare una pianticella maligna. Lo Spirito Santo deve aiutare i preti a distinguere le grazie autentiche da quelle false. Ma lo Spirito Santo si trova sempre nei cuori umili… ed al tempo opportuno illumina i luoghi mal sicuri, specialmente quando si è invocata la luce, invocata con molte preghiere. Ci sono preti che a causa di un’anima devono soffrire più a lungo dell’anima stessa. Ma ci sono anche preti che ebbero davvero buona volontà e vollero fare ogni cosa, ogni cosa secondo la volontà del Signore e adempirono il loro ufficio in profonda umiltà e timor di Dio. In essi anche le colpe non sono così profondamente radicate e sono come liberi da ogni responsabilità. Io vedo in modo perfettamente chiaro che questi preti non saranno giudicati secondo le apparenze ma secondo la loro buona volontà, anche se avranno molte colpe. II Signore scioglie così amorosamente e teneramente queste piccole colpe, ed esse scompaiono così bene poiché il cuore è umile. Gli umili si trovano nella situazione migliore – si lasciano così facilmente correggere dalla mano divina. Dobbiamo perciò assai sovente innalzare i nostri sguardi a Dio, per riconoscere umilmente ciò che Egli vuole da noi, per non scacciare, col nostro proprio spirito, lo Spirito Santo, per non smarrire, attraverso i nostri propri pensieri, i pensieri di Dio. Oh, come possono essere quiete le anime che già in umiltà hanno servito, e sempre vollero agire come Egli volle agire!

GESU’ NELLE POVERE ANIME – 17 Novembre 1931

Quanto è bello contemplare Gesù nelle povere anime, come Salvatore! Io vedo queste anime legate in tutte le loro capacità, senza forza propria: ciò che esse fanno deve farlo per loro Gesù. Quando le povere anime possono rivelarsi attraverso qualche segno, ciò è già segno di una grande grazia e di un grande progresso: allora sono già fuori della oscurità più fitta e più vicine alla luce: sempre maggiormente accolgono Gesù in se stesse. Ed è di nuovo Gesù che si rivela nelle povere anime, che prega per esse, che reca agli uomini i loro desideri e li palesa ai loro cari. È Gesù che chiede le preghiere, Gesù che si lamenta; poiché, nel suo amore misericordioso, Egli vuole vivere interamente per le povere anime. Gesù si prende cura di loro e provvede per loro ogni cosa. Io non posso descrivere la meravigliosa bellezza della degnazione divina, che riluce su queste anime. Afferrate da questa bontà, esse sono spronate sempre più al perfetto pentimento ed alla conoscenza di sé. Per questa via l’«io» cattivo, distrutto nel fuoco, cede il posto a Gesù. La povera anima diviene tanto più bella, quanto più fa morire il suo proprio io. Belle divengono a poco a poco queste piccole luci eterne, che si consumano nell’olio dell’amore misericordioso. Quando una povera anima può dal Purgatorio parlare con me, è ancora Gesù che pronuncia le parole. «Egli funge da interprete nel Purgatorio»: Lo sento e Lo odo così chiaramente: Gesù parla dalle povere anime. Ogni parola è Gesù… Certamente le povere anime hanno portato laggiù con sé le proprie colpe, altrimenti non sarebbero nel Purgatorio. E se non fosse Gesù, esclusivamente e solamente Gesù, a prendersi cura dei loro desideri, talun amor proprio potrebbe ancora continuarsi e taluna cattiveria ancora agitarsi. Se le povere anime potessero parlare da sé, anche le loro parole non sarebbero pure di una purezza di cielo. Perciò sono spogliate di ogni forza propria e come imprigionate: ciò che effettivamente fanno di bene lo fa per esse Gesù. Questo è il mistero: che laggiù si può essere buoni e non offendere più il Signore. Solo Dio può ancora vivere, Dio solo si prende cura dei desideri e delle preghiere delle povere anime. Quando queste anime pregano per noi, è ancora Gesù che prega in esse. Quando noi preghiamo le povere anime è Gesù che ci esaudisce e ci aiuta. E quando noi preghiamo per loro, le povere anime possono esserci riconoscenti pregando a loro volta per noi. Ma è ancora Gesù in esse, che riconoscente si prende cura dell’amore che esse portano ai loro cari, e costituisce il vincolo tra gli uomini ed il Purgatorio. È Lui che, dalle povere anime, ci benedice e ci aiuta, quando noi preghiamo per loro. So che mi esprimo in modo molto impacciato su questo mistero. Ma scrivo meglio che posso. Così io contemplo il mistero del Purgatorio, ma non è possibile descrivere la mirabile rivelazione della grandezza e della degnazione della bontà divina. Anche le povere anime sono tutte commosse della bontà di Dio. Egli reca loro tanti aiuti ed è sempre con loro nel loro fuoco e non lascia alcuno completamente senza consolazione e senza Gesù. Le povere anime devono anche imparare a diventare riconoscenti. Proprio la mancanza di riconoscenza verso Dio devono espiare, nel pentimento. Adesso che, per i meriti di Gesù, sono così felici, devono riconoscere che lo hanno dimenticato e trascurato, credendo e volendo nella vita fare tutto da sole. Se avessero riconosciuto la propria miseria e non fossero state cieche, già in vita avrebbero fatto uso del buon Dio e come gli sarebbero state riconoscenti! Affinché riconoscano queste mancanze e le piangano, Gesù insegna alle povere anime ad essere felici per mezzo suo. Perciò molte anime devono tanto soffrire, quando vivono ancora tutte chiuse nel proprio io e pensano di morire soffocate in esso. Così devono imparare ad essere contente a causa di Gesù e non fondarsi che su Gesù solo: non è loro consentito avere forza propria. Vedo nel Purgatorio gli sconoscenti volgersi alla riconoscenza. Come gemono per tutto quello che hanno perduto e come sono insieme contenti di poter vivere un’altra volta la vita perduta! È una grande misericordia di Dio, che, perfino dopo la morte, esista un luogo dove si può ancora fare il bene. L’ultimo termine potrebbe essere al momento della morte! L’ingratitudine verso Dio è per lo più congiunta all’ingratitudine verso gli uomini. Quanto spesso Dio ci aiuta per mezzo degli uomini, e quanto spesso Egli esperimenta anche qui amara indifferenza. Si racchiudono qui spesso gravi peccati, e devono essere espiati. Gesù insegna ad essere riconoscenti per mezzo della letizia. Perciò il fuoco del Purgatorio è anche un fuoco di riconoscenza. Quando le anime sono progredite fino ad una riconoscenza grande e trafiggente, il Cielo è loro vicino. Allora possono pregare tanto più intensamente (o piuttosto Gesù prega in esse) per coloro ai quali hanno fatto del male con l’ingratitudine e la malagrazia. Ho visto una volta un grande fiume di benedizioni e di grazie fluire su di un uomo: a causa delle suppliche che dal Purgatorio si innalzavano per un cuore che a causa dell’ingratitudine aveva patito e sopportato molti torti. La povera anima poté così, anche sulla terra, riparare all’ingratitudine con la sua preghiera, col suo pentimento e con la sua volontà di ringraziare. Gesù rende alle povere anime ogni servigio. Appena riconoscono tutto e di tutto si pentono, Egli si affretta per esse sulla terra e con grazie e benedizioni ripara ciò che le anime devono riparare. Così stabilisce l’anima nella pace, mentre tutto rientra nell’ordine; poi giunge la mirabile ora dell’ingresso nel Cielo e l’anima comincia per la prima volta a ringraziare eternamente Iddio. II buon Dio ha disposto anche per le anime il suo ordine, il suo meraviglioso ordine. Tutto deve essere secondo il suo comandamento, perché la bellezza e la perfezione di Dio non abbiano difetto alcuno. Come Egli ha stabilito in ogni fiorellino ed in ogni pianticella il suo ordine, così Egli lo stabilisce nelle anime. È un Dio esatto e perfetto, e nulla che sia imperfetto può entrare nel Regno dei Cieli. Gli piace, e lo desidera, che anche noi, nella nostra anima, faticosamente manteniamo un ordine, e la purezza dello spirito. Per avere l’ordine nella nostra anima dobbiamo continuamente riconoscere le nostre colpe e pentircene e voler riparare ogni cosa, anche la più piccola. Anche il bene che facciamo, dobbiamo farlo con Dio e sempre dobbiamo implorare la grazia di riconoscere e rinunciare a tutto ciò che non è retto. Allora regna l’ordine nell’anima ed essa si fa nuovamente pura. Come dobbiamo essere puliti e ordinati esteriormente, così dovremmo esserlo soprattutto interiormente. Non dovremmo sopportare in noi nessuna indifferenza, dovremmo essere coscienti nel nostro quotidiano compito di eternità e impegnare tutta la nostra vita per Dio e per il nostro dovere. Ogni singolo momento della vita deve essere pieno e denso, perché nulla vada perduto per Dio. Se abbiamo in ogni cosa una intenzione buona, allora la nostra vita non è vuota ed anche ciò che è terreno ed apparentemente inutile ha una sua utilità. Cose che non hanno in sé valore possiamo renderle preziose attraverso la buona intenzione e la buona volontà: allora Dio è contento con noi; anche se dobbiamo occuparci di molte cose mondane. E può qualsiasi persona che vive nel mondo essere più santa di una monaca; purché non abbia smarrito il senso dei valori eterni, già sulla terra essa è vicina al cielo.

LA VERA E LA FALSA PIETA’ (il salutare discernimento)

In questo mirabile Purgatorio dove si vedono così bene le anime come sono in verità, ho anche imparato che cosa sia vera e che cosa sia falsa pietà. Ho attinto laggiù tutte le esperienze di cui abbiamo bisogno per la vita eterna; diversamente sarei davvero come un bimbo inesperto. Ho visto molte anime, anche anime di religiosi, che furono assai devote: ma ebbero una loro propria arbitraria devozione, e proprio qui si sono aperti i miei occhi per proteggermi dall’illusione. La pietà arbitraria vuole essere devota come piace a lei, e non come piace a Dio. Questa pietà è complicata, superba, presuntuosa – ci sono anime che fanno tante storie con se stesse. Vivono di questo pensiero: io faccio dei sacrifici, io aspiro alla santità, io mi sforzo a diventare santa. Mentre la pietà umile pensa: Tu, Gesù, devi farlo; abbi pazienza con me, io non sono capace. Queste anime vivono di Gesù, rampollano da lui, le altre rampollano dal proprio io. Queste foggiano da sé la propria santità, mentre le altre hanno solo la buona volontà e la fiducia in Gesù e continuamente invocano grazia e misericordia. Purtroppo ci sono nel Purgatorio molte più anime farisaiche di quanto avessi pensato. Se non avessi fissato il mio sguardo sul Purgatorio, io crederei a tutto il mondo, a tutto quello che sembra buono. E, poiché il mio cuore troppo volentieri prenderebbe tutto per buono, il Signore deve ammaestrare la sua figliola nel Purgatorio. Egli sa come mi è terribilmente duro imparare a credere che ci sono anime ed uomini così contraffatti. Nella mia vita ho pensato solo bene degli altri, e mi trovo in una difficoltà così grande, quando non mi è dato vedere il bene, semplicemente. Purtroppo la verità si trova spesso mescolata alla menzogna. Ci sono nel Purgatorio anime, anche anime di religiosi, che devono molto soffrire a causa di una falsa pietà. Spesso io condivido il loro tormento, espiando per loro, che ebbero una pietà così meschina, ed ebbero per gli altri un cuore così duro ed ingiusto. Essi condannavano per ogni piccolezza, allorquando altri erano un po’ più generosi. Questa è una irragionevole pietà. La vera pietà scusa le colpe altrui, trae esempio dagli altri uomini, poiché anche il più grande peccatore ha qualcosa di buono che possiamo imparare. La pietà è veramente pietà quando è accompagnata dal santo discernimento. Questo è il segno che essa è unita con Gesù. Quando non ha tante opere straordinarie da enumerare, allora è accompagnata dal santo discernimento e non può avere ingiustizie e durezze nel suo cuore. Il santo discernimento è un dono meraviglioso, poiché è una comunicazione del giudizio divino. Il santo discernimento è cosa divina. Il buon Dio guida i suoi figli attraverso il divino discernimento, e attraverso la ragione. Egli ispira all’uomo ciò che deve fare. Il santo discernimento è il luogo dove viene accolto lo Spirito Santo, il luogo donde partono ogni nostro atto ed azione. Perciò Dio agisce in modo mirabile attraverso il santo discernimento che non gli oppone l’ostacolo dell’amor proprio, e solo vuole ciò che è giusto. Gli uomini che hanno una autentica e vera pietà sono sempre ragionevoli ed intelligenti, perché sono legati allo Spirito Santo; non fanno torto a nessuno, vogliono in ogni circostanza essere teneri e delicati, essere sempre di aiuto; così divengono spesso messaggeri di Dio, incaricati di comprendere altri uomini. Egli ci aiuta spesso così: per mezzo di questa divina intelligenza, che è anche il filo conduttore dello Spirito Santo. Per questo mezzo ci si manifesta la volontà di Dio. Egli ha creato la santa ragione, con la quale vuole mostrare la via agli uomini. Questa ragione è giustizia. Questi ragionevoli non sono mai duri, possono comprendere tutti, anche i peccatori, possono dappertutto fare del bene ed essere buoni. Spesso consideriamo la ragione come cosa tutta terrena, eppure essa è una meravigliosa disposizione di Dio che dà agli uomini la certezza di ciò che è bene e di ciò che non è bene. II santo discernimento rende gli uomini così umili, così semplici, così amorevoli e buoni. Poiché non la sola preghiera è vera pietà, ma soprattutto la giustizia e la verità. Chi è santamente ragionevole non attende né desidera prodigi o rivelazioni, ma agisce semplicemente, secondo i motivi del giudizio divino attinti nell’interiore preghiera: spesso per tale via giunge la risposta di Dio e viene concesso l’aiuto. Queste anime sono vivamente riconoscenti per una simile guida, mentre altre non si appagano che di straordinarie comunicazioni. Quante virtù sono raccolte in questa unica virtù: la santa ragionevolezza! Io non avrei mai pensato che questo fosse un dono così bello di Dio, se Egli non me lo avesse mostrato. Questa santa ragione è come l’occhio dell’anima: capolavoro di Dio come è capolavoro di Dio l’occhio del corpo. Nel Purgatorio ci sono molti giusti. Sono anime così belle: laggiù vengono solo levigate ancora un po’ come un sottile cristallo. L’oro viene depurato da tutte le scorie della terra, ma è pur sempre oro. La santa ragionevolezza è cosa importante – per l’eternità. Non ha ostinatezza, non durezza di cuore; non ignoranza, non malizia, non avversione, non forza e non superbia.

La vera intelligente e santa saggezza non è che un’emanazione dell’intelligenza divina, del pensiero divino. Solo per questa santa intelligenza le anime possono essere giuste e belle, perché allora non hanno durezza. La durezza patisce violenza nel Purgatorio. Spesso Gesù mi ha detto: «Con motivi ragionevoli io mi trovo sempre d’accordo». Per una legge divina noi conosciamo le sue vie attraverso il santo discernimento, e possiamo adempire la Sua volontà agendo ragionevolmente. È nostro dovere portare aiuto dovunque ciò è ragionevole e intraprendere con piena obbedienza ciò che una buona ragionevolezza vuole che noi facciamo. Così non ci sottrarremo mai, nella nostra ostinazione, al suo aiuto, non cercheremo il nostro «io» nei sacrifici e nelle penitenze, ma in ogni cosa saremo ragionevoli: allora l’uomo rimane umile e protetto dalla superbia della falsa pietà. Ma dobbiamo anche chiedere nella preghiera che la nostra ragione sia santa, affinché sia realmente ragionevole e ci riveli la volontà di Dio. Ci sono nel Purgatorio molte anime che devono soffrire soprattutto per la loro irragionevolezza, ed è necessario molto tempo perché la loro rigidità si sciolga; nella loro insipienza, infatti, esse hanno peccato contro la ragione divina, e si sono opposte con la forza propria alla volontà e al comando di Dio. Nella loro propria presuntuosa pietà hanno disprezzato i belli e nobili doni di Dio, come se fossero destinati agli uomini «comuni». Queste anime sono simili agli angeli superbi che vollero essere più potenti di Dio. Come espiano duramente le anime che irragionevolmente hanno imposto ad altri gravosi sacrifici! Poiché Dio solo è padrone del destino degli uomini. Lui solo ha il diritto d’imporlo, perché lo fa per amore, per ricompensare poi mille volte le anime. Queste anime che in vita sono state così irragionevoli, nel Purgatorio appaiono oscure e possono soffrire ben più a lungo di un povero gran peccatore che si sia sinceramente convertito ed abbia riconosciuto tutta la sua vita. Poiché ci sono anche fra i «devoti» zone terribilmente dure ed oscure che solo l’occhio di Dio può scoprire. Così il Purgatorio mi ha dato una enorme quantità di esperienze e io prego sempre, perché mai debba sostenere cosa ingiusta, o commettere ingiustizia. Non posso desiderare altro, se non che Dio mi risparmi dal resistere alla sua volontà. L’anima semplice e piana, che infantilmente ama il suo Signore e Dio, che non fa tante storie con se stessa, che, senza farsi notare, fiorisce su questa terra, può spesso essere più santa di… una «santa». Si resta colpiti di stupore davanti alla bellezza delle anime quiete e semplici! Altre anime, anche se sono capaci di pregare così bene e di essere così devote, vi riescono con molta arte, ed è sempre un’arte che pretende bastare a se stessa. La vita dello spirito è realmente un capolavoro umano, ma quando essa è un capolavoro di Dio?… Ci sono anche fiori artificiali, belli, magnifici, ma che cosa sono di fronte ad un vero fiore, che vive di una vita divina ed emana il buon odore di Dio? I fiori artificiali sono belli a vedersi ma non hanno vita. Così avviene colle anime che costruiscono da sé la propria santità. La nostra anima è un fiore vero solo quando sboccia sul terreno della povertà, nell’umile abbandono alla volontà divina, e cresce al sole dell’amore misericordioso: allora noi siamo come semplici fanciulli. Che cosa è una grande arte nostra, quando non è arte di Dio e porta in sé solo radici di orgoglio? A che giova per l’eternità? Oh, quante anime hanno creduto di essere ricche di buone opere! Ma la superbia ha dissolto ogni cosa ed esse devono, nel Purgatorio, anzitutto imparare a non possedere nulla… allora cominciano a ricevere dall’amore misericordioso quello che solo Dio può donare all’anima. Nell’eternità ha valore solo ciò che Dio stesso ha operato nell’anima e ciò a cui l’anima collaborò in umiltà. Tutto il resto è un edificio vanamente autosufficiente. «Nisi Dominus aedificaverit, in vanum aedificaverunt qui aedificant domum».

IL VERO AMORE DEL PROSSIMO E LA VERA CARITA’ – 19 Dicembre 1931

Il santo discernimento comprende anche un mirabile amore del prossimo – esso non è guidato dalle simpatie umane, ma dalla giustizia divina. Anche l’amore del prossimo deve essere guidato da Dio per portare in sé la santa ragionevolezza. Anche questa virtù deve essere pura. Non si deve essere umanamente buoni, ma divinamente buoni. Solo nel Purgatorio ho imparato a conoscere le mancanze e le colpe, che si possono commettere anche nell’amore del prossimo. Ho visto anime che in vita erano note per le loro opere di carità, eppure nel Purgatorio dovevano espiare per il loro deficiente amore del prossimo. Perché questo? Molti hanno fatto il bene, e spesso molto bene, là dove sentivano una inclinazione di simpatia. In un altro luogo, dove non provavano questa inclinazione, ed il bisogno invece era assai più grave, sono stati capaci di passare oltre, insensibili. Dio mi ha mostrato queste colpe, ed ho visto che queste anime avevano sentimenti terreni ed umani: si lasciavano guidare dalle loro simpatie. E queste simpatie non valgono davanti a Dio. Il vero amore del prossimo, che poggia sull’amore di Dio, non conosce la simpatia, ma solo l’amore. Quando uno vuol agire in tutto per amore di Dio dirige intero il suo cuore secondo le necessità del prossimo e non secondo il capriccio della simpatia. Non importa a chi si fa il bene, purché si voglia fare il bene. Tuttavia, nel fare il bene si deve essere anche intelligenti e prudenti; nell’amore del prossimo si devono tenere presenti alcuni ostacoli da cui l’amore è inceppato. Si potrebbe, e avviene sovente, afferrare l’amore per sé invece che per Dio e perciò essere amati troppo e troppo umanamente: qui l’amore deve essere intelligente e prudente. Ai nostri fratelli dobbiamo dare sempre Gesù e non noi stessi. Su questo punto ho visto nel Purgatorio molte cose che non posso descrivere. Ciò mi ha insegnato ad essere prudente. Questa prudenza mi ha talora reso triste, perché spesso ho dovuto trattenere il mio amore che voleva gettarsi avanti, desideroso di aiutare. La prudenza, in qualche modo, mi tratteneva, e spesso mi ha fatto piangere per amore represso. Allora Gesù mi consolava e mi ripeteva: «Sappi che in cielo potrai amare finalmente come ti piace di amare!». Allora, sempre, io mi consolavo. Perfino nel compiere il bene si deve interrogare Gesù e consigliarsi con Lui, per corrispondere alle intenzioni di Gesù, per non frapporre nulla al loro cammino. Non si può fare il bene là dove tutto viene dissipato; dove Dio non vuole che si dia. Perciò è così necessario consigliarsi con Gesù, aiutare quando Gesù vuole aiutare. E perciò è così necessaria la santa ragionevolezza anche nell’amore del prossimo. Per essa ci si rivela ciò che è giusto, soprattutto quando abbiamo pregato. Ci sono stati anche casi in cui Gesù mi ha detto: «Tu fai di più quando non fai niente – qui il bisogno deve trarre qualcosa di grande da me». Quante volte già il Signore mi ha trattenuto, quando il mio amore voleva spingersi infuocato avanti, e intervenire; allora Egli mi ha detto semplicemente: «Qui devi pregare… allora avrai fatto la cosa migliore». Poi il Signore mi ha mostrato i piani della sua provvidenza ed io ho visto che dovevo lasciarlo fare: ho visto che talvolta la necessità portava già in sé la salvezza contro i pericoli interiori. Su questo punto ho già tanto imparato e compreso; ho già guardato così in fondo nel Purgatorio; allora la istintiva volontà del cuore si pone dalla parte di Dio e per la prima volta si riconosce che quella bontà poteva essere priva di saggezza e di intelligenza. In tutto, in tutto si deve per prima cosa aderire con una santa ragionevolezza allo Spirito Santo; poi saremo retti dalla sapienza di Dio: le migliori intenzioni devono essere purificate dalla preghiera, da uno sguardo innalzato a Dio; da cui vengono ogni sapienza e bontà e per cui la bontà del nostro cuore diviene buona. E allora è sempre la Sua bontà che è buona… Vedo che mi sto inoltrando in un altro tema: mi riscuoto e ritorno nuovamente al Purgatorio. Come sono diversi da quelli del nostro mondo stolto i pensieri laggiù! Potessero le povere anime ritornare indietro, quante cose ci direbbero e ci insegnerebbero, e quanti vizi nascosti troverebbero in noi, anche vizi occultati in una virtù. La vera e santa bontà cerca solo di fare in tutto il bene di Gesù. E dove troviamo Gesù? Lo troviamo in ogni luogo dove ci siano vero bisogno, vera necessità, poiché Egli ha voluto essere bisognoso di aiuto, per poter dire a coloro che amano: «Tu mi hai aiutato». Dappertutto dove c’è una sincera, reale, effettiva necessità, sia essa materiale o spirituale, là c’è Gesù. Oh, questo pensiero! Le povere anime conoscono meglio che non durante la vita terrena la condiscendenza misericordiosa della verità e noi vogliamo imparare da essa ad essere buoni sul serio a fare del bene a Lui. Bisognerebbe tenere in ben maggior conto Gesù nel suo nascondimento di povertà e di bisogno! Gli uomini usano dimostrare rispetto soprattutto a quelli che hanno denaro e ricchezze e onore e sono dappertutto ricevuti con molta considerazione. Ma non convengono massimamente onore, attenzione, amore a coloro che sono sempre respinti e non vengono considerati, e sulla terra non valgono molto? In costoro Dio stesso, il re dei poveri, viene a noi come ospite. E non dovrebbero costoro avere il posto di onore fin dentro il nostro cuore? Perché per costoro vale la parola di Dio: «Voi l’avete fatto a me stesso». Essi sono il grande «a me» della degnazione misericordiosa di Dio; a questo «a me» conviene il massimo onore. Sulla terra onoriamo in taluni il denaro e la ricchezza, onoriamo l’uomo; ma nei poveri onoriamo Dio stesso… Ma ci sono anche uomini che, nonostante il denaro e la ricchezza, sono poveri, perché hanno una pena nel cuore, o una qualche necessità. I fortunati possono essere poveri anch’essi, e anche lì con le parole buone e le buone azioni possiamo assistere Gesù. Sempre dove c’è un bisogno, c’è Gesù che ci rivolge una preghiera… Il più caro, il più bello, il più degno di onore fra i nostri ospiti, non è l’uomo che ha fortuna e ricchezza e benessere, ma il povero, sia egli povero internamente o esteriormente; il ferito, perché egli è Gesù, Egli è là, dove in un angolo sta il Crocifisso. Chi riceve un beneficio deve a sua volta beneficare. È così bello essere beneficatori di Dio! Non beneficare per comperare così il proprio onore, non beneficare secondo la propria inclinazione, ma secondo l’intenzione e l’amore di Dio.

Nel Purgatorio ho contemplato innumerevoli anime che non fecero il bene con retto sentimento ed anche tanti, tanti benefattori dallo spirito farisaico. Non avrei mai potuto credere, se il Purgatorio non fosse stato il mio maestro. Ho molto sofferto per riuscire a credere e comprendere tutto questo, perché il mio cuore voleva avere troppa fiducia e fede nel mondo, e Dio lo dovette prendere con sé nella scuola del Purgatorio. Anche le anime che si compiacciono di giudicare hanno la loro conversione nel Purgatorio. Quanti hanno giudicato capricciosamente, guidati anche qui dalla simpatia e dall’antipatia. Nulla di profondamente fondato, nulla di giusto era a fondamento dei loro pensieri. Differenti categorie che io trovo nel Purgatorio: alcune hanno le loro incrostazioni e il loro duro involucro in un punto, altre in un altro; parecchie portano la durezza nel mezzo della loro mollezza, la colpa nel mezzo della virtù. Gesù non può servirsene per il Cielo. Col suo amore Egli deve renderle tutte pure e tenere. Ma chi sempre con amore distingue il bene dal male, per sincerarsi della verità, per non lasciarsi ingannare e imprigionare dalla menzogna, così da appoggiare il male (e queste sono la santa prudenza, santa saggezza e intelligenza), questi non condanna e non è giudicato. Come sono felici le anime quando sono libere da questo vizio, il vizio del giudicare… Poiché le anime di coloro che amano il giudicare sentono molto più tagliente nell’anima propria il giudizio di Dio. Ci sono spesso anime che fino alla morte sono rimaste fedeli alla loro ingiusta «giustizia». È dunque bene che secondo questa intenzione si preghi assai spesso per ottenere di agire rettamente e nutrire pensieri di amore nelle situazioni favorevoli, e in quelle sfavorevoli. Qui non possono pronunciare la loro parola né la simpatia né l’antipatia, ma solo l’amore: questa è giustizia. Certo possiamo sempre mantenere l’occhio acuto, per preservarci, in questo mondo cattivo, dall’inganno e dal raggiro. Questo comanda anche la santa ragione, che ci ammonisce ad essere prudenti. Se una cosa ha una ragione, il divino discernimento lo rivela: allora essa è già nell’ordine. Ma in molte anime il bene ed il male non hanno nessun motivo o determinazione: la loro simpatia è il loro giudizio, o lo è la loro avversione: così mancano la divina giustizia e verità e tutto è vacuo e vuoto, solo è presente la contaminazione dell’anima. Troppo si può fare spinti dalla simpatia o dall’avversione, quando lo Spirito Santo non ci guida. Per gli uni un uomo è santo, per gli altri è malvagio, oppure ciò che è santo appare cattivo e ciò che è cattivo appare santo: il giudizio discende semplicemente dall’inclinazione, senza fondamento e senza scopo. Non c’è nulla in esso che giovi all’anima; solo il vuoto ed inutile giudizio umano; nulla che guidi al bene o metta in guardia contro il male, ma la sterile ed inane simpatia od antipatia. A che giova essa per la vita e per l’eternità? Dove c’è puramente capriccio umano o inclinazione umana… Oh, povere anime, come devono spasimare nel raggio dell’eternità e della verità, esse che hanno tanto vissuto di insincerità e di superficialità! Ma le anime che in tutto furono mosse da un motivo santo ed amoroso, che da ogni cosa trassero un ammaestramento per il tempo e per l’eternità, che rettamente cercarono di distinguere il male dal bene, per trovare solo la verità e non sostenere mai ciò che fosse ingiusto – queste anime saranno chiamate verità dalla eterna verità, chiamate amore dall’eterno amore e innalzate al cielo. Già il Purgatorio dice quanto deve essere meraviglioso il Cielo – altrimenti Dio non imporrebbe una purificazione così severa ed esatta dell’anima. Oh, prepariamoci fin d’ora, pieni di desiderio, alla purezza del Paradiso!

IL TEMPO PREZIOSO

Le povere anime nel Purgatorio! Io le considero e scruto i loro dolori ed i loro pensieri: esse hanno un indescrivibile pentimento per ogni attimo sciupato della loro vita. Vorrebbero con grida richiamare indietro ognuno di quegli attimi e riempirli di Dio. Sono affamate di quella fame di grazia di cui avrebbero dovuto sentire la fame durante la vita. Vedo chiaro quanto è profondo questo sentimento, se esse hanno giocato con il tempo. Il vuoto che hanno nell’anima genera tale fame, che esse tendono per così dire la lingua a ricevere un nutrimento spirituale. Ma quando sono così arroventate dal pentimento, allora viene il buon Dio e reca il suo Santo Sangue e tutta la sua eternità per colmare quel vuoto, per colmare con la sua Santa Passione ed il suo Sangue, ciò che è stato scavato dalla contrizione. Non si pensa abbastanza seriamente, mentre si vive, a quanto severo è Dio nel giudicare sull’uso del tempo, specie coloro che avevano una vocazione superiore, coloro che erano consacrati a Dio, offerti a Lui, i servi e le serve di Dio. Ci sono tante povere anime che mi pregano e mi assediano: «Va’ dunque nel mondo e di’ che non vivano anch’essi in questa cecità». Così scrivo queste parole, come meglio posso, incalzata dalle povere anime. Il tempo ha un’importanza particolare specie per i consacrati a Dio. Ci sono tante cose inutili nella vita; sono tutti vuoti destinati al Purgatorio; tutti buchi che devono essere rattoppati nell’eternità. Nemmeno del nostro stesso tempo siamo noi a disporre. Dio ce lo ha dato perché lo colmiamo di intenzioni sante, ce lo ha dato quasi fosse una coppa con le parole: «Va’, attingi alla fonte della vita eterna, poi torna da me e riportala colma». Allora Gesù berrà alla coppa e riconoscente introdurrà l’anima in questa infinita eternità, nel mare della vita eterna, dove essa si congiungerà al flusso comune della infinita ed eterna eternità. Il tempo della nostra vita deve essere riempito di intenzioni sante: non si dovrebbe effettivamente fare nulla che non avesse un motivo santo. Con la santa intenzione si può dar pregio ad ogni cosa, anche a ciò che non ha né valore né utilità: quante cose inutili appartengono al nostro galateo ed alle regole della nostra amabilità, quante cose inutili nella nostra professione e nel nostro dovere! Si fa quello che c’è da fare per non dare nell’occhio, e per adattarci agli altri; eppure anche questo tempo deve essere santamente calcolato, poiché anche in ciò che per sé non ha valore è racchiuso il valore di un qualche dovere, qualsiasi cosa si faccia, per amore di Dio. Ma anche qui taluni sono tentati a volersi scusare troppo ampiamente, a preoccuparsi più delle cose terrene che di Dio solo, mentre dedicano un tempo troppo lungo alle cose esteriori, un tempo che spesso si potrebbe di molto abbreviare o addirittura eliminare. Chi ama il mondo ed il suo movimento e la sua azione vi partecipa volentieri. Per chi non lo ama ciò che egli è costretto a fare è un sacrificio, egli da sé riduce tutto allo stretto indispensabile. Dio ci giudica severamente in rapporto al tempo! Noi che viviamo solo un istante, come dovremmo calcolare e risparmiare! Così come fa il mercante con i suoi affari e le sue imprese, per guadagnare molto e trarre profitto da ogni cosa. È un tale danno ogni istante che noi viviamo senza un motivo più elevato, lasciando inutilmente il bel sentiero della grazia. Da tutto, anche da ogni cosa terrena, si può trarre un guadagno per Dio. Egli ha cosparso la nostra vita di tesori eterni, intimamente cosparsa. Basta non dimenticare di avere in tutto un movente ed una finalità santa, basta non fare nulla senza una santa intenzione. Dio si compiace che noi distribuiamo il nostro tempo e non ne disponiamo da padroni assoluti. Il tempo non appartiene a noi, ma a Lui! Egli ha contati gli istanti della nostra vita e conosce che cosa essi devono rendere. Egli vede esattamente che cosa perdiamo e che cosa troviamo. Egli ha posto un fine santo in ogni attimo della nostra vita, un compito, un piano, e noi dobbiamo rispondere a tutte le intenzioni di Dio, dando ad ogni cosa un fondamento, così che i suoi fini siano anche i nostri e non riportiamo vuoto ciò che Egli ci ha preparato perché lo riempissimo. Il grande onnipotente Iddio è anche il Dio degli attimi della nostra vita, Dio del nostro tempo prezioso. Egli è maestro, il nostro buon maestro, e dobbiamo ubbidirlo in tutto. Vedo nel Purgatorio anche molti religiosi, i quali, per essersi troppo a lungo ed inutilmente trattenuti con gli uomini, presentano tante zone vuote nell’anima; religiosi che per i mondani rapporti di amicizia hanno smarrito l’ornamento del riserbo claustrale, che non hanno capito di dover concedere alle visite ed alle amicizie solo il tempo che non contraddiceva alla solitudine del chiostro. Quanto mondo trovo in queste anime, e questo mondo è zero davanti all’eternità. Quanti hanno dedicato ore ed ore al mondo in cose che si sarebbero potute sbrigare molto più rapidamente. Quante ore di interiore preghiera e di raccolte visite al tabernacolo avrebbero potuto guadagnare, e quante di queste ore preziose sono state giocate e sono andate perdute per Dio e per l’eternità! Quanti minuti si sarebbero potuti risparmiare per il Dio Eucaristico, se l’anima avesse avuto fame, la vera fame del suo dovere e di Dio! Quanto è buono il Signore che concede alle anime di riparare a tutto questo nel Purgatorio! Il Purgatorio è perciò anche una sofferenza impregnata di tempo. Esse soffrono a causa del tempo e questa è nostalgia: provano una indicibile nostalgia di Dio, di purezza, di perfezione, e sono insieme felici perché sanno di essere nel luogo del miglioramento: questo le libera da ogni disperazione, il loro dolore è una speranza, una fiducia, un desiderio ed un ritorno. Davvero Dio non ci ha dato il tempo perché con esso giocassimo e facessimo ciò che vogliamo. Il tempo è il vaso con cui dobbiamo attingere alla fonte della vita eterna, e, se non lo riportiamo pieno, il Signore ci guarda con occhio interrogatore e chiede: «Che cosa hai fatto con questo tesoro di grazia? Io ti comandai di riportarmelo pieno e tu sei andato per le tue vie; dimenticando il comando del tuo Dio, hai perfino infranto il vaso bello e santo; che cosa mi riporti?». Allora l’anima si sprofonda ai piedi di Dio, poiché ora sta davanti ai giudice eterno e non può sfuggire a Lui, alla sua Parola, come spesso forse ha fatto nella vita. E sta davanti a Lui, davanti al Dio onnipotente, e forse Gli ha riportato solo i cocci, i cocci di tante grazie infrante, di tanto tempo perduto. Allora essa prega il Signore: «Io ti prego, fallo ritornare intero». E se l’anima era già pentita in punto di morte, il suo accento sarà ancora più pentito.

Allora il Signore clemente dice: «Vieni dunque nel Purgatorio, lo faremo tornare intero». Ma questa guarigione non può e non deve avvenire senza dolore, perché l’anima perde la sua rigidità solo nella contrizione, e la contrizione fa male. Ma chi riporta il vaso colmo ha sorte felice: a lui si spalancano le porte dell’eternità. Abbiamo tanto, infinitamente tanto da attingere alla fonte dell’amore misericordioso: nella Santa Comunione, prima ancora nella confessione, e nelle Sante Messe, nelle predicazioni. Nulla ci manca, purché non diventiamo dissipatori della Parola di Dio e impariamo tutto, tutto quello che conviene alla nostra salute e ci conduce ad una celeste purezza. Siamo così ben provveduti di grazie; dobbiamo solo non riceverle ingrati e insensibili, per abitudine. Ma Dio è così misericordioso che, se abbiamo una volontà buona, possiamo anche qui sulla terra riparare dove abbiamo mancato. Basta convertirsi e con buona volontà volere essere migliori; allora anche il passato viene sanato da Gesù stesso. Quando il vaso del tempo non è ancora pieno, possiamo giungere a riempirlo con la contrizione e la buona volontà e la santa fame della Parola di Dio: per essa riceviamo Gesù, e troviamo la forza di seguire la sua Parola. Nella Parola di Dio troviamo la via alle sorgenti della grazia e impariamo ad usarne rettamente. Per l’udito comunichiamo con Gesù e ricevendolo devotamente seguiamo il suo richiamo e gli apriamo l’ingresso del cuore. Ogni parola di Dio, ogni parola del sacerdote è un bussare di Gesù al cuore, ed ogni buona volontà è un aprire la porta. Quando uno apre la porta, Gesù si prende cura di tutta la sua anima e dei suoi impegni eterni.

Natale 1931

Nihil obstat E. Go rev. Del. Romae dic. 23-VII-1950 IMPRIMATUR E. Vicariatu Urbis, die 8-VIII-1950 ALOYSIUS TRAGLIA Arch. Cassarien Vicesgerens