IL MONDO E LE CINQUE CASE: INSEGNAMENTO DI MARIA SANTISSIMA A SANTA BRIGIDA

Un insegnamento importantissimo della Beata Vergine Maria a Santa Brigida da Svezia sulla condotta e lo stato degli uomini che vivono nel mondo, corrispondenti con una delle cinque case da Lei descritte in questo racconto. 

Dalle rivelazioni private di Maria Santissima a Santa Brigida da Svezia.

Gesù bussa come pellegrino ad una casa… chi si affaccerà alla porta? Chi andrà ad accoglierLo? 

Per la Beata sempre Vergine Maria, la Madre di Dio e nostra Madre Amabilissima, gli esseri umani, si comportano attraverso le loro opere, pensieri, parole e azioni, come una delle cinque case da lei descritte in questo racconto che andremo a leggere, rivelato a Santa Brigida. 
L’insegnamento è fondamentale per la beatitudine dell’uomo e la gioia eterna della sua anima in Paradiso. Accogliamo queste parole nel nostro cuore con fermo proposito di emendarci e cambiare vita finché ne abbiamo l’opportunità e la Grazia. 

 

GLI UOMINI E LE CINQUE CASE

Parole meravigliose della Madre di Dio alla sposa (alla quale spiega) come in questo mondo ci siano cinque case, i cui abitatori rappresentano i cinque stati degli uomini, cioè gli Infedeli cristiani, i Giudei ostinati, i Pagani da soli, i Giudei e i Pagani assieme e gli Amici di Dio; e molte altre cose utili.

Maria diceva: È gran cosa che il Signore di tutte le cose e il Re della gloria sia stato

disprezzato. Egli fu come un pellegrino, viandante da un luogo all’altro e, come tale, bussò alla porta di molti per essere ricevuto. Il mondo infatti era come un fondo, nel quale ci sono cinque case.

Nella prima casa, il Figlio mio venendo in abito di pellegrino, bussò alla porta e disse: Amico, aprimi e fammi entrare a riposare e abitare con te, perché non mi aggrediscano le fiere, né mi colga l’uragano e la pioggia. Dammi le tue vesti, ché, freddo, mi riscaldi e, nudo, mi ricopra. Dammi del tuo cibo, ché affamato mi nutra; della tua bevanda, che assetato m’appaghi, e tu abbia la mercede dal tuo Dio.

Allora rispose chi era dentro: Tu sei troppo impaziente, perciò non puoi andar d’accordo e stare con noi. Sei troppo alto, non bastiamo a ricoprirti. Sei troppo desideroso e goloso, perciò non bastiamo a saziarti, perché il tuo desiderio è senza fondo. E Cristo pellegrino, che era fuori, rispose: Amico, fammi entrare con gioia e buona volontà, ch’io sto in poco spazio. Dammi delle tue vesti, perché non è possibile non ci sia un po’ di vestito nella tua casa, che basti per scaldarmi. Dammi del tuo cibo, perché anche una briciola può saziarmi e una goccia d’acqua darmi refrigerio e forza.

Rispose ancora quello di dentro: Noi ti conosciamo bene, sei umile nel parlare, importuno nel chiedere. Tu sembri contentarti di poco, ma sei di fatto insaziabile.

Freddissimo e difficilissimo da coprire, vattene, ché non ti riceveremo. Venne allora alla seconda casa e disse: Amico, aprimi e guardami. Io ti darò quel che ti occorre. Ti difenderò dai tuoi nemici.

Rispose quello di dentro: I miei occhi sono deboli, mi farebbe male a vederti. E

sovrabbondo d’ogni bene, non mi serve nulla. E sono potente e forte, chi mi può assalire?

Arrivando alla terza casa, disse: Amico, apri l’orecchio e ascoltami, allunga le tue mani e toccami. Apri la tua bocca e gustami.

Rispose quello che l’abitava: Grida più forte, perché io ti ascolti bene. Se sei leggero ti prendo e se dolce ti ricevo. Andò quindi alla quarta casa, che aveva la porta socchiusa e disse: Amico, se pensassi a tutto il tempo da te vissuto, tu mi riceveresti. E se capissi e udissi quel che ho fatto per te, mi compatiresti. Se pensassi a quanto mi offendesti, gemeresti e chiederesti pietà.

Rispose: Noi fummo quasi morti nell’attesa e nel desiderio della tua venuta; compatisci perciò la nostra miseria. Molto volentieri noi ci diamo a te. Guarda alla nostra miseria e considera la fragilità nostra e saremo pronti a tutto quel che vuoi.

Andò allora alla quinta casa, ch’era spalancata e disse: Amico, qui voglio entrare liberamente, ma sappi che desidero un giaciglio più soffice delle piume, un caldo più accogliente della lana, un cibo più fresco che possa fornire una tenera selvaggina.

Risposero quelli di dentro: Ci son qui mantelli coi quali con grande piacere ci scaldiamo i piedi e le ginocchia e perché tu abbia riposo te ne daremo il calore. Le nostre viscere e le nostre interiora offriremo di buon grado a te, perché tu vi entri. Come infatti niente è più molle del nostro midollo per esserti di riposo, così niente ti potrà riscaldare più delle nostre viscere. Il cuor nostro è il più fresco fra tutti i viventi e volentieri lo spezziamo per dartelo in cibo; entra dunque e tutto ti è dolce al palato e appetibile al gusto.

Gli abitatori delle cinque case sono i cinque stati degli uomini nel mondo. I Primi sono i cristiani infedeli, che dicono ingiusti i giudizi del Figlio mio e false le sue promesse e impossibili i suoi precetti. Costoro col pensiero nella mente e con la bestemmia sono contro i predicatori del Figlio mio. L’Onnipotente è lunghissimo e non può essere raggiunto. È larghissimo e altissimo e non può essere vestito. È insaziabile e non può essere nutrito. È impazientissimo, in modo da non poter coabitare con loro. Lo dicono lontanissimo, perché piccoli d’opere e di carità non si sforzano d’innalzarsi alla sua bontà.

Lo dicono larghissimo perché la loro cupidigia non conosce misura. Cercano il pelo nell’uovo, sospettano il male prima che accada. Lo ritengono anche insaziabile, perché non gli bastano né il cielo né la terra; dagli uomini esige i doni migliori e di dare tutto per la salvezza dell’anima: un comando pazzesco per loro che stimano grave danno riservare poche cose al corpo. Impazientissimo lo dicono anche perché odia il vizio e va contro la loro volontà; infatti essi non stimano bello e utile se non quello che è suggerito loro dal piacere sensibile.

Ma il Figlio mio davvero è Onnipotente in cielo e in terra, Creatore di tutte le cose, da nessuno creato, a tutti anteriore e, dopo di Lui, non ci saranno altri in futuro. Egli è davvero lunghissimo, altissimo, larghissimo fra tutte le cose e fuori e sopra a tutte le cose. E tuttavia, sebbene tanto potente, vuol essere vestito dal servizio caritatevole dell’uomo, lui che di vestirsi non ha bisogno, ma tutti riveste, ed è eternamente e immutabilmente vestito di onore e di gloria. Desidera essere rifocillato dalla carità dell’uomo, lui che è il pane degli Angeli e degli uomini, che tutti rifocilla e non ha bisogno di nessuno. Chiede la pace all’uomo, colui che della pace è il costruttore e il fondamento. Chi dunque vorrà accoglierlo gioiosamente, potrà saziarlo anche con un briciolo di pane, se avrà buona volontà.

Basterà un filo a vestirlo, se avrà ardente carità. Potrà dissetarlo con una goccia, se avrà buoni sentimenti. Sarà in grado di riceverlo in cuore e parlar con lui, se sarà fervente e stabile nella devozione. Dio infatti è Spirito e volle perciò mutare in spirituali le cose carnali ed in eterne le cose caduche. Reputa fatto e dato a se stesso, quel che è fatto e dato alle sue membra. Né guarda l’operato o il semplice sentimento ma la fervorosa volontà e l’intenzione con cui si compie l’opera.

Veramente costoro quanto più ricevono segrete inspirazioni dal Figlio mio e quanto più vengono ammoniti da lui per mezzo dei suoi predicatori, tanto più si ostinano contro di lui, né l’odono, né gli aprono la porta della volontà né l’introducono con le buone opere.

Perciò quando sarà giunto il loro tempo, sarà annientata la menzogna su cui si fondano e sarà esaltata la verità e resa manifesta la gloria di Dio.

I secondi sono i Giudei ostinati. Questi credono d’essere del tutto ragionevoli e ritengono la loro ragione come giustizia legale. Esaltano le proprie azioni e le magnificano più di quelle degli altri. Se odono le cose fatte dal Figlio mio, le stimano degne di disprezzo. Se odono le parole e i comandi del Figlio mio, li disdegnano e, anzi, se le ascoltassero e le praticassero, si riterrebbero peccatori e impuri; e, per ciò che riguarda il Figlio mio, più infelici e miserabili se lo imitassero. Finché il mondo è loro favorevole, si sentono felicissimi; finché sono in buona salute, si sentono fortissimi. Perciò la loro speranza cadrà nel nulla e la loro gloria in confusione.

Terzi sono i Pagani, dei quali alcuni, irridendo, chiedono ogni giorno: Chi è questo Cristo? Se è dolce, con la sua presenza, l’accoglieremo. Se mite nel perdonare i peccati, l’onoreremo volentieri. Ma questi chiudono gli occhi della loro intelligenza per non capire la giustizia e la misericordia di Dio. Otturano le orecchie per non udire quel che il Figlio mio ha fatto per essi e per tutti. Si tappano la bocca e non indagano cos’accadrà loro e cos’è loro utile. Incrociano le braccia e rifiutano la fatica di cercar la via come evitare la menzogna e trovare la verità. Perciò, siccome non vogliono capire e guardarsi come possono e fin quando ne hanno il tempo, cadranno con la loro casa, travolti dalla tempesta.

I quarti sono quei Giudei e Pagani, che sarebbero volentieri cristiani, se ne conoscessero il modo e cosa è gradito al Figlio mio e se avessero un interlocutore. Essi arguiscono dalle circostanze e capiscono dalla voce interna dell’amore e dai segni, quanto il Figlio mio ha fatto e patito per tutti. Perciò in cuor loro si rivolgono al Figlio mio e dicono: « O Signore, abbiamo udito che hai promesso di darti a noi, perciò ti aspettiamo; vieni e mantieni la tua promessa. Comprendiamo infatti e vediamo che in quelli che vengono adorati come dei, non c’è alcuna virtù divina, né carità per le anime, né grande castità da esaltare. In essi troviamo l’amicizia dei corpi, l’amore della gloria di questo mondo.

Abbiamo appreso della tua legge e udimmo delle tue gesta in ogni giustizia e misericordia. Udimmo dei Profeti tuoi che ti hanno predetto e atteso. Vieni perciò, piissimo Signore, volentieri ci daremo a te, perché comprendiamo che in te è la carità per le anime, l’uso discreto di tutte le cose, perfetta carità e vita eterna. Perciò vieni presto, perché moriamo dal desiderio della tua attesa e illuminaci ». Così dunque gridano al Figlio mio. E perciò la porta del loro cuore è quasi aperta per metà, perché hanno tutta la volontà di fare il bene, ma non l’hanno ancora compiuto. Sono questi, quelli che meritano d’ottenere la grazia e la consolazione del Figlio mio.

Nella quinta casa ci sono gli Amici miei e i figli miei, e la porta della loro mente è tutt’aperta al Figlio mio. Essi ascoltano volentieri il Figlio mio che li chiama. E non solo aprono, quando bussa, ma gli vanno incontro con animo ilare, quando viene. Essi col martello dei comandamenti di Dio spezzano qualunque stortura in se stessi. E preparano il riposo al Figlio mio, non sulle piume d’uccelli, ma nell’armonia delle virtù e nella mortificazione di tutti i cattivi sentimenti, ch’è il midollo di tutte le virtù. Son essi che danno calore al Figlio mio, non il caldo della lana, ma il gran fervore della carità, con cui offrono non solo le cose loro, ma se stessi al Figlio mio. Infine gli preparano un nutrimento più fresco d’ogni carne nel cuore perfettissimo, col quale non desiderano né amano altri che il loro Dio. Nel cuore di costoro abita il Signore del cielo e soavemente si nutre della loro carità, Dio che tutti nutre. Costoro hanno sempre l’occhio alla porta, perché non v’entri l’avversario, e l’occhio a Dio e le mani alle armi da usare contro il nemico. Questi, figlia mia, imita per quanto puoi, perché il loro fondamento è sulla pietra fermissima. Le altre case si appoggiano sul fango e, perciò, quando verrà il vento, cadranno.