L’Agonia di Gesù nell’Orto degli Ulivi (Rivelazioni di Gesù a Suor Josefa Menandez)

Rivivi la Passione spirituale di Cristo nell’orto degli Ulivi, pregando e vegliando con Lui in quella notte di terribile Agonia.

(dopo che hai letto le parole di Gesù a Suor Josefa Menandez, vedi le promesse che Gesù ha fatto a chi si ricorda delle sua Agonia nell’Orto degli Ulivi  =>> http://rivelazionicristiane.altervista.org/gesu-nel-getsemani-le-6-promesse-del-figlio-dio-si-ricorda/ )

Umiliati, bacia la terra – dice Gesù a Josefa – e vieni con me… andiamo al Getsemani… e la tua anima si riempia dei sentimenti di tristezza che inondarono la mia in quell’ora.

Dopo aver predicato alle turbe, curato gli infermi, dato la vista ai ciechi, risuscitato i morti… dopo aver vissuto tre anni in mezzo ai miei apostoli, per formarli ed insegnare la mia dottrina… avevo infine appreso loro con l’esempio ad amarsi e sopportarsi vicendevolmente, ad esercitare la carità verso gli altri, lavando loro i piedi e facendomi loro cibo.

«Ora è giunta l’ora in cui il Figlio di Dio fatto uomo, Redentore del genere umano, sta per spargere il suo sangue e dare la vita per il mondo….».

In quell’ora volli pormi in preghiera per abbandonarmi alla volontà del Padre mio. Anime care, imparate dal vostro Modello che l’unica cosa necessaria, per grandi che siano le ribellioni della natura, è di sottomettersi e offrirsi umilmente con atto coraggioso della volontà a fare quella di Dio in qualsiasi circostanza. Imparate anche da Lui che ogni azione importante deve essere preceduta e vivificata dalla preghiera, perché nell’orazione l’anima attinge la sua forza nelle ore difficili e Dio le si comunica, consigliandola, ispirandola, anche se essa non se ne accorge.

Mi ritirai nell’orto degli ulivi, cioè nella solitudine, per insegnare alle anime a cercare Dio lontano da tutto e nell’intimo di loro stesse. Per trovarLo facciano tacere i moti della natura, così spesso contrari alla grazia, i ragionamenti dell’amor proprio o della sensualità che sempre cercano di soffocare le ispirazioni della grazia e si oppongono al contatto dell’anima con Dio… Adorate i suoi disegni su di voi qualunque siano… e tutto il vostro essere si prostri come conviene che faccia una creatura alla presenza del Creatore!

Così mi offersi Io per compiere l’opera della redenzione del mondo. Nello stesso istante sentii pesare su di me tutti i tormenti della passione: le calunnie e gli insulti… i flagelli e la corona di spine… la sete… la croce!… Tutti quei dolori si affollarono davanti ai miei occhi insieme con la moltitudine delle offese, dei peccati e dei delitti che si sarebbero commessi nel corso dei secoli. E non soltanto li vidi, ma me ne sentii ricoperto… e sotto questo fardello d’ignominie mi dovetti presentare al Padre celeste per implorare misericordia. Allora sentii su di me la collera di Dio offeso ed irritato e mi offersi come garante, Io, suo Figlio, per calmare il suo sdegno e soddisfare alla sua giustizia. Ma sotto il peso di tanti delitti la mia natura umana fu presa da tale angoscia, da tale agonia mortale, che tutto il mio Corpo fu coperto di un sudore di sangue.

O peccatori, che mi fate soffrire in tal modo!… vi darà questo sangue la salvezza e la vita?… o sarà perduto per voi? Come esprimere il mio dolore al pensiero di questo sudore, di queste angosce, di questa agonia, di questo sangue… inutile per tante e tante anime?…

Avvicinati a me, e quando mi vedrai immerso in un oceano di tristezza, vieni con me a cercare i tre discepoli che ho lasciato ad una certa distanza. Li avevo presi con me per riposarmi presso di loro facendoli partecipi delle mie preghiere e della mia angoscia. Ma come esprimere ciò che provò il mio Cuore quando, cercandoli, li trovai immersi nel sonno? Com’è triste, per chi ama, trovarsi solo, senza potersi confidare con i suoi cari!… Quante volte il mio Cuore soffre lo stesso dolore… e quante volte cercando qualche sollievo presso le anime scelte le trovo addormentate!… Invano cerco di destarle e di trarle fuori da se stesse, dalle loro preoccupazioni personali, dalle loro vane ed inutili occupazioni… Troppo spesso mi rispondono, se non a parole, almeno con i fatti: ora non posso… ho troppo da fare… sono troppo stanca… ho bisogno di pace!… Allora – insistendo – dolcemente Io ripeto a quest’anima: vieni un momento, vieni a pregare con me: è adesso che Io ho bisogno di te: non aver paura di lasciare per me questo riposo, perché Io stesso sarò la tua ricompensa… E ricevo la stessa risposta!… Povera anima sonnacchiosa che non può vegliare un’ora con me!…

Anime care, imparate qui ancora come sia inutile e vano cercare sollievo presso le creature. Quante volte non troverete presso di loro che un accrescimento di amarezza perché esse sono addormentate e non corrispondono né alla vostra fiducia né al vostro amore…

Ritornando alla mia preghiera, mi prostrai un’altra volta, adorai il mio Padre, implorando il suo aiuto… Non dissi: «Mio Dio», ma «Padre mio». Quando il vostro cuore soffre di più, allora dovete chiamare anche voi Dio vostro Padre. SupplicateLo di aiutarvi, esponeteGli le vostre sofferenze, i vostri timori, i vostri desideri, e con il grido della vostra angoscia ricordateGli che siete sue figlie. DiteGli che il vostro corpo è sfinito… il vostro cuore oppresso fino alla morte… che l’anima sembra sperimentare il sudore di sangue. PregateLo con fiducia filiale e aspettate tutto da Colui che vi è Padre. Egli vi consolerà e vi darà la forza necessaria per affrontare la tribolazione e la sofferenza, sia la vostra che quella delle anime a voi affidate.

L’anima mia, triste e sgomenta, doveva sopportare un’angoscia ancora più mortale poiché, sotto il peso delle iniquità degli uomini, e in ricambio di tanti patimenti e di tanto amore, non vedevo che oltraggi e ingratitudini! Il sangue che mi sgorgava da tutti i pori, e che avrei versato da tutte le mie ferite, sarebbe stato inutile per tante anime!… molte sarebbero andate perdute… altre in più gran numero mi avrebbero offeso… e moltitudini intere non mi avrebbero neppure conosciuto…

Ed il mio sangue lo avrei sparso per tutte, e i miei meriti sarebbero stati offerti ad ognuna!… Sangue divino! Meriti infiniti!… inutili per tante e tante anime!… Si, per tutte avrei versato il mio sangue e tutte sarebbero state amate di grande amore… Ma quante per cui questo amore sarebbe stato più delicato, più tenero, più ardente!… Da queste anime scelte mi sarei aspettato più consolazioni e più amore, più generosità e abnegazione… in una parola, più corrispondenza alla mia bontà…

Vidi in quel momento molte tra esse allontanarsi da me… alcune chiudere le orecchie alla mia voce… altre ascoltarla senza seguirla… altre corrispondere alla chiamata per un po’ di tempo, ed anche con una certa generosità… poi addormentarsi a poco a poco, dicendomi infine con le loro opere: ho lavorato abbastanza… sono stata fedele ai miei obblighi fino alle minuzie… ho vinto la natura… ho praticato l’abnegazione… ora ho bisogno di un po’ di libertà… non sono più una bambina… tante rinunzie… tanta vigilanza non mi occorrono più… posso ben dispensarmi da quella cosa che m ‘incomoda, ecc… «Povera anima! Così dunque tu incominci a dormire?… Fra poco ritornerò e nel tuo sonno non mi sentirai più… ti offrirò la mia grazia e tu non la riceverai… Avrai tu la forza di risvegliarti un giorno? Non c’è piuttosto da temere che, rimasta così a lungo senza nutrimento, ti indebolisca e non possa più uscire dal letargo?… Anime care, sappiate che molte furono sorprese dalla morte in mezzo ad un sonno profondo… e dove, e come si risvegliarono?

Tutto questo fu allora presente ai miei occhi e al mio Cuore. Che fare?… Retrocedere?… domandare al Padre mio di liberarmi da quell’angoscia?… Rappresentargli l’inutilità del mio sacrificio per tante anime?… No, mi sottoposi nuovamente alla sua santissima volontà e accettai il mio calice per esaurirlo fino alla feccia! L’ho fatto per insegnarvi, anime care, a non indietreggiare di fronte alla sofferenza. Non credetela inutile mai, anche se non ne vedete il frutto. Sottomettete il vostro giudizio e lasciate che si compia in voi la volontà divina. Per me, Io non volli retrocedere né fuggire. E pur sapendo che là, in quel giardino, i miei nemici stavano per prendermi, vi restai.

Dopo essere stato confortato dall’Angelo inviatomi dal Padre, vidi avvicinarsi Giuda, uno dei miei dodici apostoli, e dietro a lui quelli che dovevano catturarmi. Erano armati di bastoni e di pietre ed erano carichi di catene e di corde per impossessarsi di me e legarmi. «Mi alzai e avvicinandomi a loro dissi: Chi cercate? Allora Giuda, posandomi le mani sulle spalle, mi abbracciò!

Che fai, Giuda? Che significa questo bacio?… A quante anime potrei dire: Che fate?… perché mi tradite con un bacio? Anima che Io amo, che vieni a ricevermi e che tante volte mi hai ripetuto di amarmi… mi hai appena lasciato e già mi consegni ai miei nemici!… Ben sai che in quella riunione che ti attira si fanno discorsi offensivi per me, e tu che mi hai ricevuto stamani e che forse mi riceverai domani… perdi in quel luogo il candore prezioso della mia grazia!… Ad un’altra dirò: Perché persisti in quell’affare che t’insozza le mani? Non sai che non è lecito il mezzo con cui ti procuri quel guadagno, quella posizione, quel benessere?… Tu mi ricevi, tu mi abbracci come Giuda… perché fra qualche istante, fra qualche ora, darai tu stessa ai miei nemici il segno dal quale mi riconosceranno per impadronirsi di me! Mi rivolgerò anche a te, anima cristiana, che mi tradisci con quell’amicizia pericolosa. Non solo mi incateni e mi lapidi tu, ma per causa tua anche un’altra persona mi tradisce. Perché mi consegni così… mentre mi conosci e in varie occasioni ti glori della tua pietà e della tua carità?… Senza dubbio potresti raccogliere un gran merito… ma in realtà che cosa sono se non un velo che copre la tua malizia?…

Amico mio, perché sei venuto? Giuda, con un bacio tradisci il Figlio di Dio, il tuo Maestro e Signore! Colui che ti ama e che è pronto a perdonarti ancora!… Tu, uno dei miei dodici!… Tu, uno di quelli che sono stati a mensa con me, e a cui Io ho lavato i piedi!…

Quante volte Io posso e devo parlare così alle anime predilette del mio Cuore!… Anima amata, perché ti lasci trasportare da quella passione?… perché le lasci libero corso?… Non è sempre in tuo potere liberartene: ma Io non ti domando che di combattere, di lottare, di resistere… Che sono i godimenti di pochi istanti se non i trenta denari per i quali Giuda mi tradì e che servirono unicamente alla sua rovina? Quante anime mi hanno venduto e mi venderanno ancora per il prezzo vilissimo di un piacere passeggero!… povere anime… chi cercate? Me?… Quel Gesù che avete conosciuto, che avete amato!… Lasciate che vi dica queste parole: vegliate e pregate! Sì, lavorate senza tregua affinché i vostri difetti e le vostre inclinazioni non diventino abitudini.

Ogni anno, spesso anche ad ogni stagione, bisogna falciare l’erba dei campi: bisogna arare la terra per fortificarla e svellerne le erbe cattive. Così l’anima deve sorvegliare e raddrizzare con cura le sue difettose inclinazioni. Non è sempre la colpa grave quella che apre la via ai peggiori disordini. E il punto di partenza verso le cadute più gravi è spesso una piccola cosa: un piccolo godimento, un momento di debolezza, una condiscendenza, forse lecita, ma poco mortificata, un divertimento legittimo in sé, ma poco conveniente… E mentre tutto questo cresce e si moltiplica, l’anima a poco a poco si acceca, la grazia ha sempre meno efficacia, la passione si fortifica e finisce per trionfare. Com’è triste per il cuore di un Dio che ama infinitamente vedere tante anime insensibilmente avviarsi all’abisso…

Ricordati – dice Gesù a Josefa – che non sono i tuoi meriti che attirano verso di te il mio Cuore, ma la tua miseria e la compassione che ho per te!… Prendi la mia croce e non temere. Non supererà mai le tue forze poiché l’ho misurata e pesata sulla bilancia dell’amore. Sai tu veramente quanto ti amo? E quanto amo le anime? Per esse Io mi servo di te, perché per quanto piccola tu sia e per quanto poco tu valga, voglio utilizzare la tua piccolezza conservandoti unita ai miei meriti ed al mio Cuore. Rimani con la mia croce e soffri per le anime e per mio amore!

… Bacia la terra e umiliati!…Ti ho detto, Josefa, come le anime che mi offendono gravemente mi consegnano ai miei nemici affinché mi diano la morte, anzi sono esse che si costituiscono mie nemiche e l’arma della quale si servono contro di me è il peccato. Però non sempre si tratta di gravi cadute. Vi sono anche anime, persino tra quelle che ho scelto (cioè consacrate e religiose), che mi tradiscono con le loro colpe abituali, le cattive tendenze non combattute, le concessioni alla natura immortificata, le mancanze alla carità, all’obbedienza, al silenzio, ecc… E se il mio Cuore soffre per le colpe e le ingratitudini del mondo, quanto più quando si tratta delle offese che gli vengono da anime particolarmente amate!…

Se il bacio di Giuda mi cagionò tanto dolore, fu precisamente perché egli era uno dei miei dodici e da lui come dagli altri attendevo più amore, più consolazione, più delicatezza! Da voi, scelte per luogo del mio riposo e giardino delle mie delizie, anche da voi aspetto molto più amore, tenerezza e delicatezza che non da altre anime che non mi sono così intimamente unite!… Tocca a voi essere il balsamo delle mie ferite, asciugarmi il volto deturpato e sfigurato, aiutarmi ad illuminare tante anime cieche, che nell’oscurità della notte mi afferrano e mi legano per condurmi alla morte. Non lasciatemi solo… Destatevi e venite a pregare con me, perché gia i miei nemici sono arrivati.

Quando i soldati si avvicinarono per prendermi dissi loro: «Sono Io!». Ed ecco le parole che ripeto all’anima che si avvicina al pericolo ed alla tentazione: «Sono Io». Sì, «Sono Io». Tu vieni per tradirmi e consegnarmi: non importa! Vieni, perché sono tuo Padre e se vuoi, c’è tempo ancora: ti perdonerò e invece di legarmi tu con i tuoi peccati ti stringerò Io con i legami del mio amore. Vieni, sono Colui che ti ama, Colui che ha sparso il suo sangue per te! Ho compassione della tua debolezza e ti aspetto ansiosamente per riceverti nelle mie braccia! Vieni, anima di mia sposa, anima di mio sacerdote!… Sono l’infinita misericordia! Non temere, non ti punirò… non ti respingerò… ma ti aprirò il mio Cuore e ti amerò con maggior tenerezza… La tua bellezza ritrovata farà l’ammirazione del cielo e il mio Cuore si riposerà in te.

Ah! Quale tristezza per me, quando dopo questo invito ad anime cieche ed ingrate, esse mi legano e mi conducono alla morte! Dopo che mi ebbe dato il bacio del tradimento, Giuda uscì dall’orto e, comprendendo l’enormità del suo delitto, si disperò. Chi potrà misurare il mio dolore quando vidi il mio apostolo correre alla perdizione eterna?… Ma era venuta l’ora e, lasciando ogni libertà ai soldati, mi consegnai a loro con la docilità di un agnello. Mi trascinarono subito alla casa di Caifa, dove fui ricevuto con beffe ed insulti e dove uno dei servi mi diede il primo schiaffo! Il primo schiaffo… Josefa, comprendilo bene: questa sofferenza superò forse quella dei colpi dei flagelli?… No, senza dubbio, ma in quel primo schiaffo vidi il primo peccato mortale di tante anime fino allora in stato di grazia… e dopo il primo… quanti ancora!… E quante anime trascinate dall’esempio allo stesso pericolo… forse alla stessa sventura: quella di morire in peccato!

… passa oggi la giornata – conclude Gesù – riparando e pregando affinché molte anime conoscano dove conduce la strada che battono…

 

(dopo che hai letto le parole di Gesù a Suor Josefa Menandez, vedi le promesse che Gesù ha fatto a chi si ricorda delle sua Agonia nell’Orto degli Ulivi  =>> http://rivelazionicristiane.altervista.org/gesu-nel-getsemani-le-6-promesse-del-figlio-dio-si-ricorda/ )