Le Preghiere più Importanti da Recitare tutti i giorni

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Pregando con fiducia e con amore,praticando il digiuno e l’astinenza e andando regolarmente a Messa(confessandosi e prendendosi la comunione se permesso), l’anima è protetta dalle insidie di satana dalla Santissima Trinità, attraverso l’Intercessione di Maria Santissima e anche attraverso l’intercessione dei Santi e Angeli ed Arcangeli. 

Consiglio di recitare Tutte queste preghiere nell’arco della giornata, se possibile, non tralasciando MAI almeno le più Importanti: Pater, Ave Maria, Gloria.

Preghiere del Mattino: appena svegli, prima di fare colazione, quando possibile, recitare il Credo, Pater, Ave Maria, Gloria, Preghiera di Fatima, Salve Regina, Preghiera al Cuore Immacolato di Maria, Atto d’Amore, Angelo di Dio [ Atto di Fede, Atto di Speranza, Magnificat, Suub Tuum Praesidium, Preghiera a San Michele Arcangelo, Preghiera a San Giuseppe anche durante la giornata se non è possibile appena svegli]

Preghiere della Sera: prima di coricarsi, cercare di recitare almeno il Pater, Ave Maria e Gloria, chiedendo Perdono al Signore per le proprie mancanze e per i propri peccati commessi durante il giorno( andandole a confessare quanto prima vi sarà possibile al sacerdote), Recitando un’Atto di Dolore. Ringraziate il Vostro Angelo Custode con una Preghiera (Angelo di Dio) e chiedetegli di vegliare nei vostri sogni. Ricordatevi sempre, come appena svegli, di recitare l’Atto d’Amore. Recitate Infine l’Eterno Riposo ai vostri cari defunti. Ovviamente ripetere le preghiere del Credo, e le altre recitate durante il giorno è sempre Buono per la propria e l’anima degli altri.

IL CREDO 

Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero,
generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre.
Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen

 

 ATTO D’AMORE (*)

Gesù, Maria, Vi amo!
Salvate le anime dei sacerdoti, salvate le anime.
Ve lo chiediamo supplichevoli,
e concedeteci di poter ripetere quest’Atto d’Amore
MILLE VOLTE(**) ad ogni palpito, ad ogni respiro.

ATTO DI DOLORE

Mio Dio,
mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi
e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono
e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più
e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore,
misericordia,
perdonami.

ATTO DI FEDE

Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in Te, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accresci la mia fede.

ATTO DI SPERANZA

Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro Salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno.

ATTO DI CARITÀ

 Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor tuo amo il prossimo come me stesso, e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più.

PADRE NOSTRO

Padre Nostro che sei nei Cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà come in Cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male.
Amen

 

GLORIA

Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo,
come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli.
Amen

AVE MARIA

Ave o Maria, piena di Grazia,
il Signore è con te.
Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno Gesù. Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen

PREGHIERA DI FATIMA

Gesù mio,
Perdona le nostre colpe,
Preservaci dal fuoco dell’inferno,
Porta in Cielo tutte le anime,
specialmente le più bisognose della Tua Misericordia.


SALVE REGINA

Salve Regina, Madre di Misericordia,
vita dolcezza e speranza nostra, salve.
A Te ricorriamo noi esuli figli di Eva;
a Te sospiriamo gementi a piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, Avvocata nostra,
rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi
e mostraci dopo questo esilio Gesù,
il frutto benedetto del Tuo seno.
O Clemente, o Pia, o Dolce Vergine Maria.

 

PREGHIERA AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

O Cuore Immacolato di Maria, colmo di bontà,
mostra il Tuo amore verso di noi.
La fiamma del Tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini.
Noi Ti amiamo immensamente.
Imprimi nei nostri cuori il vero amore
così che abbiamo un continuo desiderio di Te.
O Maria, mite e umile di cuore,
ricordati di noi quando pecchiamo.
Tu sai che tutti gli uomini peccano.
Donaci, per mezzo del Tuo Immacolato e Materno Cuore,
di guarire da ogni malattia spirituale.
Fa’ che sempre possiamo guardare la bontà del Tuo Cuore Materno
e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del Tuo Cuore.


SUB TUUM PRAESIDIUM

Sotto la Tua Protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta.

PREGHIERA A SAN MICHELE

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, Te ne preghiamo supplichevoli: e Tu, o Principe della Milizia Celeste, col Divino Potere ricaccia nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime. Amen.

 

ANGELO DI DIO

Angelo di Dio
che sei il mio custode,
illumina, custodisci, reggi e governa a me
che ti fui affidato dalla Pietà Celeste.
Amen

MAGNIFICAT

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre.

GESÙ, GIUSEPPE E MARIA

Gesù, Giuseppe e Maria,
Vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria,
assistetemi nella mia agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria,
spiri in Pace con Voi l’anima mia.

PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

A Te, o Beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il Tuo Patrocinio dopo quello della Tua Santissima Sposa. Per quel Sacro Vincolo di Carità che Ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasTi al fanciullo Gesù, Riguarda, Te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e con il Tuo Potere ed Aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo; allontana da noi, o Padre Amantissimo, la peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro Fortissimo Protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del Bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità, e stendi su ciascuno di noi il Tuo Patrocinio, affinché col Tuo esempio e con il Tuo soccorso possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen.

ETERNO RIPOSO

L’Eterno riposo
Dona loro o Signore
e splenda ad essi la Luce Perpetua,
riposino in Pace.
Amen

(*)

L’ATTO D’AMORE “GESU’ MARIA VI AMO,SALVATE LE ANIME” DETTATO DA GESU’ A SUOR CONSOLATA BETRONE

 

“Disse un giorno Gesù a Suor Josepha Menendez:
« Ogni piccolo sacrificio offerto a me con amore, diventa nelle mie mani mezzo per Salvare qualche anima ».
Intuì un giorno queste verità la piccola Suor Teresa del Bambino Gesù: essa, credendo che si poteva raggiungere la santità soltanto facendo grandi penitenze, s’era messa a farle.
Ma, caduta poco dopo ammalata, ebbe proibito dalla superiora di fare qualunque penitenza. La santa a principio si mise a piangere, pensando che non avrebbe più potuto raggiungere la santità; ma poco dopo intuì che avrebbe potuto raggiungere lo stesso effetto facendo innumerevoli piccoli sacrifici e facendo tutto con grande amore. E cosi fece; e divenne la santa che è.

 

Valore dell’atto d’amore

a) Un atto d’amore di Dio è l’azione più grande e più preziosa che possa essere compiuta in terra; e nello stesso tempo è la cosa più semplice. Basta dire o anche solo pensare:
«Mio Dio, ti amo»; oppure «Gesù mio, ti amo!».
Il più piccolo atto di perfetto amore di Dio ha maggiore importanza agli occhi di Dio, maggiore utilità per la Chiesa e per l’anima stessa che lo fa di tutte le altre opere puramente esteriori messe insieme (S. Giovanni della Croce).

 

b) Un atto di perfetto amore di Dio riconcilia immediatamente l’anima con Dio, anche la più aggravata di peccati, ancora prima dell’assoluzione sacramentale, purché si abbia la volontà di confessarsi (Conc. Trid. sess. 14-4).

 

c) Ogni atto d’amore di Dio ci merita un aumento di grazia santificante, e quindi di gloria in cielo.

 

d) L’atto d’amore di Dio, semplicemente interno, oppure esterno a modo di giaculatoria, purché sia sempre vivificato dall’amore interno, è l’azione più facile e più breve che si possa fare, senza che alcuno se ne accorga, in ogni momento e in ogni circostanza; basta un attimo di tempo. Dio e sempre presente in attesa affettuosa di ricevere dal cuore della sua creatura questa espressione di amore.

 

e) L’atto d’amore di Dio può essere accompagnato da un forte sentimento e da un forte trasporto interno; può anche essere fatto senza sentire assolutamente nulla; ed ha lo stesso valore. Per amare Dio basta soltanto volerlo amare. Amare non è sentire di amare, ma voler amare.
Quando il missionario o la missionaria curano il lebbroso, anche se non sentono simpatia per lui, anche se sentono tanto ribrezzo per le sue piaghe, esercitano un amore purissimo.

 

f) L’anima più semplice e oscura che fa più atti di amore di Dio, e molto più utile alle anime e alla Chiesa di chi opera azioni grandiose con meno amore.
g) L’atto frequente d’amore è il mezzo più efficace: per santificarci; per convertire i peccatori; per salvare i moribondi; per liberare le anime del purgatorio; per sollevare gli afflitti; per aiutare i sacerdoti; per frenare il potere di Satana; per aiutare le anime e la Chiesa; per evitare il peccato; per vincere le tentazioni. Moltiplicare durante la giornata tali atti d’amore, significa far diventare preziosissima la nostra vita, anche se esteriormente inutile. Un atto d’amore di Dio vale più di tutto l’oro della terra.

 

Promesse di Gesù a Suor Consolata (Suor  Consolata Betrone fu una clarissa cappuccina, morta  in concetto di santità  il 17.4.1946 nel convento di Testona a Torino)

 

Gesù le rivelò questa giaculatoria: «Gesù, Maria, vi amo; salvate le anime»; e le fece, in merito, queste promesse:

– Ricordati che un atto d’amore «Gesù, Maria, vi amo; salvate le anime» decide l’eterna salvezza di un’anima… Non perdere tempo. Ogni atto d’amore è un’anima… Solo in Paradiso ne conoscerai il valore e la fecondità per salvare le anime.

 

– Consolata, dimmi, che preghiera più bella puoi farmi? «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime»: amore e anime. Che cosa vuoi di più bello?

 

– «Gesù, Maria, vi amo, salvate anime» comprende tutto: le anime del purgatorio, come quelle della Chiesa militante; le anime innocenti e quelle colpevoli; i moribondi, gli atei, ecc, tutte le anime.

 

– Fa’ sempre tale atto d’amore: quando siedi e quando cammini, quando lavori e quando riposi, di giorno e di notte; fallo anche solo col pensiero ad ogni respiro. In tale atto incessante d’amore c’e racchiusa tutta la santità.
– Consolata, di’ alle anime che preferisco un atto d’amore e una comunione di amore a qualunque altro dono che possono offrirmi, perché ho sete di amore. Sono venuto a portare il fuoco e cosa altro voglio se non che si accenda? (Lc. 12, 49). Consolata, di’ al mondo quanto sono buono e materno, e come dalle mie creature io chiedo solo e sempre amore. Oh, potessi scendere in ogni cuore e versarvi a torrenti le tenerezze del mio amore!
Io bramo essere servito dalle mie creature per amore. Ora evitare il peccato per timore dei miei castighi non è quello che bramo. Io voglio essere amato, io voglio l’amore dalle mie creature; quando mi ameranno, non mi offenderanno più. Metti tutta l’attenzione nel dovere attuale per compierlo con tutto l’amore possibile. Trasforma tutte le cose disgustose che incontri nel cammino in roselline; raccoglile con amore e offrimile con amore; allora anche i vostri nonnulla mi diventeranno preziosi.”

(**)Consolata Betrone: “Gesù, Maria, io Vi amo! Salvate le anime!” Già allora Gesù aveva unito a tale atto d’amore la seguente Promessa: “Ogni atto d’amore è un’anima”.
Gesù chiede ora [Attraverso la Rivelazione fatta aalla mistica tedesca Justine Klotz] di pregare tale giaculatoria con l’AGGIUNTA della parola MILLE, promettendo la salvezza non solo di una, bensì di mille anime: mille ad ogni respiro, ad ogni palpito. Ecco perché Gesù definisce questa preghiera una “pila nucleare senza uguali … Cominciate sempre la giornata così e non finitela in altro modo! … La parola “mille” ve la do in dono. Mai è stato così! E’ un dono d’Amore della Mia Anima divina … Tutti vengono compresi in quest’ATTO D’AMORE. Perciò lo si deve diffondere e lasciar diffondere. –
Diventerà una fiamma gigantesca, te lo prometto. Comincia con coraggio ed aggiungi sempre il “MILLE”! Voi non vi rendete conto di ciò che operate con esso …
Questo Amore sarà il respiro di ogni anima. Riaprirò nuovamente molti cuori che già si erano irrigiditi. L’umanità è molto sprofondata. Solo la Mia Misericordia la può ancora salvare. Perciò ho dato l’ATTO D’AMORE, e non addormentarti mai senza di esso!”

I 10 Segreti di Medjugorje : dalle Interviste ai Messaggi di Maria Regina della Pace.

A pochi mesi dall’inizio delle apparizioni, la Vergine Maria ha cominciato ad affidare alcune informazioni ai veggenti di Medjugorje che non avevano il permesso di condividere con altre persone. Queste informazioni sono profezie, eventi futuri predetti dalla Vergine. All’interno del movimento di Medjugorje essi sono indicati come “segreti”, un termine che i veggenti stessi sono stati i primi a coniare.
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La Corona Angelica

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Forma della corona angelica

La corona usata per recitare la «Coroncina Angelica» è formata da nove parti, ciascuna di tre grani per le Ave Maria, preceduti da un grano per il Padre nostro. I quattro grani che precedono la medaglia con l’effigie di San Michele Arcangelo, ricordano che dopo l’invocazione ai nove Cori angelici bisogna recitare ancora quattro Padre nostro in onore dei Santi Arcangeli Michele, Ga­briele e Raffaele e del Santo Angelo custode.

 

Origine della corona angelica

Questo pio esercizio fu rivelato dall’Arcangelo Michele stesso alla serva di Dio Antonia de Astonac in Portogallo.

Il Principe degli Angeli apparendo alla Serva di Dio disse che voleva essere venerato con nove invocazioni in ricordo dei nove Cori degli Angeli.

Ogni invocazione doveva comprendere il ricordo di un Coro angelico e la recita di un Padre nostro e tre Ave Maria e con­cludersi con la recita di quattro Padre nostro: il primo in suo onore, gli altri tre in onore di S. Gabriele, S. Raffaele e degli Angeli custodi. L’Arcangelo promise ancora di ottenere da Dio che colui che l’avesse venerato con la recita di questa coroncina prima della Comunione, sarebbe stato accompagnato alla sacra Mensa da un Angelo di ciascuno dei nove Cori. A chi l’avesse recitata ogni giorno prometteva la continua particolare assistenza sua e di tutti gli Angeli santi durante la vita e in Purgatorio dopo la morte. Benché queste rivelazioni non siano ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, tuttavia tale pia pratica si diffuse tra i devoti dell’Ar­cangelo Michele e dei santi Angeli.

La speranza di ricevere le grazie promesse è stata alimentata e sostenuta dal fatto che il Sommo Pontefice Pio IX fece arricchire di numerose indulgenze questo pio e salutare esercizio.

Credo in un solo Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo, unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli.
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del Padre.
Pper mezzo di Lui tutte le cose cono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato secondo le scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella Golria per giudicare i vivi e i morti e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo che è il Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa una santa cattolica e apostolica, professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

S. Michele Arcangelo, difendici nella lotta, per essere salvati nell’estremo giudizio

1a Invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste coro dei Serafini, ci renda il Signore degni della fiamma di perfetta carità. Pater, tre Ave al 1° Coro Angelico.

2a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del Coro celeste dei Cherubini, voglia il Signore darci la grazia di abbandonare la vita del peccato e correre in quella della cristiana perfezione. Pater, tre Ave al 2° Coro Angelico.

3a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del sacro Coro dei Troni, infonda il Signore nei nostri cuori lo spirito di vera e sincera umiltà. Pater, tre Ave al 3° Coro Angelico.

4a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del coro celeste delle Dominazioni, ci dia grazia il Signore di dominare i nostri sensi e correggere le corrotte passioni. Pater, tre Ave al 4° Coro Angelico.

5a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste Coro delle Potestà, il Signore si degni di proteggere le anime nostre dalle insidie e tentazioni del demonio. Pater, tre Ave al 5° Coro Angelico.

6a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro delle ammirabili Virtù celesti, non permetta il Signore che cadiamo nelle tentazioni, ma ci liberi dal male. Pater, tre Ave al 6° Coro Angelico.

7a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste dei Principati, riempia Dio le anime nostre dello spirito di vera e sincera obbe­dienza. Pater, tre Ave al 7° Coro Angelico.

8a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste degli Arcange­li, ci conceda il Signore il dono della perseveranza nella fede e nelle opere buone. Pater, tre Ave al 8° Coro Angelico.

9a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste di tutti gli An­geli, si degni il Signore concederci di essere da essi custoditi nella vita presente e poi introdotti nella gloria dei cieli.Pater, tre Ave al 9° Coro Angelico.

Un Padre nostro a San Michele.
Un Padre nostro a San Gabriele.
Un Padre nostro a San Raffaele.
Un Padre nostro allAngelo Custode.

 

LITANIE A SAN MICHELE ARCANGELO

Signore, pietà
Cristo, pietà
Signore, pietà
Cristo, ascoltaci
Cristo, esaudiscici
Padre celeste, Dio, Abbi pietà di noi
Figlio redentore del mondo, Dio, Abbi pietà di noi
Spirito Santo, Dio, Santa Trinità, unico Dio, Abbi pietà di noi
Santa Maria, Prega per noi
San Michele Arcangelo, Prega per noi
San Michele, Principe dei Serafini, Prega per noi
San Michele, ambasciatore del Signore Dio d’Israele, Prega per noi
San Michele, assessore della Santissima Trinità, Prega per noi
San Michele, preposto del Paradiso, Prega per noi
San Michele, chiarissima stella dell’ordine Angelico, Prega per noi
San Michele, mediatore delle divine Grazie, Prega per noi
San Michele, sole splendissimo di carità, Prega per noi
San Michele, primo modello di umiltà, Prega per noi
San Michele, esempio di mansuetudine, Prega per noi
San Michele, prima fiamma di ardentissimo zelo, Prega per noi
San Michele, degno di ammirazione, Prega per noi
San Michele, degno di venerazione, Prega per noi
San Michele, degno di lode, Prega per noi
San Michele, ministro della divina clemenza, Prega per noi
San Michele, duce fortissimo, Prega per noi
San Michele, dispensatore di gloria, Prega per noi
San Michele, consolatore degli sfiduciati, Prega per noi
San Michele, Angelo di pace, Prega per noi
San Michele, consolatore degli animi, Prega per noi
San Michele, guida degli erranti, Prega per noi
San Michele, sostegno di coloro che sperano, Prega per noi
San Michele, custode di chi ha Fede, Prega per noi
San Michele, protettore della Chiesa, Prega per noi
San Michele, dispensatore generoso, Prega per noi
San Michele, rifugio dei poveri, Prega per noi
San Michele, sollievo degli oppressi, Prega per noi
San Michele, vincitore dei demoni, Prega per noi
San Michele, nostra fortezza, Prega per noi
San Michele, nostro rifugio, Prega per noi
San Michele, duce degli Angeli, Prega per noi
San Michele, conforto dei Patriarchi, Prega per noi
San Michele, luce dei Profeti, Prega per noi
San Michele, guida degli Apostoli, Prega per noi
San Michele, sollievo dei Martiri, Prega per noi
San Michele, letizia dei Confessori, Prega per noi
San Michele, custode delle Vergini, Prega per noi
San Michele, onore di tutti i Santi, Prega per noi
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudiscici, Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
PREGHIAMO O Signore, la potente intercessione del tuo Arcangelo Michele, ci protegga sempre e in ogni luogo; ci liberi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.

Oppure

PREGHIAMO Onnipotente, sempiterno Dio, che con prodigio di bontà e mi­sericordia, per la salvezza degli uomini hai eletto a Principe della tua Chiesa il glorioso San Michele, concedici, mediante la sua benefica protezione, di essere liberi da tutti i nostri spirituali ne­mici. Nell’ora della nostra morte non ci molesti l’antico avversa­rio, ma sia il tuo Arcangelo Michele a condurci alla presenza del­la tua divina Maestà. Amen.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

Santi Angeli e Arcangeli, difendeteci. Amen.

 

CONSACRAZIONE A SAN MICHELE ARCANGELO

Principe nobilissimo delle Gerarchie angeliche, valoroso guerriero dell’Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli angeli giusti, mio dilettissimo Arcangelo San Michele, poiché io desidero di essere contato nel numero dei devoti e dei tuoi servi, oggi io come tale mi offro, mi dono e mi consacro a te, e pongo me stesso, la mia famiglia e quanto mi appartiene sotto la tua potentissima protezione. E’ piccola l’offerta della mia servitù, poiché sono un miserabile, peccatore. Ma tu gradisci l’affetto del mio cuore. Ricordati inoltre che se da oggi in avanti sono sotto il tuo patrocinio, tu devi assistermi in tutta la  mia vita e procurarmi il perdono dei miei molti e gravi peccati, la grazia di amare di cuore il mio Dio, il mio caro Salvatore Gesù e la mia dolce Madre Maria, ed impetrarmi quegli aiuti che mi sono necessari per arrivare alla corona della gloria. Difendimi sempre dai nemici dell’anima mia specialmente nel punto estremo della mia vita. Vieni, allora, o Principe gloriosissimo, ed assistimi nell’ultima lotta. Con la tua arma potente respingi lontano da me nell’abisso dell’inferno quell’angelo prevaricatore e superbo che un giorno hai prostrato nel combattimento in cielo. Amen.

 

 

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA POPOLAZIONE DI MONTE SANT’ANGELO

Monte Sant’Angelo (Foggia)
Domenica, 24 maggio 1987

 

Carissimi fratelli e sorelle!

  1. Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi all’ombra di questo Santuario di San Michele Arcangelo, che da quindici secoli è meta di pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano mettersi alla sequela di Cristo, per mezzo del quale « sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà » [1].

Saluto cordialmente tutti voi, pellegrini, qui venuti dai paesi che circondano questo magnifico promontorio del Gargano, che offre allo sguardo del visitatore scorci deliziosi col suo paesaggio dolce, fiorito e con caratteristici gruppi di ulivi contorti sopra la roccia. Saluto in particolare le Autorità civili e religiose, che hanno contribuito a rendere possibile questo incontro pastorale; saluto l’Arcivescovo di Manfredonia, Monsignor Valentino Vailati, a cui va il mio ringraziamento per le parole con le quali ha voluto introdurre questa manifestazione di fede. Saluto anche e soprattutto i Padri Benedettini dell’Abbazia di Montevergíne, che hanno la cura spirituale di questo Santuario. Ad essi, ed in special modo al loro Abate Dom Tommaso Agostino Gubitosa, esprimo la mia gratitudine per l’animazione cristiana e per il clima spirituale che assicurano a quanti vengono qui per ritemprare il loro spirito alle sorgenti della fede.

  1. A questo luogo, come già fecero in passato tanti miei Predecessori nella cattedra di Pietro, sono venuto anch’io per godere un istante dell’atmosfera propria di questo Santuario, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare l’Arcangelo San Michele, perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un’autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti.

Fin da quando Papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla dedicazione della grotta delle apparizioni dell’Arcangelo San Michele a luogo di culto e vi compì la sua prima visita, concedendo l’indulgenza del « Perdono angelico », una serie di Romani Pontefici si mise sulle sue orme per venerare questo luogo sacro. Tra essi si ricordano Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano VI, Gregorio IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX. Anche numerosi Santi sono venuti qui per attingere forza e conforto. Ricordo San Bernardo, San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell’Abbazia di Montevergine, San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena; tra queste visite è rimasta giustamente celebre ed è tuttora viva quella compiuta da San Francesco d’Assisi, che venne qui in preparazione alla Quaresima del 1221. La tradizione dice che egli, ritenendosi indegno di entrare nella grotta sacra, si sarebbe fermato all’ingresso, incidendo un segno di croce su una pietra.

Questa viva e mai interrotta frequentazione di pellegrini illustri ed umili che dall’alto Medioevo fino ai nostri giorni ha fatto di questo Santuario un luogo di incontro di preghiera e di riaffermazione della fede cristiana, dice quanto la figura dell’Arcangelo Michele, che è protagonista in tante pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento, sia sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della sua celeste protezione: di lui, che viene presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei Demoni. Leggiamo nell’Apocalisse: « Allora avvenne una guerra nel Cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il Dragone. Il Dragone combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel cielo. Il grande Dragone, il Serpente antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli » [2]. L’autore sacro ci presenta in questa drammatica descrizione la vicenda della caduta del primo Angelo, che fu sedotto dall’ambizione di diventare « come Dio ». Di qui la reazione dell’Arcangelo Michele, il cui nome ebraico « Chi come Dio? », rivendica l’unicità di Dio e la sua inviolabilità.

  1. Per quanto frammentarie, le notizie della Rivelazione sulla personalità ed il ruolo di San Michele sono molto eloquenti. Egli è l’Arcangelo [3] che rivendica i diritti inalienabili di Dio. È uno dei principi del Cielo eletto alla custodia del Popolo di Dio [4], da cui uscirà il Salvatore. Ora il nuovo popolo di Dio è la Chiesa. Ecco la ragione per cui Essa lo considera come proprio protettore e sostenitore in tutte le sue lotte per la difesa e la diffusione del regno di Dio sulla terra. È vero che « le porte degli inferi non prevarranno », secondo l’assicurazione del Signore [5], ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno.

In questa lotta, l’Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i credenti a resistere al Demonio che « come leone ruggente va in giro cercando chi divorare » [6].

Questa lotta contro il Demonio, che contraddistingue la figura dell’Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell’azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell’equilibrio morale dell’uomo, che San Paolo non esita a chiamare « il dio di questo mondo » [7], in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all’apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni. Per questo l’Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del Demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di Efeso a rivestirsi « dell’armatura di Dio per poter affrontare le insidie del Diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria » [8].

A questa lotta ci richiama la figura dell’Arcangelo San Michele, a cui la Chiesa sia in Oriente che in Occidente non ha mai cessato di tributare un culto speciale. Come è noto, il primo Santuario a lui dedicato sorse a Costantinopoli per opera di Costantino: è il celebre Michaëlion, a cui fecero seguito in quella nuova Capitale dell’Impero altre numerose Chiese dedicate all’Arcangelo. In Occidente il culto di San Michele, fin dal V secolo, si era diffuso in molte città come Roma, Milano, Piacenza, Genova, Venezia; e, tra tanti luoghi di culto, certamente il più famoso è questo del monte Gargano. L’Arcangelo è rappresentato sulla porta bronzea, fusa a Costantinopoli nel 1076, nell’atto di abbattere l’infernale Dragone. È questo il simbolo col quale l’arte ce lo rappresenta e la liturgia ce lo fa invocare. Tutti ricordano la preghiera che anni fa si recitava al termine della Santa Messa: « Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio »; tra poco, la ripeterò a nome di tutta la Chiesa.

E prima di elevare tale preghiera, imparto a tutti voi qui presenti, ai vostri familiari ed a tutte le persone care la mia Benedizione, che estendo anche a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.

[1] Col. 1, 16.

[2] Apoc. 12, 7-9.

[3] Cfr. Iud. 1, 9.

[4] Cfr. Dan. 12, 1.

[5] Matth. 16, 18.

[6] 1 Petr. 5, 8.

[7] 2 Cor. 4, 4.

[8] Eph. 6, 11-12.

 

 

 

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Preghiera per la SALVEZZA dei Moribondi dalla Dannazione Eterna.

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Si potrebbero salvare dall’inferno molte anime se mattino e sera si recitasse questa preghiera indulgenziale con tre Ave Maria per coloro che muoiono il giorno stesso.

PER COLORO CHE MUOIONO OGNI GIORNO

“O Misericordiosissimo Gesù, che bruciate di un sì ardente amore per le anime, Vi scongiuro, per l’agonia del Vostro Santissimo Cuore e per i dolori della Vostra Madre Immacolata, di purificare con il Vostro Sangue tutti i peccatori della terra che sono in agonia e che devono morire oggi stesso, Cuore agonizzante di Cristo, abbiate pietà dei morenti”

Tre Ave Maria

SENTIMENTI DI MARIA SANTISSIMA ADDOLORATA
Quando ricevette nelle braccia il Suo diletto Figlio.
O fonte inesausta di verità, come Ti sei disseccato!
O saggio dottor degli uomini, come t’e ne stai taciturno!
O splendore di eterna luce, come Ti estinto!
O verace amore, come mai la tua bella faccia è divenuta deforme!
O altissima divinità, come Ti fai vedere a me in tanta povertà.
O amore del mio cuore, quanto è grande la Tua bontà!
O delizia eterna del mio cuore, quanto eccessivi e molteplici sono stati i Tuoi dolori!

Signor mio Gesù Cristo, che hai comune col Padre e con lo Spirito Santo una sola e medesima natura,
abbi pietà di ogni creatura e principalmente delle anime del Purgatorio! Così sia.

Cinque Credo, una Salve Regina ed un Pater Ave e Gloria secondo la intenzione del Sommo Pontefice ed un Eterno riposo.

(Questa devozione, che si trovò in una cappella di Polonia sopra tabella è stata approvata da Innocenzio XI, il quale concesse la liberazione di quindici anime del Purgatorio ogni volta che si reciterà. Lo stesso fu confermata da Clemente III. La stessa liberazione (di quindici anime del Purgatorio) ogni volta che si reciterà questa orazione, fu confermata da benedetto XIV con indulgenza plenaria. La stessa concessione fu confermata da Pio IX con l’aggiunta di altri 100 giorni d’indulgenza. Data nel dicembre 1847.)

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La Passione: Testimonianza di Catalina Rivas

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La Passione: Testimonianza di Catalina Rivas

IMPRIMATUR
2 Aprile 1998
Monsignor
René Fernandez APAZA
Arcivescovo di Cochabamba – Bolivia
Arcivescovado di Cochabamba
Casilia 129
COCHABAMBA – BOLIVIA

Tel. 042 . 56562/3 Fax 042 . 50522
· Apostolato della Nuova Alleanza.
· Gruppo internazionale della Pace.
· Centro Maria Regina della Pace.

Abbiamo letto i libri di Catalina. Siamo certi che il loro unico scopo è quello di condurci tutti sul
cammino di una autentica spiritualità, la cui sorgente è il Vangelo di Cristo.
Mettono ugualmente in evidenza il posto speciale accordato alla Santissima Vergine Maria, Modello
d’Amore e Discepola di Gesù Cristo, nella quale, noi, che siamo suoi figli, dobbiamo deporre tutta la
nostra fiducia e il nostro amore.
Rinnovando il nostro amore e la nostra devozione alla Santa Chiesa Cattolica, ci illuminano sulle
azioni che dovrebbero distinguere i Cristiani veramente impegnati.
Per tutte queste ragioni, io autorizzo la loro stampa e la loro diffusione, raccomandandoli come testi di
“meditazione e di orientamento spirituale”, con lo scopo di ottenere numerosi frutti da parte del Signore,
che ci chiama a salvare le Anime, mostrando loro che Egli è un Dio Vivo, pieno d’Amore e di
Misericordia.

Monsignor
René Fernandez APAZA
Arcivescovo di Cochabamba

Meditazione sulla Sofferenza,Paura, Disobbedienza Umana, Dettati da Gesù alla mistica Catalina Rivas

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Riporto alcuni dei Temi trattati dal Signore nelle Rivelazioni di Gesù alla Mistica Catalina Rivas (Cochabamba – Bolivia), nel 1996. Per chi non lo sapesse, Catalina Rivas oltre che ad avere “locuzioni interiori” che le permettevano di sentire con l’anima le parole di Maria e Gesù Santissimi, dei Santi e degli Angeli, aveva ricevuto il Dono della Sofferenza di Gesù Cristo attraverso le Piaghe e le Stimmate, e assisteva a delle Apparizioni particolarissime, dove Contemplava i Grandi Misteri di Dio Onnipotente, attraverso le Rivelazioni. 

I Temi qui elencati sono presenti nel libro “La Porta del Cielo” con Imprimatur del Monsignor René Fernandez Apaza, Arcivescovo di Cochabamba (Bolivia), pur non essendo ancora riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, la Quale ha disposto degli accertamenti e sono tutt’ora in corso.

Lo stesso Mons. René Fernandez Apaza scrive nell’Imprimatur del 2 Aprile 1998:

Apostolato della Nuova Alleanza
Gruppo internazionale della Pace
Centro Maria Regina della Pace

Abbiamo letto i libri di Catalina. Siamo certi che il loro unico scopo è quello di condurci tutti sul
cammino di una autentica spiritualità, la cui sorgente è il Vangelo di Cristo.
Mettono ugualmente in evidenza il posto speciale accordato alla Santissima Vergine Maria, modello
d’amore e discepola di Gesù Cristo, nella quale noi, che siamo suoi figli, dobbiamo deporre tutta la nostra
fiducia e il nostro amore.
Rinnovando il nostro amore e la nostra devozione alla Santa Chiesa cattolica, ci illuminano sulle azioni
che dovrebbero distinguere i cristiani veramente impegnati.
Per tutte queste ragioni, io autorizzo la loro stampa e la loro diffusione, raccomandandoli come testi di
meditazione e di orientamento spirituale, con lo scopo di ottenere numerosi frutti da parte del Signore
che ci chiama a salvare le anime, mostrando loro che Egli è un Dio vivo, pieno d’amore e di misericordia.
Monsignor René Fernandez Apaza
Arcivescovo di Cochabamba
2 aprile 1998

E’ bene ricordare che per una più ampia comprensione dei temi trattati di seguito è consigliabile leggere il libro dal quale essi sono stati estrapolati. Non bisogna mai dimenticare le “Armi” che Maria e Gesù Santissimi ci danno contro le tentazioni del male e che sono : la Lettura frequente delle Sacre Scritture, la Preghiera ( Suppliche, Santo Rosario…), la Santa Messa (anche giornaliera se possibile) e l’uso dei Santissimi Sacramenti(in particolare la Santa Confessione e  Comunione). Questi temi devono essere letti e approfonditi, ben meditati.  Come ogni cosa che è di Fede, è opportuno chiedere la Grazia allo Spirito Santo, prima di procedere nella lettura, di essere Illuminati nella comprensione degli stessi perchè possano essere compresi e possano dare abbondanti frutti nella vita di ognuno e delle proprie famiglie, amici, conoscenti e tutti i Figli di Dio.

IL RISPETTO UMANO

PC-38.1 22 settembre 1996 (a mezzanotte) Il Signore
Voglio parlarvi del rispetto umano. Avevo chiesto ai Miei Apostoli di rimanere fedeli durante le persecuzioni. Che sarebbe giunto un tempo in cui colui che li uccideva, era veramente persuaso di rendere omaggio a Dio. E così è stato: i nemici della fede hanno creduto di offrirmi un grande regalo, uccidendo i cristiani. Questo è anche ciò che fanno oggigiorno molti che si chiamano cristiani; uccidono la loro anima per rispetto umano, perdendo la grazia, per piacere in questo modo ai loro amici del mondo. Quanti infelici ha inviato all’inferno il rispetto umano, che è il più grande nemico della vostra salvezza! Per questo, ora vi istruirò su quanto è importante respingere il rispetto umano, e sul modo di vincerlo. Quanti danni causano al mondo gli scandali, non è vero? Guai al mondo a causa degli scandali! Benché Io l’abbia detto, non è forzatamente per la malizia dell’uomo che lo scandalo arriva, allora, come sarà possibile vivere nel mondo ed evitare gli scandali? Effettivamente, non è possibile vivere nel mondo senza scandali. È possibile, però, evitare la familiarità con gli scandalosi per poter opporsi alle loro malvagie abitudini e ai loro depravati consigli. Se non lo fate a causa del rispetto umano, allora non potrete contraddirli e potreste imitare i loro cattivi esempi. Ascoltate, figli Miei. Non solo questi amanti del mondo si vantano delle loro iniquità, ma quel che è peggio cercano la compagnia e si burlano di quanti vivono come veri cristiani fuggendo le occasioni di offendermi. Questo è un peccato che Mi dispiace molto e lo vieto in modo speciale. In Siracide 8,6 troverete che Io vi dico di non disprezzare l’uomo pentito che si allontana dal peccato, di non buttargli in faccia il suo peccato e di non burlarvi di lui per attirarlo ad imitare la vostra vita disordinata. I terribili giudizi di Dio sono pronti per castigare i beffeggiatori, e i bastoni sono pronti per percuotere i corpi di questi insensati, in questa e nell’altra vita. Costoro si burlano dei Miei figli e Io Mi burlerò di loro, poiché saranno, per tutta l’eternità, nell’inferno. Costoro si adoperano a svergognare i Santi davanti agli uomini del mondo, e Io li farò morire di vergogna, e dopo li manderò a vivere fra i dannati, circondati da ignominia eterna e da tormenti interminabili. È molto grande la malvagità di coloro che, non solo Mi offendono, ma vogliono che anche gli altri Mi offendano. Molto spesso, riescono nei loro cattivi intenti, poiché trovano un gran numero di anime accidiose e deboli che abbandonano il bene e abbracciano il male, solo per non divenire oggetto di burla dei malvagi. Quanti dei Miei figli per non sentirsi dire: “Guarda il bigotto!”, o altre espressioni simili, che li fanno diventare oggetti da burla fra i loro cattivi amici, finiscono con l’imitare i loro vizi e i loro disordini. E ancora, quanti, ricevendo qualche affronto, decidono di vendicarsi, non tanto spinti dalla collera, ma per rispetto umano, perché non li si prenda, cioè, per codardi. Quanti, dopo essersi lasciati sfuggire qualche commento scandaloso, non ritrattano come dovrebbero, per non perdere il prestigio che godono di fronte agli altri. Quanti, per timore di perdere il favore di un amico, vendono l’anima al demonio, come fece Pilato, che Mi condannò per paura di perdere l’amicizia di Cesare. Sappiate, figlioli Miei, che se volete salvarvi, dovete disprezzare il rispetto umano e la vergogna che possono procurarvi gli scherni che vi rivolgono i Miei nemici. Poiché, come dico nella Sacre Scritture, c’è una vergogna che conduce al peccato, ma c’è anche una vergogna che porta alla gloria e alla grazia. Leggete Siracide 4, 25. Se non volete sopportare con pazienza questa vergogna, essa vi condurrà all’abisso del peccato; ma se voi la sopportate per Me, vi meriterete per questo il Mio Divino Amore e, più tardi, una gloria eterna in Paradiso.
Qualcuno si chiederà: perché dovrei essere perseguitato, se ciò che voglio è salvare la mia anima? Ma Io vi rispondo: che non c’è rimedio, ed è impossibile che non venga perseguitato colui che Mi serve, poiché gli empi hanno in abominio coloro che seguono il cammino della salvezza. Coloro che conducono una vita licenziosa detestano coloro che fanno una vita buona, perché la vita di questi è un rimprovero vivente per la loro vita cattiva. Il superbo che vuole vendicarsi del minimo oltraggio che riceve, desidera che tutti si vendichino degli affronti che vengono loro fatti; l’avaro, che aumenta il suo denaro a forza di ingiustizie, vorrebbe che tutti facessero altrettanto; il bevitore, vorrebbe che tutti si ubriacassero come lui; il lussurioso, che si vanta delle sue oscenità e le cui parole respirano immondezza, vorrebbe che tutti agissero e parlassero come lui. Tutti questi uomini privi di ordine qualificano chi non agisce come loro, di essere asociale, spregevole e grossolano, senza onore e senza credibilità. Gli uomini del mondo non sanno parlare senza usare il linguaggio del mondo. Sono dei poveri ciechi, accecati dal peccato e dalle abitudini cattive, e tutto questo li fa parlare il linguaggio dei demoni. Non c’è da farsi, dunque, nessuna illusione a questo riguardo. Tutti quelli che vogliono vivere virtuosamente, devono ricevere dal mondo persecuzioni; tutti i santi sono stati perseguitati.
Forse, qualcuno dirà: io non faccio del male a nessuno, perché non dovrebbero lasciarmi in pace? A chi davano fastidio i santi e i martiri, che erano pieni di carità e amavano tutti gli uomini? Ebbene, malgrado questo, nessuno ignora come il mondo li ha trattati: li hanno torturati con uncini di ferro, maltrattati con ferri roventi e, alla fine, li hanno fatti morire nei tormenti. E Io, a chi ho fatto del male? Benché abbia consolato, guarito, risuscitato i morti e redento tutti, a prezzo del Mio sangue e della Mia vita, il mondo Mi ha maltrattato, calunniato, Mi ha perseguitato fino a farmi morire in atroci agonie, sul patibolo più infame e più ignominioso, riservato solamente agli schiavi e ai peggiori degli uomini. Impara, piccola… Le massime del mondo sono totalmente opposte alle Mie. Ciò che il mondo apprezza è stoltezza ai Miei occhi; ciò che il mondo chiama stoltezza è ciò che Io ritengo degno di stima: il lavoro, le malattie, il disprezzo, le sofferenze, l’ignominia. A chi si vergogna di Me davanti al mondo, Io dirò: ora sono Io che mi vergogno di te. Allontanati da Me, maledetto! Vattene all’inferno a raggiungere i tuoi simili, quelli che hanno avuto vergogna a seguire la Mia dottrina. A questi figli, Io dico: Tu che non vuoi essere burlato dai tuoi amici, ti importa così poco di essere odiato da Me?
Dovete sapere che se non si disprezza il mondo, questo disprezzerà e avvilirà le vostre anime. Ma che cosa è il mondo e tutti i beni che esso vi offre? Tutto ciò che c’è nel mondo non è che concupiscenza della carne e vanità. Che cosa sono le ricche vesti se non fango? Che cosa sono gli onori se non fumo? Che cosa sono i piaceri carnali se non immondizia? E a che cosa vi serviranno tutte queste futilità se poi vi dannate? Colui che Mi ama e vuole salvarsi, deve disprezzare il mondo e ogni rispetto umano. Bisogna che ognuno si sforzi, per quanto gli è possibile, a raggiungere questo fine. Molti devono farsi violenza. Maria Maddalena, per vincere il rispetto del mondo, si è gettata ai Miei piedi alla presenza di molta gente, e Mi ha lavato i piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. In questo modo, si è fatta santa e ha meritato che Io le perdonassi i suoi peccati e facessi l’elogio del grande amore che aveva per Me. (Luca 7,47).
Un grande santo portava un giorno, sotto il suo mantello, un vaso con del cibo per i poveri prigionieri. Incontrò, durante il cammino, suo figlio pomposamente seduto a cavallo in compagnia di altri cavalieri. Il santo ebbe un po’ di vergogna che vedessero quanto egli portava nascosto. Ma cosa credete abbia fatto per vincere questo rispetto umano? Prese il vaso e se lo mise sulla testa perché tutti lo vedessero, e si prese gioco così del mondo. Quanti scherni non ho Io subito! Sulla Croce sono stato beffeggiato dai soldati che dicevano: Se sei il Figlio di Dio, discendi dalla Croce. Si burlavano di Me anche i Sacerdoti, che dicevano:
Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso. Ma malgrado queste derisioni, anche se avrei potuto
confonderli facendo un miracolo, ho voluto terminare la Mia vita sulla Croce, insegnandovi a vincere il rispetto umano. Figli Miei, consolatevi. Quando gli uomini vi maledicono e vi insultano, è allora che Io vi lodo e vi benedico. Non vi basta essere lodati da Me, dalla Regina del Cielo, da tutti gli Angeli, dai santi e dai giusti?. E se questo vi basta, lasciate che il mondo dica ciò che vorrà, e continuate a dare gioia a Me. Io vi premierò nell’altra vita, nella misura in cui vi sarete fatto violenza per sopportare le derisioni e le contraddizioni degli uomini. Ognuno deve comportarsi come se nel mondo non ci fossero altri spettatori all’infuori di Me e di lui.
Quando gli empi si burlano di voi, raccomandate a Me questi poveri ciechi che si stanno miseramente perdendo; e rendete grazie, che Io vi dò quella luce che nego a questi esiliati, perché avanziate sul cammino della salvezza.
Ora, per vincere questo rispetto umano, bisogna che manteniate ferma nel vostro cuore la santa risoluzione di preferire la Mia grazia a tutti i beni e a tutti i favori del mondo; dite come san Paolo: né la morte, né la vita, né gli Angeli, né i principati… né nessun’altra creatura potrà mai separarci dalla carità di Dio.Vi esorto a non temere mai coloro che possono togliervi la vita del corpo, ma a temere colui che può gettarvi nell’inferno corpo e anima.
O seguite Me o seguite il mondo. Se seguite Me, bisogna che abbandoniate il mondo e le sue vanità; è quanto diceva Elia al suo popolo.
I Miei veri figli sentono una grande gioia quando si vedono disprezzati e maltrattati a causa dell’amore che hanno per Me. Pensa che Mosé avrebbe potuto benissimo mettersi al riparo dalla collera del Faraone, lasciando circolare la fama che egli era suo nipote; lo negò invece pubblicamente, e scelse di essere perseguitato con gli altri ebrei, giudicando che l’insulto sopportato per Me era un tesoro più grande di tutte le ricchezze d’Egitto. Talvolta, vi si presenteranno dei falsi amici che vi diranno: Che cosa sono queste ridicole stranezze? Perché non ti comporti come tutti gli altri? Allora, dovrete rispondere: Non tutti fanno ciò che fanno i più; ci sono quelli che conducono una vita santa, ma sono poco numerosi, e voi non siete fra quelli. E aggiungerete con fermezza: Io voglio seguire questi pochi, poiché il Vangelo dice: «Molti i chiamati, ma pochi gli eletti.» I vostri falsi amici, allora, vi diranno: Non vedi che tutti ti criticano e si burlano di te? Allora risponderete: Mi basta che non sia Dio a burlarsi di Me.
Quando sarà necessario riprendere questi affiliati del demonio, dovete dar prova di coraggio e riprenderli senza nessun riguardo. Perché, quando si tratta del Mio onore, ciò che deve prevalere non è l’importanza o il rango di colui che pecca, ma ciò che voi dovete dirgli con coraggio: questo è peccato e non devi dirlo.

BENEFICI DELLA TRIBOLAZIONE

PC–38.2 1 settembre 1996 Il Signore
Nel tempo della tribolazione, Io arricchisco le anime che amo con le Mie più grandi grazie. Guardate Giovanni
l’Evangelista che, in mezzo alle catene e alle angustie del carcere, conosceva le opere che Io facevo.
Voi non lo capite, ma l’utilità che ricevete dalle tribolazioni è grande e inestimabile. Io ve le mando, non perché vi voglio del male, ma perché desidero ardentemente il vostro bene. Per questo dovreste accoglierle, quando ve le mando, e ringraziarmi, non solamente rassegnandovi a compiere la Mia divina Volontà, ma rallegrandovi perché tratto voi come il Padre Mio ha trattato Me, la cui vita sulla terra è stata intessuta di pene e di dolori. Passo ai dettagli: In primo luogo, vedrete perché le tribolazioni sono utili. Colui che non è stato tentato, che cosa può sapere?
Colui che ha molta esperienza, sarà riflessivo e chi ha appreso molto, rifletterà con prudenza. Colui che ha sempre vissuto nella prosperità e nelle comodità, non conosce niente dello stato della sua anima. Il primo effetto positivo della tribolazione è di farvi aprire gli occhi, occhi che il benessere vi tiene chiusi. San Paolo era cieco quando Io gli sono apparso, e allora riconobbe gli errori nei quali viveva. Il re Manasse fece ricorso a Me, mentre era prigioniero in Babilonia; riconobbe i suoi peccati e fece penitenza. Pensa al figliol prodigo… È così che mentre vivete nella rosperità, voi non pensate che al mondo e ai suoi vizi. Il secondo beneficio della tribolazione é di togliervi l’attaccamento che avete per le cose della terra. Quando la madre vuole cessare di allattare il suo bambino, mette qualche cosa d’amaro sul capezzolo, così che il bambino se ne distacchi e si abitui a mangiare. Io faccio lo stesso con voi, per staccarvi dai beni terreni: metto del fiele sulle cose terrene, così che trovandole amare, le detestiate e giungiate ad amare i beni celesti. Rendo amare le cose terrene, perché voi cerchiate un’altra felicità, la cui dolcezza non vi deluderà mai. Il terzo beneficio consiste in questo: coloro che vivono nella prosperità, stimolati dalla superbia, dalla vanagloria, dall’orgoglio, dal desiderio smodato di possedere ricchezze, onori e piaceri, vengono liberati da tutte queste tentazioni per mezzo delle tribolazioni che li rendono umili e capaci di accontentarsi dello stato e della condizione in cui li ho posti. Io mando le tribolazioni perché voi non siate condannati insieme a questo mondo. Il quarto beneficio delle tribolazioni è: riparare per i peccati commessi molto meglio delle penitenze, che voi stessi volontariamente vi imponete. Quale rimedio efficace, la sofferenza, per guarirvi dalle piaghe e dalle ferite che i vostri peccati vi hanno procurato! Perché vi lamentate? La tribolazione che sopportate, lo dice Sant’Agostino, è un rimedio, non un castigo. Giobbe chiama beato quell’uomo che Io stesso correggo, poiché sono Io stesso che faccio la piaga e la guarisco; Io ferisco e guarisco con le Mie mani. Il quinto beneficio è che le pene fanno in modo che vi ricordiate di Me, e questo vi obbliga a ricorrere alla Mia Misericordia, quando vedete che solamente Io posso alleviarle, aiutandovi a sopportarle (Matteo 11,28). Il sesto beneficio è che le tribolazioni vi fanno ottenere dei grandi meriti ai Miei occhi, dandovi l’occasione di esercitare le virtù che amo di più: l’umiltà, la pazienza e l’obbedienza alla Mia Volontà. Non dimenticate che vale più allora un Benedetto sia Dio”, di mille azioni di grazie nella prosperità. Figli Miei, quale tesoro di meriti ottiene il cristiano che sopporta con pazienza il disprezzo, la povertà e le malattie! Il disprezzo che si riceve dagli uomini fa l’invidia degli stessi santi, che tanto ardentemente desiderano essere disprezzati per amore per Me, e rendersi così simili a Me. Quanti meriti nel sopportare tutte i disagi della povertà! Se ti credi infelice perché vivi nella povertà, in realtà sei infelice e degno di pietà, non perché sei povero, ma perché non accetti la tua povertà e ti consideri un infelice. Sopportare con pazienza i dolori e le malattie, vi fa ottenere in anticipo una gran parte della corona che vi
è preparata in Cielo. Se un malato si lamenta perché, essendo malato, non può fare niente, si sbaglia; può fare invece tutto, se offre interamente a Dio, nella pace e nella rassegnazione, tutto ciò che soffre. Io correggo colui che amo e mando delle prove a colui che riconosco essere figlio Mio (Ebrei 12, 6). Un giorno Io dissi a Santa Teresa: devi sapere che le anime che Mio Padre ama di più sono quelle che patiscono le più grandi tribolazioni. Impara da Giobbe che diceva: “Se abbiamo ricevuto dalla mano del Signore i beni, perché non dovremmo riceverne anche i mali?” Tu pensi che colui che ha ricevuto con gioia la vita, la salute, le ricchezze materiali, non sia giusto che riceva anche le sofferenze, quelle sofferenze che vi sono più utili e più vantaggiose della prosperità? Figlia Mia, un’anima fortificata nella sofferenza rassomiglia a una fiamma che il vento fa crescere. Continueremo più tardi…..Grazie, piccola.

 


Lo stesso giorno, un po’ più tardi.

Le più terribili tribolazioni per un’anima buona sono le tentazione attraverso le quali il demonio la spinge
a offendere Dio. Ma chi riesce a resistere e le sopporta implorando il soccorso divino acquista, con queste
tentazioni, un grande tesoro di meriti. In 1Cor 10, 13, leggete: «Dio è fedele e non permetterà che siate
tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla.»
E nelle Beatitudini, che ti piacciono tanto, Io vi dico che coloro che piangono saranno consolati.
Se voi non sopportate le tribolazioni con pazienza, non migliorerete il vostro stato e il pericolo sarà
più grande. Non c’è altra soluzione, se volete salvarvi; è necessario passare attraverso molte sofferenze
per entrare nel Mio Regno. Non dimenticate che il Paradiso è il luogo dei poveri, degli umili e
degli afflitti.

Insomma, voglio che comprendiate che le tribolazioni, attraverso le quali Io vi provo e vi correggo,
non sopraggiungono per la vostra perdita, ma per il vostro bene e come correzione. Quando un peccatore
si vede tribolato, è segno che Io voglio manifestargli la Mia Misericordia nell’altra vita.
Invece,
è sfortunato colui che non è toccato da Me in questo mondo, poiché significa che Io sono malcontento
di lui e che riservo per lui il castigo eterno. Il Profeta Geremia aveva chiesto: «Signore, perché le cose degli
empi prosperano?» (Geremia 12, 1).
Quando vi vedete circondati dalle sofferenze che Io vi mando, pregate come Giobbe, pregate come Sant’Agostino
che diceva: «Signore, brucia, strappa, e non perdonare in questo mondo, visto che nell’altro,
che è eterno, Tu mi perdoni.» Per questo, colui che viene provato da Dio in questa vita, riceve un segno
certo che Io lo amo. Colui che vuole essere glorificato con i Santi, deve soffrire in questa vita come i
Santi hanno sofferto. Nessuno di loro fu ben trattato, né coccolato dal mondo; tutti furono perseguitati.
Bene, ora ti dirò come dovete comportarvi nelle sofferenze: colui che si vede colpito dalle pene in questo mondo, ha bisogno, prima di tutto, di allontanarsi dal peccato e sforzarsi di ritrovare la grazia di Dio. Diversamente, tutto ciò che uno soffre in stato di peccato, sarà perso per lui. Significa, cioè, che senza la grazia, la sofferenza non reca alcun profitto. Al contrario, colui che con rassegnazione, soffre con Me e per Me, vede tutte le sue prove trasformarsi in consolazioni e gioie. È così che i Miei Apostoli, dopo essere stati ingiuriati e maltrattatati dai Giudei davanti al Sinedrio, si sono ritirati pieni di gioia, poiché erano stati degni di soffrire per il Mio Nome.
Così, quando Io vi mando una sofferenza, dovete dire come Me: Il calice che il Padre Mio celeste Mi ha dato, devo forse rifiutare di berlo? Poiché, oltre che accogliere la tribolazione come venuta dalla Mia mano, quale è il patrimonio del cristiano in questo mondo se non le afflizioni e le persecuzioni? Io sono morto su una Croce e i Miei Apostoli hanno sofferto crudeli tormenti. Potete voi chiamarvi Miei fedeli imitatori, se non sapete soffrire le tribolazioni con pazienza e rassegnazione?
Quando siete molto afflitti e non sapete che cosa fare, rivolgetevi a Me, che sono l’Unico che possa consolarvi.
Venite a Me con grande fiducia, venite al Mio Cuore che è pieno di Misericordia. Non fate come quelli che si scoraggiano se non li ascolto subito, appena cominciano a supplicarmi. È per loro, che Io ho detto a Pietro: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Quando le grazie che desiderate ottenere sono spirituali e possono contribuire al bene delle vostre anime, potete essere certi che Io vi ascolterò ogni volta che Mi supplicherete con perseveranza, senza perdere la fiducia. È pertanto necessario che nelle sofferenze non perdiate mai la certezza che la pietà divina vi consolerà. Le anime di poca fede, nel tempo della tribolazione, anziché ricorrere a Me ricorrono ai mezzi umani, anche satanici, come i maghi e gli indovini. Dimenticano di venire a Me, e così nelle loro necessità, non possono venire soccorsi. Si, se non sono Io Colui che edifica la casa, invano faticano i costruttori. Perché gli uomini Mi hanno spinto alla collera, voltandomi le spalle, per prostrarsi davanti a degli idoli, invocandoli, e ponendo in essi ogni speranza? Per quale ragione dicono di non voler più rivolgersi a Me? Sarei stato per voi terra ombrosa che non dà frutto? Voi non sapete quale grande desiderio Io ho di vedervi venire a Me alla ricerca di sostegno nelle tribolazioni, per potervi distribuire le Mie grazie e, nello stesso tempo, farvi sapere che, quando Mi supplicate, non Mi faccio attendere. Io sono desideroso di aiutarvi e di confortarvi, anche se non sempre nel modo che voi desiderate . Io non dormo quando accorrete a Me e Mi chiedete qualche grazia utile alle vostre anime, perché allora Io vi ascolto, attento al vostro bene. Siate certi che quando Mi chiedete grazie temporali, o vi darò ciò che chiedete, oppure vi darò qualcosa di meglio. Vi accorderò la grazia richiesta, purché sia buona per la vostra anima, oppure un’altra grazia più utile. Per esempio, quella di accettare la Mia Volontà con rassegnazione e di sopportare con pazienza quella pena. Tutto questo aumenta i vostri meriti per ottenere la vita eterna.
Figli Miei, manca molto poco per il Mio ritorno. Non perdetevi d’animo nelle persecuzioni di ogni
tipo e siate riconoscenti per le sofferenze temporali….. Voi non sapete quanto Io vi amo! Non voglio
perdervi per tutta l’eternità! Credete bene che per ogni pena di uno dei Miei eletti anche Io soffro,
ma con amore, sapendo che vi salvo…

LA NECESSITÀ DELLA PREGHIERA

PC-38.3 24 settembre 1996 Il Signore
Più avanti vi parlerò della necessità che avete di pregare. La preghiera è onnipotente e, anche essendo
solo una, tutto può ottenere. Io ho detto: “Chiedete e riceverete.” Ma, non dimenticate che se volete essere
ascoltati, è necessario che chiediate nel modo appropriato. Molti chiedono. Ma tutti non ricevono, perché
non chiedono nel modo giusto: Con umiltà. Con fiducia. Con perseveranza. Io non tollero i superbi; Mi rifiuto di ascoltare le loro suppliche. Se ne ricordino quegli uomini superbi, che confidano nelle proprie forze e si credono migliori degli altri; sappiano che le loro preghiere non saranno ascoltate. Ascolto, invece, le suppliche degli umili. La preghiera dell’umile trapasserà le nubi e non gli ritornerà senza essere presentata a Me. La preghiera di colui che si umilia, sale al Cielo e non ridiscende senza che Io l’ascolti e la esaudisca. Sappiate che quando vi umiliate, Io stesso vengo spontaneamente ad abbracciarvi; ma se vi riempite di orgoglio e vi vantate della vostra saggezza e delle vostre azioni, Mi allontano da voi e vi lascio soli. Io non disprezzo nessuno, nemmeno i peccatori più dissoluti, quando con il cuore si pentono dei loro peccati e si umiliano in Mia presenza, riconoscendosi indegni delle Mie grazie. Vediamo ora un altro punto, piccoli Miei. Nessuno di quelli che confidano in Me, sarà respinto. Lo sappiano tutti i peccatori. Qualunque sia il numero di iniquità che un peccatore può aver commesso, non si è mai trovato uno che sia stato abbandonato dopo aver posto la sua fiducia in Me. Chi Mi prega con fiducia, ottiene tutto ciò che chiede. Se le grazie che voi domandate sono spirituali e utili all’anima, siate sicuri che le otterrete. Ecco, perché vi ho insegnato a chiamarmi con il nome di Padre, quando chiedete qualche grazia, purché ricorriate a Me con la stessa fiducia con la quale un figlio ricorre al padre suo che lo ama. Se sarete attenti alla promessa che vi ho fatto, di ascoltare colui che prega, chi potrebbe dubitare che Io non rispetti la promessa fatta? Io non sono come quegli uomini che promettono e non fanno, sia perché mentono nel fare una promessa, sia perché cambiano idea dopo aver promesso. Io non posso mentire, poiché Sono la Verità; non posso cambiare, poiché Sono la Giustizia e la rettitudine, e conosco bene le conseguenze di tutto ciò che dispongo. Come potrei mancare alle promesse che vi ho fatto?
Per la stessa ragione che desidero il vostro bene, Io vi esorto e vi sprono a chiedermi le grazie di cui avete bisogno. Per questo vi dico: “Chiedete e riceverete; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.” Come potrei esortarvi a chiedermi delle grazie, se non avessi la volontà di donarvele? Dovete essere fiduciosi che Io vi darò ciò che Mi chiederete, in quanto Io stesso Mi sono impegnato ad ascoltare le vostre suppliche. Qualcuno dirà: io non ho una grande fiducia in Dio, poiché sono un peccatore; sono stato ingrato e riconosco che non merito di essere ascoltato. Le vostre suppliche non poggiano sui vostri meriti, ma sulla Mia Divina Misericordia. Ogni volta che chiedete cose utili alla vostra salvezza eterna e Mi supplicate con fiducia, Io vi ascolto. Ho detto cose utili, perché se sono cose nocive per le vostre anime, non posso ascoltarvi. Ad esempio: se qualcuno pensasse di vendicarsi per una ingiuria o a commettere una offesa e chiedesse il Mio aiuto per questo scopo, non lo ascolterei, poiché Mi offende colui che chiede cose cattive o ingiuste. Ugualmente, se implorate l’aiuto divino e chiedete che Io vi aiuti, è necessario non porre nessun impedimento che vi renda indegni di essere ascoltati. Esempio: se Mi chiedete la forza per non ricadere nel peccato, ma poi non volete evitare le occasioni di peccato, Io non vi ascolterò, perché voi ponete un impedimento al fatto che Io ascolti la vostra richiesta. Se in seguito, peccate, non dovete lagnarvi di Me, dicendo: ho chiesto al Signore di darmi la forza per non ricadere nel peccato, ma non mi ha ascoltato. Poiché questo sarebbe non riconoscere che, non essendovi allontanati dall’occasione, avete voi posto un impedimento. Avete reso, così, inutile la vostra supplica, facendo in modo che Io non la ascolti. Devo anche avvertirvi a proposito della promessa che ho fatto di ascoltare colui che supplica per chiedere
grazie temporali, come: vincere un processo, ottenere un buon raccolto, guarirvi da qualche malattia o liberarvi da una persecuzione. Io non concedo le grazie, se non quando sono utili alla vostra salvezza spirituale. Altrimenti, ve le rifiuto perché vi amo e perché so che tali grazie sarebbero per voi una disgrazia e dannerebbero le vostre anime. Io rifiuto per Misericordia certe grazie, che invece concedo ad altri come castigo. Significa che quando voi non ottenete le grazie che chiedete, dovete gioirne, perché è meglio per voi che tali grazie vi siano rifiutate piuttosto che concesse… Succede che molte volte voi chiedete il veleno che vi ucciderà… Quanti si sarebbero salvati, se fossero morti durante quella malattia o mentre vivevano quel momento di povertà! Ma, siccome hanno ritrovato la salute o hanno ottenuto grandi onori e dignità, il loro orgoglio si è gonfiato, si sono dimenticati di Me e si sono dannati. Ecco, perché dovete accettare che la Mia volontà vi accordi ciò che chiedete, solo se quanto chiedete vi conviene. Veniamo ora al lato spirituale. Le grazie spirituali come: il perdono dei peccati, la perseveranza nella virtù, il vostro amore per Me, tutto questo dovete chiederlo assolutamente e senza condizione, con la ferma speranza di ottenerlo. Quando Mi si chiedono grazie spirituali, Io non Mi preoccupo se colui che Mi prega è giusto o peccatore.
Peccatori: se voi non meritate di ottenere queste grazie, Io ho dei grandi meriti agli occhi del Padre
Mio; chiedete nel Mio Nome, cioè per i Miei meriti, e Io vi prometto di ottenere dal Padre Mio tutto
ciò che chiederete.
Chiedete, soprattutto, con perseveranza, senza stancarvi. Questo vi permette di capire perché Io vi ho detto:
pregate senza sosta, fate della vostra vita intera una preghiera. Che niente vi trattenga dal pregare ogni volta che potete. Smettendo di pregare, vi private del soccorso divino e venite vinti dalle tentazioni. La perseveranza nella grazia è un dono assolutamente gratuito, che voi non potete meritare; ma questo dono si può ottenere per mezzo della preghiera. Domandate questa grazia, quotidianamente. La vostra perseveranza sino alla morte, per mantenervi nella Mia Santa Grazia, non dipende da un solo aiuto, ma da molti; da tutti quelli che voi sperate di ottenere durante tutta la vostra vita. Allora, a questa catena di aiuti divini, deve corrispondere la catena delle vostre suppliche, senza la quale poche volte, Io
dispenso le grazie. E se interrompete la catena delle suppliche e smettete di chiedere, Io allora interromperò la catena di aiuti e voi perderete la perseveranza. Leggete Luca 11, 5-8. Gli uomini si infastidiscono quando li si importuna chiedendo loro qualcosa; ma Io vi esorto a chiedermi ripetutamente. Non Mi infastidisco. Al contrario, Mi piace vedere che siete perseveranti. Dicendovi: “cercate, chiamate”, ho voluto farvi comprendere che dovete essere come quel povero mendicante che chiedeva l’elemosina. Anche se scacciati, non cessate per questo di chiedere e di insistere, fino a quando vi sarà dato.
CHIEDETE LA PERSEVERANZA

PC-38.4 26 settembre 1996 Il Signore
Chiedete la perseveranza ogni momento: quando vi svegliate, quando pregate, alla Santa Messa, alla visita al Santissimo Sacramento, quando vi addormentate e specialmente quando il demonio vi spinge a commettere qualche peccato. Dovreste stare sempre ripetendo: aiutami, assistimi, illuminami, dammi forza, non mi abbandonare. E questo modo importuno di supplicarmi non Mi disturba, ma Mi muove a concedervi quello per cui supplicate. Chiedetemi la grazia tramite la Madre mia. A lei, Io non posso rifiutare nulla, poiché è la consolazione dei peccatori, il soccorso degli afflitti e la fonte di ogni grazia.

 

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Rosario a Dio Padre

Rosario a Dio Padre

 

ROSARIO A DIO PADRE

Ad ogni Padre nostro che verrà recitato, decine di anime si salveranno dalla dannazione eterna e decine di anime verranno liberate dalle pene del purgatorio. Le famiglie nelle quali tale Rosario verrà recitato riceveranno grazie particolarissime che verranno anche tramandate di generazione in generazione. Tutti coloro che lo reciteranno con fede riceveranno grandi miracoli, tali e talmente grandi quali non se ne sono mai visti nella storia della Chiesa.

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 Immagine del Padre Nostro

venuto in Apparizione a
Madre Eugenia Elisabetta Ravasio

 

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel Principio, Ora e Sempre,
nei Secoli dei Secoli.
Amen
Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore Gesù Cristo unigenito Figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, dalla stessa sostanza del Padre. Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto e il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture ed è salito al Cielo e siede alle destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati e aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen  

PRIMO MISTERO :
Nel primo mistero si contempla il trionfo del Padre nel giardino dell’Eden quando, dopo il peccato di Adamo ed Eva, promette la venuta del Salvatore.

Il Signore Dio disse al serpente: “poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” ( Gen 3,14-15)

Ave Maria
10 Padre nostro
Gloria al Padre
Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
Angelo di Dio

SECONDO MISTERO:
Nel secondo mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del “Fiat” di Maria durante l’Annunciazione.

L’Angelo disse a Maria: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine.” Allora Maria disse:” Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” ( Lc 1,30-38 )

Ave Maria
10 Padre nostro
Gloria al Padre
Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
Angelo di Dio

TERZO MISTERO:
Nel terzo mistero si contempla il trionfo del Padre nell’orto del Getsemani quando dona tutta la sua potenza al Figlio.

Gesù pregava: “ Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
In preda all’angoscia, pregava più intensamente e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. ( Lc 22,42-44)
Gesù si fece innanzi e disse loro: “ Chi cercate?” Gli risposero: “ Gesù in Nazareno”. Disse loro Gesù: “ Io Sono!”. Appena disse “Io Sono!” indietreggiarono e caddero a terra. ( Gv 18,4-6 )

Ave Maria
10 Padre nostro
Gloria al Padre
Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
Angelo di Dio

QUARTO MISTERO :
Nel quarto mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del giudizio particolare.

Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Disse poi ai servi : “ Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” ( Lc 15,20-24 )

Ave Maria
10 Padre nostro
Gloria al Padre
Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
Angelo di Dio

QUINTO MISTERO:
Nel quinto mistero si contempla il trionfo del Padre al momento del giudizio universale.

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio con loro”: E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. ( Ap 21,1-4 )

Ave Maria
10 Padre nostro
Gloria al Padre
Padre mio, Padre buono, a Te mi offro, a Te mi dono.
Angelo di Dio
Salve Regina, Madre di Misericordia,
Vita, Dolcezza, Speranza nostra,
Salve.
A Te ricorriamo, noi esuli figli di Eva.
A Te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù, Avvocata nostra,
rivolgi a noi gli Occhi Tuoi Misericordiosi
e mostraci dopo questo esilio Gesù,
il Frutto Benedetto del Seno Tuo.
O Clemente, o Pia, Dolce Vergine Maria.
Amen

LITANIE AL PADRE
Signore, pietà                                                         Signore pietà
Cristo, pietà                                                            Cristo pietà
Signore, pietà                                                         Signore pietà
Cristo, ascoltaci                                                     Cristo ascoltaci
Cristo, esaudiscici                                                 Cristo esaudiscici
Padre del cielo, che sei Dio                                Abbi pietà di noi
Figlio, redentore del mondo che sei Dio      Abbi pietà di noi
Spirito Santo, che sei Dio                                   Abbi pietà di noi
Santa Trinità , unico Dio                                    Abbi pietà di noi
Padre, creatore e sostegno del mondo          Abbi pietà di noi
Padre, sapienza eterna                                        “
Padre, bontà infinita
Padre, provvidenza ineffabile
Padre, sorgente di ogni cosa
Padre, santissimo
Padre, dolcissimo
Padre, d’infinita misericordia
Padre, nostro difensore
Padre, nostra gioia e nostra gloria
Padre, ricco di bontà per tutte le creature
Padre, splendore per la Chiesa
Padre, speranza dei cristiani
Padre, distruzione degli idoli
Padre, saggezza dei capi
Padre, regalità dei sovrani
Padre, consolazione dei popoli
Padre, gioia dei sacerdoti
Padre, guida degli uomini
Padre, dono della vita di famiglia
Padre, aiuto dei miseri
Padre, letizia dei poveri
Padre, guida dei giovani
Padre, amico dei piccoli
Padre, libertà degli schiavi
Padre, luce di coloro che sono nelle tenebre
Padre, ricompensa degli umili
Padre, lume dei giusti
Padre, riposo nelle tribolazioni
Padre, speranza nella desolazione
Padre, rifugio di salvezza per i disperati
Padre, consolazione dei poveri
Padre, salvezza nei pericoli
Padre, pace e protezione dei perseguitati
per la giustizia
Padre, consolazione degli afflitti
Padre, provvidenza degli orfani
Padre, forza degli anziani
Padre, sostegno dei moribondi
Padre, che ci disseti nella nostra povertà
Padre, vita dei morti
Padre, gloria dei santi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
Perdonaci, Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
Ascoltaci, Signore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo.
Abbi pietà di noi.

Preghiamo:
Padre, infinitamente buono e misericordioso, estendi il tuo Regno d’Amore nel cuore di tutti gli uomini, per la tua gioia e la loro felicità; e perché Tu sia conosciuto, amato ed onorato da tutti i tuoi figli, conserva le nostre famiglie unite nella Tua Pace. Te lo chiediamo per Gesù Cristo, Tuo Figlio, nostro Signore, e nostro Dio, che vive e regna con Te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Secondo le intenzioni del Santo Padre:
Padre nostro
Ave Maria
Gloria al Padre

 

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Esame di coscienza per prepararsi alla confessione

esame di coscienza per affrontare una confessione serenamente davanti alla misericordia di Dio

Esame di coscienza per prepararsi alla confessione
(utile anche per prepararsi alla confessione generale di tutta la vita o di un periodo)


Nella confessione è necessario enumerare tutti i peccati mortali
che sono certamente mortali,
che sono stati certamente commessi
e di cui non ci si è già accusati in una confessione ben fatta.

Che cos’è il peccato? “Il peccato è un’offesa a Dio” (Cat. Ch. Catt., n. 1850). “Una parola, un atto o un desiderio contrari alla legge eterna” (ibid., n. 1849). Anche le omissioni possono essere peccato, cfr.

“Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli di pregare per me il Signore Dio nostro.”


Che cosa si intende con peccato “mortale”? “È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso” (ibid., n. 1857).

È bene confessare anche i peccati veniali, soprattutto quelli abituali e di proposito deliberato. Cioè quei peccati che, pur essendo in materia non grave, sono però commessi con piena avvertenza e deliberato consenso e in più lo sono abitualmente. Tali colpe infatti costituiscono la migliore preparazione alla colpa grave.

Quando si commette un peccato “veniale”? “Quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza e senza totale consenso” (Cat. Ch. Catt., n. 1862).

In una confessione generale, della vita o di un periodo, si confessano anche i peccati già confessati. Per i peccati veniali ci si limiterà all’essenziale per non dilungarsi troppo.

I peccati vanno confessati indicando – nella misura del possibile – la loro specie (che “tipo” di peccato: bestemmia, furto, ecc.; e le circostanze determinanti: da solo o davanti ad altri, furto di mille lire o di un milione, ecc.) e il loro numero.

L’esame di coscienza non deve ridursi ad un puro esercizio di memoria o di introspezione psicologica perché è una forma di preghiera. Per questo è bene seguire il metodo della preghiera.
Iniziare quindi con la presenza di Dio, l’adorazione e la preghiera preparatoria, che comprenderà anche la richiesta di una grazia speciale: cioè la grazia di vedere le proprie colpe, di condannarle e di correggersi.
Quindi esaminare la propria vita o in ordine cronologico o secondo l’ordine dei comandamenti e chiedere perdono al Signore ogni volta che ci si rende conto di un peccato.
Concludere con un colloquio.

I Dieci Comandamenti

Amerai il Signore Dio tuo
con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze

Il primo comandamento: Non avrai altro Dio fuori di me

La Fede

Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario (Cat. Ch. Catt., n. 2088).
Ho trascurato o rifiutato di tenere per vero ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa ci propone a credere? Mi sono sforzato di superare con serietà e impegno le obiezioni contro la fede? Ho abbandonato la Chiesa cattolica per aderire ad un altro gruppo religioso? Ho amato e rispettato la santa Chiesa cattolica nostra madre? Ho ascoltato con docilità il suo insegnamento ordinario?


La Speranza

I peccati contro la speranza sono la presunzione e la disperazione.
Ho mancato di fiducia nella bontà di Dio e nella sua provvidenza? Ho pensato che vivere da vero cristiano è impossibile? Credo veramente alle promesse di Dio di aiutare chi lo prega umilmente e confida in lui? In senso inverso: ho peccato di presunzione abusando della bontà di Dio, illudendomi di ricevere il perdono senza convertirmi? Ho confuso Dio “buono” con Dio “bonaccione”?


La Carità

Ho messo Dio al primo posto in tutto? Ho trascorso settimane e mesi senza mai compiere il minimo atto d’amore verso Dio, senza pensare a lui? Ho profanato le cose sante? In particolare: confessioni e comunioni sacrileghe?
L’amore di Dio nel prossimo
Mi sforzo di vedere nel mio prossimo l’immagine e la somiglianza di Dio? Lo amo per amore di Dio e di Gesù? Ho disprezzato, detestato, deriso il prossimo?


La Virtù della religione

Ho pregato? Ho pregato bene? Ho temuto di mostrarmi cristiano per rispetto umano? Ho trascurato di istruirmi sulle verità della religione? Ho letto libri e giornali irreligiosi senza validi motivi? Ho parlato e agito contro la religione? Ho mormorato contro Dio e la sua provvidenza? Sono stato indifferentista, considerando che tutte le religioni sono uguali?. Ateismo. Materialismo. Naturalismo e laicismo (non riconoscere la regalità di Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle società umane). Ho aderito a società o a ideologie nemiche della religione (massoneria, comunismo, ecc.)? Sono stato superstizioso? Ho consultato le carte e gli indovini? Ho partecipato a sedute spiritiche e pratiche magiche?

Il secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano

Il secondo comandamento prescrive di ripettare il nome del Signore. Come il primo comandamento, deriva dalla virtù della religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante (Cat. Ch. Catt., n. 2142). Ho giurato falsamente o inutilmente? Ho imprecato contro me stesso o contro gli altri? Ho mancato di rispetto al nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria o dei Santi? Li ho nominati con irriverenza o per gioco? Ho mantenuto le promesse fatte in nome di Dio?

Il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste

Vedi il 1°, il 4° e il 5° precetto della Chiesa.
Ho mancato alla Messa la domenica o nei giorni prescritti per mia colpa? Sono giunto in ritardo? Ho assistito alla Messa senza attenzione e rispetto? Ho rispettato il riposo festivo? Ho profanato le feste con riunioni o divertimenti pericolosi per la fede e i costumi?

“Amerai il prossimo tuo come te stesso”

Il quarto comandamento:Onora il padre e la madre

Il quarto comandamento apre la seconda tavola della Legge. Indica l’ordine della carità. Dio ha voluto che, dopo di lui, onoriamo i nostri genitori ai quali dobbiamo la vita e che ci hanno trasmesso la conoscenza di Dio. Siamo tenuti ad onorare e rispettare tutti coloro che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua autorità (Cat. Ch. Catt., n. 2197).
Figli
Ho mancato di rispetto ai genitori? Ho disobbedito? Ho causato loro dei dispiaceri? Ho trascurato di assisterli in vita e al momento della loro morte? Ho trascurato di pregare per loro, nelle pene della vita e dopo la loro morte? Ho disprezzato i loro consigli o non ne ho tenuto conto?

Genitori
Mi sono preoccupato dell’educazione dei figli? Li ho evangelizzati? Ho insegnato loro a pregare? Ho fatto sì che si accostassero per tempo e preparati ai sacramenti? Ho vigilato sulla loro educazione scolastica? Sulle loro amicizie? Ho dedicato loro il mio tempo con generosità? Li ho consigliati, ripresi, corretti? Nelle loro scelte, li ho assistiti e consigliati per il loro vero bene? Ho dato loro sempre il buon esempio? Li ho ostacolati indebitamente nella scelta della professione o dello stato di vita?

Sposi
L’amore per il coniuge è veramente paziente, longanime, premuroso, pronto a tutto? Ho criticato il coniuge in presenza dei figli? L’ho maltrattato?

Inferiori (impiegati, operai, soldati, ecc.)
Ho mancato di rispetto e di obbedienza ai superiori? Li ho danneggiati con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell’adempimento dei miei doveri? Ho abusato della loro fiducia?

Superiori (dirigenti, imprenditori, ufficiali, ecc.)
Ho mancato alla giustizia commutativa, non dando ai miei dipendenti il dovuto? Ho mancato alla giustizia sociale (assicurazioni, previdenze, ecc.)? Ho punito ingiustamente? Li ho aiutati nelle necessità? Ho vigilato con cura sulla moralità dell’ambiente di lavoro? Ho favorito il compimento dei doveri religiosi? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità?

Cittadini
Ho amato la mia patria? Mi sono preoccupato con serietà della sua vita politica? Promuovendo il suo bene in conformità alla dottrina sociale della Chiesa?

Il quinto comandamento: Non uccidere

Mi sono abbandonato all’ira? Ho avuto desideri di vendetta? Ho desiderato il male del mio prossimo? Ho conservato sentimenti di rancore e di odio? Ho violato la grande legge del perdono? Ho ingiuriato, percosso, ferito? Pratico la pazienza? Ho dato cattivi consigli? Ho scandalizzato con parole o atti? Ho trasgredito gravemente e volontariamente il Codice stradale (anche senza conseguenze)? Sono responsabile di infanticidio, aborto o eutanasia?
“La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana” (Cat. Ch. Catt., n. 2272).
Ho dato scandalo? Con il mio comportamento, le mie parole o il mio modo di vestire? Ho ecceduto nell’uso di alcool, di tabacco o di medicinali? Ho fatto uso di droghe?

Sesto comandamento: Non commettere atti impuri
Nono comandamento: Non desiderare la donna d’altri

“Ogni battezzato è chiamato alla castità. […] Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita” (Cat. Ch. Catt., n. 2348).
“Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza” (Ibid., n. 2349).
Mi sono soffermato volontariamente in pensieri o desideri contrari alla castità? Sono pronto a fuggire le occasioni di peccato: conversazioni e divertimenti pericolosi, letture e immagini non caste? Ho indossato abiti indecenti? Ho commesso azioni disoneste da solo? Con altri? Mantengo legami o amicizie colpevoli? Ho usato indebitamente del matrimonio, facendone uso soltanto in quei giorni in cui non ci può essere concepimento e seguendo questo modo di agire senza ragioni gravi? Ho preso farmaci per evitare figli? Ho indotto il coniuge o altre persone a prenderli?
“È intrinsecamente cattiva ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (Cat. Ch. Catt., n. 2370).
Ho rifiutato senza motivi sufficienti il debito coniugale? Le relazioni sessuali fra uomo e donna al di fuori del matrimonio (fornicazione) è sempre peccato mortale (anche tra fidanzati). Se uno o entrambi sono sposati, al peccato di fornicazione si aggiunge quello di adulterio (semplice o doppio) che deve essere accusato.
Incesto, omosessualità, bestialità.

Settimo comandamento: Non rubare
Decimo comandamento: Non desiderare la roba d’altri

“Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata” (Cat. Ch. Catt., n. 2401).
Ho desiderato di appropriarmi del bene altrui? Ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie, frodi, furti? Ho pagato i debiti? Ho ingannato o danneggiato il prossimo nei suoi beni? L’ho desiderato? Ho commesso abusi nelle vendite, nei contratti, ecc.? Non ho pagato ingiustamente le tasse? Mi sono preoccupato di praticare le opere di misericordia corporale e spirituale?

Ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza

Ho mentito? Ho formulato giudizi temerari? Ho diffamato, calunniato? Ho reso falsa testimonianza? Ho violato segreti (corrispondenza, segreto professionale, ecc.)?

I sette peccati capitali


Superbia
Ho una stima esagerata di me stesso? Agisco per orgoglio? Sciupo soldi nella ricerca del lusso? Disprezzo gli altri? Mi compiaccio in pensieri di vanità? Sono suscettibile? Sono schiavo del “che cosa dirà la gente?” e della moda?

Avarizia
Sono attaccato ai beni terreni? Ho sempre fatto l’elemosina secondo le mie possibilità? Per avere, non ho mai leso le leggi della giustizia? Ho praticato il gioco d’azzardo? Vedi il settimo e decimo comandamento.

Lussuria
Vedi il sesto e nono comandamento.

Invidia
Ho avuto sentimenti di gelosia? Ho cercato di nuocere agli altri per invidia? Mi sono compiaciuto del male, o rattristato del bene altrui?

Gola
Ho ecceduto nel mangiare e nel bere? Mi sono ubriacato?

Ira
Vedi il quindo comandamento.

Pigrizia
Sono pigro nell’alzarmi la mattina? Nello studio e nel lavoro? Nel pregare e nel compiere i doveri religiosi?

 

I doveri di stato

Ho mancato agli obblighi speciali del mio stato? Operaio, studente, medico, professore, medico, avvocato, casalinga, ecc. Preparazione, aggiornamento, disponibilità, ecc.

I precetti della Chiesa
(Cfr. Cat. Ch. Catt., nn. 2041-2043)

1. Parteciperai alla Messa la domenica e le altre feste comandate.
2. Confesserai tutti tuoi peccati almeno una volta all’anno.
3. Riceverai umilmente il tuo Creatore almeno a Pasqua.
4. Santificherai le feste che ti sono comandate.
“La domenica e le altre feste di precetto i fedeli […] si astengano […] da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo” (Codice di Diritto Canonico, can. 1247).
5. Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza.
“Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo” (Ibid., can. 1251).
Il digiuno consiste in un solo pasto regolare nel giorno con piccole porzioni di cibo al mattino e alla sera.
I fedeli hanno anche l’obbligo di sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno in base alle proprie possibilità.

Se la confessione ti costa un pó, recita una preghiera alla Vergine Maria. Il suo aiuto non ti mancherà. Ultimata la preparazione, entra nel confessionale con umiltà e raccoglimento, considerando che il sacerdote occupa il posto di Gesù Cristo nostro Signore, e accusa tutti i peccati con sincerità.

 

Consigli sulla lotta spirituale rivelati a Santa Faustina Kowalska

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«Figlia Mia, voglio istruirti sulla lotta spirituale.

1. Non confidare mai in te stessa, ma affidati completamente alla Mia volontà.

2. Nell’abbandono, nelle tenebre e nei dubbi di ogni genere ricorri a Me ed al tuo direttore spirituale, che ti risponderà sempre a Mio nome.

3. Non metterti a discutere con nessuna tentazione, chiuditi subito nel Mio Cuore ed alla prima occasione rivelala al confessore.

4. Metti l’amor proprio all’ultimo posto, in modo che non contamini le tue azioni.

5. Sopporta te stessa con molta pazienza.

6. Non trascurare le mortificazioni interiori.

7. Giustifica sempre dentro di te l’opinione dei superiori e del confessore.

8. Allontanati dai mormoratori come dalla peste.

9. Lascia che gli altri si comportino come vogliono, tu comportati come voglio Io da te.

10. Osserva la regola nella maniera più fedele.

11. Dopo aver ricevuto un dispiacere, pensa a che cosa potresti fare di buono per la persona che ti ha procurato quella sofferenza.

12. Evita la dissipazione.

13.Taci quando vieni rimproverata.

14. Non domandare il parere di tutti, ma quello del tuo direttore spirituale; con lui sii sincera e semplice come una bambina.

15. Non scoraggiarti per l’ingratitudine.

16. Non indagare con curiosità sulle strade attraverso le quali ti conduco.

17. Quando la noia e lo sconforto bussano al tuo cuore, fuggi da te Stessa e nasconditi nel Mio Cuore.

18. Non aver paura della lotta; il solo coraggio spesso spaventa le tentazioni che non osano assalirci.

19. Combatti sempre con la profonda convinzione che Io sono accanto a te.

20. Non lasciarti guidare dal sentimento poiché esso non sempre è in tuo potere, ma tutto il merito sta nella volontà.

21. Sii sempre sottomessa ai superiori anche nelle più piccole cose.

22. Non t’illudo con la pace e le consolazioni; preparati a grandi battaglie.

23. Sappi che attualmente sei sulla scena dove vieni osservata dalla terra e da tutto il cielo; lotta come un valoroso combattente, in modo che Io possa concederti il premio.

24. Non aver troppa paura, poiché non sei sola

Quaderno n. 6/2 di Suor Faustina

La profezia di Civitavecchia: Parla Fabio Gregori, proprietario della Madonnina delle lacrime

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La profezia di Civitavecchia: Parla Fabio Gregori, proprietario della Madonnina delle lacrime (di Riccardo Caniato, Studi Cattolici nr. 652 giugno 2015)

Sul numero di maggio-giugno della rivista diocesana La Madonnina di Civitavecchia, si ricorda che dal giorno 15 marzo 2005, con decreto dell’allora vescovo della città, mons. Gerolamo Grillo, la piccola parrocchia di Sant’Agostino a Pantano, che custodisce in una teca blindata la statua della Vergine che ha lacrimato sangue per 15 volte tra il 2 febbraio e il 15 marzo 1995, è stata eretta a Santuario mariano. La notizia così ribadita è importante perché significa che la Chiesa riconosce l’origine soprannaturale di quelle lacrime. Non a caso l’attuale vescovo, mons. Luigi Marrucci, il 26 aprile 2014, ha incoronato la «Madonnina» durante un pontificale concelebrato con il vescovo emerito Grillo, l’arcivescovo Giovanni Marra e con moltissimi sacerdoti della diocesi. Come già per altre mariofanie ed eventi analoghi è proprio con gesti solenni come questo che la Chiesa dà pubblica approvazione di un fatto riconducibile a un intervento divino. E dal momento che un vescovo non prende simili iniziative in disaccordo con Roma e che in seno alla diocesi i suoi decreti valgono il volere del Papa, questi fatti spengono definitivamente le opinioni particolari di chi da vent’anni specula sulla veridicità delle lacrimazioni.

Lacrime e messaggi

Per chi non ricordasse: primi testimoni del pianto della Vergine sono stati una bambina di nome Jessica, allora di 5 anni, e suo papà Fabio Gregori, allora come oggi impiegato nella Centrale Enel della cittadina laziale. La famiglia Gregori è tuttora proprietaria della statuina che ha lacrimato sangue, come di una seconda copia identica, conservata gelosamente, che fu loro regalata il 10 aprile 1995, tramite il cardinale polacco Andrzej Maria De- skur, da papa Giovanni Paolo II. Questa seconda immagine, fin da allora, trasuda talvolta un olio profumato: ciò avviene generalmente nell’occasione di importanti feste liturgiche, come il Natale o l’Anniversario delle lacrimazioni, ma anche, in innumerevoli circostanze, di fronte a gente comune, pellegrini di passaggio che le si accostano per pregare. «Al sangue della prima Madonnina si accompagna dunque l’olio della seconda, l’uno segno della Passione, l’altro dell’effusione dello Spirito Santo», commentava autorevolmente il mariologo Stefano De Fiores. Ma entrambi questi segni si sono manifestati in un contesto più ampio, perché quel 1995, esattamente nel pomeriggio del 16 luglio, alle ore 18 e 30, durante la Messa, segna per la famiglia Gregori anche l’inizio delle apparizioni della Vergine… «La Madonna stava proprio sopra padre Pablo, i piedi immersi in una nuvola bianca, le braccia aperte coi palmi delle mani rivolte verso terra». A parlare così, è Fabio Gregori, vent’anni dopo.

Madre della Chiesa Regina delle Famiglie

Fabio, lei tradisce ancora l’emozione. Che cosa ricorda di quella prima apparizione?
La Madonna è apparsa nel momento in cui il parroco stava per consacrare l’Ostia santa, ed è rimasta silenziosa in adorazione fino alla Comunione, a sottolineare che suo Figlio Gesù, il Salvatore, è realmente presente, vivo, nell’Eucaristia.

Poi però la Madonna ha parlato?
Tra il 1995 e il 1996 ha dato 93 messaggi, di cui due segreti per il nostro vescovo e un terzo per il Papa, in un ciclo di apparizioni pubbliche a mia figlia e a me.

Che cosa significa «apparizioni pubbliche»?
Sono rivelazioni in cui la Madonna dà un messaggio che desidera sia annunciato a tutti. Si distinguono dalle rivelazioni private, che possono continuare nel tempo, ma che sono riservate alla persona o alle persone che ricevono questa visita celeste.

Avete ancora rivelazioni private?
La Madre del Cielo non ci ha fatto mai mancare la sua presenza, in particolare a mia figlia Jessica.

È vero che tutti i membri della sua famiglia hanno visto la Vergine?
Sì, c’è stata occasione che la Madonna è apparsa a tutti negli anni delle apparizioni pubbliche.

Ma Manuel Maria è nato dopo, nel dicembre 2002?
Lui ha vissuto immerso nei nostri racconti, ed è testimone delle essudazioni e di tanti altri segni che per grazia accadono nel profondo delle persone che fanno pellegrinaggio alla Madonnina, ma nel cuore coltivava un desiderio fortissimo di vedere anche lui la Mamma del Cielo. E un giorno di febbraio, nel tempo dell’anniversario delle lacrimazioni – tornavamo dall’orto -, mentre lo rincorrevo lui ha girato l’angolo della casa ed è caduto in estasi. L’ho raggiunto. Lei era lì.

Com’è la Madonna?
È bellissima. Ed è mamma, con il cuore di una mamma.

Che cosa la colpisce di più del suo atteggiamento verso di lei e la sua famiglia?
La discrezione, la delicatezza d’animo, che le fa perfino chiedere scusa, nell’atto dell’apparire, per il tempo che toglie agli altri: «Fabio», ha detto proprio così, «ti chiedo scusa per il tempo che tolgo alla tua famiglia».

Qual è il cuore del suo messaggio?
Il primo messaggio è il nome: la Vergine si è presentata coi titoli di Madonna delle Rose, Madre e Regina delle famiglie e della Chiesa.

La rosa ha un valore poetico?
«Rosa mistica», corpo mistico della Chiesa: la Madonna stessa è la Chiesa e in quanto Madre di Gesù, è Madre della Chiesa. Lei stessa ha spiegato che la rosa è il fiore che rappresenta il corpo mistico: il rosso è il colore del sangue versato da suo Figlio; i petali intorno al nucleo stanno per la comunità cristiana che si stringe intorno a Gesù, il Verbo incarnato, alla sua Passione e Risurrezione, per poi aprirsi a 360 gradi e portare l’amore e la parola di Dio al mondo intero. E il profumo della rosa, ci ha detto, è il profumo di Cristo.

La devozione accosta il profumo di rosa ad alcuni santi.
Sforzandosi di assomigliare a Gesù, alcuni grandi santi come Padre Pio arrivano ad averne il profumo. Ma a tutti è chiesto di diventare santi.

E come si fa a diventarlo?
La Madonna ci chiede di consacrarci a lei e di vivere la nostra vita nella presenza di Dio. Di accostarci con frequenza ai Sacramenti, in particolare all’Eucaristia e alla santa Confessione; di meditare il Rosario. Ma ha spiegato che se impariamo a rivolgere il nostro pensiero a Dio in ogni momento della giornata, allora il lavoro, il riposo, le amicizie., tutto diventa preghiera. E nella preghiera, che è dialogo, si cresce nella comunione con il Signore. Ci chiede di vivere in modo retto, con onestà. Ha detto che ogni buona azione da noi compiuta vale un’anima strappata a Satana.

Perché Satana è contro la famiglia

Quali altri messaggi vi ha dato Maria?
La Madonna si è rivolta da qui all’umanità intera, alla Chiesa e a quella porzione di Chiesa che è la famiglia, ponendo questo suo intervento nel solco del massaggio di Fatima. Ci ha messo in guardia che Satana è potente e vuole scatenare l’odio, quindi la guerra per distruggere l’umanità. E per raggiungere questo scopo vuole abbattere la Chiesa di Dio, incominciando dalla piccola Chiesa domestica che è la famiglia, che è culla della società, e, nel solco della Famiglia di Nazaret, tanto più della comunità cristiana.

Di che genere di guerra si parla?
La minaccia di un conflitto nucleare tra l’Occidente e l’Oriente, la terza guerra mondiale. E la Madonna ha aggiunto che il demonio avrebbe fatto di tutto per minare l’unità della famiglia cristiana fondata sul matrimonio e che, senza una nuova conversione, molti pastori avrebbero tradito la propria vocazione, anche con grave scandalo, e che la Chiesa avrebbe conosciuto una nuova grande apostasia, cioè il rinnegamento delle verità cristiane fondamentali riaffermate nei secoli nella tradizione e nella dottrina.

Perché la famiglia sarebbe così centrale nel piano di Dio sul mondo?
Gesù si è incarnato in una famiglia, Dio ha scelto questo luogo, questa forma di convivenza per venire a noi. Così è stabilito perché, come spiegava san Giovanni Paolo II, il noi umano costituito da un uomo e una donna aperti alla vita nella procreazione richiama il Noi divino della Trinità. Il matrimonio sacramentale, è indissolubile e sacro, perché riproduce la comunione trinitaria e lo stesso patto di fedeltà indissolubile che Dio ha stabilito con gli uomini. Per questo il divorzio da un matrimonio valido consapevolmente contratto è sacrilego.

A Nazaret, un padre, una madre e un bambino che si è fatto uomo hanno vissuto con sobrietà, in pace e letizia, per trent’anni. Hanno lavorato duro, hanno goduto dei beni della terra e dell’amicizia di chi li ha conosciuti, senza volere apparire o dominare sugli altri, con la sola preoccupazione di vivere bene e a gloria di Dio il quotidiano. Con questa fedeltà si sono guadagnati il pane e l’amore di tanti, in rispetto del creato. A Civitavecchia, manifestandosi non a una persona, ma a un marito e a una moglie con dei figli… il Cielo ha voluto ribadire che la famiglia è il cuore della società umana e della Chiesa. Attraverso questo segno chiede a tutte le famiglie lo sforzo di seguire l’esempio della Famiglia di Gesù.
E perché sarebbe al centro delle attenzioni di Satana?
Satana, in odio al Creatore, mira a colpire l’uomo, perché è costituito a immagine di Dio, e la famiglia, che umanamente riproduce al massimo grado la relazione d’amore fra il Padre celeste e la creatura. Ciò significa che l’amore che si alimenta e si dilata in una famiglia riproduce al massimo grado l’amore e la fedeltà di Dio che sono per sempre. Prova ne è che l’uomo, dotato da Dio di libertà, intelligenza e di capacità d’amore, è reso fecondo e chiamato, in seno alla famiglia, a cooperare alla creazione, generando e servendo la vita. Satana sa bene che la capacità di amare, la capacità di riconoscere lo sguardo buono di Dio nascono in famiglia: per questo è proprio lì che colpisce. Le tenebre che oggi avvolgono la concezione dell’uomo mirano a oscurare la dignità della persona, quindi la famiglia, dove l’individuo si forma e prende coscienza di sé. Attorno alla famiglia e alla vita si svolge la battaglia contro la dignità divina dell’uomo. Per questo la comunione coniugale non viene riconosciuta né rispettata nei suoi elementi di uguaglianza della dignità degli sposi e di necessaria diversità e complementarità sessuale. La stessa fedeltà coniugale e il rispetto per la vita in tutte le fasi dell’esistenza sono sovvertiti da una cultura che non ammette la trascendenza. Come notava Giovanni Paolo II, «allorché le forze disgreganti del male riescono a separare il matrimonio dalla sua missione nei confronti della vita umana, attentano all’umanità, privandola di una delle garanzie essenziali del suo futuro»

Un appello per il Sinodo sulla Famiglia in corso in Vaticano?
Difendiamo la famiglia cristiana. Come ha detto anche mons. Kabongo, segretario di san Giovanni Paolo II, pellegrino qui a Civitavecchia: «Dall’unità della famiglia dipende il futuro della Chiesa e del mondo».

Di tutti i segni testimone il vescovo

Perdita di fede, famiglie distrutte, scandali nella Chiesa, guerra e terrore incombenti… Siamo sicuri che la Vergine abbia profetizzato tutto ciò già nel ’95?
Tutti i messaggi sono stati trascritti a mano all’epoca via via che venivano comunicati; a stretto giro, letti e controfirmati in presenza di testimoni dall’allora vescovo di Civitavecchia, Gerolamo Grillo. Lo stesso che ha consentito alla pubblicazione parziale dei messaggi nel volume La Madonna di Civitavecchia di padre Flavio Ubodi, il suo incaricato presso la nostra famiglia.

Lo stesso vescovo che all’inizio non credette alle lacrimazioni?
E che si ricredette il 15 marzo 1995 quando la Madonnina pianse nelle sue mani, in presenza di altre persone, mentre stava pregando chiedendo discernimento a casa sua.

Ma inizialmente si oppose al punto di chiedere che la Madonnina venisse distrutta. Secondo lei, perché si mostrò tanto ostile?
Per le stesse ragioni per cui ancora oggi tanti storcono il naso di fronte a questi accadimenti prima di venire a verificarli di persona. Li comprendo: non è facile accettare per una mente razionalista che due manufatti di gesso piangano sangue o trasudino un olio profumato. Per crederci occorre che ti trovi nell’evidenza del fatto e che, al tempo stesso, apri il cuore e la mente, considerando, per esempio che questi stessi oggetti non sono «sassi» qualunque ma raffigurazioni di una persona santa, autentica e viva, qual è la Madonna. Per arrivare forse a comprendere, per fare un altro esempio, che se la Madonna ha pianto un sangue maschile, come definito dalle analisi, ciò che può sembrare al primo approccio il frutto di una truffa, può riservare, agli occhi della fede, un messaggio spirituale e rivelatore.

Mi sembra un passaggio importante da chiarire.
In un messaggio dato a Civitavecchia si dice che «la Madonna piange il sangue di suo Figlio». Già così si comprende la profonda partecipazione della Madre alla via della croce percorsa da Gesù. Su altro fronte, i test effettuati dagli istituti di Medicina legale dell’università La Sapienza, del Gemelli e dalla Criminalpol hanno rilevato che il sangue della Madonnina è sì maschile, ma con forti connaturazioni proprie di un sangue femminile. E questo fa ricordare che Gesù, concepito per opera dello Spirito Santo, ha ricevuto le caratteristiche del sangue come di tutto il suo patrimonio genetico umano unicamente da sua madre Maria. Il sangue di Cristo, da un punto di vista biologico, coinciderebbe dunque con il sangue della Vergine, come a rimarcare, su un piano fortemente simbolico, che il suo essere venuto al mondo per salvarci, la sua stessa vita la si deve a Maria, all’accoglienza libera dell’immenso piano di Dio per la salvezza del mondo da parte di questa piccola donna della Palestina.

Ciò nonostante quel sangue maschile è stato causa di calunnie e sospetti nei confronti suoi e degli altri maschi di casa. Perché non avete accettato di sottoporvi alla prova del Dna?
Sia io, a nome anche di mio figlio Davide, sia i miei fratelli ci siamo dimostrati subito disponibili al test del Dna.

Ma l’avvocato e il vescovo si sono opposti. La prima perizia sulla Madonnina fu eseguita in assenza mia, dei miei famigliari e del legale rappresentante, ragione per cui l’avvocato Forestieri paventava che ci potessero essere state manipolazioni o contaminazioni sui campioni. Il vescovo invece riteneva che la Magistratura stesse invadendo un campo non suo; e dal momento che nei messaggi dati a Civitavecchia ce n’è uno in cui si dice che «la via della verità è la via della Chiesa», decisi di ascoltare mons. Grillo che mi chiedeva di rinunciare all’esame. In seguito si venne a sapere che nel 1995 si potevano isolare solamente alcuni polimorfismi del Dna, così che il sangue sulla Madonnina poteva risultare compatibile con quello della stragrande maggioranza della popolazione. In altre parole, se io e i miei famigliari ci fossimo sottoposti al test, qualcuno non ben disposto verso questi fatti avrebbe potuto facilmente equivocare tra «coincidenza» e «compatibilità» del sangue. E nel ’96 la Corte Costituzionale sancì la piena legittimità del nostro agire.
Tuttavia, per diverso tempo, ha pesato su di voi l’accusa di truffa e di associazione per delinquere.
Benché le indagini siano state chiuse nel 1995, l’archiviazione è arrivata solamente il 16 ottobre del 2000. Con un’assoluzione in formula piena, però, che suona davvero inusuale per uno Stato laico. Infatti, escludendo manipolazioni esterne e interne alla statua e sulla base delle deposizioni dei testimoni oculari (fra l’altro di dieci agenti delle forze dell’ordine che avevano piantonato la Madonnina dal 2 al 7 febbraio del ’95, testimoniando poi di aver veduto formarsi e muoversi nuove lacrime, con la statua cementata alla grotta e irraggiungibile perché protetta da una lastra trasparente…), i giudici hanno sentenziato di trovarsi di fronte a un fenomeno inspiegabile per la scienza su cui solo la Chiesa potrà pronunciarsi. La Corte ha anche riconosciuto che la mia famiglia non ha mai tratto profitto da questi eventi.

È vero che il vescovo Grillo faticò a credere anche agli altri fatti straordinari avvenuti presso di voi?
Sì, ma su ogni singolo evento fu chiamato a testimone.

Può raccontare?
Mons. Grillo, molto turbato per le lacrime, rimandava di venire a constatare le essudazioni della seconda statua. Un giorno mandò da noi le suore della sua casa e il fenomeno si ripeté. Così si decise a muoversi di persona e, durante una Via Crucis, volle sostare alla grotta per meditare una stazione. Proprio in quel momento, non solo la Madonnina, ma la natura intorno iniziò a essudare e tutti videro il nostro grande liburno «piangere» olio. Successivamente mons. Grillo raccolse personalmente la sostanza durante le essudazioni e la fece analizzare al Gemelli di Roma. Le analisi hanno dimostrato che questo liquido è l’insieme di una molteplicità di elementi vegetali presenti in natura, ma ovviamente non nella composizione con cui fuoriesce dalla statua e, in alcune circostanze, anche dai sassi della grotta e dall’edera e dagli alberi che la circondano.

La notizia fu riportata anche sul Giornale. Ma rispetto alle apparizioni, come si comportò mons. Grillo?
Un giorno, eravamo a settembre 1995, la Madonna chiese a mia figlia di informare il vescovo sulle apparizioni. Obbedimmo, ma mons. Grillo cacciò Jessica con l’accusa di raccontare delle bugie. Quindi rimproverò me e Anna Maria dicendo che la stavamo condizionando. Ma il giorno successivo Jessica tornò alla carica: «La Madonna vuole che io parli col Vescovo». Io ero combattuto – mi sentivo ferito, arrabbiato perfino, per come eravamo stati trattati -, ma poi capitolai per la risoluzione di mia figlia che all’epoca aveva solo 6 anni e 5 mesi. Nella dimora del vescovo si ripeté la scena del giorno precedente, ma questi rimase sconvolto dal congedo di Jessica: «La Madonna mi ha detto che hai un cuore di pietra». Allora mons. Grillo mise alla prova la Vergine, chiedendole di rivelare a mia figlia un segreto noto a lui solo.

E come andò a finire?
Che Jessica gli riferì in seguito a nome della Madonna non uno ma diversi fatti che riguardavano la sua persona. Mons. Grillo ne rimase talmente sconvolto che fu preso da un malore, come già era accaduto a seguito della lacrimazione nelle sue mani. Ma da quel momento ha creduto anche alle apparizioni, come ha rivelato nel suo memoriale pubblicato nel 2011, e chiese udienza a Giovanni Paolo II per riferire ogni cosa.

Giovanni Paolo II e la «Madonnina»

Veniamo quindi al rapporto tra Wojtyla e la Madonnina?
Un rapporto di fede profondo. Il Papa credette subito al segno delle lacrime. Volle venerare la Madonnina in Vaticano nella sua cappella privata, le mise la corona d’oro e le donò il Rosario oggi custoditi nella teca del santuario accanto alla statua. Esortò mons. Grillo a essere più aperto ai segni del Cielo: «Voi vescovi italiani», disse, «avete la testa dura».

Poi vi donò la seconda Madonnina, quella che essuda l’olio, non è così?
Dopo che la prima statua lacrimò nelle mani del vescovo, la Magistratura italiana ne dispose il sequestro. Il Papa, ci fu riferito, vide in quel gesto un’ingerenza in un fatto che riguardava solamente la Chiesa e mandò il suo amico forse più caro, il cardinale Deskur, a Civitavecchia per presenziare una veglia in cattedrale. Deskur si presentò con la copia identica della Madonnina, che aveva fatto reperire a Medjugog’e dal medesimo artigiano che aveva realizzato la prima statua. Disse pubblicamente di essere venuto «a nome del Papa per favorire il culto della Madonna» e, al termine della funzione, ci donò la statua benedicendola a nome del Pontefice.

È vero che Wojtyla è poi venuto a Civitavecchia e che il rapporto con voi è durato fino alla morte?
Giovanni Paolo II ha ricambiato la visita venendo in segreto fino a Pantano a pregare la Madonnina delle lacrime, che nel frattempo, dal 17 giugno 1995, era stata ricondotta nella parrocchia di Sant’Agostino, oggi santuario. Ed è vero che, durante il ricovero del Papa al Gemelli di fine febbraio 2005, Jessica gli ha fatto recapitare una lettera molto personale in cui faceva riferimento al suo ministero petrino in relazione alle apparizioni, accompagnandola con delle foglie della grotta da cui era essudato l’olio.

E questa missiva ebbe un seguito?
Ci fu, tramite il nostro vescovo, una risposta ufficiale della Santa Sede indirizzata a tutta la famiglia, con il saluto e la benedizione del Papa. La conserviamo gelosamente insieme con una reliquia del sangue di Giovanni Paolo II versato nel giorno dell’attentato del 13 maggio 1981. Tutti questi fatti e i documenti sono fedelmente riportati nel volume di padre Ubodi, ma l’espressione più profonda del rapporto tra il Papa e la Madonnina si è avuta l’8 ottobre del 2000, nel giorno del Giubileo dei Vescovi. In quell’occasione il Papa ha fatto un Atto di Affidamento di tutta la Chiesa alla Madonna in risposta all’Atto di Consacrazione ripetutamente richiesto nei suoi messaggi, a noi consegnati a Civitavecchia.

E questo gesto del santo Papa non è stato sufficiente a cambiare le attuali sorti del mondo?
La Madonna punta alla conversione autentica dei cuori, di cui ogni singola persona dispone liberamente. Un atto di affidamento, poi, non ha la stessa forza di una consacrazione, e a suo tempo la Madonna ha anche avanzato alcune altre richieste sia al vescovo diocesano sia al Santo Padre, che oggi competono a mons. Marrucci e a Papa Francesco.

Tali richieste comprendono il segreto che – si dice – ancora oggi Jessica si aspetta di poter consegnare direttamente al Papa?
Sì.

È vero che suor Lucia dos Santos, l’ultima veggente di Fatima, ha avuto un lungo colloquio privato con sua figlia Jessica?
Sì. E poi suor Lucia ha partecipato con noi alla Messa celebrata dal nostro direttore spirituale, padre Manuel Hernandez Jerez, nel monastero di Coimbra.

È vero che il segreto per il Papa è collegato al segreto di Fatima?
Sì.

Alcuni sostengono che lei non ama associare i fatti che investono la sua famiglia con quelli di Medjugorje…
La mia preoccupazione è che la mariofania di Civitavecchia sia conosciuta in sé stessa per la sua specificità. Mi spiego. Sia la statua che ha lacrimato sangue, custodita al santuario, sia la statua che abbiamo in casa che essuda olio sono state fabbricate a Medjugorje e ne riportano il nome sul basamento. Il legame è evidente e ne ho profondo rispetto. Ma in questi vent’anni ho provato dispiacere nel vedere che molti si sono fermati a sottolineare unicamente la provenienza delle due immagini, senza approfondire l’iniziativa della Vergine a Civitavecchia. A me e alla mia famiglia la Madonna ha chiesto di vivere e testimoniare il messaggio che ha dato qui. E nelle sue apparizioni ella ha fatto riferimento a Fatima: «Ho scelto Fatima per l’inizio del secolo ventesimo», ha detto, «Civitavecchia sul suo finire».

Ma i media fanno solo spettacolo

Un’ultima curiosità. Perché di fronte a un evento tanto grande, ha accettato fino a oggi rarissime interviste come questa?
Innanzitutto perché ho rispettato le disposizioni dei vescovi che si sono succeduti dal 1995 a Civitavecchia, dando la mia testimonianza nei tempi e nelle forme in cui me lo hanno permesso. In secondo luogo perché molte volte sui media prevalgono altri fattori sulla verità da comunicare.

Può farmi un esempio?
Recentemente un’importante rete nazionale ha trasmesso uno speciale sulla Madonna di Civitavecchia. In fase di preparazione il programma ha inviato da noi una troupe. Ebbene, appena queste persone si sono accostate alla Madonnina che custodiamo in casa si è verificata una forte e prolungata essudazione della statua. La giornalista e i cameraman hanno potuto riprendere tutto e si capiva che sono rimasti felici e turbati insieme. E noi con loro. Ma c’è dell’altro. Padre Flavio Ubodi ha loro mostrato anche un video molto particolare: si vede questa stessa statua piangere lacrime umane nei giorni della morte di san Giovanni Paolo II. Le riprese furono girate a memoria dell’autorità della Chiesa, alla presenza, fra gli altri, del vescovo della diocesi – lo si sente piangere e pregare -, del suo segretario, del rettore del santuario.

Uno scoop incredibile.
Non saprei giudicare. In ogni caso, con stupore della squadra che ci ha fatto visita, durante la trasmissione questo video è stato utilizzato, ma senza alcuna spiegazione. Ma non solo: mentre in studio si dibatteva sulla possibilità o meno che una statua pianga per intervento divino, e un chimico in camice bianco spruzzava del liquido rosso in faccia a una riproduzione della Vergine… nessuno ha pensato di mandare in onda le immagini dell’essudazione di cui gli inviati del programma sono stati diretti e credibili testimoni. La tv ha esigenze di audience, che comportano spettacolarizzazione, contrapposizioni fra punti di vista e una dilatazione esasperata del senso di mistero a beneficio della suspence; e può arrivare perfino a negare l’evidenza e la realtà. Alla Madonna, invece, preme unicamente la verità di ogni uomo e la sua sorte.


Intervista di Riccardo Caniato

I PRIMI 5 SABATI DEL MESE: LA PROMESSA DI MARIA SANTISSIMA.

LA DEVOZIONE DEI PRIMI 5 SABATI IN ONORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E IN RIPARAZIONE DELLE OFFESE DA LEI RICEVUTE DAI POVERI PECCATORI


La Madonna apparendo a Fatima il 13 giugno 1917, disse a Lucia:
“Gesu’ vuole servirsi di te per farmi conoscere e amare. Egli vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”.

Poi, in quella apparizione, fece vedere ai tre veggenti il suo Cuore coronato di spine: il Cuore Immacolato della Mamma amareggiato per i peccati dei figli e per la loro dannazione eterna!

Lucia racconta: “Il 10 dicembre 1925 mi apparve in camera la Vergine Santissima e al suo fianco un Bambino, come sospeso su una nube. La Madonna gli teneva la mano sulle spalle e, contemporaneamente, nell’altra mano reggeva un Cuore circondato di spine. In quel momento il Bambino disse:

Abbi compassione del Cuore della Tua Madre Santissima avvolto nelle spine che gli uomini ingrati gli configgono continuamente, mentre non v’è chi faccia atti di riparazione per strapparglieLe”.

E subito la Vergine Santissima aggiunse:

“Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine che gli uomini ingrati infliggono continuamente con bestemmie e ingratitudini. Consolami almeno tu e fa sapere questo:

 

A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reciteranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza”.

 

E’ questa la grande Promessa del Cuore di Maria che si affianca a quella del Cuore di Gesù.

Per ottenere la promessa del Cuore di Maria si richiedono le seguenti condizioni:

1 – Confessione, fatta entro otto giorni precedenti, con l’intenzione di riparare le offese fatte al Cuore Immacolato di Maria. Se uno nella confessione si dimentica di fare tale intenzione, può formularla nella confessione seguente.

2 – Comunione, fatta in grazia di Dio con la stessa intenzione della confessione.

3 – La Comunione deve essere fatta nel primo sabato del mese.

4 – La Confessione e la Comunione devono ripetersi per cinque mesi consecutivi, senza interruzione, altrimenti si deve ricominciare da capo.

5 – Recitare la corona del Rosario, almeno la terza parte, con la stessa intenzione della confessione.

6 – Per un quarto d’ora fare compagnia alla SS.ma Vergine meditando sui misteri del Rosario.

Un confessore di Lucia le chiese il perché del numero cinque. Lei lo chiese a Gesù, il quale le rispose:“Si tratta di riparare le cinque offese dirette al Cuore Immacolato di Maria.

1– Le bestemmie contro la sua Immacolata Concezione.

2 – Contro la sua Verginità.

3– Contro la sua Maternità divina e il rifiuto di riconoscerla come Madre degli uomini.

4– L’opera di coloro che pubblicamente infondono nel cuore dei piccoli l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa Madre Immacolata.

5 – L’opera di coloro che la offendono direttamente nelle sue immagini sacre.


Messaggio del 2 agosto 1983
(Messaggio straordinario-Medjugorje)
“Consacratevi al mio Cuore Immacolato. Abbandonatevi totalmente a me ed io vi proteggerò e pregherò lo Spirito Santo perché si effonda su di voi. Invocatelo anche voi.”

 

ATTO DI CONSACRAZIONE E RIPARAZIONE
AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Vergine santissima e Madre nostra, nel mostrare il tuo Cuore circondato di spine, simbolo delle bestemmie ed ingratitudini con cui gli uomini ripagano le finezze del tuo amore, hai chiesto di consolarti e ripararti.Come figli ti vogliamo amare e consolare sempre, ma specialmente dopo i tuoi materni lamenti, vogliamo riparare il tuo Cuore Addolorato e Immacolato che la cattiveria degli uomini ferisce con le pungenti spine dei loro peccati.

In modo particolare vogliamo riparare le bestemmie proferite contro la tua Immacolata Concezione e la tua Santa Verginità. Molti, purtroppo, negano che tu sei Madre di Dio e non ti vogliono accettare come tenera Madre degli uomini.

Altri, non potendoti oltraggiare direttamente, scaricando la loro collera satanica profanando le tue Sacre Immagini e non mancano coloro che cercano di infondere nei cuori, soprattutto dei bambini innocenti che ti sono tanto cari, l’indifferenza, il disprezzo ed anche l’odio contro di Te.

Vergine santissima, prostrati ai tuoi piedi, esprimiamo la nostra pena e promettiamo di riparare, con i nostri sacrifici, comunioni e preghiere, tanti peccati ed offese di questi tuoi figli ingrati.

Riconoscendo che anche noi non sempre corrispondiamo alle tue predilezioni, né ti amiamo ed onoriamo sufficientemente come Madre nostra, supplichiamo il perdono misericordioso per le nostre colpe e freddezze.

Madre santa, vogliamo ancora chiederti compassione, protezione e benedizioni per gli attivisti atei e i nemici della Chiesa. Riconducili tutti alla vera Chiesa, ovile di salvezza, come hai promesso nelle tue apparizioni a Fatima.

Per quanti sono tuoi figli, per tutte le famiglie e per noi in particolare che ci consacriamo interamente al tuo Cuore Immacolato sii rifugio nelle angustie e tentazioni della Vita; sii cammino per giungere a Dio, unica fonte di pace e di gioia. Amen. Salve Regina..

LA DEVOZIONE DEI PRIMI 5 SABATI IN ONORE DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA E IN RIPARAZIONE DELLE OFFESE DA LEI RICEVUTE DAI POVERI PECCATORI

«Il Signore ‘Vuole’ stabilire nel mondo la Devozione al mio Cuore Immacolato»

«Solo il mio Cuore può venire in vostro soccorso»

È giunto il tempo in cui le «Promesse» fatte dalla Madonna a Fa­tima, sono prossime al loro compimento.

L’ora del «trionfo» del Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e Madre nostra, si avvicina; di conseguenza, sarà anche l’ora del grande miracolo della Divina Misericordia per l’Umanità: «Il mondo avrà un tempo di pace».

La Madonna vuole però operare questo mirabile Evento con la nostra collaborazione. Lei che ha offerto a Dio la sua piena disponi­bilità: «Ecco l’Ancella del Signore», ripete a ciascuno di noi le parole dette un giorno a Lucia: «Il Signore vuole servirsi di te … ». Sacerdoti e famiglie sono chiamati in «prima linea» a collaborare al compimento di questo trionfo.

Il «messaggio» di Fatima

Ci siamo mai chiesti quale sia il messaggio delle apparizioni e del­le rivelazioni di Fatima?

L’annunzio della guerra, la conversione della Russia con la caduta del comunismo nel mondo?

NO!

La promessa della pace? Neppure!

Il «vero messaggio» delle apparizioni di Fatima è «la devozione al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria».

Viene dal cielo! È volontà di Dio!

La piccola Giacinta, poco prima di lasciare la terra per il cielo, ripeteva a Lucia:

«Tu rimani quaggiù per far sapere che il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione all’Immacolato Cuore di Maria».

“Dì a tutti che Dio concede le sue grazie per mezzo del Cuore Im­macolato di Maria.

Che le chiedano a Lei.

Che il Cuore di Gesù vuole che con il suo Cuore sia venerato il Cuore Immacolato di Maria.

Che domandino la pace al Cuore Immacolato di Maria perchè il Signore l’ha affidata a Lei».

Le comunicazioni celesti

Nella seconda apparizione della Vergine Ss.ma alla Cova di Iria, il 13 giugno 1917, la Madonna mostrò ai fanciulli la visione del suo Cuore Immacolato, circondato e trafitto da spine.

Rivolgendosi a Lucia, Ella disse: «Gesù vuole servirsi di te per farmi conoscere ed amare. Egli `vuole stabilire’ nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la praticherà prometto:

– la salvezza,

– queste anime saranno predilette da Dio,

– come fiori saranno collocate da me dinnanzi al suo trono.

Nella terza apparizione – 13 luglio 1917 -, la più ricca di dottrina e di promesse, la Vergine Ss.ma, dopo aver mostrato ai piccoli veg­genti la terrificante visione dell’inferno, con bontà e tristezza, disse loro:

«Avete visto l’inferno dove vanno a finire le anime dei poveri pecca­tori. Per salvarli, il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace».

«Tu, almeno procura di consolarmi e annunzia in nome mio…»

Ma il messaggio di Fatima non si chiuse qui; la Vergine infatti apparve nuovamente a Lucia il 10 dicembre 1925. Era con lei il Bam­bino Gesù, sollevato sopra una nube di luce, mentre la Vergine po­sando una mano sopra la spalla di Lucia teneva nell’altra mano il Cuo­re circondato di acute spine.

Gesù Bambino parlò per primo e disse a Lucia:

«Abbi compassione del Cuore della tua Ss.ma Madre. Esso è tutto coperto dalle spine con le quali uomini ingrati lo trafiggono ogni mo­mento e non vi è chi ne rimuova alcuna con un atto di riparazione».

Parlò poi la Madonna: «Figlia mia, contempla il mio Cuore cir­condato dalle spine con cui gli uomini ingrati continuamente lo tra­figgono con le loro bestemmie ed ingratitudini. Tu, almeno procura di consolarmi ed annunzia, in nome mio, che io ti prometto di assistere nell’ora della morte con le grazie necessarie alla salvezza eterna, tutti coloro che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confes­seranno e comunicheranno recitando il Rosario e mi faranno compa­gnia per un quarto d’ora, meditando i misteri del Rosario, con l’in­tenzione di offrire un atto di riparazione».

Alcune precisazioni:

– Lucia fece presente a Gesù la difficoltà che alcune persone avevano di confessarsi il sabatoe chiese se fosse stata valida la confessio­ne fatta negli otto giorni.

Rispose Gesù: «Sì, può esserlo anche di molti giorni di più, pur­chè quelli che ricevono la Santa Comunione siano in grazia e abbia­no l’intenzione di riparare le offese al Cuore Immacolato di Maria».

Chiese ancora Lucia: «A chi non potrà soddisfare tutte le condi­zioni al sabato, non potrà farlo alla domenica?»

Gesù rispose: «Sarà ugualmente accetta la pratica di questa devo­zione alla domenica, dopo il primo sabato, quando i miei sacerdoti,’ per giusti motivi, lo concederanno alle anime».

Perchè cinque sabati?

Lucia domandò poi alla Vergine perchè dovessero essere `cinque sabati’ e non nove, o sette.

Riportiamo le sue parole:

«Figlia mia, il motivo è semplice – ri­spose la Vergine – sono cinque le specie di offese e bestemmie contro il mio Cuore Immacolato:

1. le bestemmie contro l’Immacolata Concezione;

2. le bestemmie contro la sua Verginità;

3. le bestemmie contro la Maternità divina, rifiutando, allo stesso tem­po, di riconoscerla come vera Madre degli uomini;

4. gli scandali di quanti cercano pubblicamente di infondere nel cuore dei bambini l’indifferenza, il disprezzo e perfino l’odio contro questa loro Madre Immacolata;

5. quanti mi oltraggiano «direttamente» nelle mie sacre immagini.

«Quanto a te, cerca continuamente, con le tue preghiere e sacrifi­ci, di muovermi a misericordia verso quelle povere anime».

In conclusione, le condizioni necessarie per la grande promessa sono:

– per cinque mesi ricevere la santa Comunione il primo sabato;

– recitare la corona del Rosario;

– tenere compagnia alla Madonna per quindici minuti meditando sui misteri del Rosario;

– fare una confessione con la stessa intenzione; quest’ultima potrà essere fatta anche in altro giorno, purchè nel ricevere la santa Comu­nione si sia in grazia di Dio.

Il Messaggio del nuovo Millennio

Questo nostro secolo è stato testimone di esperienze dolorose per la mancata risposta agli inviti del cielo. Tutti ne abbiamo vissuto le tristi conseguenze: una seconda guerra mondiale, più terribile della prima; la Russia ha diffuso i suoi errori nel mondo provocando conflitti, persecuzioni alla Chiesa, sofferenze al Papa, l’annientamento di alcune nazioni; l’ateismo è diventato il nuovo credo di tanti popo­li. Proprio in questo nostro secolo, che si riconosce come il più caino della storia umana, Il Signore si è impegnato personalmente a chiedere compassione ed a promuovere la devozione al Cuore della sua e nostra Madre, perchè con il trionfo di questo Cuore di Mamma, l’umanità riscopra l’amore e viva finalmente un’Epoca di pace, un’Epoca in cui l’uomo, «con un cuore nuovo» veda nell’altro uomo non una preda da conquistare, ma un fratello da amare e da salvare.

Il messaggio di Fatima è dunque un messaggio di «salvezza» per impedire che l’umanità pervertita dall’odio, sommersa da fiumi di san­gue innocente, capace di atrocità inimmaginabili finisca di perdersi eternamente e di autodistruggersi sulla terra.

Gli altri «messaggi» come la guerra, la fame, le persecuzioni alla Chiesa, le nazioni annientate… sono annunzi di realtà tristi e sconvolgenti per il mancato ascolto delle richieste fatte per la salvezza degli uomini.

Le ragioni teologiche della devozione e del culto al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria

Le rivela il Decreto con cui fu istituita la festa universale del Cuore Immacolato di Maria, nel 1944: «Con questo culto la Chiesa rende il debito onore al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, poi­chè sotto il simbolo di questo Cuore venera con somma devozione:

– L’esimia e singolare santità della Madre di Dio;

– La sua materna pietà verso gli uomini, redenti dal sangue divino di suo Figlio».

Nello stesso Decreto è indicato il fine di tale Devozione: «Perchè per l’aiuto della Madre di Dio, sia concessa la pace a tutte le genti, la libertà alla Chiesa di Cristo e i peccatori siano liberati dai propri peccati e tutti i fedeli siano confermati nell’amore e nell’esercizio di tutte le virtù mediante la grazia».

Pertanto il culto al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria mette in luce la «santità» unica della Madonna, Madre e Regina di tutti i Santi perchè Immacolata, concepita senza peccato e quindi piena di grazia e, nel medesimo tempo, sottolinea «l’amore» tenerissimo di questa Madre del cielo verso tutti noi, suoi figli.

Se è vero che il capolavoro della sapienza e della potenza di Dio è il Cuore materno, che dire del Cuore di Maria, Madre di Dio e Ma­dre nostra che, mentre supera in santità ogni altra creatura, supera nell’«amore» quello di tutte le mamme della terra per i loro figli?

«Il Signore stesso lo vuole»

Convinciamoci, dunque, che la devozione al Cuore Immacolato di Maria non è stata inventata dagli uomini. Viene da Dio: «II Signo­re stesso lo vuole…»

Pensiamo a quanto Dio, in Cristo Gesù, abbia operato per la glo­rificazione del Cuore di sua Madre. Le apparizioni di Fatima oltre a documentare come Maria è presente nella storia umana, nelle no­stre vicende tragiche e sconvolgenti, per salvare l’umanità, rivelano:

1- Come il Signore, per vincere l’odio caino degli uomini, «Fratelli che uccidono i fratelli», nella sua infinita sapienza, abbia voluto met­tere in pienezza di luce la devozione ed il culto al Cuore della Madre sua e dell’umanità, rendendo visibile, con le lacrimazioni – ricordia­mo Siracusa – tutto il suo amore e il suo dolore per la rovina dei figli.

2. – Come, per arrivare alla glorificazione del Cuore di sua Madre, abbia condotto la Chiesa, nella persona di Pio XII, a «definire con un Dogma» che veramente la Madre di Dio e Madre nostra è stata assunta in cielo, dove vive nella gloria accanto a Gesù Cristo non solo con l’anima, ma con il corpo (1° novembre 1950).

Noi possiamo e dobbiamo venerare il Cuore della nostra Madre perchè è vivo, palpitante di amore e di tenerezza per noi.

«Il Signore lo vuole…».

Il culto al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria non è dun­que una nostra pia devozione, ma opera onnipotente di Dio per glori­ficare in cielo ed in terra la Madre sua e nostra.

Non è certo per devozionismo che i sommi Pontefici, a comincia­re da Pio XII, hanno risposto alle ripetute richieste di consacrazione della Russia e dell’umanità al Cuore Immacolato e Addolorato di Ma­ria!

La prima venne fatta da Pio XII il 31 maggio 1942, 25° anniver­sario delle apparizioni di Fatima, nella Basilica di San Pietro: «A voi, al vostro Cuore Immacolato… noi, in quest’ora tragica della storia umana, consacriamo solennemente la santa Chiesa, più ancora il mon­do intero, travagliato da, crudeli discordie, vittima della propria ini­quità…».

Sempre Pio XII, il 1 ° novembre, con la proclamazione del Dog­ma dell’Assunta, poneva il fondamento teologico della Devozione al Cuore Immacolato di Maria.

Il 25 marzo 1984, Giovanni Paolo II, in Piazza S. Pietro, consa-

crava solennemente l’umanità al Cuore Immacolato «perchè si sveli per tutti la luce della speranza».

Nessuna gloria, dopo la gloria resa da Gesù Cristo al Padre, sale dalla terra alla SS. Trinità, così piena e perfetta come la gloria che rende il Cuore Immacolato di Maria:

– Figlia prediletta del Padre;

– vera Madre di Gesù Cristo, Uomo e Dio;

– vera Sposa dello Spirito Santo;

– vera Madre nostra: «Ecco la tua Madre».

Da questi brevi accenni, ognuno può intuire il prodigio operato da Dio in questo nostro secolo, prodigio che continuerà ad accompa­gnare le generazioni degli uomini nel terzo millennio: il trionfo del Cuore Immacolato e Addolorato di Maria.

Questo mistero di grazia che mette in ammirazione gli an­geli del Cielo – lo diciamo con dolore – lascia indifferente ancora tan­ta parte dell’umanità. E non solo indifferente! Quanti sorridono quan­do si parla di «Devozione al Cuore Immacolato di Maria», della sua «Grande Promessa» con i primi cinque sabati del mese.

Eppure, proprio questo secolo, per disegno divino, si concluderà con il trionfo del Cuore di Maria.

Dio stesso ha messo mano ai grandi «Mondiali» per questa glori­ficazione.

C’è una Madre che ci ama con un amore senza limiti; c’è una ‘Ma­dre di Misericordia’ che per noi piange e prega, perchè ci vuole salvi!

Il nostro impegno

Di fronte alla precisa richiesta: «Il Signore vuole servirsi di te per stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato e Addolorato», come potremmo rimanere indifferenti?

Dio lo vuole! «Vuole servirsi di te!» Non «desidera», non «sugge­risce», non «consiglia», ma vuole!

Non dimentichiamo mai che la visione del Cuore Immacolato di Maria si inquadra con quella più drammatica e sconvolgente delle anime che vanno all’inferno.

Nell’Anno Internazionale della Famiglia, noi abbiamo promosso la `Consacrazione’ di ogni famiglia, di ogni parrocchia al Cuore Immacolato di Maria, aderendo ad una precisa richiesta della Madonna:«Voglio che tutte le famiglie si consacrino al mio Cuore».

Per questo nuovo anno (1995), il nostro impegno sarà di aiutare le famiglie, i singoli fedeli, le parrocchie a «vivere questa Consacrazione con la Grande Promessa dei primi cinque sabati».

Il trionfo del Cuore di Maria è il trionfo dell’amore, presupposto essenziale perchè tutti gli uomini siano salvi e l’umanità viva finalmente la «Civiltà dell’amore», il cui primo `frutto’ è la Pace.

Tutti guardiamo con angoscia a tante Nazioni coinvolte da guer­re fraticide, a una umanità aberrante; ma pensiamo anche a quante famiglie sono in crisi perchè l’amore ha ceduto il passo all’egoismo

e all’odio, che apre la porta al delitto dell’aborto: «strage degli inno­centi», compiuta non più da Erode, ma da papà e mamma.

Il «segreto» per riportare le famiglie al disegno di Dio è di colla­borare tutti insieme a far vivere la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria con la pratica dei primi cinque sabati del mese, richiesta dalla Madonna stessa: «Annunzia in nome mio…».

Come è possibile questo?

Tutti ricordiamo gli avvenimenti straordinari che hanno sorpreso il mondo, a cominciare dal crollo del comunismo ateo in Russia, del muro di Berlino, conseguenze certe della Consacrazione al Cuore Im­macolato di Maria; ma perchè aspettare sempre di vedere per credere? «Beati quelli che crederanno senza vedere».

Tutti Apostoli della `Grande Promessa’

Rispondiamo quindi con gioia alla richiesta del Cuore Immacola­to di Maria, dei primi cinque sabati del mese promuovendone la pratica.

Le grazie promesse sono state «rivelate» dalla Madonna stessa:

– «A chi la praticherà prometto la salvezza».

– «Queste anime saranno predilette da Dio».

– «Come fiori saranno collocate da me innanzi al suo Trono».

– «Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti con­durrà a Dio».

Carissimi,

Vi invito tutti ad impegnarvi perchè la Consacrazione delle famiglie, fatta al Cuore Immacolato di Maria, sia completata vivendo e diffondendo «la grande promessa del Cuore Immacolato di Maria».

Avrete benedizioni e grazie speciali sulla vostra famiglia, sui vo­stri figli, sulla vostra discendenza.

Molte famiglie si salveranno dal divorzio ed apriranno i loro cuo­ri all’accoglienza della vita e si avvieranno ad una vita cristiana. L’uomo del duemila ha bisogno del Cuore Immacolato di Maria per costruire la «Civiltà dell’amore».

Benedico! Tutti al lavoro per produrre frutti, molti frutti e frutti duraturi.

Sac. Stefano Lamera

Delegato Istituto «Santa Famiglia»

Messaggi di Maria a Medjugorje sulla devozione al suo Cuore Immacolato

Messaggio del 2 luglio 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Ogni mattina dedicate almeno cinque minuti di preghiera al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato perché vi riempiano di sè. Il mondo si è dimenticato di venerare i Sacri Cuori di Gesù e Maria. In ogni casa siano poste le immagini dei Sacri Cuori e ogni famiglia li veneri. Supplicate ardentemente il mio Cuore e il Cuore di mio figlio e riceverete tutte le grazie. Consacratevi a noi. Non è necessario ricorrere a particolari preghiere di consacrazione. Potete farlo anche con parole vostre, secondo quello che sentite.

Messaggio del 4 luglio 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Pregate mio figlio Gesù! Rivolgetevi spesso al suo Sacro Cuore e al mio Cuore Immacolato. Chiedete ai Sacri Cuori che vi riempiano del vero amore con il quale potrete amare i vostri nemici. Vi ho invitato a pregare tre ore al giorno. E voi avete cominciato. Ma guardate sempre l’orologio, e preoccupati vi chiedete quando finirete i vostri doveri. E così durante la preghiera siete tesi e preoccupati. Non fate più così. Abbandonatevi a me. Immergetevi nella preghiera. L’unica cosa essenziale è lasciarsi condurre dallo Spirito Santo in profondità! Solo così potrete avere una vera esperienza di Dio. Allora anche il vostro lavoro andrà bene e vi rimarrà anche del tempo libero. Voi avete fretta: volete cambiare le persone e le situazioni per raggiungere rapidamente i vostri scopi. Non vi affannate, ma lasciatevi guidare da me e vedrete che tutto andrà bene.

Messaggio del 2 agosto 1983 (Messaggio straordinario)
Consacratevi al mio Cuore Immacolato. Abbandonatevi totalmente a me ed io vi proteggerò e pregherò lo Spirito Santo perché si effonda su di voi. Invocatelo anche voi.

Messaggio del 19 ottobre 1983 (Messaggio straordinario)
Desidero che ogni famiglia si consacri ogni giorno al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato. Sarò molto felice se ogni famiglia si riunisce mezz’ora ogni mattina ed ogni sera per pregare unita.

Messaggio del 28 novembre 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Rivolgetevi al mio Cuore Immacolato con queste parole di consacrazione: “O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il tuo amore verso di noi. La fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini. Noi ti amiamo tanto. Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di te. O Maria, umile e mite di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Tu sai che tutti gli uomini peccano. Donaci, per mezzo del tuo Cuore Immacolato, la salute spirituale. Fa’ che sempre possiamo guardare alla bontà del tuo Cuore materno e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo cuore. Amen”.

Messaggio del 7 dicembre 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Domani per voi sarà un giorno davvero benedetto se ogni istante sarà consacrato al mio Cuore Immacolato. Abbandonatevi a me. Cercate di far crescere la gioia, di vivere nella fede e di cambiare il vostro cuore.

Messaggio del 1 maggio 1984 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Ogni mattina e ogni sera ciascuno di voi rimanga almeno venti minuti immerso nella consacrazione al mio Cuore Immacolato.

Messaggio del 5 luglio 1985 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Rinnovate le due preghiere insegnate dall’angelo della pace ai pastorelli di Fatima: “Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze da cui egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Sacratissimo Cuore e per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori”. “Mio Dio, io credo e spero, ti amo e ti ringrazio. Ti chiedo perdono per chi non crede e non spera, non ti ama e non ti ringrazia”. Rinnovate anche la preghiera a San Michele: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia. Sii tu il nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del demonio. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu, principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime”.

Messaggio del 10 dicembre 1986 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
La vostra preghiera, ogni preghiera, deve essere radicata nel mio Cuore Immacolato: solo così io potrò portarvi a Dio con tutte le grazie che il Signore mi permette di darvi.

Messaggio del 25 ottobre 1988
Cari figli, il mio invito a vivere i messaggi che vi do, è quotidiano. In modo particolare, figlioli, vorrei avvicinarvi di più al Cuore di Gesù. Perciò, figlioli, oggi vi invito alla preghiera indirizzata al mio caro Figlio Gesù, affinché tutti i vostri cuori siano suoi. E inoltre vi invito a consacrarvi al mio Cuore immacolato. Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglie e come parrocchie, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani. Perciò, figlioli, pregate in modo da capire il valore di questi messaggi che io vi do. Non chiedo nulla per me stessa, ma chiedo tutto per la salvezza delle vostre anime. satana è forte; e perciò, figlioli, accostatevi al mio Cuore materno con una preghiera incessante. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggio del 25 ottobre 1988
Cari figli, il mio invito a vivere i messaggi che vi do, è quotidiano. In modo particolare, figlioli, vorrei avvicinarvi di più al Cuore di Gesù. Perciò, figlioli, oggi vi invito alla preghiera indirizzata al mio caro Figlio Gesù, affinché tutti i vostri cuori siano suoi. E inoltre vi invito a consacrarvi al mio Cuore immacolato. Desidero che vi consacriate personalmente, come famiglie e come parrocchie, in modo tale che tutto appartenga a Dio attraverso le mie mani. Perciò, figlioli, pregate in modo da capire il valore di questi messaggi che io vi do. Non chiedo nulla per me stessa, ma chiedo tutto per la salvezza delle vostre anime. satana è forte; e perciò, figlioli, accostatevi al mio Cuore materno con una preghiera incessante. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggio del 25 settembre 1991
Cari figli, vi invito tutti in modo speciale alla preghiera e alla rinuncia perché, adesso come mai prima, satana desidera sedurre più gente possibile sul cammino della morte e del peccato. Perciò, cari figli, aiutate il mio Cuore Immacolato affinché trionfi in un mondo di peccato. Chiedo a tutti voi di offrire le preghiere e i sacrifici per le mie intenzioni affinché io possa offrirli a Dio per quello che è più necessario. Dimenticate i vostri desideri e pregate, cari figli, per quello che Dio vuole e non per quello che voi desiderate. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggio del 25 novembre 1994
Cari figli! Oggi vi invito alla preghiera. Io sono con voi e vi amo tutti. Io sono vostra madre e desidero che i vostri cuori siano simili al mio cuore. Figlioli, senza la preghiera non potete vivere né dire che siete miei. La preghiera è gioia. La preghiera è ciò che il cuore umano desidera. Perciò avvicinatevi, figlioli, al mio cuore immacolato e scoprirete Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 maggio 1995
Cari figli! Vi invito figlioli: aiutatemi con le vostre preghiere, ad avvicinare quanti più cuori possibile al mio Cuore Immacolato. Satana è forte e con tutte le forze vuole avvicinare quante più persone possibile a se ed al peccato. Per questo sta in agguato per carpirne ogni momento di più. Vi prego figlioli, pregate ed aiutatemi ad aiutarvi. Io sono vostra madre e vi amo e perciò desidero aiutarvi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Messaggio del 25 ottobre 1996
Cari figli! Oggi vi invito ad aprirvi a Dio Creatore perché vi cambi. Figlioli, voi mi siete cari, vi amo tutti e vi invito ad essermi più vicini; che il vostro amore per il mio Cuore Immacolato sia più fervente. Desidero rinnovarvi e condurvi col mio Cuore al Cuore di Gesù che ancora oggi soffre per voi e vi invita alla conversione ed al rinnovamento. Tramite voi desidero rinnovare il mondo. Comprendete, figlioli che oggi voi siete il sale della terra e la luce del mondo. Figlioli, vi invito e vi amo ed in un modo speciale vi supplico: convertitevi. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!

Messaggio del 25 agosto 1997
Cari figli, Dio mi concede questo tempo quale dono per voi, affinché possa istruirvi e condurvi sulla strada della salvezza. Ora, cari figli, non comprendete questa grazia, ma presto verrà il momento in cui rimpiangerete tali messaggi. Per questo, figlioli, vivete tutte le parole che vi ho donato in questo periodo di grazia e rinnovate la preghiera, fino a quando questa non diventerà gioia per voi. Invito in modo particolare quanti si sono consacrati al mio cuore Immacolato ad essere di esempio per gli altri. Invito tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose a recitare il Rosario e ad insegnare agli altri a pregare. Figlioli, il Rosario mi è particolarmente caro. Per mezzo del rosario apritemi il vostro cuore ed io posso aiutarvi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 ottobre 1998
Cari figli! oggi vi invito ad avvicinarvi al mio Cuore Immacolato. Vi invito a rinnovare nelle vostre famiglie il fervore dei primi giorni, quando vi ho invitato al digiuno, alla preghiera e alla conversione. Figlioli, voi avete accettato i miei messaggi con un cuore aperto, malgrado non sapevate cosa è la preghiera. Oggi vi invito ad aprirvi completamente a me perché io possa trasformarvi e condurvi al Cuore di mio Figlio Gesù, perché vi riempia del Suo Amore. Solo così, figlioli, troverete la vera Pace, la Pace che solo Dio vi dà. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio del 25 agosto 2000
Cari figli, desidero condividere con voi la mia gioia. Nel mio Cuore Immacolato io sento che ci sono tanti che si sono avvicinati a me e portano in maniera particolare nei loro cuori la vittoria del mio Cuore Immacolato pregando e convertendosi. Desidero ringraziarvi e stimolarvi a lavorare di più per Dio e il suo Regno con l’amore e la forza dello Spirito Santo. Io sono con voi e vi benedico con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

L’Arca della Nuova Alleanza : Rivelazioni di Maria e Gesù Santissimi a Catalina Rivas

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Arca della Nuova Allenza

Cochabamba, giugno 1994
Una fresca mattina del 25 giugno 1994, ho visitato la città di Cochabamba per intervistare una
persona, sposata e madre di due figli. La sua storia, certamente eccezionale, era già nota a molte
persone. Fu un sacerdote che per primo mi parlò di lei. Più tardi, centinaia di persone si
commossero alla lettura dei testi da lei scritti.
Che avrà di speciale questa persona? Apparentemente, niente, ma se ci atteniamo al contenuto
delle sue affermazioni, lei dichiara nientemeno di “ricevere messaggi da Gesù, Figlio di Dio Vivo e
di Maria, Sua Madre”…
Due anni fa, queste affermazioni avrebbero sicuramente suscitato in me una reazione clinica
che mi avrebbe indotto a ritenere di trovarmi davanti a un quadro psicopatologico causale. Ma il
fatto pareva non si esaurisse con questi giudizi.
Incontro Catalina. Il suo viso è grazioso, espressivo lo sguardo, il suo atteggiamento è
spontaneo e accogliente, non esibisce nessuna comportamento tipico degli individui nevrotici o
isterici in cerca di notorietà. Già la ebbe nel passato (la notorietà) e per questo molti stentano a
credere che “abbia esperienze mistiche”.
Mi fa sapere di essere stata una cattolica occasionale, però mai una militante impegnata. Mi
racconta che negli ultimi anni riconobbe l’importanza di una vita interiore e spirituale, ma grande
fu la sua sorpresa quando, intorno l’8 di settembre del 1993, mentre dipingeva una rosa sopra un
manto e pensava ad un viaggio che avrebbe voluto fare con sua madre, improvvisamente sentì che i
battiti del suo cuore acceleravano ed ebbe l’impressione di sentire una dolce voce di donna che le
diceva: “Non preoccuparti, le stai dando il migliore viaggio della sua vita”… Molto spontaneamente,
essa chiese: “Quale viaggio?”… e sentì ancora: “La stai avvicinando al Signore, figlia mia”.
Catalina continuò la sua narrazione con maggiore impetuosità: “Fui presa dal timore, smisi di
dipingere, non capivo cosa stava accadendo, era come se una voce entrasse nel petto e nello stesso
tempo salisse dal mio interno e venisse fuori”… Ritornai al mio dipinto e sentii nuovamente la dolce
voce che diceva: “ È venuto bello il manto, però le gocce sono al rovescio”…
Allora osservando il suo lavoro, riconobbe che una goccia facente parte del disegno era
invertita… e si impaurì veramente, poiché la voce, che aveva creduto di sentire, le stava facendo
notare qualcosa di concreto e reale, un dato di fatto che non aveva notato mentre dipingeva. Si
spaventò, smise di dipingere e ritornò a sentire: “Non temere, staremo insieme per molti giorni…
andrai all’ospedale ma non sarai sola il… Mio amore materno ti accompagnerà sempre.”
Secondo Catalina, la camera venne inondata da un intenso profumo di rose, l’impiegata e
un’altra persona che entrarono nella stanza, poterono riconoscere lo stesso profumo. Pensò che
tutto non era altro che una irreale illusione, soprattutto quando si è chiesta: “Che cosa dovrei
andare a fare in ospedale, se sono sana…!”
Ma il giorno 14, cominciò ad avere dei lievi attacchi di tosse e il giorno 15 stava ricoverata in
ospedale con una diagnosi indiscutibile: “Broncopolmonite”.
L’appuntamento si è avverato, ritorna a “sentire” dentro di sé una voce di donna:
“Figlia mia, sono qui. Sole noi due, rimarremo un giorno unite a Mio Figlio; pregheremo insieme,
vedrai quanti si uniranno alle nostre preghiere. Che piacere che ci abbiano lasciate lontane da tutto,
vero? Cominciamo il Rosario della Divina Misericordia.”
A questo punto, esco dallo stato di confusione e chiedo:
“ Sei davvero Tu , dolce Vergine?” e mi risponde:
“Umilmente, davanti al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, Io ti benedico. La tua fede e la
devozione alla Medaglia (Miracolosa) che tu diffondi, hanno permesso che Mio Figlio lasci che
queste conversazioni fra noi siano frequenti… Prega, Io sono in te!…”
La stanza si riempì di profumo di rose che le infermiere percepirono rimanendo sbalordite,
poiché nella stanza non c’era un solo fiore che giustificasse quel profumo.
Il 20 novembre del 1993, continua a raccontare, al termine della preghiera, sento un forte dolore
al petto, “… come se si volesse spaccare qualcosa dentro di me; comincio a piangere e subito sento
una presenza meravigliosa. Penso che sia la Madre e mi preparo a scrivere, mentre sento una voce
diversa, di uomo: “Non si devono respingere gli uni e gli altri…”
“Dio mio! Chi è?” Chiedo.
“Non ti spaventare! Prega il Padre Nostro, ti accompagno!”
Riferisce poi che pregarono insieme, ma in un modo molto speciale, con pause più prolungate
del solito. Mi azzardai a fare una domanda, poiché ero sicura di stare veramente conversando con
qualcuno:
“Che vuoi da me, Signore?”
“Voglio che tu Mi ami, che predisponga l’arrivo di molti messaggi; che cambi la tua vita e che tu
sia d’esempio…”Voglio che gli uni e gli altri siano ugualmente benvenuti, senza che venga respinto
ciò che appare sgradevole. Solo Io lo so; pazienza, prendi esempio da Me, la serenità di Mia Madre
Io te l’ho data…”
Catalina conclude dicendo che il dolore che sentiva era gradualmente scomparso, mentre il suo
viso si stava bagnando di pianto…
Il racconto è sconcertante; non sembrava questa, una persona presa da mitomania, e non
c’erano neppure motivi per ricorrere a simili espedienti. È una persona felice con il suo sposo, ha
una discreta attività sociale, vive serena e tranquilla. Ha forse bisogno nel suo repertorio personale
di una qualifica come mi-stica “tematica” del xx secolo?
L’esperienza che afferma di vivere è conosciuta come “locuzione interiore”, abbastanza
comune in certi mistici che affermano di sentire interiormente una voce. Persone come Patricia
Talbot, in Ecuador, Don Stefano Gobbi in Italia, per citare i più rappresentativi, affermano di vivere
esperienze simili. Sentono una voce che detta loro temi o messaggi che devono scrivere.
La scienza deve aiutare a identificare se sono pensieri che provengono dallo stesso soggetto,
oppure se si tratta di stati psicologici particolari. La mia attenzione viene attirata dal fatto che il
contenuto verbale riferito qui, è talmente notevole che molto difficilmente può venire messo in
relazione con la creatività della persona in questione. Molti “dettati” sono profetici e si realizzano
regolarmente; il suo organismo manifesta mutamenti neuropsicofisiologici che la scienza registra,
ma che non può spiegare con le attuali conoscenze; durante queste locuzioni, si trasforma il suo
sguardo, cambiano le sensazioni, il peso, cambia anche la concentrazione di energia nella stanza,
circostanza rilevata alla presenza di una persona che parla, ma che non si vede. Lo studio realizzato
su Patricia Talbot mostrò, ad esempio, come l’attività elettrica, durante la preghiera, cambiava
secondo le parole che pronunciava; soprattutto alle parole Gesù o Maria, si ebbero segnali di
variazioni nella concentrazione di energia della stanza.
Dal giugno 1992, ho studiato decine di questi casi in differenti parti del mondo, mettendo a
disposizione del mondo scientifico internazionale e delle autorità della Chiesa, tutti i risultati delle
investigazioni che ho realizzato insieme ai colleghi esperti nelle multidiscipline del “Gruppo
Internazionale per la Pace” con sede a New Orleans (USA) e in diversi continenti.
Le investigazioni che realizzammo non hanno tenuto conto delle patologie
neuropsicofisiologiche riscontrate, in modo particolare gli stati mentali dal contenuto psicotico ed
epilettoide. Ho fatto degli studi preliminari, per valutare in seguito se tutta l’equipe dei fisici
nucleari, neurologi, psicologi, avrebbero dovuto intervenire in una fase successiva, così come
avevamo fatto in altri casi di risonanza mondiale.
L’intervista con Catalina ebbe la forma di dialogo aperto e sincero, dove tuttavia le registrazioni
psico-fisiologiche oltre a ponderare la normalità delle sue funzioni, non mostravano particolari
rilievi. Devo chiarire al lettore, che quando i mistici “vivono” una esperienza per loro
“soprannaturale”, per lo scienziato “straordinaria”, può succedere che il cervello non registri una
attività usuale; appaiono, ad esempio, onde delta (impossibili in una persona sveglia, attiva, che
interagisce con lo specialista), oppure spariscono anche i segnali elettrici propri della circolazione
elettrica periferica o diminuiscono di intensità a livelli così bassi da risultare inspiegabili per la
scienza.
In questa occasione, i risultati normali non vennero modificati nemmeno nei momenti di
preghiera. Durante l’intervista, non ci furono locuzioni per cui non si poterono nemmeno
registrare variazioni di energia ambientale, come si ebbero in casi di locuzioni di veggenti
riconosciuti come autentici dalla scienza a Medugorje, Conyers, Cuenca e altri.
Le analisi dei messaggi non mostravano contraddizioni, né plagi, bensì un contenuto letterario
e spirituale molto bello; nessun strumento però, rilevava dati inusuali che potessero attirare la
nostra attenzione in modo particolare.
Per lo scienziato non è un criterio sufficiente per dare un giudizio conclusivo, l’opinione
soggettiva di valutare un evento come buono o non buono, sia questo un messaggio o una
attitudine spirituale. La investigazione, in questi casi, “deve registrare eventi straordinari ripetibili,
osservati una o più volte da diversi osservatori”.
La conclusione del primo studio su Catalina ebbe, dunque, il seguente contenuto:
1. lo stato psico-fisiologico della intervistata conferma la normalità delle sue funzioni.
2. l’aspetto psicologico non rivela patologie comportamentali, né psichiche, per cui si tratta di
una persona corretta.
3. Le analisi dei supposti messaggi dettati sono eccellenti, invitano all’amore e alla
conversione, ma non sono sufficienti per emettere risposte conclusive da un gruppo di
scienziati che si occupa più di rilievi tecnici e strumentali, lasciando il lavoro concettuale
alla gerarchia della Chiesa Cattolica e ai competenti in Teologia.
4. Le prove con strumenti di rilievo: sensori, elettromiografi, conduttori, non hanno
registrato dati straordinari.
Conclusione:
I dati ottenuti non sono sufficienti per confermare o negare il supposto dialogo con il
soprannaturale. Data la salute mentale della persona, la sua buona intenzione, la sua onestà e
prestigio, oltre a una conversione verso i valori spirituali superiori, che conducono a un buon
esempio di via, FINO A QUANDO NON SI POTRANNO OTTENERE ULTERIORI PROVE
OSSERVABILI E DIMOSTRABILI, possiamo solo concludere che la signora, secondo la mia
opinione, ha ISPIRAZIONI di grande contenuto spirituale, come potrebbe succedere a una qualsiasi
persona che abbia degli interessi per questi valori superiori.
Diciamo chiaro e per certo, che nessuno ha dubitato della sincerità di Catalina, semplicemente,
in questa occasione, non si sono avuti rilievi tecnici dimostrabili.
Sappiamo però, per la quantità di casi simili studiati, che se questo caso si estenderà come
verità pubblica e scientifica, il fenomeno si ripeterà, offrendo in un qualche futuro momento le
prove necessarie.
Cochabamba, agosto 1994
Intanto, le investigazioni in questo settore si andavano amplificando, arricchendosi di una
maggiore casistica; nel maggio 1995 si è potuto studiare una religiosa con esperienze straordinarie
nella stessa patria del cattolicesimo: Roma.
Nel febbraio dello stesso anno, una immagine della Vergine di Medugorje (Regina della Pace)
ebbe effusioni di sangue a Civitavecchia; il vescovo del luogo, Mons. Grillo confermò l’evento. La
stampa tedesca, tanto scettica e lontana da simili notizie, divulgò il caso di altre immagini con
effusioni di sangue a Saarbrucken. Lo stesso in altri paesi come l’Argentina, l’Ecuador, Corea, Italia
ecc.
A Cochabamba cominciò a sanguinare un busto di Cristo a partire dal 9 marzo 1995. Con
l’equipe del “Gruppo Internazionale per la Pace” riuscimmo a dimostrare che il sangue era autentico
e che conteneva catene di geni propri del tipo umano. L’indagine finale venne accolta dal vescovo,
Mons. René Fernandez e dalla Commissione di Studio da lui stabilita, autorizzando la venerazione
della immagine, il giorno 30 settembre 1995.
Mentre preparavo la presentazione di un libro pubblicato su queste indagini dal titolo:
“Documenti per la Scienza e per la Fede: Piange Cristo nella Valle?”, venni sorpreso da una telefonata
che mi annunciava come, probabilmente, la prova ripetibile, osservabile, misurabile,
verificabile in Catalina fosse arrivata…
Era il giorno 9 febbraio 1996. Catalina stava già ricoverata all’Ospedale Seton di quella città.
Ho potuto osservare che nei palmi delle mani e sul dorso, così come nei piedi, appariva una aureola
violacea e verdognola, molto simile nel colore ad una mano colpita da un martello. In medicina
viene chiamata ecchimosi. Due medici la esaminano, invito due sacerdoti a fare lo stesso… nessuno
trova una spiegazione al fatto. Ci informa poi che queste ferite dolorose erano apparse il primo
Venerdì di gennaio dell’anno 1996.
Osservo le mani, osservo i piedi; c’è dolore se vengono toccati. Ci afferma che il giorno
seguente, venerdì, i dolori aumenteranno. Faccio le fotografie, registro il fatto, porto i testimoni.
Visito la clinica ancora l’indomani, venerdì 10; veramente i segni sono più forti, i dolori più intensi…
Con il suo carattere allegro e gioviale, a noi esperti che osservavamo queste vere lesioni fisiche,
dice: “domani, non avrò più niente…” Il nostro sguardo è incredulo e scusiamo con molta bontà la
sua ingenuità…; sarebbe la prima volta che una lesione simile sparisce in meno di 12 ore.
Il giorno dopo, sabato 11, è testimone della verità; testimonia il fatto straordinario. Le mani sono
pulite, come se mai alcuna ferita avesse toccato il suo corpo.
Il fenomeno si ripete con una certa regolarità, negli stessi giorni: giovedì sera, l’aureola; venerdì,
la ferita!; sabato, sparisce ogni segno! Tutto è accompagnato da dolori lancinanti al costato, alle
membra, alla fronte… Giro per vedere posteriormente le ferite, questa volta la lesione prende la
forma di una croce formata da tenui segni di una materia che sembra sangue.
I messaggi continuano: Catalina riferisce che Gesù le detta la “Sua Passione”. I dettati notturni li
riceve al buio, non accende la luce per non svegliare il suo sposo; eppure i quaderni non contengono
né errori, né segni, che dimostrino la difficoltà di scrivere per delle ore nell’oscurità. Leggo il testo,
mi sorprendono dei dettagli che sono unici, assolutamente originali, ma simili a quelli che ho
conosciuto studiando altri casi simili. Un’altra opera conosciuta con il titolo “La Grande Crociata
dell’Amore”, viene scritta, sempre seguendo la voce che ascolta, in 12 giorni; comprende tre grossi
quaderni, stampati in un libro di 308 pagine!
Precisamente oggi, giovedì 15 agosto, giorno dell’Assunzione di Maria al Cielo, accade
nuovamente lo straordinario: le stigmate sono di nuovo comparse… Giungo a casa di Catalina, è
coricata, il viso bello si sta deformando per il dolore. La guancia sinistra sembra che abbia ricevuto
un colpo più e più volte.
Le mani e i piedi mostrano una lesione fisica con lacerazione della pelle. Il suo coraggio,
l’intensità spirituale che accompagna il dolore, non impediscono i gemiti che straziano il cuore di
coloro che sono presenti a quell’avvenimento eccezionale.
In molti verifichiamo il “dato di fatto”, molti altri lo hanno vissuto più volte. Il suo sposo
l’accompagna, la guarda con un amore tenero e comprensivo: condivide il suo dolore con fede, ma
preferisce ritirarsi a pregare in un’altra stanza… mentre ci lascia, non posso smettere di
contemplare la calde lacrime che riempiono i suoi occhi.
Si impone un silenzio che viene interrotto solo dal pianto dei presenti e dalle preghiere che
ognuno rivolge all’Altissimo…
Si, questa è Catalina, sofferente, con più ferite inspiegabili per la scienza, ma comprensibili per
mezzo della sua fede… il dolore l’accompagna, anche per molte ore e non si dimentica di
annunciare: “ sabato non ci saranno più”… nessuno più dubita che così sarà.
Catalina vive per Dio, fa parte di un gruppo di preghiera attivo. Molti sacerdoti si sono
avvicinati a lei, credono nei suoi messaggi, li seguono e li diffondono con molto amore e rispetto,
evitando ogni speculazione e sensazionalismo. Le autorità locali della Chiesa hanno visto le sue
stigmate, non si sono pronunciate ufficialmente, ma accolgono con amore e rispetto l’avvenimento.
È un’altra esperienza straordinaria che avviene in questa città, dove un Cristo piange, mentre
apre le sue braccia di concordia a tutto il paese, e sua Madre riceve i suoi figli ogni 15 di agosto.
Ora, non devo studiare più niente, a nessuno può più interessare che io indaghi su Catalina;
molti hanno visto apparire e sparire le sue stigmate, hanno potuto constatare il suo stile di vita,
hanno visto compiersi le sue parole profetiche… lei è lì, nell’oscurità, anonima… sola con Gesù,
poiché così Egli ha chiesto… Egli ama la semplicità, le virtù senza riflettori, né pubblicità sonora…
Lei, accompagnando i dolori di Gesù con i propri, solamente scrive, e lo fa anche per te…

Dr. Ricardo Castañon Gomez
Investigatore del “Gruppo Internazionale per la Pace”
(New Orleans – Stati Uniti)
Direttore del “Centro Internazionale di Studi Umani”
(La Paz – Bolivia)
Cochabamba, 15 agosto 1996

PRIMI VENERDì DEL MESE: LA PROMESSA DI GESU’.

Gesù rivela a Santa Margherita Maria Alacoque:primi none 9 venerdi' del mese,devozione sacro cuore

A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.

Una volta il Signore, mostrandole il Cuore e lamentandosi delle ingratitudini degli uomini, le chiese che in riparazione si frequentasse la Santa Comunione, specialmente nel Primo Venerdì d’ogni mese.

Spirito di amore e di riparazione, ecco l’anima di questa Comunione mensile: di amore che cerca di contraccambiare l’ineffabile amore del Cuore divino verso di noi; di riparazione per le freddezze, le ingratitudini, il disprezzo con cui gli uomini ripagano tanto amore.

Moltissime anime abbracciano questa pratica della Santa Comunione nel Primo Venerdì del mese per il fatto che, tra le promesse che Gesù fece a S. Margherita Maria, vi è quella con la quale Egli assicurava la penitenza finale(cioè la salvezza dell’anima) a chi per nove mesi consecutivi, nel Primo Venerdì, si fosse unito a Lui nella Santa Comunione.

Ma non sarebbe molto meglio deciderci per la Santa Comunione nei Primi Venerdì di tutti i mesi della nostra esistenza?

Tutti sappiamo che, accanto a gruppi di anime ferventi che hanno compreso il tesoro nascosto nella Santa Comunione settimanale, e, meglio ancora, in quella quotidiana, vi è un numero sterminato di coloro che raramente durante l’anno o solo a Pasqua, si ricordano che vi è un Pane di vita, anche per le anime loro; senza tener conto di quanti neppure a Pasqua sentono il bisogno del nutrimento celeste.

La Santa Comunione mensile costituisce una buona frequenza alla partecipazione dei divini misteri. Il vantaggio e il gusto che da essa l’anima ritrae, forse indurranno dolcemente a diminuire la distanza tra un incontro e l’altro col Maestro divino, fino anche alla Comunione quotidiana, secondo il desiderio vivissimo del Signore e della Santa Chiesa.

Ma questo incontro mensile deve essere preceduto, accompagnato e seguito da tale sincerità di disposizioni che veramente l’anima ne esca ristorata.

Il segno più certo del frutto ricavato sarà la constatazione del miglioramento progressivo della nostra condotta, ossia della maggiore somiglianza del cuore nostro al Cuore di Gesù, attraverso l’osservanza fedele e amorosa dei dieci comandamenti.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv. 6,54)

LE PROMESSE DI NOSTRO SIGNORE PER I DEVOTI DEL SUO SACRO CUORE

Gesù benedetto, apparendo a S. Margherita Maria Alacoque e mostrandole il suo Cuore, splendente come il sole di fulgidissima luce, fece le seguenti promesse per i suoi devoti:

1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato

2. Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie

3. Li consolerò in tutte le loro pene

4. Sarò loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte

5. Spanderò copiose benedizioni su di ogni loro impresa

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia

7. Le anime tiepide si infervoreranno

8. Le anime fervorose giungeranno in breve tempo a grande perfezione

9. La mia benedizione poserà anche sulle case dove sarà esposta ed onorata l’immagine del mio Cuore

10. Ai sacerdoti io darò la grazia di commuovere i cuori più induriti

11. Le persone che propagheranno questa devozione, avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà cancellato mai.

12. A tutti quelli che, per nove mesi consecutivi, si comunicheranno al primo venerdì d’ogni mese, io prometto la grazia della perseveranza finale: essi non morranno in mia disgrazia, ma riceveranno i Santi Sacramenti (se necessari) ed il mio Cuore sarà loro sicuro asilo in quel momento estremo.

La dodicesima promessa è detta “grande”, perché rivela la divina misericordia del Sacro Cuore verso l’umanità.

Queste promesse fatte da Gesù sono state autenticate dall’autorità della Chiesa, in modo che ogni cristiano può credere con sicurezza alla fedeltà del Signore che vuole tutti salvi, anche i peccatori.

CONDIZIONI

Per rendersi degni della Grande Promessa è necessario:

1. Accostarsi alla Comunione. La Comunione va fatta bene, cioè in grazia di Dio; quindi, se si è in peccato mortale, bisogna premettere la confessione.

2. Per nove mesi consecutivi. Quindi chi avesse incominciato le Comunioni e poi per dimenticanza, malattia,ecc. ne avesse tralasciata anche una sola, deve incominciare da capo.

3. Ogni primo venerdì del mese. La pia pratica si può iniziare in qualsiasi mese dell’anno.

ALCUNI DUBBI

SE, DOPO FATTI I NOVE PRIMI VENERDÌ CON LE DEBITE DISPOSIZIONI, UNO CADESSE IN PECCATO MORTALE, E POI MORISSE ALL’IMPROVVISO, COME POTREBBE SALVARSI?

Gesù ha promesso, senza eccezione alcuna, la grazia della penitenza finale a tutti coloro che avranno fatto bene la Santa Comunione nel primo venerdì di ogni mese per nove mesi consecutivi; quindi si deve credere che, nell’eccesso della sua misericordia, Gesù dia a quel peccatore moribondo, la grazia di emettere un atto di contrizione perfetta, prima di morire.

CHI FACESSE LE NOVE COMUNIONI CON L’INTENZIONE DI PROSEGUIRE POI PIÙ TRANQUILLAMENTE A PECCARE, POTREBBE SPERARE IN QUESTA GRANDE PROMESSA DEL SACRO CUORE DI GESÙ?

No di certo, anzi commetterebbe tanti sacrilegi, perché accostandosi ai Santi Sacramenti, è necessario avere la ferma risoluzione di lasciare il peccato. Un conto è il timore di tornare ad offendere Dio, e altro la malizia e l’intenzione di seguitare a peccare.

Messaggio del 27 novembre 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera-MEDJUGORJE)
Pregate il più spesso possibile questa preghiera di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù: “O Gesù, noi sappiamo che tu sei misericordioso e che hai offerto il tuo cuore per noi. Esso è incoronato dalle spine e dai nostri peccati. Noi sappiamo che tu ci supplichi costantemente affinché noi non ci perdiamo. Gesù, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Per mezzo del tuo Cuore fa’ che tutti gli uomini si amino. Sparisca l’odio tra gli uomini. Mostraci il tuo amore. Noi tutti ti amiamo e desideriamo che tu ci protegga col tuo Cuore di buon pastore e che ci liberi da ogni peccato. Gesù, entra in ogni cuore! Bussa, bussa alla porta del nostro cuore. Sii paziente e non desistere mai. Noi siamo ancora chiusi perché non abbiamo capito il tuo amore. Bussa continuamente. Fa’, o Buon Gesù, che ti apriamo i nostri cuori almeno nel momento in cui ci ricordiamo della tua passione sofferta per noi. Amen”.

MEDITAZIONI PER I PRIMI VENERDÌ

I VENERDÌ – Il pentimento.

O Cuore di Gesù, fornace ardente di amore per tutti gli uomini da Te redenti con la Tua passione e morte di Croce, vengo a Te per chiederti umilmente perdono di tanti peccati con i quali ho offeso la Tua Maestà infinita ed ho meritato il castigo della Tua giustizia.

Tu sei pieno di misericordia e per questo vengo a Te, fiducioso di ottenere, assieme al perdono, tutte le grazie che hai promesso a chi si sarebbe accostato ai santi sacramenti della Confessione e della Comunione nei primi venerdì di nove mesi consecutivi.

Mi riconosco vile peccatore, indegno di ogni Tuo favore, e mi umilio davanti alla Tua infinita bontà, per la quale mi hai sempre cercato e hai pazientemente aspettato che venissi a Te per godere della Tua infinita misericordia.

Eccomi ai Tuoi piedi, mio amabile Gesù, per darti tutta l’adorazione e tutto l’amore di cui sono capace, mentre Ti supplico: “Pietà, mio Dio, pietà di me secondo la Tua grande misericordia. Nella Tua bontà cancella i miei peccati. Lavami da tutte le mie colpe. Purificami e sarò mondato, lavami e sarò più bianco della neve. Se vuoi puoi guarire l’anima mia. Tu puoi tutto, mio Signore: salvami.”

II VENERDÌ – La fede.

Eccomi, mio Gesù, nel venerdì del secondo mese, giorno che mi ricorda il martirio al quale Ti sei sottoposto per riaprirmi le porte del Paradiso e sottrarmi dalla schiavitù del demonio

Dovrebbe bastare questo pensiero per capire quanto è grande il Tuo amore per me. Invece sono così tardo di mente e così duro di cuore che ho sempre stentato a capirti e a risponderti. Tu mi sei vicino e io Ti sento lontano, perché credo in Te, ma con una fede così debole e così annebbiata da tanta ignoranza e da tanto attaccamento a me stesso, che non riesco a sentire la Tua amorevole presenza.

Allora Ti supplico, o mio Gesù: aumenta la mia fede, annienta in me quanto non piace a Te e mi impedisce di vedere i Tuoi lineamenti di Padre, di Redentore, di Amico.

Dammi una fede viva che mi faccia attento alla Tua parola e me la faccia amare come il buon seme che Tu getti nel terreno della mia anima. Nulla possa turbare la fede che ho in Te: né il dubbio, né la tentazione, né il peccato, né lo scandalo.

Rendi pura e cristallina la mia fede, senza il peso dei miei interessi personali, senza i condizionamenti dei problemi della vita. Fà che io creda solo perché sei Tu che parli. E Tu solo hai parole di vita eterna.

III VENERDÌ – La fiducia.

Mio Gesù, vengo a Te per colmare il mio cuore bisognoso di amore, perché spesso si sente solo. Troppe volte ho avuto fiducia negli uomini e spesso la mia fiducia è stata tradita. Oggi do a Te la mia fiducia, la do a Te nella misura più assoluta, perché so che Tu mi porterai sulle Tue braccia, verso le mete migliori. Tu sei il solo che merita la fiducia dell’uomo: fiducia piena, totale, perché non sei mai venuto meno alla Tua parola. Tu sei il Dio fedele, il Creatore che ha disteso i cieli e gettato le fondamenta della terra. Il mondo dà la vertigine; Tu dai l’amore, la serenità e la pace. Tu dai la certezza di essere salvati e nel Tuo nome ogni venerdi tante anime risuscitano alla vita della grazia.

Nel Tuo nome anch’io oggi risuscito nella certezza di essere salvato, perché Tu lo hai promesso. Con la Tua Grande Promessa hai manifestato la Tua potenza, ma con la Tua misericordia hai dimostrato l’amore. E chiedi a me una risposta d’amore.

Eccomi, o Signore, lo Ti rispondo donando a Te ogni mia fiducia, e poiché di Te mi fido, a Te mi affido, nella certezza che ogni preghiera, ogni rinuncia, ogni sacrificio, a Te offerto con amore, otterrà da Te il cento per uno.

IV VENERDÌ – L’umiltà.

Mio Gesù, io Ti credo presente nel SS. Sacramento, fonte inestinguibile di ogni bene. Per il Tuo Corpo che mi doni nella Santa Comunione, fa che io contempli il Tuo volto nella Patria Celeste. Nell’onda pura del Tuo Sangue immergimi, o Signore, perché io impari che nel nascondimento, nell’umile sacrificio di sé, nasce la pace e la gioia dei cuori.

Il mondo è orgoglio, esibizione e violenza. Tu invece insegni l’umiltà che è servizio, mitezza, comprensione, bontà.

Ti sei fatto mio cibo e mia bevanda con il Sacramento del Tuo Corpo e del Tuo Sangue. E sei il mio Dio! Mi hai così dimostrato che, per salvarmi dovevi farti umile, nasconderti, lasciarti annientare. L’Eucaristia è il Sacramento del Tuo annientamento: chiunque Ti può adorare o calpestare. E sei Dio! L’insipienza umana è capace di ogni profanazione. E Tu chiami con amore, aspetti per amore. Umile e nascosto nel Tabernacolo Ti sei fatto il Dio dell’attesa. Dal profondo del mio nulla Ti chiedo perdono per quando non ho ascoltato la Tua Voce. Mio Signore, in questo quarto venerdì Ti chiedo il dono dell’umiltà. E’ l’umiltà che salva i rapporti umani, che salva l’unità delle famiglie, ma soprattutto è l’umiltà che rende veri e costruttivi i miei rapporti con Te.

Poiché Tu ami gli umili e disprezzi i superbi, fa che io sia umile per poter essere amato da Te. Fa ch’io sappia imitare l’umile Tua Ancella, la Vergine Maria, che hai amato per la sua verginità, ma che hai scelto per la sua

umiltà. E’ questo il dono che Ti voglio portare oggi: il mio proposito di essere umile.

V VENERDÌ – La riparazione.

Vengo a Te, mio Gesù, con tanti peccati e tanti difetti. Tutto mi hai perdonato nel sacramento della Confessione, ma io mi sento ancora debitore di tanto amore di riparazione: amore che cancelli ogni traccia del mio peccato, prima dentro di me, e poi nella Chiesa, mia madre spirituale, che ho danneggiato col mio peccato diminuendo in essa l’amore al Tuo Regno. Per questa riparazione Ti offro il Tuo stesso Corpo immolato e il Tuo sangue versato per la salvezza di molti.

Anche se molto indegnamente Ti offro, in unione con il Tuo divino sacrificio, la rinuncia ad ogni soddisfazione illecita, Ti offro ogni sacrificio richiesto dalla fedeltà ai doveri che ho verso la mia famiglia, i sacrifici richiesti dal mio lavoro di ogni giorno; Ti offro tutte le mie sofferenze fisiche e morali, affinché le coscienze intorpidite, le famiglie malate e sconvolte, i cuori troppo tiepidi ritrovino la via della fede, la luminosità della speranza, l’ardore fecondo della carità. E Tu, mio Gesù

Eucaristico, vieni a me con il Tuo Santo Spirito, Consolatore Perfetto. Illumina la mia mente, infiamma il mio cuore, affinché possa amarti con tutte le mie forze al di sopra di ogni cosa e riparare così i peccati miei e quelli di tutto il mondo. Concedimi di saperti fare amare anche da tutti i miei cari, fin che un giorno ci riunirai tutti nel Tuo Regno eterno per godere della Tua misericordia nella felicità che non ha fine.

VI VENERDÌ – La donazione.

Mio Signore Gesù, Ti sei donato a me nella Santa Eucaristia per dimostrarmi quanto è grande e potente l’Amore Divino.

lo mi voglio donare a Te con fiducia illimitata e senza riserve, perché Tu veda la sincerità del mio amore. Ma proprio perché il mio amore, pur essendo sincero, è tanto debole e distratto dalle cose del mondo, desidero offrirti la mia donazione totale e incondizionata. Confido che Tu, con la Tua grazia, la renda sempre più vera.

lo credo fermamente in Te, quindi Ti cerco amandoti, e Ti dono tutto il mio essere e tutte le cose mie insieme con i miei affetti più cari, fino a costituire con Te una cosa sola, perché la Tua vita pulsi nell’anima mia. Sono certo che se questo avverrà, Tu sarai la consolazione che nessun altro può darmi; sarai la mia forza, il mi conforto in ogni giorno della mia vita. Tu Ti sei donato a me e io mi dono totalmente a Te, perché riesca a capire quanto è grande il Tuo amore.

Tu in questo giorno mi dai la Tua luce a piene mani, e mi fai comprendere che per realizzare questa donazione, devo essere umile e forte nella fede. Per questo ho bisogno del Tuo aiuto, della Tua assistenza, della Tua forza. È quanto Ti chiedo con tanto amore, perché desidero realizzare la più intima vicinanza a Te Eucaristico, non solo oggi, ma in tutti i giorni della mia vita. E Tu, mio Signore, fa in modo che, per questa donazione a Te, io resista a ogni seduzione delle persone, delle cose, del denaro, dell’orgoglio, e sia sempre Tuo testimone, cercando sempre il Tuo amore e la Tua gloria.

VII VENERDÌ – L’abbandono.

Troppe volte mi sono confuso agitandomi. Allora ho perso di vista Te, mio Vero bene, e ho dimenticato i propositi che Ti ho donato nei primi venerdì precedenti.

Ora Ti chiedo, o mio Gesù, di essere Tu a prenderti cura di me e delle cose mie. Mi voglio abbandonare completamente in Te, certo che Tu risolverai tutte le mie situazioni spirituali e materiali.

Voglio chiudere pacificamente gli occhi dell’anima mia, stornare il pensiero da ogni affanno e da ogni tribolazione e rimettermi a Te, perché Tu solo operi, dicendoti: pensaci Tu!

Voglio chiudere gli occhi e lasciarmi portare dalla corrente della Tua grazia sul mare infinito del Tuo amore. Voglio abbandonarmi a Te per lasciarmi lavorare da Te, che sei l’Onnipotente, con tutta la fiducia del mio cuore. Solo voglio dirti: pensaci Tu! Non voglio più preoccuparmi di me, perché sia Tu, che sei Sapienza infinita, a preoccuparti di me, dei miei cari, del mio futuro. Solo Ti chiedo: mio Signore, pensaci Tu. Voglio abbandonarmi in Te e riposare in Te, credendo ciecamente alla Tua bontà infinita, nella certezza che Tu mi addestrerai a compiere il Tuo volere e mi porterai sulle Tue braccia verso ciò che per me è il vero bene.

Nelle mie necessità spirituali e materiali, tralasciando affanni ed angoscie, sempre Ti dirò come ora Ti dico: Signore mio, pensaci Tu.

VIII VENERDÌ – La preghiera.

Devo veramente imparare a pregare. Ho capito che invece di fare la Tua volontà, ho sempre chiesto a Te di fare la mia. Tu sei venuto per gli ammalati, ma io, invece di chiedere a Te la Tua cura, Ti ho sempre suggerito la mia. Ho dimenticato di pregare come Tu ci hai insegnato nel Padre nostro e ho dimenticato che mi sei Padre pieno d’amore. Sia santificato il Tuo nome in questa mia necessità. Venga il Tuo regno, anche attraverso questa situazione, in me e nel mondo. Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra, disponendo di questa mia necessità come meglio Ti piace, per la mia vita temporale ed eterna.

lo credo che Tu sei la bontà infinita, quindi sono certo che Tu intervieni con tutta la Tua onnipotenza e risolvi le situazioni più chiuse. Se anche il malanno incalza, non mi agiterò, ma chiuderò gli occhi e con tanta fiducia Ti dirò: sia fatta la Tua volontà. E sarò certo che interverrai e compirai, come medico divino, ogni guarigione, anche il miracolo se occorre. Perché non c’è medicina più potente di un Tuo intervento di amore.

Non confiderò più negli uomini, perché so che è questo che intralcia l’operare del Tuo amore. La mia preghiera fiduciosa sarà sempre rivolta a Te, perché in Te credo, in Te spero, Te amo sopra ogni cosa.

IX VENERDÌ – Il proponimento.

Son giunto al termine dei Nove Primi Venerdì da Te richiesti per colmarmi delle grazie previste dalla Tua Grande Promessa. Durante questi nove mesi Tu mi hai aiutato a crescere nella fede e nella vita di grazia. Il Tuo amore mi ha attirato a Te e mi ha fatto comprendere quanto hai patito per salvarmi e quanto è grande il Tuo desiderio di portarmi a salvezza. Tutto l’amore di un Dio si è riversato su di me, ha illuminato la mia anima, ha rafforzato la mia volontà e mi ha fatto capire che a nulla serve all’uomo guadagnare anche tutto il mondo se poi perde la sua anima, perché perduta l’anima è perduto tutto, salvata l’anima è salvato tutto. Ti ringrazio mio Gesù, di tanti doni e Ti offro, quale testimonianza della mia gratitudine, il proposito di accostarmi più spesso ai sacramenti della Confessione e della santa Comunione con l’adorazione, il rispetto, la devozione e il fervore di cui posso essere capace.

E Tu continua ad assistermi, o mio Gesù, con il Tuo amore sempre vigile e sempre misericordioso, perché io impari ad amarti per Te stesso, ancora più che per i Tuoi benefici. Voglio poterti dire sempre con sincerità: Amore mio ti voglio tanto bene. E Tu che hai detto: “Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare” (Ezechiele 18, 15), conduci anche me, perché mi nutri del Tuo amore e riposi sempre sul Tuo cuore.

In particolare voglio offrirti in ringraziamento di tutti i tuoi benefici, il proposito di non lasciare mai la Messa alla domenica e negli altri giorni festivi, e di insegnare anche ai miei familiari l’osservanza di questo terzo Comandamento che Tu ci hai dato perché veniamo ad attingere al Tuo amore la gioia e la serenità che nessun altro può darci.

Messaggi di Maria a Medjugorje sulla devozione al Sacro Cuore di Gesu’

Messaggio del 2 luglio 1983 (Messaggio straordinario)
Ogni famiglia dedichi almeno cinque minuti al giorno di preghiera al Sacro Cuore di Gesù del quale in tutte le case vi sia l’immagine.

Messaggio del 2 luglio 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Ogni mattina dedicate almeno cinque minuti di preghiera al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato perché vi riempiano di sè. Il mondo si è dimenticato di venerare i Sacri Cuori di Gesù e Maria. In ogni casa siano poste le immagini dei Sacri Cuori e ogni famiglia li veneri. Supplicate ardentemente il mio Cuore e il Cuore di mio figlio e riceverete tutte le grazie. Consacratevi a noi. Non è necessario ricorrere a particolari preghiere di consacrazione. Potete farlo anche con parole vostre, secondo quello che sentite.

Messaggio del 4 luglio 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Pregate mio figlio Gesù! Rivolgetevi spesso al suo Sacro Cuore e al mio Cuore Immacolato. Chiedete ai Sacri Cuori che vi riempiano del vero amore con il quale potrete amare i vostri nemici. Vi ho invitato a pregare tre ore al giorno. E voi avete cominciato. Ma guardate sempre l’orologio, e preoccupati vi chiedete quando finirete i vostri doveri. E così durante la preghiera siete tesi e preoccupati. Non fate più così. Abbandonatevi a me. Immergetevi nella preghiera. L’unica cosa essenziale è lasciarsi condurre dallo Spirito Santo in profondità! Solo così potrete avere una vera esperienza di Dio. Allora anche il vostro lavoro andrà bene e vi rimarrà anche del tempo libero. Voi avete fretta: volete cambiare le persone e le situazioni per raggiungere rapidamente i vostri scopi. Non vi affannate, ma lasciatevi guidare da me e vedrete che tutto andrà bene.

Messaggio del 19 ottobre 1983 (Messaggio straordinario)
Desidero che ogni famiglia si consacri ogni giorno al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato. Sarò molto felice se ogni famiglia si riunisce mezz’ora ogni mattina ed ogni sera per pregare unita.

Messaggio del 27 novembre 1983 (Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Pregate il più spesso possibile questa preghiera di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù: “O Gesù, noi sappiamo che tu sei misericordioso e che hai offerto il tuo cuore per noi. Esso è incoronato dalle spine e dai nostri peccati. Noi sappiamo che tu ci supplichi costantemente affinché noi non ci perdiamo. Gesù, ricordati di noi quando siamo nel peccato. Per mezzo del tuo Cuore fa’ che tutti gli uomini si amino. Sparisca l’odio tra gli uomini. Mostraci il tuo amore. Noi tutti ti amiamo e desideriamo che tu ci protegga col tuo Cuore di buon pastore e che ci liberi da ogni peccato. Gesù, entra in ogni cuore! Bussa, bussa alla porta del nostro cuore. Sii paziente e non desistere mai. Noi siamo ancora chiusi perché non abbiamo capito il tuo amore. Bussa continuamente. Fa’, o Buon Gesù, che ti apriamo i nostri cuori almeno nel momento in cui ci ricordiamo della tua passione sofferta per noi. Amen”.

Primo Venerdì – IL FIGLIUOL PRODIGO
La parabola del Figliuol Prodigo (Lc. 15:11-32) ci viene narrata da Gesù per rivelarci la fiamma del suo immenso amore misericordioso verso i peccatori.
Un uomo aveva due figli. Il più giovane, stanco della vita che faceva a casa sua, desideroso di libertà e attirato dalla vita di avventura all’estero, chiede al padre la sua parte di eredità. Secondo la legge ebraica il più giovane di due figli, quando diventava maggiorenne, aveva diritto a un terzo dell’eredità.
Il padre, che amava tanto suo figlio, cercò di dissuaderlo, ma dinnanzi all’ostinata decisione del giovane fece la divisione.
In pochi giorni il figlio vendette terre e immobili della sua eredità, ne realizzò una grossa somma e partì lasciando il padre con un gran dolore nel cuore.
All’estero sperperò il suo denaro in divertimenti e sfrenatezze con compagnie dissolute. Rimasto senza denaro e abbandonato da tutti, cominciò a soffrire la fame. Per colmo di sventura s’abbattè sul paese una terribile carestia tanto che il giovane si venne a trovare in estrema miseria. Che fare? Fu costretto a mettersi a servizio di un uomo del paese, un allevatore di porci, il quale lo mandò a custodire 11 gregge dietro compenso di una misera paga giornaliera. Per un ebreo nulla era tanto umiliante quanto custodire i maiali.
A stomaco vuoto il giovane divorava con gli occhi le carrubbe mangiate dalle bestie, perché il padrone, a cui interessava l’ingrassamento dei maiali più che il giusto nutrimento dei servi, non gliene dava.
Il figliuol prodigo, abbattuto dalla miseria, vinto dalla sventura, tradito dagli amici, riflette sul male fatto, sul dolore recato al padre suo, sullo stato miserevole in cui si trova. Pentito sinceamente e risoluto a riparare, decide di ritornare a casa sua, confidando nella bontà di suo padre, il quale, nonostante le amarezze ricevute da suo figlio, non aveva cessato di amarlo e di sospirarne il ritorno. Ogni giorno al sorgere del sole egli si portava alla vicina collina per scrutare l’orizzonte, e lì senza mai stancarsi cerca avidamente con gli occhi e con il cuore suo figlio, il figlio perduto ma sempre teneramente amato.
Finalmente un giorno scorge sulla lontana strada l’incedere stanco di un giovane. E’ lui. In quel giovane ricoperto di stracci, con i capelli in disordine, senza mantello e senza sandali, riconosce il figlio ingrato partito da tanto tempo con gran baldanza. Il cuore di un padre non s’inganna. Ed ecco che con passo sollecito corre incontro al figlio, se lo stringe al cuore e senza badare al volto sudicio e polveroso, lo ricopre di baci. Incontro commovente! Spettacolo di umiltà, di pentimento e di confidenza da parte del figlio e di immensa misericordia da parte del padre!

Il figlio, umiliato e contrito, gli chiede perdono:
Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te, non Sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
In presenza del figlio ritrovato il padre è ricolmo da gioia per il suo ritorno. Un solo sentimento lo domina: l’amore in tutto il suo fervore, la tenerezza più squisita, la misericordia più commovente!… Non l’interroga, non lo rimprovera ma l’abbraccia e lo bacia, ed il figlio, piangendo di pentimento e di gioia, nasconde la sua testa sul petto del padre che l’ama tanto.
Sulla bocca di quel tenero padre risuona una sola parola: Mio figlio! Mio figlio era morto ed è risuscitato! Per mio figlio subito la veste più bella, un anello prezioso, sandali nuovi, un banchetto splendido, una grande festa.

Riflettiamo: la bontà misericordiosa di quel padre è una pallida immagine dell’infinito e meraviglioso amore del Cuore di Gesù verso colui che si pente dei suoi peccati, confida nella sua bontà e gli domanda perdono mediante il Sacramento della Confessione. Si realizza così quanto il profeta Geremia aveva predetto circa 600 anni prima: «Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Io non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso, dice il Signore. Non conserverò rancore per sempre. Ma tu riconosci la tua colpa, perché sei stato infedele al Signore tuo Dio» (Ger. 3:12-13).
Nella vita di Suor Benigna leggiamo che Gesù diceva a quest’anima privilegiata:
«L’anima non abbia mai paura di Dio perché Egli è sempre pronto a usarle misericordia, e il più grande piacere che possa avere il Cuore di Gesù è quello di condurre al suo Padre il maggior numero possibile di peccatori. Io li amo tanto i peccatori! … Quando un’anima si pente delle sue colpe e le deplora con tutto il cuore, credi tu che io sia così duro da non riceverla? Se pensi così è segno che tu non conosci il mio Cuore… Non si conosce il torto se si fa a Dio dubitando della sua bontà! I peccati possono essere enormi e numerosi, ma purché pentiti e umiliati si ritorni a me, sono sempre pronto a perdonare tutto, a tutto dimenticare! Il mio Cuore non solo compatisce, ma tanto più gioisce quanto più vi ha da riparare, purché non vi sia malizia…, anche le colpe più gravi e vergo gnose diventano per l’anima pentita la pietra fondamentale della sua perfezione».

Diceva Padre Matteo Crawley: « Amate Gesù, amatelo davvero e semplicemente. Siate persuasi del suo amore misericordioso. Quest’amore tutto di misericordia l’ha fatto discendere a Betlemme per rendersi responsabile dei nostri peccati e morire espiando per noi…; questo amore di misericordia va in Gesù fino all’eccesso.., fino alla follia…, ma dunque amiamolo noi pure sino alla follia, viviamo amando. Oh come si respira bene sul Cuore di Gesù! Alcuni dicono che il salvarsi è cosa difficile, io direi piuttosto che non è cosa facile dannarsi, perché bisogna svincolarsi dalle braccia di Gesù. Non vivete di timore, la legge del timore fu spezzata sul Calvario: vivete di amore e comunicate ad altri la dottrina della misericordia. Se ne ha tanto bisogno!
Un giorno in Spagna un Sacerdote, avendomi inteso predicare sulla misericordia del Cuore di Gesù, venne a trovarmi e mi disse: «Padre bisogna anche parlare della giustizia di Dio; i grandi peccatori hanno bisogno di pensarci, specialmente ai nostri tempi…
— Ella è Sacerdote, risposi, ed io pure: orbene mi dica tale grazia non la dobbiamo forse alla misericordia del Signore?
— Oh, sì certamente.
— E nell’ora della morte nostra di che avremo bisogno, di che desidera ella che si parli se non della misericordia?
— Oh sì, verissimo.
— E la misericordia non è forse fatta per i più miserabili, per i più grandi peccatori?… Predico la misericordia perché ho bisogno di misericordia e sento di dover dare alle anime ciò di cui ho maggior bisogno io stesso. Sì, anche ai grandi peccatori conviene parlare di amore e misericordia poiché ne abbiamo tanto bisogno. Osservi che le conversioni ottenute dal timore non sono stabilì. Il Vangelo del Salvatore è Vangelo di amore. Come apostolo ella ha bisogno della misericordia per rialzare tante anime».

Un giorno Gesù, facendo vedere l’inferno a Suor Benigna, le disse: «Vedi, Benigna, quel fuoco!… Sopra a quell’abisso io ho steso, come un reticolato, i fili della mia misericordia, perché le anime non vi cadessero dentro, però quelli che si vogliono dannare vanno lì per aprire con le proprie mani quei fili e cadere dentro, ed una volta che vi sono dentro neppure la mia bontà li può salvare. Queste anime sono inseguite dalla mia misericordia più che non sia inseguito un malfattore dalla polizia, ma esse sfuggono alla mia misericordia! La porta della mia misericordia non è chiusa a chiave, ma è solo socchiusa; per poco che la si tocchi, la sì apre. Anche un bambìno la può aprire, anche un vecchio che non ha più forza. La porta della mia giustizia invece è chiusa e l’apro solo a chi mi costringe ad aprirla, ma io spontaneamente non l’aprirei mai».

Fratello carissimo, che hai deciso di fare i Nove Primi Venerdì per assicurarti il Paradiso, sai cos’è questo Paradiso? Purtroppo su questa terra non possiamo capirlo, non possiamo immaginarlo tanto è al di sopra di ogni nostra aspettativa. Ebbene per dartene qualche pallida idea e per invoghiarti a far bene i primi venerdì ti riporto una visione avuta da S. Giovanni Bosco, il Fondatore dei Salesiani.
«Mi trovavo — così narrava il Santo ai suoi giovani e ai superiori — a Lanzo ed ero nella mia camera. Ad un tratto mi vidi sopra una collina. Lo sguardo si perdeva nell’immensità. La pianura che mi stava dinnanzi era cerulea come il mare, ma quello che vedevo non era il mare. Quella pianura era divisa da larghi viali in vastissimi giardini; gli alberi, i frutti erano bellissimi; le foglie erano d’oro, i tronchi e i rami erano di diamante ed il resto corrispondeva a tanta ricchezza.
Mentre contemplavo questa bellezza, ecco diffondersi una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l’uno dall’altro; a questi si univano i cori dei cantori. Mentre estatico ascoltavo la celeste armonia, ecco apparire una quantità immensa di giovani. La sterminata folla veniva verso di me. Alla testa di tutti avanzava Domenico Savio. Tutti si fermarono davanti a me alla distanza di otto-dieci passi… Allora brillò un lampo di luce, cessò la musica e si fece un profondo silenzio.
Domenico Savio si avanzò solo di qualche passo ancora e si fermò vicino a me. Taceva e mi guardava sorridente. Come era bello! Le sue vesti erano singolari: la tunica bianchissima, che gli scendeva fino ai piedi, era trapunta di diamanti ed era intessuta d’oro. Un’ampia fascia rossa cingeva i suoi fianchi, ricamata così di gemme preziose che una toccava quasi l’altra. Dal collo gli pendeva una collana dì fiori mai visti,
sembrava che fossero di diamanti uniti. Questi fiori risplendevano di luce. Il capo era cinto di una corona di rose. La capigliatura gli scendeva ondeggiamente giù per le spalle e gli dava un aspetto così bèllo, così affettuoso, così attraente che sembrava.., sembrava un Angelo. — Io ero muto e tremante. Allora Domenico Savio disse: Perché te ne stai muto ed annientato?
Non so cosa dire, risposi. Tu dunque sei Domenico Savio ?
— Sono io! Non mi riconosci più?
— (Bosco) E come va che ti trovi qui?
— (Savio) Son venuto per parlarti! Perché dunque sei così smarrito, sgomentato? Fammi qualche interrogazione.
— (Bosco) Io tremo perché non so dove sia!
— (Savio) Sei nel luogo della felicità, dove si godono tutte le gioie e le delizie! — (Felicità secondaria, che consiste nel godimento della natura materiale rinnovata dopo la fine del mondo, come ci dice la parola di Dio: «Ma noi attendiamo, secondo la sua promessa «cieli nuovi e terra nuova», in cui abiterà la giustizia». (2 Pt. 3:13) — «Ecco Io faccio nuove tutte le cose» (Apoc. 21:5).
— (Bosco) E questo dunque il premio dei giusti?
— (Savio) No, no! Qui siamo in un luogo ove non si godono i beni eterni (cioè le incantevoli bellezze che tu ora stai vedendo non sono la felicità primaria, essenziale, che consiste nel possesso e nel godimento di Dio).
— (Bosco) Sono naturali tutte queste cose?
— (Savio) Sì, abbellite però dalla potenza di Dio.
— (Bosco) A me sembrava che questo fosse il Paradiso!
— (Savio) No, no, no! Nessun occhio mortale può vedere le bellezze eterne! (della felicità primaria).
— (Bosco) E voi dunque cosa godete in Paradiso?
— (Savio) Dirtelo è impossibile. Quello che si gode in Paradiso non vi è uomo mortale che possa saperlo finché non sia uscito di vita e riunito al suo Creatore.
— (Bosco) Orbene, mio caro Savio, dimmi quale cosa ti consolò di più in punto di morte?
Forse l’avere conservata la bella virtù della purezza?… L’aver la coscienza tranquilla?… Aver fatto opere buone?…
— (Savio) Ciò che mi confortò di più in punto di morte fu l’assistenza della potente ed amabile Madre del Salvatore, Maria Santissima. E questo dillo ai tuoi giovani! Che non dimentichino di pregarla finché sono in vita!».
Se le meraviglie naturali, abbellite dalla potenza di Dio, avevano talmente incantato S. Giovanni Bosco da fargli credere essere quello il Paradiso, quali saranno le meraviglie soprannaturali? Balbettiamo qualche parola.
«Tutti quelli che andranno in Paradiso saranno di na bellezza e bontà indicibili. Ivi si troveranno soltantoto persone belle e affascinanti, pure e sante, nobili e grandi, caritatevoli e generose, gentili e affabili, simpatiche e cortesi come nessuno sulla terra. Persone fornite di tutte le doti di mente e di cuore e dalle qualità umane piu complete e piu perfette immuni da qualsiasi difetto fisico e morale che possa annebbiare minimamente la serenita perenne della festa del Cielo.
Un giorno apparve a S Teresa d Avila una perso bella e affascinante che la Santa cadde in ginocchio credendo di trovarsi dinnanzi a Dio. Il suo Angelo custode le disse: «Alzati, Teresa, non sei davanti a Dio, ma dinnanzi a un’anima in grazia di Dio».
Se questo è accaduto su questa terra, che sarà in Paradiso nella pienezza della gloria? Inoltre se noi paragoniamo la bellezza alla luce, in Paradiso un Santo è rispetto a un semplice beato come il sole rispetto alla luna.
Della bellezza della Santissima Vergine Maria, della gioia di vederla, amarla ed essere amati da Lei, ce ne danno un esempio S. Bernadetta di Lourdes e Lucia di Fatima.
Bernadetta, giunta sul punto di morire, non voleva ricevere i Sacramenti. La sua Superiora sbalordita le chiese il perché. La Santa rispose:
— Perché sono state già due volte che ho ricevuto il Viatico e l’Estrema Unzione e sono guarita.
— E con ciò cosa vuoi dire? riprese la Superiora.
— Voi non sapete quanto è bella la Madonna e non potete desiderarla. Io che l’ho vista non vedo l’ora di morire per andare da Lei e stare sempre con Lei.
— Ebbene ricevete i Sacramenti e questa volta vi assicuro che morirete. Tutte le suore pregheremo a questo scopo.
A questa assicurazione la Santa ricevette i Sacramenti e dopo morì col sorriso sulle labbra.
Lucia di Fatima vive col desiderio continuo di morire per andare dalla Madonna e si lamenta di questo:
«Di tutto mi ascolta la Madonna, solo di una cosa non mi accontenta: di morire».
Quale felicità darà la visione e l’amore di Gesù? Ce lo dice S. Gertrude. Dopo aver visto una volta Gesù perdette i sensi per lungo tempo. Riavutasi disse:
«Allo sguardo dolcissimo di Gesù fui ripiena ditale felicità che per la grande gioia mi sentii sciogliere i nervi e le ossa come cera al fuoco».

Della bellezza e dell’amore di Gesù possiamo farcene qualche pallida idea concentrando in un’unica persona tutta la bellezza e tutto l’amore di tutte le creature umane. Ma della bellezza e dell’amore della Divinità, della felicità di contemplare e possedere la Santissima Trinità non possiamo farcene alcuna idea perché non abbiamo e non possiamo avere nessun termine di paragone. Immagina l’incanto di tutte le melodie e di tutte le armonie più belle di tutti i musicisti della terra. Riunisci in uno l’incanto di tutte le aurore di tutti i tramonti, di tutti i panorami, di tutte le galassie. Immagina la bellezza e la bontà di tutte le donne e di tutti gli uomini più belli e più buoni. Concentra in uno tutte le dolcezze provate da tutte le creature umane con i loro sensi sulla terra. Ebbene tutto questo è troppo poco per poter immaginare l’amore, la bellezza, l’armonia, la dolcezza di Dio. La Beata Angela da Foligno, convertitasi a 26 anni, dopo la morte del marito, e consacratosi a Dio, fece da allora una Vita santissima di preghiere, di penitenze e di opere sante. Fu favorita da Dio da meravigliose visioni che il suo Confessore trascrisse sotto dettatura di lei nel Libro delle mirabili visioni» Ebbe la fortuna rarissimaa di vedere ancora in terra Dio a faccia a faccia.
Dopo una di tale visioni disse: «Concentrate in uno tutte le gioie e tutti i piaceri che hanno goduto, godono e godranno sia lecitamente che illecitamente tutti gli uomini e le donne della terra dall’inizio alla fine del mondo, ebbene io in un solo istante della Visione di Dio ho goduto immensamente di più».
Il 25 gennaio 1558, festa della conversione di S.Paolo, Santa Teresa di Gesù ebbe una delle più alte visioni della sua vita: «Mi apparve — dice la Santa — intera l’Umanità Santissima di Gesù Cristo mentre assistevo alla S. Messa. Era in quella forma in cui sono soliti dipingerlo risuscitato, ma di una bellezza e maestà incomparabili. Se in Cielo vi fosse soltanto l’eccelsa bellezza dei corpi gloriosi e quella in particolare dell’Umanità di Nostro Signore, il piacere che se ne proverebbe sarebbe veramente immenso». Per questo S. Paolo, dopo essere stato rapito al terzo cielo, disse:
«Occhio umano non ha visto, orecchio umano non ha udito, né è entrato nel cuore dell’uomo quello che Dio ha preparato per coloro che lo amano» (I Cor. 2:9).

Esempio

Il Padre Parnisettj S.J. che pubblicò nell’opuscolo La Grande Promessa – ed. L.I.C.E. – Torino» la relazione datagli dal Sacerdote di cui il Sacro Cuore si servì per la conversione del suo antico compagno di collegio, tace per doverosi riguardi il nome del protagonista e la città dove avvenne.
N.N. da giovanetto aveva compiuto in collegio con Sincera pietà la pratica dei nove Primi Venerdì, ma poi traviò e si diede ad una vita scandalosa.
Ottenuto un impiego in una Banca, ben presto venne licenziato perché spendeva assai più denaro di poteva provenire delle sue entrate. Andò in Inghilterra dove per poter vivere fece il cameriere ma dopo un anno di peripezie lo ritroviamo nella sua natale irrimediabilmente consumato a 23 anni della tisi, conseguenza dei suoi disordini. La morte si avvicinava a grandi passi, il corpo si ma l’anima indurita non si- commuoveva e resisteva ai ripetuti inviti della divina Misericordia. Il moribondo non voleva saperne di riconciliazione con Dio, respingendo alcune pie persone che s’industria- vano per farlo confessare.
Ma il Cuore di Gesù vegliava su quel povero peccatore e con amorosa provvidenza ispirò un pio Sacerdote, già compagno di collegio del moribondo, ad andarlo a visitare. L’ammalato riceve il Sacerdote soltanto come amico. Appena questi accenna alla confessione l’infermo scatta a dire:
— Se non hai altro da dirmi puoi andartene…: ti ricevo come amico e non come prete. Vai via, non voglio preti. Inutilmente il Sacerdote cercò di soggiungere qualche buona parola per calmano.
— Finiscila, ti ripeto, io non voglio preti.. te ne vai sì o no?
Ebbene, continua il Sacerdote, se proprio vuoi che me ne vada, addio mio povero amico!… e si avvia per uscire rivolgendo un ultimo sguardo di compassione al morente ed esclamando: Questa è la prima volta che non si vedrà mantenuta la Grande Promessa del Sacro Cuore!…
— Che cosa dici? — replicò con un fu di voce il moribondo.
Il Sacerdote ritornato presso il letto: — Dico che sarebbe la prima volta che non si vedrebbe realizzata la Grande Promessa fatta dal Cuore di Gesù di concedere una buona morte a quelli che avranno fatto le nove Comunioni nei primi venerdì del mese.
— E che c’entro io con questo?
Altro che c’entri! Non ricordi, caro amico, che in collegio abbiamo fatto insieme queste Comunioni dei primi Venerdì? Tu le hai fatte con sincera devozione perché allora amavi il Cuore di Gesù, e vorresti ora resistere alla sua grazia con cui t’invita al perdono con misericordia infinita?
Mentre così parlava, l’ammalato si era calmato, lacrime di dolore gli rigavano il volto e singhiozzando disse:
— Amico, aiutami! Aiutami tu, non abbandonare questo povero disgraziato!… Va subito a chiamare uno dei Padri Cappuccini della chiesetta qui vicina…
Ricevette gli ultimi Sacramenti con edificante pietà e benedicendo l’eccesso di misericordia usata a lui dal Cuore di Gesù, moriva con segni consolantissimi della sua eterna salvezza.

Secondo Venerdi: LA MERITRICE DI MAGDALA
Siamo a Magdala, paesino sulla riva occidentale del lago di Tiberiade. Un giorno un fariseo, di nome Simone, invita Gesù a pranzo.
Secondo il costume orientale di allora i pranzi di gala si facevano non a porte chiuse, ma a vista di tutti. Chi organizzava tali conviti doveva rassegnarsi a tenere il suo cortile aperto a tutti i curiosi. Per gli Ebrei il mangiar bene, l’essere fortunati e in agiatezza era ritenuto un segno della benevolenza divina. La tavola veniva allestita nella sala più spaziosa o, all’occorrenza, anche nel cortile. In occasioni di grandi ricevimenti c’era tutto un cerimoniale da osservare prima ancora di mettersi a tavola. Dapprima si presentava un servitore con un bacile e una brocca d’acqua. Gli invitati si sedevano e si lasciavano lavare i piedi, cosa necessaria per la polverosità delle strade e il modo di calzare i sandali di cuoio: sudore e polvere accumulata rendevano indispensabile tale cortesia, giacché per mangiare ci si stendeva sui divani e non bisognava insudiciarli. Altro segno di cortesia consisteva nel versare sul capo, sulle braccia e sui piedi degli invitati un po’ d’olio profumato; il caldo della giornata rendeva la pella rugosa e provocava prurito, ed un piccolo massaggio eseguito con materia lubrificante addolciva e calmava l’irritazione, lasciando una reale. sensazione di benessere. Inoltre l’olio profumato neutralizzava l’odore sgradevole del sudore. Si passava poi nella sala del banchetto, dove il padrone di casa salutava gli ospiti baciandoli e facendo i convenevoli di uso. Quindi ci si metteva a tavola sdraiandosi sui divani attorno a una tavola a ferro di cavallo con i piedi distesi verso l’esterno.
Alla festa di Simone non mancavano i suoi amici farisei che non vedevano di buon occhio Gesù e quindi rimproveravano a Simone il suo gesto imprudente. Questi fa rilevare ai suoi amici di aver invitato Gesù non per ammirazione e deferenza, ma solo per curiosità, tanto è vero che non gli ha fatto alcun segno di cortesia richiesto dal cerimoniale: non gli ha lavato i piedi, non l’ha unto di olio profumato, non l’ha baciato…
Gesù si sente spiato da mille occhi, ma anche lui guarda i suoi ospiti e fra poco emetterà il suo giudizio infallibile.
Incomincia il banchetto e a un certo momento si vede arrivare attraverso il cortile una donna con un vaso di olio profumato. E Maddalena, nota in tutto il paese come «la meretrice». Ella, saputo che Gesù era stato invitato a pranzo da Simone, va a trovarlo.
Questa donna di cattivi costumi pensa che Gesù, conoscendo bene il suo pentimento, non la disprezzerà, poiché lei è decisa a cambiar vita. Non è più una peccatrice, una donna di strada che ha venduto il suo corpo al capriccio degli uomini. Lei ha ascoltato la parola di Gesù e ha capito ch’Egli annunzia l’amore vero e più bello. Rinunzia alla vita cattiva fatta fino allora e vuole iniziare una vita nuova di purezza e di amore. Ne è tanta felice che ha volùto estemare la sua riconoscenza a Colui che l’ha liberata dalla vergogna e ha rinnovato il suo cuore. Commossa si mette a piangere le colpe passate e bagna i piedi di Gesù con lacrime di riconoscente amore, li asciuta con i suoi capelli, li unge con olio profumato e glieli copre di baci. Gesù lascia fare pur sapendo che le colpe di quella infelice, nota a tutti, solleveranno l’indignazione degl’invitati.
Simone è pentito di averlo invitato, sente l’imbarazzo dei suoi amici farisei e pensa dentro di sé: Se costui fosse un profeta, saprebbe quale donna è colei che lo tocca: una peccatrice pubblica. Dovrebbe respingerla subito!
L’errore di Simone sta nel dire che la Maddalena « una peccatrice», mentre lei «era stata una peccatrice», perché adesso non lo è più. Ora vuole solo espiare, umiliarsi e ringraziare il suo Liberatore.
Gesù, rispondendo al segreto pensiero di Simone e degli altri convitati, dice al fariseo: « Simone vorrei dirti una cosa». — Maestro, dì pure. — «C’era una volta un banchiere che aveva due debitori: il primo gli doveva 500 denari (moneta locale di allora), l’altro 50. Trovandosi tutti e due in condizione di non poter restituire, il banchiere condonò loro il debito. Secondo te, chi dovrebbe essere più riconoscente?
— Evidentemente quello che ha avuto il maggior condono.
— Ottima risposta… Ora vedi questa donna: quando sono entrato da te, tu non mi hai dato l’acqua per lavarmi i piedi, lei invece li ha bagnati con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio di benvenuto, ma lei da quando è entrata non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai fatto versare dell’olio profumato sul mio capo, e lei ne ha bagnati perfino i miei piedi. Per questo ti dico:
«Le sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato, invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Quest’ultima frase «quello a cui si perdona poco, i poco», va capita bene perché molti Santi avevano poco da farsi perdonare, ma amavano molto lo stesso perché, data la loro delicatezza di coscienza, il più piccolo peccato lo piangevano per tutta la vita perché offesa di Dio, dispiacere a Gesù. Del resto anche il più piccolo peccato è una cosa grave perché impedisce l’ingresso in Cielo e deve essere purificato con una sosta più o meno lunga in Purgatorio.
– Gesù poi, commosso dal pentimento di quella donna, volgendosi a lei, le dice: «Ti sono rimessi i tuoi peccati».

Gesù non solo perdona la Maddalena, ma la riabiliterà agli occhi del mondo intero ricevendola a fianco di sua Madre nel numero delle pie donne che saranno testimoni delle ultime sue sofferenze (Marco 15:40). E dopo la sua resurrezione Gesù, non ricorda altro che l’amore puro e ardente della sua illustre penitente, la favorì di una delle sue prime apparizioni (marco 16:9), e la inviò ai suoi Apostoli, diventando apostola degli Apostoli. Ecco perché fino alla riforma liturgica alla Messa in suo onore caso unico si recitava il Credo.
Termino l’episodio con l’epilogo di questa meravigliosa storia. Si legge nella vita di S. Margherita da Cortona che un giorno Gesù, volendola rafforzare nella pratica generosa della penitenza, le apparve accompagnato da S. Maria Maddalena, di cui la Chiesa si preparava a celebrare la festa: «Vedi tu — le disse Gesù — quella a cui perdonai nella casa di Simone il fariseo? Quella veste di argento che copre le sue spalle, quei diamanti splendenti sulla sua corona, quella gloria che la circonda, sono il premio della sua penitenza. E poiché Margherita continuava a piangere per i suoi peccati, Gesù le diceva: Margherita, sei la mia peccatrice! Voglio servirmi dite per attirare altri peccatori a salvamento… — Sublime!
Un giorno Gesù diceva alla sua confidente, Suor Benigna: « Le anime più miserabili, più deboli, più inferme, sono i clienti più buoni dell’amore, quelli che la misericordia stima di più… e queste anime splenderanno in Cìelo come gemme e saranno la corona della Divina Misericordia; Io non cerco altro che di usare sempre misericordia; l’usare la giustizia per me è come andare contro corrente, mi tocca fare violenza! — Io, Dio di amore, vado in cerca di ciò che il mondo disprezza, abborisce, abbandona cioè dei poveri peccatori, e dopo averli convertiti, con le finezze della mia carità e con le industrie della mia misericordia, se trovo la corrispondenza che cerco, ne fo dei capolavori di santità».
Ecco il Cuore di Gesù nella meravigliosa effusione del suo amore misericordioso! Quale mirabile e confortante dottrina! Confidiamo sempre nella bontà misericordiosa del Sacro Cuore di Gesù, perché l’abisso della nostra miseria chiama l’abisso senza fondo della sua misericordia ed approfittiamo della Sua Grande Promessa dei Nove Primi Venerdì che è frutto della sua misericordia portata all’eccesso.

Fratello carissimo, che hai già iniziato la pratica in onore del Cuore di Gesù, per fortificare la tua volontà nel respingere le insidie che il demonio ti tenderà per scoraggiarti e farti interrompere i primi venerdì, ti riporto la visione dell’ìnferno avuta dai tre fanciulli di Fatima, per farti vedere da quale immensa disgrazia scamperai se tu compirai bene i detti nove primi venerdì, perché, per la promessa esplicita del Cuore di Gesù, chi farà la Comunione nei primi nove venerdì del mese non morirà senza aver il tempo di ravvedersi e di salvarsi.
Scrive Lucia di Fatima: «Vedemmo come un mare di fuoco. Immersi in quel fuoco i diavoli e le anime, in forma umana, come braci trasparenti e nere o bronzee, che fluttuavano nell’incendio e venivano trasportate, assieme a nuvole di fumo, dalle fiamme che uscivano da loro stesse. Esse cadevano da ogni parte, uguali al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio tra grida, gemiti di dolore e disperazione che suscitavano orrore e facevano tremare di paura. I demoni si distinguev0 per le forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni roventi. — Spaventati e come per chiedere aiuto, alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori!» La visione dell’inferno aveva spaventato terribilmente i tre fanciulli e il suo pensiero li tormentava. Ti riferisco qualche osservazione di Giacinta, la più piccola: «Quella gente he vi si trova, brucia ma non muore!.., e non diventa cenere! poverini!
Dobbiamo pregare e fare tanti sacrifici per scampare i peccatori dall’inferno! L’inferno!. l’inferno!… che pena mi fanno le anime che vanno all’inferno! e le persone colà vive bruciano come legna nel fuoco!..
Lucia, io vado in Paradiso, ma tu che resti quaggiù, se la Madonna te Io permetterà, dì a tutti com’è l’inferno affinché non commettano più peccati e non precipitino più in esso. Tanta gente cade nell’inferno!… tanta gente!…».
La visione dell’inferno aveva talmente terrorizzata questa bambina di sette anni che tutte le penitenze e le mortificazioni le sembravano un nulla purché servissero a preservare qualche anima da esso.

Esempio : CONVERSIONE DI UN FEDERALE

Questo fatto accadde nel periodo in cui l’autore del presente libretto studiava nel Seminario di Catania.
Durante il fascismo c’era a Catania, quale federale onnipotente per tutta la provincia (il «federale» era il rappresentante del Partito Fascista in ogni provincia), l’avv. Pietro Angelo Mammana, di pessimi costumi. Tra le sue innumerevoli malefatte, un giorno aveva dato uno schiaffo a un giovane perché portava al petto il distintivo di Azione Cattolica (c’era allora un po’ dì attrito tra il Vaticano e il Partito Fascista per il moviento dell’Azione Cattolica Italiana che Mussolini non vedeva di buon occhio); glielo aveva strappato, gettato a terra e pestato, dicendo: Ora vai a dirlo al tuo Vescovo!
Un giorno d’estate, durante l’ultima guerra, assistendo con una sigaretta accesa, nella sua villa di Trecastagni, al travaso di benzina da una macchina all’altra fatto dal suo autista, la benzina s’incendiò e Mammana fu avvolto dalle fiamme. Accorsi con delle coperte, i familiari gli spensero le fiamme addosso e quindi lo ricoverarono all’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania. Le fiamme gli avevano bruciato tutta la pelle, per cui non poté essere coperto con lenzuola perché si appiccicavano le carni. Dovette essere messo sopra una incerata e coperto con un’altra incerata.
Chiese subito un prete. Nella stanza accanto alla sua c’era ricoverato il Sac. Giuseppe Consoli, residente nella Chiesa di S. Giuliano in via Crociferi a Catama. Egli accorse subito. Il federale Mammana, dopo avergli raccontato l’accaduto, gli disse: «Quando fui avvolto dalle fiamme sentii una voce che mi diceva:
“Dovresti morire e andare all’Inferno, ma ti aspetta misericordia perché hai fatto i Nove Primi Venerdì… Se tu non l’avessi fatti quando eri ragazzo, ora ti avrei portato con me all’Inferno!”».
Quindi si confessò e comunicò con grande pentimento e devozione. Non volle ricevere nessuno: né amanti, né amici, ma soltanto il Sac. Consoli. Per i tormenti si torceva come un verme, ma ripeteva continuamente: Me lo merito! Me lo merito! Sopravvisse 15 giorni in quei tormenti e morì pienamente rassegnato e riconciliato con Dio.

Terzo Venerdì – GIUDA E PIETRO
All’apostolo Giuda che sta per tradirlo (Gv. 13:1- Il) Gesù lava i piedi per toccarne il cuore e muoverlo a ravvedimento. Ma Giuda rimase insensibile. — Dice la B. Emmerich nelle sue visioni sulla Passione che Gesù piangeva nel lavare i piedi di Giuda. — Una belva si sarebbe commossa, ma il cuore del peccatore diventa spesso una pietra che niente riesce a scalfire. Tuttavia il Cuore di Gesù insiste. Nel giardino degli Ulivi tenterà fin l’ultimò sforzo per salvare il suo apostolo infedele. Nel momento che costui con un perfido bacio compie l’orribile delitto del tradimento, Gesù, invece di svergognarlo e di rigettarlo, gli dice nel tono del più dolce e tenero rimprovero: «Amico, che sei venuto a fare qui? (Mt. 26:50).
Ma Gesù come potè sopportare che quel traditore imprimesse le sue labbra impure sul suo volto divino? Gesù avrebbe dovuto almeno schivare quell’infame bacio. Non volle farlo per dare a Giuda una nuova prova della sua compassione e della sua misericordiosa bontà ardentemente bramosa d’intenerire il cuore del suo apostolo, di farlo pentire del suo delitto e conquistarlo di nuovo al suo amore.
Fatica inutile! Giuda, insensibile ed avido di denaro, tradirà il divino Maestro per trenta monete d’argento, che era il prezzo fissato dalla legge per la vita di uno schiavo. Dopo aver compiuto l’atroce misfatto, l’apostolo traditore, ad un certo momento, illuminato dalla grazia divina che lo vuole salvare, rientra in sé stesso, sì rende conto del gravissimo peccato commesso, però invece di pentirsi, di chiedere perdono, di consolare il Cuore di Gesù con il suo ravvedimento, s’impiccherà disperato.

La colpa più grave di Giuda non è tanto il tradimento, già predetto dai profeti e da Gesù stesso, ma di aver diffidato della bontà di Dio: Il mio peccato è troppo grande! Gesù non mi può perdonare! — Questo è il vero peccato. Dicono i Santi che un peccatore, il quale nella sua vita ne ha commesso di tutti i colori, che per lunghi anni ha violato tutti e i i Comandamenti, offende e contrista Dio più con la sfiducia nel perdono che con tutta una vita di peccati, perché offende, quello che Dio ha di più caro: la sua Misericordia.
L’apostolo Pietro è il Capo scelto da Gesù per la sua Chiesa (Mt. 16: 18-19), è colui che riceverà tutti i poteri di Gesù Cristo fino alla potenza di fare miracoli (At 3: 1-8+5:12-15+9:32-41). Orbene dopo tante e magnifiche promesse e privilegi che mai né Angeli, né uomini avevano udito, che cosa divenne Pietro, il Capo incontrastato del Collegio Apostolico, il confidente del suo divino Maestro, il testimonio privilegiato della sua gloria (Mt. 26: 37 e Mc. 14: 33) e della sua tristezza (Mc. 14:72)? Divenne un rinnegatore di Gesù e non una sola volta, ma per ben tre volte. A Pietro presuntuoso (Mc. 14: 27-31) che diceva: Signore, anche se tu fossi occasione di caduta per tutti, non lo saresti per me! Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò!, Gesù risponde: «In verità ti dico che proprio tu, in questa notte, prima che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte».
Ed infatti in quella stessa notte Pietro, prima che Un gallo delle vicinanze cantasse per la seconda volta, aveva già rinnegato vigliaccamente per ben tre volte il suo divino Maestro. Al secondo canto del gallo egli si ricordò della predizione di Gesù, che proprio in quel momento passava nel cortile fra le guardie e lanciava uno sguardo di compassione sul suo povero apostolo che franava nel buio del peccato. Quello sguardo gl’illumina l’abisso in cui era caduto, riconosce il suo grande peccato, se ne pente amaramente, scoppia in pianto e in cuor suo implora il perdono di Gesù. — Una antica tradizione dice che S. Pietro, desolato e piangente, andò a rifugiarsi presso la Madonna. Imitiamolo.

Tanto Giuda quanto Pietro hanno tradito e rinnegato il Signore. Però mentre Giuda, dubitando della bontà misericordiosa di Gesù, si dispera e si uccide, Pietro al contrario si pente e confida nella divina misericordia, chiede perdono a Gesù che, senza rimproverarlo affatto, non solo lo perdona ma, dopo la sua resurrezione, lo confermerà nella sua carica di Capo supremo della sua Chiesa.
Riflettiamo allora e non dimentichiamo mai che i peccati di una persona, anche se sono molto numerosi e gravi, scompaiono nell’abisso della Misericordia di Dio come una goccia di acqua scompare in mezzo al mare. Bastava che Giuda avesse detto: Signore, ti ho gravemente offeso, me ne pento sinceramente, perdonami! Gesù non solo l’avrebbe perdonato, ma chissà quali meraviglie avrebbe operato in lui, così come fece con l’apostolo Pietro! Perciò non disperiamo mai, ma confidiamo sempre nella bontà misericordiosa di Gesù.
Gesù diceva alla sua confidente Suor Benigna:
« Scrivi, Benigna, apostolo della mia Misericordia, che la principale cosa che desidero che si sappia è che Io sono tutto Amore e che la più grande pena che si potrebbe fare al mio Cuore sarebbe dubitare della mia Bontà. Il più grande danno che il demonio fa alle anime, dopo aver fatto loro commettere il peccato, è la sfiducia. Se un’anima confida ha ancora la strada aperta, ma se il demonio giunge a chiudere il cuore con la sfiducia, oh quanto mi tocca lottare per riconquistare quell’anima! E certo che cento peccati mi offendono più di uno, ma se quest’uno fosse di diffidenza mi ferirebbe il Cuore più di cento altri, perché la sfiducia ferisceìl mio Cuore nel più intimo. Amo tanto gli uomini!».
Queste parole concordano e confermano quanto Gesù disse a S. Caterina da Siena: «I peccatori che in punto di morte disperano della mia misericordia, mi offendono molto più gravemente e mi disgustano più con questo che con tutti gli altri peccati commessi… La mia Misericordia è un numero infinito cli volte maggiore di tutti i peccati che si possono commettere da una creatura».
Al riguardo scrive S. Teresa del B.G.: «Non perché sono stata preservata dal peccato mortale io mi elevo a Dio con la confidenza e l’amore. Ah! Io sento che, quand’anche avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, non perderei nulla della mia confidenza, ma andrei col cuore contrito dal pentimento nelle braccia del mio Signore. So che Egli predilige il figliuol prodigo, ho udito le sue parole a 5. Maddalena, alla donna adultera, alla samaritana. No, nessuno potrebbe atterrirmi perché so come regolarmi nei riguardi del suo amore e della sua misericordia. So che tutta quella moltitudine di offese si inabisserebbe in un batter d’occhi come una goccia d’acqua gettata in un braciere ardente».
Quanto afferma S. Teresina lo mise in pratica un grande peccatore: Carlo De Foucauld. Nel mese di giugno del 1916, in una insurrezione a Tamanrasset, l’illustre Padre Carlo De Foucauld veniva assassinato da uno di quegli indigeni per i quali aveva sostenuto tanti sacrifici e persecuzioni. Morte gloriosa la sua! Dopo aver conquistato con una dura penitenza di 30 anni la palma delle più eroiche virtù, il Padre De Foucauld otteneva pure quella del martirio.
Orbene la salita di P. De Foucauld a così grande altezza di santità è tanto più ammirabile in quanto egli è risalito dal più basso fondo dell’immoralità. Già a 16 anni egli aveva gustato abbastanza il fango dell’impurità. Diventato Ufficiale di Artiglieria si distinse fra tutti i suoi colleghi per la condotta disonesta. La sua sfrenatezza scandalizza così i suoi compagni d’armi che giungono al punto di chiamarlo «il porco». In Algeria infrange la disciplina militare per la sua immoralità e si ribella agli ordini dei suoi superiori che gli impongono di mandare via la donna dei suoi disordini! …
La misura è colma: la degradazione è completa; Carlo De Foucauld è caduto fino in fondo del precipizio! Ebbene nel fondo di quell’immondo e inestricabile burrone la misericordia sconfinata di Dio gli fa sentire la sua voce. Nell’abisso in cui è caduto Carlo sente il fetore dei suoi molti peccati, ma non si scoraggia. Confidando nella bontà misericordiosa di Dio, Carlo si pente dei suoi peccati, decide di cambiare vita. Si presenta a Parigi a Padre Huvelin una sera del 27 ottobre 1886, s’inginocchia ai suoi piedi e confessa tutta la sua vita. Si rialza completamente trasformato. Da quel momento la vita dell’ex ufficiale sarà interamente consacrata al Signore. Scopre che la siia vocazione è il deserto. Costruisce un eremitaggio nel centro dell’Algeria e lì passa la vita in penitenza e preghiera per la conversione del mondo mussulmano.
Per 27 anni non dormì mai una sola notte nel letto, ma ora su una stuoia per terra, ora su una cassa o sul pavimento della chiesa. Una volta fu sorpreso a dormire in sacrestia così stretta che non poteva distendersi. A chi gli faceva notare il disagio, rispose: Gesù sulla croce non era steso. — Aveva scelto come norma di vita «Ad ogni minuto vivere come se dovessi morire martire stasera». La grazia di Dio non solo lo perdonerà, ma Io fece salire per il monte della virtù fino a condurlo alla vetta splendente della santità. Fratello carissimo, forse tu sei sfiduciato per la tua grande debolezza, senti tanto l’orrore dell’abisso che le tue colpe hanno scavato tra te e il buon Dio e ti pare impossibile poter risorgere dalla tua misera condizione. No, fratello mio, allontana questi pensieri e fatti coraggio: Gesù ti aspetta con gioia fra le sue braccia per darti il bacio del perdono con la stessa compassione con cui il padre del figliuol prodigo accolse il figlio suo che ritornava pentito alla casa paterna. Tante umili creature pregano e soffrono per la conversione di peccatori, quindi anche per te. Queste anime sconosciute, che solo nell’eternità potrai incontrare, ti aiuteranno a riaccendere la fiamma della tua fede, e fortificare la tua debole volontà per abbandonare la via insidiosa del peccato e a rimetterti sulla via del Cielo. Imita Carlo De Foucauld, pentiti dei tuoi peccati, confessati con dolore, confida nell’infinita misericordia del buon Gesù, fai bene i Nove Primi Venerdì, così anche tu ti assicurerai la salvezza eterna, il Paradiso.

Esempio

Nella città di Guadalajara, in Messico, un povero massone era agonizzante. Due membri della loggia massonica lo sorvegliavano perché nessun prete lo avvicinasse. Sconfessare la setta massonica alla fine della vita con una conversione a Cristo è il delitto più grave che il massone possa commettere.
I vicini di casa, accortisi del fatto, andarono ad avvisare il R. Games, salesiano, apostolo dei giovani univ.rsitari di Guadalajara, tipo burbero, deciso, coraggioso, che non si fermava di fronte a nessuna difficoltà.
— Vado subito — rispose il P. Games.
Si vestì in borghese, con un cappellaccio in testa e due rivoltelle ai fianchi, prese la SS. Eucarestia, l’olio degli infermi e andò alla casa indicata. Col calcio della rivoltella picchiò tre colpi alla porta. I due massoni di guardia vennero ad aprire e P. Games li affrontò così:
— Il Capo vuole che andiate a prendere una boccata d’aria e a bere alla sua salute. Vi sostituisco io. I due furono contenti della proposta e prima di andarsene gli dissero:
— Stai attento al P. Games, che potrebbe venire a rovinarci tutto!
— Se viene il P. Games — rispose — lo saprò accogliere io come si merita — e fece vedere le armi.
I due se ne andarono e P. Games entrò, chiuse la porta a chiave e si precipitò verso il moribondo, che giaceva nel suo letto.
— Che cosa hai fatto — gli gridò — per meritarti una grazia simile?
Il poveretto nel vedere quel figurone, con quelle rivoltelle, mandò un gemito, temendo che gli affrettasse la morte.
Allora P. Games si tolse il cappello, lasciò le rivoltelle e con voce più amabile disse:
— Io sono il P. Games e sono venuto a confessarti, a comunicarti e ad aiutarti a morire da buon cristiano. Che cosa hai fatto per meritarti questa grazia?
— Oh, benedetto il Signore, benedetta la Madonna! — mormorò il morente. — Sono stati fedeli. Quand’ero ragazzo ho fatto la Comunione riparatrice ai Primi Nove Venerdì del mese e ai Cinque Primi Sabati del mese, e il Sacro cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria non si sono dimenticati di me, povero peccatore, nell’ora della mia morte.
Al P. Games non riuscì difficile disporre il malato alla confessione, al Viatico e al Sacramento degli infermi. Poi ottenne che il malato firmasse due copie di una dichiarazione, nella quale rinunziava alla massoneria e attestava di voler morire da buon cattolico. Il P. Games controfirmò, lasciò una copia sul tavolo e partì portando con sé la seconda copia.
Quando i due custodi ritornarono e videro il malato cambiato e lessero la dichiarazione, non poterono che esclamare: — Il P. Games ce l’ha fatta! — E dovettero allontanarsi.
Il P. Games poté ritornare, vestito da prete, ed assistette il malato fino alla morte edificantissima. Più tardi anche i due vollero l’assistenza religiosa del P. Games e morirono in pace con Dio e con la Chiesa.
(Dal periodico, « Il Santuario del Sacro Cuore» di Bologna del i giugno 1980).

 

Quarto Venerdì – SACRO CUORE DI GESÙ, CONFIDO IN TE
Una delle più terribili tentazioni di cui spesso sono assalite anche le anime pie è quella dello scoraggiamento e della sfiducia, per cui il demonio presenta Dio come un padrone austero, un giudice senza pietà che tiene sempre in mano la spada della sua giustizia inesorabile pronto a far cadere su di loro i fulmini della sua collera.
«Chissà — va sussurrando il tentatore — se Dio ti ha perdonato! Sei poi sicuro d’esserti confessato bene?… di aver detestato sinceramente le tue colpe?… di essere in grazia di Dio?… No, no!.:. non è possibile che Dio ti abbia perdonato!» — Contro questa tentazione occorre ravvivare lo spirito di fede che ci mette davanti un Dio tutto pieno di bontà e di misericordia, sempre disposto ad accogliere il peccatore e sempre pronto a perdonano.
Bisogna credere fermamente all’amore di Gesù per ciascuno di noi. Noi siamo molto più miserabili di quanto possiamo credere, ma la nostra immensa miseria attira la sua infinita misericordia. Bisogna aver fiducia nell’amore misericordioso di Gesù non malgrado le nostre miserie, ma proprio a causa delle nostre miserie perché è la miseria che attira la misericordia. Dice P. Giraud M.S.: «Le meraviglie dell’amore di Dio, sono talmente grandi che ci lasciano quasi incerti se crederle o no, perché noi siamo così meschini da non poter capire una persona dal cuore magnanimo, dal cuore superiore».

S. Agostino spiega così la parola «misericordia»: «miseris cor dare», dare il cuore ai miseri, un cuore che si dona ai miserabili, un cuore che si nutre delle miserie consumandole. Tante volte noi, vedendoci sempre indegni, sempre codardi che cadiamo ad ogni istante, siamo tentati di sfiducia. Ebbene in questi momenti di diffidenza riflettiamo che l’amore di Gesù è senza limiti, che la sua misericordia è senza confini, infinita. Riflettiamo che per il Cuore di Gesù il perdonare è un bisogno, è una gloria, è una gioia.
a) È un bisogno — perché la sua misericordia non può esercitarsi se non trova miserie da distruggere.
b) È una gloria — perché i peccatori salvati dal i: suo amòre misericordioso splenderanno come gemme e saranno la corona della divina misericordia.
c) E una gioia — perché tutto il Paradiso si rallegra e fa festa con Lui alla loro conversione. Quindi ci vuole non diffidenza, non scoraggiamento, ma grande fiducia nella inesauribile bontà misericordiosa del buon Gesù; ci vuole molta umiltà per le nostre cadute; vero pentimento per avere offeso Dio e volontà seria di non farlo più con l’aiuto del Signore.
Non dimentichiamo che tra il Padre giustiziere e noi miserabili peccatori c’è un ponte di speranza: il Figlio Misericordioso! — «Guardate — Egli ci dice — la mia mangiatoia, la mia croce, la mia Eucaristia. Fiducia! Voglio colmare l’abisso della vostra paura con l’abisso della mia misericordia. Quel che più mi offende è la vostra diffidenza! ».
Voi che non siete mai soddisfatti delle vostre confessioni, che ritornate con frequenza sui peccati tanQuarto te volte accusati, ascoltate: — Una persona scrupolosa, che aveva fatto una dozzina di confessioni generali, si preparava un giorno a confessarsi. Dopo un accurato esame scrive i suoi peccati, si esamina ancora e fa delle aggiunte alla lista già lunga. Poi va a inginocchiarsi al confessionale, spiega il suo foglio e, moltiplicando i particolari, fa la sua confessione. Dura lungamente la sua accusa che è ascoltata in silenzio. Finalmente si ferma. — Figlia mia, c’è altro?
— Sì, balbetta lei, c’è ancora questo e poi quest’altro… poi… — si ferma una seconda volta. — Figlia mia, c’è ancora un’altra cosa: c’è l’oltraggio che mi reca la tua diffidenza!…
Turbata, smarrita solleva gli occhi. Il confessionile era vuoto: al posto del confessore le aveva risposto Gesù stesso. Non è male fare lunghe confessioni, ma vivere di paura è dubitare del Cuore di Gesù che è venuto a stabilire la legge della grazia e della misericordia. Mostrargli che temiamo è ferirlo al Cuore. Sapete qual’è stata la più grande sventura di Giuda? Il suo tradimento? Il suicidio? No! stato il non aver creduto all’amore misericordioso di Gesù; l’aver dubitato della sua infinita bontà.

Comprendiamo dunque finalmente che Gesù è venuto per i peccatori e che chiede un amore tutto pervaso di fiducia. Capì bene questo il buon ladrone. Egli, legato alla sua croce, osserva il comportamento di Cristo. — Dall’alto della croce, a cui era inchiodato, Gesù sta per parlare. La prima parola che dice non assomiglia affatto alle parole di bestemmia e di maledizione solite ai condannati amorte, ma: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc. 23-24). Egli domina l’odio, la violenza e la vendetta non solo contro i soldati romani, che compiono un dovere, ma soprattutto contro i suoi veri nemici: gli Scribi, i Farisei, i Sommi Sacerdoti e gli Anziani del popolo. Questa preghiera e la calma, la pazienza e la mansuetudine di Gesù impressionano fortemente il mal- fattore che sta alla sua destra. La sua mente s’illumina di una viva fede che gli fa confessare la divinità di Gesù, gli fa vedere la bruttura dei suoi delitti, lo fa pentire e chiedere perdono al divino Condannato. Il suo cuore è confortato da una grande fiducia nell’infinito amore misericordioso del Signore per cui gli rivolge una preghiera ardente: «Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno» (Lc. 23-42).
Il buon ladrone ha le mani piene di iniquità, ma importa poco. Il suo pentimento e la sua fiducia bastano al Cuore di Gesù, che, dall’alto della croce, Canonizza il primo Santo: «Oggi sarai con me in Paradiso. Per te non ci sarà inferno, non ci sarà purgatorio. Quello sguardo fiducioso che mi hai rivolto, quell’incontro dei nostri sguardi, tu nella mia misericordia ed io nella tua fede e nel tuo pentimento, ti ha purificato in un istante per i miei meriti infiniti. Eccoti ora puro e pronto per il Paradiso».
Diceva Gesù ad un’altra anima privilegiata, Suor Consolata: «S. Disma in croce ha un solo atto di confidenza in me e tanti peccati, ma in un istante è perdonato e nel giorno stesso del suo ravvedimento entra a possedere il mio Regno ed è un Santo. Vedi il trionfo della mia misericordia e della confidenza in Me! O Consolata, tu confida, confida sempre… perché Io sono buono, sono immensamente buono e misericordioso e non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva».

A questo punto, per ravvivare la speranza di quelle anime pie che soffrono per il timore eccessivo, talora opprimente, di non conseguire l’eterna salvezza, — (e poiché questa mancanza di speranza cristiana mentre da una parte nuoce all’anima, dall’altra offende il Cuore di Gesù nel suo intimo, cìoè nel suo amore misericordioso e nella sua volontà salvifica) — riporto quanto Gesù stesso diceva, in altra occasione, alla sua confidente. 1115 dicembre 1935 Gesù faceva scrivere a Suor Consolata per tutte le anime quanto segue: «Consolata, sovente anime buone, anime pie e molto spesso anime a Me consacrate, con una frase diffidente feriscono l’intimo del mio Cuore: Chissà se mi salverò! Apri il Vangelo e leggi le mie promesse. Alle mie pecorelle ho promesso: «Io do loro la vita eterna e in eterno non periranno e nessuno le strapperà dalle mie mani (Gv. 10:28). Hai capito, Consolata? Nessuno può strapparmi un’anima. Perché allora il dubbio: Chissà se mi salverò!, se Io nel Vangelo ho assicurato che nessuno può strapparmi un’anima e che do a questa anima la vita eterna e quindi non perirà? Credimi, Consolata, all’inferno ci va chi vuole, cioè chi vuole veramente andarci perché, se nessuno può strapparmi un’anima dalle mani, l’anima, per la libertà concessale, può tradirmi, rinnegarmi e passare di propria volontà al demonio. Oh, se invece di ferire il mio Cuore con queste diffidenze, pensaste un po’ al Paradiso che vi attende, perché io vi ho creati non per l’inferno ma per il Paradiso, non per andare a fare compagnia al demonio, ma per godermi eternamente nell’Amore. Vedi, Consolata, va all’inferno chi vuole andarvi! … pensa come è stolto il vostro timore di dannarvi». — (Gesù si riferisce qui all’eccessivo ed ingiustificato timore che talvolta opprime anche le anime pie). — « Dopo che per salvare la vostra anima ho versato il mio sangue, dopo che per una intera esistenza l’ho circondata di grazie, di grazie, di grazie… all’ultimo istante della vita, quando sto per raccogliere il frutto della Redenzione e quindi quest’anima sta per amarmi eternamente, Io, che nel santo Vangelo ho promesso di dare ad essa la vita eterna e che nessuno me la strapperà di mano, me la lascerò rubare dal demonio, dal mio peggior nemico? Ma, Consolata, si può credere a questa mostruosità? — Vedi, l’impenitenza finale è per quell’anima che vuole andare all’inferno di proposito e quindi ostinatamente rifiuta la mia immensa misericordia, perché Io non rifiuto il perdono a nessuno, a tutti offro e dono la mia immensa misericordia, perché per tutti ho versato il mio Sangue, per tutti! — No, non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima, perché Io li perdono se essa si pente, ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare». — (Tale ostinazione, dice S. Tommaso, equipara gli uomini ai demoni).

Le ultime parole di Gesù — «Non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima… ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare» — trovano una conferma in un fatto mistico (bilocazione) di Edvige Carboni. L’episodio è stato testimoniato dalla sua intima amica, Vitalia Scodina, al Processo di Beatificazione.
«Un giorno io — è Vitalia che parla — mi trovavo in casa di Edvige, era presente anche Paolina (sorella di Edvige). La vedemmo assorta in preghiera e la sentimmo pronunziare parole di questo genere: “Tu devi convertirti… se vuoi essere eterno nemico di Dio, lo sarai” Quando si riebbe, la sorella le chiese a chi mai dovessero riferirsi quelle parole. Essa rispose di essere stata, in quel breve intervallo di tempo, nella dimora di Stalin a Mosca, di avere attraversato enormi saloni sotto lo sguardo delle guardie che non la fermavano e di essere arrivata al cospetto del dittatore. — Ai miei inviti alla conversione, Stalin mi rispose: Non mi convertirò mai, voglio essere nemico eterno di Dio! Così si spiegano le ultime parole pronunciate dalla serva di Dio (Vitalia)».
Da tale episodio appare molto evidente la misericordia infinita del Cuore di Gesù che per salvare le anime ricorre anche a mezzi straordinari. Guai a chi rifiuta la sua misericordia e si ostina nel peccato! Alla volontà salvifica di Dio deve dunque corrispondere la sua conversione a Dio: «Mi alzerò e andrò dal padre mio» (Lc. 15:18).

Per conforto di tutti, specialmente dei peccatori, riporto quanto Gesù diceva ad un’altra anima mistica, Suor Faustina Kowalska: «Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a me. Anche se Pani- ma fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderle sulle anime degli uomini. Sono tutto amore e. misericordia. Un’anima che ha fiducia in me è felice perché io stesso mi prendo cura di lei.
Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abbiezione, esaurirà mai la mia misericordia, poiché più vi si attinge e più aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, col farlo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quando dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà!
Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per essi. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte io lo difenderò come la mia stessa gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle mie parole, credete almeno alle mie piaghe!».
Padre Roothen S.J. voleva che, predicando esercizi spirituali a Suore e Preti, non mancasse mai la meditazione sulla miserìcordia di Dio perché sono proprio loro che per la loro posizione privilegiata, diffidano di più quando peccano.

Un giorno Suor Faustina diceva a Gesù: «Signore, ti ho dato tutto, non possiedo più nulla da poterti offrire!». — E Gesù le dissè: «Figlia mia, non mi hai offerto quello che è realmente tuo». — Mi concentrai, dice Suor Faustina, in me stessa e conobbi di amare Dio con tutte le forze dell’anima e non potendo capire quale fosse la cosa che non avessi dato al Signore, domandai: Gesù, dimmelo e te la darò subito con generosità di cuore. — Gesù mi disse con bontà: «Figlia, dammi la tua miseria poiché essa è tua esclusiva proprietà». — All’istante un raggio di luce illuminò la mia anima e conobbi tutto l’abisso della mia miseria. Subito mi strinsi al Cuore Sacratissimo di Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi avuto sulla mia coscienza i peccati di tutti i dannati, non avrei dubitato della misericordia divina e con il cuore profondamente pentito mi sarei gettata nell’abisso della sua misericordia. Credo, Gesù, che non mi avresti respinta, ma assolta per mano di un tuo rappresentante, il Sacerdote.
Un’altra volta Gesù le dice: «Esorta le anime alla fiducia nella mia misericordia. E la tua missione sulla terra e in Cielo. Sono tre volte santo e provo disgusto per il minimo peccato, ma quando i peccatori si pentono non c’è limite alla mia generosità. Li inseguo con la mia misericordia su tutte le loro strade e quando tornano a me dimentico le amarezze di cui hanno
abbeverato il mio Cuore e gioisco per il loro ritorno… Li perseguito con prove e rimorsi, con tempeste e fulmini (dolori e tribolazioni), con la voce della Chiesa, ma se rifiutano tutte le mie grazie, li lascio a loro stessi e do loro ciò che desiderano. I più grandi peccatori raggiungerebbero una grande santità se confidassero nella mia misericordia. Non faccio uso di castighi se non quando gli uomini stessi mi costringono a farlo. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della misericordia. Di, figlia mia che sono tutto amore e misericordia… I più grandi peccatori, prima di ogni altro, hanno diritto alla fiducia nella mia misericordia. A tali anime concedo grazie che superano i loro desideri… Non posso punire.., colui che si appella alla mia pietà…». Dottrina consolantissima che deve aprire i nostri cuori alla più grande fiducia nella bontà misericordiosa del Signore, però non dobbiamo dimenticare che come Dio è misericordioso con noi, così anche noi dobbiamo essere misericordiosi col prossimo,. infatti Gesù ci dice nel santo Vangelo: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati; date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno una buona misura, pi giata, scossa e traboccante perché sarà usata verso di voi la stessa misura di cui voi vi siete serviti» (Lc: 6/36-38). E Gesù raccomanda alla sua confidente: «Sii misericordiosa come io sono misericordioso. Ama i tuoi fratelli per amore mio, anche i tuoi nemici più accaniti, affinché la mia misericordia si rifletta nel tuo cuore». — E Suor Faustina prega con grande fervore:

« Signore, aiutami: fai che i miei occhi siano misericordiosi, perché non sospetti e non giudichi dalle apparenze, ma veda quanto vi è di bello nelle anime e venga in loro aiuto;

« Signore, aiutami: fai che il mio udito sia misericordioso, perché si chini sulle necessità dei miei fratelli e le mie orecchie non rimangano indifferenti ai loro gemiti e dolori;

« Signore, aiutami: fai che la mia lingua sia misericordiosa, perché non parli mai male del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono;

«Signore, aiutami: fai che le mie mani siano misericordiose e colme di opere buone, in modo che io faccia solo del bene e prenda su di me i lavori più duri e faticosi;

«Signore, aiutami: fai che i miei piedi siano misericordiosi, perché io sia sempre pronta ad accorrere in aiuto del prossimo vincendo la mia fatica e la mia stanchezza. Il mio riposo sia nell’essere servizievole;

«Signore, aiutami: fai che il mio cuore sia misericordioso e compatisca tutte le sofferenze altrui. A nessuno chiuderò il mio cuore, tratterò tutti con sincerità anche coloro dei quali so che ibuseranno della mia bontà, mentre io stessa mi rinchiuderò nel tuo Cuore misericordioso. La tua misericordia riposi in me Signore mio!».

E la vita di Suor Faustina dimostra bene che ogni parola di questa preghiera mirabile è stata vissuta nella sua vita quotidiana con una carità eroica.
Carissimo fratello, ammaestrato da questi divini insegnamenti, anche se tra una Comunione e l’altra la tua debolezza ti abbia fatto ricardere nel peccato, non scoraggiarti, ma pentiti sinceramente, proponi di non ricadere e poi ricorri con grande fiducia alla misericordia del Cuore di Gesù nel Sacramento della Confessione.
Ritornato così in grazia di Dio, continua a fare Comunione dei Nove Primi Venerdì. — Recita spesso, con fervore la seguente preghiera suggerita da Gesù a Suor Benigna per ottenere una confidenza sconfinata: «Mio dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericordioso, Padre tenerissimo delle anime e in modo particolare delle più deboli, delle più miserabili, delle più inferme che porti con una tenerezza speciale fra le tue braccia divine, vengo a te per chiederti, per amore e per i meriti del tuo Sacro Cuore, la grazia di confidare in Te, per chiederti la grazia di sempre più confidare nella tua misericordiosa bontà, per chiederti la grazia di riposarmi sicuramente per il tempo e l’eternità nelle tue amorose braccia divine».

Esempio
L’episodio qui narrato fu raccontato all’autore del libretto nei primi dì maggio 1981 da una signorina che a quel tempo lavorava nel Movimento Mariano di don Gobbi, che allora a Roma aveva la sede in Via Cemala 14.
Per dovuto riserbo chiamo le diverse persone con nome fittizio.
Nella parrocchia di S. Nicola a Melicucco (Reggio Calabria) la gioventù di Azione Cattolica, di cui era presidente la signorina Anna, zelava con impegno la devozìone al Sacro Cuore di Gesù mediante la Comunione rìparatrice dei Nove Primi Venerdì del mese. Al principio del 1943 la signorina Anna riesce a convincere Antonio, uno dei tanti lontani dalla chiesa, a fare i Primi Venerdì. Antonio, aiutato dalla grazia divina, ogni primo venerdì di mese va in parrocchia, si confessa e fa con devozione la Comunione in onore del Sacro Cuore. Con ammirevole costanza e gioioso impegno completa la serie delle nove Comunioni riparatrici.
Per un certo tempo Antonio continua a frequentare la chiesa e a mantenersi in grazia di Dio. Un giorno però si lascia vincere dalla tentazione e inizia una relazione illecita Con una donna sposata, Giovanna, separata dai marito. Dopo qualche tempo si accorge della relazione il fratello di Giovanna, Carlo. Questi, secondo la mentalità meridionale, decide di riscattare l’onore della Propria famiglia uccidendo Antonio. Per compiere il delitto aspetta l’occasione propizia che non tarda a presentarsi. Carlo, armato di pistola, affronta Antonio e lo colpisce mortalmente. Il ferito viene subito portato al pronto soccorso, dove il medico di turno constata la gravità e presta le cure necessarie.
Accorre la signorina Anna che cerca di confortare Antonio e poi gli dice: «Se al tuo riguardo è vero quanto si dice, tu stai lavando il tuo peccato coi tuo sangue!
— «Sì, sì… — risponde con un fil di voce Antonio. Nel frattempo arriva il Parroco che si avvicina al moribondo e gli domanda se vuole confessarsi. Alla risposta affermativa, il Sacerdote gli domanda: «Perdoni colui che ti ha sparato?».
«Sì, lo perdono di cuore», risponde. — Quindi si confessa con un Vero pentimento, riceve l’assoluzione, riceve il S. Viatico e l’Olio degli Infermi. — Dopo alcune ore Antonio muore in grazia di Dio. Il Cuore di Gesù manteneva la sua Grande Promessa. Dopo alquanto tempo la signorina Anna sogna Antonio che le dice: [o sono salvo per aver fatto i Nove Primi Venerdì. Beati coloro che li fanno!

Quinto Venerdì – MARIA MADRE DI MISERICORDIA
Il Cuore di Gesù ci ha dato prova della sua misericordia infinita in modo tutto particolare dandoci per Madre nostra la sua stessa Madre. Maria è veramente e realmente Madre nostra. Al riguardo riporto un tratto dell’ottimo libretto «Il mio ideale: Gesù, Figlio di Maria» del P. Neubert. — Parla Gesù: « Tutti i fedeli credono di saperlo perché tutti chiamano Maria loro Madre. Eppure la maggior parte di essi hanno un concetto assai imperfetto della sua maternità.
Parecchi amano Maria come se Ella fosse loro Madre. Ora colei che ti ha partorito che cosa ti risponderebbe se tu le dicessi: vi amo come se foste mia madre? Molti credono che Maria sia loro Madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai prima di morire, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce e accanto a Lei il mio discepolo prediletto, dissi a Maria: «Donna, ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua Madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in Lei disposizioni simili a quelle di una madre. Ma se la sua maternità fosse dipesa da quella parola soltanto, essa sarebbe una maternità puramente adottiva. Invece devi comprendere che è «vera tua Madre» nell’ordine soprannaturale come quella che ti ha generato al mondo è tua vera madre nell’ordine della natura.
La madre è quella donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita, la vita per eccellenza. Te l’ha data a Nazaret, sul Calvario e al tuo Battesimo.

— 1) A Nazaret Ella ti ha concepito concependo Me. Ella sapeva che rispondendo all’Angelo Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte. Rispose con un «sì» affinché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a Me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quell’ora in poi nei disegni di Dio e nei disegni di Lei (poiché Ella conosceva i disegni di Dio e ad essi aderiva con tutte le forze dell’anima sua), tu facevi parte del mio « Corpo Mistico». Il Capo ne ero Io, ma tu ne eri un membro. Maria ci portava entrambi nel suo seno materno, sebbene in un modo diverso, poiché i membri e il capo non vanno separati.

— 2) Sul Calvario Ella ti’ha partorito offrendomi in sacrificio per te. La tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltato sul Golgota. Ivi ti meritai con la mia morte la grazia di vivere la mia stessa vita. Ora tutto questo lo feci in unione con Maria. Ella mi aveva concepito quale vittima, mi aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, e nel momento supremo Ella mi offrì al Padre per la sua salvezza, rinunziando ai suoi diritti materni su di Me a favore tuo. E Colei che, sempre Vergine, non ebbe altro che gioia nella nascita del suo Primogenito, partorì te e gli altri tuoi fratelli nel più acerbo dolore. In quell’ora dolorosa ebbe compimento la sua maternità a tuo riguardo e appunto per questo volli allora proclamare questa maternità affidando Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola «Ecco tuo figlio, ecco tua Madre» non creava questa maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava nell’ora più solenne della mia vita, nell’ora in cui mia Madre, divenuta pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione materna.

— 3) Al Battesimo Maria ti diede la vita soprannaturale non più solo di diritto, come sul Calvario, ma di fatto. La tua madre terrena aveva dato alla luce per così dire un bambino nato morto (riguardo alla vita soprannaturale). Perché tu giungessi a vita (alla vera vita della Grazia), si richiedeva che la Grazia Santificante ti fosse infusa al fonte battesimale.
Questa Grazia Santificante te l’ha ottenuta Maria, senza la quale nessuna grazia viene impartita ad alcuno. Quando da figlio d’ira divenisti figlio di Dio, Maria fu Colei che ti partorì alla vita divina. Comprendi tu ora che col farti partecipe della vita di Dio, Maria ti è «veramente» madre nell’ordine soprannaturale, come quella che ti ha dato la vita terrena è veramente tua madre secondo la natura?

Ma Ella ti è Madre molto più ancora. Anzitutto per il modo con cui ti da la vita. Per partorirti Ella ha dato immensamente di più della tua madre terrena: Le sei costato dolori indicibili e la vita stessa di Colui che Le era infinitamente più caro della sua propria vita. Inoltre Ella continua per tutto il corso della tua esistenza terrena ad occuparsi di te, mentre le madri terrene si curano dei loro figli finché giungano all’età adulta. E se tu per disgrazia perdessi la vita soprannaturale (per il peccato mortale), al contrario delle madri terrene che piangono impotenti sul cadavere di un loro figlio, Maria potrebbe ridarti la vita soprannaturale ogni qual volta ne fossi rimasto privo.

Ella ti ama nonostante tu sei imperfetto e ingrato e ti ama di un amore che vince immensamente, per l’intensità e la purezza, l’amore di tutte le madri terrene per i loro figli. (L’amore di tutte le madri terrene, da Eva all’ultima madre che ci sarà sulla terra alla fine del mondo, messo insieme e concentrato verso un unico figlio è minore dell’amore che Maria porta a ciascuno di noi).
Ma Maria ti è madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa della vita che ti ha dato. Questa vita non è di poca durata come la vita terrena, ma una vita senza fine, eterna; non una vita mista di imperfezioni e di pene come la presente, ma una vita incomparabilmente beata; non una vita creata (umana o angelica), ma, intendilo bene, una partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della Santissima Trinità e perciò questa vita non avrà mai fine e sarà incomparabilmente beata perché parteciperà dell’eternità e della felicità di Dio stesso. — Quale maternità umana potrebbe mettersi a confronto con una tale maternità? Ora Maria è tua vera Madre e madre così perfetta perché è Madre mia. E tu sei mio fratello perché mio Padre è Padre tuo e mia Madre è Madre tua»

La chiesa ci fa invocare Maria Madre di misericordia», perché? — Gesù, nonostante la sua inesauribile misericordia conserva tuttavia giustizia. Orbene nel timore che questa giustizia a causa dei nostri peccati dovesse alle volte impedire l’esercizio della sua misericordia, Gesù ha dato a Maria, nell’economia della salvezza delle anime, soltanto l’attributo della misericordia e non quello della giustizia, quindi Maria è esclusivamente «Madre di miseriéordia».
Perciò i peccatori, per quanto miserabili e colpevoli possano essere, purché pentiti dei loro peccati, si accostino alla loro celeste Madre con assoluta fiducia e confidenza filiale. Per questi peccatori — dice il grande dottore della preghiera, S. Alfonso M. dei Liguori — che al desiderio di emendarsi uniscono la fedeltà nell’amare e invocare la Madre di Dio, sostengo che è moralmente impossibile dannarsi. Maria stessa fece tale assicurazione a S. Brigida: «Io sono la Madre della misericordia; Io sono la letizia dei giusti e la porta per cui i peccatori giungono a Dio. Sulla terra non c’è peccatore che sia privato, finché è in vita, della mia misericordia.., nessuno è così miserabile per non ottenere misericordia se mi invoca con fiducia. Io sono chiamata da tutti la Madre della misericordia e lo sofo veramente perché è la misericordia di Dio verso gli uomini che mi ha fatto misericordiosa verso di loro. Perciò nella vita eterna sarà misero e infelice per Sempre chi, potendo ricorrere in questa vita terrena aMe che sono così misericordiosa con tutti e desidero tanto soccorrere i poveri peccatori, non lo fa e si danna». A questo messaggio venuto dal Cielo quale Cuore può restare insensibile? Può fare il sordo e resistere?
Una istruttiva leggenda dice: Il Signore passeggia per il Paradiso e incontra molte facce di peccatori degni dell’inferno anziché del Paradiso. Si rivolge a S. Pietro e gli raccomanda di fare attenzione a non fare entrare se non chi lo merita. San Pietro promette maggiore vigilanza e pone maggiore impegno nel suo dovere di portinaio.
Il giorno dopo il Signore gira di nuovo per il Paradiso e incontra ancora altri peccatori che non meritano di stare lì. Chiama S. Pietro e lo ammonisce severamente. San Pietro, umiliato e confuso, promette scrupolosa vigilanza. Ma il giorno dopo si ripete la stessa scena: il Signore incontra in Paradiso nuovi peccatori. Chiama un’altra volta San Pietro, deciso a castigarlo togliendogli le chiavi del Paradiso. Questa volta però San Pietro sa difendersi benissimo perché ha scoperto in che modo quei peccatori entrano in Paradiso e riferisce al Signore che in piena notte, mentre tutti dormono, la Madonna apre la porta del Paradiso e fa entrare quei peccatori. «Orbene — conclude San Pietro — con tua Madre io non posso farci nulla! » — E il Signore di rimando: «Neppure Io!».
È una leggenda questa, però è molto istruttiva perché ci indica la missione che Dio ha affidato a Maria: salvare i suoi figli più o meno peccatori. Che cosa fa questa Madre divina per sarvarli? Fa valere davanti a Dio tutta la potenza della sua intercessione, tutta la tenerezza del suo smisurato amore. Li compatisce, li difende dal furore di Satana, allontana da loro i castighi divini, prega per loro, imprega ogni sorta di aiuti e di grazie per condurli al bene, non si da riposo fino a che, superate le tempeste del mare agitato della vita terrena, non li vede approdare al porto della salvezza, alla felicità eterna.

Maria ci ama tutti col suo stupendo Cuore di Madre.

Si può immaginare qualche cosa di più bello, più puro, più forte, pù generoso, più perfetto, più divino del cuore di una madre? E certo l’espressione più sensibile del Cuore di Dio che arde di amore infinito. Il cuore della madre è tale un abisso senza fondo di bontà, di tenerezza, di comprensione, di delicatezza, e di amore che si perde in Dio.
Il cuore di una madre non sa e non può che amare tutti i suoi figli sia buoni che cattivi. Se sono buoni li ama perché consolano e inteneriscono il suo cuore; se sono cattivi li ama ancora, sebbene la facciano tanto soffrire, cercando di condurli al bene. Il cuore materno non sa che amare, amare tutti i suoi figli. Li ama se stanno bene e gode di vederli crescere sani e robusti, li ama ancora di più se hanno qualche deformità, se crescono sparuti, se qualche malattia li tiene inchiodati in un letto di dolore. Un figlio si è messo per una cattiva strada?… frequenta compagni perversi ?… commette orribili delitti?… è caduto nelle mani della giustizia?… fa pesare il disonore su tutta la famiglia?.., tutti lo odiano?… C’è ancora un cuore che lo compatisce, che prende le sue difese, che desidera il suo bene, che lo ama: è il cuore di sua madre.

Fratello carissimo, applica tutte queste considerazioni fatte sul cuore di una madre terrena al Cuore incomparabilmente più grande, più puro e più perfetto che è quello della nostra Madre Celeste, Maria Santissima; eleva all’ennesima potenza la tenerezza del suo Cuore Materno, il suo amore sviscerato per te, il suo interesse per il tuo bene, le sue ansie per la tua salvezza eterna e potrai renderti un po’ conto di quanto è grande, puro e disinteressato il suo amore per te, che mette a tua disposizione tutti i suoi meriti e quelli del suo Figlio Gesù, perché tu possa raggiungere la salvezza dell’anima tua. Diceva Padre Giraud: «Un giorno o l’altro tutto potrà mancarci su questa terra, ma il dolce amore di Maria, il suo Cuore materno: Mai!».

Fratello, è questo Cuore della Mamma Celeste che ti offre la tessera del Paradiso pregandoti di fare anche tu i Nove Primi Venerdì per conseguire anche tu la Grande Promessa di suo Figlio Gesù. Ascolta il suo invito per consolare il suo Cuore materno che ti vuole con Lei in Paradiso.

Esempio

Una mattina di giugno — parla il Sac. Ildebrando Antonio Santangelo, autore del libretto «Sopravviverò? Come?» – Comunità Editrice – Adrano (CT) — fu’ svegliato da un gran vocio. Mi affacciai dal balcone e assistetti a questa scena. Un uomo molto nervoso, di nome Mario C., abitante di fronte casa mia, era assediato da tutti i Parenti che come tante iene lo coprivano di rimproveri e di ingiurie ad alta voce perché aveva lasciato in campagna gli operai soli a mietere il grano per venire a farsi la Comunione del primo Venerdì (allora) non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava dalla mezzanotte).
Mario C., stava insolitamente paziente e silenzioso. ed assorbiva tutto. Dopo un bel pezzo disse:
— Me la fate dire ora una parola?
— Parla, gli dissero i suoi.
— Se qualcuno mi avesse promesso di darmi un ettaro di agrumeto se io avessi fatto i nove primi venerdì, voi cosa avreste detto?
— Per questo sì, gli risposero i suoi.
— Gente di poca fede! — disse Mario — Io mori- e lascerà tutto. Il Paradiso vale di più di un ettaro di agrumeto ed io l’avrò per sempre con questi primi venerdì. Che m’importa se gli uomini per questa mezza giornata non fanno niente? Da allora passarono tanti anni. Un giorno Mario C. cadde ammalato. Un po’ di settimane dopo, una sera d’inverno ritirandomi alle ore 23 a casa e vedendo la luce accesa in casa di lui, pensai di fargli visita, timoroso di sembrare maleducato per l’ora tarda.
Mario C. fu lieto della visita. Mi sedetti accanto al suo letto e cominciammo a parlare di tante cose. Alla fine lo salutai e uscii. Appena chiusa la porta mi sentii chiamare da lui. Rientrai. — «Padre — egli mi disse — mi confessi».
— È troppo tardi — io risposi —‘ un’altra volta. Tanto lei non sta proprio male.
— È meglio che mi confessi ora.
Lo confessai, gli feci dire alcune preghiere e quindi me ne andai. Entrai a casa mia. Dopo pochi minuti Sentii gridare. Mi affacciai. Mario C. era morto.
Il Cuore di Gesù aveva mantenuto la sua promessa.

 

Sesto Venerdì LA S. MESSA
Gesù Cristo, per la sua infinita bontà misericordiosa verso di noi, volle espiare il peccato originale e i nostri peccati personali per darci la possibilità di ridiventare figli di Dio ed eredi del Paradiso. Per fare questo Gesù consumò il suo martirio, iniziato fin dalla sua concezione nel seno purissimo della sempre Vergine Maria, con la sua Passione e Morte sul patibolo della Croce. Ma per applicare all’umanità i meriti della sua Redenzione lungo i secoli fino alla fine del mondo istituì il Sacrificio della S. Messa.
«La S. Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto la specie del pane e del vino, si offre dal Sacerdote a Dio sull’altare in memoria e rinnovazione del Sacrificio della Croce» (definizione presa dal Catechismo di S. Pio X — faro di luce che ha illuminato il mondo e che nel tempo presente, in mezzo alle dense tenebre che ci avvolgono, lo si vorrebbe sostituire con vacue luci di lucciole).
La S. Messa quindi è la rinnovazione del Sacrificio della Croce, infatti:
1) Il Sacrificio della Croce tu offerto all’Eterno Padre.
1)Il Sacrificio della Messa si offre all’Eterno Padre.

2) Nel Sacrificio della Croce la Vittima offerta al Padre tu Gesù Cristo.
2) Nel Sacrificio della Messa la Vittima offerta al Padre è Gesù Cristo.

3) Il Sacrificio della Croce si compì colla distruzione della Vittima divina, Gesù Cristo, mediante la morte reale della sua Umanità Santissima sulla Croce.
3)Il Sacrificio della Messa si compie con la distruzione della Vittima divina, Gesù Cristo, mediante la morte mistica della sua Umanità Santissima sull’Altare.

4) Sulla Croce il Sacerdote che la Vittima al Padre fu Gesù stesso.
4) Nella Messa il Sacerdote Principale che offre la Vittima al Padre è Gesù stesso per mezzo del Sacerdote Ministeriale.

La differenza tra il Sacrificio della Croce e il Sacrificio della Messa sta in questo: a) Gesù sulla Croce si offrì al Padre in modo cruento, con del suo Sangue.
A) Gesù nella Messa si offre al Padre in modo incruento, senspargimento za spargimento del suo Sangue, ma misticamente.
b) Col Sacrificio della Croce Gesù meritò agli uomini tutte le grazie che costituiscono i , meriti del Sacrificio della Croce.

B) Col Sacrificio della Messa Gesù applica gli uomini i meriti del Sacrificio della Croce.

Perciò Gesù Cristo, realmente presente nella S. ssa, offre al Padre Celeste, sotto forma sacramento, la sua immolazione sulla Croce. Al riguardo il Concilio Vat. II — (Della Sacra Liturgia n. 47) — dice: Nostro Signore, all’ultima Cena, la notte in cui si sarebbe sacrificato, istituì il Sacrificio Ecuaristico del Corpo e del suo Sangue, per perpetuare il Sacrificio della Croce lungo i secoli fino a che Egli venga».
Il Papa Pio XII si esprimeva così: «Dall’altare del Golgota non è diverso l’altare delle nostre chiese; anesso è un monte sormontato dalla Croce e dal Crocifisso, dove si attua la riconciliazione fra Dio e l’uomo».
In uno degli ultimi più importanti documenti del Magistero, la solenne Professione di Fede di Paolo VI a chiusura dell’Anno della Fede — 30 giugno 1968 — il Papa dice: «Noi crediamo che la Messa celebrata dal Sacerdote, che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel Sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo Mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari».

Il Sacrificio della Messa, che la Chiesa offre di continuo a Dio in tutto il mondo, placa la Giustizia divina, ne arresta i castighi e ottiene all’uomo grazia e perdono. Si comprende allora perché Dio non ci castiga come faceva anticamente nel Vecchio Testamento, benché nei tempi attuali i peccati sono aumentati di molto in numero e gravità. In ogni parte del mondo c’è sempre una Messa che viene celebrata in cui Gesù Cristo, rioffrendosi al Padre, grida: «Padre, misericordia!». — E il Padre sente l’amato Figlio e l’ascolta.
S. Timoteo di Gerusalemme afferma che la terra è debitrice della propria conservazione alla S. Messa, senza di questo Sacrificio i peccati dell’uomo l’avrebbero già distrutta.
«Io credo — diceva S. Leonardo da Porto Maurizio — che se non ci fosse la Messa, a quest’ora il mondo sarebbe già sprofondato sotto il peso delle sue iniquità. E la Messa il forte sostegno che lo regge».
«In ogni Messa — dice S. Tommaso d’Aquino — si trova tutto il frutto che Gesù Cristo ha meritato sulla Croce: tutto il frutto della Passione e Morte del Signore è il frutto di ogni Messa».

S. Alfonso Maria di L. dice: «Tutta la gloria che gli Angeli e i Santi hanno dato e daranno a Dio con le loro virtù, opere buone, penitenze, ecc. non potrà mai eguagliare la gloria che Gliene dà una sola Messa perché tutta la gloria di tutte le creature del Cielo, del Purgatorio e della terra è limitata, mentre la gloria data a Dio da una sola Messa è illimitata, infinita e Dio stesso non può fare che vi sia un’azione più santa e più grande della celebrazione della Messa». Perciò la S. Messa è l’azione che maggiormente glorifica Dio e più efficacemente placa la Giustizia divina verso i peccatori, che apporta maggior abbondanza di bene su questa terra, che più abbatte le forze dell’inferno e apporta maggior suffragio alle Anime del Purgatorio, per cui il Concilio di Trento afferma: «Bisogna confessare che l’uomo non può fare opera più santa e divina del tremendo Sacrificio della Messa».
Prodigio ineffabile, mistero sublime che si compie sullahare mentre si celebra la S. Messa. E Gesù Cristo che, Vittima di valore infinito, s’immola per noi e si offre all’Eterno Padre per soddisfare ai nostri peccati e per impetrarci i tesori della sua infinita Misericordia. Con la Messa Dio riceve l’adorazione perfetta, il ringraziamento pieno, la soddisfazione completa, la preghiera onnipotente. S. Filippo Neri diceva: «Con la preghiera noi domandiamo a Dio le grazie, con la S. Messa costringiamo Dio a darcele».
Diceva Gesù alla grande mistica S. Gertrude: «Sii sicura che a chi ascolta devotamente la S. Messa Io manderò, negli ultimi istanti della sua vita, per confortarlo e proteggerlo tanti dei miei Santi, quante saranno state le Messe da lui bene ascoltate».
Una Messa, ascoltata bene durante la vita presente, è per noi molto più proficua e salutare di molte Messe ascoltate o fatte celebrare da altri per noi dopo la nostra morte. Come non compiangere quei fedeli, più pagani che cristiani, i quali non si curano affatto o ben poco di partecipare alla Messa festiva che perdono per ogni più futile motivo. S. Maria Goretti per andare a Messa la domenica alle volte percorreva a piedi, tra andata e ritorno, 22 chilometri.
Nella nostra vita di ogni giorno dovremmo preferire la S. Messa ad ogni altra opera buona perché — dice S. Bernardo — si merita di più ascoltando devotamente una S. Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando per tutta la terra. E non può essere diversamente perché nessuna cosa al mondo può avere il valore infinito di una Messa. Il martirio non è nulla — diceva il S. Curato d’Ars — in confronto della Messa, perché il martirio è il sacrificio dell’uomo a Dio, mentre la Messa è il Sacrificio di Dio per l’uomo! — La S. Messa è quindi la devozione delle devozioni alla quale dovremmo partecipare, possibilmente, tutti i giorni.

Un giorno fu domandato a San Pio da Pietralcina:
«Padre, spiegateci la Messa».
— Figli miei, come posso spiegarvela? La Messa è infinita come Gesù… Chiedete ad un Angelo che cosa sia la Messa ed egli vi risponderà con verità: Capisco cos’è e perché si fa, ma non comprendo quanto valore abbia. Un Angelo, mille Angeli, tutto il Cielo sanno questò e così pensano.
— Padre, come dobbiamo ascoltare la Messa?
— Come vi assistettero la Santissima Vergine e le pie donne. Come assistette S. Giovanni al Sacrificio Eucaristico e a quello cruento della Croce.
— Padre, che benefici riceviamo assistendo alla S. Messa?
— Non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso.

— Altra risposta: Nell’assistere alla Messa rinnova la tua fede e medita quale Vittima s’immola per se alla divina Giustizia per placarla e renderla propizia. Non allontanarti dall’altare senza versare lacrime di dolore e di amore per Gesù Crocifisso, per la tua eterna salute. La Vergine Addolorata ti terrà compagnia e ti sarà di dolce ispirazione.
Orbene per ravvivare la fede in questo grande mistero dell’infinito amore misericordioso di Gesù per noi e per invogliarvi a partecipare con devozione alla Messa, leggete e meditate questi due esempi narrati uno da P. Matteo Crawley, morto nel 1960 a Valpaso, e l’altro riportato nella biografia di Giuseppina rrettone, anima mistica, morta a Roma nel 1927.

I Esempio

« Ero stato invitato — è P. Matteo che parla — a celebrare la S. Messa nella Cappella privata di una distinta famiglia. I membri di essa avevano pensato di invitare alla mia Messa un loro conoscente massone ed ateo che non aveva mai messo piede in chiesa. Quando, vestito dei sacri paramenti, esco per andare all’altare, vedo lì dinnanzi un uomo ritto in piedi, colle braccia conserte, in mezzo a due signori devotamente inginocchiati. La scena del Calvario al rovescio: là Gesù in mezzo a due malfattori, qui il malfattore in mezzo a due anime buone. Incomincio il Sacrificio della Messa e lui, il superuomo, quasi in aria di sfida, sempre in piedi. Al momento della Consacrazione improvvisamente, come vinto da una forza sovrumana, cade in ginocchio fra la più intensa meraviglia dei presenti, tenendo fisso lo sguardo verso l’altare, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Che cosa era successo?… Quando la Messa fu finita domandò di presentarsi a me perché aveva bisogno di parlarmi.
— Padre, mi dice, che cosa è venuta a fare lei in questa sala?
— Che cosa sono venuto a fare? A celebrare la S. Messa.
— Che cosa è la Messa?
— Scusi, lei è credente?
— No, io non credo.
— Veda, signore, l’uomo aveva peccato e Dio per ottenergli il perdono mandò sulla terra il suo Divin Figliuolo, il quale, dopo aver predicato la sua dottrina confermandola coi più grandi miracoli, fu preso dai suoi nemici e fatto morire in croce fra i più atroci spasimi e tormenti.
— Ma che c’entra tutto questo con la Messa?
— La Messa è questo, niente altro che questo: la rinnovazione del Sacrificio compiuto sulla Croce per la nostra salvezza. Il massone mi guarda come trasognato.
— Allora mi dica: chi era colui che è venuto al suo posto?
— Non la comprendo.
— A un certo punto, quando hanno suonato il campanello (alla Consacrazione), lei è scomparso e al suo posto è venuto un altro signore, di aspetto maestoso, triste, tanto triste e tutto coperto di piaghe. Teneva le braccia distese e dalle mani lacerate da ferite usciva sangue che gocciolava dentro a quel bicchiere di metallo che c’era sull’altare…
— Nel calice.
— Sì, nel calice. Io non ho mai visto uno spettaco più tenero e commovente e mi sentivo tutto tremare davanti a lui. Passato un po’ di tempo (dopo la comunione del celebrante) è sparito ed è tornato lei al suo posto. Mi dica, chi era colui?
— Era Gesù! Gesù flagellato dai suoi nemici; Gesù coronato di spine; Gesù tutto coperto di piaghe e sangue; Gesù confitto sul legno della Croce Gesù che è morto per la nostra salvezza; Gesù che vuole donarle il suo perdono e il suo amore…
E così quel povero peccatore, convertito per questo grande prodigio, cadeva pentito ai piedi del Ministro di Dio e nel Sangue dell’Agnello, che cancella i peccati del mondo, purificava l’anima sua.

II Esempio

Il 22 aprile 1906 a Roma Giuseppina Berrettoni, passando davanti alla chiesa di S. Carlo al Corso, ebbe siderio di entrarvi per assistere ad un’altra Messa. Qui le accadde ciò che lei, stessa raccontò poi al suo Direttore Spirituale. Ecco le sue parole:
Durante la Messa… vidi una moltitudine di Angeli sistenti al Sacrificio che gremivano la chiesa più delle persone. Conobbi che ci sono molti Angeli ai quali incombe l’ufficio di assistere alle Messe che si celebrano… Quando suonò il campenello del Sanctus io sentii un campanello, ma molte campane suonate dagli Angeli. (Fra i tanti abusi liturgici, diffusisi dopo il Conc. Vat. II, oggi il suono del campanello durante la celebrazione della Messa è stato quasi del tutto abolito).
Quando fu il tempo della Consacrazione intesi pronunziare le sacre parole anche dai Sacerdoti beati e con ciò supplire ai difetti del Sacerdote celebrante. Capii che ciò lo fanno essendo per loro una gloria accidentale.
Venuta che fu la Vittima (con la Consacrazione), il raccoglimento degli assistenti invisibili (gli Angeli) fu molto più profondo… Fatta la sunzione del Sangue, vidi staccarsi un gruppo di Angeli che raccoglievano molto presto anche i piccoli avanzi del Sacrificio (i frammenti). Ciò mi consolò molto perché prima mi affliggevo vedendo la fretta o noncuranza di alcuni Sacerdoti (nel raccogliere i frammenti). Quando si arrivò alla benedizione vidi chiaramente un Vescovo con barba e in abito ponteficale che dava la trina benedizione e conobbi ch’egli era S. Pietro che ha l’ufficio di supplire in questo atto la trascuraggine dei Sacerdoti che la danno come qualunque altra cosa… Mi fu fatto capire che mi era stato concesso questo favore affinché risvegliasi nel popolo fedele il fervore nell’assistere alla S. Messa». Se Giuseppina Berrettoni si affliggeva dei difetti commessi nella celebrazione della Messa di allora, come si sarebbe addolorata delle celebrazioni moderne di certe Messe beat, celebrate a suon di chitarra e altri strumenti profani rumorosi, con certi canti da tabarin, con movenze da ballerini e tante altre stravaganze, con Comunione data nelle mani, con frammenti dispersi dappertutto, con pissidi purificate nel lavantino ecc.
Se ci fossimo trovati sul monte Calvario, mentre Gesù agonizzava sulla Croce per nostro amore, per la nostra salvezza, con quali sentimenti avremmo assistito a quella scena d’immenso dolore e d’infinito amore?
Ebbene con gli stessi sentimenti dovremmo assistere alla S. Messa, perché sull’altare è lo stesso Gesù che compie, in un modo misterioso ma vero, lo stesso Sacrificio della Croce per nostro amore e per la nostra salvezza eterna.
Assistendo quindi devotamente alla S. Messa ed offrendo a Dio, insieme col Sacerdote, il Santo Sacrificio, noi onoriamo Dio in modo degno di Lui, soddisfaciamo alla divina giustizia per i nostri peccati, ringraziamo Dio in modo conveniente, aiutiamo le Anime del Purgatorio, otteniamo la conversione dei peccatori, apriamo il tesoro delle grazie divine per noi e per il mondo intero.
Perciò quanto è consigliabile e proficuo partecipare alla S. Messa non solo nei giorni festivi, ma ogni qualvolta lo possiamo anche nei giorni feriali. Diceva il grande missionario S. Leonardo da Porto Maurizio:
«Oh se capissimo quale tesoro è la S. Messa! Le chiese sarebbero sempre zeppe. Benedetto chi ascolta la S. Messa ogni giorno! ». Aveva capito questo il grande scrittore Alessandro Manzoni. Un suo amico si recò a fargli visita nel pomeriggio di una giornata invernale con vento freddo e pioggia. Trovò l’illustre amico di umore cattivo.
— Che cosa è capitato? — gli chiese l’amico stupito.
— C’è che stamane i miei familiari non hanno voluto che io andassi in chiesa col pretesto del tempo cattivo!
— Ma scusi, mi pare che abbiano fatto benissimo! C’era da prendersi un malanno sicuro alla sua età…
— Ed io vi dico invece — ribatté Alessandro Manzoni con forza — che hanno fatto malissimo e glielo provo. Supponga che io avessi vinto a una lotteria un premio di 100 milioni (equiparato al valore odierno della moneta); supponga che scadesse proprio oggi il tempo per riscuoterlo e che per la riscossione avessi dovuto presentarmi personalmente, crede lei che per paura del cattivo tempo mi avrebbero, fatto perdere il premio obbligandomi a stare in casa?
L’amico non seppe rispondere.

Esempio

Nell’isola Tahuata un’intera famiglia si era convertita ed aveva ricevuto il, battesimo. Ma poco più tardi i membri di quella famiglia avevano abbandonato la vera fede per ritornare all’idolatria, all’infuori di una giovanetta, chiamata Rotaria. Essa contava 14 anni ed era uscita da poco dalla scuola delle Suore di S. Giuseppe di Cluny, dove aveva dato prova di molta virtù e di molta pietà.
I suoi genitori cercarono di farla ritornare alle antiche superstizioni, ma non riuscendovi in nessun modo, ricorsero alle sevizie e alle percosse. La povera fanciulla, in seguito a tutte queste sofferenze, cadde malata di tisi e per di più finì per essere soggetta ad eccessi violenti di pazzia.
Frattanto giunse in quell’isola il P. Orens, il quale andò a trovarla ed avendola chiamata per nome, la giovanetta parve riacquistare la conoscenza rispondendo al Missionario:
— Chi sei? — Il padre Orens. — Sulle labbra della giovinetta spunta un debole sorriso e un’aria di gioa illumina il suo volto.
— Come stai, Rotaria?
— Malissimo, Padre: sto per morire.
Aveva appena detto queste parole che bruscamente si rizza sulla sua stoia, stende il braccio verso qualcuno invisibile e grida con voce forte: «Ecco chi mi ha ridotta a questo punto! ».
Credetti ad un eccesso di pazzia e l’invitai a calmarsi. Si ripose giù molto calma, poi volgendosi a me soggiunse con aria triste: «Eppure è vero quello che dico».
— E anche se fosse vero, il Signore ha forse detto di rendere male per male?
— Hai ragione, Padre… Il Signore mi vorrà perdonare?
— Sai bene che il Signore perdona sempre a chi si pente.
— Allora mi voglio confessare subito.
Vedendola ragionare così bene e temendo che quella lucidità di mente di cui dava prova non si ri: presentasse, aderii immediatamente alla sua domanda. Dopo averla confessata, partii, ma seppi che era ritornata nel suo solito stato di pazzia. Ritornai altre volte a trovarla ed ecco di bel nuovo alla mia presenza riprendere l’uso dì ragione, e perderla subito non appena ero uscito.
Intanto la tisi faceva progressi sempre più rapidi. La fanciulla volgeva alla fine. Portare la Comunione ad una pazza non mi era sembrata cosa prudente. Perciò avevo aspettato. Adesso era venuto il momento di prendere una risoluzione, che fare?
Era un venerdì giorno consacrato al Cuore di Gesù. Mi recai presso Rotaria che trovai nel solito stato di pazzia. Tuttavia al suono della mia voce rispose:con grande sforzo:
— Ti saluto, P. Orens.
— Come stai? Stai meglio?
— No, Padre, morrò presto.
— Ebbene, se devi morire non vuoi ricevere la S. Comunione prima di partire per l’eternità?
— Sì, Padre, ma non posso venire in chiesa.
— Se tu non puoi venire in chiesa, io posso portarti qui Gesù Eucaristico.
— Qui!… in questa casa dove non c’è nessuno che ami Dio…
— Nessuno? E tu Rotaria non lo ami?
— Oh sì, io lo amo.
— L’avete sentità? Dissi agli astanti, essa desidera ricevere i Sacramenti. Sbrigatevi a mettere in assetto questa casa, spazzatela. Mi ritirai e pochi momenti dopo tornavo portando il S. Viatico. Rotaria gesticolava, la sua voce debolissima articolava suoni incomprensibili. Che fare?… Depongo il Santissimo Sacrimento sopra un baule che serviva da tavola, coperto di una tovaglia bianca pulita, fra due candele accese portate dal catechista. Comincio le preghiere del rituale voltandomi di tanto in tanto verso l’ammalata che non sembrava di accorgersi di quanto avveniva.
— Rotaria, le dissi, ecco nostro Signore. Egli è qui in casa tua. Lo vuoi ricevere?
Tutta sorpresa, la povera ragazza volge lo sguardo successivamente sull’Ostia, su me, su tutti quelli che le stanno attorno, poi senza chiudere la bocca fa cenno alla sorella maggiore di avvicinarsi — Aiutami a mettermi a sedere — le disse l’inferma.
Era troppo debole e non si poté fare altro che cercare di sostenerla mettendole due cuscini dietro la testa. Adesso la veste bianca — aggiunse Rotaria Le fu portata la veste bianca, l’osservò bene e riuscì a mettersela con l’aiuto della madre e della sorella. Ora — disse volgendo la testa verso di me — sono pronta a ricevere il Signore.
Io la comunicai, dopo mi domandò l’Olio Santo. Entrò quìndi in agonia, però morì la domenica sera.
Riferita poi a Monsignore Martin questa morte così prodigiosamente consolante, egli disse che Rotaria era una delle ragazze che avevano fatto la Comunione nei Nove Primi Venerdì del mese. E ben si sa che Gesù ha promesso a chi piatica questa devozione che non li lascerà morire senza aver prima ricevuto i Santi Sacramenti (se sono necessari, come abbiamo spiegato nell’esporre la Grande Promessa a principio del libretto).
(Dalla rivista «Il Cuore di Gesù nella Famiglia» Novembre 1929)

 

Settimo Venerdì – LA CONFESSIONE
La misericordia del Cuore di Gesù si rivela in modo meraviglioso nell’istituzione del Sacramento della Confessione. Se l’Eucaristia è chiamata il Sacramento dell’Amore, la Confessione è il Sacramento della Misericordia. Non è forse sorprendente che Dio abbia preparato in anticipo il rimedio alle nostre debolezze e ci abbia assicurato che sarà perdonato qualsiasi peccato e non una volta sola, ma sempre ogni qual volta siamo pentiti?

1. – La Piscina di Siloe

Quale differenza tra il bagno della Confessione e quello della piscina probatica! Gli Ebrei erano orgogliosi per una piscina, chiamata in ebraico «Betesda» che significa «Casa di Misericordia». Sotto i portici di questa piscina giaceva una moltitudine di ammalati che aspettavano il movimento dell’acqua. In certi tempi l’Angelo di Dio discendeva nella piscina e l’acqua si agitava. Colui che si gettava per primo nella vasca, dopo il movimento dell’acqua, veniva guarito da qualsiasi malattia. (Gv 5:1-51).
Ebbene Gesù è stato immensamente più misericordioso con noi perché ci ha dato una piscina speciale, il Sacramento della Confessione, dove non in certe rare ore, ma sempre; non uno solo ma tutti vengono guariti dal male di qualsiasi peccato: «Il Sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (I Gv. 1:7). Dice P. Giraud: Nella Confessione scorre il torrente inesauribile del preziosissimo Sangue di Gesù con una pienezza che stupisce gli Angeli.
Diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor Josefa Menendez: « Per amore delle anime ho voluto lasciare loro il Sacramento della Confessione per dare loro il perdono non una o due volte, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la grazia. Là li aspetto, là desidero che esse vengano a lavarsi dalle loro colpe non coll’acqua ma col mio proprio Sangue».

2. – Chi ha istituito la Confessione?

Il perdonare i peccati è un’opera puramente divina. Un giorno Gesù nella città di Cafarnao vide presentarsi un paralitico. Sotto lo sguardo di Gesù quell’uomo riconosce i suoi peccati e in cuor suo ne chiede il perdono, e Gesù gli dice: «Confida, figliuolo, ti sono perdonati i peccati » (Mt. 9:2).
Alcuni dei presenti, udite queste parole, dicevano in cuor loro: Chi è che può perdonare i peccati se non Dio? E Gesù, riconoscendo i loro pensieri, disse: «Che pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire «Ti sono perdonati i peccati » oppure dire: «Alzati e cammina? Affinché sappiate che io ho il potere di perdonare i peccati, dico al paralitico: «Alzati e vattene a casa tua!». E quello fu risanato. Facendo il miracolo Gesù dimostrava di essere Dio e quindi di avere il potere di perdonare i peccati.
Gesù Cristo, essendo Dio, poteva dare anche ad altri il potere di rimettere i peccati e difatti lo diede ai suoi Apostoli e ai loro successori. Egli fondò la Chiesa Cattolica affidandole la missione di perpetuare la sua opera; le diede un Capo, S. Pietro, e a questi per primo conferì la facoltà di perdonare i peccati.
Infatti nella città di Cesarea di Filippo disse Gesù a Simone Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non preverranno contro di essa. Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli, tutto quello che tu avrai ritenuto sulla terra, sarà ritenuto anche in Cielo e tutto quello che tu avrai perdonato sulla terra, sarà perdonato anche in Cielo» (Mt. 16:18-19).
S. Pietro comprese l’importanza e la responsabilità del potere divino e domandò a Gesù: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello? Sette volte? Credeva S. Pietro di essere abbastanza generoso perdonando i peccati fino a sette volte. Ma Gesù, ben conoscendo la fragilità umana, rispose a Pietro: «Tu perdonerai non sette volte, ma settanta volte sette»! e cioè sempre (Mt. 18:21).
Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, prima di salire al Cielo, conferì agli Apostoli e ai loro successori poteri divini: «La pace sia con voi! — disse Gesù — Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali voi avete per. donato i peccati, saranno perdonati; a coloro ai quali non li avrete perdonati, saranno ritenuti» (Gv. 20:21-23).
In forza di queste parole gli Apostoli ricevettero il potere di perdonare i peccati. Essi comunicarono tale potere ai loro successori col compito di trasmetterlo sino alla fine del mondo, poiché la Chiesa di Gesù Cristo dovrà continuare sino alla consumazione dei secoli.

3. – Un semplice uomo può perdonare i peccati?

Nel tribunale penale il presidente che condanna e assolve gli imputati è un uomo come gli altri, però ha un’autorità che non hanno gli altri, e quando condanna, l’imputato viene messo in carcere, mentre quando assolve, quello viene liberato.
Così nel tribunale della Confessione è un uomo che perdona o ritiene i peccati, ma questo uomo è Sacerdote, Ministro di Gesù Cristo, ed egli proferisce la sentenza, che ha la sua conferma in Cielo, in nome e per l’autorità di Lui: Io ti assolvo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. — regola costante di Dio di salvare gli uomini per mezzo di altri uomini. Come dà la vita fisica per mezzo dei genitori, così dà la vita spirituale per mezzo dei Sacerdoti che i fedeli chiamano giustamente «Padri».

4. – Con essandoci è necessario manifestare le proprie miserie?

Certamente perché il Sacerdote deve giudicare il penitente se è degno o no di perdono. Se il penitente non mostra di essere pentito, se non mostra la buona volontà di fuggire le occasioni prossime di peccato, il Confessore non può assolverlo.
Gesù perdonava i peccati senza che i peccatori glieli manifestassero perché, essendo Dio, conosceva le colpe più intime del peccatore senza bisogno che fossero manifestate, mentre i Confessori non hanno il dono di leggere nelle coscienze e quindi è necessario la manifestazione dei peccati da parte del penitente.

5. – Con fessandoci siamo sicuri del perdono di Dio?

Chi ha peccato gravemente sa di aver offeso Dio, di aver perduto il Paradiso e guadagnato l’inferno. Quando la passione è cessata e il calice del piacere si è cambiato in amarezza, il peccatore rientra in se stesso, si pente del male fatto e dice: Signore, perdonami! Ma anche dopo aver chiesto perdono così, può restare tranquillo e sicuro del perdono? No, perché gli resta il tormento del dubbio: E se Dio non mi avesse perdonato?
Ora Gesù, conoscitore profondo del cuore umano, ha voluto dare con la Confessione la morale certezza del perdono. Infatti il Sacerdote, dopo aver ascoltato la confessione dei peccati, vedendo il pentimento sincero del colpevole, pronunzia la sentenza di assoluzione «Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. (così è)». Queste parole sacramentali, cui Gesù ha annesso la certezza del perdono, ridonano al peccatore una pace profonda.

6. – Quanti errori non si sentono alle volte circa la Confessione!

1) Che bisogno c’è di confessare i peccati al Sacerdote, forse più peccatore di me? Io mi confesso direttamente con Dio. Costui che la pensa così si trova nell’errore perché a chi tocca stabilire le condizioni del perdono all’offeso o all’offensore? Senza dubbio all’offeso. Ora l’offeso è Dio ed Egli ha stabilito di perdonare i peccati con la Confessione tramite il ministero del Sacerdote.

2) Io andare da un Prete e fargli sapere i fatti miei? Mai!
Per la salute del corpo tu non manifesti al medico le miserie del tuo corpo, i disturbi e quanto c’è di più delicato? Non fai tu questo per essere curato bene e riacquistare la salute? E perché non vuoi fare altrettanto col medico dell’anima, il Sacerdote che è Ministro di Dio? E qui si tratta o della salvezza o della perdizione eterna!

3) Non voglio confessarmi perché il Sacerdote poi parla!
Costui deve sapere che il Confessore non può rivelare mai a nessuno i peccati sentiti in Confessione, dovesse perdere anche la vita, perché egli è tenuto al massimo segreto. La storia ricorda tanti casi di Sacerdoti che, messi alle strette per parlare, persistendo essi nel silenzio, sono stati uccisi.

4) Io non mi confesso perché non ho nulla da dire al Confessore. Io non ho peccati perché non ammazzo, non rubo e non faccio male a nessuno. Ordinariamente dice di non aver peccati colui che ha la coscienza troppo sporca. Tu non hai peccati? E le bestemmie?… e le Messe trascurate nei giorni festivi?… E le collere?… E le impurità?… E le frodi nel comprare e nel vendere?… E le mancanze di carità?… E le mancanze nel compimento del proprio dovere del tuo stato… ecc.? I Comandamenti di Dio non solo solo il 50 e il 7°, ma sono dieci! Ci dice il Signore: «Se diciamo che non abbiamo alcun peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (I Gv. 1:8).
Il vero motivo per cui tanti non vogliono confessarsi è perché non hanno la buona volontà di lasciare il peccato, perché non vogliono convertirsi.

C’è un peccato particolare che tiene lontani dalla Confessione e la rende odiosa: è il peccato contro il 6° e 9° Comandamento. Chi è schiavo del piacere impuro perde la volontà di sollevarsi dalla melma, non aspira più alle bellezze del Cielo, resta quasi legato dalle cattive abitudini e odia ciò che potrebbe liberarlo da tale stato. Poiché la Confessione è il mezzo principale per rompere la catena del vizio e rimettersi sulla retta via, l’impuro la odia.
Il sagrato della Cattedrale di Tours era frequentato molto da gente disgraziata: ciechi, zoppi, deformi, cenciosi ecc. Tutti ostentavano la propria miseria per impietosire i passanti e ricevere abbondante elemosina. Ogni tanto capitava un fatto molto strano: quella gente miserabile ad un tratto si spaventava improvvisamente e chi si nascondeva dietro le porte, chi dietro le colonne, chi nei vicoli vicini, secondo la possibilità. Perché succedeva questo? Perché San Martino, Vescovo della città, faceva miracoli e quei disgraziati non volevano essere miracolati, non volevano essere guariti per non lavorare e per seguire a fare la vita di accattoni. Così fa l’impuro che fugge dalla Confessione per restare nella melma dell’impurità.

7. – Quando Confessarsi?

Per vivere da buon cristiano non basta confessarsi una volta l’anno. molto utile confessarsi spesso sia per cancellare le colpe quotidiane, sia per avere un aumento di grazia santificante, di vita divina nell’anima, sia per avere la forza di tenere lontano il peccato. I Santi stimavano tanto il Sacramento della Confessione che alcuni di essi si confessavano ogni giorno. La pratica delle anime pie è quella di confessarsi settimanalmente per avere la coscienza sempre pura e disposta a fare bene la Comunione anche tutti i giorni. Ai buoni cristiani si raccomanda di confessarsi oltre che a Pasqua anche nelle solennità dell’anno, e ordinariamente ogni qual volta si cadesse in peccato mortale. Hai tu commesso un peccato mortale il lunedì? Per confessarti non aspettare la domenica, ma fai del tutto per rimetterti subito in grazia di Dio! Entra in una chiesa qualunque e confessati perché chi ti assicura che domani sarai ancora vivo? E tu sai benissimo che quando si muore col peccato mortale nell’anima si va all’inferno eterno!
Qualche volta si sente domandare: anche i Preti si confessano? Certamente. E non solo i Sacerdoti, ma pure i Vescovi e lo stesso Papa si confessano perché la legge di Dio è realmente uguale per tutti.

8. – Verità preoccupante

Un parroco francese, che predicava spesso missioni, era addolorato alla costatazione di tante anime che vivono nel sacrilegio per confessioni male fatte. Temendo che ciò fosse illusione sua, si rivolse a S. Giovanni Bosco per avere delucidazioni. Il Santo confermò: Lei ha ragione. Io ho confessato in tanti parti e ho trovato spesso confessioni sacrileghe.
Santa Teresa d’Avila diceva: Due sono le strade che portano all’inferno: l’impurità e le confessioni fatte male. Perciò si raccomanda a coloro che non vogliono distaccarsi dal peccato grave: meglio non confessarsi e non fare la Comunione anziché commettere due sacrilegi gravissimi. Diceva Gesù a S. Brigida circa la Comunione sacrilega: «Non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo!».

9. – Fuga delle occasioni

Qual è il motivo di tante ricadute nel peccato? Perché si mette poco o nessun impegno nel fuggire le occasioni. Quando una persona ritorna a Dio e fugge le occasioni si salva, ma se non le evita, anzi le cerca, allora cade e ricade nei peccati e a nulla valgono i Sacramenti. Durante un esorcismo il demonio, costretto dall’esorcista, disse: una sola cosa temo: la fuga delle occasioni! Le occasioni sono tante, per es. la compagnia di persone amiche con cui si parla e si agisce scandalosamente, la lettura di libri e riviste cattive, assistere a spettacoli immorali, avere amicizie morbose con persone d’altro sesso e talora anche dello stesso sesso, fare certi balli per nulla castigati, la vita di spiaggia poco seria ecc. ecc.

10. – La vergogna

Al momento di peccare il demonio ti toglie ogni sentimento di vergogna e ti suggerisce di non aver paura di peccare perché poi ti confesserai e tutto sarà finito! Al momento di confessarti poi il demonio, padre della menzogna, ti restituisce la vergogna e ti suggerisce: come farai a confessare quel peccato? Che cosa ti dirà il Sacerdote? Tu perderai la stima presso di lui! Sai qual è la miglior cosa? Non dire nulla di quella brutta azione! Confessa pure gli altri peccati poi, la prossima volta che ti confesserai, dirai tutto e così metterai a posto la coscienza!
Guai se il peccatore cade in questo tranello diabolico! Fatto il primo sacrilegio della Confessione fatta male, farà subito il secondo: la Comunione fatta coi peccato grave. Ti sei confessato male — dirà il demonio — pazienza! Non lasciare la Comunione perché cosa penseranno gli altri se non ti comunichi… La prossima volta, quando ti confesserai, invece di uno ne accuserai due sacrilegi.
Bada che il demonio ti sta legando con la terribile catena dei sacrilegi! Stai attento! Prega fervidamente la Vergine Maria di ottenerti la forza di rompere subito la catena dei sacrilegi che hai iniziato, altrimenti ti finirà male.
Quali peccati solitamente si sogliono nascondere? I peccati contro il 6° e il 9° comandamento. Giacinta, la più piccola dei tre fanciulli di Fatima, quando era all’ospedale gravemente ammalata, domandò alla Madonna che le era riapparsa: Qual è il peccato che manda più anime all’inferno? Maria Santissima rispose: il peccato impuro!

Gesù a Josefa Menendez

Diceva Gesù a Josefa Menendez: «Bramo che le anime credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà, che non dubitino mai del mio perdono!
Sono Dio, ma Dio di Amore! Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità. Il mio cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente sapiente e, conoscendo la miseria e la fragilità umana, s’inchina verso i poveri peccatori con una misericordia infinita. Amo le anime dopo il primo peccato, e se cadessero un numero grandissimo di volte, Io le amo e le perdono sempre e lavo nello stesso mio Sangue l’ultimo’come il primo peccato.
Non mi stanco mai delle anime e il mio cuore aspetta sempre che esse vengano a rifugiarsi in lui e ciò tanto più quanto più sono miserabili! Un padre non si prende molto più cura del figlio malato che di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze non sono forse più grandi per lui? Così il mio Cuore effonde sui peccatori la sua compassione e la sua tenerezza più che con i giusti».
Non c’è bisogno di far notare che queste consolanti dichiarazioni di Gesù riguardano i peccatori che cadono per fragilità e si pentono, e non i peccatori maliziosi e presuntuosi, i quali, fondandosi falsamente su queste parole del Salvatore e quindi abusando della sua misericordia, finirebbero per provocare la sua giustizia col commettere maliziosamente nuovi peccati.
Carissimo fratello lettore, hai fatto per il passato le tue confessioni con le dovute disposizioni? Hai la coscienza tranquilla oppure senti qualche rimorso? Hai avuto sempre nelle tue confessioni il necessario dolore dei peccati? Sei stato sincero col Confessore oppure hai taciuto volontariamente per vergogna qual. che peccato grave?
Se hai la coscienza serena ringrazia il Signore e stai sereno. Ma se riconosci di non essere in regola, ripara il male fatto e riparalo subito con una confessione generale o parziale, a seconda del caso, della tua vita passata per rimetterti in grazia di Dio. Fai questo però senza apprensione e con serenità d’animo. S. Margherita Maria Alacoque, prima della solenne professione dei voti, si preparava ad una confessione generale della sua vita. Ella si preparava con umiltà e contrizione, ma si affannava per trovare i suoi peccati. Gesù la tranquillizza: «Perché ti tormenti? Fa quello che puoi del canto tuo ed io supplirò al resto, perché nulla mi piace tanto in questo Sacramento quanto un cuore contrito e umiliato, che con sincera volontà d’emendarsi si accusa senza finzione: ed allora io perdono tutto».
Approfitta quindi dell’infinita misericordia di Dio che ancora ti dà il tempo di poter riparare. Inizia bene la serie delle nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese, così potrai assicurarti la Grande Promessa del Cuore di Gesù: la tua salvezza eterna.

Esempio

Gesù premia persino il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì.
Verso la fine del 1913 in una grossa borgata del Piemonte venne mandato come vice-parroco un giovane Sacerdote, il quale, per condurre le anìme a Dio con la frequenza dei Sacramenti, cominciò a predicare e diffondere la devozione al Sacro Cuore di Gesù, insistendo particolarmente sulla Grande Promessa. Il Signore benedisse il suo zelo in modo tale che dopo solo tre mesi si contavano già ben 500 persone (compreso un buon numero di uomini) che facevano i nove primi venerdì del mese.
Alla Pasqua del 1914, un uomo sulla trentina, padre di famiglia, che fino allora non aveva preso parte a questa pratica, invitato personalmente dallo zelante Sacerdote ad unirsi anche lui agli altri fedeli, rispose:
Adesso che ho capito bene le prometto che, passati i mesi d’estate in cui i lavori della campagna sono troppo pesanti, (a quel tempo non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava alla mezzanotte) al primo Venerdì di ottobre comincerò anche io le nove Comunioni. Glielo prometto sul serio perché vale la pena praticare questa devozione così facile per assicurarsi la salvezza dell’anima.
Pieno di vigore e di salute continuò a lavorare fino alla sera del giorno 8 agosto, ma il giorno dopo, domenica, dovette porsi a letto. Pareva una cosa da nulla, però alla sera, verso le ore 21, nonostante non vi fosse l’ombra di pericolo, volle che gli chiamassero il Sacerdote per confessarsi e ricevere gli ultimi Sacramenti.
Meravigliati i suoi familiari lo consigliavano di chiamarlo l’indomani perché stimavano mancanza di rispetto disturbare il Prete a quell’ora. Ma le insistenze furono tali e tante che la madre andò lei stessa in parrocchia a cercare del vice-parroco, chiedendogli nello stesso tempo mille scuse d’essere andata a disturbarlo a quell’ora, ma che l’aveva fatto perché costretta dall’ammalato e per non fargli passare una cattiva notte.
Il Sacerdote non tardò a presentarsi al suo capezzale accolto con un sorriso. d’inesprimibile gioia e riconoscenza. L’ammalato cominciò a dire: Quanto la ringrazio, Padre, d’essere venuto. Sospiravo proprio di vederla. Si ricorda che le avevo promesso di incominciare le Comunioni dei nove primi venerdì? Ma ora devo dirle che non potrò più farle. Il cuore di Gesù mi ha detto di mandarla a chiamare subito e di ricevere i Sacramenti perché sto per morire.
Con molta prudenza e carità il pio Sacerdote, senza domandargli spiegazioni particolari, lo confortò e lo incoraggiò a riporre nel Sacro Cuore di Gesù tutta la sua confidenza. Lo confessò e, poiché l’ammalato insisteva, gli portò il Santo Viatico. Era mezzanotte.
Alle quattro del mattino il Sacerdote tornò a visitare l’infermo che lo accolse con un sorriso che aveva dell’angelico, gli strinse la mano affettuosamente ma senza poter dire nulla perché, poco dopo la mezzanotte, aveva perduto la parola senza più riacquistarla. Ricevette l’Olio Santo e verso le due del pomeriggio volava in Paradiso a cantare le divine misericordie del Cuore di Gesù che premiava così il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì concedendogli la grazia di fare una morte santa.
Le circostanze singolari di questo fatto indussero il padre, la madre, la moglie e il fratello del defunto a fare anche loro i Nove Primi Venerdì per assicurarsi la salvezza della loro anima.

 

Ottavo Venerdì – LA PREGHIERA
1) Che cosa è la preghiera?

La preghiera è una pia elevazione dell’anima a Dio, una conversazione o colloquio con Dio per adorano, ringraziarlo, chiedergli perdono per i peccati e domandargli le grazie convenienti alla salvezza eterna.

2) La preghiera è un dovere per tutti, perché Dio è

A) il Creatore e il Padrone di tutto l’universo, e noi siamo sue creature dipendenti in tutto da lui e quindi abbiamo il dovere di adorano, lodarlo, benedirlo;
B) il nostro Benefattore. Tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo ci viene da Lui e quindi abbiamo il dovere di ningraziarlo;
C) il nostro Salvatore. Per il peccato eravamo diventati schiavi di Satana, ma Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, ci salvò con la sua Passione, Morte, Resurrezione e con la fondazione della Chiesa, depositaria dei mezzi di salvezza. Quindi abbiamo il dovere di amarlo.

3) La preghiera è un bisogno.

Noi siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno del suo perdono; siamo molto deboli per cui abbiamo continuo bisogno del suo aiuto; abbiamo bisogno di tante grazie e a chi possiamo ricorrere nelle nostre necessità se non a Lui, che ci ama di un amore infinito, che vuole aiutarci e può aiutarci perché è onnipotente.

4) La preghiera è efficace.

Noi siamo sicuri di ottenere da Dio quello che gli domandiamo? Certamente, perché ce l’ha promesso:
«Qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome ve la concederà» (G. 16:23). «Chiedete e vi sarà dato” (Mt. 7:7).
Durante il pellegrinaggio della Vergine di Fatima in tutto il mondo dal 1947 al 1955, nella città di Badajoz (Spagna) avevano preparato i più ricchi addobbi; tutte le autorità civili, militari, il Vescovo, il Clero, le Associazioni religiose e una innumerevole moltitudine di popolo stavano in gioiosa attesa della miracolosa Vergine. A darle il primo benvenuto era stata incaricata una giovanetta cieca.
Era davanti al microfono e, col metodo dei ciechi, leggeva il suo affettuoso indirizzo in cui diceva fra l’altro: «Tutti sono qui attorno alla tua Immagine, o dolce Signora di Fatima, per porgerti i loro filiali omaggi, per cantare le tue lodi, per venerarti e contemplare il tuo volto di paradiso. Anche io ti venero e ti amo anche se non ti vedo, perché la pupilla dei miei occhi è spenta! … Deh, liberami dalle tenebre che mi avvolgono; dai luce a questi occhi che vorrebbero vedere tutto quello che la fantasia mi dipinge nella mente!… Ma se non sono degna di questa grazia, o Signora di Fatima, aumenta la mia fede; dammi forza e coraggio per prendere dalla mano di Dio la mia sventura; sostieni la mia debolezza e illumina l’anima mia perché un giorno possa vederti e amarti in Paradiso».
Non si era spenta ancora l’eco delle ultime parole che un grido formidabile di gioia saliva al cielo: la fervorosa preghiera della fanciulla otteneva d’un tratto la vista ed essa si gettava, profondamente commossa, ai piedi della Vergine per esprimerle più con le lacrime che con le parole la grande gioia e la riconoscenza che sentiva nel cuore. La sua fervorosa ed umile preghiera aveva ottenuto il miracolo.

5) La preghiera è necessaria per tutti

tanto necessaria che se non preghiamo non possiamo salvarci, perché Dio ha stabilito di darci le sue grazie mediante il mezzo semplice della preghiera. Per questo Gesù non solo ci esorta, ma ci comanda di pregare: «Chiedete e otterrete» — «Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto ma la carne è debole (Mt. 14:38) — «Bisogna pregare sempre senza stancarsi mai» (Lc. 18:1).
E con la preghiera che otteniamo la forza di resistere agli assalti del demonio; è con la preghiera che otteniamo la forza di vincere le nostre cattive inclinazioni; è con la preghiera che otteniamo l’aiuto necessario per osservare i Comandamenti di Dio e compiere bene il nostro dovere quotidiano: in una parola è con la preghiera che noi otteniamo l’aiuto necessario per salvarci.
Nella prefazione del libretto «Del gran mezzo della preghiera» S. Alfonso Maria d. L. dice: «I predicatori e i Confessori inculcano tanti buoni mezzi alle anime per conservarsi in grazia di Dio: la fuga delle occasioni, la frequenza dei Sacramenti, la resistenza alle tentazioni, l’ascoltare la divina parola, il meditare le massime eterne ed altri mezzi, tutti umilissimi, non si nega, ma io dico a che servono le prediche, le meditazioni e tutti gli altri mezzi che danno i maestri spirituali senza la preghiera, quando il Signore ha dichiarato che non vuole concedere grazie se non a chi prega? «Chiedete e otterrete» (Gv. 16:24).
Senza la preghiera, parlando secondo la Provvidenza ordinaria, resteranno inutili tutte le meditazioni fatte, tutti i nostri propositi e tutte le nostre promesse. Se non preghiamo, saremo sempre infedeli a tutti i lumi ricevuti da Dio e a tutte le promesse da noi fatte. La ragione di questo sta in ciò: per fare attualmente il bene, per vincere le tentazioni, per esercitare le virtù, insomma per osservare i divini precetti non bastano i lumi da noi ricevuti, le considerazioni e i propositi da noi fatti, ma occorre l’aiuto attuale di Dio. Ora il Signore non concede quest’aiuto attuale se non a chi prega e a chi prega con perseveranza. I lumi ricevuti, le considerazioni e i buoni propositi fatti servono molto, ma è con la preghiera che otteniamo il soccorso divino che ci preserva dal peccato, ma se noi non preghiamo saremo perduti… Se per il passato vi trovaste aggravata la coscienza di molti peccati, credetemi, questo è il motivo: la trascuratezza di pregare e di chiedere a Dio l’aiuto per resistere alle tentazioni che vi hanno assalito» — motivo per cui il Santo Dottore affermava — «Chi prega si salva, ma chi non prega si danna».

A conferma di quanto dice S. Alfonso, riporto una pagina del libretto «Sono dannata», che porta l’Imprimatur del Vicariato di Roma: garanzia della serietà del tremendo episodio. Editrice del libretto: Libreria Sacro Cuore – Via Lenzi – Messina.
Una giovane, Annetta, già condannata all’inferno, è costretta da Dio a parlare all’amica Clara ancora vivente e che nell’autunno del 1937, quando avvenne l’episodio, si trovava a trascorrere le ferie in riva al Lago di Garda.
«Tu mi ammonisti una volta: Anna, se non preghi vai alla perdizione! Io pregavo davvero poco e anche :questo poco svogliatamente. Allora purtroppo tu avevi ragione. Tutti coloro che bruciano nell’inferno non hanno pregato o non hanno pregato abbastanza.
La preghiera è il primo passo verso Dio e rimane il passo decisivo, specialmente la preghiera a colei che fu la Madre di Cristo, il nome della quale noi non nominiamo mai. La devozione a lei strappa al demonio innumerevoli anime che il peccato gli consegnerebbe infallibilmente nelle mani. Proseguo il racconto consumandomi d’ira e solo perché devo (era costretta da Dio a dire la verità). Pregare è la cosa più facile che l’uomo possa fare sulla terra. E proprio a questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno. A chi prega con perseveranza, Dio a poco a poco dà tanta luce, lo fortifica in maniera tale che alla fine anche il peccatore più impantanato si può definitivamente rialzare, fosse pure ingolfato nella melma fino al collo.
Negli ultimi anni della mia vita terrena non ho più pregato come di dovere e così mi sono privata delle grazie senza le quali nessuno può salvarsi».

6) I difetti della preghiera

Gesù ha detto: «In verità vi dico che qualunque cosa domanderete al Padre mio nel mio nome Egli ve la concederà» (Gv. 16:23). Come si spiega allora — dice qualcuno — ho pregato molte volte e il Signore ha fatto il sordo con me?
Non diamo la colpa al Signore quando essa è tutta nostra. Se non abbiamo ottenuto è perché abbiamo pregato male. Infatti la Parola di Dio ci dice (Ge. 16:23):
«Chiedete e non ottenete perché chiedete male». S. Agostino spiega così queste parole: Non ricevete o perché voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente.

a) Perché siete cattivi
Noi che ci lamentiamo di non essere esauditi, come stiamo di coscienza? Se siamo in peccato mortale come possiamo pretendere che Dio ci ascolti? Il peccato grave ci fa schiavi di Satana e noi, dopo aver servito il demonio, abbiamo il coraggio di domandare la paga al Signore? Il peccato mortale ci fa nemici di Dio e noi pretendiamo che Egli aiuti di suoi nemici, i quali si beffano di Lui e saranno peggio di prima? Il Signore non è come gli uomini che vedono solo l’esterno, ma Egli scruta i cuori. Possono essere belle le parole che noi gli rivolgiamo, ma se la nostra anima è cattiva non saremo esauditi, ma riceveremo il rimprovero che Gesù lanciò ai farisei ipocriti: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me» (Mt. 15:8). Un uomo vive immerso nella melma dell’impurità, bestemmia, non va in chiesa, non prega ecc. In un momento della vita, mentre tutto gli va a rovescio, si ricorda di Dio e lo prega, accende delle candele votive, fa qualche offerta. La sua preghiera probabilmente, per nòn dire certamente, non sarà esaudita ed allora l’infelice impreca e bestemmia e decide di non pregare più. Come può costui pretendere di essere esaudito mentre egli continua a stare col peccato mortale nell’anima, non si pente affatto e non vuole confessarsi? Così una donna mondana, che calpesta la purezza in tutti i modi, come può pretendere di essere ascoltata da Dio se lei non vuole distaccarsi dal peccato che la lega al demonio? Ma allora — potrebbe dire qualcuno — è del tutto inutile che il peccatore preghi? No, è bene che lui preghi affinché il Signore gli usi misericordia dandogli un giorno o l’altro la grazia della conversione. Quindi perché la nostra preghiera venga esaudita, è necessario anzitutto essere in grazia di Dio, o, se si è in peccato, che ci si penti di esso e si abbia la buona volontà di confessarsi.

b) Perché domandate cose cattive
Gesù ci dice: « Finora non avete chiesto nulla nel mio nome: domandate e riceverete » (Gv. 16:24). Cosa significa domandare nel nome di Gesù? Significa domandare cose che riguardano il bene dell’anima nostra e la salvezza eterna. A quanti Gesù potrebbe rivolgere le parole che disse ai figli di Zebedeo: «Voi non sapete cosa domandate» (Mt. 20:22).
Purtroppo la nostra natura decaduta si china verso le cose della terra e non ci fa vedere il fine della nostra vita: la nostra salvezza eterna. Infatti a che cosa si riducono le nostre preghiere? Forse a chiedere la luce della verità ?… L’aumento della grazia santificante?… Il fervore dell’amore di Dio?… Il distacco dalle cose terrene e l’amore delle cose spirituali ?… La forza per tenere lontano da noi il peccato?… L’aiuto per esercitarci nelle virtù?… Chiediamo specialmente la nostra salvezza eterna?… No! Chiediamo invece una vita senza croci, una vita piena di beni materiali, di piaceri, di onori, ecc., cioè chiediamo che questa terra da valle di lacrime diventi valle di piaceri più o meno illeciti. Ma ci pensiamo che con queste cose noi roviniamo la nostra anima! Che pregiudichiamo la nostra salvezza eterna! Quanti, se non avessero avuto tanto denaro, ora sarebbero in Paradiso! Quanti, se non fossero saliti tanto in alto fra gli uomini, ora non sarebbero scesi tanto in basso fra i demoni! Quanti, se a tempo opportuno avessero avuto una croce, un lutto, la morte, ora non si dispererebbero per sempre nell’inferno!
Ecco perché Dio, Padre nostro, che ci ama senza misura e vuole la nostra felicità eterna, non sempre ci esaudisce quando gli chiediamo i beni terreni. Quale madre darebbe al suo piccolo figliuolo un rasoio, una pistola, una forbice ecc., per giocare? No, certamente, perché questi oggetti gli faranno del male, ma gli darà invece qualche altra cosa che lo farà contento senza fargli del male. E noi possiamo pensare che Dio non faccia per le anime nostre quello che la madre terrena fa con il suo figliuoletto? Perciò quando chiediamo beni temporali, salute, benessere, guadagni, riuscita negli affari ecc., dobbiamo chiederli sempre con sottomissione alla volontà divina e con la condizione che non nuocciano alla salute dell’anima nostra, che non pregiudichino la nostra salvezza eterna. Il Signore conosce meglio di noi i nostri bisogni e non ci farà mancare mai quello che ci è utile e necessario. Al riguardo riporto dal libro «Padre Pio da Pietralcina» del P. Alberto d’Apolito due edificanti testimonianze di due persone viventi: Pietruccio Cugino e Mercurio Vincenzo.

1) Pietruccio Cugino frequentava Padre Pio fin da quando era fanciullo ed aveva la vista. Nel 1932 in un pomeriggio, Pietruccio, ancora molto giovane ma già privo della vista da sette anni, si recò al convento, accompagnato dal terziario francescano Fini Michele, per salutare Padre Pio, che a quei tempi era relegato nel convento per i provvedimenti restrittivi delle supreme autorità.
Padre Pio gradì molto la visita di Pietruccio e gli rivolse subito la parola.

— «Beato te, Pietruccio, che non vedi il fango e il marciume di questo mondo. Hai meno occasioni di offendere il Signore!
Dimmi la verità, hai desiderato qualche volta di riavere la vista?
— (Pietruccio): «Non ci ho mai pensato…».
— (P. Pio): «Vorresti riaverla?».
— (Pietruccio): «Non so che cosa rispondere».
— (P. Pio): «Come non lo sai! Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, ci debbo pensare».
— (P. Pio): «Se la vuoi, pregheremo la Madonna, che è tanto buona e potente sul cuore del Figlio suo Gesù…».
— (Pietruccio): «Padre, io sono nato con la vista. All’età di dodici anni, il Signore me l’ha tolta. Se il Signore mi ha tolto la vista ha avuto i suoi motivi. Ora perché pregare contro la volontà di Dio? Perché richiedere ciò che prima mi ha dato e poi mi ha tolto?».
— (P. Pio): «Vuoi o non vuoi la vista?».
— (Pietruccio): «Padre, il Signore sa quello che fa. Io voglio fare sempre la volontà di Dio. Se il Signore dovesse restituirmi la vista e questa dovesse essere occasione di peccato, ci rinunzio».
Padre Pio, a questa risposta decisa e sapiente di Pietruccio, con l’animo pieno di gioia, lo abbracciò e lo benedisse.

2)Il prof. Mercurio Vincenzo nacque cieco a Benevento. Da giovane reagì alla cecità dandosi con passione allo studio. Si laureò giovanissimo in filosofia e scienze affini nel 1941 e conseguì subito la cattedra di Benevento.
Cresciuto senza educazione religiosa, non frequentava né chiesa né Sacramenti. In occasione di una visita a P. Pio, viene scosso nel suo spirito, si converte e comincia una vita veramente cristiana. Nell’agosto del 1950 vinse la cattedra alle magistrali di S. Giovanni Rotondo, dove si tabi1isce definitivamente. Nel dicembre del 1959 Padre Pio benedice il suo matrimonio con una giovane ostetrica di Brescia, venuta a S. Giovanni Rotondo, nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, per motivo di lavoro. Da questo matrimonio nacquero cinque figli. Dopo il quinto parto, la giovane madre si ammalò di male incurabile. Il suo calvario durò alcuni anni. Si pregava da tutti per la guarigione della giovane sposa e madre, che doveva accudire al marito bisognoso, ai piccoli da crescere e alle faccende di casa.
Un giorno P. Alberto, l’autore del suddetto libro, disse al Prof. Mercurio: «Vincenzo, ho saputo che la signora va peggiorando. Preghiamo con insistenza, cerchiamo di strappare la grazia della guarigione al Cuore della Madonna, mediante l’intercessione di P. Pio. La sua vita è necessaria per te, per i bambini e per la casa».
Vincenzo, reprimendo il suo dolore, mi rispose:
«Padre Alberto, giorno e notte prego che si compia la volontà di Dio nella mia famiglia. Egli sa quello che fa. Se vuole la mia diletta consorte, come vittima, la prenda pure per la maggior glorificazione del suo santissimo nome».
P. Alberto: «Vincenzo, la tua preghiera è ben fatta, è la preghiera di un uomo di Dio. Il Signore però vuole che i chieda per ottenere grazie. Nel Vangelo vi è un invito incessante alla preghiera… un invito pressante a domandare con fede la guarigione e la salute della consorte».
Vincenzo: «Le parole del Vangelo sono rivolte alle anime superficiali, a quelle anime convertite di recente, tentennanti dinnanzi alle prove. Gesù per aiutarle le invita a chiedere, a bussare, a pregare per ottenere le grazie.
Le anime già formate agli insegnamenti di Cristo, non hanno bisogno di chiedere. Esse sanno di essere totalmente possedute dal Signore e nulla desiderano che non sia conforme alla volontà di Dio».
P. Alberto: «Quello che tu dici è vero. Ma il Signore nonostante che sia in noi vuole che si chieda ciò che desideriamo».
Vincenzo: «Io ho sempre pregato: Signore, se vuoi la vittima nella mia famiglia, prendi me che sono un povero cieco; risparmia la mia consorte che è necessaria per i miei bambini. Se il Signore non mi ascolta, che cosa ci posso fare? Non mi ribello alla sua volontà, anzi prego che si compia in tutta la pienezza nella mia famiglia per la maggior gloria di Dio».
Risposta sublime! La donna morì santamente. E quando P. Alberto, prima di sciogliersi il corteo funebre, si avvicinò a Vincenzo ed esclamò: «Vincenzo, non so cosa dirti!…». Egli gli rispose: «Padre Alberto, ringraziamo il Signore. Il suo santissimo nome è stato glorificato nella mia famiglia. Sia fatta sempre la sua divina volontà».
Quali sublimi insegnamenti ci danno questi due ciechi, formati alla scuola di un grande maestro di preghiera e di sofferenza, P. Pio da Pietralcina!

c) Perché la preghiera è fatta male
La preghiera è fatta male quando si prega: 1) senza attenzione; 2) senza umiltà; 3) senza fiducia; 4) senza perseveranza.

1) Senza attenzione La preghiera è una conversazione con Dio, così come si conversa col padre, con la madre, con l’amico, con una persona cara.
Quando preghiamo non è necessario il libro, non è necessaria tanta istruzione. Ci sono delle persone che neppure sanno leggere, eppure sanno pregare benissimo. Basta aver fede che Dio è presente, ci vede, ci ascolta e conosce anche i desideri più intimi del nostro cuore. Quando noi abbiamo presente questo, allora la nostra preghiera diventa facile e attenta.
Quando un fanciullo parla con suo padre, con la sua mamma, con i suoi fratelli o amici, non usa frasi stampate di un libro, non si distrae, ma con grande spontaneità dice loro quello che sente nel suo cuore, quello che desidera ecc. Così dobbiamo fare anche noi quando preghiamo, quando parliamo con il nostro Padre Celeste, con Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, con i Santi, nostri fratelli.
Non credìamo che la preghiera consista nel dire molte parole, alle volte con tono alquanto forte da disturbare anche gli altri; non consiste nel recitare parole con le labbra, mentre la nostra mente pensa ad altre cose, i nostri occhi si voltano a destra e a sinistra, il nostro cuore è lontano con qualche creatura. Pregando in questo modo non possiamo pretendete che Dio ci ascolti quando noi stessi non pensiamo e non sappiamo quello che stiamo chiedendo. Gesù ci avverte: «Questa gente mi onora con la bocca, ma il suo cuore è lontano da me » (Mt. 15:8). « Quando pregate non usate tante parole, come fanno i pagani che credono di essere esauditi per il molto parlare. Non imitateli perché il vostro Padre celeste sa bene, prima ancora che glielo chiediate, di quai cose avete bisogno» (Mt. 6:7).
Perciò bisogna pregare con la mente e con il cuore e cioè attentamente e devotamente.

2) Senza umiltà
Dio è Maestà infinita e perfettissima, mentre noi siamo nulla peccatori, indegni delle sue grazie e meritevoli dei divini castighi. Perciò quando preghiamo ci si addice un contegno umile, convinti della nostra indegnità. Dio respinge la preghiera del fariseo perché era superbo, mentre accolse quella del pubblicano perché umile (Lc. 18:10-14).
L’umiltà è la migliore disposizione per ben pregare e per ottenere le grazie da Dio. La preghiera di un’anima umile penetra il cielo e Dio la esaudisce.

3) Senza fiducia
L’umiltà non deve però generare in noi diffidenza verso la Bontà di Dio. Noi siamo indegni di essere ascoltati dal Signore, ma abbiamo da trattare con la sua misericordia infinita. Uniti a Gesù, Capo del Corpo mistico, scompare la nostra indegnità e quindi possiamo ottenere tutto quello che chiediamo ed è utile per la gloria di Dio e per il nostro bene spirituale, per la nostra salvezza. Preghiamo noi con questa fiducia? San Bernardo dice: «Essendo la divina misericordia una fonte immensa, più grande è il vaso della confidenza, maggiore sarà l’abbondanza di grazie che si ottengono». La fiducia è indispensabile per essere esauditi perché essa è la chiave che ci apre i tesori della bontà. Infatti Gesù ci dice: «Qualunque cosa domanderete con la preghiera, abbiate fiducia di ottenerla e l’otterrete» (Mc. 11:24). La nostra fede dev’essere totale e piena di fiducia. Soprattutto dev’essere molto umile. Dobbiamo partire dal principio che Dio ne sa infinitamente più di noi circa quello che ci conviene o non ci conviene ottenere in funzione della nostra salvezza eterna, che è la sola che conta veramente. Dobbiamo anche ricordare che Dio può mettere alla prova la nostra fede e fingere di «nascondersi» alla nostra preghiera, e allora dobbiamo ripetere l’invocazione che Gesù ci ha insegnato: «Sia fatta la Tua volontà e non la mia». Con queste disposizioni il cristiano deve chiedere l’aiuto di Dio nelle sue necessità. Sicuro che, se la grazia che chiede non contraddice il divino volere, la sua preghiera sarà esaudita anche nell’ordine temporale delle cose; e a maggior ragione in quello soprannaturale.

4) Senza perseveranza
Un uomo a mezzanotte batte alla porta di un suo amico: amico, prestami tre pani perché mi è capitato a casa improvvisamente un amico che ha fame ed io non ho nulla da dargli. L’amico non viene neppure alla finestra e di dentro gli risponde: Senti, mi dispiace ma ho già chiuso tutta la casa. Io sono a letto, i miei figli pure, non posso accontentarti. L’altro non si scoraggia e ricomincia a battere la porta una, due, tre volte. L’amico non può più dormire ed allora si alza e l’esaudisce se non per amicizia, ma almeno per togliersi quella seccatura (Lc. 11:5-8).
Con questa parabola Gesù ci raccomanda la perseveranza nella preghiera. Quindi preghiamo senza scoraggiarci e con perseveranza. Santa Monica per ottenere la conversione di suo figlio S. Agostino pregò per ben diciotto anni.

7. – Alcune difficoltà
1) Tanti dicono: Io non ho tempo di pregare perché sono troppo occupato nei miei affari.
Chi dice così sconosce il motivo per cui egli si trova su questa terra. Non sa che qui siamo di passaggio diretti all’altra vita, quella vera che durerà per l’eternità.
Senza la preghiera non possiamo salvarci e la salvezza dell’anima è l’affare più importante della nostra vita.
2) Altri dicono: Io m annoio a pregare e mi distraggo continuamente.
Questo è dovuto al fatto che il vostro cuore è attaccato alla vanità del mondo; voi amate le creature, il denaro, i piaceri e non amate affatto il Signore.
3) Altri dicono: Io non prego perché non ottengo niente.
Questo succede perché, come già abbiamo detto, o voi siete cattivi, o perché domandate cose cattive, o perché pregate malamente, oppure voi vi ingannate Infatti anche quando vi sembra di non essere esauditi, dovete ricordare che Dio, nella sua infinita bontà misericordiosa, anche se non vi concede quella grazia particolare che voi gli domandate, perché è nociva all’anima vostra nonostante che voi la stimiate necessaria, vi concederà grazie molto più grandi e necessarie di quelle da voi richieste. La nostra preghiera non è mai vana, non è mai sterile perché anche se non ci ottiene quello che noi chiediamo, ci otterrà certamente altre grazie più utili e necessarie.
8. – Osservazione
La preghiera non è fine a se stessa, ma è un mezzo stabilito da Dio per ottenere le sue grazie, per compiere bene il proprio dovere, per salvarsi facendo la sua volontà. Ma se una persona recita molte preghiere a scapito del suo dovere, e porta odio, non vuole perdonare il suo prossimo, calpesta la purezza, commette ingiustizie, ecc., a che cosa gli giova la preghiera? A nulla, perché dice il Signore: «Non chi dice:
Signore, Signore, entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, questi entrerà nel regno dei Cieli!» (Mt. 7:21).

Fratello carissimo, ti prego, a conclusione di quanto è stato detto, di riflettere su quanto S. Alfonso scrisse nel citato libretto: «Del gran mezzo della preghiera»:
«Tutti i beati, eccetto i bambini, si sono salvati con la preghiera. Tutti i dannati si sono perduti per non aver pregato. Se avessero pregato non si sarebbero perduti».

Perciò ogni giorno ricorri all’arma della preghiera per stare sempre in grazia di Dio e prega Maria Saritissima perché ti ottenga la grazia di fare bene i Nove Primi Venerdì del mese per conseguire la Grande Promessa del Cuore di Gesù.

primo Esempio

Delirio che scompare alla vigilia del Primo Venerdì
Nel maggio 1913 si ammalava in Genova un giovarietto tredicenne e la malattia l’assalì con tale violenza che fin dai primi giorni perdeva la conoscenza, nè vi era speranza che potesse riacquistarla. La sua povera madre era inconsolabile per il timore che, morendo senza poter ricevere i Sacramenti, potesse perdersi eternamente. O se tutte le madri sapessero amare di questo vero amore i loro figli!
Quel giovanetto aveva già incominciato le Comunioni dei primi venerdì. Poteva il Sacro Cuore di Gesù abbandonarlo in quegli estremi momenti? Erano ormai 15 giorni che era in delirio e si era giunti al giorno 5 giugno, vigilia del primo venerdì del mese. Improvvisamente, con grande sorpresa di tutti, egli si desta come da un sogno e domanda: Che giorno e domani? Il primo venerdì, risponde la madre. E conie potrò fare domani la Comunione se mi trovo a letto? Non temere, bambino mio, soggiunse quella giubilante, Gesù è tanto buono che verrà Lui stesso a trovarti, giacché tu non puoi andare in Chiesa.
Fu chiamato subito il Confessore, cui il giovanetto fece con piena lucidità di mente la sua confessione e, dopo breve preghiera, un’altra volta restò privo di sensi e non si ridestò dal suo torpore mortale che il giorno dopo quando gli fu portata la Comunione. Dopo aver fatto un breve ringraziamento si assopì di nuovo. Durante i 12 giorni che ancora visse non diede più alcun seguo di conoscenza. Finalmente il 18 giugno rese la sua bell’anima a Dio, che fedele alla sua Grande Promessa, lo accoglieva nel regno della sua gloria.
(Dal periodico: «La settimana religiosa di Genova)

2° Esempio

«Da circa 50 anni — dice il citato don Antonio Santangelo — il signor Nicola non entrava in chiesa. Non che fosse un mangiapreti, ma quell’abitudine non l’aveva mai avuta. Un giorno pensai come fare per salare quest’anima.
Non vedevo mezzo alcuno. Intanto continuavo a salutarlo per primo e a rivolgergli qualche breve parola passando avanti la sua casa. Un altro giorno pensai: debbo fargli fare i primi Nove Venerdì. Dal pensare… a fare ci sono due mari, tuttavia bisognava cominciare a fargli la proposta e fargliela tante volte.
Un giorno gliela andai a fare. Il signor Nicola trasecolò; gli avessi parlato cinese forse avrebbe capito qualche cosa di più. Di questo ne ero certo; ma pensai:
un grosso albero non si taglia con un solo colpo discure. Così ritornai di tanto in tanto alla carica, finché un giorno mi disse: Ma faccia come vuole!…
— No, signor Nicola; questo mai. Come posso portagli il Signore se lei non lo vuole ricevere… Se però lo vuole fare entrare a casa sua io glielo porto. — — Può essere che caccio il Signore da casa mia? — “Ci siamo”, pensai. E al 1° Venerdì successivo gli feci cominciare i 9 Venerdì. Non li cominciò con tanto entusiasmo, ma neppure male. Così continuai a porta- gli la Comunione, anche quando lui poteva venire in chiesa con i suoi piedi. Però notai presto il lavorìo della Grazia. Cominciò ad attendere la Comunione e a petere le preghiere con me, rassegnarsi alla malattia e a pregare da solo.
Finalmente terminò i 9 Venerdì in questo anno 1975. L’indomani dell’ultimo Venerdì, senza che messuno se l’aspettasse, morì. Gesù l’aveva promesso e Lui sa mantenere la parola».

 

Nono Venerdì – IL DOLORE
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Se Dio è Amore e Misericordia, come si spiega il dolore che attanaglia l’umanità? Questa è la difficoltà più frequente che si sente fare anche dal credente, dal cristiano che frequenta la Chiesa e i Sacramenti, perché si dimentica che il mondo com’è adesso non è quello voluto da Dio, ma quello rovinato dal peccato.
Dio, dopo aver creato il mondo con tutte le meraviglie che ci circondano: il sole, la luna, le stelle, i mari, i monti, le piante, i fiori, i frutti di ogni genere; dopo aver creato l’indefinita varietà di pesci, di uccelli, di animali; dopo aver preparato la culla del genere umano con tutte le delizie del paradiso terrestre, volle creare l’uomo a sua immagine e somiglianza per renderlo partecipe un giorno della sua stessa felicità eterna.
Creando l’uomo avrebbe potuto lasciarlo nel semplice stato naturale e, dopo una vita naturalmente onesta, dargli una felicità naturale, infinitamente inferiore a quella soprannaturale del Paradiso. Dio, invece, elevò l’uomo allo stato soprannaturale facendolo suo figlio adottivo. Siccome il figlio deve avere la stessa natura del padre, Dio lo fece partecipe della sua natura divina mediante la grazia santificante, per cui Gesù ci fa pregare: «Padre nostro, che sei nei cieli… » (Matt. 6,9), e San Giovanni (I Gv. 3,1-2) ci dice: «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!… Carissimi noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui perché lo vedremo così come Egli è».
Oltre il dono soprannaturale della grazia santificante, che ci fa partecipi della vita divina, Dio aveva dato all’uomo altri doni, fra i quali quelli preternaturali dell’impassibilità e dell’immortalità, per cui l’uomo non doveva mai soffrire e mai morire. Tali doni erano però legati alla riuscita della prova alla quale Dio sottopose l’uomo.
Che cosa poteva mancare all’uomo in quella dimora incantevole? Nulla: godeva un paradiso in terra in attesa di entrare un giorno nella gloria e nel possesso di Dio per tutta l’eternità.
Un solo comando gli aveva dato Dio: non mangiare i frutti dell’albero che si trovava nel mezzo del giardino del paradiso terrestre. Conosciamo la storia della sua dolorosa caduta:
Adamo, spinto da Eva già sedotta da Satana, si ribellò a Dio mangiando il frutto dell’albero vietato. Commise il primo peccato grave di superbia e di ribellione, chiamato «peccato originale», perché Adamo è il capostipite dell’umanità.
L’uomo, staccandosi da Dio con una scelta libera ed errata, ha innescato tutto un processo di realtà negative, delle quali la peggiore è la morte. Infatti la parola di Dio (Sap. 2:23) dice «Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine della sua natura. La morte è entrata nel mondo per invidia del Diavolo» che convinse Adamo a ribellarsi all’ordine di Dio.
Come conseguenza del peccato non dobbiamo intendere solo la morte, ma anche la sofferenza di ogni tipo che ne è il sottoprodotto.
Il Padre, sin dal primo istante dopo il peccato, incalza col suo amore questi figli ribelli che si nascondono e cerca di provocare il loro pentimento, rivolgendosi prima ad Adamo: «Dove sei?», e poi ad Eva:
«Che cosa hai fatto?» (Gen. 3,8-12).
Sarebbe bastato che almeno uno di loro gli avesse detto: «Ho sbagliato! E colpa mia! » per permettere al Padre di reintegrarli nel primitivo stato di grazia, cioè della vita divina che li aveva resi figli di Dio e re del creato.
Dal momento che Adamo ed Eva non aff errarono il suo richiamo d’amore, il Padre prova con le maniere forti, presentando il drammatico quadro delle conseguenze del loro peccato, nella speranza che (se non per amore almeno per timore) riconoscano il loro errore, il loro peccato. Il Padre è sempre pronto al perdono, per convincercene basta citare un parallelo biblico con quello che Dio, mediante il profeta Natan, dice a Davide, dopo i suoi grandi peccati (2 Sam. 12,9-13): «Tu hai colpito di spada Uria 1’Hittita, hai preso in moglie sua moglie e lo hai ucciso con la spada degli Ammoniti. Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché ti mi hai disprezzato… Ecco io sto per suscitare contro di te la sventura dalla tua stessa casa.
Allora Davide disse a Natan: Ho peccato contro il Signore! Natan rispose a David: Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai». Dio per mezzo del profeta Natan che parla a suo nome, usa con Davide lo stesso tono e lo stesso stile che usò con Adamo.
Davide riconosce il suo peccato ed è salvo; tutte le sciagure prospettate su di lui e sulla sua famiglia vengono sciolte dal Padre che «perdona il peccato» e libera dalle sue conseguenze. Adamo invece non riconosce la sua colpa e il Padre non può intervenire con la sua misericordia. La famiglia umana, perché discendente da Adamo ed Eva, dovrà subire tutte le conseguenze del peccato: la sofferenza, la morte e tutte le angherie del Demonio, il padrone di cui il capostipite, Adamo, si è reso schiavo. Perciò il dolore e la morte sono le conseguenze del peccato originale aggravate dei peccati personali di ogni uomo.
Questo ci spiega perché la sofferenza e la morte ci ripugnano, proprio perché Dio ci ha creati per la felicità e l’immortalità. Gesù Cristo, la seconda Persona della SS.ma Trinità, s’incarnò nel seno purissimo dell’Immacolata e sempre Vergine Maria, e s’immolò sulla croce per rifare l’uomo decaduto di nuovo figlio di Dio ed erede del Paradiso. Per realizzare questo Gesù scelse la via della sofferenza, insegnandoci così che la sofferenza è condizione necessaria per salvarsi.

—2—

Dio è Amore (Gv. 4:8). La fede in questa fondamentale verità è necessaria per poter scorgere nell’amore di Dio la causa prima ed efficiente di tutte le sue opere.
È la sovrabbondanza del suo amore che ha reso Dio Creatore: «Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» (Gv. 1:3).
È il suo amore che ha ispirato l’Incarnazione: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito» (Gv. 3:16).
È l’ineffabile suo amore che ha voluto la redenzione: «Vivo nella fede che ho sul Figlio di Dio che mi ha amato e ha sacrificato sé stesso per me» (Gal.2:20).
È il suo tenero amore che ci ha dato i Sacramenti e particolarmente l’Eucaristia: «Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv. 13:1).
È il suo amore che ha disposto il Purgatorio per le anime che le prove e le sofferenze della vita non hanno abbastanza purificato.
È il suo amore infinito che ha preparato il Paradiso per le anime di buona volontà.
È il suo amore oltraggiato, respinto e giusto che ha creato l’inferno per gli Angeli ribelli e per gli uomini che, fino all’ultimo istante della loro vita terrena, disprezzano e rifiutano la grazia dell’Amore misericordioso che li chiama al pentimento e alla salvezza. Un paragone chiarisce l’affermazione. Immaginiamo un padre molto buono, che sacrifica tempo, energie, salute, sostanze, tutto sé stesso per il bene di un figlio. Costui, anziché ricambiare con amore riconoscente, pensa solo a sfruttare i benefici del padre e a beffarlo e ingiuriarlo. Il padre potrà sopportare, perdonare, correggere, richiamare per moltissime volte, ma quando tutto ciò è diventato inutile, si sdegnerà e punirà il figlio malvagio. Così fa Dio col peccatore ostinato. Egli ha amato l’uomo smisuratamente fino a sacrificare sé stesso. Ma se l’uomo sdegna quest’amore, allora Dio deve dare corso alla sua giustizia per riparare il suo amore.
L’inferno stesso è diventato nei mirabili disegni di Dio un efficacissimo mezzo di salvezza. Infatti se non ci fosse l’inferno pochissimi andrebbero in Paradiso: solo i Santi che amano Dio con tutto l’ardore del loro cuore, mentre la stragrande maggioranza degli uomini, incantata, stordita e ingannata dai piaceri terreni, dimenticherebbe Dio e disprezzerebbe il suo Paradiso. Invece la paura dell’inferno eterno spinge moltissimi a pentirsi dei loro peccati, a confessarsi per rimettersi in grazia di Dio e quindi a salvarsi. Per que— sto si può benissimo dire che salva più anime l’inferno che il Paradiso.

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Inoltre dobbiamo credere nell’amore di Dio nei singoli avvenimenti di cui s’intreccia la vita del mondo e dei singoli individui. Dio non può fare che opera di amore anche quando castiga su questa terra, perché il castigo di Dio è uno solo, 1inferno eterno, mentre i castighi temporali sono atti di misericordia per la salvezza delle anime.
Ecco al riguardo quanto diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor Consolata Betrone. Durante il conflitto italo-etiopico (1935-36), pregando Subr Consolata per i Cappellani militari perché si mantenessero all’altezza della loro missione, Gesù le rispondeva: «Vedi questi giovani (i soldati), la maggior parte nelle loro case marcirebbero nei vizi. Invece in guerra, lontani dell’occasione, con l’assistenza del Cappellano, mori ranno e saranno eternamente salvi». La stessa cosa le ripeteva circa la crisi economica che già travagliava il mondo primi dell’ultimo conflitto mondiale:
«Anche la miseria attuale che regna nel mondo non è opera della mia giustizia, ma della mia misericordia. Quante colpe di meno per mancanza di denaro. Quante preghiere di più s’innalzeranno verso il cielo nelle strettezze finanziarie. Oh, non credere che i dolori della terra non mi commuovono, ma Io amo le anime, le voglio salve, e per raggiungere il mio scopo sono costretto ad usare rigori. Ma credilo, è per fare misericordia. Nell’abbondanza le anime si dimenticano di me e sì perdono, nella miseria tornano a Me e si salvano».
Durante la tremenda seconda guerra mondiale, l’8 dicembre 1940 fra Gesù e Suor Consolata supplicante per la pace, si svolgeva il seguente dialogo:
— Vedi, Consolata, se oggi Io concedessi la pace, il mondo ritornerebbe nel fango… la prova non sarebbe sufficiente…
— Ma, Gesù, tutta questa gioventù inviata al macello!
— Oh, non è meglio due, tre anni di acerbe, intense, inaudite sofferenze e poi un’eternità di gaudii, anziché un’intera vita di dissolutezze e poi un’eterna dannazione?…
— Ma, Gesù, non sono tutti cattivi!
— Ebbene, i buoni aumenteranno i loro meriti. No, non dare la colpa ai capi delle nazioni, essi sono semplici strumenti nelle mie mani. Per potere salvare il mondo oggi è necessario così. Oh, quanta gioventù ringrazierà in eterno Dio per essere perita in questa guerra che l’ha salvata eternamente! Hai capito?… Se Io permetto tanto, tanto dolore nel mondo è per questo unico scopo: salvare le anime per l’eternità». Non passi inosservata la luminosa profondità delle parole «Non dare la colpa ai capi delle nazioni, essi sono semplici strumenti nelle mie mani», che ricordano il divino insegnamento al profeta Isaia (Is. 10:5-6):
«Oh! Assiria, verga del mio furore, bastone del mio sdegno. Contro una nazione empia (Giuda) io la mando e la comando contro un popolo con cui sono in collera perché lo saccheggi, Io depredi e lo calpesti come fango di strada».
Anche per bocca del profeta Geremia (Ger. 51:20) Dio dice di Babilonia:
«Un martello sei stata per me, uno strumento di guerra; con te martellavo i popoli, con te annientavo i regni». Questa mistica visione delle tragedie storiche prodotte dai «capi delle nazioni>’ che sono «semplici strumenti» nelle mani del Signore: 1) Non toglie la loro responsabilità del male che fanno e di cui hanno da rendere conto; 2) non impedisce che l’onnipotenza di Dio faccia servire anche la malvagità umana all’attuazione del suo disegno provvidenziale di eterna salvezza; 3) i flagelli della vita presente, accettati a purificazione nostra, servendocene pazientemente, diventano mezzi di soddisfazione e di espiazione, di santificazione e di apostolato.

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Come nelle sventure pubbliche, così in quelle familiari e individuali bisogna credere nell’amore di Dio. Sempre, anche nei casi più intensamente dolorosi, davanti ai quali l’umana ragione si domanda smarrita: ma perché? La risposta che viene dal cielo è ancora: amore, bontà, misericordia di Dio.
Un giorno alle lacrime di Suor Consolata per l’improvvisa morte di una sua compagna d’infanzia, certa Celeste Canda, che lasciava orfani quattro bimbi, dei quali la maggiore di appena nove anni, Gesù rispondeva: «Celeste Candia ora gode la mia dolce eterna visione e dal Paradiso veglia con maggiore tenerezza sulle anime dei suoi quattro bimbi, più che se fosse rimasta sulla terra». Quale soave conforto, quanta luce di Cielo gettano queste semplici parole su tutti i lutti familiari! La fede è l’unica forza nel dolore!

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Insomma credere all’amore misericordioso di Gesù vuol dire che Egli ci ama, ci vuole salvi e che tutto ciò che Egli opera, vuole o permette, sia nel mondo universo come nel piccolo mondo dell’anima, è sempre per il nostro bene. Sono poche però le anime, anche se dedite alla pietà, che abbiano questa fede viva e pratica nell’amore di Dio. Ce l’hanno forse, ma debole e facilmente essa vacilla sotto i colpi di scalpello del divino Artefice intesi a perfeziojiare l’opera delle sue mani.
Lo scultore ha dinnanzi a sé un blocco di marmo informe e ne vuole ricavare una bella statua. Prende lo scalpello e batte e ribatte sul marmo fino a quando la figura umana marmorea corrisponde a quella che ha ideato. Se il marmo potesse sentire e parlare direbbe all’artista: ma perché mi batti?… perché mi tormenti?… lasciami in pace! Lo scultore potrebbe rispondere: Faccio tutto questo per il tuo bene. Tu saresti un blocco di marmo insignificante, mentre col mio lavoro ti rendo celebre. Verranno a visitarti uomini illustri. Tu passerai alla storia e verrai custodito come un tesoro! — Così fa Gesù con noi. Sotto lo scalpello del dolore quante virtù esercitiamo: la fede, la speranza, la carità, l’umiltà, la pazienza e tante altre virtù. Quale cumulo di meriti guadagniamo per il Paradiso. Quante anime potremo salvare.
Le nostre sofferenze, in sé stesse di pochissimo valore, unite però alle sofferenze di Gesù Cristo, acquistano un valore inestimabile per la salvezza di tanti nostri fratelli peccatori. Ecco al riguardo il luminoso esempio del Papa Giovanni Paolo Il. Il giorno 24 maggio 1981, a undici giorni del sacrilego attentato, il Papa alla folla, accorsa in Piazza S. Pietro a mezzogiorno, rivolge un significativo messaggio registrato in cui dice fra l’altro: «Desidero oggi rivolgermi in modo particolare a tutti gli ammalati, esprimendo ad essi io, infermo come loro, una parola di conforto e di speranza. Quando, all’indomane della mia elezione alla Cattedra di Pietro, venni per una visita al Policlinico Gemelli, dissi di volere appoggiare il mio ministero papale soprattutto su quelli che soffrono. La Provvidenza ha disposto che al Policlinico Gemelli ritornassi da malato. Riaffermo ora la medesima convinzione di allora: la sofferenza accettata in unione con Cristo sofferente ha una sua efficacia impareggiabile per l’attuazione del disegno divino della salvezza. Ripeterò quindi con San Paolo: Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa. Invito tutti gli ammalati ad unirsi a me nell’offerta a Cristo dei loro patimenti per il bene della Chiesa e dell’umanità. Maria Santissima ci sia di sostegno e di conforto».

Quante anime sono portate a vedere in Dio più che il Padre buono il Padrone severo! E per esse questo dolce lamento di Gesù a Suor Consolata: «Non fatemi Dio di rigore, mentre Io non sono che Dio di amore!».
— E per esse la risposta di Gesù a Suor Consolata, che gli aveva domandato come preferisse essere chiamato: «Amore immenso, Bontà infinita». — per esse ancora il consiglio di Gesù a lei, indecisa se mettere in una lettera — che veniva inviata ad una persona benefattrice del monastero — «Il Cuore Sacratissimo di Gesù» oppure «Il Cuore buono di Gesù»: “Metti «il Cuore buono di Gesù» perché che Io sia santo lo sanno tutti, ma che sia buono non tutti lo sanno”.
L’anima pertanto che vuole vivere di amore, deve ben fondarsi in questa verità: Dio è Amore e tutto quello che vuole o permette nei riguardi di ciascuno di noi è per il nostro maggior bene, per la nostra santificazione e salvezza eterna — ed applicarla ai mille casi della vita quotidiana. Non fermarsi alle creature o agli eventi, ma in tutto vedere Dio e il suo amore misericordioso; e sempre, tanto nelle cose prospere quanto nelle avverse, nella quiete o tra i flutti in tempesta, raccogliere le proprie energie per far giungere al Cielo il grido della sua fede incrollabile: Sacro Cuore di Gesù, credo al tuo amore per me!
Ma se quando siamo provati dalla sofferenza ci lamentiamo contro il Signore, dimostriamo di avere pochissima fede. Chi non ha assistito qualche volta ad una vaccinazione di bambini? La mamma stessa porta dal dottore il suo bambino tanto amato. Il piccolo strilla, sferra calci con i suoi piedini per sfuggire dalle braccia materne, graffia e piange: Mamma cattiva, mamma cattiva! Ma la mamma, nonostante la sofferenza interna del suo cuore, non si lascia commuovere, denuda le rosee braccine e le sottopone alla lancetta pungente del dottore perché le scalfisca fino al sangue. La mamma perché fa vaccinare il suo bambino? Per farlo soffrire? No certamente, ma per preservarlo dalle malattie e fargli godere ottima salute. Così Dio, Padre nostro, fa con noi: ci sottopone alla vaccinazione del dolore per farci scampare dalle malattie gravi del peccato, che possono mandarci all’inferno, e per farci godere eternamente il Cielo. — Sotto la stretta del dolore noi, come un bambino che ancora non capisce, ci rivoltiamo contro Dio con i nostri insulti, bestemmie, insofferenze quasi a volerlo graffiare come i bambini della vaccinazione, ma il Signore che ci ama di un amore infinito non si lascia commuovere perché vuole il vero bene: la nostra salvezza e felicità eterna. — Quei bambini vaccinati, quando saranno cresciuti diranno: benedetta la severità della mia mamma che mi ha fatto soffrire perché così ora godo ottima salute! — Così noi provati ora dalla sofferenza, quando saremo in Paradiso, esclameremo: benedetta la severità di Dio che ci ha fatto soffrire sulla terra perché così abbiamo evitato l’inferno ed ora possiamo godere dell’eterna felicità dei beati!

La sofferenza è anche castigo ma sempre permeato di misericordia.
Quando Gesù incontrò nel tempio il paralitico, guarito miracolosamente, gli disse: «Non peccare più affinché non ti accada di peggio!» (Gv. 5). Queste parole di Gesù ci dicono chiaramente che tanti mali, tante sofferenze piombano sugli uomini come punizioni dei peccati. Il Signore manda i suoi castighi sulla terra ora qua, ora là secondo i suoi provvidi disegni. Gli uomini non sempre si accorgono della giustizia di Dio ed attribuiscono, specialmente i grandi cataclismi, alle leggi naturali. Un terremoto distrugge una città; una alluvione devasta un paese; un’eruzione vulcanica seppellisce una contrada; una violenta grandinata rovina un raccolto; una prolungata siccità rende inutile il lavoro dei contadini ecc. Questi fenomeni si possono spiegare mediante le leggi naturali, però chi opera è sempre Dio che, servendosi delle cause seconde, dà libero corso alla sua giustizia per punire qui la bestemmia, là la profanazione del giorno festivo, in un luogo l’impurità, in un altro luogo l’omicidio ecc. — Una conferma di questo ci viene dalla Madonna nella sua terza apparizione a Fatima, 13 luglio 1917: « La guerra (1914-18) sta per finiré, ma se gli uomini non cessano di offendere il Signore… ne incomincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illumrnata da una luce sconosciuta — (la così detta straordinaria aurora boreale che illuminò il cielo la notte dal 25 al 26 gennaio 1938) — sappiate che quello è il grande segno che vi dà Dio che prossima è la punizione del mondo per i suoi tanti delitti mediante la guerra, la fama e le persecuzioni contro la Chiesa e il Santo Padre)».
— E i giusti, i bambini, gl’innocenti?
Tanti dicono: Ma fra i peccatori non ci sono pure i bambini innocenti, i buoni? Perché devono soffrire anche loro se non hanno peccato? Questa difficoltà sorge perché noi in ogni tribolazione, in ogni sofferenza vediamo soltanto un castigo. Ma non è così, perché mentre il dolore è castigo per i peccatori, è fonte di meriti per i giusti, per gl’innocenti. — Non dobbiamo dimenticare che la felicità del Paradiso è proporzionata ai meriti e quindi i giusti, gl’innocenti avranno una gloria immensa in Cielo per le sofferenze subite sulla terra. Inoltre le sofferenze degl’innocenti, dei giusti riparano i peccati dei cattivi e attirano su di essi la misericordia di Dio. Con la moneta falsa non si può comprare nulla perché essa non ha alcun valore, invece con la moneta buona si può comprare quel che si vuole. Così la soffetenza del peccatore è moneta falsa davanti a Dio e non ha nessun valore. Invece la sofferenza del giusto, deIl’innocentQ è moneta buona ed ha un gran valore soddisfatorio, impetratorio e meritorio. E sono proprio le sofferenze dei buoni, degli innocenti che riparano l’offesa fatta a Dio dai peccatori, ottengono ad essi la conversione e la salvezza.
Cosa dice e ripete in proposito la Vergine di Fatima ai piccoli Lucia, Giacinta e Francesco? «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno perché non c’è nessuno che preghi e si sacrifichi per esse…».
Questo appello materno al dolore dei buoni, degli innocenti per la salvezza dei peccatori è una conferma che viene dal Cielo sull’efficacia della preghiera e della sofferenza dei giusti per la salvezza dei peccatori.
Leggiamo una pagina, molto istruttiva al riguardo, della biografia di Aldo Marcozzi, nato nel 1920 e morto nel 1940, scritta dal P. Petazzi 5.3.
Questo giovane dall’età di dieci anni era stato colpito da artrite deformante che poco a poco lo ridusse ad una completa immobilità. Una signora, che lo conosceva da parecchio tempo, venuta a fargli una visita un giorno che la sofferenza gli toglieva quasi la forza di parlare, gli disse: «Senti, Aldo; tu che parli sempre del tuo Gesù e dici che egli è tanto buono e misericordioso, dovresti sapermi dire in che consiste la sua misericordia dal momento che ti dà tante sofferenze senza un po’ di compassione. Che cosa hai fatto di male in questo mondo per essere così castigato? Se egli è un Dio giusto, come tu sei convinto, non dovrebbe martoriarti così. Queste tue sofferenze le doveva dare a un delinquente, non ti sembra?». Aldo, assumendo un aspetto grave e raccogliendo le sue povere forze, disse: «Povera signora! Quanto mi fa pena! Lei vorrebbe che un Dio così onnipotente e d’infinità bontà facesse soffrire un delinquente e quale bene ne potrebbe ottenere? Non conoscendo questi l’amore di Gesù, non saprebbe offrire i suoi dolori per la gloria del Signore; la sua vita diverrebbe una continua bestemmia e offesa di Dio, e dopo tutto si dannerebbe per sempre. Questo il Signore non lo vuole. Sceglie invece un’anima pura che sappia offrire la sua vita per la salvezza dei suoi fratelli peccatori. Quindi io sono il più felice di questo mondo, felice di fare la volontà di Dio ora e sempre per la sua maggior gloria!». Quindi, ripetendo quanto è stato detto, le sofferenze mandateci su questa terra in castigo dei peccati sono sempre atti della misericordia di Dio perché esse ci vengono inflitte per distaccarci dal peccato, per convertirci, per evitare l’inferno e raggiungere il Cielo. Perciò quando Dio castiga il peccatore, agisce sempre per amore perché con i castighi Egli vuole convertino e salvarlo.
Inoltre le sofferenze, se noi siamo in grazia di Dio, se le accettiamo e le offriamo con pazienza al Signore, ci fanno espiare su questa terra tutta o parte della
pena temporane dovuta ai nostri peccati e quindi ci fa evitare, o almeno abbreviare le pene del Purgatorio, che, secondo la maggior parte dei teologi con S. Tommaso, non sono paragonabili alle sofferenze terrene, perché la sofferenza più leggera del Purgatorio supera immensamente le più gravi di questa vita terrena.

— Tre difficoltà —

1) — Molti dicono: Perché Dio fa prosperare i cattivi e soffrire i buoni?
Anzitutto chi sono i cattivi e i buoni? I cattivi sono coloro che, mettendo da parte ogni legge morale, vivono sfrenatamente dandosi in braccio a ogni sorta di piacere e assecondando l’orgoglio e la sensualità. Vivono senza timore di Dio curando solo di conservare la vernice dell’onestà per non sfigurare nella società.
I buoni sono coloro che si sforzano di osservare la legge di Dio e fanno sforzi per resistere alle attrattive del male. Lo sforzo per rimanere in grazia di Dio richiede molti sacrifici e quindi la vita dei buoni è cosparsa di spine.
Dopo questa chiarificazione diamo una breve risposta alla difficoltà:
Dio è infinitamente giusto per cui premia ogni opera buona e castiga ogni opera cattiva. Ora anche l’uomo più malvagio di questa terra, durante la vita, certamente fa qualche opera buona. Dio, prevedendo che costui, per la sua cattiva volontà e per la sua ostinazione nel male, si dannerà, non potendogli ricompensare in Paradiso quell’opera buona che ha fatto, gliela ricompensa su questa terra con la prosperità temporale, con abbondanza di beni materiali. Per questo i cattivi godono e prosperano su questa terra.
Al contrario Dio, prevedendo che i buoni per la loro buona volontà nell’amarlo e servirlo su questa terra si salveranno, li fa soffrire in questa vita per ricompensarli poi smisuratamente in Paradiso. — Dice Gesù (Gv. 15:1): «Io sono la vera vite ed il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto lo toglie, e ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto». Perciò i buoni su questa terra vengono potati con le forbici delle tribolazioni, delle sofferenze affinché, portando con pazienza la croce ed esercitando le virtù, possano godere una incommensurabile felicità in Cielo proporzionata ai loro meriti.

2) — Nel mondo quanti peccati ci sono: bestemmie, scandali, impurità, omicidi, furti, ecc. Ora se è vero il detto «Non si muove foglia che Dio non voglia» si potrebbe dire che Dio voglia tanto male. Se Egli non volesse tutto questo male, questo non capiterebbe!
A quest’altra difficoltà diamo una piccola risposta. — Dio non vuole il male, anzi lo proibisce assolutamente a tutti con la minaccia dei castighi temporanei ed eterni. Infatti la legge di Dio dice: Non profanare il nome di Dio; non commettere atti impuri; non rubare; non ammazzare; ama il prossimo come te stesso, ecc. — Il Signore, quantunque non vuole il male, tuttavia su questa terra lo permette per rispettare la nostra libertà, domandandocene però conto nel giudizio particolare che avverrà subito dopo la nostra morte. Quindi i cattivi sono liberi — (certamente sempre fino ad un certo limite stabilito da Dio) — di fare il male. Ma Dio, nella sua infinita sapienza e potenza, dal male ricava sempre il bene facendo convergere tutto alla sua gloria e alla santificazione e salvezza eterna delle anime. Così per es. nella passione e morte di Gesù, il Padre Celeste permise il tradimento di Giuda; l’invidia e l’odio dei Farisei, dei sommi Sacerdoti e dei Capi del popolo che fecero condannare Gesù a morte; la vigliaccheria del governatore romano Pilato che, per timore di perdere il posto, condannò Gesù a morte, nonostante l’avesse riconosciuto innocente, ecc. Però Dio da tutto questo immenso male trasse il sommo bene della Redenzione dell’umanità.

3) — Alcuni dicono: Una volta che ci si è pentiti e confessati perché soffrire ancora?
Per espirare il male fatto. Un esempio illustra la risposta. — Un assassino viene condannato alla pena di morte o dell’ergastolo per i suoi delitti. Dopo 20-30 anni di buona condotta in carcere, egli inoltra domanda di grazia. Se il Capo dello Stato l’accetta, gli toglie la pena di morte o dell’ergastolo e lo fa rimettere in libertà. Però quell’uomo ha già espiati i suoi delitti con 30 anni di carcere. Così avviene per i peccatori pentiti e confessati. Con l’assoluzione del confessore il Signore toglie loro la pena dell’inferno eterno, però dovranno espiare i loro peccati o con le sofferenze di questa vita bene accettate e sopportate, oppure con le terribili sofferenze del Purgatorio. Conviene espiare la pena temporale dei peccati su questa terra le cui sofferenze sono immensamente inferiori a quelle del Purgatorio, ed anche perché, accettando e sopportando le sofferenze terrene con pazienza si acquistano meriti, mentre questo in Purgatorio non è più possibile. Perciò i buoni non dovrebbero mai lagnarsi delle sofferenze terrene, ma dovrebbero sottomettersi con gioia alla volontà del buon Dio che li vuole purificare in quella vita facendo loro guadagnare meriti e risparmiare del tutto o in parte le pene del Purgatorio.

TESORO SOTTO LA CROCE

Quando 5. Gregorio Magno era segretario alla corte di Costantinopoli, regnava sul trono di Oriente il giovane imperatore Tiberio Il. Costui, passando un giorno in un corridoio stretto ed oscuro del suo palazzo, vide scolpita una croce su una lastra di marmo del pavimento. «Signore, esclamò l’imperatore, noi ci segniamo con la tua croce la fronte, il petto e le spalle e poi la calpestiamO a terra? Non è possibile! E dà ordine di togliere subito quella lastra di marmo dal pavimento. Però sotto quella se ne trovò una seconda con lo stesso segno di croce. Tolta la seconda, la terza fino alla settima, le lastre portavano lo stesso segno di croce. Quando fece togliere anche quella ci fu una grande sorpresa: si trovò una cassetta piena di anelli d’oro, di verdi smeraldi, collane di perle, pallidi ametisti e tanti altri preziosissimi brillanti che l’imperatore guardava trasognato.
Come l’imperatore Tiberio ciascuno di noi attraversa il corridoio stretto ed oscuro della propria vita terrena. Ci si fanno incontro anni dolorosi segnati con la croce della sofferenza. Non disperiamoci, non lamentiamoci, ma ripetiamo anche noi: «Signore, noi ci segniamo con il segno della croce la fronte, il petto e le spalle e poi bestemmiamo, imprechiarno, ci lamentiamo quando ce la fai portare? No, ma vogliamo portare le nostre sofferenze con pazienza e dolce rassegnazione alla tua santa volontà perché alla fine della vita terrena, superata l’ultima croce, troveremo in Paradiso un tesoro incalcolabile di felicità eterna. Diceva Padre Pio al comico Campanini «Tutti quelli che ricorrono a me lo fanno per essere liberati dalle loro sofferenze, ma se costoro sapessero il grande Conclusione Per portare con pazienza e con gioia la nostra croce giornaliera, le nostre sofferenze, i nostri dolori di ogni giorno, dobbiamo scolpire nella nostra mente due verità:
1) – Nulla accade sia nel mondo materiale che in quello morale che Dio non abbia previsto, voluto o permesso fin dall’eternità.
2) – Tutto quello che accade nel mondo e a ciascuno di noi è voluto o pennesso da Dio per il nostro maggior bene e cioè per la nostra santificazione, per la nostra salvezza e per la nostra felicità eterna del Paradiso.
Se vivremo in pratica queste due verità allora anche noi ripeteremo con S. Francesco di Assisi: « E tanto il bene che io mi aspetto che ogni pena mi è diletto».

Ecco come il P. Giovanni Bigazzi S.J., morto il 13 luglio 1938, esprime il valore del dolore nell’ultima sua malattia: Il mio penare è una chiavina d’oro… piccola sì, ma che apre un gran tesoro.
È la croce, ma è la croce di Gesù:
quando l’abbraccio non la sento più.
Non ho contato i giorni del dolore; so che Gesù li ha scritti nel suo Cuore.
valore della croce, correrebbero incontro ad essa come i mondani corrono incontro ai piaceri.
Vivo momento per momento, e allora il giorno passa come fosse un’ora.
Mi han detto che, guardata dal di là, la vita tutta un attimo parrà.
Passa la vita, vigilia di festa; muore la morte.., il Paradiso resta.
Due stille ancora dell’amaro pianto, e di vittoria poi l’eterno canto.

Carissimo fratello, che oggi, con la grazia di Dio e l’assistenza della Madre Celeste, compi i Nove Primi Venerdì del mese secondo le intenzioni del Cuore di Gesù per ottenere la sua Grande Promessa, rifletti spesso sulla conclusione delle riflessioni di questo nono venerdì e sforzati di viverla nella vita pratica di ogni giorno ed allora vedrai la tua vita illuminata e riscaldata dall’amore sconfinato del Cuore di Gesù che con la sua Grande Promessa ti assicura il Paradiso: il Regno dell’Amore e della Felicità vera, piena ed eterna.

Preghiera per ottenere la forza di portare bene la nostra croce. Signore Gesù, abbi pietà di noi che abbiamo paura della Croce. Nonostante questa paura ti adoriamo, ti benediciamo, ti ringraziamo d’averla istituita: La Croce, salvezza del mondo!
La Croce, glorificazione di Dio!
La Croce, santificazione dei Santi!
Piega il nostro cuore ad amarla. Per virtù della Croce dà a noi:
la forza nel dolore, per non soffrire male la pace nel dolore, per soffrire bene iniziaci anche alla gioia nel dolore per soffrire molto bene come soffrono i Santi.
(P. Plus S.J.)

l Esempio

Il fatto avvenne nella città di Lovanio (Belgio) ed è narrato da un Sacerdote testimone di questa grazia singolare concessa dal Sacro Cuore di Gesù ad una pia signora di quella città, che era solita, conclusa una serie delle Comunioni dei nove primi venerdì, di cominciarne un’altra.
Era costei leggermente indisposta ed essendo vicino il primo venerdì del mese mandò ad avvertire il suo Confessore perché desiderava confessarsi e ricevere subito i Sacramenti. Il Sacerdote venne, la confessò per aderire al suo desiderio, ma quanto ad amministrarle il S. Viatico e l’estrema Unzione disse che non c’era una ragione sufficiente per farlo.
Si manda intanto a chiamare il dottor Levebre, insigne professore dell’università cattolica di Lovanio.
Al suo apparire la signora gli dice:
— Dottore siamo alla fine, desidero ricevere gli ultimi Sacramenti.
— Signora —, dice il dottore che era della stessa opinione del Sacerdote — per ricevere gli ultimi Sacramenti si richiede che vi sia almeno qualche pericolo di morte, mentre in lei non ve n’è alcuno, perciò non potrei in alcun modo dare il mio consenso.
La signora però tanto insistette e scongiurò di essere accontentata, che il Sacerdote, impensierito della sicurezza con cui ripeteva che tra poco sarebbe morta, finì col portarle la Comunione.
Appena comunicata in pochi istanti si ridusse agli estremi e si fece appena in tempo a somministrarle l’Estrema Unzione, ricevuta la quale, 4isse: «Ora bisogna lasciare tutto».
Ed in verità lasciava molto: un marito che era un angelo di bontà, quattro cari figliuoli e un ricchissimo patrimonio dalla cui rendita poteva sottrarre ogni anno una forte somma per opere pie.
— Bisogna lasciare tutto, — ripeteva — tale è la volontà di Dio; il mio cuore è in pace.
Pochi istanti dopo spirò con la dolce speranza di raggiungere il Paradiso promesso dal Sacro Cuore di Gesù ai suoi devoti.
(Milani: La Grande Promessa. Ediz. Luigi Favero – Vicenza).

2° Esempio

Una mattina di giugno — racconta il Sacerdote Ildebrando Antonio Santangelo (vedi opera citata) — fui chiamato al capezzale di Rosa M. Ella era ormai in corna per un colpo apoplettico. Dispiaciutissimo per non poterla confessare per riconciliarla con Dio, raccomandai ai parenti di chiamarmi sé essa avesse acquistato i sensi.
Dopo due giorni mi chiamarono. Rosa M. ragionava perfettamente. Si confessò, si comunicò e ricevette l’estrema Unzione con devozione. Meravigliato di tale lucidità improvisa e completa, le chiesi: Hai fatto forse i Nove Primi Venerdì? — Sì, mi rispose l’ammalata, molti anni addietro —.
Poco dopo perdette i sensi e morì.

FONTE: http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp

Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

Consacrazione al sacro cuore di gesù

ATTI DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE DI GESU’

gesu_cuoreCONSACRAZIONE AL SACRO CUORE

Io……, dono e consacro al Cuore adora­bile di Gesù la mia persona e la mia vita, le mie azioni, pene e sofferenze per non più servirmi di alcuna parte del mio essere, se non per onorarlo, amarlo e glorificarlo.
E’ questa la mia irrevocabile volontà: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando a tutto ciò che può dispiacergli.
Ti scelgo, Sacro Cuore di Gesù, come unico oggetto del mio amore, custode della mia vita, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e inco­stanza, riparatore di tutte le colpe del­la mia vita e rifugio sicuro nell’ora del­la mia morte.
Sii, o Cuore di bontà e di misericordia, la mia giustificazione presso Dio Padre e allontana da me la sua giusta indi­gnazione. Cuore amoroso di Gesù, pon­go in te la mia fiducia, perchè temo tut­to dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà.
Distruggi in me quanto può dispiacer­ti. Il tuo puro amore s’imprima profon­damente nel mio cuore in modo che non ti possa più dimenticare o essere separato da te.
Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poichè voglio vivere e morire come tuo vero devoto. Sacro Cuore di Gesù, confido in te!                    (di S. Margherita Maria Alacoque)

 

DONO DI SE’ AL SACRO CUORE

O  Gesù, mio Dio e mio Salvatore, che nell’infi­nita tua carità ti sei fatto mio fratello e sei morto per me sulla croce; Tu che ti sei donato a me nell’Eucaristia e mi hai mostrato il tuo Cuore per assicurarmi del tuo amore, volgi a me in questo momento i tuoi occhi misericordiosi e avvolgimi nel fuoco della tua carità.
Io credo nel tuo amore per me e ripongo in Te tutta la mia speranza. Sono consapevole delle mie infedeltà e delle mie colpe, e domando umilmente il tuo perdono.
A te dono e consacro la mia persona e tutto ciò che mi appartiene, perché – come cosa doppiamente tua – Tu disponga di me come meglio credi per la maggior gloria di Dio.
Da parte mia prometto di accettare volentieri ogni tua disposizione e di regolare ogni mia azione secondo la tua volontà.
Cuore divino di Gesù, vivi e regna sovrano in me e in tutti i cuori, nel tempo e nell’eternità. Amen.

ATTO DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE

Il tuo Cuore, o Gesù, è asilo di pace, il soave rifugio nelle prove della vita, il pegno sicuro della mia salvezza. A Te mi consacro interamente, senza riserve, per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo, dell’anima mia, di tutto me stesso. I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affetti sono tuoi. Tutto ti dono e ti offro; tutto appartiene a Te. Signore, voglio amarti sempre più, voglio vivere e morire di amore. Fa o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore siano una protesta di amore; che l’ultimo respiro sia un atto di ardentissimo e purissimo amore per Te.

OFFERTA DELLA GIORNATA AL  SACRO CUORE DI GESU’

Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, a gloria del Divin Padre. Amen

 

 

CONSACRAZIONE DEL GENERE UMANO

 (Preghiera indulgenziata)
O  Gesù dolcissimo, o Redentore del genere uma­no, riguarda a noi umilmente prostrati innanzi a Te.
Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a Te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore.
Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Gesù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore.
O  Signore, sii il Re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da Te, ma anche dì quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa’ che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame.
Sii il Re di coloro che vivono nell’inganno e nell’errore, o per discordia da Te separati; richiamali al porto della verità, all’unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore.
Largisci, o Signore, incolumità e libertà sicura al­la tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine. Fa’ che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen.

 

CONSACRAZIONE DELLA COMUNITA’ PARROCCHIALE

Prostràti davanti al tuo Sacramento di amore, o Gesù, noi adoriamo, lodiamo, amiamo il tuo Cuore santissimo, sostanzialmente unito al Verbo di Dio.
Benediciamo e ringraziamo il tuo Cuore, dalla cui pienezza abbiamo ricevuto ogni bene.
O  Cuore del Figlio di Dio, Cuore degno di adorazione, Cuore ferito per i nostri peccati, a te noi vogliamo consacrare noi stessi e la nostra comunità parrocchiale, con tutti e singoli i membri che la compongono.
In particolare ti consacriamo le famiglie della nostra parrocchia, perché diventino vere chiese domestiche, dove tu sia il centro e la sorgente di unità.
Ti consacriamo i fanciulli e i giovani, perché non si smarriscano lontani da Te, ma crescano nella fede e nelle virtù cristiane.
Ti consacriamo gli ammalati, perché non cadano nello scoraggiamento o nella disperazione, ma sappiano offrire le loro sofferenze come sacrificio di espiazione e di salvezza per sé e per tutti.
Ti consacriamo le persone anziane e sole, perché trovino sollievo e conforto nel tuo amore e aprano il cuore alla speranza gioiosa che le attende.
Ti consacriamo le nostre associazioni, i gruppi impegnati, e tutte le nostre attività, perché fioriscano e diano frutti di testimonianza cristiana.
Da parte nostra, ti promettiamo che ci sforzere­mo di rendere simile il nostro cuore al tuo, nella purezza e nell’amore, elevandoci sempre più dalle cose terrene.
Scenda su di noi, o Signore, la tua benedizione, perché ci sia luce nell’ora del dubbio, sostegno nella prova e conforto nel momento della nostra morte. Amen.

 

CONSACRAZIONE DELLA COMUNITA’ RELIGIOSA

O  Cuore divino di Gesù, noi ti adoriamo e ti be­nediciamo, perché dalla tua pienezza abbiamo ricevuto ogni bene.
Tu sei il nostro salvatore, l’amico, il frate1lo che, dimenticando la nostra indegnità, ti sei degnato di chiamarci alla vita religiosa, perché potessimo partecipare più intimamente alla tua opera di salvezza del mondo.
Vogliamo perciò, o Cuore dolcissimo, renderti i nostri omaggi di riparazione e di amore, e proclamarti solennemente il centro e il re della nostra comunità.
Durante la tua passione dolorosa ti ferì il grido di coloro che chiedevano la tua morte: “Non vogliao che costui regni sopra di noi”. E quante altre volte gli uomini hanno ripetuto questo grido!
Noi invece ti ripetiamo con animo ardente: Regna, o Gesù, nelle nostre menti, regna nei nostri cuori, regna nella nostra comunità.
Come un giorno, stanco e addolorato, ti era dolce riposare ne1la casa di Betania, dove l’amore di cuori amici ti riconfortava, così questa nostra casa sia il luogo del tuo riposo, il luogo dove trovi il conforto di tanti cuori generosi che vivono per te.
Scenda su di noi, o Signore, la tua benedizione, e ci sia di incitamento al compimento del nostro dovere, sprone per il nostro impegno di testimonianza del Vangelo, aiuto nel momento della sofferenza e della prova. Amen.

 

CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA

Sacro Cuore di Gesù, che hai manifestato a santa Margherita Maria il desiderio di regnare sulle famiglie cristiane, noi ti proclamiamo oggi Re e signore della nostra famiglia.
Sii tu il nostro dolce ospite, il desiderato amico della nostra casa, il centro di attrazione che ci unisce tutti nell’amore reciproco, il centro di irradiazione per cui ciascuno di noi vive la sua vocazione e compie la sua missione.
Sii tu l’unica vera scuola di amore. Fa’ che im­pariamo da te come si ama, donandoci agli altri, perdonando e servendo tutti con generosità e umi1tà senza pretendere il contraccambio.
O  Gesù, che hai sofferto per renderci felici, salva la gioia della nostra famiglia; nelle ore liete e nelle difficoltà il tuo Cuore sia la sorgente del nostro conforto.
Cuore di Gesù, attiraci a te e trasformaci; porta a noi le ricchezze del tuo amore infinito, brucia in esso le nostre deficienze e le nostre infedeltà; aumenta in noi la fede, la speranza, la carità.
Ti chiediamo infine che, dopo averti amato e servito in questa terra, Tu ci riunisca nella gioia eterna del tuo Regno. Amen.

Consacrazione a Maria Santissima

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Madre di Dio e Madre nostra,
io consacro me stesso con tutto ciò
che sono e che possiedo,
e la mia famiglia, con tutti i miei cari,
al tuo Cuore Immacolato.
Prendici sotto la tua materna protezione,
aiutaci a vincere le tentazioni
che ci sollecitano al male
 e a conservare l’armonia tra tutti noi.
Il tuo Cuore Immacolato sia il nostro rifugio e
il cammino che ci conduce a Dio.
Insegnaci a pregare e a sacrificarci,
per amore di Gesù, per la conversione dei peccatori
e in riparazione dei peccati commessi contro il tuo
Cuore Immacolato.
Per tua intercessione, e in unione con il Cuore
del tuo Divin Figlio, ottienimi la Grazia di mantenere
la mia famiglia sempre unita nell’amore.
Amen.

O Vergine e Madre, confidando
nel tuo Cuore Immacolato,
mi consacro interamente a Te e,
per mezzo tuo, al Signore con le
tue stesse parole: Ecco l’ancella del Signore,
si faccia di me secondo la Tua parola, la Tua volontà,
la Tua gloria.

O Vergine Immacolata, Madre Mia,
Maria, io rinnovo oggi e per sempre,
la consacrazione di tutto me stesso
perchè Tu disponga di me per il bene
delle anime. Solo ti chiedo, o mia Regina e Madre della
Chiesa, di cooperare fedelmente alla tua missione
per l’avvento del Regno di Gesù nel mondo.
Ti offro, pertanto, o Cuore Immacolato di Maria,
le preghiere, le azioni, i sacrifici di questo giorno.

O Maria Madre mia io mi dono
e mi consacro interamente a Te.
Ti offro la mia mente, il mio cuore,
la mia volontà,il mio corpo,
la mia anima, tutto me stesso.
Poiché sono tuo, Madre cara, ti chiedo
che il Tuo Cuore Immacolato sia per me
salvezza e santificazione.
Ti chiedo ancora di farmi, nella tua grande
misericordia, strumento di salvezza per le anime.
Così sia.

  • ATTO DI AFFIDAMENTO A MARIA

    «Ricevimi, o madre, maestra e regina Maria, fra quelli che ami, nutri, santifichi e guidi nella scuola di Gesù Cristo, divino Maestro.
    Tu leggi nella mente di Dio
    i figli che egli chiama e per essi hai preghiera, grazia, luce e conforti speciali.
    II mio Maestro, Gesù Cristo, si è consegnato totalmente a te, dall’incarnazione all’ascensione; questo è per me dottrina,
    esempio e dono ineffabile:
    anch’io mi rimetto pienamente nelle tue mani.
    Ottienimi la grazia di conoscere, imitare, amare sempre più il Maestro divino, Via, Verità e Vita. Presentami tu a Gesù: sono indegno peccatore, non ho altri attestati per venire accolto
    nella sua scuola che la tua raccomandazione.
    Illumina la mia mente, fortifica la mia volontà, santifica il mio cuore,
    perché possa profittare di tanta misericordia e possa concludere al fine:
    “Vivo io, ma non più io, bensì vive in me Cristo”»

    Beato Giacomo Alberione

  • Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

    Vergine di Fatima, Madre di Misericordia, Regina del Cielo e della Terra, rifugio dei peccatori, noi aderendo al Movimento Mariano, ci consacriamo in modo specialissimo al tuo Cuore Immacolato. Con questo atto di consacrazione intendiamo vivere con Te e per mezzo di Te tutti gli impegni assunti con la nostra consacrazione battesimale; ci impegnamo altresì ad operare in noi quell’interiore conversione tanto richiesta dal Vangelo, che ci distacchi da ogni attaccamento a noi stessi e ai facili compromessi col mondo per essere, come Te, solo disponibili a fare sempre la Volontà del Padre. E mentre intendiamo affidare a Te, Madre dolcissima e misericordiosa, la nostra esistenza e vocazione cristiana, perché Tu ne disponga per i Tuoi disegni di salvezza in quest’ora decisiva che grava sul mondo, ci impegnamo a viverla secondo i Tuoi desideri, in particolare per quanto riguarda un rinnovato spirito di preghiera e di penitenza, la partecipazione fervorosa alla celebrazione dell’Eucarestia e all’apostolato, la recita quotidiana del Santo Rosario ed un riguarda un rinnovato spirito di preghiera e di penitenza, la partecipazione fervorosa alla celebrazione dell’Eucarestia e all’apostolato, la recita quotidiana del Santo Rosario ed un austero modo di vita, conforme al Vangelo, che sia a tutti di buon esempio nell’osservanza della Legge di Dio, nell’esercizio delle virtù cristiane, specialmente della purezza. Ti promettiamo ancora di essere uniti al Santo Padre, alla Gerarchia ed ai nostri Sacerdoti, così da porre una barriera al processo di contestazione del Magistero, che minaccia le fondamenta stesse della Chiesa. Sotto la Tua protezione vogliamo anzi essere gli apostoli di questa, oggi tanto necessaria, unità di preghiera e di amore al Papa, su cui invochiamo da Te una speciale protezione. Infine Ti promettiamo di condurre le anime con cui veniamo a contatto, in quanto ci è possibile, ad una rinnovata devozione verso di Te. Consapevoli che l’ateismo ha fatto naufragare nella fede un gran numero di fedeli, che la dissacrazione è entrata nel Tempio santo di Dio, che il male ed il peccato sempre più dilagano nel mondo, osiamo alzare fiduciosi gli occhi a Te, Madre di Gesù e Madre nostra misericordiosa e potente, ed invocare ancora oggi ed attendere da Te la salvezza per tutti i Tuoi figli, o clemente, o pietosa, o dolce Vergine Maria.
    – con approvazione ecclesiastica –

  • Atto di consacrazione dei malati a Maria

    A O Madre clemente e pia, la cui anima fu trapassata dalla spada del dolore (cfr. Luc. 2, 35), eccoci, noi poveri malati, accanto a te, sul Calvario del tuo Gesù.
    Eletti alla sublime grazia della sofferenza e desiderosi di compiere anche in noi quel che manca alla passione di Cristo, a pro del corpo di lui che è la Chiesa (cfr. Col. 1, 24), noi consacriamo a te le nostre persone e le nostre pene, affinché tu ponga le une e le altre sull’altare della Croce del tuo divin Figlio, umili ostie di propiziazione per la salute spirituale nostra e dei fratelli.
    Accogli, o Madre addolorata, questa nostra consacrazione, e convalida nei nostri cuori la grande speranza che, come siamo partecipi dei patimenti di Cristo, così possiamo aver parte al suo conforto nella presente e nella eterna vita. Così sia!

  • Atto di consacrazione della famiglia alla Vergine SS. della Mercede

    Dègnati, o dolcissima Vergine della Mercede, di visitare con il tuo divin Figlio, questa casa che da oggi in poi è tua; e ricolma i fortunati tuoi figli che vi abitano delle celesti grazie e dei singolari favori che costantemente concedi alle famiglie consacrate al tuo tenero cuore di Madre.
    Tu stessa, o Sovrana Redentrice degli schiavi, hai manifestato che desideri e vuoi regnare nelle famiglie. Perciò questa famiglia tutta, ascoltando la tua voce, risponde premurosa alla tua chiamata e contrariamente all’abbandono e all’indifferenza di tante famiglie, ti proclama, o carissima Madre della Mercede, sua amabile Regina e ti consacra interamente le sue gioie, le sue fatiche, le sue tristezze, il suo presente ed il suo avvenire.
    Benedici dunque i presenti, benedici gli assenti, benedici anche o amorosa Madre, i nostri cari defunti. Prendi dimora in questa tua casa, te ne supplichiamo per gli acerbissimi dolori che soffristi ai piedi della croce; stabilisci in essa il tuo dolce regno ed il dominio della tua carità e del tuo amore, della tua bontà e delle tue misericordie.
    Vieni, o Signora, e regna in questa casa; vieni e comanda in essa come Madre, come Regina, come Padrona. Tutto qui è tuo, tutto ti appartiene.
    Allontana tutto ciò che ti disgusta, correggi tutti i difetti che vedi in essa, ispira in essa l’amore casto e l’osservanza delle sante leggi, infondi in tutti i suoi membri lo spirito di fede e di pietà, di fortezza e di purezza.
    Fa, o Signora, che la mansuetudine, la pazienza, l’umiltà, il distacco ed il disprezzo per le folli vanità, e tutte le altre virtù che furono tue prerogative, formino anche la delizia di questa famiglia.
    Aprici, o Signora, il tuo dolce manto di Madre e come in un’arca di salvezza custodisci sotto di esso tutti i componenti di questa famiglia che sono tuoi fino alla vita eterna.
    Viva sempre amata, benedetta e glorificata tra noi la Vergine SS. della Mercede, unitamente al cuore vittorioso di Gesù. Amen

  • Consacrazione a Maria Regina del mondo

    O Maria, Regina del mondo, Madre di bontà, fiduciosi nella tua intercessione, noi affidiamo a te le nostre anime. Accompagnaci ogni giorno alla fonte della gioia. Donaci il Salvatore. Noi ci consacriamo a te, Regina dell’Amore. Amen.

  • Consacrazione a Maria Santissima con il rinnovo delle promesse battesimali

    O Maria Immacolata, Madre di Dio e mia Madre e Regina, a te affido e consacro la mia persona, la mia vocazione cristiana e tutta la mia vita.
    Perciò rinunzio a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni, rinunzio ad ogni peccato, per vivere nella fede della Chiesa la grazia del mio Battesimo e portare con Cristo, con amore, la mia croce quotidiana.
    Proteggimi, o Madre, da ogni male e guidami nella sequela del tuo Figlio Gesù, nostro Maestro e Signore.
    Disponi di me e di quanto mi appartiene secondo le intenzioni del tuo Cuore di Madre della Chiesa e dell’umanità, alla gloria della Santissima Trinità. Amen.
    Totus tuus / tota tua / ego sum, Maria!

    P. Davorin Dobaj

  • Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria

    Mentre l’anno santo volgeva felicemente verso il suo termine, dopo che per divina disposizione a Noi fu dato di definire solennemente il dogma dell’assunzione in anima e corpo al cielo della gran Madre di Dio Maria vergine, moltissimi da ogni parte del mondo Ci espressero la loro vivissima esultanza; fra questi non mancò chi, nell’inviarCi lettere di ringraziamento, supplicò istantemente affinché Noi consacrassimo l’intero popolo della Russia, nelle angustie del momento presente, al Cuore immacolato della medesima vergine Maria.
    Tale supplica tornò a Noi oltremodo gradita, poiché, se il Nostro affetto paterno abbraccia tutti i popoli, in modo particolare si rivolge a coloro che, sebbene nella massima parte separati per vicende storiche da questa sede apostolica, conservano tuttavia ancora il nome cristiano e si trovano in condizioni tali che non solo è loro difficilissimo ascoltare la Nostra voce e conoscere gli insegnamenti della dottrina cattolica, ma sono spinti con arti ingannevoli e perniciose a rigettare perfino la fede e il nome di Dio.

    1. Costante ricordo nella preghiera
    Non appena fummo elevati al supremo pontificato, il Nostro pensiero si rivolse a voi, che costituite un immenso popolo, insigne nella storia per gloriose imprese, per amore patrio, per laboriosità e parsimonia, per pietà verso Dio e la vergine Maria.
    Non abbiamo mai cessato di elevare le Nostre suppliche a Dio, affinché sempre vi assista con la sua luce e con il suo divino aiuto, e conceda a voi tutti di poter raggiungere, insieme ad una giusta prosperità materiale, anche quella libertà, per cui ognuno di voi sia in grado di tutelare la propria dignità umana, conoscere gli insegnamenti della vera religione, e prestare il debito culto a Dio non solo nell’intimo della propria coscienza, ma anche apertamente, nell’esercizio della vita pubblica e privata.
    Del resto ben sapete che i Nostri predecessori, ogniqualvolta se ne presentò loro la possibilità, niente altro ebbero più a cuore che manifestarvi la loro benevolenza e porgervi il loro aiuto. Sapete che gli apostoli degli slavi occidentali, i santi Cirillo e Metodio, i quali insieme con la religione cristiana portarono agli antenati di quelli anche la civiltà, si diressero verso quest’alma città, perché la loro attività apostolica fosse avvalorata dall’autorità dei romani pontefici. E mentre essi fanno il loro ingresso in Roma, il Nostro predecessore Adriano III di felice memoria «va loro incontro con grande testimonianza di onori, accompagnato dal clero e dal popolo»(2) e, dopo aver approvato e lodato il loro operato, non solo li eleva all’episcopato, ma vuole egli stesso consacrarli con la solenne maestà dei sacri riti.

    2. A un millennio dai primi incontri
    Per quanto riguarda i vostri antenati, i romani pontefici, ogni volta che le circostanze lo permisero, cercarono di stringere o consolidare con essi vincoli di amicizia. Così nell’anno 977 il Nostro predecessore Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso gran principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiani, furono inviate legazioni da parte dei Nostri predecessori Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemente contraccambiato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciatori ai medesimi romani pontefici. Ed è degno di nota che nel tempo in cui questo principe portò questi popoli alla religione di Gesù Cristo, la cristianità orientale e quella occidentale erano unite sotto l’autorità del romano pontefice, quale supremo capo di tutta la chiesa.
    Anzi, non pochi anni dopo, cioè nel 1075, il vostro principe Isjaslav inviò il proprio figlio Iaropolk al sommo pontefice Gregorio VII; e questo Nostro predecessore di immortale memoria così scrisse a questo principe e alla sua augusta consorte: «Il vostro figlio, mentre visitava le sacre soglie degli apostoli, venne da Noi, e poiché voleva ottenere quel regno per mano Nostra come un dono di san Pietro, avendo fatto professione di fedeltà allo stesso principe degli apostoli, lo richiese con devote suppliche, assicurando senza alcun dubbio che la sua richiesta sarebbe stata da voi ratificata e confermata, qualora avesse avuto il favore e la protezione dell’autorità apostolica. Siccome questi voti e queste richieste sembravano legittime, sia per il vostro consenso e sia per la devozione del richiedente, noi infine le abbiamo accolte, e gli abbiamo consegnato da parte di san Pietro il governo del vostro regno, con questa intenzione e con questo ardente desiderio, che il beato Pietro con la sua intercessione presso Dio custodisca voi, il vostro regno e tutte le vostre cose, e vi faccia possedere quel medesimo regno in tutta pace e anche con onore e gloria fino al termine della vostra vita. …».(3)
    Così pure è da notare e da tenere in somma considerazione che Isidoro, metropolita di Kiev, nel concilio ecumenico si Firenze, sottoscrisse il decreto con cui veniva solennemente sancita l’unione della chiesa orientale e occidentale sotto l’autorità del romano pontefice, e questo per tutta la sua provincia ecclesiastica, cioè per l’intero regno della Russia; e a tale sanzione di unità egli, per quanto lo riguardò, rimase fedele fino al termine della sua vita terrena.

    3. Pagine mirabili di generosità e di amore
    E se nel frattempo e in seguito, a motivo di un cumulo di circostanze avverse, da una parte e dall’altra le comunicazioni divennero più difficili, e per conseguenza più difficile l’unione degli animi – quantunque fino al 1448 non si abbia alcun documento pubblico che dichiari la vostra chiesa separata dalla sede apostolica – ciò tuttavia in linea generale non è da attribuirsi al popolo slavo, né certamente ai Nostri predecessori, i quali sempre circondarono di un amore paterno queste popolazioni, e quando fu loro possibile ebbero cura di sostenerle e di aiutarle in ogni maniera.
    Tralasciamo non pochi altri documenti storici dai quali appare la benevolenza dei Nostri predecessori verso la vostra nazione, ma non possiamo non accennare brevemente a ciò che fecero i sommi pontefici Benedetto XV e Pio XI, quando, dopo il primo conflitto europeo, specialmente nelle regioni meridionali della vostra patria, ingenti moltitudini di uomini, di donne, di innocenti fanciulli e fanciulle vennero colpite da una terribile carestia e da un’estrema miseria. Essi infatti, spinti da paterno affetto verso i vostri connazionali, inviarono a queste popolazioni viveri, indumenti e molto denaro raccolto dall’intera famiglia dei cattolici, per venire incontro a tutti quegli affamati e infelici, e poter alleviare in qualche modo le loro calamità. E i Nostri predecessori provvidero, secondo le proprie possibilità, non solamente alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali; infatti, non paghi d’innalzare suppliche a Dio, padre delle misericordie e fonte di ogni consolazione (cf. 2 Cor 1,3), vollero altresì che fossero indette pubbliche preghiere per la vostra condizione religiosa così sconvolta e turbata dai negatori e nemici di Dio, decisi a sradicare dagli animi la fede e la nozione stessa della Divinità. Così il sommo pontefice Pio XI nel 1930 stabilì che nel giorno della festività di san Giuseppe, patrono della chiesa universale, «fossero innalzate comuni preghiere a Dio . . . nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia»;(4) ed egli stesso volle esservi presente, circondato da una foltissima e pia moltitudine di popolo. Inoltre nella solenne allocuzione concistoriale esortò tutti con queste parole: «Bisogna pregare Cristo . . . redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia . . . e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa messa; i vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino d’inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria».(5)

    4. Imparzialità del sommo pontefice
    Noi volentieri confermiamo e rinnoviamo questa esortazione e questo comando, dal momento che la situazione religiosa al presente presso di voi non è certamente migliore, e poiché verso queste popolazioni Ci sentiamo animati dal medesimo vivissimo affetto e dalle stesse premure.
    Quando scoppiò l’ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l’azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un’equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.
    Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al sacro collegio e a tutte le rappresentanze diplomatiche presso la Santa Sede.(6)

    5. Per la libertà delle anime e per la giustizia
    Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente non possiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all’abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa sede apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l’intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, principe degli apostoli (cf. Gv 21, 15-17) – di cui siamo indegno successore – Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.

    6. Condanna dell’errore e carità per gli erranti
    Senza dubbio abbiamo condannato e respinto – come esige il dovere del Nostro ufficio – gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi infatti abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.

    7. Il potente presidio della Madre di Dio
    Sappiamo che molti di voi conservano la fede cristiana nell’intimo santuario della propria coscienza, che in nessuna maniera si lasciano indurre a favorire i nemici della religione, ma anzi desiderano ardentemente professare gli insegnamenti cristiani, unici e sicuri fondamenti del vivere civile, non solo privatamente, ma se fosse possibile, come conviene a persone libere, anche apertamente. E sappiamo ancora, con somma Nostra speranza e grandissimo conforto, che voi amate e onorate con ardentissimo affetto la vergine Maria Madre di Dio, e che venerate le sue sacre immagini. Ci è noto che nello stesso Clemlino venne costruito un tempio – oggi purtroppo sottratto al culto divino – dedicato a Maria santissima assunta in cielo; e questa è una testimonianza chiarissima dell’amore che i vostri antenati e voi portate verso la gran Madre di Dio.
    Orbene, Noi sappiamo che non può venir meno la speranza di salvezza là dove gli animi si volgono con sincerità e ardente pietà verso la santissima Madre di Dio. Infatti, quantunque gli uomini si sforzino, per quanto empi e potenti, di svellere dai cuori dei cittadini la santa religione e la virtù cristiana, quantunque satana stesso cerchi di promuovere con ogni mezzo questa sacrilega lotta secondo la sentenza dell’apostolo delle genti: «. . . non abbiamo da lottare contro la carne e il sangue, ma contro i prìncipi e le potestà, contro i dominanti di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni . . . » (Ef 6, 12); tuttavia, se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell’inferno non potranno prevalere. Essa infatti è la Madre benignissima e potentissima di Dio e di tutti noi, e mai si è udito al mondo, che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a lei, e non abbia sperimentato la sua validissima intercessione. Continuate, dunque, come siete soliti, a venerarla con fervente pietà, ad amarla ardentemente e ad invocarla con queste parole, che a voi sono familiari: «A te soltanto è stato concesso, santissima e purissima Madre di Dio, di vederti sempre esaudita».(7)

    8. Fervido appello alla pace
    Noi pure insieme con voi solleviamo ad essa la Nostra supplica, affinché la verità cristiana, decoro e sostegno della convivenza umana, si rafforzi e vigoreggi fra i popoli della Russia, e tutti gli inganni dei nemici della religione, tutti i loro errori e le loro perfide arti siano respinte da voi lontano; affinché i costumi pubblici e privati ritornino ad essere conformi alle norme evangeliche; affinché coloro specialmente che presso di voi si professano cattolici, benché privati dei loro pastori, resistano con fortezza impavida contro gli assalti dell’empietà fino alla morte; affinché quella giusta libertà che spetta alla persona umana, ai cittadini e ai cristiani, sia a tutti restituita, come è loro diritto, e in primo luogo sia restituita alla chiesa, che ha il divino mandato di ammaestrare tutti gli uomini nelle verità religiose e nelle virtù; e infine affinché la vera pace rifulga alla vostra dilettissima nazione e a tutta l’umanità, e questa pace fondata sulla giustizia e alimentata dalla carità diriga felicemente tutte le genti a quella comune prosperità dei cittadini e dei popoli che deriva dalla mutua concordia degli animi.
    Si compiaccia l’amorevolissima Madre nostra di guardare con occhi benigni anche a coloro che organizzano le schiere degli atei militanti e danno ogni impulso alle loro iniziative. Voglia essa illuminare con la luce che viene dall’alto le loro menti, e dirigere con la grazia divina i loro cuori alla salvezza.

    9. Consacrazione dei popoli della Russia al Cuore immacolato di Maria
    Noi, pertanto, affinché più facilmente le Nostre e le vostre preghiere siano esaudite, e per darvi un singolare attestato della Nostra particolare benevolenza, come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore immacolato della vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore immacolato, nella sicura fiducia che col potentissimo patrocinio di Maria vergine quanto prima si avverino felicemente i voti, che Noi, che voi, che tutti i buoni formano per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti e in primo luogo alla chiesa; in maniera che, mediante la preghiera che Noi innalziamo insieme con voi e con tutti i cristiani, il regno salvifico di Cristo, che è «regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace»,(8) in ogni parte della terra trionfi e si consolidi stabilmente.
    E con supplice invocazione preghiamo la medesima Madre clementissima, perché assista ciascuno di voi nelle presenti calamità e ottenga al suo divin Figlio per le vostre menti quella luce che proviene dal Cielo, e impetri per le anime vostre quella virtù e quella fortezza, per cui, sorretti dalla divina grazia, possiate vittoriosamente superare ogni empietà ed errore.
    Roma, presso San Pietro, 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, anno XIV del Nostro pontificato.
    PIO PP. XII

    Pio XII

  • Consacrazione di se stesso a Maria

    Ricevimi, o madre, maestra e regina Maria, fra quelli che ami, nutri, santifichi e guidi nella scuola di Gesù Cristo, divino Maestro.

    Tu leggi nella mente di Dio i figli che egli chiama e per essi hai preghiera, grazia, luce e conforti speciali. Il mio Maestro, Gesù Cristo, si è consegnato totalmente a te dall’incarnazione all’ascensione; questo è per me dottrina, esempio e dono ineffabile: anch’io mi rimetto pienamente nelle tue mani. Ottienimi la grazia di conoscere, imitare, amare sempre più il divin Maestro, Via e Verità e Vita. Presentami tu a Gesù: sono indegno peccatore, non ho altri attestati per venire accolto nella sua scuola che la tua raccomandazione. Illumina la mia mente, fortifica la mia volontà, santifica il mio cuore in quest’anno di mio lavoro spirituale, perché possa profittare di tanta misericordia, e possa concludere al fine: «Vivo io, ma non più io, bensì vive in me Cristo».

    Beato Giacomo Alberione

  • O Cuore Immacolato di Maria

    O Cuore Immacolato di Maria, ardente di bontà, mostra il tuo amore verso di noi.

    La fiamma del tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomini.

    Noi ti amiamo tanto.

    Imprimi nei nostri cuori il vero amore così da avere un continuo desiderio di te.

    O Maria, umile e mite di cuore, ricordati di noi quando siamo nel peccato.

    Tu sai che tutti gli uomini peccano.

    Donaci, per mezzo del tuo Cuore Immacolato, la salute spirituale.

    Fa’ che sempre possiamo guardare alla bontà del tuo Cuore materno

    e che ci convertiamo per mezzo della fiamma del tuo cuore. Amen.

  • Preghiera per la consacrazione della Chiesa e del Genere Umano al Cuore Immacolato di Maria

    Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno aiuto e difesa nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore.
    A Voi, al vostro Cuore Immacolato, in quest’ora tragica della storia umana, ci affidiamo e ci consacriamo, non solo in unione con la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribolata, ma anche con tutto il mondo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima della propria iniquità.
    Vi commuovano tante rovine materiali e morali; tanti dolori, tante angoscie di padri e di madri, di sposi, di fratelli, di bambini innocenti; tante vite in fiore stroncate; tanti corpi lacerati nell’orrenda carneficina; tante anime torturate e agonizzanti, tante in pericolo di perdersi eternamente!
    Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la pace! e anzitutto quelle grazie che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano, conciliano, assicurano la pace! Regina della pace, pregate per noi e date al mondo in guerra la pace che i popoli sospirano, la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Dategli la pace delle armi e la pace delle anime, affinché nella tranquillità dell’ordine si dilati il regno di Dio.
    Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono ancora nelle ombre della morte; concedete loro pace e fate che sorga per essi il Sole della verità, e possano, insieme con noi, innanzi all’unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in -ra agli uomini di buona volontà! (Luc. 2, 14).
    Ai popoli separati per l’errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, e presso i quali non c’era casa ove non si tesse in onore la vostra veneranda icone (oggi forse occultata e riposta per giorni migliori), date la pace e riconduceteli all’unico ovile di Cristo, sotto l’unico e vero Pastore.
    Ottenete pace e libertà completa alla Chiesa santa di io; arrestate il diluvio dilagante del neopaganesimo; fomentate nei fedeli l’amore alla purezza, fa pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinché il popolo di [di che servono Dio aumenti in meriti e in numero.
    Finalmente, siccome al Cuore del vostro Gesù furono consacrati la Chiesa e tutto il genere umano, perchè, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro segno e pegno di vittoria e salvezza; così parimenti noi in perpetuo consacriamo anche a Voi, al vostro Cuore Immacolato, Madre nostra e Regina del mondo: affinché il vostro core e patrocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio, tutte le genti, pacificate tra loro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino, da un’estremità all’altra della terra, l’eterno Magnificat di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la Verità Vita e la Pace.

    Pio XII

Preghiere per la Famiglia date alla Mistica Catalina Rivas

 

A.N.A. 27 25 Novembre 1994 della Santissima Vergine

“Signore Gesù, siamo i Tuoi figli e il male ci circonda da ogni parte; Ti offro i miei figli, Signore, salvali. Ti offro la mia famiglia, Signore, proteggila. Ti offro la mia Patria, Signore, bagnala con il Tuo sangue benedetto. Ti offro la Chiesa, Signore, salvala.”

 

ATTO DI CONSACRAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

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ATTO DI CONSACRAZIONE ALLO SPIRITO SANTO


O divino Spirito,
che sei disceso con l’abbondanza
dei Tuoi lumi e dei Tuoi doni
sulla prima comunità riunita il giorno di Pentecoste fra le mura del Cenacolo,
ecco dinanzi a Te questa comunità
che Ti supplica di rinnovare su di essa
quanto compisti in quel giorno memorando.
E affinché questo avvenga,
noi ci consacriamo a Te
offrendoTi la nostra mente, la nostra volontà, il nostro cuore.
L’opera redentrice che Cristo, il Verbo incarnato,
ebbe a realizzare soprattutto con la Sua passione e morte
e volle affidare alla Sua Chiesa,
fu da Te completata con la Pentecoste e mai è venuta meno.
Ma affinché in noi sia più intensa e fruttuosa
e questa porzione della Chiesa viva un continuo progresso spirituale,
noi ci affidiamo senza riserve a Te.
La Tua luce illumini le nostre menti,
onde cerchiamo sempre la verità
e non ci lasciamo traviare da falsi profeti;
la Tua grazia ringiovanisca le nostre volontà
e le renda capaci di resistere alle insidie del demonio e della corruzione;
i Tuoi doni ci trasformino in apostoli con la parola e con l’esempio.
O Divino Spirito,
ripeti in noi i prodigi della grazia che si verificarono
nella prima comunità cristiana alla Tua discesa
fa’ che vivendo in te, portiamo alla Chiesa e a Cristo redentore
quanti ci circondano, contribuendo così a quel piano meraviglioso
di salvezza del genere umano che, nella Pentecoste, ha dato i primi meravigliosi frutti.
Amen.

 

 

Atto di consacrazione allo Spirito Santo

O Spirito Santo,
Amore che procede dal Padre e dal Figlio,
Fonte inesauribile di grazia e di vita,
a te desidero consacrare la mia persona, il mio passato, il mio presente,
il mio futuro, i miei desideri,le mie scelte, le mie decisioni, i miei pensieri, i miei affetti,
tutto quanto mi appartiene e tutto ciò che sono.
Concedimi che tutti coloro che incontro, che penso, che conosco, che amo,
e tutto ciò con cui la mia vita verrà a contatto,
che tutto sia beneficato dalla potenza della Tua Luce, del Tuo Calore, della Tua Pace.
Tu sei Signore e dai la vita, e senza la Tua forza nulla è senza colpa.
O Spirito dell’Eterno Amore,
vieni nel mio cuore, rinnovalo e rendilo sempre di più come il Cuore di Maria,
perché io possa diventare, ora e per sempre, Tempio e tabernacolo della Tua Divina Potenza.

 

Corona allo Spirito Santo
O Dio vieni a salvarmi
Signore vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre…
Come era nel principio…

Vieni, o Spirito di Sapienza, distaccaci dalle cose della terra, e infondici amore e gusto per le cose del cielo.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito d’Intelletto, rischiara la nostra mente con la luce dell’eterna verità e arricchiscila di santi pensieri.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito di Consiglio, rendici docili alle tue ispirazioni e guidaci sulla via della salute.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito di Fortezza, e dacci forza, costanza e vittoria nelle battaglie contro i nostri spirituali nemici.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito di Scienza, sii Maestro alle anime nostre, e aiutaci a mettere in pratica  i tuoi insegnamenti.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito di Pietà, vieni a dimorare nel nostro cuore per possederne e santificarne tutti gli affetti.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Vieni, o Spirito di Santo Timore, regna sulla nostra volontà, e fa che siamo sempre disposti a soffrire ogni male anziché peccare.

Padre Santo, nel nome di Gesù manda il tuo Spirito a rinnovare il mondo. ( 7 volte)

Invocazioni a Maria

O purissima Vergine Maria, che nella tua Immacolata Concezione fosti fatta dallo Spirito Santo eletto Tabernacolo dalla Divinità, prega per noi.
Affiché il Divin Paraclito venga presto a rinnovare la faccia della terra.
Ave Maria…

O purissima Vergine Maria, che nel mistero dell’incarnazione fosti fatta dallo Spirito Santo vera Madre di Dio, prega per noi.
Affiché il Divin Paraclito venga presto a rinnovare la faccia della terra.
Ave Maria…

O purissima Vergine Maria, che stando in orazione con gli Apostoli nel cenacolo, fosti sovrappiena di Spirito Santo, prega per noi.
Affiché il Divin Paraclito venga presto a rinnovare la faccia della terra.
Ave Maria…

Preghiamo

Venga il Tuo Spirito, Signore, e ci trasformi interiormente con i Suoi doni: crei in noi un cuore nuovo, affinché possiamo piacere a Te e conformarci alla tua volontà.
Per Cristo nostro Signore. Amen

Terminare con la recita delle Litanie allo Spirito Santo.

Signore,
Cristo,
Signore,
Padre tutto potenza,
Gesù, Figlio eterno del Padre e Redentore del mondo
Spirito del Padre e del Figlio, che fondi le due vite
Santissima Trinità, Unico Dio,
Spirito Santo, che procedi dal Padre e dal Figlio,
Spirito Santo, che sei uguale al Padre e al Figlio,
Promessa di Dio Padre,
Raggio di luce del cielo,
Autore di ogni bene,
Sorgente di acqua viva,
Fuoco consumatore,
Unzione spirituale
Spirito di amore e di verità,
Spirito di sapienza e di scienza,
Spirito di consiglio e di fortezza,
Spirito di intelletto e di pietà,
Spirito di grazia e di preghiera,
Spirito di pace e di mitezza,
Spirito di modestia e di innocenza,
Spirito confortatore,
Spirito santificatore,
Spirito che governi la Chiesa,
Dono di Dio Altissimo,
Spirito che riempi l’universo,
Spirito di adozione dei figli di Dio
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
Spirito Santo,
  abbi misericordia di noi!
abbi misericordia di noi!
abbi misericordia di noi!
abbi misericordia di noi!
salvaci!
santificaci!
ascoltaci!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
vieni nei nostri cuori!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi di su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
scendi su di noi!
ispira a noi l’orrore dei peccati.
vieni e rinnova la faccia della terra.
irradia con la tua luce le nostre anime.
imprimi la tua legge nei nostri cuori.
infiammaci col fuoco del tuo amore.
riversa in noi il tesoro delle tue grazie.
insegnaci a pregare bene.
illuminaci con le tue ispirazioni divine.
conduci noi nella via della salvezza.
fa che conosciamo l’unica cosa necessaria.
ispira a noi la pratica del bene.
concedi a noi il merito di tutte le virtù.
facci perseveranti nella giustizia.
sii Tu la nostra perenne ricompensa.
  Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
manda a noi il tuo Spirito.

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
riempi le nostre anime dei doni dello Spirito Santo.

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
donaci lo Spirito di sapienza e di pietà

V- Manda il tuo Spirito e sarà una nuova creazione.
R. – E rinnoverai la faccia della terra.

Preghiamo
O Dio, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi i doni dello Spirito Santo sino ai confini della terra e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore. Amen.

 

 

Invocazione per ottenere i frutti dello Spirito Santo 
(Beata Elena Guerra)

O Eterno Spirito, Luce, Verità, Amore e Bontà Infinita,
che abitando come Ospite dolcissimo nell’ anima cristiana,
la rendi atta a produrre frutti di santità,
che derivando da te, o Principio sempre fecondo della vita spirituale,
si chiamano appunto frutti dello Spirito Santo,
noi, anime sterili, Ti supplichiamo di infonderci quella vitalità e fecondità
che produce e matura i Tuoi Santi Frutti!
Amen.

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di Castità perfetta.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di angelico Dominio di sé.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di cristiana Modestia.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di operosa e costante Fedeltà.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di celestiale Dolcezza.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di santa Generosità.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di vera e costante Bontà.

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di soprannaturale Benevolenza.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di serena e generosa Pazienza.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di celeste Pace.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di santa e permanente Gioia.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

– Vieni, o Fuoco di Paradiso, o Alito della Divinità, e fa’ che in noi maturino i frutti di Carità divina.
Illumina i nostri sensi, infondi Amore nei nostri cuori

Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del Tuo Amore.

Manda il Tuo Spirito
e rinnoverai la faccia della Terra.


Vieni, Santo Spirito,Sequenza allo Spirito Santo o Sequenza Aurea 

manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna. Amen.

(dalla Liturgia di Pentecoste)

Supplica allo Spirito Santo 

Vieni, Spirito Santo,
effondi su di noi la sorgente
delle tue Grazie
e suscita una nuova Pentecoste nella Tua Chiesa!

Scendi sui Tuoi vescovi,
sui sacerdoti,
sui religiosi e sulle religiose,
sui fedeli e su coloro che non credono,
sui peccatori più induriti e su ognuno di noi!

Scendi su tutti i popoli del mondo,
su tutte le razze e su ogni classe e categoria di persone!

Scuotici con il Tuo soffio divino. purificaci da ogni peccato
e liberaci da ogni inganno e da ogni male!

Infiammaci con il Tuo fuoco,
fa’ che bruciamo e ci consumiamo nel Tuo Amore!

Insegnaci a capire che Dio è tutto.
tutta la nostra felicità e la nostra gioia,
e che solo in Lui è il nostro presente,
il nostro futuro e la nostra eternità.

Vieni a noi Spirito Santo
e trasformaci, salvaci, riconciliaci,
uniscici, consacraci!

Insegnaci ad essere totalmente di Cristo,
totalmente Tuoi, totalmente di Dio!

Questo te lo chiediamo per l’intercessione e sotto la guida e protezione della
Beata sempre Vergine Maria,
Tua immacolata Sposa e Madre nostra, Regina della Pace!
Amen.


Vieni, o Spirito Creatore, 
Veni, Creator Spiritus

visita le nostre menti, 
riempi della tua grazia 
i cuori che hai creato. 

O dolce consolatore, 
dono del Padre altissimo, 
acqua viva, fuoco, amore, 
santo crisma dell’anima. 

Dito della mano di Dio, 
promesso dal Salvatore, 
irradia i tuoi sette doni, 
suscita in noi la parola. 

Sii luce all’intelletto 
fiamma ardente nel cuore; 
sana le nostre ferite 
col balsamo del tuo amore. 

Difendici dal nemico, 
reca in dono la pace, 
la tua guida invincibile 
ci preservi dal male. 

Luce d’eterna sapienza, 
svelaci il grande mistero 
di Dio Padre e del Figlio 
uniti in un solo Amore.

Sia gloria a Dio Padre,
e al Figlio che è risorto
allo Spirito Paraclito,
nei secoli dei secoli. Amen.

Le Regole del Discernimento secondo Sant’Ignazio di Loyola

regole discernimento secondo sant'ignazio di loyola

 

Ignazio ha indubbiamente ricevuto da Dio un particolare carisma di discernimento. Alla fine del suo libro sugli esercizi spirituali, aggiunge alcune pagine estremamente preziose sui criteri da adottare nel discernimento degli spiriti. Qui riprenderemo solo le più importanti che verranno esposte in forma molto sintetica.

 

“Alle persone che vanno di peccato in peccato, il nemico propone sempre nuovi piaceri e godimenti, perché essi persistano e crescano nei loro vizi”.

 

Ignazio intende dire che lo spirito del Male agisce in un determinato modo con quelli che gli appartengono e in un altro con coloro che non gli appartengono. Se quelli che gli appartengono lui li conferma nel male mediante nuove proposte di peccato, quelli che appartengono a Cristo lui li porta fuori strada proponendo il bene, ma, come abbiamo detto, un bene non richiesto da Dio e quindi falsificato.

 

“È proprio del cattivo spirito rimordere, rattristare, creare impedimenti, turbando con false ragioni affinché non si vada avanti”.
Fin dall’inizio delle regole, siamo messi in guardia da un inganno tremendo: tutti i pensieri che vengono in mente, e che possono essere anche credibili o persuasivi, non devono essere accettati come veri se producono gli effetti che sono propri dello spirito del Male: senso di colpa, tristezza, impedimenti, turbamenti.

 

“È proprio dello spirito buono dare coraggio, forza, consolazioni, lacrime, ispirazioni e pace, rendendo facili le cose e togliendo ogni impedimento, affinché si vada avanti nel bene operare”.
Se i pensieri sono accompagnati da questi fenomeni, allora si può essere tranquilli di non cadere nell’inganno del diavolo. Anzi, S. Ignazio raccomanda anche vivamente di non prendere mai decisioni quando il proprio animo non ha le caratteristiche dell’opera dello Spirito, perché il rischio che la decisione sia ispirata dal male è in agguato. Al contrario, prima di prendere una decisione importante occorre attendere che nell’animo passi ogni forma di turbamento e ritornino la pace e la consolazione dello Spirito.

 

S. Ignazio specifica anche che i fenomeni interiori generati dallo Spirito di Dio lui li racchiude in una sola parola: “consolazione”. Con questo termine S. Ignazio intendelo stato di calma e di pacificazione interiore e, di conseguenza, l’assenza di ogni ombra o turbamento, che vengono solo dal Maligno. Inoltre, specifica che le lacrime che provengono dallo Spirito non sono lacrime di tristezza ma lacrime che danno un senso di liberazione e accendono la persona a nuove decisioni di servizio a Dio, al Vangelo e all’uomo. La “consolazione” comporta anche un senso di elevazione verso Dio, un gusto delle cose spirituali e l’aumento intensivo delle virtù teologali.

 

Il contrario della consolazione è la “desolazione”. Con questa parola Ignazio sintetizza tutti i fenomeni che la vicinanza del Maligno produce nell’animo umano, e li elenca così:
oscurità dell’anima, turbamento, inclinazione alle cose terrene, sfiducia, mancanza di speranza e di amore, tiepidezza, pigrizia e tristezza.

 

“In tempo di desolazione non si facciano mai mutamenti, ma si resti saldi e costanti nei propositi e nelle decisioni che si avevano nel tempo della consolazione”. Questa regola è la diretta conseguenza di quanto è stato affermato prima: se l’anima è in stato di turbamento, ciò significa che non è sotto l’influsso dello Spirito di Dio ma sotto il suo contrario, e se non è sotto l’influsso dello Spirito di Dio, tutti i pensieri che nascono in quello stato, per quanto possano essere convincenti nelle loro argomentazioni, sono tuttavia illuminati dalla luce menzognera e dalla suggestione di Satana, E QUINDI NON AFFIDABILI.
Per questo, solo al ritorno della consolazione interiore, si potrà tornare ad avere fiducia nei propri pensieri.

 

Cosa fare nel tempo della “desolazione”? S. Ignazio vi dedica la regola 319:
”Gioverà molto reagire intensamente contro la stessa desolazione, restando per esempio più tempo nella preghiera e nella meditazione, soffermandosi nell’esame di coscienza e protraendo, secondo che sarà meglio, qualche tipo di penitenza”.
Ci sembra molto chiaro il principio di fondo: S. Ignazio intende dire che, nello stato di desolazione, la cosa peggiore che si possa fare è quella di credere ai contenuti che Satana suggerisce nelle sue potenti suggestioni e non reagire coi mezzi che la Chiesa ha messo a nostra disposizione: la preghiera, la meditazione della Parola, la penitenza.

 

Alla regola 322 S. Ignazio risponde alla domanda circa la motivazione per la quale Dio lascia per qualche tempo un battezzato in balìa della desolazione:
“Tre sono le cause del perché ci troviamo desolati: la prima è la nostra lentezza nella crescita spirituale, la seconda è dovuta al fatto che Dio vuole mostrarci praticamente quello che siamo senza la sua Grazia, la terza perché è una medicina contro l’orgoglio e la superbia spirituale”

 

Ignazio dedica anche alcune considerazioni alla strategia tenuta da Satana nel tentare l’uomo, e lo fa con paragoni tratti dalla vita quotidiana. Innanzitutto dice che il Maligno somiglia a coloro che fanno la voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti:
“È proprio del nemico indebolirsi, perdersi d’animo e indietreggiare con le sue tentazioni quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza alle sue tentazioni. Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o a perdersi d’animo nel fronteggiare le tentazioni, non c’è sulla faccia della terra bestia più feroce di lui”.
Molto spesso, quindi, Satana gioca le sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo scoraggiamento. Non c’è niente che gli torni più utile, visto che lui può aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del battezzato nel combattimento spirituale. Quando ci fa credere di avere la situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perché percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d’animo, così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.

 

E ancora nella regola 326: “Il nemico si comporta come un falso amante che vuole restare nascosto; infatti, come il falso amante desidera che le sue parole e i suoi progetti restino segreti, mentre al contrario gli dispiace molto se vengono portati alla luce, così agisce lui. Quando il nemico della natura umana esercita la sua suggestione, e suggerisce le sue menzogne a un’anima retta, vuole e desidera che siano accolte e tenute in segreto, mentre gli dispiace molto se questa le scopre al suo confessore o ad altra persona spirituale”. Qui siamo certamente a un punto cruciale del discernimento.
La chiusura nei confronti del confessore, o la tendenza a nascondere determinati pensieri che pure hanno un peso, è un “segno” preoccupante che la persona deve leggere nella valutazione di se stessa. Di solito, alla suggestione che afferra il pensiero, si accompagna anche una strana ripugnanza ad aprirsi col pastore.Spesso, basta aprirsi, superando se stessi anche con fatica, per constatare subito che la suggestione svanisce rapidamente nel nulla appena si comincia ad aprire bocca.
Regola 327: “Come il capitano di un esercito, dopo avere piantato la tenda di comando e osservato le postazioni o la posizione di un castello, lo attacca dalla parte più debole, così il nemico della natura umana, circondandoci, esamina tutte le nostre virtù e ci attacca dove ci trova più deboli”. Altra regola di importanza somma. Occorre conoscere i propri lati deboli nel cammino di fede, perché è lì che Satana ci attacca. Quindi è lì che dobbiamo vigilare. Se lasciamo sprovviste di difese le zone più deboli del nostro castello interiore, ci troveremo ben presto il nemico in casa.
(Riflessioni segnalate dalla sorella Antonella)

Maria Santissima Assunta in Cielo in Corpo ed Anima : le visioni di Caterina Emmerich.

L’Assunzione di Maria

Il dogma dell’Assunzione di Maria Santissima al cielo, definito dal Papa Pio XII il 1º novembre 1950, al termine di un anno santo che concludeva un periodo, durato circa un secolo, di straordinario fervore devozionale verso la Vergine Maria, anche a motivo delle apparizioni di Lourdes e di Fatima, suona così:

«L’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (DS 3903).

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Tiziano – Assunta (Basilica dei Frari )

 

Anna Caterina Emmerick così conclude le visioni sulla vita della Madonna:

 

157 – Ultime disposizioni, il trapasso e l’affidamento delle Reliquie di Maria Santissima

 

downloadDurante queste contemplazioni avevo con me alcune reliquie degli Apostoli e delle sante donne. 
Palpando le medesime vedevo apparire al mio spirito queste sante persone.

Tommaso non entrava nella visione della santa morte della Vergine, lo vedevo invece in viaggio. Lui era il dodicesimo che mancava.

Comunicazioni della Veggente del 14 agosto 1821

Vidi l’ancella della Vergine affranta dal dolore; si aggirava per la casa in cui regnava la più profonda tristezza. La morte si accostava visibilmente alla Madonna; Ella riposava sul suo giaciglio nell’attesa trepidante di ricongiungersi col Figlio. Il velo che copriva la sua testa era rialzato sulla fronte, Ella l’abbassava sul viso quando parlava agli uomini; anche le sue mani erano scoperte quando era sola. Per tutto questo tempo continuò a nutrirsi solo con qualche cucchiaio di quel succo giallo. Giunta la sera, la Santa Vergine, conformemente alla volontà di Gesù, si dispose a congedarsi e a benedire gli Apostoli, i discepoli e le pie donne. La vidi seduta sul letto, bianchissima in volto. La sua stanza era aperta da tutti i lati. Maria Santissima pregò; poi benedì separatamente ogni Apostolo toccandogli la mano. Infine parlò a tutti insieme. Poi Ella diede a Giovanni le disposizioni da prendere per il suo corpo, incaricandolo di dividere le sue vesti tra l’ancella e una giovinetta che spesso le era vicina. Vidi Pietro che le si avvicinò con un rotolo di carta per scrivere. Poi la Santa Vergine indicò col dito un grosso armadio contenente le sue vesti; allora potei vederle ed esaminarle tutte. Compresi profondamente i significati spirituali racchiusi in esse. Essendosi gli uomini ritirati nella parte anteriore della casa, le donne vennero ad inginocchiarsi dinanzi al letto di Maria per essere benedette a loro volta. Vidi la Santa Vergine abbracciare una delle pie donne che si chinava su di lei. Pietro, con un magnifico paramento sacerdotale, celebrò la Santa Messa. Fu simile a quella che egli celebrò subito dopo l’Ascensione di Cristo nella chiesa della piscina di Betsaida. Pietro aveva appena iniziato la cerimonia che vidi giungere Filippo, arrivava dall’Egitto con un discepolo e si precipitò subito al capezzale della Madre di Dio per riceverne la benedizione. Intanto Pietro terminò la cerimonia, consacrando e ricevendo egli stesso il Corpo del Signore. L’aveva distribuito agli Apostoli, ai discepoli e a tutti i fedeli li presenti. Maria non poteva vedere l’altare, ma finché durò la cerimonia rimase assisa sul suo letto assorta in meditazione. Vidi che Pietro, dopo aver dato il Santissimo Sacramento a tutti gli Apostoli, si avviò dalla Vergine per darle per l’ultima volta il Pane Eucaristico e l’Estrema Unzione. Si svolse allora la cerimonia finale di commiato dalla Madonna: tutti gli Apostoli accompagnarono Pietro in processione solenne. Precedeva il corteo Taddeo con l’incensorio; seguiva Pietro con l’Eucaristia nel vaso a forma di croce; veniva poi Giovanni che aveva in mano un piatto sul quale c’era il Calice col prezioso Sangue e alcune scatole. il Calice era simile a quello della santa Cena. L’ancella di Maria Santissima aveva portato presso il letto della Madonna il tavolo, adibito ad altare, coperto dalle tovaglie cultuali sul quale erano lumi e candelabri accesi. La Vergine, senza proferire parola, continuava a guardare in alto rapita in estasi profonda. Era pallidissima ed immobile. Pietro La unse con gli oli santi, sul viso, sulle mani, sui piedi e sul costato, dove la sua veste aveva un’apertura, così non ebbe bisogno di venir scoperta; infine le diede la Santa Comunione. Frattanto gli Apostoli recitavano sottovoce le preghiere. In quel momento vidi un bagliore di luce celeste invadere Maria, avvolgerla tutta ed entrare nel suo corpo. Poi la Vergine cadde in un’estasi profonda. Solo alcune donne erano rimaste presso di Lei perché gli Apostoli erano tornati sull’altare. Più tardi questi ultimi, insieme ai discepoli, tornarono intorno al letto di Maria per pregare. Ebbi frattanto un’altra visione stupenda: il tetto della stanza della Madonna non esisteva più e dal Cielo aperto scesero numerose figure di Angeli. Tra questi si stagliò una Via luminosa che guidava fino alla Gerusalemme celeste. Allora vidi la Madonna stendere le braccia verso quella Via, subito due Cori di Angeli su nubi splendenti avvolsero la sua anima separandola dal Santo Corpo, il quale ricadde inanimato sul letto con le braccia incrociate sul petto. Seguii la sua Santissima Anima che, accompagnata da numerosi Cori angelici, salì nella Gerusalemme celeste e assurse al trono dell’adorabile Trinità. Qui le andarono incontro con grande venerazione tutte le anime dei Patriarchi dell’antichità. Vidi tra queste Gioacchino, Anna, Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria e Giovanni Battista. Poi vidi pure Gesù che, accogliendoLa con il suo amore divino, le porse tra le mani uno scettro e le mostrò la terra sotto di Lei, come per conferirle un potere speciale. Così vidi entrare la Madonna nella Gloria celeste, mentre tutto ciò che era sulla terra intorno a Lei scomparve ai miei occhi. Forse Pietro, Giovanni e alcuni discepoli ebbero la stessa visione perché non potevano distogliere lo sguardo dal Cielo. La maggior parte di loro erano inginocchiati. Vidi una luce intensa inondare di splendore il Cielo e la terra come nel giorno dell’Ascensione di Cristo. Quello fu il momento in cui Maria Santissima, più bella che mai, assurse al Cielo seguita da molte anime liberate dal Purgatorio. Anche oggi, nell’anniversario della sua morte, ho visto numerose anime assurgere al Paradiso. Molte anime entrano in Cielo ogni anniversario della morte della Madonna. A questa grazia sarebbero ammesse anche quelle dei suoi devoti. Quando rivolsi lo sguardo sulla terra vidi il Corpo della Santa Vergine riposare al suo posto, illuminato di splendore, col volto fiorente soffuso di un tenue sorriso, le pupille chiuse e le braccia incrociate sul petto.

 

158 – Le esequie – Il sepolcro della Santa Vergine

Duccio_di_Buoninsegna_046Quando la Santa Vergine lasciò il Santo Corpo era l’ora stessa in cui era spirato il Salvatore. L’ora nona. Mentre vedevo gli Apostoli, i discepoli e le pie donne pregare, percepii un gran movimento in tutta la natura, come nella notte in cui nacque Gesù Cristo. Vidi le pie donne appoggiare sul santo cadavere una coperta, gli Apostoli ed i discepoli si prostrarono nella parte anteriore della casa. Il fuoco sul focolare fu coperto, le suppellettili furono radunate tutte in un angolo e coperte. Le donne si velarono e sedettero a terra nel vestibolo della camera di Maria; sedute e in piedi intonavano con profonda tristezza gli inni funebri. Gli uomini si erano coperti il capo col cappuccio e celebrarono una cerimonia funebre: due di loro inginocchiati, uno al capo e l’altro ai piedi delle sante Spoglie, pregavano senza sosta per un certo tempo, poi venivano sostituiti da altri due, e così via. Ho visto quattro volte gli Apostoli darsi il cambio presso il Santissimo Corpo. La figlia di Veronica, la madre di Giovanni Marco e numerose donne prepararono il Corpo alla sepoltura. Secondo l’uso ebraico avevano portato erbe aromatiche e balsamo per imbalsamare il Santo Corpo. Vidi Matteo e Andrea recarsi all’ultima stazione della Via Crucis di Maria, cioè a quella cavità che rappresentava il Sepolcro di Cristo. Essi ampliarono la fossa, per far riposare in questo luogo il Corpo della Santa Vergine. La caverna del sepolcro non era spaziosa come quella vera di Cristo, un uomo di media statura vi poteva stare appena in piedi senza curvarsi. All’ingresso il terreno si abbassava e il letto funebre aveva un incavo corrispondente alla forma di un corpo umano. Dopo aver lavorato duramente, i due Apostoli collocarono una porticina. In-torno alla grotta vi era un giardino, simile a quello del Santo Sepolcro. Una croce era stata scolpita su un masso. Giunsero molte donne per disporre definitivamente il Santo Corpo della Madre di Dio alla sepoltura. Esse si servivano di fiaccole per illuminare l’operazione, mentre gli Apostoli pregavano in coro nel vestibolo. La Madonna era rimasta coperta soltanto con una lunga camicia di lana. 
Le tagliarono le belle ciocche per tenerle come reliquie. Vidi due donne lavare le sante spoglie, credo che avessero nelle mani una spugna. Con rispettoso timore e venerazione il Corpo fu tutto lavato, ogni parte dopo essere stata lavata veniva subito ricoperta; il Santo Corpo rimase sempre coperto e le donne ebbero cura assoluta di non far mai apparire la più piccola nudità. Vidi il bacino dell’acqua vuotato in una fossa presso la casa e venir di nuovo riempito con acqua fresca. Alla fine le sacre Spoglie furono rivestite di una nuova veste e collocate su un tavolo. La Madonna fu interamente fasciata, tranne la testa, il petto, i piedi e le mani. Dopo la Messa solenne pronunciata da Pietro, e dopo che il Santissimo Sacramento fu distribuito a tutti, vidi Pietro e Giovanni, ancor vestiti con i paramenti solenni, entrare nella camera mortuaria. Giovanni portava un vaso d’unguento; Pietro, mentre recitava le preghiere d’uso, vi immerse il pollice della mano destra e unse la fronte, il centro del petto, le mani e i piedi di Maria Santissima. Sulla fronte e sul petto le fece il segno della croce. Questa però non era l’Estrema Unzione, che Maria aveva già ricevuto ancora in vita, ma credo che fosse una dimostrazione d’onore resa al Santo Corpo, simile a quella praticata anche in occasione della sepoltura del Redentore. Quando le donne ebbero finito l’imbalsamazione, Le incrociarono le braccia, avvolsero il cadavere stretto nelle fasce e poi Le stesero sul volto un gran sudano trasparente, il quale appariva bianco splendente tra le erbe aromatiche. Deposero allora il Santo Corpo nella bara, simile ad un letto di riposo. Era una tavola con un bordo poco elevato, e un coperchio rigonfio e molto leggero. Le misero sul petto una corona di fiori bianchi, rossi e celesti, simbolo della verginità. Tutti quindi si inginocchiarono, versando copiose ma silenziose lacrime. Poi toccandoLe le mani, come per rivolgerle l’ultimo saluto, coprirono con un velo il viso santo e chiusero il coperchio della bara. Sei Apostoli ne portarono il peso sulle spalle mentre gli altri Apostoli, i discepoli, le pie donne e tutti gli altri aprivano e chiudevano il corteo funebre. Vidi Giacomo il Minore, Bartolomeo e Andrea, Taddeo, Mattia e un altro che non ricordo, portare la bara. La sera era già calata e il corteo si illuminava alla luce di quattro torce. Il cammino era diretto verso la Via Dolorosa. La bara fu posta nella tomba da quattro uomini. Poi, tutti, ad uno ad uno vollero entrare, piangere, accomiatarsi ancora una volta e lasciare fiori ed aromi alla Madre di Dio. Molti rimasero inginocchiati nella più profonda tristezza. Quando il tributo di lacrime e di preghiere fu lasciato in misura abbondante, era già notte inoltrata e gli Apostoli chiusero l’entrata del Sepolcro. Tutto era finito. L’ingresso fu occultato con una grande siepe intrecciata da diversi verdeggianti arbusti, parte fioriti e parte carichi di bacche. Fecero infine passare ai piedi della siepe l’acqua di una vicina sorgente. Così in breve non si poté più scorgere traccia dell’ingresso. Separatamente presero tutti la via del ritorno, tranne alcuni che rimasero vicino al Sepolcro per la preghiera notturna. Scendendo dalla Via Dolorosa molti si fermavano a pregare lungo il cammino.

159 – Assunzione della Madonna al Cielo

Mentre alcuni Apostoli e numerose sante donne erano assorti in preghiera e intonavano cantici sacri nel giardino dinanzi alla grotta celata, vidi ad un tratto una gloria formata da tre Cori d’Angeli e di anime buone che circondavano un’apparizione: Gesù Cristo, con le sue Piaghe risplendenti di luce intensa era vicino all’Anima di Maria Santissima. I Cori angelici erano formati da fanciulli, tutto era indistinto poiché appariva solo in una grande forma di luce. Vidi però l’Anima della Santa Vergine seguire l’Immagine di Gesù, scendere con il Figlio per la rupe del Sepolcro, e subito dopo uscirne con il proprio Corpo risplendente fra torrenti di viva luce, quindi La vidi risalire col Signore e con tutta la gloria angelica verso la Gerusalemme celeste. Dopo di che disparve ogni splendore ed il Cielo silenzioso e stellato tornò a chiudersi sopra la terra. Vidi che le pie donne e gli Apostoli si gettarono col volto a terra, poi guardarono in alto, con stupore e profonda venerazione. Vidi pure che alcuni, mentre facevano ritorno alle proprie case pregando, nel passare dinanzi alle stazioni della Via Crucis, si erano fermati improvvisamente per contemplare stupiti la scia di luce sulla rupe del Sepolcro. Con questo prodigio il Santo Corpo della Madre di Dio fu Assunto al Cielo.

Allora gli Apostoli si ritirarono. Essi meditarono e riposarono in rudimentali capanne da loro stessi costruite fuori della casa della Santa Vergine. Alcune donne invece, rimaste ad aiutare l’ancella in casa, si erano coricate nello spazio dietro al focolare, dove l’ancella di Maria Santissima aveva sgombrato ogni cosa. L’oratorio appariva sgombro ed era come una piccola cappella, nella quale gli Apostoli pregarono e celebrarono la Santa Messa il giorno dopo. Al mattino, mentre gli Apostoli pregavano in casa, vidi giungere Tommaso con due discepoli: Gionata e un altro molto semplice, che veniva dal paese dove aveva regnato il più lontano dei Re Magi. Tommaso, appena appresa la notizia della morte di Maria Santissima, pianse come un fanciullo e s’inginocchiò con Gionata davanti al giaciglio della Vergine. Le donne frattanto si erano ritirate e l’altro discepolo, seguendo le istruzioni di Tommaso, attendeva fuori della casa. Vidi i nuovi arrivati pregare per molto tempo nella stessa posizione. Gli Apostoli, appena terminate le loro preghiere, li rialzarono, li abbracciarono e diedero loro il benvenuto offrendo pane, miele e qualche altro rinfresco nel vestibolo della casa. Poi, tutti insieme, si raccolsero ancora in preghiera. Tommaso e Gionata espressero quindi il desiderio di visitare il Sepolcro della Santa Vergine; allora gli Apostoli, e tutti gli altri, accesi i lumi che erano preparati sulle aste, si recarono al Sepolcro percorrendo la Via Crucis. Non parlarono molto ma meditarono profondamente alle singole stazioni i patimenti del Signore e il dolore della sua Santa Madre. Arrivati alla caverna del Sepolcro s’inginocchiarono tutti, poi Tommaso e Gionata si diressero frettolosamente all’entrata della grotta, Giovanni li seguì. Due discepoli scostarono i rami degli arbusti che la nascondevano; i due Apostoli entrarono con Giovanni e s’inginocchiarono con rispettoso timore dinanzi al letto sepolcrale della Vergine. Allora Giovanni si avvicinò alla bara e, dopo aver slegato le strisce, aprì il coperchio. Si avvicinarono con le fiaccole e, con profonda commozione, osservarono che le lenzuola funerarie erano vuote, sebbene conservassero la figura del prezioso Santo Corpo. Giovanni gridò forte agli altri: “Venite e guardate il miracolo! Il Santo Corpo non c’è più”. A due, a due, entrarono tutti nell’angusta grotta e constatarono che le lenzuola mortuarie erano vuote. Come ad un solo comando, tutti, qua e là, fuori e dentro la grotta, s’inginocchiarono rapiti dalla più profonda commozione, invocando la dolce Madre. Allora si rammentarono di quella nube bianca e luminosa che avevano visto librarsi in alto subito dopo la sepoltura della Madonna. Vidi Giovanni raccogliere con profondo rispetto i panni fune-rari della Santa Vergine dal sarcofago. Li piegò, li dispose insieme e li prese con sé dopo aver calato il coperchio sulla bara ed averla assicurata con i legacci neri. L’ingresso fu chiuso di nuovo con gli arbusti e tutti percorrendo ancora la Via Dolorosa, pregarono i Salmi. Vidi Giovanni deporre con rispetto le lenzuola sul tavolo, dinanzi all’oratorio della Vergine. Li vidi pregare, mentre Pietro meditava in disparte, forse per prepararsi alla Santa Messa. Infatti dopo poco Pietro celebrò l’Ufficio solenne dinanzi all’oratorio di Maria Sanhssrma. Gli altri cantavano in coro. Vidi gli Apostoli ed i discepoli raccontarsi le esperienze e tutto quello che succedeva durante la loro missione nel mondo per l’evangelizzazione dei popoli. In quel periodo fecero molti esercizi di devozione. Poi i discepoli si congedarono per ritornare tutti ai loro compiti. Nella casa di Maria Santissima quindi rimasero solo gli Apostoli, Tommaso, il suo servo fedele e Gionata. Li vidi intenti per alcuni giorni ad abbellire la Via Crucis: tolsero le erbacce e al loro posto piantarono fiori e belle piante; pulirono ed abbellirono il giardino; tracciarono una nuova via intorno alla sommità della collina e praticarono nella roccia un’apertura, attraverso la quale si poteva vedere il letto sepolcrale in cui aveva riposato la Madre di Gesù Cristo. Infine eressero sulla grotta del sepolcro una cappelletta con un piccolo altare, dietro al quale sospesero un drappo ricamato con l’immagine della Madonna. Era un lavoro molto semplice in cui la Madre di Dio veniva rappresentata nella sua veste festiva di colore nero, turchino e rosso. La casa di Maria Santissima fu trasformata in una chiesa, vi si svolse la Santa Messa nella quale tutti pregarono in ginocchio con le mani protese in alto, verso il Cielo. L’ancella e alcune donne rimasero ad abitare la casa con due discepoli, uno di questi era un pastore nativo delle rive del Giordano. Gli abitanti della santa casa ebbero il compito di occuparsi della direzione spirituale dei fedeli dei dintorni. Gli Apostoli quindi si separarono: Bartolomeo, Simone, Giuda, Taddeo, Filippo e Matteo partirono per ritornare dov’era la missione di Dio. Gli altri percorsero insieme la Palestina e poi si separarono. Giovanni rimase ancora qualche tempo nella casa. Molte donne e discepoli ritornarono a Gerusalemme dove Maria di Marco fondò una comunità claustrale di venti donne.

Il 22 agosto Anna Caterina Emmerick così concluse le visioni sulla vita della Madre di Dio:

“Solo Giovanni si trova nella casa della Madonna, tutti gli altri se ne sono già andati. Egli, secondo la volontà della Santa Vergine, divise le sue vesti fra l’ancella e l’altra donna. Fra quelle preziose vesti ve n’erano ancora alcune donate dai Santi Magi. Ne vidi due bianchissime come la neve, mantelli assai lunghi, alcuni veli, come pure delle coperte e dei tappeti; anche quella veste a strisce che Maria indossò a Cana e durante la Via Crucis di Gerusalemme. Posseggo una breve lista di tutti i vestiti della Madonna. Alcune di queste magnifiche reliquie si conservano ancora nella Chiesa, come per esempio quella bella veste nuziale color celeste, trapuntata in oro e coperta di rose, con la quale si fece un paramento per la chiesa di Bethesda in Gerusalemme. Maria Santissima ha indossato quella veste soltanto il giorno delle nozze. A Roma vengono custoditi alcuni indumenti della Madonna come sacratissime reliquie”. Tutta questa storia, le vicende ed i viaggi si compirono nel segreto di una vita silenziosa, forgiata nell’amore e nel dolore, che non conosceva l’inquietudine e l’agitazione dei nostri giorni.

«L’Immacolata sempre Vergine Maria, Madre di Dio, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (DS 3903).

La verità definita riguarda soltanto lo stato glorioso della Vergine, e non dice nulla circa il modo in cui Maria vi giunse, se passando attraverso la morte e la risurrezione, oppure no. La gloria celeste di cui si parla è lo stato di beatitudine nel quale si trova attualmente l’umanità santissima di Gesù Cristo, e al quale giungeranno tutti gli eletti alla fine del mondo. Coloro che muoiono dopo il battesimo e prima dell’uso di ragione e i giusti perfettamente purificati da ogni reliquia di peccato partecipano di questa beatitudine quanto all’anima già prima del giudizio finale (DS 1000), ma non quanto al corpo. Il privilegio dell’Assunzione concesso a Maria consiste quindi nel dono dell’anticipata glorificazione integrale del suo essere, anima e corpo, a somiglianza del suo Figlio.

L’espressione «Assunta alla gloria celeste» non designa di per sé una traslazione locale del corpo della Vergine dalla terra al cielo, ma il passaggio dalla condizione dell’esistenza terrena alla condizione dell’esistenza propria della beatitudine celeste. I teologi però ammettono comunemente che il «cielo» non significhi soltanto uno stato, ma anche un «luogo»: il luogo dove si trova appunto Cristo risorto e glorioso, in anima e corpo, e dove si trova Maria accanto a Lui. Precisare ulteriormente dove si trovi, e in quale ordine di rapporti con il nostro universo visibile è assolutamente impossibile. Quanto alle condizioni di esistenza della Vergine Assunta e del suo corpo glorioso, si possono applicare tutti i concetti che la teologia, fondandosi principalmente su S. Paolo (1 Cor 15,35-52), ha elaborato per illustrare le condizioni di esistenza sia di Cristo risorto che dei beati dopo la risurrezione finale.

I fondamenti nella storia della Chiesa

La Costituzione Munificentissimus Deus che accompagna la definizione dogmatica sviluppa la prova del dogma in tre tempi: innanzitutto porta come argomento fondamentale e per se stesso pienamente sufficiente il consenso unanime dell’Episcopato (più unanime di quello che si era verificato circa un secolo prima riguardo alla definizione del dogma dell’Immacolata); offre poi una breve delineazione storica del modo in cui la fede nell’Assunzione di Maria si è affermata, sviluppata, giustificata, imposta nella Chiesa fino a diventare una verità universalmente creduta; infine indica quali sono i fondamenti rivelati di questa fede della Chiesa: l’intima connessione di Maria con Cristo come ci è insegnata dalla Scrittura, e in particolare dal Protovangelo (Gen 3,15), illuminato dalla dottrina tradizionale della Nuova Eva. Quest’ultimo punto lo vedremo in un paragrafo apposito.

a) Il primo argomento, quello dedotto dal consenso unanime dell’Episcopato, si basa su una dottrina fondamentale della Chiesa Cattolica: il Magistero ordinario e universale della Chiesa, essendo infallibile nell’insegnare la verità rivelata non in virtù di ricerche o conoscenze naturali, ma per l’assistenza dello Spirito Santo, garantisce l’origine rivelata di ciò che insegna in modo unanime indipendentemente dalle prove positive o speculative che può apportare del suo insegnamento. E poiché i Vescovi avevano risposto con una unanimità senza paragoni alla domanda circa la definibilità dogmatica dell’Assunzione, la Costituzione conclude:

«Pertanto dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l’Assunzione corporea della Beata Vergine al cielo – la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo verginale dell’augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole sue forze naturali – è verità da Dio rivelata, e perciò tutti i figli della Chiesa devono crederla con fermezza e fedeltà».

Questa argomentazione di carattere dogmatico non può evidentemente valere per chi non accetta l’infallibilità del Magistero ordinario e universale della Chiesa: non può valere quindi per i protestanti, che non ammettono alcun magistero infallibile; gli ortodossi potrebbero invece ammettere una definizione dogmatica solo se venisse emanata da un Concilio Ecumenico.

b) Quanto allo sviluppo storico della dottrina dell’Assunzione abbiamo visto a suo tempo che la prima testimonianza non generica relativa alla fine di Maria è di Epifanio († 403), nato e vissuto nella Giudea e morto vescovo di Salamina. Nel suo Panarion egli si propone tre volte il quesito circa la fine di Maria, ed enuncia tre ipotesi possibili e sostenute allora da autori diversi: Maria non è morta, ma è stata trasferita da Dio in un luogo migliore; Maria è morta martire; Maria è morta di morte naturale. Egli non sa scegliere con sicurezza fra le tre ipotesi, poiché «nessuno ha conosciuto la sua fine», ma pensa che in ogni modo la fine di Maria deve essere stata «gloriosa», degna di lei. La testimonianza di Epifanio ci assicura che nella Chiesa, alla fine del V secolo, non esisteva alcuna tradizione precisa, né di carattere storico, né di carattere dogmatico, circa la fine di Maria.

Dopo Epifanio i primi testimoni sono gli apocrifi. Quelli conosciuti sono circa una ventina; hanno origini diverse e appartengono a famiglie diverse: i più antichi sembrano quelli siri ed egiziani e quelli di una famiglia greca. Non ci si può attendere nulla di sicuro da essi dal punto di vista storico; rappresentano invece chiaramente la reazione della fede popolare nei secoli V e VI alla domanda circa la fine di Maria. Pensiero comune a tutti gli apocrifi è che il corpo di Maria non può essere andato soggetto alla corruzione del sepolcro; circa la sua condizione attuale non sono invece concordi: per alcuni esso giacerebbe incorrotto nel paradiso terrestre in attesa della risurrezione finale; per altri, e sembrano essere gli apocrifi più recenti, Maria è già risorta ed è stata assunta alla gloria celeste accanto al Figlio.

Un’evoluzione analoga presentano i documenti liturgici. Le origini della festa dell’Assunzione non sono state ancora completamente chiarite. I primi indizi di una festa del transito di Maria (dormizione) li troviamo in Oriente, tra il 540 e il 570, come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Poco dopo, verso il 600, un editto dell’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente appaiono i primi segni di una festa «in memoria» della Vergine nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di «Depositio Sanctae Mariae». A Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, assieme alle altre feste mariane della Purificazione, dell’Annunciazione e della Natività: diviene subito la più importante di tutte e ha fin dalle origini il nome e il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente, anche alla Gallia, precisando il contenuto e modificando la data della festa precedente. Le origini e lo sviluppo della festa, come pure l’esame accurato delle testimonianze liturgiche, manifestano lo sviluppo della dottrina: al principio l’oggetto del culto era il «transitus», il passaggio alla vita celeste di Maria; più tardi è l’Assunzione. Questo sviluppo appare già compiuto alla fine del VII secolo e al principio dell’VIII in Oriente, ma presenta segni evidenti del suo carattere recente presso i quattro maggiori testimoni del tempo: Germano di Costantinopoli († 733), Andrea di Creta († 740), Giovanni Damasceno († 749), e l’autore sconosciuto di un panegirico sulla festa dell’Assunzione già attribuito al vescovo di Gerusalemme Modesto († 634), ma certamente posteriore. Questi autori nello spiegare e giustificare la festa dell’Assunzione con il nostro preciso significato si richiamano agli apocrifi, oppure alla tradizione, ma più frequentemente giustificano la credenza comune con ragioni desunte dalla mariologia generale: la consacrazione del corpo di Maria mediante la maternità divina, l’onore dovuto dal Figlio alla Madre, l’unione effettiva tra la Madre e il Figlio, la concezione e la nascita verginale del Figlio, l’onore di Maria come Nuova Eva (Damasceno). Queste ragioni non hanno conquistato subito un consenso unanime alla dottrina dell’Assunzione: troviamo infatti ancora delle posizioni interrogative o dubbie fino al X secolo; ma il chiarirsi della liturgia ha fatto presto trionfare la sentenza affermativa. Si può affermare che il pensiero della Chiesa bizantina è definitivamente fissato a partire dal X secolo.

In Occidente lo sviluppo dottrinale fu più lento che in Oriente. Nonostante la chiara indicazione della liturgia, molti autori dal VII al IX secolo si esprimono in modo dubbioso. Uno scrittore celebre, noto col nome di Pseudo-Girolamo, riassume verso il IX secolo il loro pensiero dicendo che «è meglio lasciare tutto a Dio, al quale nulla è impossibile, piuttosto che definire temerariamente di nostra autorità ciò che non possiamo provare». Di data discussa (alcuni lo vorrebbero assegnare al XII secolo, ma forse risale al X) è uno scritto divulgato sotto il nome di Agostino (il suo autore viene comunemente chiamato lo Pseudo-Agostino). Nel contenuto, se non nell’intenzione, è una risposta allo scritto precedente: sostiene che, non essendovi una trattazione sicura circa l’Assunzione di Maria, occorre esaminare con la ragione quale sia la verità, così che «la verità faccia da autorità». La ragione fondamentale è la grazia e la dignità singolare con cui Dio ha onorato Maria: ciò esclude nel modo più assoluto la corruzione del suo corpo verginale e prova che Dio deve averle concesso questo onore. Inoltre «Gesù Cristo, che è l’onnipotenza e la sapienza di Dio, che ha tutto in comune con il Padre, e perciò può tutto ciò che vuole e vuole tutto ciò che è giusto e degno, deve aver voluto la piena glorificazione della Madre». È il principio di Scoto, anticipato di due o tre secoli.

I teologi continuano però a mantenersi divisi per qualche secolo, tra favorevoli, dubbiosi e incerti; ed è notevole il fatto che anche alcuni tra i mariologi più insigni, come S. Bernardo e Duns Scoto, non sottolineano in modo particolare la dottrina dell’Assunzione. A poco a poco tuttavia si va formando l’opinione comune, appoggiata a citazioni scritturistiche (Sal 44,10.14-16; Sal 131,8; Ct 3,6; Ap 12,1 ss., ecc.) e alle note ragioni teologiche, che l’Assunzione pie creditur, è piamente creduta; è cioè una dottrina seriamente fondata e accettata con amore e rispetto nella Chiesa, ma non è obbligatoria. – A partire dalla seconda metà del XV secolo, cioè dopo il 1450, l’atteggiamento dei teologi cambia: la dottrina dell’Assunzione, chiaramente contenuta nella festa liturgica e universalmente predicata, appare ormai come tanto certa che sarebbe imprudente e scandaloso non ammetterla. Qualcuno comincia a dirla già di fede, perché universalmente creduta nella Chiesa; qualche altro (Suarez) la colloca sullo stesso piano della dottrina dell’Immacolata, e dice che un giorno la Chiesa potrà arrivare a definirla. E così restano le posizioni fino al 1854. Nel domandare la definizione dell’Immacolata un paio di vescovi esprimono il desiderio che venga assieme definita anche l’Assunzione; desiderio e proposta fatti propri anche da molti Padri del Concilio Vaticano I. Ha origine in questo modo il così detto «movimento assunzionistico», che si va estendendo fino alla pubblicazione degli atti relativi nel 1944 e alla lettera «Deiparae» del 1º maggio 1946, nella quale Pio XII chiedeva ai Vescovi se ritenessero possibile e opportuno che si procedesse alla definizione dell’Assunzione come verità di fede. I teologi frattanto discutevano sulla possibilità e sui fondamenti di una eventuale definizione dogmatica: le discussioni terminarono soltanto con l’annuncio della prossima definizione, pubblicato il 14 agosto 1950.

I fondamenti nella Rivelazione

Dalla storia che abbiamo brevemente tracciata della dottrina dell’Assunzione risultano chiaramente due cose: che non esisteva nella Chiesa primitiva una tradizione esplicita, né scritta né orale, d’origine apostolica, circa l’Assunzione di Maria; che la dottrina si è formata a poco a poco come frutto di una riflessione amorosa della fede cristiana intorno alla dignità della Madre di Dio, alla sua intima unione spirituale e fisica con il Figlio, alla sua posizione del tutto singolare nell’economia divina della Redenzione.

Questa è l’origine che alla dottrina assegna anche la Costituzione Munificentissimus Deus, quando dice che «i fedeli, guidati o istruiti dai loro Pastori…, non trovarono difficoltà nell’ammettere che Maria sia morta, come già il suo Unigenito. Ma ciò non impedì loro di credere o professare apertamente che non fu soggetto alla corruzione del sepolcro il suo sacro corpo e che non fu ridotto in putredine e in cenere l’augusto tabernacolo del Verbo divino. Anzi, illuminati dalla divina grazia e spinti dall’amore verso Colei che è Madre di Dio e Madre nostra dolcissima, hanno contemplato in luce sempre più chiara l’armonia dei privilegi che il provvidentissimo Iddio ha elargito all’alma Socia del nostro Redentore, e che hanno raggiunto un tale altissimo vertice, quale da nessun essere creato, eccettuata la natura umana di Cristo, è stato mai raggiunto».

Poiché, d’altra parte, la Chiesa non può insegnare come rivelata una dottrina che non sia realmente rivelata, sorge il problema: come e dove è stata rivelata la dottrina dell’Assunzione? E come la Chiesa, in mancanza di asserzioni esplicite della Scrittura e della Tradizione, ha potuto arrivare ad avere la certezza dell’origine rivelata di una dottrina che ha la sua causa prossima nella riflessione umana?

La storia mette in luce chiaramente un fatto: la dottrina dell’Assunzione non si presenta come una dottrina isolata nel V secolo: essa fa parte di tutto un movimento dottrinale che precisa, a poco a poco, la posizione e i privilegi della Madre di Dio nell’economia della Redenzione, la sua santità perfetta, la sua posizione unica accanto al Figlio. Alla base stanno la dottrina della Nuova-Eva, che risale sicuramente al II secolo (Giustino, Ireneo, Tertulliano) e che per la sua diffusione e i suoi caratteri appare d’origine apostolica; poi la verginità e la maternità divina. Maria è certamente anch’essa redenta da Cristo, ma è anche «accanto a Cristo» in un modo del tutto singolare; e per Lei le leggi ordinarie della Provvidenza, nel campo fisico (come nella generazione) e nell’ordine morale (riguardo al peccato) non valgono. Unendo le idee fondamentali sopra esposte, la riflessione cristiana poteva ricavare due ulteriori conseguenze, che ne appaiono come uno sviluppo logico: per Maria, che è stata «accanto a Cristo» in modo così singolare, non valgono neppure le leggi ordinarie della trasmissione del peccato originale e della ritardata beatificazione integrale, in anima e corpo. Come immagine perfetta del Figlio anch’Essa ha dovuto essere «immacolata», e deve aver goduto di una piena glorificazione anticipata.

La fede dei cristiani ha compiuto questo passaggio: dapprima in forma spontanea e intuitiva; poi, sotto la guida del Magistero e con il sostegno della riflessione teologica, in un modo sempre più chiaro e sicuro. Per giudicare questo sviluppo in modo esatto occorre badare bene che esso è lo sviluppo di una fede soprannaturale, non lo sviluppo di una conoscenza logica: la fede, come conoscenza intuitiva superiore, è normalmente più ricca di contenuto di quanto appaia alla coscienza esplicita del credente; e questo contenuto implicito crea una mentalità, uno spirito di fede, capace di distinguere con giudizio sicuro – analogo ai giudizi estetici – ciò che è in armonia, in connessione logica, con le verità esplicitamente credute, da ciò che non lo è. Infine occorre ricordare che causa reale ultima dello sviluppo dogmatico è l’azione dello Spirito Santo, che illumina l’intelligenza della Chiesa, nei fedeli e nei Pastori, a comprendere il contenuto totale della Rivelazione: lo sviluppo di un dogma appartiene alla «sovraconoscenza» che Dio dona alla Chiesa come e quando vuole (cf. Ef 1,17-18).

Alla luce di queste considerazioni si comprende anche come la Costituzione possa parlare di un «fondamento biblico» della dottrina dell’Assunzione. Esso è duplice: in primo luogo comprende tutte quelle affermazioni che sottolineano le relazioni particolari di Maria con il Figlio, nella concezione e nella generazione (Lc 1,26-38; Mt 1,18-25; Lc 1,39-50), nei misteri dell’infanzia (Lc 2,1-21; Mt 2,1-23; Lc 2,22-52), durante la vita pubblica (Gv 2,1-11; Mt 12,46-50) e sul Calvario (Gv 19,25-27); esse costituiscono come il clima nel quale vanno concepiti i rapporti tra la Madre e il Figlio.

In secondo luogo il fondamento è dato dal Protovangelo (Gen 3,15) inteso nella luce della Rivelazione posteriore, e particolarmente della dottrina della Nuova-Eva. Il passo mostra evidentemente una lotta tra il principio del male, che è il diavolo (cf. Gv 8,44; Ap 20,2), e l’umanità, rappresentata dalla donna e dalla sua discendenza, seguita dalla vittoria dell’umanità, nonostante gli sforzi e i parziali successi del principio del male. Il significato della lotta e della vittoria e il vincitore vero ci sono manifestati nel Nuovo Testamento: Cristo Redentore ha vinto tutti i nemici dell’umanità, il demonio, il peccato e la morte (cf. Gv 12,31; 14,30; 15,12; 16,33; Rm 5-6; 1 Cor 15,21-26.54-57). In questa lotta e vittoria che Dio profetizzava, attraverso la parola del Protovangelo, Gesù Cristo è stato senza dubbio la causa ultima e fondamentale di ogni vittoria dell’umanità, ma la tradizione che si esprime nella dottrina della Nuova-Eva assegna un posto del tutto singolare e unico «accanto a Cristo» alla Madre sua. Essi sono dunque previsti e simboleggiati come uniti, nella donna e nel discendente della donna del Protovangelo, e il significato e il contenuto della lotta e della vittoria di Cristo, esplicitamente insegnati nel Nuovo Testamento, dovranno essere estesi anche a Maria. L’interpretazione teologica del Protovangelo non può fondarsi su dati puramente storici e filologici, ma deve tener conto del principio fondamentale che la Rivelazione posteriore interpreta la Rivelazione anteriore, e soprattutto che la realizzazione interpreta le profezie. Come il Nuovo Testamento ha interpretato la «discendenza», così la mariologia, sviluppando la dottrina della Nuova-Eva, ha interpretato la «donna».

Di fronte agli acattolici, che non ammettono l’infallibilità del Magistero, non è possibile portare argomenti apodittici dell’origine rivelata della dottrina dell’Assunzione. È possibile però: a) mostrare che essa si presenta come uno sviluppo normale dei principi fondamentali della mariologia apostolica; b) che questo sviluppo è avvenuto non in una o nell’altra comunità cristiana, ma in tutta la Chiesa, orientale e occidentale, ed è stato fecondo di vita cristiana; c) che lo Spirito Santo è stato promesso da Gesù alla Chiesa non soltanto perché essa abbia a ripetere quanto è esplicitamente contenuto nel Nuovo Testamento, ma perché abbia a comprendere tutto il significato della Rivelazione (Gv 16,12-15). La dimostrazione vera di fronte agli acattolici non può consistere che nella dimostrazione dell’infallibilità della Chiesa, e più specificatamente degli organi del Magistero.

Approfondimento teologico

Di fronte al dato rivelato è compito della teologia stabilire degli argomenti di convenienza che permettano di collegare il dato stesso con le altre verità della fede e di coglierne il significato profondo.

Alcuni argomenti di convenienza li abbiamo già accennati analizzando il contenuto della Costituzione Munificentissimus Deus con cui viene presentato il dogma dell’Assunzione. Vediamo ora di completarli con altri argomenti e disporli secondo un ordine sistematico.

A) ASSUNTA PERCHÉ IMMACOLATA

La Munificentissimus Deus afferma che vi è un nesso strettissimo fra la verità dell’Assunzione e quella dell’Immacolata Concezione. Infatti le parole rivolte da Dio ad Adamo dopo il peccato (Gen 3,19): «Tu sei polvere e in polvere ritornerai» indicano il castigo del peccato originale. Ora, la Vergine Maria fu esente dal peccato originale, quindi anche dal suo castigo.

Questo argomento, ossia quello dell’inscindibile nesso tra l’Immacolata e l’Assunta, cominciò ad affiorare e a essere intraveduto fin dal VI secolo, e forse anche prima. Dall’effetto (l’Assunzione) si risalì alla causa (l’Immacolata) e dalla causa (l’Immacolata) si discese all’effetto (l’Assunzione). Si hanno infatti varie conferme di ciò nel corso della storia della Mariologia: relativamente poche nel periodo patristico, queste affermazioni crescono in modo impressionante nel medioevo e nel periodo moderno, fino a raggiungere quasi la forza di un plebiscito dopo la definizione del dogma dell’Immacolata. Nessuna meraviglia dunque se questo argomento viene autorevolmente accolto e ribadito nella Costituzione di Pio XII.

B) ASSUNTA PERCHÉ MADRE DI DIO

La maternità divina è un forte argomento di convenienza per la glorificazione immediata di Maria. Infatti il corpo di Maria è stato come il tempio del corpo di Cristo, e in base a ciò era del tutto conveniente che sfuggisse alla corruzione del sepolcro. Si dice giustamente: Caro Christi caro Mariae, la carne di Cristo è la carne di Maria, e quindi conveniva in sommo grado che la sorte toccata alla carne di Cristo toccasse anche alla carne di Maria, ossia che il corpo di Maria fosse glorificato come lo fu quello di Cristo.

Chi ha svolto con maggiore ampiezza ed efficacia questo fondamentale argomento fu lo Pseudo-Agostino nel suo celebre trattato De assumptione Beatae Mariae Virginis, di cui abbiamo già parlato più volte. Tutti coloro che sono venuti dopo di lui non hanno fatto che ripetere, più o meno, le sue argomentazioni. Egli dimostra che l’identità della carne tra Madre e Figlio implica anche, di stretta convenienza, l’identità della sorte finale dei loro corpi.

Ma ancora più stretto del vincolo fisico è il vincolo morale che lega una madre al proprio figlio e un figlio alla propria madre. Il figlio deve alla madre, secondo il precetto divino, onore e amore. Ora, l’onore e l’amore che il Figlio Uomo-Dio doveva alla propria Madre esigevano di stretta convenienza l’Assunzione corporea della Madre.

Lo esigeva innanzitutto l’onore. Questa ragione è svolta ampiamente dallo Pseudo-Agostino. Il suo ragionamento procede in questo modo. L’onore dovuto alla madre richiede anche di far sì che essa non sia disonorata. Ora, la corruzione del sepolcro è un obbrobrio e un disonore della natura umana, come appare dal fatto che Gesù stesso, in tutto simile a noi, volle esserne esente: quindi se, potendolo, non ne avesse preservato anche sua Madre, non avrebbe osservato la legge naturale e divina. D’altra parte Gesù poteva preservare sua Madre. Quindi l’ha preservata con l’anticipata glorificazione.

Lo esige poi anche l’amore. L’esemplarissimo amore filiale di Gesù verso la sua Madre Immacolata esigeva di stretta convenienza la preservazione del suo corpo dalla corruzione del sepolcro e l’anticipata glorificazione. Una tale preservazione e glorificazione era infatti un desiderio istintivo del suo cuore, desiderio che non poteva rimanere inefficace in Cristo, il quale può fare tutto ciò che desidera.

Scrive S. Francesco di Sales:

«Non si deve avere il minimo dubbio: il Salvatore ha voluto osservare quel comandamento che ha ingiunto a tutti i figli (quello di onorare e amare i genitori) al più alto livello possibile di perfezione».

c) ASSUNTA PERCHÉ SEMPRE VERGINE

Questo argomento è antichissimo, e prende rapidamente una forma chiara e incisiva. La perfetta e perpetua verginità di Maria, professata sin dai primi secoli, veniva a collocare la Beata Vergine in una sfera superiore, cioè in uno stato di incorruzione. Ella rimase miracolosamente incorrotta quando avrebbe dovuto corrompersi. Ora, come non vedere nella preservazione dalla corruzione del concepimento e del parto una specie di presagio della preservazione dalla corruzione della morte? Effettivamente il senso dei fedeli non tardò a vedere, in modo sempre più chiaro, il nesso che esiste fra la Verginità e l’Assunzione, fra l’una e l’altra incorruzione. Si può dire che l’anima cristiana ha preso coscienza dell’Assunzione corporea per mezzo del legame verginità-incorruttibilità: colei a cui non nocque il parto, non nuocerà il sepolcro. Questa analogia traspare in molti apocrifi greci, siriaci, egiziani, armeni e slavi. La troviamo anche nella liturgia e nei Santi Padri. S. Andrea di Creta scriveva:

«Se il seno della Vergine ignorò qualsiasi lesione, la carne sfuggì alla distruzione della morte. O prodigio! (…). Il parto fu al riparo di qualsiasi avaria, e la tomba non conobbe affatto la distruzione, poiché questa non tocca in alcun modo le cose sante».

In S. Giovanni Damasceno leggiamo:

«In che modo colei che nel suo parto è passata al di sopra delle leggi della natura cede ora a queste medesime leggi, e in che modo è sottoposta alla morte?».

Le citazioni potrebbero continuare.

Anche la Costituzione Munificentissimus Deus del Papa Pio XII torna più volte su questo argomento.

D) ASSUNTA PERCHÉ ASSOCIATA A CRISTO

Noi vediamo che la Madre è sempre strettamente associata al Figlio. Ella partecipa alle sue gioie e ai suoi dolori, per cui possiamo dire che se Gesù è «l’Uomo dei dolori», Maria è «la Donna dei dolori», e se il Figlio è Redentore, Maria è in un certo senso, come vedremo, Corredentrice. Come infatti Eva ha cooperato con Adamo nella rovina, così la Nuova Eva ha cooperato con il Nuovo Adamo nell’opera della riparazione. A questa ragione si appoggia il Papa Pio XII, quando pone a supremo fondamento dell’Assunzione il principio di associazione della Madre al Figlio, e la sua missione di Nuova Eva.

Adamo ed Eva sono stati principi universali di morte soprannaturale, e conseguentemente anche di morte naturale (pena del peccato); Cristo e Maria, il nuovo Adamo e la nuova Eva, sono stati invece principi di vita soprannaturale, e conseguentemente anche di vita naturale, ossia di vittoria sulla morte. Mentre perciò la prima Eva, associata al primo Adamo, è stata principio e causa della nostra morte, così la seconda Eva, associata al secondo Adamo, e in dipendenza da lui, è stata principio e causa della nostra risurrezione alla vita. Ora, chi è principio e causa della risurrezione non può essere soggetto al dominio della morte. Vi sarebbe una ripugnanza intrinseca.

Secondo il Concilio Vaticano II il Figlio ha espressamente voluto che sua Madre fosse conformata a lui in tutto, e particolarmente nella vittoria sul peccato e sulla morte. Come Maria fu associata alla vittoria del Figlio sul peccato mediante la sua Immacolata Concezione, così fu associata anche alla sua vittoria sulla morte mediante la sua Assunzione. Ecco le parole della Lumen Gentium:

«L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo, e dal Signore esaltata quale Regina dell’Universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei dominanti (cf. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte».

Maria Santissima dunque ci appare perfettamente associata a Cristo. A conferma di ciò possiamo rilevare come alle principali feste del Signore corrispondano altrettante feste di Maria. Al concepimento di Gesù il giorno dell’Annunciazione (25 marzo) corrisponde l’Immacolata Concezione (8 dicembre). Alla Natività di Gesù (25 dicembre) corrisponde la Natività di Maria (8 settembre). Alla passione di Gesù, ricordata oltre che il Venerdì Santo anche nella festa della Santa Croce (14 settembre), fa immediatamente seguito la memoria dell’Addolorata (15 settembre). È quindi logico che alla festa della glorificazione di Gesù, cioè alla festa dell’Ascensione, corrisponda la festa dell’Assunzione (15 agosto), e alla festa di Cristo Re (ultima domenica dell’anno liturgico) corrisponda la festa della Regalità di Maria, celebrata otto giorni dopo la sua Assunzione (22 agosto).

E) ASSUNTA PER ESSERE PIENAMENTE NOSTRA MADRE E REGINA

Leggiamo nella Lumen Gentium:

«Questa maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell’Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti assunta in cielo non ha deposto questa funzione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci le grazie della salvezza eterna».

Nel testo della Lumen Gentium precedentemente citato abbiamo visto come Maria sia stata «esaltata quale Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei dominanti». La regalità di Maria non va separata dalla sua intercessione materna. Maria è Regina perché è associata alla regalità di Cristo, e coopera con il Figlio nel procurare la salvezza delle anime. Possiamo dire che la sua è una regalità materna.

Ora, perché Maria Santissima possa pienamente esercitare la regalità, che si estende a tutto l’universo, e la maternità verso di noi, alle quali è stata chiamata in quanto Madre del Redentore a Lui in tutto associata, è necessario che sia nel possesso pieno della sua realtà umana. Ora, questa si realizza solo quando l’anima è unita al corpo. Infatti l’anima separata dal corpo non può a rigore di termini neppure essere chiamata «persona», essendo solo una parte della natura umana.

Possiamo quindi concludere questa argomentazione dicendo che l’Assunzione corporea rende Maria Santissima più vicina a noi, in quanto grazie ad essa ella ci può aiutare nel modo migliore ed esercitare in pienezza la sua maternità universale alla quale è stata chiamata secondo il piano divino. La glorificazione di Maria non è quindi solo per lei, ma anche per noi. L’Assunzione, lungi dallo scavare un abisso tra Maria e gli altri uomini, la rende ad essi più vicina.

F) ASSUNTA PER ESSERE ICONA ESCATOLOGICA DELLA CHIESA

Il Concilio Vaticano II presenta, come si sa, Maria Santissima nella luce della Chiesa, di cui è il modello perfettissimo. Sono note queste parole:

«La madre di Gesù, come in cielo glorificata ormai nel corpo e nell’anima è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cf. 2 Pt 3,10)».

Che Maria sia modello e figura perfettissima della Chiesa è un pensiero che risale ai Santi Padri, soprattutto a S. Ambrogio. Ma perché possa esserlo pienamente era necessario che venisse glorificata in anima e corpo, così da apparire come «la Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1), come la presenta la liturgia nella festa dell’Assunzione. «Così la Chiesa in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e in lei contempla con gioia, come in un’immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere».

La questione della morte di Maria

Pio XII, nella definizione dogmatica dell’Assunzione, ha deliberatamente evitato di pronunciarsi sulla questione se Maria sia prima morta, per poi risorgere, oppure sia stata assunta immediatamente senza passare attraverso la morte. Il fatto che il Papa non si sia pronunciato è degno di nota, poiché molti pensavano che l’Assunzione andasse necessariamente intesa come un’anticipata risurrezione, in modo da implicare necessariamente la morte. Ed erano state fatte pressioni sul Sommo Pontefice perché nella definizione dogmatica facesse riferimento anche alla morte, cosa che egli non ha fatto.

La questione della morte o non morte di Maria rimane dunque lasciata alla libera ricerca dei teologi, anche se bisogna riconoscere che l’opinione dei «mortalisti», per chiamarli così, è di gran lunga più diffusa di quella degli «immortalisti». Anche il Papa Giovanni Paolo II, nella sua catechesi del 25 giugno 1997, pur senza l’intenzione di chiudere il dibattito, ha parlato della morte, o dormizione, di Maria, come di un fatto comunemente ammesso.

Ciò nonostante rimane ancora libero spazio per la discussione, e l’opinione teologica degli «immortalisti» non va, a mio parere, sottovalutata.

Una trattazione veramente ammirevole per serietà e profondità è quella svolta dal Laurentin nel suo classico libro La Vergine Maria. Seguo da vicino la sua esposizione.

Sembra che la tesi della morte di Maria sia tradizionale almeno dal IV secolo in poi. Ma ci si può chiedere: si tratta della Tradizione in senso stretto, oppure di una semplice tradizione umana, dato che la morte viene data come ovvia e scontata per tutti? Tanto più che a quei tempi non si era ancora scoperto che la Beata Vergine era esente dal peccato originale, di cui la morte è la conseguenza.

L’argomento più forte dei «mortalisti» sembra essere quello che la Beata Vergine doveva essere configurata a Cristo nella sua morte e risurrezione, per poter essere così il modello universale dei redenti. «Ma, si domanda il Laurentin, non le era sufficiente essere configurata a Cristo sul Calvario mediante la compassione, quando “una spada” di dolore “trapassò la sua anima” (cf. Lc 2,35), quando “morì in ispirito” con Cristo, secondo un’espressione tradizionale che risale ad Arnaldo di Chartres (XII secolo)?». Tanto più che Maria, la prima dei redenti, è configurata più alla Chiesa che a Cristo. Ora, la Chiesa passerà alla vita eterna senza passare attraverso la morte (cf. 1 Ts 4,17; 1 Cor 15,51; 2 Cor 5,2-4).

Un altro argomento dei «mortalisti» è che Maria ha assunto le pene del peccato (tra cui la morte) per cooperare più efficacemente alla redenzione. Ma non possiamo dimenticare che Maria Santissima è stata esente dalle principali pene inflitte a Eva (concupiscenza, sottomissione alla libido, cf. Gen 3,16, dolori del parto). L’immortalità completerebbe armoniosamente questa serie di esenzioni. Si può dire che Maria ha subito le pene di provenienza esterna, come le persecuzioni, e le prove legate alle perversioni degli uomini e al disordine di questo mondo, ma non quelle che provengono dall’interno. La soluzione ideale sarebbe che Maria sia morta martire, ma la supposizione è del tutto gratuita.

Comunemente si dice che Maria sarebbe morta in un’estasi di amore. Ma in che modo un simile trasporto mistico l’avrebbe conformata a Cristo crocifisso? E poi un trasporto mistico non si accorderebbe meglio con l’assunzione del corpo piuttosto che con la separazione dell’anima dal corpo?

Ma a mio parere l’argomento più forte degli «immortalisti» sta nell’esame del concetto di corruzione. Abbiamo visto negli argomenti di convenienza a favore dell’Assunzione che il dato di fondo, presente sin dall’inizio, è che la sensibilità cristiana ha ritenuto inconciliabile la dignità di Maria, Immacolata, Madre di Dio, sempre Vergine, con la corruzione del sepolcro. Scrive Pio XII nella Munificentissimus Deus: «Bisognava che colei che aveva conservata intatta la sua verginità nel parto conservasse il suo corpo senza alcuna corruzione». Senza alcuna corruzione! Ma la morte, cioè la separazione dell’anima dal corpo, è la corruzione fondamentale. Infatti il «cadavere» (così dobbiamo chiamarlo) è semplicemente un insieme di sostanze organiche senza più alcuna relazione reale con l’anima. Non è più un corpo «umano». Che poi sopravvenga anche una disgregazione esterna, con il fenomeno della putrefazione, è del tutto secondario dal punto di vista filosofico. Ora viene spontaneo chiedersi: se Dio ha conservato miracolosamente illesa la verginità del corpo di Maria, preservandolo dalla corruzione del parto, perché non avrebbe dovuto preservarlo anche da questa ben più grave corruzione?

Può però a questo punto sorgere una difficoltà: anche il corpo di Gesù è stato soggetto a questa corruzione, poiché Gesù è veramente morto. Senza dubbio, ma vi è questa differenza: il corpo morto di Gesù è rimasto unito al Verbo, e ha continuato a esistere dell’esistenza del Verbo. Quindi non si può dire che fosse «un’altra realtà» rispetto al corpo vivo. Invece nel caso di Maria il suo corpo morto sarebbe stato un’altra realtà, anche se secondo l’esperienza sensibile rimaneva «incorrotto». Scrive il Laurentin: «Il cadavere della Vergine, se essa morì, perse la sua identità. Divenne puramente e semplicemente altro, estraneo alla persona di Maria. Fece ritorno alla pura molteplicità del ciclo della natura. Niente legava più alla Madre di Dio il residuo di questo corpo che aveva generato il Figlio di Dio, e il fondamento della maternità divina si trovava momentaneamente alterato. In assenza di ogni dato positivo fermo su questo punto ci si domanda con perplessità se colui che ha preservato il corpo di sua Madre (questo santuario) da ogni deflorazione, ne abbia permesso l’alienazione, la disintegrazione reale, anche se essa non appare alla vista, implicata dalla corruzione metafisica».

Concludiamo questo paragrafo citando ancora una volta le parole del Laurentin: «Siamo modesti su queste questioni (…). La morte di Maria è verosimile, senza dubbio, verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata di autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare, con Epifanio, che la fine di Maria resti un mistero, nascosto in Dio, e che bisogna che noi ci rassegniamo a ignorare quaggiù».

Diario della Divina Misericordia di Santa Faustina Kowalska

 

 diario_sito IL DIARIO, scritto in forma di memorie, è stato scritto da Santa Faustina negli ultimi quattro anni della sua vita.
In esso è rivelata la profondità della vita spirituale e la comunione della sua anima con Dio. Il Signore ha elargito a santa Faustina grandi grazie: il dono della contemplazione, della conoscenza profonda del mistero della misericordia Divina, visioni, rivelazioni, stigmate nascoste, il dono della profezia e di conoscenza delle anime, ed anche il dono rarissimo delle nozze mistiche.
(Diario pag. 10).

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