Perché le avversità assalgono il giusto? Ce lo spiega Gesù.

Almeno una volta nella nostra vita, ci saremo domandati il perché il Signore Dio permetta le tribolazioni su uomini e donne, di fede e di preghiera, innocenti, “buone” a nostro avviso, quindi giuste (anche secondo il nostro pensiero) davanti al Signore. Se poi leggendo e rileggendo i Vangeli abbiamo compreso che la Giustizia non è di questo mondo cioè viene rigettata dallo spirito del mondo e dal principe di questo mondo (Satana) che lo governa, e che lo stesso Giusto, nostro Signore Gesù Cristo, è stato crocifisso, possiamo esser certi che solo Dio è Colui al quale importa la rettitudine del cuore e la vita virtuosa dei Suoi figli, essendo Padre, e premia chi “prende la sua croce ogni giorno e lo segue”, essendo Figlio Redentore, abitando nei loro cuori e spargendo abbondanti grazie Celesti sui loro capi, essendo Consolatore.

Come mai Dio, che è principio di Bene, che odia il Male e che è Santissimo, dovrebbe mandare tribolazioni ai Suoi figli, Lui che è un Padre Buono? Perché Dio permette che i Suoi figli, quelli che possono più esser considerati da Lui giusti (malgrado l’indole perversa abitata nel cuore dell’uomo dopo il Peccato originale e rimasta come cicatrice anche dopo il Battesimo, la pochezza e la miseria umana, considerano che Giusto è solo Uno e che come viene detto nella Bibbia, anche gli angeli sono riscontrati imperfetti davanti al Signore che è Perfetto e Tre volte Santo), passino per la sofferenza e le difficoltà in questa vita terrena? La risposta ce la da proprio l’Altissimo, nella persona del Figlio, cioè nostro Signore Gesù Cristo, in una rivelazione privata data a Santa Brigida da Svezia, e che leggeremo qui di seguito, ma mi si permetta di riassumere il tutto con questa massima: perché Dio è Potenza, Sapienza e Amore.

Perché le avversità assalgono il giusto?

«Alla domanda perché le avversità assalgono il giusto, rispondo con le seguenti parole. La mia giustizia desidera che ogni uomo giusto ottenga ciò che desidera; ma non è un uomo giusto chi non è disposto a soffrire per l’amore dell’obbedienza e per la perfezione della giustizia, così come non è un giusto colui che non ha la carità di fare del bene al prossimo. Per questo motivo i miei amici – considerando che sono il loro Dio e Redentore, pensando a ciò che ho fatto e promesso loro e vedendo la perversità che anima il mondo -, chiedono con maggior decisione di sopportare le avversità temporali, per evitare i peccati, essere più avveduti ed avere la salvezza eterna. Per questa ragione permetto che le loro tribolazioni siano frequenti, sebbene alcuni non le tollerino con sufficiente pazienza; tuttavia ammetto le loro sofferenze a ragion veduta, e li aiuto a sopportarle. Infatti, io sono come la madre che, colma di carità, corregge il proprio figlio adolescente e questi non la ringrazia nemmeno perché non comprende le motivazioni materne e tuttavia raggiunta la maturità la ringrazia, cosciente che la guida della madre lo ha distolto dalle cattive abitudini educandolo ai buoni costumi; ebbene io mi comporto nello stesso modo con i miei eletti, poiché essi rimettono la loro volontà alla mia, e mi amano sopra ogni cosa. Perciò permetto che talvolta siano afflitti da tribolazioni e, sebbene al momento essi non capiscano completamente la grandezza di tale beneficio, compio cose di cui in futuro trarranno dei vantaggi». (Libro V1, Interrogazione 6)