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14 Dicembre – San Giovanni della Croce

San Giovanni della Croce 14 Dicembre

Giovanni della Croce, al secolo Juan de Yepes Álvarez (in spagnolo: Juan de la Cruz; Fontiveros, 24 giugno 1542 – Úbeda, 14 dicembre 1591), è stato un presbitero e poeta spagnolo, cofondatore dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi. Fu beatificato nel 1675, proclamato santo da papa Benedetto XIII nel 1726 e dichiarato dottore della Chiesa da Pio XI nel 1926. La sua memoria è celebrata il 14 dicembre.

La Chiesa cattolica lo ha definito Doctor Mysticus

Il poeta T. S. Eliot ha ripreso ed attentamente parafrasato il pensiero di Giovanni della Croce, in particolare il concetto di «Notte Oscura» dell’anima e la dottrina del Nada y Todo(“Nulla e Tutto”), da Giovanni esposta nello schizzo eseguito per illustrare l’ascesa al Monte della Perfezione, oltre che nella Salita del Monte Carmelo:

« Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. »(San Giovanni della Croce)

Fonte: Wikipedia

Frasi di San Giovanni della Croce in “Avvisi e sentenze”

  • Colui che vuole restare solo senza il sostegno di un maestro e di una guida, è come un albero solo e senza padrone in un campo, i cui frutti, per quanto abbondanti, verranno colti dai passanti e non giungeranno quindi alla maturità. (n. 5)
  • Chi cade da solo, solo resta nella sua caduta e tiene in poco conto la propria anima, poiché l’affida a sé solo. (n. 8)
  • Dio desidera da te piuttosto il più piccolo grado di purezza di coscienza che tutte le opere che tu potrai compiere. (n. 12)
  • Dio stima di più in te l’inclinazione all’aridità e alla sofferenza per amor suo, che tutte le meditazioni, le visioni e le consolazioni spirituali che tu possa avere. (n. 14)
  • Rinnega i tuoi desideri e troverai quello che il tuo cuore desidera. Che sai tu se il tuo appetito è secondo Dio? (n. 15)
  • Non ti mostrare alle creature, se nella tua anima desideri conservare chiara e semplice la faccia di Dio. Piuttosto vuota e distacca del tutto il tuo spirito da quelle e camminerai sotto la divina luce, poiché Dio non è simile ad esse. (n. 25)
  • Chi perde l’occasione, è come chi lasciò volar via di mano l’uccello che non potrà piú essere ripreso. (n. 29)
  • Un solo pensiero dell’uomo vale più del mondo intero, perciò Dio solo è degno di esso. (n. 32)
  • Tu non troverai quello che desideri o maggiormente brami, né per questa tua strada né per quella dell’alta contemplazione, ma in una grande umiltà e sottomissione di cuore. (n. 37)
  • Convinciti che non entrerai nel sapore e nella soavità di spirito, se non ti darai alla mortificazione di tutto ciò che desideri. (n. 38)
  • Fai un patto con la tua ragione di compiere quanto ella ti dice nel cammino di Dio: ciò presso di Lui ti varrà piú di tutte le opere che fai senza tale riflessione e di tutti i gusti spirituali che tu desideri. (n. 41)
  • Chi agisce secondo la ragione è come colui che si nutre di cibi sostanziosi; chi invece si muove dietro al gusto della volontà è come chi si nutre di frutta fradicia. (n. 43)
  • Nella sera sarai esaminato sull’amore. Impara ad amare Dio come Egli vuole essere amato e lascia il tuo modo di fare e di vedere. (n. 57)
  • L’uomo non sa né godere né soffrire bene, non comprendendo la differenza fra il bene e il male. n. 60)
  • Prendi Dio per sposo e amico con cui stare sempre; non peccherai, saprai amare e le cose necessarie ti andranno prosperamente. (n. 65)
  • Ricordati che Dio regna solo nell’anima pacifica e disinteressata. (n. 68)

[San Giovanni della Croce, Avvisi e Sentenze, in Opere, a cura di Ferdinando di S. Maria, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma, 1991.]

Frasi di San Giovanni della Croce in Spunti d’amore

  • L’anima che cammina nell’amore non annoia gli altri né stanca sé stessa. (n. 18)
  • Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango, ed altre che volano come gli uccelli i quali nell’aria si purificano e si puliscono. (n. 20)
  • Il Padre pronunciò una parola, che fu suo Figlio e sempre la ripete in un eterno silenzio; perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall’anima. (n. 21)
  • Dobbiamo misurare le sofferenze in rapporto a noi, non in rapporto ad esse. (n. 22)
  • Per innamorarsene, Dio non posa lo sguardo sulla grandezza dell’anima, ma sulla grandezza della sua umiltà. (n. 24)
  • L’amore non consiste nel provare grandi sentimenti, ma nell’avere grande nudità e nel patire per amore dell’Amato. (n. 36)
  • Semplificarsi per cercare Dio: la luce che nelle cose esteriori è utile per non cadere, nelle cose di Dio è il contrario, di modo che in esse è meglio che l’anima non veda e possederà in tal modo maggior sicurezza. (n. 54)

[San Giovanni della Croce, Spunti d’amore, in Opere, a cura di Ferdinando di S. Maria, Postulazione Generale dei Carmelitani Scalzi, Roma, 1991.]

Fonte: Wikipedia

MEDITAZIONI DI SAN GIOVANNI DELLA CROCE
in Opere, Salita del Monte Carmelo

3 – In primo luogo l’anima abbia un costante desiderio di imitare Cristo in ogni sua azione, conformandosi ai suoi esempii, sui quali méditi per saperli imitare e per comportarsi in ogni sua azione come Egli si diporterebbe.

4 – In secondo luogo, per riuscire in questo è necessario che ella rinunzi a qualunque piacere sensibile che non sia puramente a onore e gloria di Dio e che rimanga vuota di ciò per amore di Gesú Cristo il quale, in questa vita, non ebbe e non volle altro piacere che quello di fare la volontà del Padre, la quale era per Lui suo cibo e nutrimento. Se, per esempio, le si offre il piacere di ascoltare cose che non hanno importanza per il servizio e la gloria di Dio, ella rinunzi al gusto di ascoltarle; se le si porge il diletto di vedere cose che non servono ad avvicinarla al Signore, reprima il desiderio di guardarle. Faccia lo stesso quando le si presenta l’occasione di conversare, di compiere qualche altra azione o di soddisfare qualche altro senso, purché lo possa fare facilmente; se ciò non le sarà possibile, basta che ella non assapori il gusto delle cose che non può evitare.

5 – Per mortificare e calmare le quattro passioni naturali: gioia, tristezza, timore e speranza, dalla cui concordia e pace procedono questi e tanti altri beni, come rimedio efficace, fonte di grandi meriti e causa di grandi virtú serve quanto segue:
6 – L’anima cerchi sempre di inclinarsi:

non al piú facile, ma al piú difficile;
non al piú saporoso, ma al piú insipido;
non a quello che piace di piú, ma a quello che piace di meno;
non al riposo, ma alla fatica;
non al conforto, ma a quello che non è conforto;
non al piú, ma al meno;
non al piú alto e pregiato, ma al piú vile e disprezzato;
non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v’è al mondo per amore di Gesú Cristo.

8 – La pratica scrupolosa di questi avvisi da parte di un’anima, basta perché essa possa entrare nella notte del senso; tuttavia, per spiegarmi ancora meglio, aggiungerò altre norme che insegnano a mortificare la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, tre inclinazioni che, secondo San Giovanni, spadroneggiano nel mondo e sono causa di tutti gli altri appetiti (I Gv., 2, 16).
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Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei.

12

Quando ti fermi su qualche cosa,
tralasci di slanciarti verso il tutto.
E quando tu giunga ad avere il tutto,
devi possederlo senza voler niente,
poiché se tu vuoi possedere qualche cosa del tutto,
non hai il tuo solo tesoro in Dio.

13 – In questa nudità lo spirito trova il suo riposo poiché non desiderando niente, niente lo appesantisce nella sua ascesa verso l’alto e niente lo spinge verso il basso, perché si trova nel centro della sua umiltà. Quando invece desidera qualche cosa, proprio in essa si affatica.
[SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Opere, Salita del Monte Carmelo, libro I, cap. 13, Postulazione Generale dei Carmelitani scalzi, Roma, 1991.]

Fonte: unavox.it.

 

Pensieri e Consigli Spirituali di Santa Teresa d’Avila

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Pensieri e Consigli Spirituali di Santa Teresa d’Avila

L’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenimento, da solo a solo, con Colui da cui sappiamo d’essere amati.(S. Teresa d’Avila)

… la porta per cui mi vennero tante grazie fu soltanto l’orazione. Se Dio vuole entrare in un’anima per prendervi le sue delizie e ricolmarla di beni, non ha altra via che questa, perché Egli la vuole sola, pura e desiderosa di riceverlo. (S. Teresa d’Avila)

Certo bisogna imparare a pregare. E a pregare si impara pregando, come si impara a camminare camminando. (S. Teresa d’Avila)

…nel cominciare il cammino dell’orazione si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non fermarsi mai, né mai abbandonarla. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succede-re, mormori chi vuole mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare, ma piuttosto di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla méta, ne vada il mondo intero. (S. Teresa d’Avila)

Pensate di trovarvi innanzi a Gesù Cristo, conversate con Lui e cercate di innamorarvi di Lui, tenendolo sempre presente. (S. Teresa d’Avila)

La continua conversazione con Cristo aumenta l’amore e la fiducia. (S. Teresa d’Avila)

Buon mezzo per mantenersi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirsene ad intrattenervi spesso con Lui ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire. (S. Teresa d’Avila)

Se parlando con le creature le parole non vi mancano mai, perché vi devono esse mancare parlando con il Creatore? Non temetene: io almeno non lo credo! (S. Teresa d’Avila)

Non siate così semplici da non domandargli nulla! (S. Teresa d’Avila)

Chiedetegli aiuto nel bisogno, sfogatevi con Lui e non lo dimenticate quando siete nella gioia, parlandogli non con formule complicate ma con spontaneità e secondo il bisogno. (S. Teresa d’Avila)

Cercate di comprendere quali siano le risposte di Dio alle vostre domande.Credete forse che Egli non parli perché non ne udiamo la voce? Quando è il cuore che prega, Egli risponde. (S. Teresa d’Avila)

A chi batte il cammino della preghiera giova molto un buon libro. (S. Teresa d’Avila)

Per me bastava anche la vista dei campi, dell’acqua, dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libri. (S. Teresa d’Avila)

Per molti anni, a meno che non fosse dopo la Comunione, io non osavo cominciare a pregare senza libro. (S. Teresa d’Avila)

E’ troppo bella la compagnia del buon Gesù per dovercene separare! E’ altrettanto si dica di quella della sua Santissima Madre. (S. Teresa d’Avila)

 … fate il possibile di stargli sempre accanto. Se vi abituerete a tenervelo vicino ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non ve lo potrete togliere d’attorno. (S. Teresa d’Avila)

L’avrete con voi dappertutto e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete forse che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico? (S. Teresa d’Avila)

Poiché Gesù vi ha dato un Padre così buono, procurate di essere tali da gettarvi fra le sue braccia e godere della sua compagnia. (S. Teresa d’Avila)

E chi non farebbe di tutto per non perdere un tal Padre? Quanti motivi di consolazione! Li lascio alla vostra intuizione! In effetti, se la vostra mente si mantiene sempre tra il Padre e il Figlio, interverrà lo Spirito Santo ad innamorare la vostra volontà col suo ardentissimo amore. (S. Teresa d’Avila)

Quelli che sanno rinchiudersi nel piccolo cielo della loro anima, ove abita Colui che la creò e che creò pure tutto il mondo, e si abituano a togliere lo sguardo e a fuggire da quanto distrae i loro sensi, vanno per buona strada e non mancheranno di arrivare all’acqua della fonte. (S. Teresa d’Avila)

Essendo vicinissimi al focolare, basta un minimo soffio dell’intelletto perché si infiammino d’amore, già disposti come sono a ciò, trovandosi soli con il Signore, lontani da ogni oggetto esteriore. (S. Teresa d’Avila)

Per cominciare a raccogliersi e perseverare nel raccoglimento, si deve agire non a forza di braccia ma con dolcezza. Quando il raccoglimento è sincero, l’anima sembra che d’improvviso s’innalzi sopra tutto e se ne vada, simile a colui che per sottrarsi ai colpi di un nemico, si rifugia in una fortezza. (S. Teresa d’Avila)

Dovete saper che questo raccoglimento non è una cosa soprannaturale, ma un fatto dipendente dalla nostra volontà e che noi possiamo realizzare con l’aiuto di Dio. (S. Teresa d’Avila)

Sapevo benissimo di avere un’anima, ma non ne capivo il valore, né chi l’abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere. (S. Teresa d’Avila)

Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell’anima mia abita un Re così grande, mi sembra che non l’avrei lasciato tanto solo…e sarei stata più diligente per conservami senza macchia. (S. Teresa d’Avila)

Non si creda che nuoccia al raccoglimento il disbrigo delle occupazioni necessarie.(S. Teresa d’Avila)

Dobbiamo ritirarci in noi stessi, anche in mezzo al nostro lavoro, e ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell’Ospite che abbiamo in noi, per-suadendoci che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. (S. Teresa d’Avila)

Il Signore ci conceda di non perdere mai di vista la sua divina presenza! (S. Teresa d’Avila)

Quando un’anima… non esce dall’orazione fermamente decisa a sopportare ogni cosa, tema che la sua orazione non venga da Dio. (S. Teresa d’Avila)

Quando un’anima si unisce così intimamente alla stessa misericordia, alla cui luce si riconosce il suo nulla e vede quanto ne sia stata perdonata, non posso credere che non sappia anch’essa perdonare a chi l’ha offesa. (S. Teresa d’Avila)

Siccome le grazie ed i favori di cui si vede inondata le appariscono come pegni dell’amore di Dio per lei, è felicissima di avere almeno qualche cosa per testimoniare l’amore che anch’ella nutre per lui. (S. Teresa d’Avila)

La preghiera non è qualcosa di statico, è un’amicizia che implica uno sviluppo e spinge a una trasformazione, a una somiglianza sempre più forte con l’amico. (S. Teresa d’Avila)

Meditazione sulla Sofferenza,Paura, Disobbedienza Umana, Dettati da Gesù alla mistica Catalina Rivas

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Riporto alcuni dei Temi trattati dal Signore nelle Rivelazioni di Gesù alla Mistica Catalina Rivas (Cochabamba – Bolivia), nel 1996. Per chi non lo sapesse, Catalina Rivas oltre che ad avere “locuzioni interiori” che le permettevano di sentire con l’anima le parole di Maria e Gesù Santissimi, dei Santi e degli Angeli, aveva ricevuto il Dono della Sofferenza di Gesù Cristo attraverso le Piaghe e le Stimmate, e assisteva a delle Apparizioni particolarissime, dove Contemplava i Grandi Misteri di Dio Onnipotente, attraverso le Rivelazioni. 

I Temi qui elencati sono presenti nel libro “La Porta del Cielo” con Imprimatur del Monsignor René Fernandez Apaza, Arcivescovo di Cochabamba (Bolivia), pur non essendo ancora riconosciuta dalla Chiesa Cattolica, la Quale ha disposto degli accertamenti e sono tutt’ora in corso.

Lo stesso Mons. René Fernandez Apaza scrive nell’Imprimatur del 2 Aprile 1998:

Apostolato della Nuova Alleanza
Gruppo internazionale della Pace
Centro Maria Regina della Pace

Abbiamo letto i libri di Catalina. Siamo certi che il loro unico scopo è quello di condurci tutti sul
cammino di una autentica spiritualità, la cui sorgente è il Vangelo di Cristo.
Mettono ugualmente in evidenza il posto speciale accordato alla Santissima Vergine Maria, modello
d’amore e discepola di Gesù Cristo, nella quale noi, che siamo suoi figli, dobbiamo deporre tutta la nostra
fiducia e il nostro amore.
Rinnovando il nostro amore e la nostra devozione alla Santa Chiesa cattolica, ci illuminano sulle azioni
che dovrebbero distinguere i cristiani veramente impegnati.
Per tutte queste ragioni, io autorizzo la loro stampa e la loro diffusione, raccomandandoli come testi di
meditazione e di orientamento spirituale, con lo scopo di ottenere numerosi frutti da parte del Signore
che ci chiama a salvare le anime, mostrando loro che Egli è un Dio vivo, pieno d’amore e di misericordia.
Monsignor René Fernandez Apaza
Arcivescovo di Cochabamba
2 aprile 1998

E’ bene ricordare che per una più ampia comprensione dei temi trattati di seguito è consigliabile leggere il libro dal quale essi sono stati estrapolati. Non bisogna mai dimenticare le “Armi” che Maria e Gesù Santissimi ci danno contro le tentazioni del male e che sono : la Lettura frequente delle Sacre Scritture, la Preghiera ( Suppliche, Santo Rosario…), la Santa Messa (anche giornaliera se possibile) e l’uso dei Santissimi Sacramenti(in particolare la Santa Confessione e  Comunione). Questi temi devono essere letti e approfonditi, ben meditati.  Come ogni cosa che è di Fede, è opportuno chiedere la Grazia allo Spirito Santo, prima di procedere nella lettura, di essere Illuminati nella comprensione degli stessi perchè possano essere compresi e possano dare abbondanti frutti nella vita di ognuno e delle proprie famiglie, amici, conoscenti e tutti i Figli di Dio.

IL RISPETTO UMANO

PC-38.1 22 settembre 1996 (a mezzanotte) Il Signore
Voglio parlarvi del rispetto umano. Avevo chiesto ai Miei Apostoli di rimanere fedeli durante le persecuzioni. Che sarebbe giunto un tempo in cui colui che li uccideva, era veramente persuaso di rendere omaggio a Dio. E così è stato: i nemici della fede hanno creduto di offrirmi un grande regalo, uccidendo i cristiani. Questo è anche ciò che fanno oggigiorno molti che si chiamano cristiani; uccidono la loro anima per rispetto umano, perdendo la grazia, per piacere in questo modo ai loro amici del mondo. Quanti infelici ha inviato all’inferno il rispetto umano, che è il più grande nemico della vostra salvezza! Per questo, ora vi istruirò su quanto è importante respingere il rispetto umano, e sul modo di vincerlo. Quanti danni causano al mondo gli scandali, non è vero? Guai al mondo a causa degli scandali! Benché Io l’abbia detto, non è forzatamente per la malizia dell’uomo che lo scandalo arriva, allora, come sarà possibile vivere nel mondo ed evitare gli scandali? Effettivamente, non è possibile vivere nel mondo senza scandali. È possibile, però, evitare la familiarità con gli scandalosi per poter opporsi alle loro malvagie abitudini e ai loro depravati consigli. Se non lo fate a causa del rispetto umano, allora non potrete contraddirli e potreste imitare i loro cattivi esempi. Ascoltate, figli Miei. Non solo questi amanti del mondo si vantano delle loro iniquità, ma quel che è peggio cercano la compagnia e si burlano di quanti vivono come veri cristiani fuggendo le occasioni di offendermi. Questo è un peccato che Mi dispiace molto e lo vieto in modo speciale. In Siracide 8,6 troverete che Io vi dico di non disprezzare l’uomo pentito che si allontana dal peccato, di non buttargli in faccia il suo peccato e di non burlarvi di lui per attirarlo ad imitare la vostra vita disordinata. I terribili giudizi di Dio sono pronti per castigare i beffeggiatori, e i bastoni sono pronti per percuotere i corpi di questi insensati, in questa e nell’altra vita. Costoro si burlano dei Miei figli e Io Mi burlerò di loro, poiché saranno, per tutta l’eternità, nell’inferno. Costoro si adoperano a svergognare i Santi davanti agli uomini del mondo, e Io li farò morire di vergogna, e dopo li manderò a vivere fra i dannati, circondati da ignominia eterna e da tormenti interminabili. È molto grande la malvagità di coloro che, non solo Mi offendono, ma vogliono che anche gli altri Mi offendano. Molto spesso, riescono nei loro cattivi intenti, poiché trovano un gran numero di anime accidiose e deboli che abbandonano il bene e abbracciano il male, solo per non divenire oggetto di burla dei malvagi. Quanti dei Miei figli per non sentirsi dire: “Guarda il bigotto!”, o altre espressioni simili, che li fanno diventare oggetti da burla fra i loro cattivi amici, finiscono con l’imitare i loro vizi e i loro disordini. E ancora, quanti, ricevendo qualche affronto, decidono di vendicarsi, non tanto spinti dalla collera, ma per rispetto umano, perché non li si prenda, cioè, per codardi. Quanti, dopo essersi lasciati sfuggire qualche commento scandaloso, non ritrattano come dovrebbero, per non perdere il prestigio che godono di fronte agli altri. Quanti, per timore di perdere il favore di un amico, vendono l’anima al demonio, come fece Pilato, che Mi condannò per paura di perdere l’amicizia di Cesare. Sappiate, figlioli Miei, che se volete salvarvi, dovete disprezzare il rispetto umano e la vergogna che possono procurarvi gli scherni che vi rivolgono i Miei nemici. Poiché, come dico nella Sacre Scritture, c’è una vergogna che conduce al peccato, ma c’è anche una vergogna che porta alla gloria e alla grazia. Leggete Siracide 4, 25. Se non volete sopportare con pazienza questa vergogna, essa vi condurrà all’abisso del peccato; ma se voi la sopportate per Me, vi meriterete per questo il Mio Divino Amore e, più tardi, una gloria eterna in Paradiso.
Qualcuno si chiederà: perché dovrei essere perseguitato, se ciò che voglio è salvare la mia anima? Ma Io vi rispondo: che non c’è rimedio, ed è impossibile che non venga perseguitato colui che Mi serve, poiché gli empi hanno in abominio coloro che seguono il cammino della salvezza. Coloro che conducono una vita licenziosa detestano coloro che fanno una vita buona, perché la vita di questi è un rimprovero vivente per la loro vita cattiva. Il superbo che vuole vendicarsi del minimo oltraggio che riceve, desidera che tutti si vendichino degli affronti che vengono loro fatti; l’avaro, che aumenta il suo denaro a forza di ingiustizie, vorrebbe che tutti facessero altrettanto; il bevitore, vorrebbe che tutti si ubriacassero come lui; il lussurioso, che si vanta delle sue oscenità e le cui parole respirano immondezza, vorrebbe che tutti agissero e parlassero come lui. Tutti questi uomini privi di ordine qualificano chi non agisce come loro, di essere asociale, spregevole e grossolano, senza onore e senza credibilità. Gli uomini del mondo non sanno parlare senza usare il linguaggio del mondo. Sono dei poveri ciechi, accecati dal peccato e dalle abitudini cattive, e tutto questo li fa parlare il linguaggio dei demoni. Non c’è da farsi, dunque, nessuna illusione a questo riguardo. Tutti quelli che vogliono vivere virtuosamente, devono ricevere dal mondo persecuzioni; tutti i santi sono stati perseguitati.
Forse, qualcuno dirà: io non faccio del male a nessuno, perché non dovrebbero lasciarmi in pace? A chi davano fastidio i santi e i martiri, che erano pieni di carità e amavano tutti gli uomini? Ebbene, malgrado questo, nessuno ignora come il mondo li ha trattati: li hanno torturati con uncini di ferro, maltrattati con ferri roventi e, alla fine, li hanno fatti morire nei tormenti. E Io, a chi ho fatto del male? Benché abbia consolato, guarito, risuscitato i morti e redento tutti, a prezzo del Mio sangue e della Mia vita, il mondo Mi ha maltrattato, calunniato, Mi ha perseguitato fino a farmi morire in atroci agonie, sul patibolo più infame e più ignominioso, riservato solamente agli schiavi e ai peggiori degli uomini. Impara, piccola… Le massime del mondo sono totalmente opposte alle Mie. Ciò che il mondo apprezza è stoltezza ai Miei occhi; ciò che il mondo chiama stoltezza è ciò che Io ritengo degno di stima: il lavoro, le malattie, il disprezzo, le sofferenze, l’ignominia. A chi si vergogna di Me davanti al mondo, Io dirò: ora sono Io che mi vergogno di te. Allontanati da Me, maledetto! Vattene all’inferno a raggiungere i tuoi simili, quelli che hanno avuto vergogna a seguire la Mia dottrina. A questi figli, Io dico: Tu che non vuoi essere burlato dai tuoi amici, ti importa così poco di essere odiato da Me?
Dovete sapere che se non si disprezza il mondo, questo disprezzerà e avvilirà le vostre anime. Ma che cosa è il mondo e tutti i beni che esso vi offre? Tutto ciò che c’è nel mondo non è che concupiscenza della carne e vanità. Che cosa sono le ricche vesti se non fango? Che cosa sono gli onori se non fumo? Che cosa sono i piaceri carnali se non immondizia? E a che cosa vi serviranno tutte queste futilità se poi vi dannate? Colui che Mi ama e vuole salvarsi, deve disprezzare il mondo e ogni rispetto umano. Bisogna che ognuno si sforzi, per quanto gli è possibile, a raggiungere questo fine. Molti devono farsi violenza. Maria Maddalena, per vincere il rispetto del mondo, si è gettata ai Miei piedi alla presenza di molta gente, e Mi ha lavato i piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. In questo modo, si è fatta santa e ha meritato che Io le perdonassi i suoi peccati e facessi l’elogio del grande amore che aveva per Me. (Luca 7,47).
Un grande santo portava un giorno, sotto il suo mantello, un vaso con del cibo per i poveri prigionieri. Incontrò, durante il cammino, suo figlio pomposamente seduto a cavallo in compagnia di altri cavalieri. Il santo ebbe un po’ di vergogna che vedessero quanto egli portava nascosto. Ma cosa credete abbia fatto per vincere questo rispetto umano? Prese il vaso e se lo mise sulla testa perché tutti lo vedessero, e si prese gioco così del mondo. Quanti scherni non ho Io subito! Sulla Croce sono stato beffeggiato dai soldati che dicevano: Se sei il Figlio di Dio, discendi dalla Croce. Si burlavano di Me anche i Sacerdoti, che dicevano:
Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso. Ma malgrado queste derisioni, anche se avrei potuto
confonderli facendo un miracolo, ho voluto terminare la Mia vita sulla Croce, insegnandovi a vincere il rispetto umano. Figli Miei, consolatevi. Quando gli uomini vi maledicono e vi insultano, è allora che Io vi lodo e vi benedico. Non vi basta essere lodati da Me, dalla Regina del Cielo, da tutti gli Angeli, dai santi e dai giusti?. E se questo vi basta, lasciate che il mondo dica ciò che vorrà, e continuate a dare gioia a Me. Io vi premierò nell’altra vita, nella misura in cui vi sarete fatto violenza per sopportare le derisioni e le contraddizioni degli uomini. Ognuno deve comportarsi come se nel mondo non ci fossero altri spettatori all’infuori di Me e di lui.
Quando gli empi si burlano di voi, raccomandate a Me questi poveri ciechi che si stanno miseramente perdendo; e rendete grazie, che Io vi dò quella luce che nego a questi esiliati, perché avanziate sul cammino della salvezza.
Ora, per vincere questo rispetto umano, bisogna che manteniate ferma nel vostro cuore la santa risoluzione di preferire la Mia grazia a tutti i beni e a tutti i favori del mondo; dite come san Paolo: né la morte, né la vita, né gli Angeli, né i principati… né nessun’altra creatura potrà mai separarci dalla carità di Dio.Vi esorto a non temere mai coloro che possono togliervi la vita del corpo, ma a temere colui che può gettarvi nell’inferno corpo e anima.
O seguite Me o seguite il mondo. Se seguite Me, bisogna che abbandoniate il mondo e le sue vanità; è quanto diceva Elia al suo popolo.
I Miei veri figli sentono una grande gioia quando si vedono disprezzati e maltrattati a causa dell’amore che hanno per Me. Pensa che Mosé avrebbe potuto benissimo mettersi al riparo dalla collera del Faraone, lasciando circolare la fama che egli era suo nipote; lo negò invece pubblicamente, e scelse di essere perseguitato con gli altri ebrei, giudicando che l’insulto sopportato per Me era un tesoro più grande di tutte le ricchezze d’Egitto. Talvolta, vi si presenteranno dei falsi amici che vi diranno: Che cosa sono queste ridicole stranezze? Perché non ti comporti come tutti gli altri? Allora, dovrete rispondere: Non tutti fanno ciò che fanno i più; ci sono quelli che conducono una vita santa, ma sono poco numerosi, e voi non siete fra quelli. E aggiungerete con fermezza: Io voglio seguire questi pochi, poiché il Vangelo dice: «Molti i chiamati, ma pochi gli eletti.» I vostri falsi amici, allora, vi diranno: Non vedi che tutti ti criticano e si burlano di te? Allora risponderete: Mi basta che non sia Dio a burlarsi di Me.
Quando sarà necessario riprendere questi affiliati del demonio, dovete dar prova di coraggio e riprenderli senza nessun riguardo. Perché, quando si tratta del Mio onore, ciò che deve prevalere non è l’importanza o il rango di colui che pecca, ma ciò che voi dovete dirgli con coraggio: questo è peccato e non devi dirlo.

BENEFICI DELLA TRIBOLAZIONE

PC–38.2 1 settembre 1996 Il Signore
Nel tempo della tribolazione, Io arricchisco le anime che amo con le Mie più grandi grazie. Guardate Giovanni
l’Evangelista che, in mezzo alle catene e alle angustie del carcere, conosceva le opere che Io facevo.
Voi non lo capite, ma l’utilità che ricevete dalle tribolazioni è grande e inestimabile. Io ve le mando, non perché vi voglio del male, ma perché desidero ardentemente il vostro bene. Per questo dovreste accoglierle, quando ve le mando, e ringraziarmi, non solamente rassegnandovi a compiere la Mia divina Volontà, ma rallegrandovi perché tratto voi come il Padre Mio ha trattato Me, la cui vita sulla terra è stata intessuta di pene e di dolori. Passo ai dettagli: In primo luogo, vedrete perché le tribolazioni sono utili. Colui che non è stato tentato, che cosa può sapere?
Colui che ha molta esperienza, sarà riflessivo e chi ha appreso molto, rifletterà con prudenza. Colui che ha sempre vissuto nella prosperità e nelle comodità, non conosce niente dello stato della sua anima. Il primo effetto positivo della tribolazione è di farvi aprire gli occhi, occhi che il benessere vi tiene chiusi. San Paolo era cieco quando Io gli sono apparso, e allora riconobbe gli errori nei quali viveva. Il re Manasse fece ricorso a Me, mentre era prigioniero in Babilonia; riconobbe i suoi peccati e fece penitenza. Pensa al figliol prodigo… È così che mentre vivete nella rosperità, voi non pensate che al mondo e ai suoi vizi. Il secondo beneficio della tribolazione é di togliervi l’attaccamento che avete per le cose della terra. Quando la madre vuole cessare di allattare il suo bambino, mette qualche cosa d’amaro sul capezzolo, così che il bambino se ne distacchi e si abitui a mangiare. Io faccio lo stesso con voi, per staccarvi dai beni terreni: metto del fiele sulle cose terrene, così che trovandole amare, le detestiate e giungiate ad amare i beni celesti. Rendo amare le cose terrene, perché voi cerchiate un’altra felicità, la cui dolcezza non vi deluderà mai. Il terzo beneficio consiste in questo: coloro che vivono nella prosperità, stimolati dalla superbia, dalla vanagloria, dall’orgoglio, dal desiderio smodato di possedere ricchezze, onori e piaceri, vengono liberati da tutte queste tentazioni per mezzo delle tribolazioni che li rendono umili e capaci di accontentarsi dello stato e della condizione in cui li ho posti. Io mando le tribolazioni perché voi non siate condannati insieme a questo mondo. Il quarto beneficio delle tribolazioni è: riparare per i peccati commessi molto meglio delle penitenze, che voi stessi volontariamente vi imponete. Quale rimedio efficace, la sofferenza, per guarirvi dalle piaghe e dalle ferite che i vostri peccati vi hanno procurato! Perché vi lamentate? La tribolazione che sopportate, lo dice Sant’Agostino, è un rimedio, non un castigo. Giobbe chiama beato quell’uomo che Io stesso correggo, poiché sono Io stesso che faccio la piaga e la guarisco; Io ferisco e guarisco con le Mie mani. Il quinto beneficio è che le pene fanno in modo che vi ricordiate di Me, e questo vi obbliga a ricorrere alla Mia Misericordia, quando vedete che solamente Io posso alleviarle, aiutandovi a sopportarle (Matteo 11,28). Il sesto beneficio è che le tribolazioni vi fanno ottenere dei grandi meriti ai Miei occhi, dandovi l’occasione di esercitare le virtù che amo di più: l’umiltà, la pazienza e l’obbedienza alla Mia Volontà. Non dimenticate che vale più allora un Benedetto sia Dio”, di mille azioni di grazie nella prosperità. Figli Miei, quale tesoro di meriti ottiene il cristiano che sopporta con pazienza il disprezzo, la povertà e le malattie! Il disprezzo che si riceve dagli uomini fa l’invidia degli stessi santi, che tanto ardentemente desiderano essere disprezzati per amore per Me, e rendersi così simili a Me. Quanti meriti nel sopportare tutte i disagi della povertà! Se ti credi infelice perché vivi nella povertà, in realtà sei infelice e degno di pietà, non perché sei povero, ma perché non accetti la tua povertà e ti consideri un infelice. Sopportare con pazienza i dolori e le malattie, vi fa ottenere in anticipo una gran parte della corona che vi
è preparata in Cielo. Se un malato si lamenta perché, essendo malato, non può fare niente, si sbaglia; può fare invece tutto, se offre interamente a Dio, nella pace e nella rassegnazione, tutto ciò che soffre. Io correggo colui che amo e mando delle prove a colui che riconosco essere figlio Mio (Ebrei 12, 6). Un giorno Io dissi a Santa Teresa: devi sapere che le anime che Mio Padre ama di più sono quelle che patiscono le più grandi tribolazioni. Impara da Giobbe che diceva: “Se abbiamo ricevuto dalla mano del Signore i beni, perché non dovremmo riceverne anche i mali?” Tu pensi che colui che ha ricevuto con gioia la vita, la salute, le ricchezze materiali, non sia giusto che riceva anche le sofferenze, quelle sofferenze che vi sono più utili e più vantaggiose della prosperità? Figlia Mia, un’anima fortificata nella sofferenza rassomiglia a una fiamma che il vento fa crescere. Continueremo più tardi…..Grazie, piccola.

 


Lo stesso giorno, un po’ più tardi.

Le più terribili tribolazioni per un’anima buona sono le tentazione attraverso le quali il demonio la spinge
a offendere Dio. Ma chi riesce a resistere e le sopporta implorando il soccorso divino acquista, con queste
tentazioni, un grande tesoro di meriti. In 1Cor 10, 13, leggete: «Dio è fedele e non permetterà che siate
tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla.»
E nelle Beatitudini, che ti piacciono tanto, Io vi dico che coloro che piangono saranno consolati.
Se voi non sopportate le tribolazioni con pazienza, non migliorerete il vostro stato e il pericolo sarà
più grande. Non c’è altra soluzione, se volete salvarvi; è necessario passare attraverso molte sofferenze
per entrare nel Mio Regno. Non dimenticate che il Paradiso è il luogo dei poveri, degli umili e
degli afflitti.

Insomma, voglio che comprendiate che le tribolazioni, attraverso le quali Io vi provo e vi correggo,
non sopraggiungono per la vostra perdita, ma per il vostro bene e come correzione. Quando un peccatore
si vede tribolato, è segno che Io voglio manifestargli la Mia Misericordia nell’altra vita.
Invece,
è sfortunato colui che non è toccato da Me in questo mondo, poiché significa che Io sono malcontento
di lui e che riservo per lui il castigo eterno. Il Profeta Geremia aveva chiesto: «Signore, perché le cose degli
empi prosperano?» (Geremia 12, 1).
Quando vi vedete circondati dalle sofferenze che Io vi mando, pregate come Giobbe, pregate come Sant’Agostino
che diceva: «Signore, brucia, strappa, e non perdonare in questo mondo, visto che nell’altro,
che è eterno, Tu mi perdoni.» Per questo, colui che viene provato da Dio in questa vita, riceve un segno
certo che Io lo amo. Colui che vuole essere glorificato con i Santi, deve soffrire in questa vita come i
Santi hanno sofferto. Nessuno di loro fu ben trattato, né coccolato dal mondo; tutti furono perseguitati.
Bene, ora ti dirò come dovete comportarvi nelle sofferenze: colui che si vede colpito dalle pene in questo mondo, ha bisogno, prima di tutto, di allontanarsi dal peccato e sforzarsi di ritrovare la grazia di Dio. Diversamente, tutto ciò che uno soffre in stato di peccato, sarà perso per lui. Significa, cioè, che senza la grazia, la sofferenza non reca alcun profitto. Al contrario, colui che con rassegnazione, soffre con Me e per Me, vede tutte le sue prove trasformarsi in consolazioni e gioie. È così che i Miei Apostoli, dopo essere stati ingiuriati e maltrattatati dai Giudei davanti al Sinedrio, si sono ritirati pieni di gioia, poiché erano stati degni di soffrire per il Mio Nome.
Così, quando Io vi mando una sofferenza, dovete dire come Me: Il calice che il Padre Mio celeste Mi ha dato, devo forse rifiutare di berlo? Poiché, oltre che accogliere la tribolazione come venuta dalla Mia mano, quale è il patrimonio del cristiano in questo mondo se non le afflizioni e le persecuzioni? Io sono morto su una Croce e i Miei Apostoli hanno sofferto crudeli tormenti. Potete voi chiamarvi Miei fedeli imitatori, se non sapete soffrire le tribolazioni con pazienza e rassegnazione?
Quando siete molto afflitti e non sapete che cosa fare, rivolgetevi a Me, che sono l’Unico che possa consolarvi.
Venite a Me con grande fiducia, venite al Mio Cuore che è pieno di Misericordia. Non fate come quelli che si scoraggiano se non li ascolto subito, appena cominciano a supplicarmi. È per loro, che Io ho detto a Pietro: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Quando le grazie che desiderate ottenere sono spirituali e possono contribuire al bene delle vostre anime, potete essere certi che Io vi ascolterò ogni volta che Mi supplicherete con perseveranza, senza perdere la fiducia. È pertanto necessario che nelle sofferenze non perdiate mai la certezza che la pietà divina vi consolerà. Le anime di poca fede, nel tempo della tribolazione, anziché ricorrere a Me ricorrono ai mezzi umani, anche satanici, come i maghi e gli indovini. Dimenticano di venire a Me, e così nelle loro necessità, non possono venire soccorsi. Si, se non sono Io Colui che edifica la casa, invano faticano i costruttori. Perché gli uomini Mi hanno spinto alla collera, voltandomi le spalle, per prostrarsi davanti a degli idoli, invocandoli, e ponendo in essi ogni speranza? Per quale ragione dicono di non voler più rivolgersi a Me? Sarei stato per voi terra ombrosa che non dà frutto? Voi non sapete quale grande desiderio Io ho di vedervi venire a Me alla ricerca di sostegno nelle tribolazioni, per potervi distribuire le Mie grazie e, nello stesso tempo, farvi sapere che, quando Mi supplicate, non Mi faccio attendere. Io sono desideroso di aiutarvi e di confortarvi, anche se non sempre nel modo che voi desiderate . Io non dormo quando accorrete a Me e Mi chiedete qualche grazia utile alle vostre anime, perché allora Io vi ascolto, attento al vostro bene. Siate certi che quando Mi chiedete grazie temporali, o vi darò ciò che chiedete, oppure vi darò qualcosa di meglio. Vi accorderò la grazia richiesta, purché sia buona per la vostra anima, oppure un’altra grazia più utile. Per esempio, quella di accettare la Mia Volontà con rassegnazione e di sopportare con pazienza quella pena. Tutto questo aumenta i vostri meriti per ottenere la vita eterna.
Figli Miei, manca molto poco per il Mio ritorno. Non perdetevi d’animo nelle persecuzioni di ogni
tipo e siate riconoscenti per le sofferenze temporali….. Voi non sapete quanto Io vi amo! Non voglio
perdervi per tutta l’eternità! Credete bene che per ogni pena di uno dei Miei eletti anche Io soffro,
ma con amore, sapendo che vi salvo…

LA NECESSITÀ DELLA PREGHIERA

PC-38.3 24 settembre 1996 Il Signore
Più avanti vi parlerò della necessità che avete di pregare. La preghiera è onnipotente e, anche essendo
solo una, tutto può ottenere. Io ho detto: “Chiedete e riceverete.” Ma, non dimenticate che se volete essere
ascoltati, è necessario che chiediate nel modo appropriato. Molti chiedono. Ma tutti non ricevono, perché
non chiedono nel modo giusto: Con umiltà. Con fiducia. Con perseveranza. Io non tollero i superbi; Mi rifiuto di ascoltare le loro suppliche. Se ne ricordino quegli uomini superbi, che confidano nelle proprie forze e si credono migliori degli altri; sappiano che le loro preghiere non saranno ascoltate. Ascolto, invece, le suppliche degli umili. La preghiera dell’umile trapasserà le nubi e non gli ritornerà senza essere presentata a Me. La preghiera di colui che si umilia, sale al Cielo e non ridiscende senza che Io l’ascolti e la esaudisca. Sappiate che quando vi umiliate, Io stesso vengo spontaneamente ad abbracciarvi; ma se vi riempite di orgoglio e vi vantate della vostra saggezza e delle vostre azioni, Mi allontano da voi e vi lascio soli. Io non disprezzo nessuno, nemmeno i peccatori più dissoluti, quando con il cuore si pentono dei loro peccati e si umiliano in Mia presenza, riconoscendosi indegni delle Mie grazie. Vediamo ora un altro punto, piccoli Miei. Nessuno di quelli che confidano in Me, sarà respinto. Lo sappiano tutti i peccatori. Qualunque sia il numero di iniquità che un peccatore può aver commesso, non si è mai trovato uno che sia stato abbandonato dopo aver posto la sua fiducia in Me. Chi Mi prega con fiducia, ottiene tutto ciò che chiede. Se le grazie che voi domandate sono spirituali e utili all’anima, siate sicuri che le otterrete. Ecco, perché vi ho insegnato a chiamarmi con il nome di Padre, quando chiedete qualche grazia, purché ricorriate a Me con la stessa fiducia con la quale un figlio ricorre al padre suo che lo ama. Se sarete attenti alla promessa che vi ho fatto, di ascoltare colui che prega, chi potrebbe dubitare che Io non rispetti la promessa fatta? Io non sono come quegli uomini che promettono e non fanno, sia perché mentono nel fare una promessa, sia perché cambiano idea dopo aver promesso. Io non posso mentire, poiché Sono la Verità; non posso cambiare, poiché Sono la Giustizia e la rettitudine, e conosco bene le conseguenze di tutto ciò che dispongo. Come potrei mancare alle promesse che vi ho fatto?
Per la stessa ragione che desidero il vostro bene, Io vi esorto e vi sprono a chiedermi le grazie di cui avete bisogno. Per questo vi dico: “Chiedete e riceverete; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto.” Come potrei esortarvi a chiedermi delle grazie, se non avessi la volontà di donarvele? Dovete essere fiduciosi che Io vi darò ciò che Mi chiederete, in quanto Io stesso Mi sono impegnato ad ascoltare le vostre suppliche. Qualcuno dirà: io non ho una grande fiducia in Dio, poiché sono un peccatore; sono stato ingrato e riconosco che non merito di essere ascoltato. Le vostre suppliche non poggiano sui vostri meriti, ma sulla Mia Divina Misericordia. Ogni volta che chiedete cose utili alla vostra salvezza eterna e Mi supplicate con fiducia, Io vi ascolto. Ho detto cose utili, perché se sono cose nocive per le vostre anime, non posso ascoltarvi. Ad esempio: se qualcuno pensasse di vendicarsi per una ingiuria o a commettere una offesa e chiedesse il Mio aiuto per questo scopo, non lo ascolterei, poiché Mi offende colui che chiede cose cattive o ingiuste. Ugualmente, se implorate l’aiuto divino e chiedete che Io vi aiuti, è necessario non porre nessun impedimento che vi renda indegni di essere ascoltati. Esempio: se Mi chiedete la forza per non ricadere nel peccato, ma poi non volete evitare le occasioni di peccato, Io non vi ascolterò, perché voi ponete un impedimento al fatto che Io ascolti la vostra richiesta. Se in seguito, peccate, non dovete lagnarvi di Me, dicendo: ho chiesto al Signore di darmi la forza per non ricadere nel peccato, ma non mi ha ascoltato. Poiché questo sarebbe non riconoscere che, non essendovi allontanati dall’occasione, avete voi posto un impedimento. Avete reso, così, inutile la vostra supplica, facendo in modo che Io non la ascolti. Devo anche avvertirvi a proposito della promessa che ho fatto di ascoltare colui che supplica per chiedere
grazie temporali, come: vincere un processo, ottenere un buon raccolto, guarirvi da qualche malattia o liberarvi da una persecuzione. Io non concedo le grazie, se non quando sono utili alla vostra salvezza spirituale. Altrimenti, ve le rifiuto perché vi amo e perché so che tali grazie sarebbero per voi una disgrazia e dannerebbero le vostre anime. Io rifiuto per Misericordia certe grazie, che invece concedo ad altri come castigo. Significa che quando voi non ottenete le grazie che chiedete, dovete gioirne, perché è meglio per voi che tali grazie vi siano rifiutate piuttosto che concesse… Succede che molte volte voi chiedete il veleno che vi ucciderà… Quanti si sarebbero salvati, se fossero morti durante quella malattia o mentre vivevano quel momento di povertà! Ma, siccome hanno ritrovato la salute o hanno ottenuto grandi onori e dignità, il loro orgoglio si è gonfiato, si sono dimenticati di Me e si sono dannati. Ecco, perché dovete accettare che la Mia volontà vi accordi ciò che chiedete, solo se quanto chiedete vi conviene. Veniamo ora al lato spirituale. Le grazie spirituali come: il perdono dei peccati, la perseveranza nella virtù, il vostro amore per Me, tutto questo dovete chiederlo assolutamente e senza condizione, con la ferma speranza di ottenerlo. Quando Mi si chiedono grazie spirituali, Io non Mi preoccupo se colui che Mi prega è giusto o peccatore.
Peccatori: se voi non meritate di ottenere queste grazie, Io ho dei grandi meriti agli occhi del Padre
Mio; chiedete nel Mio Nome, cioè per i Miei meriti, e Io vi prometto di ottenere dal Padre Mio tutto
ciò che chiederete.
Chiedete, soprattutto, con perseveranza, senza stancarvi. Questo vi permette di capire perché Io vi ho detto:
pregate senza sosta, fate della vostra vita intera una preghiera. Che niente vi trattenga dal pregare ogni volta che potete. Smettendo di pregare, vi private del soccorso divino e venite vinti dalle tentazioni. La perseveranza nella grazia è un dono assolutamente gratuito, che voi non potete meritare; ma questo dono si può ottenere per mezzo della preghiera. Domandate questa grazia, quotidianamente. La vostra perseveranza sino alla morte, per mantenervi nella Mia Santa Grazia, non dipende da un solo aiuto, ma da molti; da tutti quelli che voi sperate di ottenere durante tutta la vostra vita. Allora, a questa catena di aiuti divini, deve corrispondere la catena delle vostre suppliche, senza la quale poche volte, Io
dispenso le grazie. E se interrompete la catena delle suppliche e smettete di chiedere, Io allora interromperò la catena di aiuti e voi perderete la perseveranza. Leggete Luca 11, 5-8. Gli uomini si infastidiscono quando li si importuna chiedendo loro qualcosa; ma Io vi esorto a chiedermi ripetutamente. Non Mi infastidisco. Al contrario, Mi piace vedere che siete perseveranti. Dicendovi: “cercate, chiamate”, ho voluto farvi comprendere che dovete essere come quel povero mendicante che chiedeva l’elemosina. Anche se scacciati, non cessate per questo di chiedere e di insistere, fino a quando vi sarà dato.
CHIEDETE LA PERSEVERANZA

PC-38.4 26 settembre 1996 Il Signore
Chiedete la perseveranza ogni momento: quando vi svegliate, quando pregate, alla Santa Messa, alla visita al Santissimo Sacramento, quando vi addormentate e specialmente quando il demonio vi spinge a commettere qualche peccato. Dovreste stare sempre ripetendo: aiutami, assistimi, illuminami, dammi forza, non mi abbandonare. E questo modo importuno di supplicarmi non Mi disturba, ma Mi muove a concedervi quello per cui supplicate. Chiedetemi la grazia tramite la Madre mia. A lei, Io non posso rifiutare nulla, poiché è la consolazione dei peccatori, il soccorso degli afflitti e la fonte di ogni grazia.

 

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Esame di coscienza per prepararsi alla confessione

esame di coscienza per affrontare una confessione serenamente davanti alla misericordia di Dio

Esame di coscienza per prepararsi alla confessione
(utile anche per prepararsi alla confessione generale di tutta la vita o di un periodo)


Nella confessione è necessario enumerare tutti i peccati mortali
che sono certamente mortali,
che sono stati certamente commessi
e di cui non ci si è già accusati in una confessione ben fatta.

Che cos’è il peccato? “Il peccato è un’offesa a Dio” (Cat. Ch. Catt., n. 1850). “Una parola, un atto o un desiderio contrari alla legge eterna” (ibid., n. 1849). Anche le omissioni possono essere peccato, cfr.

“Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli di pregare per me il Signore Dio nostro.”


Che cosa si intende con peccato “mortale”? “È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso” (ibid., n. 1857).

È bene confessare anche i peccati veniali, soprattutto quelli abituali e di proposito deliberato. Cioè quei peccati che, pur essendo in materia non grave, sono però commessi con piena avvertenza e deliberato consenso e in più lo sono abitualmente. Tali colpe infatti costituiscono la migliore preparazione alla colpa grave.

Quando si commette un peccato “veniale”? “Quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza e senza totale consenso” (Cat. Ch. Catt., n. 1862).

In una confessione generale, della vita o di un periodo, si confessano anche i peccati già confessati. Per i peccati veniali ci si limiterà all’essenziale per non dilungarsi troppo.

I peccati vanno confessati indicando – nella misura del possibile – la loro specie (che “tipo” di peccato: bestemmia, furto, ecc.; e le circostanze determinanti: da solo o davanti ad altri, furto di mille lire o di un milione, ecc.) e il loro numero.

L’esame di coscienza non deve ridursi ad un puro esercizio di memoria o di introspezione psicologica perché è una forma di preghiera. Per questo è bene seguire il metodo della preghiera.
Iniziare quindi con la presenza di Dio, l’adorazione e la preghiera preparatoria, che comprenderà anche la richiesta di una grazia speciale: cioè la grazia di vedere le proprie colpe, di condannarle e di correggersi.
Quindi esaminare la propria vita o in ordine cronologico o secondo l’ordine dei comandamenti e chiedere perdono al Signore ogni volta che ci si rende conto di un peccato.
Concludere con un colloquio.

I Dieci Comandamenti

Amerai il Signore Dio tuo
con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze

Il primo comandamento: Non avrai altro Dio fuori di me

La Fede

Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario (Cat. Ch. Catt., n. 2088).
Ho trascurato o rifiutato di tenere per vero ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa ci propone a credere? Mi sono sforzato di superare con serietà e impegno le obiezioni contro la fede? Ho abbandonato la Chiesa cattolica per aderire ad un altro gruppo religioso? Ho amato e rispettato la santa Chiesa cattolica nostra madre? Ho ascoltato con docilità il suo insegnamento ordinario?


La Speranza

I peccati contro la speranza sono la presunzione e la disperazione.
Ho mancato di fiducia nella bontà di Dio e nella sua provvidenza? Ho pensato che vivere da vero cristiano è impossibile? Credo veramente alle promesse di Dio di aiutare chi lo prega umilmente e confida in lui? In senso inverso: ho peccato di presunzione abusando della bontà di Dio, illudendomi di ricevere il perdono senza convertirmi? Ho confuso Dio “buono” con Dio “bonaccione”?


La Carità

Ho messo Dio al primo posto in tutto? Ho trascorso settimane e mesi senza mai compiere il minimo atto d’amore verso Dio, senza pensare a lui? Ho profanato le cose sante? In particolare: confessioni e comunioni sacrileghe?
L’amore di Dio nel prossimo
Mi sforzo di vedere nel mio prossimo l’immagine e la somiglianza di Dio? Lo amo per amore di Dio e di Gesù? Ho disprezzato, detestato, deriso il prossimo?


La Virtù della religione

Ho pregato? Ho pregato bene? Ho temuto di mostrarmi cristiano per rispetto umano? Ho trascurato di istruirmi sulle verità della religione? Ho letto libri e giornali irreligiosi senza validi motivi? Ho parlato e agito contro la religione? Ho mormorato contro Dio e la sua provvidenza? Sono stato indifferentista, considerando che tutte le religioni sono uguali?. Ateismo. Materialismo. Naturalismo e laicismo (non riconoscere la regalità di Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle società umane). Ho aderito a società o a ideologie nemiche della religione (massoneria, comunismo, ecc.)? Sono stato superstizioso? Ho consultato le carte e gli indovini? Ho partecipato a sedute spiritiche e pratiche magiche?

Il secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano

Il secondo comandamento prescrive di ripettare il nome del Signore. Come il primo comandamento, deriva dalla virtù della religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante (Cat. Ch. Catt., n. 2142). Ho giurato falsamente o inutilmente? Ho imprecato contro me stesso o contro gli altri? Ho mancato di rispetto al nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria o dei Santi? Li ho nominati con irriverenza o per gioco? Ho mantenuto le promesse fatte in nome di Dio?

Il terzo comandamento: Ricordati di santificare le feste

Vedi il 1°, il 4° e il 5° precetto della Chiesa.
Ho mancato alla Messa la domenica o nei giorni prescritti per mia colpa? Sono giunto in ritardo? Ho assistito alla Messa senza attenzione e rispetto? Ho rispettato il riposo festivo? Ho profanato le feste con riunioni o divertimenti pericolosi per la fede e i costumi?

“Amerai il prossimo tuo come te stesso”

Il quarto comandamento:Onora il padre e la madre

Il quarto comandamento apre la seconda tavola della Legge. Indica l’ordine della carità. Dio ha voluto che, dopo di lui, onoriamo i nostri genitori ai quali dobbiamo la vita e che ci hanno trasmesso la conoscenza di Dio. Siamo tenuti ad onorare e rispettare tutti coloro che Dio, per il nostro bene, ha rivestito della sua autorità (Cat. Ch. Catt., n. 2197).
Figli
Ho mancato di rispetto ai genitori? Ho disobbedito? Ho causato loro dei dispiaceri? Ho trascurato di assisterli in vita e al momento della loro morte? Ho trascurato di pregare per loro, nelle pene della vita e dopo la loro morte? Ho disprezzato i loro consigli o non ne ho tenuto conto?

Genitori
Mi sono preoccupato dell’educazione dei figli? Li ho evangelizzati? Ho insegnato loro a pregare? Ho fatto sì che si accostassero per tempo e preparati ai sacramenti? Ho vigilato sulla loro educazione scolastica? Sulle loro amicizie? Ho dedicato loro il mio tempo con generosità? Li ho consigliati, ripresi, corretti? Nelle loro scelte, li ho assistiti e consigliati per il loro vero bene? Ho dato loro sempre il buon esempio? Li ho ostacolati indebitamente nella scelta della professione o dello stato di vita?

Sposi
L’amore per il coniuge è veramente paziente, longanime, premuroso, pronto a tutto? Ho criticato il coniuge in presenza dei figli? L’ho maltrattato?

Inferiori (impiegati, operai, soldati, ecc.)
Ho mancato di rispetto e di obbedienza ai superiori? Li ho danneggiati con critiche ingiuste o in altro modo? Ho mancato nell’adempimento dei miei doveri? Ho abusato della loro fiducia?

Superiori (dirigenti, imprenditori, ufficiali, ecc.)
Ho mancato alla giustizia commutativa, non dando ai miei dipendenti il dovuto? Ho mancato alla giustizia sociale (assicurazioni, previdenze, ecc.)? Ho punito ingiustamente? Li ho aiutati nelle necessità? Ho vigilato con cura sulla moralità dell’ambiente di lavoro? Ho favorito il compimento dei doveri religiosi? Ho sempre trattato i dipendenti con bontà, equità, carità?

Cittadini
Ho amato la mia patria? Mi sono preoccupato con serietà della sua vita politica? Promuovendo il suo bene in conformità alla dottrina sociale della Chiesa?

Il quinto comandamento: Non uccidere

Mi sono abbandonato all’ira? Ho avuto desideri di vendetta? Ho desiderato il male del mio prossimo? Ho conservato sentimenti di rancore e di odio? Ho violato la grande legge del perdono? Ho ingiuriato, percosso, ferito? Pratico la pazienza? Ho dato cattivi consigli? Ho scandalizzato con parole o atti? Ho trasgredito gravemente e volontariamente il Codice stradale (anche senza conseguenze)? Sono responsabile di infanticidio, aborto o eutanasia?
“La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana” (Cat. Ch. Catt., n. 2272).
Ho dato scandalo? Con il mio comportamento, le mie parole o il mio modo di vestire? Ho ecceduto nell’uso di alcool, di tabacco o di medicinali? Ho fatto uso di droghe?

Sesto comandamento: Non commettere atti impuri
Nono comandamento: Non desiderare la donna d’altri

“Ogni battezzato è chiamato alla castità. […] Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita” (Cat. Ch. Catt., n. 2348).
“Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza” (Ibid., n. 2349).
Mi sono soffermato volontariamente in pensieri o desideri contrari alla castità? Sono pronto a fuggire le occasioni di peccato: conversazioni e divertimenti pericolosi, letture e immagini non caste? Ho indossato abiti indecenti? Ho commesso azioni disoneste da solo? Con altri? Mantengo legami o amicizie colpevoli? Ho usato indebitamente del matrimonio, facendone uso soltanto in quei giorni in cui non ci può essere concepimento e seguendo questo modo di agire senza ragioni gravi? Ho preso farmaci per evitare figli? Ho indotto il coniuge o altre persone a prenderli?
“È intrinsecamente cattiva ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (Cat. Ch. Catt., n. 2370).
Ho rifiutato senza motivi sufficienti il debito coniugale? Le relazioni sessuali fra uomo e donna al di fuori del matrimonio (fornicazione) è sempre peccato mortale (anche tra fidanzati). Se uno o entrambi sono sposati, al peccato di fornicazione si aggiunge quello di adulterio (semplice o doppio) che deve essere accusato.
Incesto, omosessualità, bestialità.

Settimo comandamento: Non rubare
Decimo comandamento: Non desiderare la roba d’altri

“Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata” (Cat. Ch. Catt., n. 2401).
Ho desiderato di appropriarmi del bene altrui? Ho commesso o aiutato a commettere ingiustizie, frodi, furti? Ho pagato i debiti? Ho ingannato o danneggiato il prossimo nei suoi beni? L’ho desiderato? Ho commesso abusi nelle vendite, nei contratti, ecc.? Non ho pagato ingiustamente le tasse? Mi sono preoccupato di praticare le opere di misericordia corporale e spirituale?

Ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza

Ho mentito? Ho formulato giudizi temerari? Ho diffamato, calunniato? Ho reso falsa testimonianza? Ho violato segreti (corrispondenza, segreto professionale, ecc.)?

I sette peccati capitali


Superbia
Ho una stima esagerata di me stesso? Agisco per orgoglio? Sciupo soldi nella ricerca del lusso? Disprezzo gli altri? Mi compiaccio in pensieri di vanità? Sono suscettibile? Sono schiavo del “che cosa dirà la gente?” e della moda?

Avarizia
Sono attaccato ai beni terreni? Ho sempre fatto l’elemosina secondo le mie possibilità? Per avere, non ho mai leso le leggi della giustizia? Ho praticato il gioco d’azzardo? Vedi il settimo e decimo comandamento.

Lussuria
Vedi il sesto e nono comandamento.

Invidia
Ho avuto sentimenti di gelosia? Ho cercato di nuocere agli altri per invidia? Mi sono compiaciuto del male, o rattristato del bene altrui?

Gola
Ho ecceduto nel mangiare e nel bere? Mi sono ubriacato?

Ira
Vedi il quindo comandamento.

Pigrizia
Sono pigro nell’alzarmi la mattina? Nello studio e nel lavoro? Nel pregare e nel compiere i doveri religiosi?

 

I doveri di stato

Ho mancato agli obblighi speciali del mio stato? Operaio, studente, medico, professore, medico, avvocato, casalinga, ecc. Preparazione, aggiornamento, disponibilità, ecc.

I precetti della Chiesa
(Cfr. Cat. Ch. Catt., nn. 2041-2043)

1. Parteciperai alla Messa la domenica e le altre feste comandate.
2. Confesserai tutti tuoi peccati almeno una volta all’anno.
3. Riceverai umilmente il tuo Creatore almeno a Pasqua.
4. Santificherai le feste che ti sono comandate.
“La domenica e le altre feste di precetto i fedeli […] si astengano […] da quei lavori e da quegli affari che impediscono di rendere culto a Dio e turbano la letizia propria del giorno del Signore o il dovuto riposo della mente e del corpo” (Codice di Diritto Canonico, can. 1247).
5. Osserverai il digiuno prescritto e parimenti l’astinenza.
“Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo” (Ibid., can. 1251).
Il digiuno consiste in un solo pasto regolare nel giorno con piccole porzioni di cibo al mattino e alla sera.
I fedeli hanno anche l’obbligo di sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno in base alle proprie possibilità.

Se la confessione ti costa un pó, recita una preghiera alla Vergine Maria. Il suo aiuto non ti mancherà. Ultimata la preparazione, entra nel confessionale con umiltà e raccoglimento, considerando che il sacerdote occupa il posto di Gesù Cristo nostro Signore, e accusa tutti i peccati con sincerità.

 

Consigli sulla lotta spirituale rivelati a Santa Faustina Kowalska

santa faustina kowalskaVOLTO3.1

«Figlia Mia, voglio istruirti sulla lotta spirituale.

1. Non confidare mai in te stessa, ma affidati completamente alla Mia volontà.

2. Nell’abbandono, nelle tenebre e nei dubbi di ogni genere ricorri a Me ed al tuo direttore spirituale, che ti risponderà sempre a Mio nome.

3. Non metterti a discutere con nessuna tentazione, chiuditi subito nel Mio Cuore ed alla prima occasione rivelala al confessore.

4. Metti l’amor proprio all’ultimo posto, in modo che non contamini le tue azioni.

5. Sopporta te stessa con molta pazienza.

6. Non trascurare le mortificazioni interiori.

7. Giustifica sempre dentro di te l’opinione dei superiori e del confessore.

8. Allontanati dai mormoratori come dalla peste.

9. Lascia che gli altri si comportino come vogliono, tu comportati come voglio Io da te.

10. Osserva la regola nella maniera più fedele.

11. Dopo aver ricevuto un dispiacere, pensa a che cosa potresti fare di buono per la persona che ti ha procurato quella sofferenza.

12. Evita la dissipazione.

13.Taci quando vieni rimproverata.

14. Non domandare il parere di tutti, ma quello del tuo direttore spirituale; con lui sii sincera e semplice come una bambina.

15. Non scoraggiarti per l’ingratitudine.

16. Non indagare con curiosità sulle strade attraverso le quali ti conduco.

17. Quando la noia e lo sconforto bussano al tuo cuore, fuggi da te Stessa e nasconditi nel Mio Cuore.

18. Non aver paura della lotta; il solo coraggio spesso spaventa le tentazioni che non osano assalirci.

19. Combatti sempre con la profonda convinzione che Io sono accanto a te.

20. Non lasciarti guidare dal sentimento poiché esso non sempre è in tuo potere, ma tutto il merito sta nella volontà.

21. Sii sempre sottomessa ai superiori anche nelle più piccole cose.

22. Non t’illudo con la pace e le consolazioni; preparati a grandi battaglie.

23. Sappi che attualmente sei sulla scena dove vieni osservata dalla terra e da tutto il cielo; lotta come un valoroso combattente, in modo che Io possa concederti il premio.

24. Non aver troppa paura, poiché non sei sola

Quaderno n. 6/2 di Suor Faustina

Una Vita in Stato di Grazia: i Consigli Spirituali di Padre Pio

I CONSIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO PER UNA VITA DI GRAZIA

padre-Pio

 

“O Dio, che a san Pio da Pietrelcina, sacerdote cappuccino, hai donato l’insigne privilegio di partecipare, in modo mirabile, alla passione del tuo Figlio, concedimi, per sua intercessione, la grazia… che ardentemente desidero; e soprattutto donami di essere conforme alla morte di Gesù per giungere poi alla gloria della risurrezione.”

Tre Gloria

 

1) Il tempo più ben speso è quello che si spende nella santificazione dell’anima altrui.

2) Il tempo speso per la gloria di Dio e per la salute dell’anima, non è mai malamente speso.

3) O quanto è bello il volto del nostro dol­cissimo Sposo Gesù! O quanto sono dolci i di Lui occhi! O che felicità è lo stare vicino a Lui nel monte della Sua gloria! Là dobbiamo collocare i nostri desideri, le nostre affezioni, non già nelle creature, nelle quali o non vi è bellezza, o se vi è, discende dall’alto.

4) Non ti affaticare intorno a cose che gene­rano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio.

5) Il perno della perfezione è la carità: colui che vive di carità, vive in Dio, perché Dio è carità, come disse l’Apostolo. Mancare di carità è come ferire Iddio nella pupilla del Suo occhio. Che cosa è più delicata della pupilla dell’occhio? Mancare di carità è come mancare contro natura. Chi offende la carità offende la pupilla déll’occhio di Dio.La carità che non ha per base la verità e la giustizia, è carità colposa.

6) La Divina Bontà non solo non rigetta le anime pentite, ma va in cerca anche delle anime ostinate. Il Cuore del nostro Divin Maestro non ha legge più amabile di quella della dolcezza, dell’umiltà e della carità… Ponete spesso la vostra confidenza nella Divina Provvidenza, e siate certi che passeran­no più presto il cielo e la terra che il Signore mancherà di proteggervi.

7) La carità è la regina delle virtù. Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità. E come se si rompe il filo le perle cadono, così, se viene meno la carità, le virtù si disperdono.

8) La beneficenza da qualsiasi parte essa venga è sempre figlia della stessa madre, cioè la provvidenza.

9) Siamo noi sufficienti a formare un desi­derio santo senza la grazia? Certo che no. Questo ce lo insegna la fede.

10) Se in un’anima non ci fosse altro che la brama di amare il suo Dio, già c’è tutto, perché Dio non è dove non è il desiderio del suo amore.

11) Io so che nessun’anima può amare degna­mente il suo Dio, ma quando quest’anima fa tutto il possibile da parte sua e confida nella Divina Misericordia, perché Gesù dovrà riget­tare questo spirito? Non ci ha Egli comandato di amare Dio secondo le nostre forze? Dun­que se voi avete dato e consacrato avete tutto a Dio, perché temere? Forse perché non si può fare di più? Ma Gesù non richiede, non vuole l’impossibile! E d’altronde voi dite al nostro buon Dio che faccia Lui stesso quello che voi non potete fare e rimarrà contentis­simo di voi, dite a Gesù: Vuoi maggiore amore da noi? io non ne ho più. Dammene ancora e te l’offrirò! Non dubitate, Gesù accetterà l’offerta, statene tranquille.

12) Ti affanni a cercare il sommo bene: ma in verità è dentro di te e ti tiene disteso sulla nuda Croce, alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e, ancora, per amare amaramente l’Amore.

13) I mali sono figli della colpa, del tradimen­to che l’uomo ha perpetrato verso Dio… Ma la misericordia di Dio è grande… Un solo atto di amore dell’uomo verso Dio ha tanto valore ai suoi occhi ch’Egli stimerebbe ben poca cosa il ripagarlo col dono di tutta la creazio­ne… L’amore non è altro che la scintilla di Dio negli uomini… l’essenza stessa di Dio impersonata nello Spirito Santo… Noi povere creature, dovremmo dedicare a Dio tutto l’amore di cui siamo capaci… Il nostro amore, per essere adeguato a Dio, dovrebbe essere infinito, ma purtroppo solo Dio è infinito…Tuttavia dobbiamo impiegare tutte le no­stre energie nell’amore, così che il Signore un giorno possa dirci: Avevo sete e tu mi hai dissetato; avevo fame e tu mi hai sfamato; soffrivo e tu mi hai consolato…

14) Iddio può rigettare tutto in una creatura concepita in peccato e che ne porta l’impron­ta indelebile ereditata da Adamo, ma non può assolutamente rigettare il desiderio sin­cero di amarLo.

 

 

15) L’umiltà e la carità vanno di pari passo. L’una glorifica e l’altra santifica. L’umiltà e la carità sono le corde maestre, tutte le altre sono dipendenti da esse: l’una è la più bassa, l’altra la più alta: la conser­vazione di tutto l’edificio dipende dal fonda­mento e dal tetto. Se si tiene il cuore indirizzato nell’eser­cizio di queste, non s’incontreranno poi dif­ficoltà nelle altre. Queste sono le madri delle virtù, quelle le seguono come fanno i pulcini colle loro madri.

16) Dì anche tu e sempre al dolcissimo Signo­re: voglio vivere morendo, perché dalla morte venga la vita che non muore e aiuti la vita a risuscitare i morti.

17) Devi piuttosto umiliarti davanti a Dio anzi che abbatterti di animo, se Egli ti riserba le sofferenze del Suo Figliolo e vuol farti esperimentare la tua debolezza: tu devi ele­vare a Lui la preghiera della rassegnazione e della speranza, anche allor che per fragilità si cade, e ringraziarLo dei tanti benefici di cui ti va arricchendo.

18) Bacia spesso con affetto Gesù e Lo ricom­penserai del sacrilego bacio dell’apostolo in­fido: Giuda.

19) Procurate di avanzare nella carità: allarga­te il vostro cuore con fiducia ai divini carismi che lo Spirito Santo è intento a versare in esso…

20) Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare molto, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle.

21) Non hai tu da tempo amato il Signore? Non Lo ami tutt’ora? Non brami di amarLo per sempre? Dunque nessun timore. Anche ammesso tu avessi commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: ti sono rimessi molti peccati perché molto hai amato. Soffri, è vero, ma con rassegnazione e non temere perché Dio è con te; tu non L’offendi, ma L’ami: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te. Gesù non ti ha abbandonato quando tu sfuggivi da Lui; molto meno ti abbandonerà adesso che vuoi amarLo.

22) L’umiltà e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi ci divinizzano. Ricordalo: è più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che l’uo­mo onesto il quale arrossisce di operare il bene.

23) Devi avere sempre prudenza ed amore. La prudenza ha gli occhi, l’amore le gambe. L’amore che ha le gambe vorrebbe cor­rere a Dio, ma il suo impulso di slanciarsi verso di Lui è cieco, e qualche volta potrebbe inciampare se non fosse guidato dalla pru­denza che ha gli occhi. La prudenza, quando vede che l’amore potrebbe essere sfrenato, gli presta gli occhi. In tal modo l’amore si trattiene e, guidato dalla prudenza, agisce come deve e non come vorrebbe.

24) Il grado sublime dell’umiltà è non solo il riconoscere la propria abbiezione, ma amarla. Ho eletto, dice il profeta, di essere abbiet­to in casa di Dio, piuttosto che abitare nei tabernacoli dei peccatori.

25) Il troppo parlare non è mai esente da peccato.

26) Bisogna saper confidare: vi è il timore di Dio e il timore di Giuda.

27) La troppa paura ci fa operare senza l’amo­re e la troppa confidenza non ci fa conside­rare il pericolo che dobbiamo superare. L’una deve dare la mano all’altra e pro­cedere come sorelle. Così bisogna sempre fare, poiché se ci accorgiamo di aver paura o di temere troppo, dobbiamo allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente, dobbiamo invece avere un po’ di timore, perché l’amore tende all’oggetto amato, ma nell’avanzare è cieco, non vede, ma la santa paura lo illumina.

28) Nessuno è giudice in causa propria.

29) Nel tumultuare delle passioni e delle avverse vicende ci sorregga la cara speranza della Sua inesauribile misericordia: corriamo fidenti al tribunale di penitenza, ove Egli con ansia di Padre in ogni istante ci attende e, pur consapevoli della nostra insolvibilità dinanzi a Lui, non dubitiamo del perdono solenne­mente pronunziato sui nostri errori. Poniamo su di essi, come ce l’ha posta il Signore, una pietra sepolcrale.

30) Le porte del Paradiso sono aperte per tutte le creature: ricordati di Maria di Magdala.

31) La misericordia del Signore, figliolo, è infinitamente più grande della tua malizia.

32) Chi dice di amare Dio e non sa frenare la propria lingua, la religione di costui è vana.

33) Dio non opera prodigi dove non c’è fede.

34) Scuotiamoci, perché l’indolenza si man­gia tutto, si, l’indolenza si mangia completa­mente tutto.

35) Cercar, si, la solitudine, ma con il pros­simo non mancar di carità. Dio si serve soltanto, quando si serve come Egli vuole. Dovete sforzarvi di dare gusto a Dio solo, e contento Lui, contenti tutti.

36) Il gaudio del Divin Spirito informi i vostri cuori e quello di tutte le anime che vogliono essere fedeli alla Sua grazia.

37) Dunque state pur tranquille sulla esisten­za della divina carità nei vostri cuori. E se questa vostra brama non è saziata, se a voi sembra di desiderare sempre senza giungere a possedere l’amore perfetto, tutto questo significa che voi non dovete mai dire basta, vuol dire che non possiamo né dobbiamo fermarci sulla via del divino amore e della santa perfezione. Voi sapete bene che l’amore perfetto si acquisterà quando si possederà l’Oggetto di questo amore, dunque perché tante ansie e sconforti inutili? Bramate sem­pre e bramate con maggior confidenza e non temete.

 

PREGHIERA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II A PADRE PIO

Umile e amato Padre Pio:
Insegna anche a noi, ti preghiamo, l’umiltà del cuore, per essere annoverati tra i piccoli del Vangelo, ai quali il Padre ha promesso di rivelare i misteri del suo Regno.
Aiutaci a pregare senza mai stancarci, certi che Iddio conosce ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che lo domandiamo.
Ottienici uno sguardo di fede capace di riconoscere prontamente nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesù.
Sostienici nell’ora del combattimento e della prova e, se cadiamo, fa’ che sperimentiamo la gioia del sacramento del Perdono.
Trasmettici la tua tenera devozione verso Maria, Madre di Gesù e nostra.
Accompagnaci nel pellegrinaggio terreno verso la Patria beata, dove speriamo di giungere anche noi per contemplare in eterno la Gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

(Omelia della canonizzazione di Padre Pio. Roma, 16 giugno 2002)