Archivio tag: Dettati di Gesù

Promesse di Gesù agli Adoratori del Santissimo Sacramento dell’Altare

Promesse fatte da Gesù a Catalina Rivas per tutti coloro che lo andranno a visitare nel Santissimo Sacramento dell’Altare con amore, rispetto e devozione.

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Gesù a Maria Valtorta: “Così Lucifero divenne Satana”

L’angelo più bello creato da Dio è diventato il più orrendo Demonio dell’Inferno. Ecco cosa dice Gesù su Satana a Maria Valtorta.

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“Non fornicate’ è detto. E’ fornicazione molta parte delle azioni carnali dell’uomo.”

Gesù ammonisce severamente tutti i peccatori che con peccati impuri deturpano il loro corpo, Tempio dello Spirito Santo e di conseguenza la loro stessa anima, facendola diventare un “letamaio”, un “cencio lurido” e mettendosi nella condizione gravissima di perdersi eternamente. Vediamo il peccato di fornicazione, nello specifico chi lo commette e cosa comporta secondo le parole di Gesù, nostro Signore, Figlio di Dio:

 

 

“‘Non fornicate’ è detto. 
E’ fornicazione molta parte delle azioni carnali dell’uomo.
E non contemplo neppure quelle inconcepibili unioni da incubo che il Levitico condanna con queste parole:
‘Uomo, non ti accosterai all’uomo come fosse una donna’, e: ‘Non ti accosterai ad alcuna bestia per non contaminarti con essa. E così farà la donna e non si unirà a bestia perché è scellerataggine’. Ma dopo aver accennato al dovere degli sposi verso il matrimonio, che cessa d’essere santo quando, per malizia, diviene infecondo, vengo a parlare della vera e propria fornicazione fra uomo e donna per vizio reciproco e per compenso in denaro o in doni.
Il corpo umano è un magnifico tempio che racchiude un altare. Sull’altare dovrebbe essere Dio. Ma Dio non è dove è corruzione. Perciò il corpo dell’impuro ha l’altare sconsacrato e senza Dio.
Pari a colui che si avvoltola ebbro nel fango e nei rigurgiti della propria ebbrezza, l’uomo avvilisce se stesso nella bestialità della fornicazione e diviene peggio del verme e della bestia più immonda.
E ditemi, se fra voi è alcuno che ha depravato se stesso sino a commerciare il suo corpo come si fa mercato di biade o di animali, quale bene ne è venuto?
Prendetevi proprio il vostro cuore in mano, osservatelo, interrogatelo, ascoltatelo, vedete le sue ferite, i suoi brividi di dolore, e poi dite e rispondetemi: era così dolce quel frutto da meritare questo dolore di un cuore che era nato puro e che voi avete costretto a vivere in un corpo impuro, a battere per dare vita e calore alla lussuria, a logorarsi nel vizio?
Ditemi: ma siete tanto depravate da non singhiozzare nel segreto, sentendo una voce di bimbo che chiama: ‘mamma’ e pensando alla vostra madre, o donne di piacere, fuggite da casa, o cacciate da essa perché il frutto marcito non rovinasse col suo trasudante marciume gli altri fratelli?
Pensando alla vostra madre che forse è morta dal dolore di doversi dire: ‘Ho partorito un obbrobrio’?
Ma non vi sentite cadere il cuore per terra, incontrando un vecchio solenne nella sua canizie e pensando che su quella del padre voi avete gettato il disonore come un fango preso a piene mani, e col disonore lo scherno del paese natio?
Ma non vi sentite torcere le viscere di rimpianto vedendo la felicità di una sposa o la innocenza di una vergine, e dovendo dire: ‘Io tutto questo l’ho rinunciato e non lo avrò mai più’ ?
Ma non sentite come scotennarvi dalla vergogna il volto, incontrando lo sguardo degli uomini o bramoso o pieno di spregio?
Ma non sentite la vostra miseria quando avete sete di un bacio di un bimbo e non osate dire: ‘Dammelo’, perché avete ucciso delle vite all’inizio, respinte da voi come peso noioso e un inutile impiccio, staccate dall’albero che pur le aveva concepite, e gettate a far da letame, e ora quelle piccole vite vi gridano: ‘assassine!’?
Ma non tremate, soprattutto, di quel Giudice che vi ha create e vi attende per chiedervi:
‘Che hai fatto di te stessa? Per questo, forse, ti ho dato la vita? Pullulante nido di vermi e putrefazione, come osi stare al mio cospetto? Tutto avesti di ciò che per te era il dio: il piacere.
Va’ nella maledizione senza termine’?.
Chi piange? Nessuno? Voi dite: nessuno?
Eppure l’anima mia va incontro ad un’altra anima che piange. Perché le va incontro? Per lanciarle l’anatema perché meretrice? No. Perché mi fa pietà l’anima sua. Tutto in Me repelle per il suo corpo sozzo, sudato nella fatica lasciva. Ma la sua anima!
Oh! Padre! Padre!
Anche per quest’anima Io ho preso carne ed ho lasciato il Cielo per essere il Redentore suo e di tante sue anime sorelle!
Perché devo non raccogliere questa pecora errante e portarla all’ovile, mondarla, unirla al gregge, darle pascoli e un amore che sia perfetto come solo il mio può essere, così diverso da quelli che ebbero fin qui per lei nome di amore e non erano che odii, così pietoso, completo, soave che ella più non rimpianga il tempo passato, o lo rimpianga solo per dire:
‘Troppi giorni ho perduto lungi da Te, eterna Bellezza. Chi mi rende il tempo perduto? Come gustare nel poco che mi resta quanto avrei gustato se fossi stata sempre pura?’
Eppure non piangere, anima calpestata da tutta la libidine del mondo. Ascolta: sei un cencio lurido. Ma puoi tornare fiore. Sei un letamaio. Ma puoi divenire aiuola. Sei un animale immondo. Ma puoi tornare angelo. Un giorno lo fosti. Danzavi sui prati fioriti, rosa fra le rose, fresca come esse, olezzante di verginità. Cantavi serena le tue canzoni di bambina e poi correvi dalla madre, dal padre, e dicevi loro: ‘Voi siete i miei amori’. E l’invisibile custode che ogni creatura ha al fianco, sorrideva della tua anima bianco-azzurra… E poi? Perché? Perché hai strappato le tue ali di piccolo innocente? Perché hai calpestato un cuore di padre e di madre per correre ad altri cuori insicuri? Perché hai piegato la voce pura a menzognere frasi di passione? Perché hai infranto lo stelo della rosa e violata te stessa?
Pentiti, figlia di Dio.
Il pentimento rinnova. Il pentimento purifica. Il pentimento sublima. L’uomo non ti può perdonare? Neppure tuo padre potrebbe più? Ma Dio può.
Perché la bontà di Dio non ha paragone con la bontà umana e la sua misericordia è infinitamente più grande della umana miseria. Onora te stessa rendendo, con una vita onesta, onorevole la tua anima.
Giustificati presso Iddio non peccando più contro la tua anima.
Fatti un nome nuovo presso Dio. E’ quello che vale. Sei il vizio. Diventa l’onestà. Diventa il sacrificio. Diventa la martire del tuo pentimento.
Sapesti bene martirizzare il tuo cuore per far godere la carne.
Ora sappi martirizzare la carne per dare un’eterna pace al cuore.
Vai. Andate tutti. Ognuno col suo peso e col suo pensiero, e meditate.
Dio tutti attende e non rigetta nessuno di quelli che si pentono. Il Signore vi dia la sua luce per conoscere la vostra anima. Andate.”
(…)

Valtorta – Evangelo 123 Ed. Cev

 

Dai Discorsi dell’Acqua Speciosa

il sacramento del matrimonio nelle rivelazioni di Gesù a Maria Valtorta

Quello che dice Dio a Maria Valtorta sul Matrimonio

Quello che Gesù ha detto sul Matrimonio a Maria Vatorta e che rimane legge immutabile.
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“Le teorie evoluzionistiche sono false”. Gesù spiega l’enigma dell’uomo-scimmia

Gesù rivela a Maria Valtorta che le teorie evoluzionistiche sono false

Tratto dai “Quaderni” della mistica italiana Maria Valtorta, Dicembre 1945.

Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo”. Lo leggo.
Gesù mi chiede: “Capisci?”.
No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: “Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta.” E comincia a recitare il capitolo : “E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero… Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli”.
Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato. Non hai ancora capito? Ti spiego meglio.
Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con tutte le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia, e presto l’inoculazione fiori in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva avevano mancato al primo dei comandi di Dio all’uomo. Comando sottinteso nell’altro di ubbidienza dato ai due: “Mangiate di tutto ma non di quest’albero.
L’ubbidienza è amore. Se essi avessero ubbidito senza cedere a nessuna pressione del Male fatta al loro spirito, al loro intelletto, al loro cuore, alla loro carne, essi avrebbero amato Dio “con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutte le loro forze” come molto tempo dopo fu esplicitamente ordinato dal Signore.
Non lo fecero e furono puniti. Ma non peccarono nell’altro ramo dell’amore: quello verso il proprio prossimo. Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in uguale misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perché essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami.
Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore.
Caino peccò contro l’amore di Dio e contro l’amore di prossimo. Infranse l’amore totalmente, e Dio lo maledisse, e Caino non si penti. Perciò egli e i propri figli non furono che figli dell’animale detto uomo.
Se il primo peccato di Adamo ha fatto di tanto decadere l’uomo, che avrà prodotto di decadenza il secondo al quale si univa la maledizione di Dio? Quali fomiti di peccato nel cuore dell’uomo-animale perché privo di Dio, e a quale potenza saranno giunti, dopo che Caino ebbe non soltanto ascoltato il consiglio del Maledetto, ma lo ebbe abbracciato come suo padrone diletto, uccidendo per ordine suo? La discesa di un ramo, di quello avvelenato dal possesso di Satana, non ebbe sosta ed ebbe mille volti.
Quando Satana prende, corrompe in tutti i rami. Quando Satana è re, il suddito diviene un satana.
Un satana con tutte le sfrenatezze di Satana. Un satana che va contro la legge divina e umana. Un satana che viola anche le più elementari e istintive norme di vivere da uomini dotati di anima, e si abbrutisce nei più laidi peccati dell’uomo bruto.
Dove non è Dio è Satana. Dove l’uomo non ha più anima viva è l’uomo-bruto.
Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perché afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. È troppo poco e troppo onesto.
E pazzo di libidine cerca l’illecito, il degradante, il bestiale.
Quelli che non erano più figli di Dio, perché col padre e come il padre avevano fuggito Dio per accogliere Satana, si spinsero a questo illecito, degradante, bestiale. Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore.
Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un’ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i brutissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared – da non confondersi coll’Enoc di Caino – Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet. Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.
E l’uomo, l’uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo per poter riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti!
Per potersi dire: “Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini”. Si degrada, si autodegrada, per non volersi umiliare davanti a Dio.

Ai tempi della prima corruzione ebbe di animale l’aspetto. Ora ne ha il pensiero ed il cuore, e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi.

 

fonte: Veniteadme.org