Archivio tag: Maria Valtorta

La Divina Maternità di Maria nelle sue Rivelazioni private

Dalle rivelazioni private della Beata Vergine Maria ai santi e mistici della Chiesa.

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“Noi angeli Custodi vi guidiamo senza sosta verso Dio”

Dagli scritti di Maria Valtorta un grande approfondimento sugli angeli, la lotta tra Bene e Male, e il loro compito nella Creazione Divina.

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I processi e la condanna di Gesù. Considerazioni su Pilato.

Dagli scritti di Maria Valtorta del 22-25 marzo 1945 sulla Passione di Cristo, da subito dopo la cattura ai processi davanti ad Anna, Caifa, Erode e Ponzio Pilato.
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Gesù a Maria Valtorta: “Così Lucifero divenne Satana”

L’angelo più bello creato da Dio è diventato il più orrendo Demonio dell’Inferno. Ecco cosa dice Gesù su Satana a Maria Valtorta.

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il sacramento del matrimonio nelle rivelazioni di Gesù a Maria Valtorta

Quello che dice Dio a Maria Valtorta sul Matrimonio

Quello che Gesù ha detto sul Matrimonio a Maria Vatorta e che rimane legge immutabile.
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Giuda Iscariota è all’Inferno?

Dannazione di Giuda iscariota secondo il Vangelo e le Rivelazioni private e i santi della chiesa cattolica

Come facciamo a sapere che Giuda è Dannato? Quali prove ci sono?

Cosa c’è scritto nei Vangeli

« «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». »   (Matteo 26:21b-25)


«Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.» 
Gv. 17,12

 

La Visione di Santa Veronica Giuliani

Santa Veronica Giuliani in una visione dell’inferno del 17 gennaio 1716 vede Giuda come cuscino sulla sedia formata dai capi dell’abisso sopra i quali sedeva Lucifero che poteva vedere tutto l’Inferno e portare così orrore e disperazione a tutti i dannati.

Giuda Iscariota nelle Rivelazioni private di Maria Valtorta

 

  • Giuda: capostipite di tutti gli apostoli mancati. E sono tanti!
    Osserva i diversi modi di ragionare. Giuda investiga, cavilla, s’impunta e anche se mostra di cedere in realtà conserva la sua forma mentale. 70.8
  • Oh, Giuda ma che speri da una mia sovranità di carne? Che speri? Ti ho dato tempo di pensare e decidere. Ti ho parlato ben chiaro sin dalla prima volta. Ti ho anche respinto perché sapevo …  perché so, sì, perché so, leggo, vedo ciò che è in te. Perché mi vuoi seguire, se non vuoi essere quale io voglio? Vattene, Giuda. Non nuocerti e non nuocermi … Non sei operaio atto a quest’opera … E’ troppo al di sopra di te. In te c’è superbia, c’è cupidigia di tutti i tre i rami, c’è prepotenza … anche tua madre ti deve temere … c’è tendenza alla menzogna … No. Non così deve essere il mio seguace. Giuda: Io non ti odio. Io non ti maledico, ti dico solo e col dolore di chi vede che non può mutare un che ama, ti dico solo: va per la tua strada, fatti largo nel mondo, posto che questo vuoi, ma non stare con Me. 78.3
  • Anche per voi i buoni sono nella proporzione che vi era fra i buoni e Giuda e uno più è buono e più ne soffre. Ma anche per voi, e questo dico specialmente per quelli che sono preposti alla cura dei cuori, è necessario imparare studiando Giuda. Tutti siete dei “Pietri” voi sacerdoti e dovete legare e slegare; ma quanto, quanto spirito di osservazione, quanta fusione in Dio, quanto studio vivo, quante comparazioni col metodo del vostro Maestro, dovete fare per esserlo come dovete esserlo!
    Oh! Che invero ero Uomo fra gli uomini, ero l’Uomo e perciò soffrivo di vedere il traditore e gli ingrati, perciò gioivo di chi mi amava o a Me si convertiva. Perciò fremevo e piangevo davanti al cadavere spirituale di Giuda.  83.7
  • Perché illustro la figura di Giuda? Molti se lo chiederanno.
    Rispondo. La figura di Giuda è stata troppo svisata nei secoli e ultimamente snaturata del tutto. Ne hanno, in certe scuole, fatto quasi l’apoteosi come dell’artefice secondo e indispensabile della Redenzione. Molti, poi, pensano che egli piegò ad un improvviso, feroce assalto del Tentatore. No. Ogni caduta ha premesse nel tempo. Più la caduta è grave e più ha una preparazione. Gli antefatti spiegano il fatto. Non si precipita e non si sale all’improvviso, né nel Bene, né nel Male. Vi sono coefficienti lunghi e insidiosi alle discese e pazienti e santi alle ascese.
    Lo sventurato dramma di Giuda può darvi tanti insegnamenti per salvarvi e conoscere il metodo di Dio e le sue misericordie per salvare e perdonare coloro che scendono verso l’Abisso. Non si arriva al delirio satanico in cui hai visto dibattersi Giuda dopo il Delitto, se non si è tutti corrotti da abiti d’Inferno, aspirati per anni con voluttà. Quando uno compie anche un delitto, ma tratto ad esso da un improvviso evento che ne sconvolge ragione, soffre ma sa espiare perché delle parti del cuore sono ancora sane da veleno infernale. Al mondo che nega Satana perché l’ha tanto in sé da non accorgersi più di esso, l’ha aspirato ed è divenuto parte dell’io, Io mostro che Satana è, Eterno e immutabile nel metodo usato per fare di voi le sue vittime. 468.7 
  • Io vi dico: lasciate di analizzare quest’uomo e preoccupatevi del suo spirito. L’animale che è in lui, il suo mostro, non deve attirare i vostri sguardi e giudizi; ma abbiate amore, un amore doloroso e attivo per il suo spirito. Liberatelo dal mostro che lo tiene. Non sapete. …
    Non sapete che voi imparate più attraverso Giuda che attraverso ogni altra persona? Molti Giuda troverete e pochissimi Gesù nel vostro ministero apostolico. I Gesù saranno dolci, buoni, puri, fedeli, ubbidienti, prudenti, senza avidità. Saranno ben pochi … Ma quanti, quanti Giuda di Keriot troverete voi e i vostri seguaci e successori per le vie del mondo! Per essere maestri e sapere, dovete fare questa scuola  … Egli, con i suoi difetti, vi mostra l’uomo quale è; Io vi mostro l’uomo quale dovrebbe essere. Due esempi necessari ugualmente. Voi, conoscendo bene l’uno e l’altro, dovete cercare di mutare il primo nel secondo … E la mia pazienza sia la vostra norma. 520.4
  • Vorrei non aver preso inutilmente una Carne per te. Ma ormai tu sei di un altro padre, di un altro paese, parli un’altra lingua … Oh! Ma che fare, Padre mio, per mondare il tempio profanato di questo tuo figlio e mio fratello? Gesù lacrima, pallidissimo parlando al Padre suo. 533.2
  • Tu hai devastato e disperso la tua anima e i doni dati ad essa da Dio. Che ne hai fatto della tua libertà d’arbitrio? Che del tuo intelletto? Hai conservato al tuo spirito la libertà che era sua? Hai usato l’intelligenza della tua mente con intelligenza? No. Tu, tu che non vuoi ubbidire a Me, non dico a Me-Uomo ma neppure a Me-Dio, tu hai ubbidito a Satana. Tu hai usato l’intelligenza della tua mente e la libertà del tuo spirito per comprendere le Tenebre. Volontariamente. Ti è stato posto davanti il Bene e il Male. Hai scelto il Male. Anzi, ti è stato posto davanti soltanto il Bene: Io. L’Eterno tuo Creatore, che ha seguito l’evolversi della tua anima, che anzi conosceva questo evolversi perché nulla ignora l’Eterno Pensiero di ciò che si agita da quando il tempo è, ti ha posto davanti il Bene, solo il Bene, perché sa che tu sei debole più di un’alga di fossato. Tu mi hai gridato che Io ti odio. Ora, essendo Io Uno col Padre e con l’Amore, Uno qui come Uno in Cielo, ( … ) l’accusa a Me fatta, tu a Dio Uno e Trino l’hai fatta. A quel Dio Padre che ti ha creato per amore, a quel Dio Figlio che s’è incarnato per salvarti per amore, a quel Dio Spirito che ti ha parlato tante volte per darti desideri buoni, per amore. A questo Dio Uno e Trino che ti ha tanto amato, che ti ha portato sulla mia via, facendoti cieco al mondo per darti tempo di vedere Me, sordo al mondo per darti modo di sentire Me. E tu! … Dopo avermi visto e udito, dopo essere liberamente venuto al Bene, sentendo col tuo intelletto che quella era l’unica via della vera gloria, hai respinto il Bene e ti sei liberamente dato al Male. Ma se tu col tuo libero arbitrio hai voluto questo, se hai sempre più rudemente respinto la mia mano che ti si offriva per trarti fuor dal gorgo, se tu sempre più ti sei allontanato dal porto per sprofondarti nell’infuriato mare delle passioni, del Male, puoi dire a Me, a Colui dal quale procedo, a Colui che mi ha formato Uomo per tentare la tua salute, puoi dire che ti abbiamo odiato? Mi hai rimproverato di volere il tuo male …
    Tanto ti ha fatto cieco e pazzo Satana che tu non capisca più la vera natura dei provvedimenti che ho preso per te e che tu possa giungere a dire: malanimo, desiderio di rovinarti, ciò che è previdente cura del tuo Maestro, del tuo Salvatore, del tuo Amico per guarirti? Ti ho tenuto vicino … Ti ho levato dalle mani il denaro. Ti ho impedito di toccare quel maledetto metallo che ti fa folle … Ma non sai, ma non senti che esso è come uno di quei beveraggi magici che destano una sete inestinguibile, che mettono dentro al sangue un ardore, un furore che porta alla morte? Tu, leggo il tuo pensiero, mi rimproveri: “Allora perché per tanto tempo mi hai lasciato essere quello che amministrava il denaro?” Perché? Perché se te lo avessi impedito prima, di toccare moneta, ti saresti venduto prima e avresti rubato prima. Ti sei venduto lo stesso perché poco potevi rubare  … Ma Io dovevo cercare d’impedirlo senza violentare la tua libertà. L’oro è la tua rovina. Per l’oro sei divenuto lussurioso e traditore …    ( … ) 567.16 Tu dici che non capisci più le mie parabole. Non capisci più le mie parole. Povero infelice! Non capisci più neanche te stesso. Non capisci più neppure il bene e il male. Satana al quale ti sei dato in molti modi, Satana che hai seguito in tutte le tentazioni che ti presentava, ti ha fatto stolto. Pure un tempo mi capivi! Lo credevi che Io son Chi sono! E questo ricordo non è spento in te!  ( …)567.18
    Tu! Il mio più grande dolore! Ma già tu pensi e dici, o eretico capostipite di molti che verranno, che Io sono superiore al dolore. No, solo al peccato Io sono superiore. Solo all’ignoranza Io sono superiore. 567.19
    Io ti dico che anche dopo il Delitto dei delitti. se il colpevole di esso corresse ai piedi di Dio con vero pentimento e piangendo lo supplicasse di perdonarlo offrendosi all’espiazione con fiducia, senza disperare, Dio lo perdonerebbe e attraverso l’espiazione il colpevole salverebbe ancora il suo spirito. Giuda! Ma se tu non mi temi Io ti amo ancora. Al mio amore infinito non hai nulla da chiedere in quest’ora? 567.25
  • Giuda, infelice amico mio, per Me Io non ti prego. Per te, per te ti prego. Guarda, siamo soli. Tu sai chi Io sono, Io so chi tu sei. E’ l’ultimo momento di grazia che ancora c’è concesso per impedire la tua rovina … Oh! Non ghignare così satanicamente, amico mio. Non deridermi come fossi pazzo perché Io dico: “la tua rovina” e non la mia. La mia non è rovina. La tua sì …  Siamo soli: Io e te e sopra è Dio … Dio che non ti odia ancora, Dio che assiste a questa lotta suprema fra il Bene e il Male che si contendono la tua anima. Sopra di noi è l’Empireo che ci osserva. Quell’Empireo che presto si empirà di santi. Già essi trasalgono là, nel loro luogo d’attesa, perché sentono venire la gioia  … Giuda, fra essi è tuo padre …..
    Giuda, Io piango. Le estreme lacrime dell’Uomo le vuoi dunque fare gemere tu?   … Giuda, Io te ne prego. Pensa amico: al mio pregare annuisce il Cielo e tu, e tu … mi lascerai pregare invano? Pensa chi ti è davanti, pregante: il Messia d’Israele, il Figlio del Padre … Giuda, ascoltami! … fermati, sinché lo puoi! ….  “No”
    Gesù si copre il volto con le mani e si lascia cadere ai limiti del prato. Piange senza clamore ma piange molto. Le sue spalle sussultano nei singhiozzi profondi … 582.11.
  • Gesù, altezza bianca nella veste di lino al limitare del prato verde-rosso, alza le braccia al cielo sereno e alza il volto afflittissimo e alza l’anima al Padre suo gemendo: Oh! Padre mio! E mi potrai forse accusare di aver lasciato cosa atta a salvarlo? Tu sai che per la sua anima, non per la mia vita, Io lotto per impedire il suo delitto … Padre! Padre mio! Io te ne supplico! Affretta l’ora delle tenebre, l’ora del Sacrificio, perché troppo mi è atroce vivere presso l’amico che non vuole essere redento … Il più grande dolore! 582.13
  • Un uomo insieme ad altri uomini sta contrattando il prezzo dell’Agnello. Sai che nome ha quell’Agnello? Ha nome Gesù di Nazareth.
    (Lazzaro) Nooh! I nemici ci sono, è vero, ma non può uno venderti! Chi è?
    E’ uno dei miei. Non poteva che essere uno di quelli che Io ho più fortemente deluso e che, stanco di attendere, vuole liberarsi di Colui che ormai è solo un pericolo personale. Crede di rifarsi una stima, secondo il pensiero suo, presso i grandi del mondo. Sarà invece disprezzato dal mondo dei buoni e da quello dei delinquenti. E’ arrivato a questa stanchezza di Me, dell’attesa di ciò che con ogni mezzo ha cercato di raggiungere: la grandezza umana, perseguita prima nel Tempio, creduta di raggiungere col Re d’Israele e ora cercata nuovamente, nel Tempio e presso i romani … Spera.  … Ma Roma, se sa premiare i suoi servi fedeli, sa calpestare sotto il suo sprezzo i vili delatori. Egli è stanco di Me, dell’attesa, della soma che è l’essere buono. Per chi è malvagio, l’essere, il dovere fingere di essere buono, è una soma di un peso schiacciante. Può essere sostenuta per qualche tempo … e poi … non si può più … e ci si libera di essa per tornare liberi. Liberi? Così credono i malvagi. Così lui crede. Ma libertà non è. L’essere di Dio è libertà. L’essere contro Dio è una prigionia di ceppi e catene, di pesi e sferzate, quale nessun galeotto al remo, quale nessuno schiavo alle costruzioni, la sopporta sotto la sferza dell’aguzzino.  ( ….. )
    Chi è? Dimmelo, chi è? – Non serve. – Sì, che serve … Ah!  Non può essere che lui: l’uomo che è sempre stato una macchia nella tua schiera, l’uomo che anche poco fa ha offeso mia sorella. E’ Giuda di Keriot!
    No. E’ Satana. Dio ha preso carne in Me, Gesù; Satana ha preso carne in lui, Giuda di Keriot.
    Una sola è l’Incarnazione divina; così ugualmente in uno solo sarà Satana, Lucifero, così com’è nel suo regno, perché solo nell’uccisore del Figlio di Dio, è Satana incarnato. Egli, mentre qui Io ti parlo, è davanti al Sinedrio e tratta e s’impegna per la mia uccisione. Ma non è lui, è Satana. 587.3
  • Trenta denari per uccidere un uomo, e quell’Uomo? Il prezzo di un comune agnello in questi giorni di festa? …. E’ troppo poco per pagare il mio dolore di tradire Colui che mi ha sempre amato.  588.9
  • Chi è il cuore di iena che con un colpo della zampa unghiata svelle il cuore del cuore materno: Me suo Figlio? Un uomo? No. Ogni uomo nasce da una donna e per istintivo e per morale riflesso non può infierire su una madre perché pensa alla “sua”. Un uomo dunque non è. Chi allora? Un demonio. Può un demonio offendere la Vincitrice? Per offenderla deve toccarla, e Satana non sopporta la luce verginale della Rosa di Dio. E allora? Chi dite che sia? Non parlate? Io allora lo dico.
    Il demone più astuto si è fuso all’uomo più corrotto e, come il veleno chiuso nei denti dell’aspide, sta chiuso in lui che può avvicinare la Donna e così, proditoriamente morderla. Maledetto sia l’ibrido mostro che è Satana e che è uomo. Lo maledico? No. Non è da Redentore questa parola e allora dico all’anima di questo ibrido mostro ciò che dissi a Gerusalemme mostruosa città di Dio e di Satana: “Oh, se in quest’ora che ancora ti è data tu sapessi venire al Salvatore! ”. Non vi è amore più grande del mio e non vi è più grande potere. Anche il Padre acconsente se Io dico: ”Voglio”, né Io so dire che parole di pietà per quelli che sono  caduti e che mi tendono dal loro abisso le braccia. Anima del più grande peccatore, il tuo Salvatore alle soglie della morte si curva sul tuo abisso e t’invita a prendere la sua mano. Non sarà impedita la mia morte … ma tu  … saresti salvo, tu che Io amo ancora e l’anima del tuo Amico non fremerebbe di orrore pensando che per opera dell’amico conosce l’orrore del morire e di questo morire …. 589.9
  • Ebbene? Che ha mutato l’averti lasciato libertà e denaro? – Che vuoi dire? – Questo: ti chiedo se ti sei santificato da quando ti ho reso libertà e denaro. E tu mi capisci … Ah, Giuda! Ricordalo sempre: tu sei stato quello che ho amato più di ogni altro, avendone meno amore di quanto tutti gli altri mi hanno dato, avendone anzi un odio maggiore, perché odio di uno che trattai da amico, del  più feroce odio, del più feroce fariseo. Ricorda ancora questo: che Io neppure ora ti odio ma per quanto sta al Figlio dell’Uomo, ti perdono. Va ora, non c’è più nulla da dirsi fra Me e te. Tutto è già fatto … 592.14
  • Troppi credono che Giuda abbia commesso cosa da poco. Alcuni giungono anzi a dire che egli è un benemerito perché senza di lui la Redenzione non sarebbe venuta e che perciò egli è giustificato al cospetto di Dio.
    In verità vi dico che se l’inferno non fosse già esistito ed esistito perfetto nei suoi tormenti, sarebbe stato creato per Giuda ancora più orrendo ed eterno, perché di tutti i peccatori e i dannati egli è il più dannato e peccatore, né per lui in eterno vi sarà ammollimento di condanna.
    Il rimorso l’avrebbe anche potuto salvare, se egli avesse fatto del rimorso un pentimento. Ma egli non volle pentirsi e al primo delitto di tradimento, ancora compatibile per la grande misericordia che è la mia amorosa debolezza, ha unito bestemmie, resistenze alla voce della Grazia che ancora gli volevano parlare attraverso i ricordi, attraverso i terrori, attraverso il mio Sangue e il mio mantello, attraverso il mio sguardo, attraverso le tracce dell’istituita Eucarestia, attraverso le parole di mia Madre. Ha resistito a tutto. Ha voluto resistere. Come aveva voluto tradire. Come volle maledire. Come si volle suicidare. E’ la volontà quella che conta nelle cose, sia nel bene sia nel male.
    Mia Madre, ed era la Grazia che parlava e la mia Tesoriera che largiva perdono in mio nome, glielo disse: “Pentiti, Giuda. Egli perdona …” Oh! se lo avrei perdonato! Se si fosse gettato ai piedi della Madre dicendo: “Pietà!“ Ella, la Pietosa, lo avrebbe raccolto come un ferito e sulle sue ferite sataniche, per le quali il Nemico gli aveva inoculato il Delitto, avrebbe sparso il suo pianto che salva e me lo avrebbe portato, ai piedi della Croce, tenendolo per mano perché Satana non lo potesse ghermire e i discepoli colpirlo, portato perché il mio Sangue cadesse per primo su lui, il più grande dei peccatori. Sarebbe stata, Ella, Sacerdotessa mirabile sul suo altare, fra la Purezza e la Colpa, perché è Madre dei vergini e dei santi ma anche Madre dei peccatori.
    Ma egli non volle. Meditate il potere della volontà di cui siete arbitri assoluti. Per essa potete avere il Cielo o l’Inferno. Meditate cosa vuol dire persistere nella colpa. 605.14 – 605.17
  • Chi come Giuda fu amato da Me? Ma non ebbe Dio nel suo cuore. Ed è il dannato deicida. L’infinitamente colpevole come israelita e come discepolo, come suicida e come deicida, oltre che per i suoi sette vizi capitali e ogni altra sua colpa. 630.22
  • …. sol che Giuda mi avesse gettato uno sguardo di pentimento Io gli avrei ottenuto il perdono di Dio ….
    Da mesi peccava e nessuna mia parola, nessun mio atto, valse a fermarlo, tanto era forte la sua volontà di peccare.
    Giuda giunse ad odiare Dio non avendo mai amato di vero amore padre e madre né alcun altro suo prossimo.632.7
  • Giuda è stato ed è il dolore più grande nel mare dei miei dolori. E’ il dolore che resta. Gli altri dolori sono finiti col finire del Sacrificio, ma questo resta. L’ho amato, ho consumato Me stesso nello sforzo di salvarlo … Ho potuto aprire le porte del Limbo e trarne i giusti, ho potuto aprire le porte del Purgatorio e trarne i purganti, ma il luogo d’orrore era chiuso su lui. Per lui inutile il mio morire. 634.7
  • Avrei perdonato anche a Giuda se in luogo di fuggire fosse venuto sotto la Croce dove morivo e mi avesse detto : ”Perdono!”. Sarebbe stato il mio primo redento perché era il più grande colpevole e su lui avrei fatto piovere il sangue del mio Cuore, trafitto non tanto dalla lancia, quanto dal suo e dai vostri tradimenti. 8.6.43
  • Solo i posseduti completamente dal demonio, completamente dico, furono tetragoni al mio lavacro d’amore spirituale. Gli altri, posseduti da una passione sola, furono salvati avanti o dopo la mia morte. Giuda, Anna, Caifa e qualche altro, no, poiché i sette principi dei demoni li tenevano avvinghiati con sette corde e coorti di demoni erano in loro a compiere il lavoro che fece di loro le gemme dell’Inferno. 10.7.43
  • Quando Giuda non ha più creduto in Me, non nella soddisfazione del denaro, non nella protezione della legge umana, si è ucciso. Rimorso del delitto? No. Fosse stato quello, si sarebbe ucciso subito dopo aver capito che Io sapevo. Ma non allora, ma non dopo il bacio infame e il mio saluto amoroso, non allora, non quando mi vide sputacchiato, legato,  trascinato via fra mille insulti. Solo dopo aver capito che la legge non lo proteggeva – la povera legge umana che spesso crea o istiga al delitto, ma poi si disinteressa dei suoi esecutori e complici e all’occorrenza ci si rivolta contro e dopo averli usati li ammutolisce per sempre sopprimendoli – e solo dopo aver capito che potere e denaro non venivano o erano troppo meschini per far felici, solo allora si è ucciso. Era nel buio del nulla. Si gettò nel buio dell’inferno. 1.8.43
  • Giovanni era il più giovane del gruppo apostolico, dopo di lui, in età, veniva l’Iscariota e per età avrebbe potuto essere anche lui come Giovanni, ma non lo era. E se vergine non era, casto non divenne neppure dopo avermi conosciuto. Era un impuro e l’impurità impedisce l’opera di Dio nei cuori e favorisce quella di Satana come nessun’altra passione. ( … )
    Giuda aveva nel cuore la concupiscenza del denaro, della carne, del potere e per queste tre Nemesi che lo perseguitavano e che egli non volle vincere, divenne deicida. Quando Satana vuole prendere, offre la donna, per la quale è necessario avere censo e onori e dà unicamente disperazione e morte.
    Giuda era le tenebre, era figlio della Menzogna. La mia Luce e Verità non poterono penetrare in lui. Se nonostante le sue prevenzioni potei fare di Natanaele un convinto, e di Levi un convertito, perché non era nel primo la frode e nel secondo resistenza alla grazia, nulla potei in Giuda poiché il suo animo era posseduto né Io potevo penetrarvi perché egli me ne interdiva l’entrata. Mi seguì per speranza umana. Vendette il Cristo ai suoi crocifissori e la sua anima a Satana che da anni era il suo istigatore, perché Satana non è Dio che dà, anche se non date, per conquistarvi a Sé. Satana vuole il cento per uno. Vuole voi, in eterno, in cambio di un’ora di trionfo bugiardo. Ricordatevelo.
    Ho sopportato questa serpe nel gruppo per insegnare agli uomini a sopportare e insistere per salvare. Non un pensiero di Giuda mi era ignoto ed è stata un’anticipata passione l’averlo vicino. Un tormento che voi non contemplate ma che non fu meno amaro degli altri. 2.1.44
  • …. Spinge questa sua opinione sino a credere sacrilegamente che il più grande di tutti i peccatori dell’umanità, il figlio diletto di Satana, quello che era ladro com’è detto nel Vangelo, che era concupiscente e ansioso di gloria umana, come dico Io, l’Iscariota, che per fame della triplice concupiscenza si è fatto mercante del Figlio di Dio e per trenta monete e col segno del bacio – un valore monetario irrisorio e un valore affettivo infinito – mi ha messo nelle mani dei carnefici, possa redimersi e giungere a Me passando per fasi successive.
    No. Se egli fu il sacrilego per eccellenza, Io non lo sono. Se egli fu l’ingiusto per eccellenza, Io non lo sono. Se egli fu quello che sparse con sprezzo il mio Sangue, Io non lo sono. E perdonare a Giuda sarebbe sacrilegio alla mia Divinità da lui tradita, sarebbe ingiustizia verso tutti gli altri uomini, sempre meno colpevoli di lui e che pure sono puniti per i loro peccati, sarebbe sprezzo al mio Sangue, sarebbe infine venire meno alle mie leggi.  15.1.44
  • Il mio sguardo aveva letto nel cuore di Giuda Iscariota. Nessuno deve pensare che la Sapienza di Dio non sia stata capace di comprendere quel cuore, ma, come ho detto a mia Madre, egli ci voleva. Guai a lui per essere stato il traditore!
    Ma un traditore ci voleva: Doppio, astuto, avido, lussurioso, ladro e intelligente e colto più della massa, egli aveva saputo imporsi a tutti. Audace, mi spianava la via, anche se era difficile. Gli piaceva, oltre a tutto, emergere e far risaltare il suo posto di fiducia presso di Me. Non era servizievole per spirito di carità, ma unicamente perché era uno di quelli che voi chiamereste “faccendoni”. Ciò gli permetteva di tenere la borsa e di avvicinare la donna. Due cose che insieme alla terza: la carica umana, amava sfrenatamente. 13.2.44

 

  • Avevo dovuto spezzare il mio pane col  mio Caino. Avevo dovuto parlargli da amico per non accusarlo agli altri della cui violenza non ero sicuro e per impedire un delitto, inutile d’altronde, poiché tutto era segnato nel gran libro della vita; la mia morte santa e il suicidio di Giuda. Inutili altre morti riprovate da Dio. Nessun sangue che non fosse il mio doveva essere sparso e sparso non fu. Il capestro strozzò quella vita chiudendo nel sacco immondo il corpo del traditore e il suo sangue impuro venduto a Satana, sangue che non doveva mescolarsi, cadendo sulla terra, al sangue purissimo dell’Innocente.
    Torme e torme di demoni erano quella notte sulla terra per portare a termine la seduzione nei cuori a farli pronti a volere il domani l’uccisione del Cristo.
    Giuda aveva Lucifero ed Io avevo Lucifero. Egli nel cuore Io al fianco. Eravamo i due principali personaggi della tragedia e Satana si occupava personalmente di noi. Dopo aver condotto Giuda al punto di non poter più retrocedere, si volse a Me. 15.2.44
  • Contro quell’uscio ho visto Giuda … Giuda ho visto! … E non l’ho maledetto, ma gli ho parlato da madre straziata, straziata per il Figlio buono e per il figlio malvagio … Ho visto Giuda! … Il demonio ho visto in lui! Io, che ho sempre tenuto Lucifero sotto il mio calcagno e guardando solo Dio non ho mai abbassato l’occhio su Satana, ho conosciuto il suo volto guardando il Traditore … Ho parlatso al Demonio … ed esso è fuggito perché il demonio non sopporta la mia voce …3.6.44.
  • Qual è l’apostolo che ho più amato? E’ Giuda di Keriot.  ( … )
    Io ho detto: “A chi molto ama, molto è perdonato”. E’ vero ed è giusto. Più uno ama e più merita perdono da parte dell’offeso. Ma anche: chi più perdona dimostra di amare molto e chi perdona sempre tutto, tutto sempre, sinché non viene l’ora del giudizio, quello ama non molto ma totalmente. Così ho amato Giuda di Keriot. Totalmente. 16.5.47
  • La terza grande, misteriosa, inspiegabile defezione è quella di Giuda di Keriot che spontaneamente volle essere di Cristo, che per tre anni godè del suo amore, si nutrì della sua Parola e che, perché deluso dei suoi sogni concupiscenti, lo vendette per trenta denari, divenendo da apostolo, ossia eletto alla più alta dignità spirituale, il Traditore dell’amico, il deicida e il suicida. 558.50 Ap.
  • La fine di Giuda non fu solo morte della carne, ma morte dello spirito. Egli era già un “morto”, una “spoglia” di Satana, mentre ancora mangiava l’agnello con l’Agnello e mentre il Pane di Vita scendeva in lui. Anzi fu giusto allora, per la sua ipocrisia, che Satana entrò in lui da supremo, eterno padrone. Perché Dio è Verità e non può esservi Dio dove è menzogna, ipocrisia, falsa testimonianza contro un innocente. Tutto ciò era Giuda. Il Pane di Vita non ebbe potere di vincere il sapore del frutto carnale e Giuda, sacrilegamente, mescolando l’appetito concupiscibile della carne col frutto soavissimo e santissimo del Sacramento d’amore, segnò il suo destino di morte eterna.
    Perché amore e odio non possono vivere uniti. Perché Dio e Satana non possono insieme servirsi. Perché non v’è perdono al peccato contro l’Amore, peccato deicida e fratricida. Perché non può venire al Regno di Verità, l’ipocrita, il menzognero, il calunniatore. Rm. 195 – 8.1.50

 

Esorcismo a Anneliese Michel

Durante il primo tentativo di esorcismo, eseguito rigorosamente secondo il rituale latino, i demoni a sorpresa iniziarono a parlare senza che fosse posta loro alcuna domanda: Padre Ernst colse l’occasione per tentare di conoscere il nome di questi spiriti maligni che opprimevano il corpo e la mente della povera fanciulla.
Essi si presentarono con i nomi di Lucifero, Giuda, Hitler, Nerone, Caino e Fleischmann (un religioso tedesco dannato appartenente al XVII secolo). Vi presentiamo la vera voce registrata durante quell’esorcismo che prova la dannazione Eterna di Giuda insieme agli altri anticristi.

 

Queste sono solo alcuni dei messaggi e delle prove che Giuda Iscariota è dannato all’Inferno, per questioni di spazio (si riempirebbe un libro di grandi dimensioni), non è stato possibile enumerare tutte le Rivelazioni private che contengono affermazioni sull’apostolo che poi tradì nostro Signore Gesù. I motivi della sua Dannazione sono riportati tramite Maria Valtorta, nella stessa sua Volontà di non chiedere Misericordia a Dio, davanti alla Croce e di scegliere invece la disperazione. A cosa è servito sapere che Giuda è dannato? Leggendo ciò che ci ha detto Gesù, dobbiamo essere consapevoli che le nostre decisioni sono la nostra volontà di Salvezza o di Dannazione e che Dio rispetta il nostro Libero arbitrio, pur soffrendo immensamente per noi quando scegliamo satana e non Lui che sarebbe pronto in ogni momento a concederci la sua Misericordia e ad abbracciarci mondi dal peccato e purificati dalle nostre colpe, donandoci la Salvezza Eterna e impedendo così la nostra dannazione. Diversamente, Dio ci ricorda, che non sarebbe Giusto per i giusti dare la Salvezza Eterna ai peccatori impenitenti e salvare chiunque a prescindere dalla loro buona volontà, perché non si possono servire due padroni e dove c’è Dio non c’è il peccato e chi ama il peccato.

L’Ave Maria negli Scritti di Maria Valtorta

Rivelazioni Private Maria Valtorta Gesù Ave Maria

Gesù ci mostra la bellezza e la potenza nella recita di una sola Ave Maria ben meditata. 

3 settembre 1943

   Dice Gesù:
   «Beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia: “Ave Maria”. Ave: io ti saluto. Il più piccolo al più grande, il bimbo al genitore, l’inferiore al superiore, sono tenuti, nella legge di educazione umana, a dire sovente il saluto rispettoso, doveroso, amoroso, a seconda dei casi. Il fratello mio non deve negare questo atto di amore riverenziale alla Mamma perfetta che abbiamo in Cielo.
Ave Maria. È un saluto che monda le labbra e il cuore perché non si possono dire quelle parole, con riflessione e sentimento, senza sentirsi divenire più buoni! È come avvicinarsi ad una sorgente di luce angelica e ad un’oasi fatta di gigli in fiore.
Ave, la parola dell’angelo che vi è concesso di dire per salutare Quella che salutano con amore le Tre eterne Persone, l’invocazione che salva, abbiatela sempre molto sulle labbra. Ma non come movimento macchinale dal quale l’anima sia esclusa, sibbene come moto dello spirito che si inchina davanti alla regalità di Maria e si tende verso il suo cuore di Madre.
Se voi sapeste dire con vero spirito a queste parole, anche solo queste due Parole, sareste più buoni, più puri, più caritatevoli. Perché gli occhi del vostro spirito sarebbero allora fissi in Maria e la santità di Lei vi entrerebbe nel cuore attraverso a quella contemplazione. Se le sapeste dire non sareste mai desolati. Perché Ella è la fonte delle grazie e della misericordia. Le porte della misericordia divina si aprono non soltanto sotto la spinta della mano di mia Madre, ma anche al suo semplice sguardo.
Torno a dire: beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia: Ave Maria. Ma si pronuncia come si deve. Perché se è vero che Dio non si irride è anche vero che Maria non si inganna.
Ricordatevi sempre che Ella è la Figlia del Padre, la Madre del Figlio, la Sposa dello Spirito Santo, e che la sua fusione con la Trinità è perfetta. Perciò Ella del suo Signore possiede le potenze, le intelligenze, le sapienze. E le possiede con la pienezza assoluta.
Inutile andare da Maria con l’anima sporca di corruzione e di odio. Ella vi è Madre e sa medicare le vostre ferite, ma vuole che almeno sia in voi il desiderio di guarire da esse.
A che giova volgersi a Maria, la Purissima, se lasciando il suo altare, o finendo di pronunciare il suo nome, andate a commettere peccato di carne o a proferire parole di bestemmia? Che vale volgersi a Maria, la Pietosa, se subito dopo, anzi se nel tempo stesso, avete in cuore rancori e sulle labbra maledizioni per i fratelli? Che vi può procurare di salvezza, questa Salvatrice, se voi distruggete con la vostra volontà perversa, la vostra salvezza?
Tutto è possibile alla Misericordia di Dio e alla potenza di Maria, ma perché arrischiare la vita eterna attendendo di conseguire la buona volontà di pentimento nell’ora della morte? Non sarebbe bene, poiché non sapete quando sarà la vostra chiamata alle mie porte, essere amici veri di Maria per tutta la vita e avere così garanzia di salvezza?
Perché, lo ripeto, l’amicizia con Maria è causa di perfezione perché infonde e trasfonde le virtù dell’Amica eletta, che Dio non ha sdegnato e che vi ha concesso come coronamento dell’opera di redenzione del Figlio suo. Io, il Cristo, vi ho salvato col Dolore e col Sangue; Ella, Maria, con il Dolore e col suo pianto, e vorrebbe salvarvi col suo Amore e il suo sorriso.»

4 settembre 1943

    Dice Gesù:
«Dio non ha mandato il suo angelo a dire “ave” a Maria soltanto. Dio vi saluta o figli cari, con le sue attenzioni, Dio vi manda per angeli le sue sante ispirazioni, Dio vi porta le sue benedizioni da mattina a sera e da sera a mattina. Siete sempre circondati dalle onde amorose a previdenti1 del pensiero di Dio.
Come mai allora voi non avvertite nulla o tanto poco? Come mai non vivete in giustizia e santità? Perché siete impermeabilizzati all’influsso della grazia, perché siete resi refrattari all’azione dell’amore dalla vostra volontà contraria al Bene.
Gabriele disse a Maria: “Ave”, e il suono della voce angelica portò, sulla già inondata di grazia, una nuova onda di grazia. La luce vivissima del suo spirito immacolato toccò il vertice della luminosità perché la rispondenza dello spirito di Maria fu perfetta.
Umiltà, prontezza, pudore, preghiera…, che non trovò di eccelso la parola angelica per divenire prima scintilla dell’incendio dell’Incarnazione? Grande il dono di preservazione dalla colpa di origine che l’Eterno aveva fatto alla prescelta ad essere il primo tabernacolo del Corpo del Figlio. Ma quanta, quanta, quanta rispondenza in Maria!
Se ad altra creatura fossero stati elargiti, non dico i doni segreti che solo Dio sapeva aver dati, ma i doni palesi, di cui uno si accorge – quali intelligenza somma istruzioni soprannaturali, contemplazioni accese, e parlo solo dei doni morali e spirituali – come non si sarebbe, almeno ad intervalli, gloriata quella creatura di tanto dono?
Ma no, in Maria nulla di questo. Più Dio l’innalzava verso il suo trono e più aumentavano in Lei riconoscenza, amore e umiltà. Più Dio le faceva capire come su di Lei fosse stesa la mano divina a protezione contro ogni insidia del male e più in Lei aumentava la vigilanza contro il male.
Maria non ha commesso lo sbaglio che fa crollare tante anime, dotate della capacità di perfezione, ossia non ha mai detto: “Sento che Dio mi veglia, sento che Dio mi ha scelta. Lascio a Lui la briga di difendermi dal Nemico”. No. Maria, pur riconoscendo l’opera di Dio in Lei, agì come se fosse la più derelitta, in doni spirituali, delle creature. Dall’alba al tramonto, e persino nel suo sonno verginale vegliato dagli angeli, la sua anima rimaneva vigilante.
Non credete che la tentazione abbia risparmiato Maria. Non ha risparmiato Me il Tentatore; con doppia ragione non risparmiò Lei. Doppia ragione. La prima di esse: Maria era la senza macchia ma sempre creatura, Io ero Dio. La seconda: era più importante per Lucifero corrompere il seno della donna che avrebbe portato il Cristo, che non attaccare Cristo stesso.
Egli, l’Astuto, sapeva che il Verbo si sarebbe fatto carne, per una fusione di spirito a Spirito, in un seno in cui non fosse albergato nessun peccato.Nessun peccato, ripeto. Se, da Eva in poi, fosse riuscito a indurre in tentazione tutte le donne, era sicuro che mai sarebbe stato vinto dal Vincitore eterno.
Una sola gli ha sempre resistito: Maria. E Uno solo sa quale ricamo, quale filigrana di seduzione stese Lucifero intorno a Maria per scuotere e appannare la sua superangelica anima. Quell’Uno che sa è Dio. E dato che certi segreti sono troppo grandi per voi, non ve li dirà. Dallo splendore di Maria in Cielo capirete la grandezza della sua anima. Grandezza conseguita di sua volontà, e che sarebbe stata grandissima anche senza aiuti supremi, tanto Essa volle esser santa per amore del suo Dio.
Ben a ragione poté dunque dire l’Angelo: “Piena di grazia”. Sì, piena di grazia. La Grazia era in Lei. La Grazia ossia Dio, e la grazia ossia il dono di Dio, da Lei saputo far fruttare al mille per cento.
   Ecco quello che ci vuole, o figli, per far sì che le cose celesti concepiscano in voi il Cristo: la vostra aderenza alla grazia, il vostro raccogliere la grazia, il vostro moltiplicare la grazia, il vostro aspirare la grazia. Il corpo per vivere deve aspirare aria e cibo. L’anima per vivere deve aspirare la grazia. Allora avviene che la Luce scende dove può incarnarsi e il Cristo nasce misticamente in voi come realmente nacque in Maria.
Ave Maria, piena di grazia. Guardatela, voi tutti, o cristiani, così dissimili dal primo Figlio di Maria, guardatela soprattutto voi donne, così dissimili da Lei, e imparate, e meditate che la strada al male dalle mille facce l’avete dischiusa voi con la vostra carnalità contraria alla vita della grazia nelle creature, senza la quale l’uomo diviene un demone e il mondo un inferno

5 settembre 1943

   Dice Gesù:
«”Il Signore è con te”. Sempre il Signore è con l’anima in grazia. Dio non si allontana neppure quando il Tentatore si avvicina. Dio si allontana soltanto quando la creatura cede al Tentatore e corrompe l’anima sua. Allora Dio si ritira, perché Egli non può coabitare col Nemico. Si ritira e come un Padre, non sdegnato ma addolorato, attende che venga la resipiscenza nel cuore della creatura e che essa riannodi il legame d’amore con il Padre. Dio vorrebbe essere sempre con voi. Se tutti i vostri angeli, numerosi come stelle in cielo, potessero salutarvi colle parole: “Il Signore è teco”, la gioia del vostro Signore sarebbe completa poiché Noi desideriamo essere con voi e per questo vi abbiamo creati.
Maria era con Dio e Dio era con Maria. Le due perfezioni si attiravano e si univano con un incessante moto di affetti. La Perfezione infinita di Dio scendeva con gioia inconcepibile a voi mortali, a possedere questa creatura. La perfezione umana di Maria: l’unica dei figli dell’uomo che sia sempre stata perfetta, si lanciava incontro alla Perfezione divina per avere modo di vivere.
   Sì, l’essere con Dio era la vita di Maria nell’ora superstraziante del Calvario del Sepolcro, quando i Cieli si chiusero sul Morente e sulla Trafitta, la privazione di Dio fu, delle sette spade, la più accesa trafiggente, tocco insuperabile all’edificio di dolore richiesto dalla Redenzione.
Io ho toccato il vertice del dolore completo dal Getsemani all’ora di nona; Maria ha toccato il vertice del dolore, completo anche in Lei nonostante non sia stata crocifissa materialmente, dal Calvario al momento della Resurrezione. E il motivo di tale superdolore è uno solo: l’esser privati dell’unione con Dio.
Anche per voi dovrebbe esser così. Ma l’uomo, ormai, trova gravosa l’unione con Noi e non sente quale miseria è la sua quando è privo di Noi. Miseria, cecità, pazzia, morte, ecco cosa è la perdita dell’unione col vostro Signore. E non ci pensate mai!
Se perdete poche monete, un oggetto, la salute, un impiego, un animale, vi mettete in moto per ritrovarli e usate di tutti i mezzi umani e soprannaturali per riuscire allo scopo. Sì, per trovare qualcosa di limitato e caduco sapete pregare.
   Ma quando perdete Dio non lo cercate. Non vi rivolgete ai miei Santi perché vi aiutino a ritrovare la via di Dio, non usate delle cure umane per frenare i vostri impulsi. Vi pare cosa di poco conto perdere l’unione con Dio. Ed è la cosa essenziale.
Maria non si separò mai da Dio. Gli spiriti rimasero fusi in un abbraccio d’amore che ebbe coronamento in Cielo. Questa unione fu la principale forza di Maria, come figlia d’Adamo, perché in essa trovava la corazza per rendere sé intoccabile dal morso del Tentatore.
Chi è con Dio non è che non veda il male che, come lurido indumento o ripugnante malattia, ricopre tante creature. Lo vede, anzi, con maggiore nitidezza di molti altri, ma la sua vista non corrompe nulla. Dagli occhi il male non entra a solleticare gli istinti covanti nella carne o i malvagi movimenti della mente. Ciò avviene unicamente in coloro che, disuniti da Dio, hanno in sé ospite il Nemico.
L’unito con Dio è saturo di Dio, e ogni altra cosa che non sia Dio resta alla superficie; vento che corruga leggermente la superficie dell’animo e non entra a sconvolgere l’interno. Non solo. L’unito con Dio, veramente unito con Dio anziché assorbire l’esterno in sé, diffonde l’interno sui prossimi: diffonde, cioè, il Bene, Iddio.
Sì, è proprio così: colui che è con Dio ha un potere irradiante, ben più potente di quello di tanti corpi dell’universo sui quali l’uomo ha affaticato la mente e innalzato un monumento di orgoglio. E soprattutto ha un potere soprannaturalmente utile, poiché chi porta il Santo dei santi in sé, e vive di Lui, lo comunica agli altri. È quello che fa dire: “Costui è un santo”.
Maria ha posseduto alla perfezione l’unione con Dio e con tutte le sue forze ha teso a sempre più fondersi con Esso. Si potrebbe dire che Maria si annullò in Dio tanto visse di Lui solo.
Ho detto: “Maria trovò in questo la principale forza per rendersi intoccabile”. Non capite le cose a rovescio. Maria, l’Umilissima, non osava neppure lontanamente pensare d’essere la creatura perfetta. Ella ignorava il suo destino e la sua immacolatezza. Conobbe il mistero alle parole di Gabriele e nell’abbraccio nuziale con lo Spirito Eterno. Ma durante la sua giovinezza, età piena di insidie, ripeto: trovò nell’unione con Dio la forza. La volle trovare a qualunque costo perché avrebbe preferito morire cento volte anziché uscire per un attimo dall’alone di Dio.
Io vorrei che più di tante pratiche, più o meno pie, i miei diletti in specie, gli altri poi, tendessero a questa pratica sovrana dell’unione con Me. Facile e realmente preghiera la preghiera, acceso il cuore, casto il corpo, onesto il pensiero, tutto in voi diverrebbe4 santo e buono, e la terra conoscerebbe i giorni nuovi in cui gli angeli potrebbero salutare gli uomini colle parole: “Il Signore è con voi”.»

6 settembre 1943

   Dice Gesù:
«”Benedetta tu fra tutte le donne”. Questa benedizione che voi dite malamente o non dite affatto a Colei che col suo sacrificio ha iniziato la Redenzione, risuona continuamente in Cielo pronunciata con infinito amore dalla nostra Trinità, con accesa carità dai salvati dal nostro sacrificio e dai cori angelici. Tutto il Paradiso benedice Maria, capolavoro della Creazione universale e della Misericordia divina.
Se anche tutta l’opera del Padre per creare dal nulla la Terra non avesse servito che per accogliere Maria, l’opera creativa avrebbe avuto la sua ragione d’essere, perché la perfezione di questa Creatura è tale che essa è testimonianza non solo della sapienza e della potenza, ma dell’amore con cui Dio ha creato il mondo.
La creazione terrestre avendo invece dato Adamo e la razza di Adamo, Maria testimonia il super- amore misericordioso di Dio verso l’uomo,perché attraverso Maria, Madre del Redentore, Dio ha operato la salvezza del genere umano. Io sono il Cristo perché Maria mi ha concepito e dato al Mondo.
Voi mi direte che come Dio potevo superare la necessità di prendere carne nel seno di una donna. Tutto potevo, è vero. Ma riflettete quale legge d’ordine e bontà sta nel mio annichilimento in veste mortale.
   La colpa commessa dall’uomo doveva essere scontata dall’uomo e non dalla divinità non incarnata. Come avrebbe potuto la Divinità, Spirito incorporeo, redimere col sacrificio di Se stessa le colpe della carne? Necessità dunque che Io, Dio, pagassi con lo strazio di una Carne e di un Sangue innocenti, nati da una innocente, le colpe della carne e del sangue.
   La mia mente, il mio sentimento, il mio spirito avrebbero sofferto per le colpe vostre di mente, di sentimento e di spirito. Ma per essere Redenzione di tutte le concupiscenze, inoculate in Adamo e nella sua progenie dal Tentatore, doveva, l’Immolato per tutte, essere dotato di una natura simile alla vostra, resa degna d’esser data in riscatto a Dio dalla Divinità nascosta in essa, come una gemma d’infinito soprannaturale valore nascosta sotto una veste comune e naturale.
   Dio è ordine e Dio non viola e non violenta l’ordine, salvo che in casi eccezionalissimi, giudicati utili dalla sua Intelligenza. Tale non era il caso della mia Redenzione.
   Non dovevo unicamente cancellare la colpa dal momento di essa al momento del sacrificio e annullare nei futuri gli effetti della colpa facendoli nascere, come Adamo avanti di commetterla, ignari del male. No. Io dovevo con un sacrificio totale riparare la Colpa e le colpe di tutta l’umanità, dare l’umanità già estinta l’assoluzione della colpa, a quella vivente in quell’ora e nella futura il mezzo per essere aiutata a resistere al male e per essere perdonata dal male che la sua debolezza l’avrebbe indotta a commettere.
   Doveva perciò il mio sacrificio essere tale da presentare tutti i requisiti necessari, e tale poteva essere solo in un Dio fatto uomo: ostia degna di Dio mezzo compreso dall’uomo. Inoltre Io venivo a portare la Legge.
Se la mia Umanità non fosse stata, come avreste potuto credere, voi, poveri fratelli miei, che faticate ad aver fede in Me, vissuto per 33 anni sulla terra Uomo fra gli uomini? E come potevo apparire già adulto a popoli ostili o ignoranti rendendoli persuasi della mia natura e della mia dottrina? Sarei allora apparso agli occhi del mondo come uno spirito che avesse preso sembianza d’uomo, ma non come uomo che nacque e morì versando sangue vero attraverso alle ferite di una vera carne – e ciò a prova d’esser uomo – e risorse e ascese al Cielo col suo corpo glorificato – e ciò a prova d’esser Dio che torna alla sua dimora eterna.
Non è più dolce per voi pensare che sono realmente vostro fratello, nella sorte di creature che nascono, vivono, soffrono e muoiono, che non pensarmi spirito superiore alle esigenze dell’umanità?
   Necessità dunque che una donna mi generasse secondo la carne, dopo avermi concepito al disopra della carne, poiché da nessun coniugio di creature, per sante che fossero, poteva esser generato1 il Dio-Uomo, ma solo da uno sponsale tra la Purezza e l’Amore, tra lo Spirito e la Vergine, creata senza macchia per esser matrice alla carne di un Dio, la Vergine il cui pensiero era gaudio di Dio da prima che il tempo fosse, la Vergine in cui si compendia la Perfezione creativa del Padre, gioia del Cielo, salvezza della Terra, fiore della Creazione più bello di tutti i fiori dell’Universo, astro vivo davanti al quale sembrano spenti i soli creati dal Padre mio.
Benedetta la Pura, destinata al Signore.
Benedetta la Desiderata della Trinità che anticipava col desiderio l’attimo di fondersi a Lei con amplesso di trino amore.
Benedetta la Vincitrice che schiaccia il Tentatore sotto il candore della sua natura immacolata.
Benedetta la Vergine che non conosce che il bacio del Signore. Benedetta la Madre divenuta tale per obbedienza santa alla volontà dell’Altissimo. Benedetta la Martire che accetta il martirio per pietà di tutti voi.
Benedetta la Redentrice della donna e dei figli della donna, che annulla Eva e si innesta al suo posto per portare il frutto della vita là dove il Nemico ha messo seme di morte.
Benedetta, benedetta, tre volte benedetta per il tuo “sì”, o Madre mia che hai permesso a Dio di mantenere la promessa fatta ad Abramo, ai patriarchi e ai profeti, che hai dato sollievo all’Amore, oppresso dal dovere esser punitore e non salvatore, che hai sollevata la Terra dalla condanna portata a lei da Eva.
Benedetta, benedetta, benedetta per la tua umiltà santa, per la tua carità accesa per la tua verginità intoccata, per la tua maternità divina, molteplice, sempiterna, vera e spirituale, Madre che col tuo amore e col tuo dolore generi continui figli per il regno del tuo Gesù.
Generatrice di grazia e di salvezza, generatrice della divina Misericordia, generatrice della Chiesa universale, che tu sia benedetta in eterno per quanto hai compiuto, come benedetta in eterno eri per quello che avresti compiuto.
Sacerdotessa santa, santa, santa, che hai celebrato il primo sacrificio e preparato con parte di te stessa l’Ostia da immolare sull’altare del mondo.
Santa, santa, santa Madre mia, che non mi hai fatto rimpiangere il Cielo e il seno del Padre, perché in te ho trovato un altro paradiso non dissimile a quello in cui la Triade opera le sue opere divine; Maria che sei stata il conforto del tuo Figlio sulla terra e il gaudio del Figlio in Cielo, che sei la gloria del Padre e l’Amore dello Spirito.»

7 settembre 1943

   Dice Gesù:
«”Benedetto il frutto del tuo seno”. La maternità divina e verginale rende Maria seconda soltanto a Dio. Ma non soffermatevi a guardare unicamente la gloria di Maria. Pensate cosa le costò conseguire quella gloria. Stolto colui che guarda il Cristo nella luce della risurrezione e non medita il Redentore morente nelle tenebre del Venerdì santo. Non avrei avuto risurrezione se non avessi patito la morte, e non avrei compiuto la Redenzione se non avessi avuto il martirio. Stolto colui che pensa la gloria di Maria e non medita a come Ella giunse alla gloria. Il frutto del suo seno, Io, il Cristo Verbo di Dio, ha straziato il suo seno.
E non capite malamente le mie parole. Non l’ho straziato umanamente. Ella era superiore alle miserie umane, su Lei non era la condanna di Eva, ma non era superiore al Dolore. E il Dolore grande, maiuscolo, sovrano, assoluto, è penetrato in Lei con la violenza di una meteora che precipita dal Cielo nel momento stesso in cui Ella conobbe l’estasi dell’abbraccio con lo Spirito creatore.
Beatitudine e dolore hanno stretto in un unico laccio il cuore di Maria nell’attimo del suo altissimo “fiat” e del suo castissimo sposalizio. Beatitudine e dolore si fusero in una cosa sola come Ella era divenuta una cosa sola con Dio. Chiamata ad una missione di redentrice, il dolore superò sin dal primo momento la beatitudine. Questa venne alla sua Assunzione.
   Congiunta allo Spirito di sapienza, Ella ebbe rivelato allo spirito quale futuro era riserbato alla sua creatura, e non vi fu più gioia, nel senso abituale della parola, per Maria.
Ad ogni ora che passava, mentre mi formavo attingendo vita al suo sangue di madre-vergine, e nascosto nel profondo avevo inenarrabili scambi di amore con la Madre mia, un amore e un dolore senza paragone si alzavano come onde di un mare in tempesta nel cuore di Maria e la flagellavano con la loro potenza. Il cuore di mia Madre conobbe il morso delle spade del dolore dal momento in cui la Luce, lasciando il centro del Fuoco Uno e Trino, penetrò in Lei iniziando l’Incarnazione di Dio e la Redenzione dell’uomo; e quel morso crebbe, ora per ora, durante la santa gestazione: Sangue divino che si formava con una sorgente di sangue umano, Cuore del Figlio che pulsava al ritmo del cuore della Mamma, Carne eterna che si formava con la carne immacolata della Vergine.
Più grande il dolore nel momento in cui nacqui per essere Luce ad un mondo in tenebre. La beatitudine della madre che bacia la sua creatura si cambiò in Maria, nella certezza della Martire che sa più prossimo il martirio.
Benedetto il frutto del tuo seno.
Sì. Ma Io, a quel seno che meritava tutta la gioia destinata a un Adamo senza colpa, ho dovuto dare tutto il dolore. E per voi. Per voi la pena di addolorare Giuseppe. Per voi il puerperio fra tanto squallore. Per voi la profezia di Simeone che le rigirò la lama nella ferita, ribadendo e acutizzando il morso della spada.
Per voi la fuga in terra straniera, per voi le ansie di tutta una vita, per voi gli affanni di sapermi evangelizzante e perseguitato dalle caste nemiche, per voi lo spavento della cattura, il tormento della molteplice tortura, l’agonia della mia agonia, la morte della mia morte.
Sono stato raccolto sul seno che m’aveva portato con una pietà quale più non poteva essere; ma, in verità, vi dico che tra il mio cuore fermo al moto vitale e squarciato dalla lanciata, e quello della Afflittissima che mi teneva in grembo, non vi era differenza di vita e di morte. Il cuore di Maria ed il suo seno erano uccisi come ero ucciso Io, l’Innocente.
   Ai miracoli connessi alla Redenzione, noti ed ignoti, palesi a tutti o rivelati ai privilegiati, aggiungete anche questo: del continuare della vita in Maria per opera dell’Eterno dopo che il suo cuore fu spezzato dal e per il genere umano come quello del Figlio suo Gesù.
Voi, che non sapete e non volete sopportare il dolore, lo pensate che dolore sarà stato quello della    Benedetta, dell’Immacolata, della Santa, portare in sé un cuore lacerato, morto, abbandonato, e vedere sul suo seno raccolto un corpo senza vita, straziato, sanguinoso, livido, che è stato il corpo del Figlio, la Carne della sua carne, il Sangue del suo sangue, la Vita della sua vita, l’amore del suo spirito?
  Voi mi avete avuto perché Maria ha accettato, trentatré anni prima di Me, di bere il calice dell’amarezza. Sull’orlo della coppa che ho bevuto fra sudori di sangue, ho trovato il sapore delle labbra di mia Madre, e l’amaro del suo pianto era fuso col fiele del mio sacrificio. E, credetelo, di farla soffrire, Lei che non meritava il dolore, è stata per Me la cosa più costosa. L’abbandono del Padre il dolore di mia Madre, il tradimento dell’amico in cui erano tutti i tradimenti dei futuri, ecco le cose atrocissime del mio atroce strazio di Redentore. La lanciata di Longino in un organo ormai insensibile al dolore è un nulla al paragone.
Io vorrei che per il dolore che ha straziato mia Madre per voi, voi le deste amore. Amore grande, tenerissimo, di figli verso la più perfetta di tutte le madri, la Madre che non ha ancora cessato di soffrire piangendo lacrime celesti sui figli del suo amore che ripudiano la casa paterna e si fanno guardiani di bestie immonde: i vizi, anziché restare figli di re, figli di Dio.
E se si può dare una norma, sappiate che Io, Dio, non reputo sminuire Me stesso nell’amare con infinito e venerante amore la Madre mia, della quale vedo la natura immacolata, opera del Padre, ma anche ricordo la vita martirizzata di Corredentrice, senza la quale Io non sarei stato Uomo tra gli uomini e vostro Redentore eterno.»

8 novembre 1943

Dice Gesù:
«”Ora e nell’ora della morte”. È l’invocazione che fa riscontro al “Liberaci dal male”. Voi non vi riflettete, ma è così. Vi ho dato una Madre oltre che un Padre e, se chiedete al Padre d’essere liberati dal Male, non direte alla Madre di tenere lontana da voi la morte che è male?
Ma pensate con mente elevata in Dio e chiedete con intelligenza di figli di Dio. Non vi dovete tanto preoccupare del male e della morte nel senso umano della parola, quanto del Male e della Morte nel senso soprannaturale, il più vero, perché la vostra attuale è veste che si posa, la vostra attuale è dimora che si lascia, ma oltre questo giorno vi attende un futuro in cui diverrete possessori di ciò che è vera vostra parte.
E guai a voi se per vostra volontà perversa scegliete per voi la parte maledetta. La morte dello spirito non viene una volta sola al cospetto della vostra anima. Essa vi si aggira intorno per tutta la vostra giornata terrena perché il datore della Morte non lascia un minuto di insidiare la sua preda. Non sempre è in voi quella vigilanza e quella fortezza che rende inutili le astuzie del Nemico. La vostra debolezza vi porta a torpori, i vostri appetiti carnali a desideri di cibo, nei quali trovate la morte.
Ma avete una Madre in cielo, una Madre che vede su voi il Sangue del suo Figlio e che per quel Sangue vi ama come suoi stessi figli. Una Madre che è potente presso Dio per la sua triplice condizione di Figlia, Sposa e Madre di Dio.
   “Ora”: preghi Maria per il vostro presente di uomini, insidiato da tanti pericoli. “E nell’ora della morte”: preghi per voi nell’attimo decisivo della vita. “E nell’ora della Morte”: ossia quando il vostro spirito colpito dal Male può perire.
Maria è la Vincitrice di Satana. La Morte vera, quella dello spirito, non verrà in coloro che sanno pregare la Madre per l’ora della vita, per l’ora della terra, per l’ora della tentazione e per l’ora della Morte.
Come bambini sotto il velo della mamma, la preghiera di Maria vi fa scudo contro l’ardore del senso e del demonio, vi fa crescere in Cristo ed entrare nel suo Regno. E se Cristo può far risorgere i morti alla Grazia, Maria, realmente amata, impedisce che la Morte vi separi dal suo Figlio.»

da I Quaderni del 1943 di Maria Valtorta

“Le teorie evoluzionistiche sono false”. Gesù spiega l’enigma dell’uomo-scimmia

Gesù rivela a Maria Valtorta che le teorie evoluzionistiche sono false

Tratto dai “Quaderni” della mistica italiana Maria Valtorta, Dicembre 1945.

Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6° della Genesi. Leggilo”. Lo leggo.
Gesù mi chiede: “Capisci?”.
No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: “Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta.” E comincia a recitare il capitolo : “E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero… Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli”.
Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato. Non hai ancora capito? Ti spiego meglio.
Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con tutte le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia, e presto l’inoculazione fiori in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva avevano mancato al primo dei comandi di Dio all’uomo. Comando sottinteso nell’altro di ubbidienza dato ai due: “Mangiate di tutto ma non di quest’albero.
L’ubbidienza è amore. Se essi avessero ubbidito senza cedere a nessuna pressione del Male fatta al loro spirito, al loro intelletto, al loro cuore, alla loro carne, essi avrebbero amato Dio “con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutte le loro forze” come molto tempo dopo fu esplicitamente ordinato dal Signore.
Non lo fecero e furono puniti. Ma non peccarono nell’altro ramo dell’amore: quello verso il proprio prossimo. Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in uguale misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perché essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami.
Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore.
Caino peccò contro l’amore di Dio e contro l’amore di prossimo. Infranse l’amore totalmente, e Dio lo maledisse, e Caino non si penti. Perciò egli e i propri figli non furono che figli dell’animale detto uomo.
Se il primo peccato di Adamo ha fatto di tanto decadere l’uomo, che avrà prodotto di decadenza il secondo al quale si univa la maledizione di Dio? Quali fomiti di peccato nel cuore dell’uomo-animale perché privo di Dio, e a quale potenza saranno giunti, dopo che Caino ebbe non soltanto ascoltato il consiglio del Maledetto, ma lo ebbe abbracciato come suo padrone diletto, uccidendo per ordine suo? La discesa di un ramo, di quello avvelenato dal possesso di Satana, non ebbe sosta ed ebbe mille volti.
Quando Satana prende, corrompe in tutti i rami. Quando Satana è re, il suddito diviene un satana.
Un satana con tutte le sfrenatezze di Satana. Un satana che va contro la legge divina e umana. Un satana che viola anche le più elementari e istintive norme di vivere da uomini dotati di anima, e si abbrutisce nei più laidi peccati dell’uomo bruto.
Dove non è Dio è Satana. Dove l’uomo non ha più anima viva è l’uomo-bruto.
Il bruto ama i bruti. La lussuria carnale, più che carnale perché afferrata ed esasperata da Satana, lo fa avido di tutti i connubi. Bello e seducente gli pare ciò che è orrido e sconvolgente come un incubo. Il lecito non lo appaga. È troppo poco e troppo onesto.
E pazzo di libidine cerca l’illecito, il degradante, il bestiale.
Quelli che non erano più figli di Dio, perché col padre e come il padre avevano fuggito Dio per accogliere Satana, si spinsero a questo illecito, degradante, bestiale. Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore.
Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza e un’ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i brutissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared – da non confondersi coll’Enoc di Caino – Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet. Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.
E l’uomo, l’uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo per poter riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti!
Per potersi dire: “Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini”. Si degrada, si autodegrada, per non volersi umiliare davanti a Dio.

Ai tempi della prima corruzione ebbe di animale l’aspetto. Ora ne ha il pensiero ed il cuore, e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi.

 

fonte: Veniteadme.org