Archivio tag: Padre Pio

L’Ora Santa con Padre Pio da Pietrelcina

Un’ora di meditazione sulla terribile agonia di nostro Signore Gesù Cristo nell’Orto degli Ulivi con San Pio da Pietrelcina. 

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Il Purgatorio per San Pio da Pietrelcina SACERDOTE DEI DUE MONDI

Molti Santi ebbero grande devozione per le Anime del Purgatorio. In questa devozione si distinse anche Padre Pio da Pietrelcina: egli ha sempre avuto una grande devozione per loro.

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La Passione di Gesù su Padre Pio da Pietralcina: Testimonianza di Fra Modestino

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Tutti i dolori della Passione

Quando ricevetti l’incarico di archiviare gli indumenti di Padre Pio cominciai con i Paramenti e gli oggetti sacri usati dal Padre nelle Celebrazioni Eucaristiche. Passai poi agli indumenti personali.
Ognuno potrà immaginare con quale trepidazione mi inoltravo in quel lavoro, interrotto solo per la preghiera comune, per il pranzo e per il riposo. […].
Tra le mani avevo le prove tangibili di tutta la martirizzante sofferenza subita dall’amato Padre, nel suo continuo stato vittimale. Sangue, sangue, sangue dappertutto! Una enorme quantità di pannolini che erano serviti a tamponare le effusioni ematiche della ferita del costato. Ognuno corredato dalla dichiarazione dei reverendi Confratelli che li avevano raccolti, datati e conservati. Guanti bianchi usati dal Padre per lavarsi il viso, e calzini di cotone bianco. Tutti con le indelebili impronte delle ferite, aperte nelle mani e nei piedi, segnate dal sangue assorbito e che rivelava, perfino con alcune piccole croste, il foro che le stigmate avevano aperto nella sua carne, squarciandola.
Una emozionante scoperta la feci nello spiegare cinque fazzoletti intrisi di rosso: con i primi tre Padre Pio aveva asciugato il sudore della sua fronte, con gli altri due aveva asciugato le sue lagrime. Lo confermava una dichiarazione allegata di Padre Onorato Marcucci che, il 6 maggio 1965, dopo aver asciugato il sudore sulla fronte e sul viso di Padre Pio, s’era accorto che era sangue. Quindi non si trattava di normale sudorazione o di comuni lagrime: Padre Pio aveva pianto lagrime di sangue; come Gesù nell’orto degli ulivi, aveva sudato sangue! […].
Pregai intensamente Padre Pio. Gli chiesi perdono a nome di tutti per le incomprensioni, per i dispiaceri volontari ed involontari arrecatigli, dissi grazie per ciò che aveva patito per noi, gli chiesi conferma se effettivamente aveva pianto e sudato sangue. Ebbi l’impressione, in quel momento, di sentire una locuzione interna con cui il Padre mi assicurava: «Ho fatto per le anime la stessa offerta che fece Gesù nell’orto del Getsemani. Mi sono associato alle sofferenze di Cristo».
Proseguii nel mio lavoro con mani e cuore tremanti, quando, ecco, un’altra profonda emozione mi era riservata. Notai, tra le altre, una camicia tutta macchiata di sangue. La dichiarazione acclusa, vergata il Venerdì Santo del 1921, la definiva «camicia della flagellazione».
Rimasi fortemente impressionato! Era di lino, rattoppata, con le maniche lunghe. Doveva coprire il corpo del Padre probabilmente fino alle ginocchia. La spiegai delicatamente e, quale cruento spettacolo per i miei occhi!: macchie di sangue dappertutto, di sudore sieroso, specie in prossimità dei reni.
Lasciai sul lettino quella camicia insanguinata e scoppiai in pianto dicendo: «Non sono degno…». Ora capivo, in tutta la sua ampia realtà, quella frase che in un mattino di maggio del 1947, in Coro, mi disse, con gli occhi umidi di pianto: «Figlio mio, la mia vita è un continuo martirio».
Già nell’Epistolario (I, p. 669) avevo letto che Padre Pio pativa la flagellazione «quasi una volta per settimana», ma, avere tra le mani la prova di quel supplizio, era per me terrificante. Certamente egli sentiva fisicamente i colpi del flagello pur senza la rottura della carne.
Era tardi quella sera e, dopo tante emozioni provate, mi sorprese il sonno. Sognai Padre Pio che mi parlò della sua flagellazione e mi disse: «Figlio mio, quando una piaga è aperta si soffre di meno perché il sangue defluisce più facilmente. Ma il dolore è davvero insopportabile se il sangue è costretto a uscire dai pori».
L’indomani mi convinsi che Padre Pio aveva vissuto e sofferto tutti i dolori di Gesù. La Passione del Signore si era, per cinquant’anni, ripetuta in lui.
Sudore e lagrime di sangue, flagellazione, ferite alle mani, ai piedi, al costato, coronazione di spine. Per associazione di idee mi ricordai che ero stato testimone anche di quest’ultimo evento, non taciuto tra l’altro dal Padre stesso ai suoi Direttori spirituali (cf. Epistolario I, p. 669).
Infatti, nel gennaio del 1945, quando ancora non arrivavano molte persone a San Giovanni Rotondo, servivo la Santa Messa dell’alba celebrata da Padre Pio alla presenza di una ventina di persone. A quei tempi la Messa del Padre durava da un’ora a un’ora e mezza.
Stanco di stare in ginocchio, mi spostai al lato dell’altare per continuare ad assistere, in piedi, al Santo Sacrificio. Da quella posizione potevo seguire con molta attenzione i gesti, i movimenti, le lagrime e i sospiri, il profondo raccoglimento di Padre Pio.
Quando i miei occhi si posarono sulla fronte e dietro la nuca del Celebrante, notai che la sua carne, in quel punto, sembrava come intrecciata e sulla fronte presentava dei foruncoletti simili a punture di spine.
Spesso, poi, Padre Pio portava il dito medio della mano destra alle tempie e faceva dei gesti come se volesse sollevare qualcosa che gli stava dando fastidio. Notai, infine, conficcata nella sua fronte, una piccola croce di circa tre centimetri.
Ripresi il mio lavoro; ma avevo il cuore e la mente che mi scoppiavano. Capivo i fenomeni mistici che quegli indumenti di Padre Pio rivelavano, ma non riuscivo a rendermi conto del come potevano essere avvenuti.
La fonte sicuramente doveva essere stata il cuore del Padre, così pieno d’amore per il Signore e per i fratelli.

Fra Modestino da Pietrelcina,
Io… testimone del Padre, pp. 75-78

Una Vita in Stato di Grazia: i Consigli Spirituali di Padre Pio

I CONSIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO PER UNA VITA DI GRAZIA

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“O Dio, che a san Pio da Pietrelcina, sacerdote cappuccino, hai donato l’insigne privilegio di partecipare, in modo mirabile, alla passione del tuo Figlio, concedimi, per sua intercessione, la grazia… che ardentemente desidero; e soprattutto donami di essere conforme alla morte di Gesù per giungere poi alla gloria della risurrezione.”

Tre Gloria

 

1) Il tempo più ben speso è quello che si spende nella santificazione dell’anima altrui.

2) Il tempo speso per la gloria di Dio e per la salute dell’anima, non è mai malamente speso.

3) O quanto è bello il volto del nostro dol­cissimo Sposo Gesù! O quanto sono dolci i di Lui occhi! O che felicità è lo stare vicino a Lui nel monte della Sua gloria! Là dobbiamo collocare i nostri desideri, le nostre affezioni, non già nelle creature, nelle quali o non vi è bellezza, o se vi è, discende dall’alto.

4) Non ti affaticare intorno a cose che gene­rano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio.

5) Il perno della perfezione è la carità: colui che vive di carità, vive in Dio, perché Dio è carità, come disse l’Apostolo. Mancare di carità è come ferire Iddio nella pupilla del Suo occhio. Che cosa è più delicata della pupilla dell’occhio? Mancare di carità è come mancare contro natura. Chi offende la carità offende la pupilla déll’occhio di Dio.La carità che non ha per base la verità e la giustizia, è carità colposa.

6) La Divina Bontà non solo non rigetta le anime pentite, ma va in cerca anche delle anime ostinate. Il Cuore del nostro Divin Maestro non ha legge più amabile di quella della dolcezza, dell’umiltà e della carità… Ponete spesso la vostra confidenza nella Divina Provvidenza, e siate certi che passeran­no più presto il cielo e la terra che il Signore mancherà di proteggervi.

7) La carità è la regina delle virtù. Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità. E come se si rompe il filo le perle cadono, così, se viene meno la carità, le virtù si disperdono.

8) La beneficenza da qualsiasi parte essa venga è sempre figlia della stessa madre, cioè la provvidenza.

9) Siamo noi sufficienti a formare un desi­derio santo senza la grazia? Certo che no. Questo ce lo insegna la fede.

10) Se in un’anima non ci fosse altro che la brama di amare il suo Dio, già c’è tutto, perché Dio non è dove non è il desiderio del suo amore.

11) Io so che nessun’anima può amare degna­mente il suo Dio, ma quando quest’anima fa tutto il possibile da parte sua e confida nella Divina Misericordia, perché Gesù dovrà riget­tare questo spirito? Non ci ha Egli comandato di amare Dio secondo le nostre forze? Dun­que se voi avete dato e consacrato avete tutto a Dio, perché temere? Forse perché non si può fare di più? Ma Gesù non richiede, non vuole l’impossibile! E d’altronde voi dite al nostro buon Dio che faccia Lui stesso quello che voi non potete fare e rimarrà contentis­simo di voi, dite a Gesù: Vuoi maggiore amore da noi? io non ne ho più. Dammene ancora e te l’offrirò! Non dubitate, Gesù accetterà l’offerta, statene tranquille.

12) Ti affanni a cercare il sommo bene: ma in verità è dentro di te e ti tiene disteso sulla nuda Croce, alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e, ancora, per amare amaramente l’Amore.

13) I mali sono figli della colpa, del tradimen­to che l’uomo ha perpetrato verso Dio… Ma la misericordia di Dio è grande… Un solo atto di amore dell’uomo verso Dio ha tanto valore ai suoi occhi ch’Egli stimerebbe ben poca cosa il ripagarlo col dono di tutta la creazio­ne… L’amore non è altro che la scintilla di Dio negli uomini… l’essenza stessa di Dio impersonata nello Spirito Santo… Noi povere creature, dovremmo dedicare a Dio tutto l’amore di cui siamo capaci… Il nostro amore, per essere adeguato a Dio, dovrebbe essere infinito, ma purtroppo solo Dio è infinito…Tuttavia dobbiamo impiegare tutte le no­stre energie nell’amore, così che il Signore un giorno possa dirci: Avevo sete e tu mi hai dissetato; avevo fame e tu mi hai sfamato; soffrivo e tu mi hai consolato…

14) Iddio può rigettare tutto in una creatura concepita in peccato e che ne porta l’impron­ta indelebile ereditata da Adamo, ma non può assolutamente rigettare il desiderio sin­cero di amarLo.

 

 

15) L’umiltà e la carità vanno di pari passo. L’una glorifica e l’altra santifica. L’umiltà e la carità sono le corde maestre, tutte le altre sono dipendenti da esse: l’una è la più bassa, l’altra la più alta: la conser­vazione di tutto l’edificio dipende dal fonda­mento e dal tetto. Se si tiene il cuore indirizzato nell’eser­cizio di queste, non s’incontreranno poi dif­ficoltà nelle altre. Queste sono le madri delle virtù, quelle le seguono come fanno i pulcini colle loro madri.

16) Dì anche tu e sempre al dolcissimo Signo­re: voglio vivere morendo, perché dalla morte venga la vita che non muore e aiuti la vita a risuscitare i morti.

17) Devi piuttosto umiliarti davanti a Dio anzi che abbatterti di animo, se Egli ti riserba le sofferenze del Suo Figliolo e vuol farti esperimentare la tua debolezza: tu devi ele­vare a Lui la preghiera della rassegnazione e della speranza, anche allor che per fragilità si cade, e ringraziarLo dei tanti benefici di cui ti va arricchendo.

18) Bacia spesso con affetto Gesù e Lo ricom­penserai del sacrilego bacio dell’apostolo in­fido: Giuda.

19) Procurate di avanzare nella carità: allarga­te il vostro cuore con fiducia ai divini carismi che lo Spirito Santo è intento a versare in esso…

20) Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare molto, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle.

21) Non hai tu da tempo amato il Signore? Non Lo ami tutt’ora? Non brami di amarLo per sempre? Dunque nessun timore. Anche ammesso tu avessi commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: ti sono rimessi molti peccati perché molto hai amato. Soffri, è vero, ma con rassegnazione e non temere perché Dio è con te; tu non L’offendi, ma L’ami: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te. Gesù non ti ha abbandonato quando tu sfuggivi da Lui; molto meno ti abbandonerà adesso che vuoi amarLo.

22) L’umiltà e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi ci divinizzano. Ricordalo: è più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che l’uo­mo onesto il quale arrossisce di operare il bene.

23) Devi avere sempre prudenza ed amore. La prudenza ha gli occhi, l’amore le gambe. L’amore che ha le gambe vorrebbe cor­rere a Dio, ma il suo impulso di slanciarsi verso di Lui è cieco, e qualche volta potrebbe inciampare se non fosse guidato dalla pru­denza che ha gli occhi. La prudenza, quando vede che l’amore potrebbe essere sfrenato, gli presta gli occhi. In tal modo l’amore si trattiene e, guidato dalla prudenza, agisce come deve e non come vorrebbe.

24) Il grado sublime dell’umiltà è non solo il riconoscere la propria abbiezione, ma amarla. Ho eletto, dice il profeta, di essere abbiet­to in casa di Dio, piuttosto che abitare nei tabernacoli dei peccatori.

25) Il troppo parlare non è mai esente da peccato.

26) Bisogna saper confidare: vi è il timore di Dio e il timore di Giuda.

27) La troppa paura ci fa operare senza l’amo­re e la troppa confidenza non ci fa conside­rare il pericolo che dobbiamo superare. L’una deve dare la mano all’altra e pro­cedere come sorelle. Così bisogna sempre fare, poiché se ci accorgiamo di aver paura o di temere troppo, dobbiamo allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente, dobbiamo invece avere un po’ di timore, perché l’amore tende all’oggetto amato, ma nell’avanzare è cieco, non vede, ma la santa paura lo illumina.

28) Nessuno è giudice in causa propria.

29) Nel tumultuare delle passioni e delle avverse vicende ci sorregga la cara speranza della Sua inesauribile misericordia: corriamo fidenti al tribunale di penitenza, ove Egli con ansia di Padre in ogni istante ci attende e, pur consapevoli della nostra insolvibilità dinanzi a Lui, non dubitiamo del perdono solenne­mente pronunziato sui nostri errori. Poniamo su di essi, come ce l’ha posta il Signore, una pietra sepolcrale.

30) Le porte del Paradiso sono aperte per tutte le creature: ricordati di Maria di Magdala.

31) La misericordia del Signore, figliolo, è infinitamente più grande della tua malizia.

32) Chi dice di amare Dio e non sa frenare la propria lingua, la religione di costui è vana.

33) Dio non opera prodigi dove non c’è fede.

34) Scuotiamoci, perché l’indolenza si man­gia tutto, si, l’indolenza si mangia completa­mente tutto.

35) Cercar, si, la solitudine, ma con il pros­simo non mancar di carità. Dio si serve soltanto, quando si serve come Egli vuole. Dovete sforzarvi di dare gusto a Dio solo, e contento Lui, contenti tutti.

36) Il gaudio del Divin Spirito informi i vostri cuori e quello di tutte le anime che vogliono essere fedeli alla Sua grazia.

37) Dunque state pur tranquille sulla esisten­za della divina carità nei vostri cuori. E se questa vostra brama non è saziata, se a voi sembra di desiderare sempre senza giungere a possedere l’amore perfetto, tutto questo significa che voi non dovete mai dire basta, vuol dire che non possiamo né dobbiamo fermarci sulla via del divino amore e della santa perfezione. Voi sapete bene che l’amore perfetto si acquisterà quando si possederà l’Oggetto di questo amore, dunque perché tante ansie e sconforti inutili? Bramate sem­pre e bramate con maggior confidenza e non temete.

 

PREGHIERA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II A PADRE PIO

Umile e amato Padre Pio:
Insegna anche a noi, ti preghiamo, l’umiltà del cuore, per essere annoverati tra i piccoli del Vangelo, ai quali il Padre ha promesso di rivelare i misteri del suo Regno.
Aiutaci a pregare senza mai stancarci, certi che Iddio conosce ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che lo domandiamo.
Ottienici uno sguardo di fede capace di riconoscere prontamente nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesù.
Sostienici nell’ora del combattimento e della prova e, se cadiamo, fa’ che sperimentiamo la gioia del sacramento del Perdono.
Trasmettici la tua tenera devozione verso Maria, Madre di Gesù e nostra.
Accompagnaci nel pellegrinaggio terreno verso la Patria beata, dove speriamo di giungere anche noi per contemplare in eterno la Gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

(Omelia della canonizzazione di Padre Pio. Roma, 16 giugno 2002)