Archivio tag: Passione di Gesù Cristo

I processi e la condanna di Gesù. Considerazioni su Pilato.

Dagli scritti di Maria Valtorta del 22-25 marzo 1945 sulla Passione di Cristo, da subito dopo la cattura ai processi davanti ad Anna, Caifa, Erode e Ponzio Pilato.
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LA PASSIONE DI GESÙ SECONDO LE VISIONI DELLA BEATA CATERINA EMMERICH

Dalle Visioni della Beata Anna Caterina Emmerick sulla Passione di nostro Signore Gesù Cristo.

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L’ULTIMA CENA E L’ISTITUZIONE DELLA SANTISSIMA EUCARISTIA SECONDO LA BEATA CATERINA EMMERICK

Dalle visioni della Beata Anna Caterina Emmerick sulla Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. 

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Racconto della Passione di Gesù vissuta da Santa Gemma Galgani

Sia sempre ringraziato. Infatti circa le ore cinque fui presa da un dolore tanto grande dei miei peccati, che mi sembrava di essere fuori di me: ma a questo spavento mi successe ben presto la speranza nella misericordia di Dio, che ben presto mi calmai.

Non provavo ancora nessun dolore; dopo circa un’ora mi sembrò di vedere l’angelo mio custode, che teneva in mano due corone: una di spine, fatta a guisa di cappello, e l’altra di gigli bianchissimi. Al primo vedere, quest’angelo mi cagionò, come sempre, un po’ di paura, ma poi mi cagionò allegrezza; insieme adorammo la maestà di Dio, gridammo: «Viva Gesù!» forte forte, e poi, mostrandomi le due corone, mi chiese quale volessi.

Non volevo rispondere, perché padre Germano me lo aveva proibito; ma insisté, dicendomi che era lui che lo mandava, e per darmene un segno che veramente era lui che lo mandava, mi benedì nella maniera che era solito benedirmi lui, e fece l’offerta di me all’eterno Padre, dicendomi che dimenticassi in quella notte me stessa e pensassi ai peccatori.

Fui persuasa di queste parole, e risposi all’angelo che avrei scelta quella di Gesù; mi mostrò quella di spine, e me la porse; la baciai più volte, e l’angelo spari, dopo averla posta sulla mia testa. Cominciai allora a soffrire, nelle mani, piedi, e il capo; più tardi poi per tutto il corpo, e sentivo dei forti colpi. Passai la notte in quel modo; a forza la mattina mi alzai, tanto per non far conoscere le cose tanto grosse; i colpi e i dolori li sentii fino circa le due; verso quest’ora tornò l’angelo (e per dire il vero, quasi non potevo più reggere), e mi fece star bene, dicendomi che Gesù aveva avuta compassione di me, perché sono piccina, e ero incapace di arrivare a soffrire fino all’ora che Gesù spirò.

Dopo stetti bene; mi sentivano però tutti gli ossi, e appena potevo reggermi in piedi. Ma una cosa mi affliggeva: vedevo che i segni non erano spariti; anzi nelle braccia e in qualche altra parte del corpo (mi avvidi mentre mi vestivo) ci avevo del sangue e qualche segno dei colpi. La mattina, quando feci la comunione, pregai con più forza Gesù, che mi togliesse i segni, e mi promise che il giorno della sua Passione me li avrebbe tolti. Seppi che la Passione era martedi, e dei venerdi non ne dovevano più passare.

Venerdì poi ultimo, dei segni nel capo, nelle mani, nei piedi e nel cuore non ce ne era; ma Gesù per la seconda volta mi fece sentire di nuovo qualche colpetto: mi venne un po’ di sangue per qualche parte del corpo, ma spero che Gesù presto mi toglierà pure questo. La povera Gemma.

 

LA PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RIVELATA A SORELLA JOSEFA Menèndez

La Passione del Signore Gesù Cristo Rivelata a Sorella Josefa Menèndez nel 1923

« Josefa, sposa e vittima del mio Cuore, ti parlerò della mia Passione, perché sia oggetto costante del tuo pensiero e perché essa apporti alle anime le confidenze del mio Cuore ».

Nella Quaresima del 1923, Nostro Signore rivelò a Sorella Josefa Menèndez i sentimenti provati dal suo Cuore divino durante la sua Passione. Josefa riceveva in ginocchio le confidenze del Maestro, e mentre Egli parlava, scriveva.

Con approvazione del Card. Pacelli, futuro Pio XII 

Lavanda dei piedi

22 febbraio 1923

« Comincerò a scoprirti i sentimenti che inon­davano il mio Cuore, mentre lavavo i piedi ai miei Apostoli.

« Li convocai tutti e dodici. Non volli escludere nessuno. Vi si trovava Giovanni, il discepolo predi­letto, e Giuda, che di lì a poco m’avrebbe consegnato ai miei nemici.

« Ti dirò perché volli riunirli tutti e perché inco­minciai a lavar loro i piedi:

« Li riunii tutti, perché era quello il momento in cui la mia Chiesa doveva presentarsi al mondo; e presto non vi sarebbe stato che un solo Pastore per tutte le greggi.

« Volevo anche insegnare alle anime che quantun­que cariche di peccati atroci; non le escludo dalle mie grazie, né le separo dalle anime più amate; vale a dire che riunisco le une alle altre nel mio Cuore, e che do loro le grazie di cui abbisognano.

« Ma qual dolore provai in quell’ora sapendo che l’infelice Giuda rappresentava tutte le anime che pur tante volte raccolte ai miei piedi, tante volte lavate nel mio Sangue, si sarebbero egualmente per­dute per sempre.

« Sì, in quel momento volli insegnare ai peccatori che non devono allontanarsi da me, neppure quando sono in peccato, pensando che non vi è più un ri­medio e che mai più saranno amati come prima di aver peccato. No, povere anime! Non sono questi i sentimenti di un Dio, che ha sparso tutto il suo Sangue per voi!…

« Venite tutti a Me e col mio Sangue tornerete candidi come la neve. Immergete i vostri peccati nell’acqua della mia Misericordia; nessuno sarà ca­pace di strappare dal mio Cuore l’Amore che vi porto!… ».

Il cenacolo

25 febbraio

« Continuerò a dirti i miei segreti d’amore…

« Volli lavare i piedi dei miei apostoli per mo­strare alle anime quanto desidero che siano can­dide e pure quando mi ricevono nel Sacramento dell’amore.

« Fu anche per rappresentare il Sacramento della Penitenza nel quale le anime, che hanno avuto la disgrazia di cadere in peccato, possono lavarsi e ri­cuperare il primitivo candore ».

« In quell’ora tanto prossima alla Redenzione del genere umano, il mio Cuore non poteva contenere l’ardore che lo divorava; e perché era infinito l’amor mio per gli uomini, non volli lasciarli orfani.

« Per vivere quindi con essi fino alla consuma­zione dei secoli e dimostrare tutta la mia tenerezza volli diventare loro alimento, loro sostegno, loro vita, loro tutto…

« Ah! quanto vorrei far conoscere a tutte le ani­me i sentimenti del mio Cuore! Quanto bramo che tutte siano penetrate dell’amore che m’infiammava quando nel cenacolo istituii il Sacramento dell’Eu­caristia.

« In quel momento vidi tutte le anime, che nel corso dei secoli si sarebbero cibate del mio Corpo e del mio Sangue; e anche tutti gli effetti divini prodotti in moltissime di loro da tale Cibo.

« In quante anime questo Sangue immacolato avrebbe generato purezza e verginità! In quante avrebbe acceso la fiamma dell’amore e dello zelo! Quante anime, anche dopo aver commesso molti e gravi peccati, indebolite dalle passioni, sarebbero ritornate a Me e avrebbero ritrovato vigore nutren­dosi del Pane dei forti!

« Ah, chi potrà penetrare i sentimenti del mio Cuore in quei momenti… sentimenti d’amore, di gioia, di tenerezza… Ma quanta fu pure l’amarezza che inondò il mio Cuore! ».

L’Eucaristia e i peccatori

2 marzo

« Voglio palesare alle mie anime la tristezza che inondò il mio Cuore durante la Cena; poiché se fu grande la mia gioia nel farmi compagno degli uo­mini fino alla fine dei secoli e divino alimento delle anime loro. e se vedevo il gran numero di essi che mi avrebbe reso omaggio d’adorazione, di ripara­zione e d’amore… non fu però minore la tristezza causatami dalla vista di quanti m’avrebbero lasciato nella solitudine del Tabernacolo, e di quelli che non avrebbero creduto alla presenza reale…

« In quanti cuori macchiati di peccato avrei do­vuto entrare… e quante volte la mia Carne e il mio Sangue così profanati sarebbero diventati motivo di condanna per quelle anime!

« Ah, come vidi in quel momento tutti gli oltrag­gi, i sacrilegi e le abbominazioni orribili che si sarebbero commesse contro di Me! Quante ore avrei dovuto passare nella solitudine del Tabernacolo! Quante notti! E quante anime avrebbero rifiutato gli amorosi inviti che dal Tabernacolo avrei fatto loro udire!

« Per amore delle anime, rimango prigioniero nell’Eucaristia, affinché in tutte le loro pene e nei lo­ro dolori possano venire a consolarsi col più tenero dei Cuori, col migliore dei Padri, col più fedele de­gli amici. Ma quest’amore che si consuma per il bene delle anime non è corrisposto!… Abito fra i peccatori per diventare la loro salvezza e la loro vita, medico e medicina di tutte le malattie causate dalla natura corrotta… e in cambio essi si allonta­nano da Me, mi oltraggiano, mi disprezzano!…

« Poveri peccatori! Non allontanatevi! Vi aspetto nel Tabernacolo!… Non vi rimprovererò i vostri de­litti… non vi rinfaccerò il vostro passato… ma lo laverò nel Sangue delle mie Piaghe… Non temete dunque… Venite a Me… Non sapete quanto vi amo?… ».

L’Eucaristia e le anime consacrate

6 marzo

« Nel momento d’istituire l’Eucaristia vidi pre­senti tutte le anime privilegiate che dovevano cibarsi del mio Corpo e del mio Sangue, e i differenti effetti prodotti in esse. Per alcune il mio Corpo sarebbe rimedio alla loro debolezza, per altre fuoco divora­tore che consumerebbe la loro miseria e le accende­rebbe d’amore.

« Ah, perché tante anime diventano per il mio Cuore causa di tristezza, dopo che Io le ho ricol­mate di carezze e d’ogni bene? Non sono lo sempre lo stesso? Sono forse cambiato con voi? No, Io non cambierò mai; e fino alla fine dei secoli vi amerò con tenerezza e predilezione.

« So che siete piene di miserie, ma per questo non ritrarrò da voi il mio più tenero sguardo; ansio­samente vi aspetto, non solo per alleviare. le vostre pene, ma per ricolmarvi di nuovi benefici.

« Se vi chiedo amore, non me lo negate; è molto facile amare Colui che è lo stesso Amore.

« Se chiedo qualche cosa che costa alla vostra natura, vi do anche la grazia e la forza necessaria. « Vi ho scelto perché siate il mio conforto. La­sciatemi entrare nell’anima vostra, e se non vi è nulla che sia degno di Me, ditemi con umiltà e fiducia: “Signore, vedete quali frutti e quali fiori produce il mio giardino. Venite ad insegnarmi ciò che debbo fare affinché oggi possa cominciare a sbocciare in me il fiore che Voi desiderate “.

« Credi tu che fra le anime scelte non ve ne siano alcune che mi danno pena?… Persevereranno tutte? Questo è il grido di dolore che esce dal mio Cuore; questo il gemito che voglio far udire alle anime ».

L’Eucaristia meraviglia dell’amore sconosciuto

7 marzo

« Scrivi quello che soffrì il mio Cuore in quel­l’ora quando cioè non potendo contenere il fuoco d’amore che mi consumava, inventai la meraviglia dell’Amore nell’Eucaristia.

« Avendo presenti tutte le anime che si cibereb­bero di questo Pane divino, vidi pure e sentii tutta la freddezza di tante fra quelle predilette… di tante anime consacrate, che avrebbero ferito il mio Cuore. Vidi quelle, che lasciandosi vincere dall’abitudine, dalla stanchezza, dal disgusto, cadrebbero a poco a poco nella tiepidezza.

« Io sto nel Tabernacolo, e aspetto… Desidero che quell’anima venga a ricevermi, che mi parli con la confidenza di una sposa, che mi chieda consiglio, e solleciti le mie grazie…

« Vieni, le dico, dimmi tutto; dimmi tutto con intera confidenza… chiedi dei peccatori… offriti per riparare… promettimi che oggi non mi lascerai solo… guarda se il mio Cuore desidera da te qual­che cosa che mi possa dar conforto.

« Questo m’aspettavo da quell’anima, e da tante altre… Ma quando si avvicinano e mi ricevono sotto le Specie Eucaristiche, appena appena mi dicono una parola… Hanno sempre fretta: sono preoccu­pate, stanche, contrariate.

« Sono inquiete per la propria salute, angustiate per i loro affari… in ansietà per la famiglia… non so che dire… sono fredda, desidero uscir di chiesa, non mi occorre nulla…

« Ahimé, così mi consoli, anima da me eletta, e che tutta la notte ho atteso con tanta impazienza? « Celebrando il Santo Sacrificio, ricevendomi ogni mattina nel suo cuore, il Sacerdote mi parla

forse delle anime di cui è responsabile? Ripara le offese che ricevo da quel peccatore? Mi chiede la forza per disimpegnare bene il suo ministero, lo zelo per lavorare per la salvezza del suo gregge? Mi darà egli tutto il suo amore? Potrò riposarmi in lui come nel mio discepolo tanto amato? ».

« L’Eucaristia è invenzione d’amore, è vita e forza delle anime, è rimedio a tutte le malattie dello spirito, è viatico per chi passa dal tempo all’eter­nità.

« I peccatori ritrovano in essa la vita dell’anima; le anime tiepide, il calore che le rinforza; le anime pure, soave, dolcissimo alimento; le fervorose, ri­poso e soddisfazione a tutti i loro ardenti desideri; le perfette, ali per librarsi e tendere a maggiore per­fezione.

« Infine le anime religiose trovano nell’Eucaristia il loro nido, il loro amore, ed inoltre il simbolo dei benedetti e sacri vincoli, che le uniscono intima­mente e inseparabilmente allo Sposo Divino ».

Getsemani

12 marzo

« Josefa, vieni con Me nel Getsemani; lascia che l’anima tua si riempia di quei medesimi sentimenti, di quell’amara tristezza che inondarono la mia in quell’ora.

« Dopo aver predicato alle turbe, curato gli in­fermi, dato la vista ai ciechi, risuscitato i morti… dopo aver vissuto tre anni in mezzo agli Apostoli per istruirli e affidar loro la mia dottrina, avevo in­fine insegnato coll’esempio a sopportarsi vicende­volmente, lavando loro i piedi e facendomi loro cibo.

« Si avvicina l’ora per la quale il Figlio di Dio s’era incarnato… Redentore del genere umano, Egli avrebbe sparso il suo Sangue e dato la sua vita per il mondo.

« In quell’ora, volli pormi in orazione e offrirmi a compiere la volontà del Padre mio.

« Anime care! Imparate dal vostro modello, che l’unica cosa necessaria, quantunque alla natura ri­pugni, è il sottomettersi umilmente e l’offrirsi a fare la volontà di Dio.

« Volli anche insegnare alle anime, che ogni azio­ne importante dev’essere preceduta, preparata e vi­vificata dalla preghiera, perché nell’orazione l’anima si rinvigorisce per affrontare le difficoltà e Dio le si comunica, consigliandola, inspirandola; ancorché essa non se ne accorga.

« Mi ritirai nell’Orto degli Ulivi con tre miei di­scepoli per insegnare a voi, anime care al mio Cuore, che le tre potenze dell’anima debbono accompa­gnarvi ed aiutarvi nell’orazione.

« Ricordate con la memoria i benefici divini, le perfezioni di Dio, la sua bontà, il suo potere, la sua misericordia, l’amore che vi porta. Cercate poi con

l’intelletto in qual modo potete corrispondere alle meraviglie che ha fatto per voi… Lasciate che la volontà si scuota, desiderando fare per Dio più e meglio; consacratevi alla salvezza delle anime, sia con le opere apostoliche, sia con la vita umile e nascosta, sia ritirandovi silenziose nella preghiera. Prostratevi umilmente come creature alla presenza del Creatore, e adoratene i disegni sopra di voi qua­lunque essi siano, sottomettendo la vostra alla di­vina sua volontà.

« Così m’offersi, per attuare l’opera della Reden­zione del mondo.

« Ah, che momento fu quello in cui sentii piom­bare su di Me tutti i tormenti che avrei dovuto soffrire durante la passione: le calunnie, gli insulti, gli schiaffi, i flagelli, la corona di spine, la sete, la croce!… Tutto si affollò dinanzi ai miei occhi e den­tro il mio Cuore, e nel medesimo istante vidi le offese, i peccati, le abbominazioni che si commette­rebbero nel corso dei secoli, e non solamente li vidi, ma mi sentii ricoperto

di tutti quegli orrori… e così rivestito d’ignominia, mi presentai al Padre celeste per implorare misericordia.

« Mi offersi come garante per calmare la sua col­lera e placare l’ira sua. Ma sotto il peso di tanti peccati e di tanti delitti la mia natura umana provò tale terribile angoscia, tale agonia mortale da su­darne sangue..

« Oh, anime che mi fate soffrire in tal modo! Sarà questo Sangue salute, vita per voi? Sarà possibile che tale angoscia, tale agonia e tal Sangue restino inutili, per tante anime? ».

Il sonno degli Apostoli     

13 marzo

« Continuiamo la nostra meditazione: vieni ac­canto a Me, e quando mi vedrai immerso in un oceano di tristezza, seguimi mentre cercherò i tre discepoli rimasti ad una certa distanza.

« Li avevo presi con Me perché mi aiutassero par­tecipando alla mia angoscia… perché pregassero con Me; per riposarmi in essi… Ma… come esprimere ciò che provò il mio Cuore quando, cercandoli, li trovai addormentati?… Come è triste trovarsi soli, senza potersi confidare con coloro che ci circon­dano!

« Quante volte soffre il mio Cuore, e volendo tro­var sollievo presso le anime che più amo, vado loro incontro, e le trovo addormentate!…

« Anime care! desidero insegnarvi quant’è inutile e vano cercar sollievo nelle creature! Quante volte esse sono addormentate e invece di trovar in loro il conforto che andiamo cercando, ce ne torniamo tristi, perché non comprendono, né corrispondono al nostro desiderio, al nostro amore! ».

« Tornando quindi alla preghiera, mi prostrai nuovamente, adorando il Padre, e gli chiesi aiuto: « Padre mio! ». Non dissi: « Dio mio ». Quando sof­frite maggiormente, voi pure dovete chiamare Iddio, col dolce nome di « Padre », invocarlo, domandargli conforto, esponendogli le vostre pene, i vostri timori, e ricordargli, gemendo, che siete suoi figli. Ditegli che l’anima vostra non ne può più… che suda san­gue.. che il vostro cuore è tanto oppresso da sem­brare che gli venga meno la vita… che il vostro corpo soffre e più non resiste.

« Chiedete con confidenza di figli e siate certi che il Padre vostro vi consolerà, e darà la forza neces­saria per superare la tribolazione vostra o delle anime a voi affidate ».

« L’anima mia triste e desolata, pativa angoscie mortali… Mi sentii oppresso dal peso della più nera ingratitudine…

« Il sangue, che usciva da tutti i pori del mio cor­po, e che fra poco avrei versato da tutte le mie ferite, sarebbe riuscito inutile ad un gran numero d’anime che si sarebbero perdute… Moltissime mi avrebbero offeso, e molte non mi avrebbero cono­sciuto!

« Spargerò il mio Sangue per tutte, e i miei me­riti saranno applicati ad ognuna… Sangue divino… Meriti infiniti… e pur tuttavia inutili per tante e tante anime!…

« Questo fu il calice che accettai e bevvi fino alla feccia!

« Tutto per insegnarvi, anime care, a non indie­treggiare di fronte ai patimenti e a non crederli inutili, anche se non ne vedete il frutto, che però sempre otterrete. Sottomettete il giudizio e lasciate che in voi si compia la volontà divina ».

Tradimento di Giuda

14 marzo

« Dopo essere stato confortato dall’Angelo invia­tomi dal Padre mio, vidi avvicinarsi Giuda, uno dei miei dodici Apostoli, e dietro a lui tutti quelli che dovevano catturarmi. Avevano in mano corde, ba­stoni, pietre, e ogni genere di strumenti, per impos­sessarsi di Me…

« M’alzai e avvicinandomi a loro dissi: ” Chi cer­cate? “.

« Frattanto Giuda, posandomi le mani sulle spal­le, mi baciò!… Ah! che fai Giuda, che significa questo bacio?

« E qui potrei dire a tante anime: Che fate?… perché mi tradite con un bacio?

« Anima ch’Io amo… dimmi, tu che vieni a Me, che mi ricevi nel tuo petto… mentre più di una volta mi dirai che mi ami, non mi consegnerai poi ai miei nemici quando uscirai di qui? Ben sai che mi feriscono fortemente… voglio dire conversazioni che mi offendono!…

« E tu che mi hai ricevuto oggi, che mi riceverai domani, perderai il candore prezioso della mia grazia?

« Continuerai tu in quell’impresa che ti insozza le mani? Non sai che non è lecito il mezzo col quale acquisti quel denaro, o raggiungi quella posizione, o ti procuri quel benessere?

« Guarda… fai come Giuda… adesso mi ricevi e mi baci; fra qualche minuto o fra qualche ora mi

prenderanno i miei nemici e tu stesso darai loro il segno di riconoscimento…

« Con quell’amicizia non solo mi leghi e mi la­pidi: ma sei anche causa che un’altra persona mi maltratti e mi lapidi come te!

« Perché mi tradisci così, anima che mi conosci e che in varie occasioni ti glorii di essere pia e di esercitare la carità?

« Anima tanto amata! perché ti lasci trasportare da quella passione? Non ti chiedo che tu ti senta libera, perché ciò non è in tuo potere, ma che tu lotti… Bada che il godimento di pochi istanti, sarà poi oggetto della tua perdizione come i trenta de­nari coi quali Giuda mi vendette.

« Quante anime mi hanno venduto e mi vende­ranno a prezzo vilissimo d’un piacere illecito, mo­mentaneo, passeggero… Ah, povere anime!… Chi cer­cate? Me? Quel Gesù che conoscete, che avete amato e col quale avete pattuito alleanza eterna?

« Lasciate che vi dica una parola: “Vegliate e pregate “… Lottate senza tregua e non lasciate che le vostre inclinazioni ed i vostri difetti diventino abituali ».

« Le anime che peccano” gravemente, mi conse­gnano al nemico, e l’arma con la quale mi feriscono è il peccato…

« Però non sempre si tratta di peccati gravi, spe­cialmente fra le mie anime elette. Molte di esse coi loro difetti abituali, con le cattive inclinazioni non combattute, con le concessioni alla natura immorti­ficata, con le mancanze di carità, mi consegnano ugualmente ai miei nemici, se non perché mi ucci­dano, perché mi maltrattino. E se è cosa tanto triste ricevere un’offesa d’ingratitudine da un’anima qual­siasi, assai più dolorosa è l’offesa che proviene da chi è particolarmente amato…

« Sì, anime che ho scelto per farne il mio luogo di riposo, il giardino delle mie delizie; da voi aspetto maggior tenerezza, maggior delicatezza, più grande amore…

« Da voi attendo il balsamo che mi chiuda le ferite; voi mi asciugherete il volto divino deturpato e sfigurato; mi aiuterete a illuminare tante anime cieche, che nell’oscurità della notte m’afferrano e mi legano per darmi la morte.

« Non lasciatemi solo… Destatevi e venite, perché già sono arrivati i miei nemici… ».

15 marzo

« Quando i soldati si avvicinavano per prender­mi, dissi loro: ” Sono Io “. Questa medesima parola ripeto all’anima prossima a cadere nella tentazione: Sono Io… Sì, sono lo… Sei ancora in tempo a riti­rarti e se vuoi, io ti perdonerò; così invece di legar­mi tu con le corde del peccato, ti stringerò Io coi legami d’amore.

« Vieni, Io sono Colui che ti ama, ed ha tanta compassione della tua debolezza, Colui che aspetta ansiosamente per riceverti fra le sue braccia.

« Ah! che tristezza per Me, quando, dopo aver detto tutto questo alle anime, pur tuttavia alcune mi legano e mi trascinano egualmente alla morte! ».

« Ma era giunta l’ora mia, quella in cui dovevo consumare il sacrificio. Lasciando ogni libertà ai soldati, a loro mi consegnai con la mitezza di un agnello… Mi condussero a casa di Caifa, dove fui ricevuto con insulti e beffe e dove uno dei servi mi diede il primo schiaffo!

« Ah, Josefa!… Comprendi questo… il  primo schiaffo!… Mi fece forse più male dei colpi della flagellazione?… No, ma in quel primo schiaffo, vidi il primo peccato mortale di tante anime! Di quelle anime che dopo essere vissute nella mia grazia avrebbero commesso il primo peccato grave… e dopo il primo, quanti e quanti ancora… e quante anime trascinate con l’esempio alla medesima sven­tura… ».

La negazione di Pietro

16 marzo

« Gli Apostoli mi avevano abbandonato!… Pietro, mosso da curiosità, rimase nascosto tra i servi. In­torno a Me si trovavano solo accusatori che cerca­vano di accumulare accuse di delitti inesistenti, per accendere contro di Me la collera di quei giudici tanto iniqui. Mi chiamarono perturbatore dell’or­dine pubblico, profanatore del sabato, falso profeta.La soldatesca eccitata dalle calunnie, procedeva contro di Me con grida e minacce.

« Dove eravate voi, Apostoli e Discepoli, testimo­ni della mia vita, della mia dottrina, dei miei mi­racoli?

« Ah, di tutti coloro dai quali aspettavo una prova d’amore, nessuno rimase per difendermi. Mi trovai solo e circondato da soldati, che a guisa di lupi affamati mi cercavano per divorarmi.

« Vedete come mi maltrattano; uno mi schiaf­feggia e chi mi ricopre di sputi immondi; e chi ride, e mi schernisce.

« Mentre il mio Cuore si offre a soffrire questi supplizi, Pietro, che avevo costituito Capo della mia Chiesa e che poche ore prima aveva promesso di seguirmi fino alla morte… Pietro ad una semplice domanda, mi rinnega; la paura s’impossessa di lui, e al ripetersi della domanda, giura che non mi co­nobbe mai, che mai fu mio discepolo.

« Ah, Pietro, tu giuri che non conosci il tuo Mae­stro!… ed interrogato una terza volta, rispondi im­precando orribilmente! ».

« Anime care!… non sapete quant’è grande l’amo­re e la tristezza del mio Cuore, nei momenti in cui mi vedo abbandonato e rinnegato dalle mie anime elette.

« Vi dirò come a Pietro: Anima che tanto ho amato, non ricordi più le prove d’amore che t’ho dato?… Dimentichi i vincoli che a Me ti stringono?

Dimentichi quante volte hai promesso di essermi fedele e di difendermi?

« Non confidare in te stessa… perché ti perderai: ma se ricorri a Me con umiltà e fiducia, non temere, sarai ben sorretta…

« Anime che vivete circondate da tanti pericoli… non mettetevi, per vana curiosità, nell’occasione di peccare, perché come Pietro cadrete!… ».

« Quando dai soldati fui condotto nella prigione, attraversando uno degli atri, vidi Pietro tra la fol­la… lo guardai… i nostri occhi s’incontrano… Quante volte io fisso un’anima ed essa volge lo sguardo al­trove… non mi vede… è cieca… la chiamo per nome e non mi risponde; le mando qualche tribolazione, perché si desti dal sonno, ed essa non vuole scuo­tersi…

« Anime care, se non guardate il cielo, vivrete come gli esseri privi di ragione… Alzate la testa e guardate la patria che vi aspetta. Cercate il vostro Dio e lo vedrete sempre con lo sguardo fisso su di voi; in quel suo sguardo troverete pace e vita ».

La prigione

17 marzo

« Contemplami nella prigione dove passai gran parte della notte. I soldati m’insultavano con pa­role e con atti; dandomi chi uno spintone, chi una percossa…

« Al termine della notte, stanchi di Me, mi lascia­rono solo chiuso in un ambiente oscuro, umido e fetido, dove, seduto su di una pietra, il mio corpo indolenzito, rimase presto intirizzito dal freddo…

« Confrontiamo ora la prigione col Tabernacolo… e soprattutto col cuore degli uomini…

« Nella prigione passai parte di una notte… Quan­te notti passo Io nel Tabernacolo?…

« Nella prigione mi oltraggiarono i soldati che erano miei nemici… Nel Tabernacolo mi maltrattano e mi insultano anime, che mi chiamano ” Padre “… Nella prigione soffrii freddo, sonno, fame, vergogna, dolore, tristezza, solitudine, desolazione…

« Vedevo nel corso dei secoli tanti Tabernacoli nei quali mi sarebbe mancato il rifugio dell’amore… Quanti cuori gelidi sarebbero stati per Me come la dura pietra della prigione!…

« Quante volte avrei avuto sete d’amore, sete di anime!

« Quanti giorni aspetto nel Tabernacolo che un’a­nima venga a visitarmi… a ricevermi nel suo cuore! Quante volte ho fame delle mie anime… della loro fedeltà, della loro generosità!…

« Sapranno calmare queste ansie? Sapranno dir­mi nei loro momenti dolorosi: questo servirà per confortare la tua tristezza, per tenerti compagnia nella tua solitudine?

« Nella prigione provai grande vergogna udendo parole orribili pronunciate contro di Me… e tale vergogna si accrebbe al pensiero che simili parole uscirebbero un giorno da labbra amatissime…

« Quando le mani sudice e ripugnanti dei soldati scaricavano su di me schiaffi e percosse, vidi come molte volte sarei stato poi schiaffeggiato e colpito da tante anime che senza purificarsi dai peccati mi avrebbero ricevuto nel loro cuore, e mi avrebbero inflitto, coi loro peccati abituali, ripetuti colpi.

« Se volete darmi prova del vostro amore, apri­temi il vostro cuore, perchè possa farne la mia prigione.

« Legatemi con le catene del vostro amore…

« Ricopritemi con le vostre attenzioni più deli­cate…

« Cibatemi con la vostra generosità… dissetatemi col vostro zelo.

« Consolate la mia tristezza e la mia desolazione con la vostra purezza e rettitudine d’intenzione.

« Se volete ch’io riposi in voi, evitate il tumulto delle passioni; udirete la mia voce che dirà al vo­stro cuore: ” Io sarò il tuo riposo per tutta l’eter­nità; per te che con tanta vigilanza e amore mi pro­curi la dimora nel tuo cuore, la mia ricompensa non avrà limiti… Non rimpiangerai i sacrifici che avrai fatti per Me durante la vita…. ” ».

L’imitazione del Divino Prigioniero

20 marzo

« Ascolta dunque i desideri del mio Cuore!

« Il pensiero di tante anime alle quali avrei più tardi ispirato il desiderio di seguire le mie orme, mi consumava d’amore!…

« Durante quelle ore di prigione lo le vedevo mie fedeli imitatrici, imparare da Me la mansuetudine, la pazienza, la serenità; non solo accettando il pati­mento e il disprezzo, ma perfino amando chi le per­seguita; ed anche sacrificarsi per i loro nemici come lo stesso mi sacrificai.

« Oh, come si accendeva ognor più il desiderio di compiere perfettamente la volontà del Padre mio! E in quelle ore di solitudine, in mezzo a tanto do­lore, come mi offrivo per riparare la sua gloria ol­traggiata!… ».

« Così voi anime religiose, che di trovate nella prigione scelta dall’amore, voi che più d’una volta passate agli occhi degli uomini come esseri inutili e forse nocivi: non temete! Lasciate che gridino con­tro di voi e nelle ore di solitudine e di dolore, fate che il vostro cuore si unisca intimamente a Dio, unico oggetto del vostro amore. Riparatene la gloria oltraggiata da tanti peccati!… ».

Il mio Regno non è di questo mondo

« All’alba del giorno seguente, Caifa ordinò che mi conducessero da Pilato, perché pronunciasse la sentenza di morte.

« Questi mi interrogò con grande sagacia, deside­rando trovar materia di condanna, ma nello stesso tempo la coscienza gli rimordeva e gli faceva temere l’ingiustizia che stava per commettere contro di Me.

« Infine trovò modo di liberarsi di Me e comandò che mi conducessero da Erode.

In Pilato sono fedelmente rappresentate le ani­me che sentono il pungolo della grazia e quello delle passioni, e dominate dal rispetto umano e accecate dall’amor proprio, temendo di sembrare ridicole, lasciano passare il momento della grazia… ».

« A tutte le domande di Pilato, Io nulla risposi; ma quando mi disse: “Sei tu il Re dei Giudei? ” allora seriamente e gravemente replicai: ” Tu lo hai detto: Io sono Re, però il mio Regno non è di que­sto mondo “.

« Con queste parole volli insegnare a molte anime che, presentandosi un’occasione di dolore, di soffe­renza o d’umiliazione che forse potrebbero evitare, debbono rispondere generosamente: ” Il mio Regno non è di questo mondo”; ossia: non cerco lodi umane; la mia Patria non è qui; io riposerò in quel­la che è veramente Patria, ora compirò coraggiosa­mente il mio dovere senza tener conto dell’opinione del mondo ».

In casa di Erode

« Pilato comandò che mi portassero alla presenza di Erode, uomo corrotto che solo cercava il piacere, lasciandosi trasportare da passioni disordinate. Si compiacque di vedermi comparire al suo tribunale, poiché sperava divertirsi alle mie spalle, coi miei miracoli.

« Considerate, anime care, il ribrezzo ch’Io pro­vai alla presenza del più ripugnante fra gli uomini… mentre le sue parole, le sue domande, i suoi gesti e le sue mosse mi coprivano di confusione.

« Anime pure e verginali! venite, circondate e di­fendete lo Sposo vostro! Erode s’aspettava ch’Io rispondessi alle sue domande sarcastiche e deriso­rie, ma Io non aprii bocca; mi chiusi, in sua pre­senza, nel più profondo silenzio.

« Il silenzio fu allora la maggior prova che po­tessi dargli della mia dignità. Le sue parole oscene non meritavano d’incontrarsi con le mie purissime.

« Intanto il mio Cuore stava intimamente unito al Padre celeste. Mi struggevo dal desiderio di dare alle anime il mio Sangue fino all’ultima goccia.

« Il pensiero di tutte quelle che più tardi dove­vano seguirmi conquistate dal mio esempio e dalla mia liberalità, m’infiammava di amore, e non solo gioivo in quell’interrogatorio, ma desideravo correre al supplizio.

« Lasciai che mi trattassero da pazzo e mi co­prissero di una veste bianca in segno di burla e di derisione… dopo di ciò, tra furiose grida, venni ri­condotto a Pilato ».

La flagellazione

« Osserva come quest’uomo timoroso e codardo, non sappia che cosa fare di Me; per sedare il tu­multo della folla, ordina che Io sia flagellato.

« Guardate come sono rappresentate in Pilato le anime che mancano di coraggio e di generosità per romperla energicamente con le esigenze del mondo

e della natura. Invece di seguire ciò che la coscienza suggerisce, cedono ad un capriccio, si concedono una leggera soddisfazione, capitolano in parte alle esi­genze della passione… indi, per far tacere i rimorsi, dicono a se stesse: ” Già mi sono privato di questa cosa e di quest’altra “.

« Io non dirò che una sola parola a qualcuna di queste anime: ” Come Pilato mi fai flagellare… già hai fatto un passo; domani ne farai un altro. Credi di calmare così la tua passione! No… presto essa ti chiederà di più e siccome non avesti coraggio di lottare contro la natura in cosa lieve, avrai assai minor forza, quando l’occasione sarà più forte “.

« Contemplatemi, anime tanto care al mio Cuore, mentre mansueto come un agnello mi lascio con­durre al terribile e ignominioso supplizio della fla­gellazione.

« Sopra il corpo, già coperto di piaghe e sfinito dalla stanchezza i carnefici scaricano colpi crudeli .dalla corde e con verghe. Ed è tanta la violenza con cui mi feriscono che le mie ossa ne rimangono scosse con terribile dolore… La forza delle battiture mi produsse ferite innumerevoli…

« Il sangue schizzava da tutto il mio corpo, ri­dotto ormai in tale stato da somigliare più a un mostro che ad un essere umano.

« Ah, come potete contemplarmi in questo mare di dolori e di amarezza, senza che il vostro cuore si muova a compassione?

« Contemplate le mie ferite e vedete se c’è altri che tanto abbia sofferto per dimostrarvi il suo amore!… ».

La coronazione di spine

22 marzo

« Quando le braccia di quei crudeli furono stan­che a forza di menar colpi sul mio corpo, mi posero sulla testa una corona di rami spinosi poi sfilarono davanti a Me dicendo: “Re, noi ti salutiamo!”.

« Alcuni mi sputavano addosso, altri m’insulta­vano… altri ancora menavano nuovi colpi sul capo; ognuno aggiungeva nuovo dolore a quelli che già sfinivano il mio corpo.

« Considerate come con quella corona Io abbia voluto espiare i peccati di superbia di tante anime, che si lasciano soggiogare dalle false opinioni del mondo, desiderandone eccessivamente la stima. Per­misi che mi coronassero di spine e che in tal modo la mia testa soffrisse terribilmente per riparare con volontaria umiltà, la ripugnanza e le orgogliose pre­tese con le quali tante anime ricusano di seguire il cammino tracciato dalla Provvidenza.

« Invano tenterete d’ingannare voi stesse, pen­sando di seguire la volontà di Dio, e facendo invece la vostra… non troverete la vera pace, né la conten­tezza che solo s’incontra nell’adempimento della volontà divina e nella piena sottomissione a quanto ci chiede.

« Vi sono persone che al momento di decidere l’inizio di un nuovo genere di vita, riflettono ed esa­minano i desideri del loro cuore. A volte trovano in colei o in colui al quale pensano di unirsi solide basi per una vita cristiana e pia; osservano che adempie i suoi doveri di famiglia, che possiede il necessario per soddisfare i desideri di felicità… Ma la vanità e l’orgoglio sopravvengono ad oscurare lo spirito… Si lasciano allora trasportare dalla smania di figurare, di arricchire… Si affannano quindi nella ricerca di chi, essendo più ricco e più elevato, possa soddisfare maggiormente le loro ambizioni!… Ah, quanto si comportano stoltamente!… No, dirò loro, non troverete la vera felicità in questo mondo; e voglia Dio che la troviate nell’altro! … State attenti, perché vi mettete in gran pericolo!… ».

« Parlerò a quelle anime che chiamo alla vita per­fetta. Quante illusioni in coloro che mi dicono di essere disposti a fare la mia volontà e invece affon­dano sul mio capo le spine della corona!…

« Vi sono anime che veramente voglio per Me: e conoscendole e amandole desidero collocarle dove, nella mia sapienza infinita, vedo che troveranno

quant’è necessario per giungere alla santità. Là mi farò da loro conoscere, là esse mi daranno più con­forto, più amore e più anime!…

« Ma anche qui, quante delusioni! Alcune acce­cate dall’orgoglio, da superbia o meschina ambizio­ne, piena la testa di pensieri vani e inutili, rifiutano di seguire la via tracciata dal mio Amore…

« Coronato di spine e coperto di un manto di porpora, i soldati mi presentarono di nuovo a Pilato.

« Ma questi, non trovando in Me nessun delitto che meritasse condanna, mi rivolse varie domande chiedendomi per qual motivo non rispondevo, pur sapendo che egli aveva su di Me ogni potere… Ruppi allora il silenzio e gli dissi:

– Non avresti potere alcuno su di Me se non ti fosse stato dato dall’alto; ma è necessario che si compiano le Scritture.

« Chiusi di nuovo le labbra abbandonandomi al mio Padre celeste!

« Pilato, turbato per l’avvertimento ricevuto dalla moglie, e perplesso fra i rimorsi della coscienza e il timore che il popolo si ammutinasse contro di lui, cercava un mezzo per liberarmi… Mi espose per­ciò alla vista della plebe nel pietoso stato in cui mi trovavo dopo la flagellazione, proponendo di darmi la libertà e condannare al mio posto un mal­fattore: Barabba… Ma ad una voce la plebe rispose:

– Che Gesù muoia e che Barabba sia messo in libertà.

« Anime che mi amate, osservate come venni posto in paragone con un malfattore, guardate come

mi abbassarono al livello del più perverso fra gli uomini… Udite le urla furiose contro di Me! Vedete con quale rabbia chiedono la mia morte. Non cre­diate che la mia natura umana non provasse ripu­gnanza e dolore… Al contrario, volli sentire in Me tutte le vostre ripugnanze, dandovi così un esempio che vi fortifichi in ogni circostanza della vita.

« Anime elette, la vostra felicità e la vostra perfe­zione non consistono nel seguire i gusti e le incli­nazioni della natura, nell’essere conosciute o sco­nosciute dalle creature, nell’impiegare o nell’occul­tare il talento che Dio v’ha dato… ma nell’unirvi e conformarvi per amore e con piena adesione alla volontà di Lui, a ciò che Egli vi chiede per la sua gloria e per la vostra santificazione ».

Gesù condannato

24 marzo

« Medita per un momento l’indicibile martirio del mio Cuore, tanto tenero e delicato, quando si vide posposto a Barabba…

« Rammentai in quel momento tutta la tenerezza della Madre mia… quando Essa mi stringeva al suo Cuore! Ricordai tutti gli sforzi e la fatica soppor­tata dal mio padre adottivo per dimostrarmi il suo amore. Si presentarono alla mia memoria i benefici da Me liberalmente sparsi su quel popolo ingrato… concedendo la vista ai ciechi, ridonando la salute agli infermi e l’uso delle membra a quelli che l’ave­vano perduto! Rifocillando le turbe e risuscitando i morti!…

« Ed ora, eccomi da loro ridotto nello stato più spregevole! Sono il più odiato fra gli uomini… con­dannato a morte come un infame assassino!… Pilato ha pronunciato la sentenza! Anime care, meditate intensamente quanto ebbe a soffrire il mio Cuore ». La disperazione di Giuda

« Dal momento in cui mi consegnò nell’Orto degli Ulivi, Giuda errò fuggiasco, non potendo far tacere il grido della coscienza che l’accusava del più orri­bile sacrilegio. Quando poi gli giunse la notizia della mia condanna a morte, si lasciò prendere da tre­menda disperazione e si impiccò.

« Chi potrà comprendere l’acuto dolore del mio Cuore vedendo gettarsi alla perdizione eterna, quel­l’anima che aveva passato tre anni alla mia scuola d’amore, ascoltando la mia dottrina, ricevendo il mio insegnamento, udendo tante volte dalle mie lab­bra parole di perdono per i più grandi peccatori?

« Ah, Giuda! perché non vieni a gettarti ai miei piedi, affinché Io ti perdoni? Se non osi avvicinarti a Me, per paura di coloro che mi circondano e mi maltrattano con tanto furore, almeno guardami… vedresti come subito il mio sguardo si poserebbe su di te!».

« Anime che vi trovate irretite nei più grandi peccati… se per più o meno tempo siete vissute erra­bonde e fuggiasche a causa dei vostri delitti, se i falli di cui siete colpevoli vi hanno accecato e indu­rito il cuore: se per seguire qualche passione siete cadute nei più gravi disordini, ah, non lasciate che la disperazione s’impossessi di voi, quando i com­plici del vostro peccato vi abbandoneranno, o quan­do la vostra anima si renderà conto della sua colpa! Fin che all’uomo resta un soffio di vita può sempre ricorrere alla Misericordia e implorare il perdono.

« Se siete ancor giovane e gli scandali della vita passata vi hanno lasciato in uno stato di degrada­zione di fronte agli uomini, non temete! Quantunque il mondo vi disprezzi, vi tratti da scellerati, v’insulti e vi abbandoni, siate sicuri che il vostro Dio non vuole che diventiate preda delle fiamme dell’inferno. Egli desidera che vi avviciniate a Lui, per perdo­narvi. Se non osate parlargli, rivolgetegli almeno uno sguardo, un sospiro del cuore e subito vedrete che la sua mano benefica e paterna vi condurrà alla fonte del perdono e della vita.

« Se per malizia avete passato la maggior parte della vita nel disordine   e nell’indifferenza, e già prossimi all’eternità sentite che la disperazione cer­ca di tenervi chiusi gli occhi, non vi lasciate ingan­nare; c’è ancor tempo per il perdono, ascoltate bene: se vi restasse anche un secondo solo di vita, approfit­tatene, perché anche con quello soltanto, potete gua­dagnare la vita eterna!

« Se la vostra esistenza trascorse nell’ignoranza e nell’errore, se siete stati causa di gravi danni agli uomini, alla società, alla religione, e se per una cir­costanza qualunque, riconoscete il vostro errore, non lasciatevi accasciare dal peso delle colpe, né

dal male di cui siete stati strumento; al contrario, lasciando che la vostra anima si compenetri nel più vivo pentimento, inabissatevi nella fiducia, ricorrete a Colui che sempre attende e perdona ».

« Lo stesso accade se si tratta di un’anima che, passati i primi anni della vita nella fedele osser­vanza dei miei comandamenti, perduto poi il pri­mitivo fervore, si è lasciata trascinare a vita comoda e tiepida…

« Può darsi che un giorno una forte scossa la ridesti; allora la vita le apparirà inutile, vuota, senza meriti per l’eternità.

« Il demonio, con infernale invidia, l’assedia in mille modi, ispirandole scoraggiamento, tristezza ed esagerando la gravità delle colpe, finirà coll’immer­gerla nella paura e nella disperazione.

« Anima che mi appartieni, non far caso di que­sto nemico crudele… quando senti la mozione della grazia, prima che incominci la lotta, ricorri al mio Cuore, chiedigli che versi una goccia del suo sangue sull’anima tua… Vieni a Me! Tu sai dove lo mi trovo, celato sotto il velo della fede. Solleva questo velo e dimmi con tutta confidenza le tue pene, le tue miserie, le tue cadute… e non temere per il passato. Il mio Cuore lo ha sommerso nell’abisso della misericordia. La tua vita trascorsa ti renderà umile e ti sarà occasione di meriti; se vuoi darmi la maggior prova d’amore, abbi fiducia e conta sul mio perdono. Credi che i tuoi peccati non sorpasse­ranno mai la mia misericordia… essa è infinita… ».

La via del Calvario

26 marzo, lunedì santo

« Josefa, seguimi per la via del Calvario, ove sal­go esausto sotto il peso della croce.

« Mentre il mio Cuore era in un abisso di tristez­za per l’eterna perdizione di Giuda, i carnefici cru­deli, insensibili al mio dolore, mi caricarono sopra le spalle una croce, dura e pesante, sopra la quale do­veva consumarsi il Mistero della Redenzione del mondo.

« Contemplatemi Angeli del Cielo! Guardate il Creatore di tutte le meraviglie, quel Dio che gli spi­riti celesti adorano, salire il Calvario portando sulle spalle il legno santo e benedetto, che presto rice­verà il suo ultimo respiro!

« Guardatemi pure voi, anime che desiderate es­sere mie imitatrici fedeli. Il mio corpo martoriato dagli atroci supplizi, cammina senza forza, bagnato

di sudore e di sangue… Soffro… senza che nessuno compatisca al mio dolore… La folla mi accompagna, ma nessuno ha pietà di me!… Tutti mi circondano come lupi affamati, desiderosi soltanto di divorare la preda.

La mia stanchezza è così grande e la croce così pesante, che cado esausto!… Guarda come mi rial­zano quegli inumani e brutali; uno mi afferra per il braccio, l’altro mi tira per le vesti, ch’erano ade­renti alle ferite, altri m’afferrano pel collo, altri pei capelli… alcuni mi sferrano addosso terribili colpi, con pugni e calci. La croce cade sopra di me e sotto il suo peso si aprono sul mio corpo nuove ferite.

« Il mio volto batte sulle pietre… e il sangue scorre annebbiandomi gli occhi; così con tutta la faccia imbrattata di polvere e di sangue sono dive­nuto l’oggetto più ripugnante del mondo! ».

Incontro con la Santa Vergine

« Seguitemi per alcuni momenti ancora e fra poco mi vedrete alla presenza della Madre mia San­tissima. Essa, col Cuore trafitto dal dolore, viene ad incontrarmi per due motivi: per trovare maggior forza nel dolore alla vista del suo Dio… e per infon­dere, con l’eroico suo atteggiamento, coraggio al Figlio suo per continuare l’opera della Redenzione.

« Meditate il martirio di questi due Cuori: ciò che mia Madre più ama al mondo è il Figlio suo… Lungi dal poterlo sollevare, sa tutto quello che la sua presenza aggiunge alle mie sofferenze.

« Per me nulla vi è di più caro che mia Madre: e non soltanto non posso consolarla, ma anzi so be­nissimo che il pietoso stato in cui mi trovo, procura al suo Cuore una pena simile alla mia: la morte che io soffro nel corpo, mia Madre la soffre nel­l’anima!…

« Ah, come si fissano su di me i suoi sguardi e come gli occhi miei si fissano su di Lei. Non pro­nunciammo una parola: ma quante cose si dissero i nostri Cuori con quel doloroso sguardo.

« Sì, mia Madre assistette a tutti i tormenti della mia Passione, perché per rivelazione divina tutti le

furono presenti allo spirito! Inoltre, alcuni miei di­scepoli, quantunque da lontano per paura dei Giu­dei, cercavano di informarsi di tutto, e ne informa­vano la Madre mia. Quando ella seppe che era già stata pronunciata la sentenza di morte, uscì subito ad incontrarmi e più non mi abbandonò fino alla sepoltura! ».

Il Cireneo

27 marzo

 « La folla si avanza verso il Calvario…

« Quegli uomini iniqui, temendo di vedermi mo­rire prima di giungere al termine del supplizio, si mettono d’accordo per cercare qualcuno che m’aiuti a portare la croce! Requisiscono perciò, nelle vici­nanze, un uomo chiamato Simone.

« Guardalo dietro a Me mentre m’aiuta a portare la croce, e considera anzitutto due cose.

« Quell’uomo, quantunque di buona volontà, è un mercenario, perché pur accompagnandomi e pren­dendo parte al peso della croce, lo fa perchè “co­stretto “. Infatti quando prova stanchezza soverchia, lascia che il peso gravi sopra di Me, ed lo per questo cado due volte ancora.

« Egli m’aiuta dunque a portare la croce, ma solo in parte, ossia non tutta la croce.

« Vediamo il senso simbolico di queste due cir­costanze ».

« Vi sono molte anime che camminano così die­tro a Me. Come il Cireneo accettano di aiutarmi a portare la croce, ma pensano anche al loro conforto.

« Molte cioè accettano di seguirmi, e a tale scopo abbracciano la vita religiosa, ma non abbandonano per questo il loro interesse, vacillano e lasciano ca­dere la mia croce, quando questa pesa troppo. Cer­cano il modo di soffrire il meno possibile, patteg­giano la loro abnegazione, evitano quanto possono l’umiliazione e la stanchezza… e ricordano forse con rimpianto quel che lasciarono, si procurano certe comodità, certi sollievi. In una parola vi sono anime tanto interessate e tanto egoiste, le quali Mi seguono ma per il loro vantaggio più che per il mio… rasse­gnandosi a sopportare solo ciò che non possono evi­tare… Esse così mi aiutano a portare solo una pic­cola parte della mia croce e lo fanno in tal modo che appena acquistano i meriti necessari alla loro sal­vezza… Nell’eternità esse vedranno quanto rimasero lontano dalla via che dovevano percorrere…

« Vi sono al contrario anime, e non sono poche, le quali mosse dal desiderio della loro salvezza e soprattutto dall’amore che loro ispira la vista di quanto ho sofferto, si risolvono a seguirmi genero­samente sulla via del Calvario, abbracciano la vita perfetta, si consacrano al mio servizio, e non per portare soltanto una parte della mia croce, ma tutta intera. Il loro unico desiderio è darmi riposo… con­solarmi… e si offrono a tale scopo, per tutto ciò che la mia volontà possa loro chiedere, e cercano solo quanto a Me può far piacere. Non pensano né ai meriti, né alla stanchezza, né ai patimenti, che ver­ranno per esse. La sola cosa che esse tengono pre­sente è l’amore che vogliono dimostrarmi e la con­solazione che mi procurano.

« Se la mia croce si presenta sotto la forma della malattia, se si nasconde sotto un’occupazione con­traria ai loro gusti, o poco conforme alle loro atti­tudini, se è accompagnata dall’indifferenza delle per­sone che la circondano, esse l’accettano interamente sottomesse.

« Supponete ora che piene di buoni desideri, mosse soltanto dal grande amore al mio Cuore e da zelo per le anime, esse facciano tutto quello che più ritengono opportuno in tale o tal’altra circostanza, ma che invece dell’esito che aspettavano, raccolgano umiliazioni, dispiaceri, delusioni… Ebbene, queste anime accettano tutto, e in ogni cosa vedendo la mia croce, l’adorano e di essa si servono per procurare la mia maggior gloria.

« Ah, queste anime sono quelle che veramente mi aiutano a portare la croce senz’altro interesse, né altro compenso che il mio amore… Sono quelle che veramente mi consolano e mi glorificano.

« Siate dunque certi che se voi non vedrete il risultato dei vostri patimenti e della vostra abnega­zione, non per questo i vostri atti saranno vani e sterili: essi daranno al contrario frutti abbondanti. « L’anima che veramente ama non tiene conto di ciò che ha sofferto, né di quanto ha lavorato; né aspetta quella o questa ricompensa; cerca solo quan­to riesce di maggior gloria al suo Dio… Per Lui non ricusa pene o fatica. Non si agita, non s’inquieta, né perde la pace se si vede contrariata ed umiliata, perché l’unico motivo delle sue azioni è l’amore ».

La crocifissione

28 marzo

« Siamo giunti alla vetta del Calvario! La folla si agita, perché si avvicina il terribile momento… Estenuato dalla fatica, posso appena appena cam­minare!…

« Tre volte sono caduto nel tragitto.

« Una per dare ai peccatori abituati al peccato la forza di convertirsi, l’altra per incoraggiare le anime che cadono per la debolezza e rianimare quel­le accecate dalla tiepidezza e dall’ingratitudine, invi­tandole a riprendere serenamente la via della virtù; la terza per aiutare le anime ad uscire dal peccato nell’ora della morte.

« Vedi di quali crudeltà mi fanno oggetto quei carnefici dal cuore indurito! Prendendo la croce, la stendono al suolo; mi strappano le vesti che col sangue si erano rapprese alle ferite, e queste si ria­prono.

« Guardate, anime care! quale vergogna e confu­sione nel vedermi in quello stato dinanzi a quella folla immensa! Qual dolore per l’anima mia…

« I carnefici mi strappano la tunica che con tanta cura la Madre mi aveva tessuto… la sorteggiano… Quale dolore per mia Madre presente alla scena!…

Quanto avrebbe desiderato di avere quella tunica tinta e imbevuta del mio sangue!…

« L’ora è giunta… I carnefici mi stendono sulla croce, mi afferrano le braccia, le tirano per farle giungere ai fori, già preparati per i chiodi.

« Tutto il mio corpo è violentemente stiracchiato, la mia testa è scossa da un lato all’altro e le spine della corona penetrano sempre più profondamente.

« Udite il primo colpo di martello, che mi in­chioda la mano destra… Risuona fino alle profondità della terra!… Ascoltate ancora… già mi inchiodano la mano sinistra… dinanzi a tale spettacolo il Cielo si commuove, gli angeli si prostrano! Io mantengo un profondo silenzio… né un lamento, né un gemito sfugge dalle mie labbra!…

« Dopo aver inchiodato le mani, i carnefici sti­rano crudelmente i piedi… le piaghe si aprono… i nervi si strappano… le ossa si slogano… Il dolore è intenso… I miei piedi sono trapassati… e il mio sangue bagna la terra!… ».

« Contemplate un istante quelle mani e quei piedi insanguinati… quel corpo ignudo coperto di ferite e di sangue… Quel capo trafitto d’acute spine, ba­gnato di sudore, ricoperto di polvere e intriso di sangue!…

« Ammirate il silenzio, la pazienza e la piena ras­segnazione con cui accetto tali patimenti.

« Chi è Colui che soffre così, vittima di tali igno­minie?… E’ il Figlio di Dio!… Colui che ha fatto il

cielo e la terra, il mare e tutto ciò che esiste… Colui che ha creato l’uomo… che tutto sostiene con il suo potere infinito. Ora è qui immobile… disprezzato… spogliato di tutto… Ma presto una moltitudine di anime lo seguirà; per imitarlo tutto abbandoneran­no: fortuna, benessere, onore, famiglia, patria, paghe solo di provargli l’amore a cui ha diritto.

« I soldati rivoltano la croce per ribattere i chio­di; per impedire che col peso del mio corpo si stac­chino e mi lascino cadere. Il mio corpo dà così alla terra il bacio della pace! Mentre i colpi di martello risuonano nello spazio, sulla vetta del Calvario si compie il più ammirabile spettacolo! A richiesta della Madre mia che, osservando quanto succede, né potendomi aiutare, implora la misericordia del Padre, legioni d’Angeli scendono a sostenere il mio corpo adorabile, impedendo che strisci sulla terra e venga schiacciato dal peso della croce!… ».

« Contempla il tuo Gesù steso sulla croce… immo­bile, nudo, infamato, disonorato, privo di libertà… tutto gli è stato tolto…

« Nessuno s’impietosisce al suo dolore… anzi Egli è oggetto di nuovi scherni, tormenti e beffe.

« Se mi ami veramente, a che cosa non sarai di­sposta per somigliare a Me? Che cosa potrai ricu­sare per obbedirmi… compiacermi.. e consolarmi? Prostrati a terra e lascia che ti dica una parola: ” Che la mia volontà trionfi in te!

Che il mio amore ti consumi! Che la tua miseria mi glorifichi! ” ».

Le sette parole

29 marzo, venerdì santo

« Accompagnami sino alla fine e partecipa al mio dolore.

« Già hanno inalberata la croce!… Ecco l’ora della Redenzione del mondo!

« Sono oggetto di burla per la folla… ma sono pure oggetto d’ammirazione e d’amore per molte anime!… Questa croce, finora strumento di suppli­zio, sul quale finivano i malfattori, d’oggi in poi, sarà luce e pace per il mondo!

« Nelle mie piaghe sacratissime troveranno i pec­catori perdono e vita!… Il mio Sangue laverà e can­cellerà le macchie dei loro peccati ».

« Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!… ».

« Non hanno veramente conosciuto Colui che è la vita loro. Ed hanno scaricato su di Lui tutto il fu­rore delle loro iniquità!… Ma lo ti prego, o Padre mio!… scarica su di loro tutta la forza della tua Misericordia ».

« Oggi sarai meco in Paradiso ».

« La tua fede nella misericordia del tuo Salva­tore ha cancellato i tuoi delitti, essa ti conduce alla vita eterna… ».

« Donna, ecco tuo Figlio ».

« Madre mia! ecco i miei fratelli!… proteggili, amali ».

« Non siete soli, voi, per cui ho dato la vita.

« Ora avrete una Madre alla quale potete ricor­rere in tutte le vostre necessità… Vi ho unito tutti

a me con vincolo strettissimo nel dare a voi la mia propria Madre!… ».

« Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbando­nato? ».

« Sì, l’anima ha già il diritto di dire al suo Dio: – Perché mi hai abbandonato? Infatti, compiuto il mistero della Redenzione, l’uomo torna ad essere figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, erede della vita eterna.. ».

« Ho sete ».

« Oh! Padre mio!… ho sete della tua gloria!… ed ecco ormai giunta l’ora… d’oggi in poi vedendo av­verate le mie parole, il mondo conoscerà che Tu mi hai mandato e ne sarai glorificato…

« Ho sete della tua gloria! Sete d’anime!… e per trovare refrigerio a questa sete, ho sparso fino al­l’ultima goccia il mio sangue.

« Perciò posso dire: Tutto è consumato ».

« E’ compiuto il grande Mistero d’Amore, per il quale Dio diede in balìa della morte il proprio Figlio, per ridonare la vita all’uomo… Son venuto al mondo per fare la tua volontà. Padre mio! essa è com­piuta!… ».

« Nelle tue mani affido lo spirito mio ».

“A Te offro l’anima mia! Così le anime che adem­piono la mia volontà possono dire veramente: tutto è consumato! Signore mio, Dio mio! Ricevi l’anima mia; la rimetto nelle mani tue ».

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La Passione di Gesù su Padre Pio da Pietralcina: Testimonianza di Fra Modestino

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Tutti i dolori della Passione

Quando ricevetti l’incarico di archiviare gli indumenti di Padre Pio cominciai con i Paramenti e gli oggetti sacri usati dal Padre nelle Celebrazioni Eucaristiche. Passai poi agli indumenti personali.
Ognuno potrà immaginare con quale trepidazione mi inoltravo in quel lavoro, interrotto solo per la preghiera comune, per il pranzo e per il riposo. […].
Tra le mani avevo le prove tangibili di tutta la martirizzante sofferenza subita dall’amato Padre, nel suo continuo stato vittimale. Sangue, sangue, sangue dappertutto! Una enorme quantità di pannolini che erano serviti a tamponare le effusioni ematiche della ferita del costato. Ognuno corredato dalla dichiarazione dei reverendi Confratelli che li avevano raccolti, datati e conservati. Guanti bianchi usati dal Padre per lavarsi il viso, e calzini di cotone bianco. Tutti con le indelebili impronte delle ferite, aperte nelle mani e nei piedi, segnate dal sangue assorbito e che rivelava, perfino con alcune piccole croste, il foro che le stigmate avevano aperto nella sua carne, squarciandola.
Una emozionante scoperta la feci nello spiegare cinque fazzoletti intrisi di rosso: con i primi tre Padre Pio aveva asciugato il sudore della sua fronte, con gli altri due aveva asciugato le sue lagrime. Lo confermava una dichiarazione allegata di Padre Onorato Marcucci che, il 6 maggio 1965, dopo aver asciugato il sudore sulla fronte e sul viso di Padre Pio, s’era accorto che era sangue. Quindi non si trattava di normale sudorazione o di comuni lagrime: Padre Pio aveva pianto lagrime di sangue; come Gesù nell’orto degli ulivi, aveva sudato sangue! […].
Pregai intensamente Padre Pio. Gli chiesi perdono a nome di tutti per le incomprensioni, per i dispiaceri volontari ed involontari arrecatigli, dissi grazie per ciò che aveva patito per noi, gli chiesi conferma se effettivamente aveva pianto e sudato sangue. Ebbi l’impressione, in quel momento, di sentire una locuzione interna con cui il Padre mi assicurava: «Ho fatto per le anime la stessa offerta che fece Gesù nell’orto del Getsemani. Mi sono associato alle sofferenze di Cristo».
Proseguii nel mio lavoro con mani e cuore tremanti, quando, ecco, un’altra profonda emozione mi era riservata. Notai, tra le altre, una camicia tutta macchiata di sangue. La dichiarazione acclusa, vergata il Venerdì Santo del 1921, la definiva «camicia della flagellazione».
Rimasi fortemente impressionato! Era di lino, rattoppata, con le maniche lunghe. Doveva coprire il corpo del Padre probabilmente fino alle ginocchia. La spiegai delicatamente e, quale cruento spettacolo per i miei occhi!: macchie di sangue dappertutto, di sudore sieroso, specie in prossimità dei reni.
Lasciai sul lettino quella camicia insanguinata e scoppiai in pianto dicendo: «Non sono degno…». Ora capivo, in tutta la sua ampia realtà, quella frase che in un mattino di maggio del 1947, in Coro, mi disse, con gli occhi umidi di pianto: «Figlio mio, la mia vita è un continuo martirio».
Già nell’Epistolario (I, p. 669) avevo letto che Padre Pio pativa la flagellazione «quasi una volta per settimana», ma, avere tra le mani la prova di quel supplizio, era per me terrificante. Certamente egli sentiva fisicamente i colpi del flagello pur senza la rottura della carne.
Era tardi quella sera e, dopo tante emozioni provate, mi sorprese il sonno. Sognai Padre Pio che mi parlò della sua flagellazione e mi disse: «Figlio mio, quando una piaga è aperta si soffre di meno perché il sangue defluisce più facilmente. Ma il dolore è davvero insopportabile se il sangue è costretto a uscire dai pori».
L’indomani mi convinsi che Padre Pio aveva vissuto e sofferto tutti i dolori di Gesù. La Passione del Signore si era, per cinquant’anni, ripetuta in lui.
Sudore e lagrime di sangue, flagellazione, ferite alle mani, ai piedi, al costato, coronazione di spine. Per associazione di idee mi ricordai che ero stato testimone anche di quest’ultimo evento, non taciuto tra l’altro dal Padre stesso ai suoi Direttori spirituali (cf. Epistolario I, p. 669).
Infatti, nel gennaio del 1945, quando ancora non arrivavano molte persone a San Giovanni Rotondo, servivo la Santa Messa dell’alba celebrata da Padre Pio alla presenza di una ventina di persone. A quei tempi la Messa del Padre durava da un’ora a un’ora e mezza.
Stanco di stare in ginocchio, mi spostai al lato dell’altare per continuare ad assistere, in piedi, al Santo Sacrificio. Da quella posizione potevo seguire con molta attenzione i gesti, i movimenti, le lagrime e i sospiri, il profondo raccoglimento di Padre Pio.
Quando i miei occhi si posarono sulla fronte e dietro la nuca del Celebrante, notai che la sua carne, in quel punto, sembrava come intrecciata e sulla fronte presentava dei foruncoletti simili a punture di spine.
Spesso, poi, Padre Pio portava il dito medio della mano destra alle tempie e faceva dei gesti come se volesse sollevare qualcosa che gli stava dando fastidio. Notai, infine, conficcata nella sua fronte, una piccola croce di circa tre centimetri.
Ripresi il mio lavoro; ma avevo il cuore e la mente che mi scoppiavano. Capivo i fenomeni mistici che quegli indumenti di Padre Pio rivelavano, ma non riuscivo a rendermi conto del come potevano essere avvenuti.
La fonte sicuramente doveva essere stata il cuore del Padre, così pieno d’amore per il Signore e per i fratelli.

Fra Modestino da Pietrelcina,
Io… testimone del Padre, pp. 75-78