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“Sarò come morta, ma non seppellitemi!”

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Nel marzo ’82 la Madonna invitò Alphonsine a seguirla  in un luogo speciale.
Un’esperienza particolare vissuta da Alphonsine nei giorni 20-21 marzo 1982. Si tratta di un viaggio che sarebbe durato tutta la notte.
Il 20 marzo 1982 Alphonsine annunciò ad una delle suore, alla direttrice della scuola e a una delle sue compagne: “Sarò come morta, ma non seppellitemi! Il mio corpo sembrerà senza vita, e voi crederete che io sia morta”.
Stando ad alcune testimonianze durante questo “viaggio”, durato circa sei ore, il corpo di Alphonsine rimase in uno stato di coma e di rigidità. Alcuni sacerdoti e il personale medico a cui fu consentito di assistere Alphonsine, effettuarono molti esami sul suo corpo. Le conficcarono addirittura degli aghi sotto le unghie, controllarono la sua respirazione e provarono a sollevarla: sembrava che fosse diventata come un pesantissimo blocco di legno di almeno cento chili, affermarono i testimoni. Nessuno riuscì a spostarla. Sembrava caduta in uno stato di coma profondo.
A tutti sembrava che la veggente fosse morta. La direttrice inviò l’infermiera della scuola al capezzale di Alphonsine e fece chiamare l’abate Augostine Misago, uno dei componenti più in vista della Commissione d’Inchiesta. L’abate Misago, che un giorno sarebbe diventato il vescovo responsabile del riconoscimento ufficiale delle apparizioni di Kibeho, arrivò assieme a due sacerdoti che l’avevano accompagnato dal seminario e la stanza pullulava di testimoni oculari quando lui iniziò ad esaminare Alphonsine. Un membro della Croce Rossa disse che Alphonsine non era morta come aveva creduto la suora che l’aveva trovata, tuttavia la sua vita era appesa ad un filo. Il suo battito cardiaco era lentissimo, la pressione bassissima, e quasi non respirava, il suo petto si alzava e abbassava impercettibilmente solo una o due volte al minuto.
Diciotto ore dopo essere entrata in questo sonno simile alla morte, Alphonsine si svegliò più in forma che mai. I suoi occhi brillavano, era serena, il suo viso risplendeva di salute e di felicità.

Il primo posto in cui Maria la condusse era buio e faceva molta paura. «Era pieno di ombre, di gemiti, di tristezza e di dolore: la Madonna mi ha spiegato che si chiama il Luogo della Disperazione e ci finiscono le persone che si allontanano dalla Luce di Dio. Abbiamo viaggiato molto… ci siamo mosse attraverso le stelle finché abbiamo raggiunto un posto immerso in una luce dorata e piena di felicità, di risate e di canzoni, cantate da voci gioiose. Le voci erano così tante che a un certo punto ho pensato che le anime di tutte le persone che un tempo hanno vissuto sulla terra stessero fluttuando intorno a me lodando Dio. Ma, come mi era accaduto ne Luogo della Disperazione, anche qui non ho visto nessuno, potevo solo sentire delle voci. Così ho chiesto a Maria perché non mi permettesse di guardare in faccia le persone che erano così felici. Non puoi vedere quello che c’è qui mentre sei ancora in vita, mi ha risposto.
Ma chiunque siano, loro mi possono vedere. Ad un certo punto, una voce giovane – troppo giovane perché potessi capire se apparteneva ad un maschio o ad una femmina – si è rivolta a me con un tale amore una tale famigliarità da farmi venire voglia di piangere. Alphonsine, sei tu! Sei l’Alphonsine di Kibeho, quella che ha visto la Vergine Maria! Che tu sia benedetta! Io ero come te: anch’io ho avuto delle visioni e sono stata perseguitata a causa loro. Abbi fede e confida nella Madonna: lei ti proteggerà
Poi i miei occhi si sono aperti e mi sono ritrovata nel mio letto, piena di gioia che mi ha lasciato il ricordo di quel luogo meraviglioso».

dal libro di Irene Corona “KIBEHO, LOURDES DELL’AFRICA – L’insegnamento della Madonna al mondo”

Le apparizioni di Kibeho sono state riconosciute dalla Chiesa cattolica.