L’UMILTÀ DI MARIA NELLE RIVELAZIONI PRIVATE DI SANTA BRIGIDA

La Beata Vergine Maria rivela a Santa Brigida la grandezza e la bellezza della virtù dell’umiltà, virtù così piena in Lei che è la Madre di Dio e che è in grado di avvicinare chiunque a Dio e tenere lontano dal mondo e dall’Inferno. Un capitolo bellissimo delle rivelazioni private della Madonna, ricevute da Santa Brigida da Svezia. Facciamo nostre queste parole e andiamo a leggere e a comprendere cosa è l’umiltà e come la si ottiene ammirando la grandezza e la bellezza di Maria Santissima, Madre di Misericordia. 

Parole della gloriosa Vergine, che spiega alla figlia l’umiltà sua e come l’umiltà sia designata come un mantello, e quali siano le condizioni e il frutto mirabile della vera umiltà.

“Molti si meravigliano ch’io ti parli. Certamente è per mostrarti la mia umiltà. Come infatti il cuore non gode per un membro malato, se prima non guarisce, e gioisce poi per la guarigione, così io sono pronta ad accogliere subito chiunque sinceramente e con buona volontà di pentimento ricorra a me, qualunque sia il suo peccato. Né bado a quanto abbia peccato, ma con quale intenzione e volontà ritorni. Io sono chiamata da tutti Madre della Misericordia; davvero, figlia mia, mi fece misericordiosa la Misericordia del Figlio mio e con lui compaziente. Perciò misero è colui, che potendolo non ricorre alla misericordia. Tu perciò vieni, figlia mia, e nasconditi sotto il mio mantello, esteriormente di poco valore, ma interiormente utile per tre motivi.

Primo, ti preserva dall’aria tempestosa. Secondo, ti salva dal freddo che intirizzisce.

E terzo, ti difende dalla pioggia. Questo mantello è la mia umiltà. Essa a quelli che amano il mondo sembra da disprezzarsi e da non seguirsi. Che c’è infatti di più spregevole che essere chiamata stupida e non adirarsi né reagire? Che c’è di più stupido che lasciar tutto e aver bisogno di tutto? Cosa è più penoso, per i mondani, che dissimulare le offese, fidarsi di tutti, ritenersi il più indegno e basso di tutti? Così, figlia mia, era la mia umiltà; questa era la mia gioia, questa tutta la mia volontà, non intesa a piacere che al Figlio mio.

Ebbene questa umiltà, in verità, mi giova per tre ragioni. Mi preserva dall’aria corrotta e tempestosa, cioè dal disprezzo e dagli insulti degli uomini. Come infatti l’aria tempestosa e mossa scuote l’uomo d’ogni parte e lo condiziona, così l’uomo che non ha pazienza e non considera le cose future, reagisce facilmente agli insulti e si raffredda nella carità.

Ma chiunque guarda attentamente alla mia umiltà, pensi a quel che ho sentito io, Signora di tutti, cerchi la mia e non la sua lode. Consideri che le parole non sono che vento e subito ne trarrà beneficio. Perché infatti i mondani sono così impazienti per leparole e per gli insulti, se non perché cercano la propria lode, non quella di Dio e non c’è umiltà in loro, perché il loro occhio è ottenebrato dai peccati? Pertanto anche se la giustizia scritta dica che non si devono udire le parole offensive senza motivo, è tuttavia virtuoso e utile aver tutto udito e poi sopportato pazientemente per il Signore. Di poi la mia umiltà mi salva dal freddo che brucia, cioè dall’amicizia carnale. C’è infatti un’amicizia per la quale si ama l’uomo nelle cose temporali. È l’amicizia di coloro che dicono così: Tu dai a me il cibo adesso e io ne do a te, perché non mi importa chi ti ciberà dopo morto. Tu mi dai onore, ora ed io ne do a te, anche se è poco, senza darsi pensiero di quale onore seguirà poi. Questa è un’amicizia fredda, senza il calore di Dio, rigida come la neve congelata quanto ad amore e compassione del prossimo bisognoso. E vuota di ricompensa. Sciolta infatti la compagnia e tolte le mense, è sciolta anche ogni utilità dell’amicizia, senza alcun frutto. Chi invece imita l’umiltà mia, fa del bene a tutti per amore di Dio, sia amici che nemici. Agli amici, perché perseverano stabilmente nell’onore di Dio; ai nemici, perché creature di Dio e, forse, buoni in seguito.

Infine l’imitazione della mia umiltà difende dalle piogge e dall’acqua sporca che viene dalle nuvole. Donde infatti vengono le nubi, se non dall’umore e dai vapori provenienti dalla terra, che salendo al cielo assieme al calore, s’addensano in alto e così nascono tre cose, cioè la grandine, la pioggia e la neve? Questa nube significa il corpo dell’uomo, che nasce dall’immondizia. Anche il corpo, come la nube, ha tre cose con sé: l’udito, la vista, il tatto. Poiché ha la vista, desidera quel che vede, le cose buone, un bel viso, vasti possedimenti. E che sono tutte queste cose, se non pioggia proveniente dalle nubi, che macchiano l’anima con la sete del guadagno, con l’ansia delle preoccupazioni, con l’agitazione dei vani pensieri, con la pena per la perdita delle cose già possedute? Poiché poi il corpo ha l’udito, volentieri ode le proprie lodi, l’amicizia mondana. Sente tutto quel che piace al corpo e nuoce all’anima. E tutto questo cos’altro è se non neve, che subito si scioglie? che raffredda l’anima, per Iddio, e l’indurisce all’umiltà? Poiché, infine il corpo ha il tatto, sente volentieri i piaceri esteriori e il riposo corporale; e questo cos’altro è se non come grandine, congelata da acque sporche, che rende l’anima sterile per le cose spirituali, tenace in quelle mondane e facile alle delizie sensibili?

Perciò chiunque vuol difendersi ricorra alla mia umiltà e la imiti. Con essa è difeso dalla cupidigia della vista, perché non desideri cose illecite. È difeso dai diletti dell’udito, perché non indulga alla menzogna. È difeso dai piaceri della carne, perché non soccomba ai cattivi movimenti.

Ti dico veramente che la mia umiltà è come un mantello che riscalda quelli che lo portano non solo teoricamente, ma realmente. Infatti, se non è portato, il mantello non riscalda. Né giova l’umiltà mia a chi la pensa, ma non si studia di imitarla come un modello. Perciò, figlia mia, sforzati di indossare quest’umiltà, perché le donne del mondo portano mantelli, che di fuori son belli, ma dentro sono di poca o nessuna utilità.

Deponi assolutamente questo tipo di vesti, perché fin quando non ti sarà spregevole l’amore del mondo, e non penserai continuamente alla misericordia di Dio verso di te, e alla tua ingratitudine verso di lui; fin quando non ricorderai sempre le cose fatte e che fai e qual sentenza e giudizio potrai meritare per esse, non potrai in nessun modo ricevere il mantello della mia umiltà. Perché mi sono tanto umiliata io e donde mai ho meritato tanta grazia, se non per il motivo che pensavo e sapevo di non essere e di non aver niente da me, ma solo dal Benefattore e Creatore? Perciò, figlia mia, accorri al mantello della mia umiltà e pensa che sei peccatrice più degli altri. Perché, anche se vedi che alcuni sono cattivi, non sai cosa saranno domani e con quale intenzione e conoscenza agiscano, se per debolezza o deliberatamente. Perciò tu non preferirti a nessuno e nessuno devi giudicare in cuor tuo.”